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SíJSSSSá^
MINISTERO DELLA MARINA
U F F I C I O D E L C A P O DI STATO M A G G I O R E
U F F I C I O S T O R I C O
I NOSTRI SOMMERGIBILI
DURANTE LA GUERRA 1915-18
— — K (> .M A
TIP. D E L L ’ UFFICIO D EL CAPO DI 8 T A T O M AGGIORE
M C M X X X I I I - ANNO XI.
.4 VVERTENZA.
Questo volume, che fa parte della « Cronistoria documen­
tala della guerra marittima italo-austriaca 1915-18 », tratta
dell attività dei nostri sommergibili durante la guerra, met­
tendo in giusto rilievo il valore dei comandanti, degli ufficiali
e degli equipaggi di queste unità.
.
X X X X > X C X O X O *O X O X < X X 'X T X X 'X X O X 7 -X X 'X O X 'X X X X X X-
CAPITOLO 1
Organizzazione generale del servizio
dei sommergibili.
Fin dal 11)13 i sommergibili erano stati curati, da parte
«lei Ministero, da cui direttamente dipendevano, in speciale
maniera e il loro addestramento venne regolato dalla seguente
circolare dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore in data 1° set­
tembre 1913:
« 1. — I sommergibili in armamento saranno sempre
tenuti al completo di Stato maggiore ed equipaggio, avendo
in massima almeno un ufficiale oltre il comandante.
« 2. — I sommergibili di nuova costruzione e con perso­
nale non ancora addestrato faranno le loro esercitazioni in
acque profonde meno di 30 metri; spetterà allora ai capi squa­
driglia il richiedere alle autorità locali l’approntamento di
mezzi di sollevamento ed il definire, caso per caso, quando
queste misure restrittive e precauzionali potranno essere revo­
cate od omesse.
« 3. — Con avvisi ai naviganti e manifesti nelle capita­
nerie di porto saranno rese pubblicamente note le località
frequentate dai sommergibili a scopo di esercitazioni, avver­
tendo che un sommergibile in immersione è normalmente
indicato dall’estremità del cleptoscopio o dei cleptoscopi, che
sporgono di pochi centimetri sul livello del mare, produ­
cendo una scia specialmente visibile con mare calmo; e che
quando non si tratti di esercitazioni di attacco, il cleptoscopio
od uno dei cleptoscopi, è sormontato da un’asta con bande­
ruola metallica triangolare.
( i
« Le navi a vapore dovranno manovrare in modo da non
avvicinarsi al sommergibile, della cui rotta è molto difficile
rendersi conto esatto.
<(4. — I semafori che dominano la costa in cui si esercitano
i sommergibili, alzeranno una bandiera quadra rossa.
« 5. — La zona di esercitazione dei sommergibili sarà
sorvegliata da nave o rimorchiatore o silurante o sommergibile
di scorta che, invece della bandiera nazionale, dovrà tenere
in testa d’albero una bandiera quadra rossa. Quando le eser­
citazioni avverranno al largo, in acque non frequentate da
piroscafi e nelle esercitazioni di attacco la scorta sarà omessa.
« 6. — Sarà proibito ai sommergibili di navigare in im ­
mersione nei canali di accesso e nelle imboccature dei porti;
le zone acquee per le esercitazioni saranno prescelte lontane
dalle rotte battute dai piroscafi.
« 7. — Sarà proibito ai sommergibili di simulare attacchi
a navi mercantili.
«8. — I sommergibili potranno simulare attacchi soltanto
contro navi da battaglia, e sarà proibito assolutamente qual­
siasi esercizio di attacco contro navi sottili e veloci, e contro
siluranti. Gli attacchi saranno sempre preavvisati o preventi­
vamente convenuti; sarà proibito eseguirne senza preavviso
o preventivo accordo.
((9. — I sommergibili nel simulare attacchi contro navi
da battaglia, non le avvicineranno mai a distanze inferiori a
400 metri.
« 10. — Eseguito l’attacco, i sommergibili verranno rapi­
damente a galla fischiando e prendendo una rotta parallela a
quella della nave avversaria, la quale manterrà inalterata la
sua.
« 11. — Le crociere e gli attacchi simultanei di più som­
mergibili dovranno essere preventivamente disciplinati dai
capi-squadriglia, mediante precise disposizioni intese ad evi­
tare qualsiasi pericolo di collisioni subacquee.
« 12. — Negli attacchi, i sommergibili, quando saranno
giunti a distanza tale dal bersaglio che la loro presenza po­
trebbe essere rivelata dal cleptoscopio emergente, dovranno
procedere mantenendo l’estremità del cleptoscopio a pochi
centimetri al disotto della superficie del mare, avendo cura
però di farne emergere di quando in quando l’estremità per
controllare la propria posizione ed esplorare l ’orizzonte.
Questa manovra sarà di regola per i sommergibili con clepto­
scopio rientrabile.
7
« Sino a quando però l’allenamento del personale non sarà
completo, i sommergibili nelle esercitazioni di attacco terranno
il cleptoscopio emerso siffattamente da essere scorto.
« 13. — Quando, per ragioni tattiche o di esercitazione,
occorresse navigare ad immersione maggiore di quella normale,
e tale da non permettere frequenti esplorazioni con il clepto­
scopio, i sommergibili dovranno tenersi, semprechè i fondali
lo permetteranno, al disotto dei 15 metri (letti al manometro)
per sottrarsi al pericolo di collisioni con galleggianti.
« Al momento di passare da una immersione profonda alla
normale, oppure all’emersione, il comandante del sommergibile
dovrà assicurarsi, per quanto gli sarà possibile con i mezzi
a disposizione, che lo specchio d ’acqua sovrastante sia
libero.
« Tengasi presente che non è consigliabile fermare un
sommergibile, il quale per inavvertite infiltrazioni potrebbe
avere spinta negativa.
« 14. — Qualora le condizioni locali lo permettano, ogni
sommergibile eseguirà trimestralmente una immersione in
fondali inferiori ai 30 metri, adagiandosi su fondo pianeg­
giante e non roccioso. Saranno in tali occasioni provati tutti
i congegni di salvataggio (boa telefonica, boa dei cavi, appa­
recchi segnalatori, ecc.); i palombari applicheranno le braghe,
gli anelli di sospensione e le manichette dell’aria sugli appo­
siti raccordi dello scafo.
« 15. — Ciascun sommergibile dovrà essere immesso, ogni
sei mesi, in bacino per la pulitura della carena, per la verifica
accurata e la manutenzione di tutti i suoi organi interni ed
esterni e per la prova della zavorra distaccabile.
« 16. — I sommergibili non dovranno mai navigare a
profondità superiore ai 20 metri; quando per cause indipen­
denti dalla volontà del comandante il sommergibile raggiun­
gesse la quota di 25 metri, la zavorra di sicurezza dovrà essere
tutta mollata.
«17. — Ogni sommergibile dovrà eseguire, almeno una
volta al mese, una immersione da fermo ed in acqua calma,
per verificare le condizioni di assetto ed il buon funziona­
mento degli organi di immersione; tale verifica dovrà essere
fatta inoltre ogni qualvolta avvengano modificazioni nella
distribuzione dei pesi o dopo i lavori di riparazione, nonché
per i sommergibili di nuova costruzione.
« 18. — L ’accortezza, la diligenza ed il severo senso di
responsabilità dei comandanti danno affidamento che giammai
saranno trascurate le norme di sicurezza del sommergibile, e
8
che l’addestramento del suo personale avrà ognora di mira
tutte le forme di impiego guerresco evitando le inutili
temerità.
« 20. — Nessun’altra disposizione oltre quelle stabilite sarà
presa dai comandanti di dipartimento o di piazza marittima
nelle cui acque si svolgeranno esercitazioni di sommergibili.
Il Ministro E n r ic o M il l o ».
Venne messa a disposizione dei sommergibili, quale nave
appoggio, la regia nave Lombardia. Su questa nave era quanto,
nei lim iti della possibilità, potesse loro occorrere: alloggi per
ufficiali e per l ’equipaggio, depositi di viveri e vestiario, offi­
cine di riparazione, la stazione di carica, i materiali di riserva
e di ricambio dei macchinari. Questa nave scortava i sommer­
gibili nelle loro crociere, esercitazioni o spostamenti da un
porto all’altro.
Nell’agosto 1914, all’inizio della conflagrazione europea i
sommergibili italiani erano dislocati come segue:
nave appoggio sommergibili :
Lombardia, comandante capitano di corvetta Slaghek
- La Spezia, il 22;
la squadriglia torpediniere sommergibili (alla diretta
dipendenza del Ministero) :
Jalea (a), comandante capitano di fregata Giovannini
- Messina;
Salpa (a), comandante capitano di corvetta Paolini
- da Spezia il 22;
Zoea (a), comandante 1° tenente di vascello Senigallia
- Messina;
Jantina (a), 1° tenente di vascello Tarò - La M adda­
lena;
2a Squadriglia torpediniere sommergibili (assegnata a
La Spezia) :
Medusa (a), comandante capitano di corvetta Vac-
caneo - La Spezia;
9
Argo (a), comandante tenente di vascello Del Greco
Guido - La Spezia;
Velella (a), comandante 1° tenente di vascello De Feo
- La Spezia;
assegnati a La Maddalena :
Fisalia (a), comandante tenente di vascello Battaglia
- da Spezia il 22;
Atropo (a), comandante tenente di vascello Bonamico
- da Spezia il 22;
3a Squadriglia torpediniere sommergibili (assegnata a
Taranto) :
Nereide (a), comandante capitano di corvetta Gottardi
- Brindisi.
Nautilus (a), comandante 1° tenente di vascello Co­
lombo - Brindisi;
Pullino (a), comandante 1° tenente di vascello Bottini
- La Spezia;
G. Ferraris, (allestimento) - La Spezia;
4* Squadriglia torpediniere sommergibili (assegnata a
Venezia) :
Squalo (a), comandante capitano di corvetta Mellana
- Venezia;
Otaria (a), comandante tenente di vascello Alhaique
- Venezia;
Delfino (a), comandante tenente di vascello Goi
- Venezia;
Narvalo (a), comandante tenente di vascello Siccoli
- Venezia;
Glauco (a), comandante tenente di vascello Farinati
- Venezia ;
Foca (a), comandante tenente di vascello Ponzio - Ve­
nezia;
Tricheco (a), comandante tenente di vascello Torri-
giani - Venezia.
:(a) = armamento.
10
Alla fine del mese di agosto 1914 fu stabilito che la
1* Squadriglia sommergibili composta delle unità Jalea, Zoea,
Salpa, Jantina venisse riunita a Messina. In quella base già
si trovavano lo Jalea e lo Zoea. Il Salpa sarebbe partito da
Spezia per riunirsi a Maddalena con lo Ja n tin a ; insieme quindi
avrebbero proseguito per Messina, scortati dalla regia nave
Lombardia.
Pochi giorni dopo la riunione a Messina questa squadri­
glia ebbe l’ordine di dislocarsi a Venezia, scortata dalla
Lombardia, essendo assegnata a quella piazza marittima.
Il foglio con cui veniva impartito l’ordine (n. 834 della
Divisione « Naviglio ») terminava così :
« V. S. regolerà la navigazione in modo da giungere a
Venezia ai primi chiarori dell’alba ed a tal uopo il comando
in capo di Venezia dovrà essere telegraficamente informato
dell’arrivo ».
Contemporaneamente venne ordinato un altro movimento
di sommergibili. Le quattro unità a benzina : Squalo, Foca,
Tricheco e Narvalo si dovevano spostare da Venezia a Brindisi.
Il dipartimento marittimo di Venezia ne veniva informato
con la seguente lettera (n. 834 della Divisione «N aviglio»):
« Pregiomi informare V. E. che ho disposto quanto segue:
1) i sommergibili a benzina Squalo, Foca, Narvalo e
Tricheco siano dislocati a Brindisi;
2) i sommergibili Jalea, Jantina, Zoea e Salpa siano
Jislocati a Venezia.
« Per effettuare tali movimenti arriverà prossimamente a
Venezia il Ciclope che scorterà o rimorchierà a Brindisi la
prima coppia Narvalo e Tricheco, mentre l ’altra : Squalo e
Foca sarà scortata o rimorchiata dalla Lombardia che giungerà
fra qualche giorno costì con i sommergibili Jalea, Jantina,
Salpa e Zoea.
Il Ministro V ia l e ».
I mesi che seguirono, fino all’inizio delle ostilità con
l’Austria, furono impiegati ad ottenere che il personale rag­
giungesse il massimo grado di allenamento, e che fosse
consentito di ritrarre dal materiale, in parte già antiquato e
sorpassato dalle più recenti costruzioni, il migliore rendi­
mento.
11
A proposito però dell’impiego dei sommergibili, per gli
inconvenienti che subito si presentarono ed in generale per le
limitate possibilità belliche che si credeva la nuova arma
dovesse avere, le idee dei comandanti, specie dopo le eserci­
tazioni del 1914, non erano troppo confortanti. Questi som­
mergibili di piccolo tonnellaggio, deficienti per l’autonomia e
per l’abitabilità degli ambienti, erano definiti sommergibili
costieri e difensivi, non potevano avere altro scopo se non la
difesa ravvicinata di piazze e basi marittime e dei grossi centri
industriali e commerciali della costa. Si riteneva che essi
potessero stare lontani dalla base di rifornimento al massimo
48 ore, e ciò specialmente per la considerazione che tutte le
loro operazioni tattiche richiedevano prontezza di percezione
e rapidità di esecuzione, doti che si attenuano di molto in
organismi estenuati dalla fatica. Tali sommergibili erano
sprovvisti dei mezzi necessari a sostenere lunga navigazione,
e i motori a combustione, sopratutto per la loro leggerezza di
costruzione, erano soggetti a facili avarie. Le lunghe traversate
dovevano perciò considerarsi come operazioni eventuali da
eseguirsi soltanto in caso di necessità per spostamenti della
base e mai doveva mancare la scorta della nave appoggio.
Si riteneva per questo complesso di circostanze, che i som­
mergibili fossero destinati all’azione diurna quando potevano,
non visti, vedere il nemico e portare l’offesa; di notte si pen­
sava potessero essere utilizzati soltanto in attacchi contro navi
alla fonda, in posizione ben definita.
Data la scarsa velocità di spostamento i sommergibili in
questione non potevano essere destinati in operazioni di
ricerca del nemico, ma bensì in quelle di agguato; dovevano
perciò assumere posizioni di attesa nello specchio d ’acqua
prospiciente i tratti di costa da difendersi, ed attraverso i
passi minacciati dal nemico.
Per riparare all’inconveniente della scarsa velocità, il
mezzo migliore era quello di riunire l’azione dei sommergibili
ad un servizio di rapida esplorazione eseguito da velocissime
siluranti o meglio ancora da aeronavi. I sommergibili dove­
vano essere m uniti di un apparato radiotelegrafico trasmit­
tente di conveniente potenza per poter comunicare con la
stazione costiera più prossima o con la nave appoggio. Gli
apparecchi di segnalazione e di sicurezza dovevano essere
12
completati da « apparecchi di segnalazione acustica subac­
quea », ossia da idrofoni. Detti apparati sarebbero stati utilis­
simi, in special modo, per le esercitazioni di squadriglie al
fine di evitare il pericolo di collisioni, potendosi con essi
rilevare la presenza di navi in un raggio di circa 7 miglia.
Riguardo al personale, i comandanti facevano pressioni
affinchè venisse assegnato ad ogni unità un comandante in 2°.
Inoltre venne fatto presente al Ministero come, destinando il
capo squadriglia al comando di un sommergibile, se ne veniva
a distruggere assolutamente l’azione direttiva in qualsiasi
operazione guerresca, portandolo alle condizioni di coman­
dante di unità isolata.
Tali richieste furono riconosciute giuste, cosicché all’inizio
delle ostilità tutti i sommergibili operanti in zona di guerra
ebbero l’ufficiale in 2“ ed al capo squadriglia fu dato solo inca­
rico direttivo delle unità al proprio comando.
★
★★
Eseguiti gli spostamenti dei sommergibili a Venezia ed a
Brindisi, fu aggiunto alla squadriglia di Venezia, al principio
dell’anno 1915, il sommergibile di recente costruzione Argo­
nauta. E mentre si attendeva la prevista istituzione di un
ispettorato sommergibili, ossia di un organo che dirigesse
questo ramo così importante del naviglio, vennero istituiti due
comandi di flottiglia sommergibili: uno a Venezia, dipendente
da quel dipartimento marittimo ed uno a Brindisi, dipendente
dal comando in capo dell’Armata. Questi comandi di flottiglia
dovevano attenersi alle norme ed alle istruzioni che potevano,
in linea generale, pervenire loro dal Ministero, subordinata-
mente però agli ordini e con le limitazioni che i comandi in
capo avessero creduto di stabilire in relazione allo stato di
guerra. Inoltre i sopracitati comandi di flottiglia dovevano
darsi reciprocamente comunicazione di tutte quelle esperienze
e notizie che potessero interessare l’efficienza e l’impiego guer­
resco in genere dei sommergibili; e dovevano procurare di
mantenere per quanto possibile, la necessaria unità di indi­
rizzo nel loro impiego bellico.
13
★
★★
Al 24 maggio 1915 la dislocazione del naviglio sommer­
gibile era quella indicata dal seguente specchietto:
nave appoggio:
Lombardia, comandante capitano di fregata Giovan-
nini Giovanni a Brindisi;
3“ Squadriglia Sommergibili :
Nereide (a), comandante capitano di corvetta Del Greco
Carlo a Brindisi;
Nautilus (a), comandante 1° tenente di vascello Co­
lombo a Brindisi;
Velella (a), comandante 1° tenente di vascello De Feo
a Brindisi;
G. Ferraris (a), comandante tenente di vascello Bat­
taglia a Brindisi;
l 1 Squadriglia Sommergibili :
Jalea (a), comandante capitano di fregata Giovan-
nini Ernesto a Venezia;
Salpa (a), comandante capitano di corvetta Paolini
a Venezia;
Zoea (a), comandante tenente di vascello Senigallia
a Venezia;
Jantina (a), comandante tenente di vascello Tarò a
Venezia;
Medusa (a), comandante tenente di vascello Vitturi
a Venezia;
Atropo (a), comandante tenente di vascello Bonamico
a Venezia;
2a Squadriglia Sommergibili:
Argonauta (a), comandante capitano di corvetta Vac-
caneo ad Ancona;
Pullino (a), comandante 1° tenente di vascello Bottini
a Venezia;
Fisalia (a), comandante tenente di vascello Goi a Ve­
nezia;
Argo (a), comandante tenente di vascello Del Greco
Guido a Venezia;
14
4a Squadriglia Sommergibili :
Squalo (a), comandante capitano di corvetta Mellana
a Venezia;
Otaria (a), comandante tenente di vascello Ponzio a
Venezia;
Dei-fino (a), comandante tenente di vascello Giaccone
a Venezia;
Tricheco (a), comandante tenente di vascello Torri-
giani a Venezia;
Foca (a), comandante 1° tenente di vascello Alhaique
a Brindisi;
Glauco (a), comandante capitano di corvetta Farinati
a Brindisi;
Narvalo (a), comandante tenente di vascello Siccoli
a Brindisi.
(a) = armamento.
1915
Lo scoppio delle ostilità trovò le condizioni molto
migliorate, sia riguardo aH’allenamento del personale, sia
riguardo alle basi di appoggio del naviglio; chè molti lavori
erano già stati fatti e altri si stavano completando per
mettere in efficienza le difese. Specialmente oggetto della
massima cura da parte dello Stato Maggiore furono Venezia,
Brindisi e Taranto; quest’ultim a destinata a diventare il centro
di irraggiamento del grosso della nostra flotta.
Si costituirono numerose e potenti batterie, e furono
sbarrati i passi di entrata e di uscita con ostruzioni di carat­
tere fisso e mobile. A Brindisi fu anche iniziata la costruzione
di un nuovo molo di circa 500 metri a protezione dell’avam­
porto. Furono migliorati ed accresciuti i bacini di carenaggio,
si costituì un sistema di difesa antiaerea e furono aumentati
i depositi di viveri, munizioni e combustibile.
A Venezia e a Brindisi si intensificò lo scavo delle vie
di accesso e deH’interno dei porti stessi. Nel maggio 1915
queste due basi potevano contenere, oltre al naviglio silurante
nostro ed alleato, anche un rilevante numero di navi da bat­
taglia e incrociatori. La rada di Vallona venne trasformata
15
in base navale e modifiche opportune vennero anche eseguite
nei porti di Ancona, Porto Corsini, Bari e Barletta. Partendo
da queste basi fisse ed eventuali si diramavano i nostri som­
mergibili, alternando brevi giorni di riposo e lunghe crociere
ed agguati presso i rifugi del nemico.
L ’importanza dell’Adriatico come teatro principalissimo
della guerra navale nel Mediterraneo, fu subito riconosciuta
dagli Alleati, come si può vedere da quanto, alla fine del
maggio 1915, l ’Ammiragliato inglese scriveva al nostro M ini­
stero della Marina, circolare n. 1339 RR. P. :
<cConfido che V. E. vorrà tenermi informato dei provve­
dimenti che riterrà possibile adottare, circa la sorveglianza
dei sottomarini nemici, e che V. E. vorrà secondare i nostri
desideri al riguardo. E ’ ovvio che gli obbiettivi dei sottomarini
in Mediterraneo sono le navi da guerra italiane dell’Adriatico
e la Squadra dei Dardanelli.
« Nel comune interesse è dunque di grande importanza
mantenere una effettiva vigilanza nel Canale d’Otranto, con
siluranti aventi base a Brindisi ed a Vallona e con l ’aiuto di
naviglio aereo per impedire ai sottomarini tedeschi di entrare
in Adriatico. E ciò non solamente eviterebbe una più viva
minaccia alla flotta italiana, ma sarebbe anche di grande
ausilio agli Alleati d ’Italia, impedendo le operazioni dei sot­
tomarini sia contro le navi dei Dardanelli, sia contro navi
trasportanti truppe; dato che essi non potrebbero rifornirsi di
siluri nei porti adriatici ».
Ma data l’ampiezza degli specchi d’acqua che bisognava
controllare non era possibile che il nostro naviglio leggero e
silurante, potesse assolvere da solo il compito. Gli equipaggi
avevano bisogno di giorni di riposo, gli scafi e le macchine di
turni di verifiche e riparazioni; vennero perciò fatte vive pre­
mure all’Ammiragliato inglese ed a quello francese perchè
fossero adempiuti gli obblighi navali concretati nella confe­
renza avvenuta a Parigi nella prima decade del maggio 1915
fra gli incaricati delle Nazioni della Quadruplice; che cioè
fosse concesso un valido appoggio di navi alle nostre forze
operanti in Adriatico. Per quanto riguarda i sommergibili la
Francia mandò subito i seguenti:
Ampère, Cugnot, Monge, Fresnel, Messidor;
con una nave appoggio, il Marceau. Su detta nave era anche
il Comando Superiore delle Forze Navali Francesi operanti in
10
Adriatico. Questi sommergibili giunsero il 26 maggio a Brin­
disi mentre il Marceau si recò a Taranto ove rimase. L ’A m m i­
ragliato Inglese nel mese di settembre concedeva sei sommer­
gibili della classe B. e precisamente i numeri :
B 6, B 7, B 8, B 9, B 10, B 11.
Era intendimento del nostro Stato Maggiore che questi
ultim i venissero dislocati a Venezia e ciò perchè Venezia si
trovava in condizioni di inferiorità, come unità subacquee,
rispetto alla base di Brindisi che era già stata rinforzata dai
sommergibili francesi. Questa dislocazione poi avrebbe evitato
che nel Basso Adriatico fosse rimasto un numero troppo scarso
di sommergibili italiani. L ’Ammiragliato Inglese diede il
nulla osta per l’invio a Venezia delle suddette unità. In
conseguenza vennero date disposizioni al comando del di­
partimento di Venezia affinchè volesse prepararsi a riceverle
mettendo a loro disposizione, quale nave appoggio, la regia
nave Marco Polo. Il comandante di questa Squadriglia era il
capitano di fregata Tomkinson.
Alla fine del settembre erano già pronti a Malta i
tre sommergibili B 7, B 8 e B 9, fu inviato il piroscafo Gian-
nutri, con le torpediniere Clio e Cassiopea per scortarli a
Brindisi. Intanto il piroscafo Città di Bari raggiungeva Malta
per caricare materiali ed armi di rispetto, che trasportò a
Spezia da dove furono fatti proseguire a mezzo ferrovia per
Venezia.
Il 29 settembre il B 7, B 8 e B 9 arrivavano a Brindisi ed
il 6 ottobre ripartivano per Ancona e Venezia entrando in
arsenale il giorno 11.
Il B 11 e il B 6 giunsero in questa base il 28 dello stesso
mese mentre il B 10 arrivò soltanto alla fine di dicembre. In
questa epoca il naviglio sommergibile alleato operante nel­
l’Adriatico era composto dalle seguenti unità:
Ampère, Cugnot, Messidor, Papin, Cigogne, B 6, B 7,
B 8, Foucault (giunto da Milo il 7 dicembre), Archimede
(giunto il 13 dicembre), Franklin (giunto da Malta il 19 dicem­
bre), Argonaute, Gay Lussac, B 9, B 10, B 11.
Da parte nostra vi era stato, di nuovo, l’arrivo del som­
mergibile S, acquistato in Inghilterra; ma questo potè essere
utilizzato in operazioni belliche solo alla fine del dicembre con
una missione di agguato davanti a Bari. D ’altro canto dove­
vamo dolorosamente registrare la perdita di tre sommergibili :
il Medusa attaccato e silurato il 10 giugno; il Nereide attaccato
ed affondato con siluro del sommergibile austriaco V 5 il
5 agosto e lo Jalea perdutosi, per urto su mina nemica nel
golfo di Trieste il 16 agosto.
I francesi perdettero il Fresnel ed il Monge. Il primo il
giorno 5 dicembre, arrivando alle prime ore della mattina nel
golfo del Drin, si incagliò alla foce della Bojana; una squadra
di esploratori e cacciatorpediniere austriaci lo avvistò e lo
distrusse, facendo prigionieri due ufficiali e tutto l’equipaggio.
Il secondo il 2!) dicembre fu sorpreso, mentre probabilmente
eseguiva la carica degli accumulatori, da un incrociatore tipo
Uelgoland seguito da cacciatorpediniere ed affondato. Due
ufficiali e 15 uomini dell’equipaggio vennero fatti prigionieri.
Di queste perdite e di quelle avvenute negli anni
successivi di guerra verrà trattato più oltre in un capitolo a
parte.
Basso Adriatico.
Il primo piano di operazioni con sommergibili fu proget­
tato dal capo flottiglia di Brindisi con la lettera n. 160 RR.
in data 15 giugno.
« Con i sommergibili presenti a Brindisi si compie ora
soltanto un servizio difensivo locale. Per tale servizio bastano
4 sommergibili piccoli; ora ne sono impiegati due di quel tipo
{Foca e Narvalo), ai quali sono aggiunti due del tipo più
grande.
« Con i sommergibili di cui si dispone, che sono ora otto,
ma dai quali bisogna detrarne qualcheduno in lavori per
riparazioni e rettifiche, si potrebbero compiere altri servizi al
largo :
« 1) Esplorazione ed agguato in prossimità della costa
da Ragusa ad Antivari. Servizio possibilmente giornaliero con
un sommergibile; turno in quattro; un giorno e due notti di
crociera.
2- — I nostri sommergibili durante la guerra 1915-18.
18
« 2) Esplorazione ed agguato nei dintorni di Capo Planka
ed alle bocche dei canali delle Curzolane. Questa operazione
può essere facilitata da punti di appoggio passeggiero, per i
quali si prestano Barletta e Tremiti. A Tremiti converrebbe
ancorare solidamente a tale scopo, in punto ben ridossato
presso il Cretaccio, un vecchio veliero, schooner o goletta, con
una piccola provvista di nafta, olio di lubrificazione, acqua,
viveri; ad esso potrebbe affiancarsi il sommergibile tempo per­
mettendo. Giova occupare Pelagosa per impedire che quel­
l’ottimo punto di guardia dell’Adriatico serva di vedetta per
il nemico.
« Anche questo servizio deve essere disimpegnato da un
solo sommergibile alla volta, con molta libertà di azione; tre
o quattro giorni di crociera: sei unità nel turno.
« 3) Esplorazione diurna, in immersione, nel canale di
Corfù ed adiacenze per sorprendere qualche sommergibile
nemico che vi abbia fatto base di rifornimento. Servizio even­
tuale, da farsi saltuariamente.
« Lo stesso servizio può essere disimpegnato su altri punti
della costa neutrale, per i quali vi fossero notizie attendibili
di avvistamento dei sommergibili nemici.
« 4) Quando si supponga che il nemico possa ripetere
qualche scorreria in forza contro città aperte del litorale, pos­
sono inviarsi due sommergibili per sorvegliare la costa intorno
a Bari ed intorno a Barletta. Rientrando la sera in ciascuno
di questi porti, il servizio può essere tenuto dagli stessi som­
mergibili per tre o quattro giorni consecutivi. Da quattro a
sei unità in turno.
« Le maggiori probabilità di successo per i sommergibili
si ottengono quando qualcuno di essi si trovi in uno o più
punti delle acque nemiche, e si abbia la pazienza di aspettare
l’occasione favorevole. I punti di agguato devono essere
sempre variati ma il servizio deve avere carattere per quanto
è possibile continuativo. Libertà di azione entro i lim iti della
zona assegnata, nella quale si deve evitare che si trovino con­
temporaneamente altre navi amiche.
Il capitano dì fregata - comandante
G. G io v a n n in i ».
In linea di massima fu quasi completamente approvato
tale programma ed i compiti che venivano così ad essere
affidati ai sommergibili erano :
1) agguato al largo di Brindisi, per la difesa di quella
base, e che veniva eseguito a turno da tutti i sommergibili
19
della flottiglia. In particolar modo vi si adoperavano i som­
mergibili Narvalo, Foca e Glauco, i quali, essendo i più vecchi
e quindi di minor autonomia, non potevano eseguire altro che
azioni molto ravvicinate;
2) agguato davanti ai porti o passi nemici e sulle rotte
di maggior traffico. I sommergibili di Brindisi si spinsero
spesso fino al parallelo dell’isola di Lagosta, ed alcune volte
anche più al nord. Così ad esempio il 26 giugno il Velella,
operò un agguato in prossimità dello scoglio della Galiola e
di Capo Promotore (Quarnero). Detta missione fu consigliata
dal fatto che la divisione dell’am miraglio Cagni (Pisa, Am alfi,
San Marco, San Giorgio) dovette spostarsi da Brindisi a
Venezia. Ad essa parteciparono oltre al Velella altri cinque
sommergibili, come risulta dalla lettera n. 833 RR.P. in data
6 luglio 1915, diretta dal Comando in Capo dell’Armata al
Capo di Stato Maggiore:
« Facendo seguito al rapporto dell’ammiraglio Cagni, circa
la traversata compiuta da Brindisi a Venezia, mi pregio rias­
sumere all’E. V. la missione eseguita in tale circostanza dai
sei sommergibili dell’Armata. Scopo di tale missione era di
proteggere l ’avanzata della 4a Divisione guardando i passi dai
quali forze navali nemiche potevano uscire per ostacolarla.
Detti sommergibili avevano ordine di partire da Barletta fra
le ore 23 e le 24 del giorno 26 giugno regolando la navigazione
in modo da non essere avvistati dalle stazioni costiere nemiche,
ila non avere interferenze di rotta con le navi della 4“ Divisione
(di cui era noto il programma di marcia) e di arrivare fra le
ore 2 e le 2,30 del mattino del 27 nei punti di agguato, ossia
(vedi schizzo) :
Nereide - al posto n. 1 : passo delle Sette Bocche, passo
di Premuda e passo di Meleda;
Fresnel - al posto n. 2: passo di Selve;
Nautilus -al posto n. 3: fra Sansego e Lussin guardando
l’uscita di Lussin Piccolo;
Messidor - al posto n. 5: passo fra Galiola e Unie;
Velella - al posto n. 6: passo fra Galiola e Secca Peri­
colosa;
Monge - ai posto n. 4: in linea foranea davanti al Quar­
nero.
20
I lim iti della zona di azione di ciascun sommergibile erano
stabiliti nel modo seguente :
n. 1 - a SE della linea che dall’estremo SE dell’isola
Premuda dirige a SW ;
n. 2 - fra la linea precedente e quella passante per
l’estremo S. dell’isola di Lussili;
n. 3 - fra quest’ultim a linea e la parallela passante per
il centro di Sansego;
n. 5 / separati dalla linea che dallo scoglio Galiola
n. 6 ) dirige per SW e tino alla zona segnata col n. 4.
« I sommergibili avevano ordine di rimanere in immer­
sione nella zona loro assegnata per attaccare qualunque unità
nemica si presentasse. Qualora lo avessero ritenuto opportuno,
per condurre a fondo un attacco, erano autorizzati ad entrare
nelle zone adiacenti. A mezzodì del 28 dovevano considerare
ultimate le operazioni e dovevano far ritorno a Brindisi,
essendo autorizzati a toccare, per riposo e rifornimenti, quei
punti della costa italiana che avessero ritenuti più convenienti;
possibilmente Ancona, Barletta, Bari. La missione fu compiuta
secondo le istruzioni e tutti i sommergibili si trovarono per
l’ora prescritta nel punto a ciascuno assegnato. Nessuna nave
nemica fu avvistata. Nel ritorno il Nautilus toccò Ancona;
Messidor, Monge, Veletta, Barletta; il Fresnel Bari ed il
Nereide raggiunse direttamente Brindisi. Il Nereide il 30 m at­
tina; il Fresnel, il Veletta ed il Munge alla sera del 30; il
Nautilus ed il Messidor nel giorno successivo. Nessun incon­
veniente al personale ed al materiale; soltanto necessità di
rettifiche, visite e manutenzioni della durata di circa 5 giorni.
Per la missione compiuta ho elogiato tutti i comandanti dei
sommergibili ed in speciale i comandanti del Nereide e del
Veletta.
Il vice ammiraglio
comandante in cayo dell'Armata
L u i g i d i S a v o i a ».
Al sud veniva istituito un regolare servizio di agguato
sulla rotta Punta Menders-Capo Rodoni-Capo Laki ed in
vicinanza dell’isola di Saseno.
Allo scopo di evitare pericolose interferenze negli agguati,
il comando in capo della 2a Squadra a Brindisi ed il comando
in capo del dipartimento di Venezia, s’informavano recipro­
camente quando i lim iti delle zone di agguato dei propri
Punii di agguato dei sommergibili
nella missione del 26-27Giugno 1915
.
'
»*
■
.
■
.
'
21
sommergibili si avvicinavano a quelli di divisione fra i
rispettivi teatri di operazione.
Queste crociere tormentavano assai il materiale che non
era stato progettato e costruito per resistere a lunghi sforzi,
e fu perciò necessario che i nostri sommergibili andassero a
turno, e per un tempo a volte non breve, in riparazione nel
regio arsenale di Taranto.
Fu pensato dal comando in capo dell’Armata di istituire
una base di sommergibili a Barletta, sia perchè da questo
punto sarebbe stato molto facile eseguire agguati ravvicinati
nei porti contigui che erano spesso attaccati da unità nemiche,
e sia per la possibilità di eseguire con più frequenza agguati
sulla congiungente Vieste-Lagosta e nella zona immediata­
mente più a nord. Si pensava anche di poter raccogliere
gradatamente, dai rapporti delle missioni, notizie sulla situa­
zione militare nelle isole Curzolane onde prepararsi ad una
eventuale occupazione di una base in quell’arcipelago. Si
sperava di poter eseguire tale servizio con tre sommergibili,
ma ci si accorse subito che il minimo per sostenere un razio­
nale turno sarebbe stato di quattro unità e che sommergibili
isolati, in un porlo quasi indifeso avrebbero corso il rischio
di essere sorpresi e distrutti da una scorreria di siluranti,
qualora essi non avessero avuto l’appoggio di una nave.
Inoltre la costituzione di tale base navale avrebbe esposto
le città a maggiori rischi di un eventuale bombardamento da
parte del nemico.
Queste considerazioni fecero soprassedere al progetto della
base di Barletta, progetto del quale si è voluto fare menzione
perchè in un secondo tempo esso verrà preso nuovamente in
considerazione ed attuato in senso più vasto: creando cioè una
base di sommergibili a Bari, a Barletta e ad Ancona.
Con lettera 147 R R ., in data 10 luglio, il comando flottiglia
proponeva qualche modifica al servizio di agguato in corso:
(( Per il servizio difensivo della piazza sono pronti i se­
guenti sommergibili di minor tonnellaggio:
italiani: Foca e Narvalo;
francesi : A rgonaute e Cìgogne.
« Probabilmente verso il 15 corrente sarà pronto anche il
Glauco che potrà essere rimorchiato da Taranto a Brindisi in
tempo opportuno.
22
« Tn caso di attacco della piazza di Brindisi non si possono
impiegare per la difesa ravvicinata più di quattro sommer­
gibili, perchè lo specchio acqueo è troppo ristretto.
« I sommergibili offensivi sono dieci, dai quali bisogna
togliere il Cugnot che al ritorno dalla missione in corso dovrà
recarsi a Taranto per essere immesso in bacino.
« Nereide, Veletta e Monge saranno di ritorno dalla mis­
sione in corso il giorno 13, e potranno essere nuovamente
pronti, salvo casi imprevisti, il mattino del 18.
« Se il servizio di vigilanza mediante un sommergibile, a
Saseno e a Pelagosa, deve continuare ininterrottamente,
occorrono, per costituire il turno di servizio, tre sommergibili
per Saseno e quattro per Pelagosa.
« Dei sommergibili offensivi resterebbero disponibili due
soli.
« Occorrendo disporre il maggior numero di sommergibili
per una dislocazione proiettiva nei giorni intorno al 20 cor­
rente, è necessario sospendere uno dei due servizi : Saseno o
Pelagosa.
<( Supponendo di sospendere il servizio a Saseno restereb­
bero disponibili cinque sommergibili offensivi.
« Poiché le intenzioni del comando in capo sono di dislo­
carne due a Bari e due avanti a Cattaro, ne resterà disponibile
uno, che potrebbe essere mandato a Barletta.
« I sommergibili per Bari e Barletta potranno partire da
Brindisi il mattino del 18 per rimanere nei paraggi assegnati
tutto il 19, il 20 ed il mattino del 21 e per essere a Brindisi
di ritorno nella sera del 21, salvo altri ordini.
« I due sommergibili per Cattaro partirebbero da Brindisi
nella giornata del 19 per essere sul posto prima dell’alba del
20, e rimanervi fino alla mattina del 21.
« Nello stesso tempo un sommergibile sarebbe presso Pe­
lagosa, ed un altro in viaggio per rilevarlo.
« A Brindisi resteranno i quattro o cinque sommergibili
per la difesa locale, e due sommergibili, reduci da Pelagosa,
che potrebbero essere utilizzati, se pronti, soltanto in caso di
impellenti necessità.
« Qualora le forze nemiche si presentassero (ciò che sembra
poco probabile) davanti a Taranto, si potrebbe disporre, per
distenderli nel Canale d’Otranto, di alcuni dei sommergibili
rimasti a Brindisi, tre o quattro, secondo i casi, tenendone
sempre due per la difesa di Brindisi.
« In tal caso i sommergibili di Bari e Barletta, per mezzo
di segnale telegrafico convenuto, si porteranno quanto più
potranno verso il centro dell’Adriatico, con rotta da stabilire,
per concorrere possibilmente a sorprendere il nemico nella
ritirata. Qualora avvenisse l’attacco di Brindisi, non appena
23
le forze nemiche si ritireranno, tutti i sommergibili, usciti per
la difesa, rientreranno subito in porto, per lasciare libero il
campo alle siluranti, le quali non dovranno uscire fino a
tanto che i nostri sommerbibili non siano rientrati o per lo
meno emersi, in prossimità dell’ancoraggio.
(( Le istruzioni sul compito assegnato a ciascun sommer­
gibile saranno compilate quando siano definiti con maggior
precisione la data e l’obbiettivo dell’operazione.
« Intanto occorre conoscere al più presto se deve essere
sospeso il servizio di Saseno oppure quello di Pelagosa, perchè
il mattino del 12 corrente dovrebbero partire i due rimpiazzi.
Jl capitano di fregata - comandante
G . G io v a n n t n i ».
Il giorno 11 luglio venne effettuata l’occupazione dell’isola
di Pelagosa, considerato allora come il nostro centro di vigi­
lanza sui movimenti del nemico nel medio Adriatico. Questa
occupazione veniva a costituire un grave pericolo per le forze
navali austriache che, con ripetuti attacchi, cercarono di ob­
bligarci all’evacuazione. Questa venne eseguita più tardi
quando l’approntamento delle sopracitate basi lungo il litorale
rese più facile il compito di agguato lontano ai sommergibili.
L ’occupazione di Pelagosa richiese una maggior quantità
di sommergibili che operassero in quella zona e per questo
Venne sospeso l’agguato a Saseno e nel Golfo del Drin pur
continuando quello davanti a Bari e a Barletta.
Fu anche riconosciuta, dal comando in capo dell’Armata,
la grande utilità di una attiva sorveglianza allo sbocco del
Canale di Zuri. Concordi informazioni così da fonte italiana
come da fonte francese, assicuravano che il principale movi­
mento del naviglio austriaco avveniva attraverso detto canale
e propriamente nelle acque di Capocesto. Per vigilare il traf­
fico in quei paraggi, sia che si trattasse di contrabbando diretto
al nemico sia che unità nemiche uscissero da Zuri per tentare
scorrerie lungo le nostre coste, fu ordinato un servizio di
agguato.
I sommergibili pernottavano a Barletta, giungevano a
Zuri, vigilando nell’andata il tratto di mare dal Gargano a
Capo Planka, rimanevano un giorno in agguato e ripiegavano
poi su Pelagosa con l’ordine di fermarsi 24 ore in quelle acque,
per contribuire alla difesa dell’isola.
24
E ’ da notare che Brindisi dista da Zuri 210 miglia in linea
retta e 230 se si deve deviare dalla rotta per entrare a Barletta;
si vede così che, per 12 ore di effettivo agguato dinanzi a
Capocesto, un sommergibile era costretto a percorrere ben
440 miglia. Ter sopperire al gravoso servizio furono adibiti
quattro sommergibili a turno. Però più tardi il logorìo del
materiale e sopratutto la stanchezza del personale costrinsero
a diminuire la lunghezza del percorso e l’estensione della
missione, limitando quest’ultima alla sola vigilanza di Pela-
gosa ove giornalmente stazionava un sommergibile.
Inoltre le sopradette ragioni resero impossibile inviare,
sia pure saltuariamente, qualche sommergibile al sud di
Ancona come da desiderio espresso dal Capo di stato maggiore
al Comandante in capo dell’Armata.
Dalla stazione di vedetta di Pelagosa, per la sua altezza
sul livello del mare, in buone condizioni di tempo e di visibi­
lità, era molto facile scorgere i sommergibili operanti in quelle
acque e le unità di superficie che eventualmente si avvicinas­
sero all’isola. Si rese necessario quindi che detta stazione
potesse comunicare facilmente con le unità nazionali ed alleate
in agguato, e si stabilirono quindi norme e consegne speciali,
riunite nella circolare n. 644 11R. del comando divisione esplo­
ratori : « Consegne speciali per le segnalazioni fra Pelagosa
ed i sommergìbili e viceversa ».
« La stazione di vedetta di Pelagosa per comunicare con
il sommergibile alleato che trovasi (o che la stazione suppone
si trovi) nelle acque di Pelagosa alza la bandiera S.
« Soltanto e allorché sono in vista navi o siluranti alleate,
la stazione tiene alzata la bandiera nazionale; in ogni altra
circostanza non tiene alzata la bandiera. La bandiera deve
essere visibile tutto in giro all’orizzonte.
« Per segnalare con i sommergibili e le unità alleate, la
stazione si serve del cifrario tascabile o del codice interna­
zionale con le norme in vigore : con le unità nazionali può fare
uso del telegrafo.
« Di notte, per comunicare con il sommergibile la sta­
zione chiama con il fanale a lampi a settore limitato, nella
direzione in cui suppone si trovi il sommergibile.
« Sempre che è possibile o conveniente, sono da preferirsi
le comunicazioni per megafono da posizioni appropriate : per
indicare la posizione, l’individuo recatovisi sventolerà la
bandiera a mano o chiamerà a lampi come sopra.
25
« Quando Pelagosa abbia ordini urgenti da comunicare al
sommergibile che deve arrivare prima dell’alba, dalla una fino
alla luce del giorno, ogni mezz’ora, chiamerà per un minuto
di seguito con il fanale a lampi puntato a S.E.
« Il sommergibile allora si avvicinerà all’isola rispondendo
nello stesso modo, se lo reputa conveniente, e così si metterà
in comunicazione con la stazione di vedetta.
« In tutti gli altri casi il sommergibile si metterà in comu­
nicazione con la stazione di vedetta a giorno chiaro, ed appena
le circostanze lo permettono.
« Il sommergibile segnala e chiama la stazione di vedetta
nei modi ordinari, servendosi aU’occorrenza del codice tasca­
bile, dell’Internazionale o del V. T.
« E ’ rigorosamente vietato fare uso di segnali convenzio­
nali, che non abbiano avuto la sanzione superiore.
Il contrammiraglio
comandante la divisione
E. M illo ».
Con lo sgombro di Pelagosa avvenuto il 18 agosto, il
problema deH’impiego bellico dei sommergibili veniva logica­
mente ad assumere un aspetto diverso. Le nuove norme che
disciplinavano questo impiego vennero emanate dal coman­
dante in capo dell’Armata con lettera n. 1243 R .P. in data
21 settembre :
« Con il prossimo arrivo in Italia dei sommergibili
nazionali della classe « S », acquistati in Inghilterra, la
situazione dei sommergibili assegnati all’Armata verrà a
risultare come segue :
Italia Francia
Veletta Monge
Nautilus Papin
Ferraris Gay Lussac
S 1 Messidor
S 2 Fresnel
S 3 Cugnot
Glauco A mpère
Narvalo Cigogne
Foca A rgonaute
Glauco, Narvalo, Foca, Cigogne, Argonaute costituiranno
un gruppo a parte, per la difesa ravvicinata di Brindisi ed
26
occasionalmente anche della costa pugliese; le altre unità
costituiranno un secondo gruppo, da impiegarsi al largo per
missioni offensive.
« Avendo S. E. il capo di stato maggiore partecipato l’invio
a Venezia dei sei sommergibili inglesi della classe « B », ciò
permetterà di richiedere a Roma la restituzione all’Armata
del Pullino, gemello del Ferraris.
« In seguito a ciò i gruppi resterebbero così costituiti :
Gruppo difensivo (ìmppo offensivo
Glauco Velella Monge
Narvalo Nautilus Papin
Foca Pullino Gay Lussac
Cigogne Ferraris Messidor
Argonaute S 1 Fresnel
S 2 Cugnot
S 3 A m père
« Sul gruppo offensivo si presentano le seguenti conside­
razioni :
1) si avranno disponibili 14 unità, che converrebbe sud­
dividere in due gruppi, in base alla loro autonomia, e siccome
i sommergibili francesi sono tutti uguali ed hanno maggior
autonomia, conviene che un gruppo sia esclusivamente costi­
tuito dai francesi e l’altro dagli italiani;
2) converrebbe assegnare ad ogni gruppo sempre la
stessa zona di azione, perchè i comandanti si famigli arizze­
ranno con la località, le correnti, il profilo delle coste, ecc., ed
il loro compito ne risulterà agevolato. Le zone dovrebbero
essere due, zona sud e zona nord — la prima comprendendo
da Meleda fino a Vallona, la seconda da Meleda fino a
Sebenico;
3) essendo il gruppo francese più omogeneo e più auto­
nomo, dovrebbe essergli assegnata la zona più distante da
Brindisi ossia quella a nord da Meleda a Planka, mentre il
gruppo italiano resterebbe assegnato alla zona da Cattaro ad
Otranto.
(( Ciò posto, si affaccia nuovamente il problema di
costituire per il gruppo nord una base provvisoria, ravvicinata
ai punti ove sarà preferibilmente tenuto l ’agguato, cioè a
Capo Planka e neH’arcipelago dalmata inferiore: e la scelta
ricade, come già in passato, su Barletta.
<( Le difficoltà che erano apparse in passato riguardavano
essenzialmente la questione della difesa antisilurante ed anti­
aerea locale, perchè la costituzione di tale difesa avrebbe
27
esposto la città a maggior rischi di un eventuale bombarda­
mento da parte del nemico. Ma ora la imminente costituzione
di treni blindati potrebbe risolvere assai bene il problema: e
se uno di questi treni avesse stanza fissa a Barletta, con
facoltà di spostarsi al nord e al sud della città entro limiti
determinati, si avrebbe il vantaggio di proteggere la costa ed
allo stesso tempo i sommergibili. In quanto all’offesa aerea
essa appare meno temibile sia per le perdite considerevoli di
apparecchi subite dal nemico, sia per l’approssimarsi della
stagione invernale.
<( Sembra quindi giunto il momento di riprendere in esame
la questione e di preparare sollecitamente a Barletta una base
secondaria di appoggio e di rifornimento per il gruppo dei
sommergibili destinati ad operare nel Medio Adriatico.
Il comandante in capo dell'Armata
L u ig i d i S a v o ia ».
Venne dunque ripreso in esame il progetto di una base
per sommergibili a Barletta ed anche per una a Bari; si inizia­
rono i lavori allo scopo di provvedere alloggi per il personale,
allestire depositi di nafta ed altri materiali di consumo, rifor­
nire di energia elettrica le unità. I lavori sulla fine dell’anno
erano quasi pronti.
Circa l’attacco dei sommergibili nostri a navi mercantili
nemiche vennero emanate delle norme alle quali dovevano
attenersi tutte le unità (lettera n. 1310 R R . - in data 18 set­
tembre del comando in capo della I I Squadra):
« 1. — Incontrando navi mercantili con bandiera nemica,
le nostre unità daranno un preavviso di dieci m inuti, per dare
tempo all’equipaggio di salvarsi, e poi silureranno la nave.
Il tempo di 10 minuti deve essere considerato come «massimo».
« 2. — Nel caso in cui manchi la possibilità di dare il
preavviso, come può accadere talvolta per i sommergibili, le
nostre unità lasceranno proseguire la nave mercantile nemica,
senza rivelare la propria presenza.
« 3. -- Le navi mercantili con bandiera nemica che visi­
bilmente abbiano cannoni o truppe a bordo, saranno silurate
senza alcun preavviso.
« 4. — Le navi della marina da commercio, che abbiano
bandiera da guerra, saranno silurate senza preavviso.
« 5. •— I piroscafi Corana e ìiudai della Società Ungaro-
Croata, sembra siano stati requisiti dal governo per trasporti
28
militari da Fola a Fiume e Cattaro e si assicura siano stati
dipinti in grigio. In ogni modo, fino ad ulteriori più sicure
informazioni che mi riserbo di comunicare, essi dovranno
essere considerati come piroscafi ordinari (vedi alinea 1°, 2°,
3", 4° delle presenti istruzioni).
« Per le unità italiane le sole bandiere da considerare
nemiche sono quelle austriaca e turca.
Il vice ammiraglio
c o m a n d a n t e i n c a p o
P r e s b it e r o ».
Questo preavviso da accordare ai piroscafi nemici prima
del siluramento si rendeva in massima impossibile con som­
mergibili dotali di scarsa velocità ed in prossimità della costa
nemica. Infatti il mostrarsi era molto pericoloso perchè si *
rischiava sia l’investimento, sia l’attacco da un cannone dis­
simulato e sia infine di vedersi sfuggire il piroscafo, perchè
dotato di maggiore velocità. Questo accadde nella missione del
sommergibile Gay Lussac dal 19 al 22 ottobre, nella quale
missione il sommergibile, per attenersi alle norme sopracitate,
dovette rinunciare a tre attacchi contro piroscafi nemici nei
paraggi di Capo Planka.
In conseguenza le istruzioni circa l’attacco al naviglio
mercantile nemico vennero parzialmente modificate in consi­
derazione anche del fatlo che quasi tutte le navi mercantili
nemiche che si trovavano in navigazione svolgevano servizio
per conto dell’amministrazione militare austro-ungarica.
Negli ultimi mesi del 1915 le condizioni del naviglio som­
mergibile erano alquanto precarie mentre la situazione militare
imponeva loro un più intenso servizio, sia per l ’agguato nella
zona foranea della Piazza di Brindisi, sia per le operazioni di
carattere offensivo sulla costiera nemica e sul litorale nazionale
fra Bari e Barletta. I sommergibili che allora potevano prestare
servizio attivo nel basso Adriatico erano i seguenti :
difesa della piazza:
Glauco, Narvalo, Cigogne, Argonaute (in mediocri
condizioni) ;
azioni offensive:
Cugnot, Gay Lussac, Monge, Messidor, Fresnel, Nau-
tilus, Veletta (in cattive condizioni).
29
I due sommergibili Ampère e Papin erano stati tempora­
neamente (21 settembre-13 ottobre) dislocati ad Ancona e
rimasero in quel porto tino a che non giunsero i primi som­
mergibili inglesi della classe « B » (in questo periodo operò
nel basso Adriatico il sommergibile inglese E 21 il quale però
dopo la seconda missione dovette rientrare per avarìa a Malta).
II comando della flottiglia, invitato a presentare un pro­
gramma di impiego delle unità, rispondeva con la lettera
n. 414/W in data 27 ottobre che si riporta integralmente :
« Per il servizio difensivo della piazza di Brindisi si può
sempre far conto non solo sui sommergibili di servizio, ma
anche su quelli in riposo nel porto, purché si tratti di attacco
preannunziato di qualche ora, per avere il tempo di rimontare
rapidamente quegli organi dei quali si esegue la manunten-
zione appunto durante i giorni di riposo.
« Dei quattro sommergibili disponibili attualmente per
tale scopo deve però prevedersi prossima l’uscita dal turno
dell’Aryonaute, che dovrà andare a Malta, a quanto sembra,
per ricambiare tutto il fascio tubiero dell’unica caldaia, ora
quasi inservibile.
« Per il servizio difensivo della costa fra Bari e Barletta
contavo di impiegare a turno i due sommergibili italiani
Veletta e Nautilus dei quali dispone attualmente la flottiglia;
sul Veletta però non si può far più conto, non solo per l’avarìa
subita nella collisione con il Dardo, ma altresì perchè le
condizioni generali del sommergibile sono tali che sarebbe
imprudente ritardare ancora i lavori di riparazione già da
tempo previsti.
« Se le imm inenti prove dei motori del Ferraris daranno
buon risultato, quel sommergibile potrà presto venire a Brin­
disi a prendere il posto del Veletta.
« Intanto il servizio di Bari e Barletta potrà essere fatto
saltuariamente dal Nautilus, a meno che l’E. V. non creda di
impiegarvi temporaneamente anche uno dei difensivi, almeno
lino a Bari, limitando a tre sommergibili e forse a due, in
mancanza deWArgonaute, la difesa della piazza di Brindisi
contro la quale sembra poco probabile che il nemico abbia
intenzione di eseguire attacchi con navi.
« Per altre operazioni al largo resteranno disponibili
cinque sommergibili francesi del tipo Cugnot. Con cinque
unità non è possibile tenere contemporaneamente e costante-
mente un servizio di vigilanza nelle acque tra Planka, Lagosta,
Meleda ed un altro nella zona di Cattaro.
« Infatti, impiegando per la prima di quelle due missioni
cinque unità ili turno consecutivo, ciascuna farebbe circa
30
cinque giorni di mare (due di agguato e tre circa di traversata)
e cinque giorni di porto; per la seconda missione (Cattaro)
quattro unità farebbero circa quattro giorni di mare e quattro
di porto. Occorrerebbero quindi nove unità per mantenere un
servizio sulla base di tanti giorni di mare quanti di porto,
servizio che nessuna silurante, ed a maggior ragione nessun
sommergibile, può sostenere a lungo, non solo per il personale
ma altresì per il materiale.
« Con le cinque unità delle quali si dispone presentemente
può essere compiuto uno dei seguenti servizi:
1) vigilanza continuata, o con un giorno di intervallo,
nella zona di Cattaro, con partenza ogni due giorni o tre;
2) vigilanza con un giorno o due di intervallo nelle
acque tra Planka, Lagosta e Meleda, facendo partire un som­
mergibile da Brindisi ogni tre o quattro giorni, e con eventuali
soste a Barletta e a Bari;
3) vigilanza saltuaria nell'una e nell’altra zona con una
partenza ad intervalli da 2 a 4 giorni e dipendentemente dalle
condizioni del tempo.
« Qualunque di queste soluzioni l’E. V. creda di adottare,
resta sempre inteso che, in caso di necessità momentanee, le
quali richiedano il massimo sforzo, tutti i sommergibili che
sono in porto per riposo e per manutenzione possono essere
messi in breve tempo in condizione di prestare il loro concorso.
IL capitano di fregata - comandante
G . G io v a n n in i ».
Ed in base a questa relazione, il comando della I I Squadra,
dislocata a Brindisi, informava il comando in capo del-
l ’Armata (2228 R R .A . in data 19 ottobre) :
<( ..... Si prevede prossima l’uscita dal turno di servizio
del sommergibile francese Argonaute che dovrà probabilmente
andare a Malta per importanti riparazioni alla caldaia; questo
fatto, in conseguenza del quale sarà più difficile poter approfit­
ta re dei sommergibili difensivi per qualche missione almeno
fino a Bari, farà sì che alla vigilanza diretta della costa nazio­
nale dovrò destinare saltuariamente il Nautilus.
« Il Veletta, che avrebbe dovuto compiere insieme con il
Nautilus il servizio di cui sopra, trovasi inutilizzato per
l ’avaria subita nella collisione con il Dardo; ma altresì perchè
le condizioni generali del sommergibile sono ormai tali che
sarebbe imprudente ritardare ancora i lavori di riparazione
già da tempo previsti.
« Per operazioni al largo restano disponibili i cinque som­
mergibili francesi del tipo Cugnot; con cinque unità non è
possibile tenere contemporaneamente e costantemente un
servizio di vigilanza nelle acque tra Capo Planka, Lagosta e
Meleda, ed un altro nella zona di Cattaro. Disporrò quindi per
un servizio di vigilanza saltuaria nell’una e nell’altra zona,
con una partenza ad intervalli da due a quattro giorni, e
dipendentemente dalle condizioni del tempo.
I l vice ammiraglio
c o m a n d a n t e i n c a p o
C uT IN E LLI ».
31
Alto Adriatico.
I sommergibili di Venezia non avevano all’inizio un capo
flottiglia come quelli di Brindisi, ma erano divisi in tre squa­
driglie comandate ognuna da un capo squadriglia. Esse risul­
tavano costituite come nella tabella già riportata. Di queste
unità, talune dotate di motori a benzina, erano molto vecchie
(Otaria, Tricheco, Squalo, Delfino) mentre le altre, più mo­
derne, avevano motori a nafta. Per queste ragioni, come
abbiamo visto avvenire nel Basso Adriatico per i tipi Foca,
Glauco e Narvalo, differenti erano le modalità di impiego
bellico delle unità in questione. Le prime disposizioni per il
servizio sommergibili dell’Alto Adriatico vennero emanate dal
Capo di Stato Maggiore con la circolare n. 1439 RR.P. in data
31 maggio:
O g g e t t o : Servizio Sommergibili.
« I criteri di massima per l’impiego dei sommergibili costì
dislocati, prevedono i seguenti servizi di carattere permanente :
a) un sommergibile a nafta dislocato a turno ad Ancona;
b) un sommergibile a nafta in agguato al largo di Pola
o nei paraggi della sponda orientale dove, a giudizio di V. E.
ed in relazione alle informazioni pervenute sulla dislocazione
del nemico, esso ha maggiore probabilità di utile impiego;
c) due sommergibili a benzina in agguato diurno al largo
di Venezia.
32
<( Questi servizi non sembra debbano compromettere la
efficienza dei sommergibili; in ogni modo, se quello delle unità
a benzina risulta troppo gravoso, V. E. ha piena facoltà di
regolarlo come meglio crede, limitandolo ad una unità, od
anche escludendolo temporaneamente, quando per informa­
zioni avute sulla dislocazione del nemico, si possa ritenere che
1111 attacco in forza della piazza sia poco probabile.
« Per quanto riguarda le missioni speciali dei sommergi­
bili a nafta, V .E. ha piena facoltà di regolarle come meglio
crede, subordinatamente al criterio fondamentale di non ci­
mentare troppo il personale ed il materiale, ed assicurare a
lungo la buona efficienza di unità tanto preziose. Dell’esecu­
zione o meno di tali missioni, del numero di sommergibili da
assegnarvi, V. E. è esclusivo ed. assoluto giudice in relazione
alle circostanze, anche se si tratta di operazioni ordinate dal
Ministero o richieste dal Comando in Capo dell’Armata.
<( Prego quindi V. E. provvedere direttamente, in relazione
alle eventuali proposte e rilievi che le fossero sottoposti dai
comandanti delle squadriglie, senza informare il sottoscritto
il quale 11011 potrebbe che confermare i criteri suesposti.....
Il vice ammiraglio
capo di stato maggiore
H e v e l ».
Attenendosi a queste norme di massima il comando della
squadriglia sommergibili a benzina propose alcune modifiche
al gravoso servizio delle unità, e fu stabilito che:
11. 1 sommergibile stesse sempre fuori in agguato per la
difesa della piazza;
11. 1 sommergibile stesse sempre pronto a portata di
comunicazione del semaforo di San Nicolò del Lido ed in
assetto completo per intervenire in qualsiasi evenienza;
11. 1 sommergibile stesse in arsenale alla carica degli
accumulatori;
11. 1 sommergibile stesse sempre pronto in arsenale;
totale sommergibili 11. 4.
Si doveva escludere dal servizio di comandata a San Nicolò
del Lido il Delfino perchè troppo lento e quindi non atto a
raggiungere in tempo, in emersione, il punto di agguato in
caso di allarme. Poco più tardi detto sommergibile cessò com­
pletamente di prestare servizio.
33
Il comando della difesa marittima, alla cui dipendenza
era passata la squadriglia dei sommergibili a benzina, emanò
le seguenti consegne per il servizio in agguato:
1) il comandante della squadriglia comunicherà in pro­
cedenza il punto nel quale si recherà il sommergibile di
guardia;
2) le torpediniere di servizio nella prossimità di questo
punto, al loro giungere nel posto di crociera, prenderanno
contatto con il sommergibile e scambieranno, se opportuno, i
necessari accordi onde potersi ritrovare, ed in ogni modo si
faranno riconoscere ;
3) in caso di avvistamento del nemico le torpediniere
comunicheranno la notizia al sommergibile :
a) battendo con un martello ripetuti colpi su parti
immerse dello scafo;
b) alzando il segnale B G 2 su gaffa posta vertical­
mente a poppavia della bandiera nazionale;
c) correndo verso il sommergibile ed emettendo ad
intervalli fumo dai ciminieri.
Inoltre, quando richiesto, il Comando della difesa invierà
a dar fondo, nel posto di agguato del sommergibile, un bra­
gozzo a benzina che funzionerà come stazione di vedetta.
Il sommergibile dislocato ad Ancona e menzionato nella
sopracitata circolare 1439 R R . P. prestava già servizio da
qualche giorno prima della dichiarazione di guerra. La neces­
sità d ’inviare un sommergibile nelle acque di quel porto fu
prospettata dal Ministero della Marina con la circolare 1272/G
R R. P. in data 21 maggio, inviata al Comandante in capo del
Dipartimento di Venezia, insieme con altre norme preliminari
sull’agguato nei paraggi di Pola :
« Considerato :
1) il notevole numero di sommergibili ora accentrati a
Venezia;
2) l’impossibilità, almeno in un primo tempo, di prov­
vedere alla difesa del nostro litorale Adriatico con reparti di
navi maggiori, i quali non potrebbero neppure accorrere in
tempo utile, per costringere a battaglia il nemico durante la
ritirata ;
3. — l nostri sommergibili durante la guerra 1916-18,
34
sono venuto nella determinazione di tenere permanente-
mente un sommergible a nafta nelle acque di Ancona, allo
scopo di rendere pericoloso al nemico il bombardamento della
nostra più importante città indifesa dell’Adriatico medio.
« Restano ferme le disposizioni, già stabilite, per l’agguato
nei paraggi di Pola, che dovrà normalmente tenersi con due
sommergibili : si avranno così tre sommergibili permanente-
mente distaccati dalla Piazza, il che consentirà il servizio con
il turno in tre, avendo anche un sommergibile di riserva.
« Il servizio dei sommergibili in agguato nei paraggi di
Ancona dovrà effettuarsi con i seguenti criteri di massima:
a) la traversata Venezia-Ancona e quella di ritorno del
sommergibile che ha finito il turno di servizio, dovranno aver
luogo di notte, tenendosi i sommergibili pronti ad immergersi
al più presto se scoperti da unità nemiche.
« La prima parte della traversata Venezia-Aucona dovrà,
sempre che possibile, effettuarsi a rimorchio di un cac­
ciatorpediniere, il quale mollerà il sommergibile verso le
due antimeridiane, in modo da poter fare di notte la parte più
pericolosa della traversata di ritorno.
« Invece il sommergibile che da Ancona ritorna a Venezia,
effettuerà la traversata con i propri mezzi, e poiché in massima
sarà rilevato nelle ore antimeridiane, attenderà a partire che
sia prossimo il tramonto. Il cambio del sommergibile di A n­
cona dovrà effettuarsi ad intervalli per quanto possibile lunghi,
compatibilmente con le esigenze del rifornimento;
b) il sommergibile dislocato in agguato nei paraggi di
Ancona, si regolerà come segue :
1) di giorno, con tempo chiaro, ossia quando il sema­
foro può scoprire il nemico a distanza abbastanza notevole,
starà ormeggiato in porto, pronto ad uscirne non appena si
abbia notizia dell’avvicinarsi di navi nemiche od anche sem­
plicemente di siluranti.In quest’ultimo caso esso si immergerà
fuori del porto in paraggi convenienti per poggiare sul fondo
ed attendere che le siluranti si siano allontanate, a meno che
11011 si presenti occasione più propizia per silurarle;
2) di notte le sorprese in porto di siluranti nemiche
sono assai più pericolose; perciò il sommergibile dovrà tenersi
al largo in emersione se lo stato del tempo lo consente,
altrimenti poggiato sul fondo; pronto ad emergere con la sola
torretta, se si avvistassero navi nemiche per tentare di con­
trattaccarle ;
3) l'avvertimento al sommergibile, quando immerso e
poggiato sul fondo, dell’avvicinarsi di navi nemiche, si cer­
36
cherà di farlo a mezzo di qualche barca a vapore o rimorchia­
tore locale, od anche di barche a vela, con segnali acustici
convenzionali che quei galleggianti potranno fare battendo
delle martellate nella sentina, se hanno scafo metallico, altri­
menti servendosi di una campana sospesa alla chiglia.....
Il ministro: V ia l e ».
Il sommergibile Argonauta si trovava ad Ancona all’aper­
tura delle ostilità. A ll’alba del 24 maggio le forze navali
austriache bombardarono Ancona ed il sommergibile Argo­
nauta ebbe ordine di uscire per l’offesa.
Esso tentò in immersione l'uscita ma un cavo di acciaio
dell’ostruzione del porto, non perfettamente ammainato, lo
fermò facendolo fortemente appruare. Quando il sommergibile
riuscì a liberarsi era troppo tardi e non potè giungere a
distanza di lancio. Era stata intenzione del comandante Pe­
demonti, incaricato della difesa di Ancona, di far passare
la notte al sommergibile sul fondo fuori del porto ma egli
dovette rinunciarvi mancandogli il mezzo di poter avvertire
il sommergibile in caso di allarme. L ’unico rimorchiatore
a disposizione della Difesa quella notte era infatti al largo per
rimorchiare, per una missione speciale, alcune tartane (vedi
fascicolo I I I - Collezione : « Impiego delle Forze Navali »,
pag. 30). Questo scarso risultato, al quale altri si unirono nei
mesi seguenti, ed i molti inconvenienti che si presentarono
via via non diminuirono però l’importanza del sommergibile
ad Ancona, importanza iatta maggiormente risaltare dal Capo
di Stato Maggiore nella seguente circolare 2519 HH. P. in data
9 settembre, diretta al comandante del Dipartimento di Ve­
nezia :
«Unica difesa intrinseca del sommergibile sprovvisto di
cannone, quando ormeggiato, è la rapida immersione sul posto
e se questa condizione non può essere sicuramente soddisfatta,
l ’incolumità del sommergibile dovrà essere garantita da mezzi
esterni : cannoni antiaerei contro le offese dall’alto, cannoni
ordinari contro il tiro navale, sbarramenti retali contro i
siluri.
« Il porto di Ancona 11011 possiede questi caratteri, in
quanto i piccoli fondali 11011 consentono la immersione sul
posto di ormeggio; 11011 è provvisto di cannoni antiaerei, nè
di artiglierie ordinarie atte a sventare tentativi di bombarda­
mento e l ’insenatura di ancoraggio è poco profonda. Quanto
36
ai suoi sbarramenti, essi tratterrebbero bensì una silurante,
ma non i siluri. Poiché non conviene aumentare la difesa ba­
listica di Ancona, che le darebbe carattere di piazza forte,
giustificandone il bombardamento, il suo porto, nei riguardi
dei sommergibili, dovrà essere considerato esclusivamente
come punto di appoggio temporaneo e di rapido rifornimento,
© non mai di riposo. I sommergibili soltanto ad Ancona
dovranno essere sempre pronti, in pochi m inuti, a prendere il
mare. Si tenga presente che un idrovolante, dal momento del
suo avvistamento, impiegherà pochissimo tempo a giungere sul
porto e che una silurante, anche di giorno, profittando della
foschìa, potrà avvicinarsi insospettata al porto, provocare e
costringere ad uscire il sommergibile, il quale non potrà per
scarsezza di fondali, immergersi se non oltrepassati gli sbar­
ramenti, rimanendo così per un certo tempo esposto al silura­
mento da parte di un sommergibile nemico che si tenesse in
agguato presso la bocca del porto. Tuttociò suppone nell’avver­
sario considerevole perizia militare; ma noi 11011 abbiamo
ragioni per escluderla e, anzi, dopo gli incidenti del Medusa e
del Nereide, dobbiamo ammetterla.
« Nella mia recente visita ad Ancona ho constatato la
necessità (nonostante il carattere di città indifesa) di sistemare
tre cannoni da 57 nella casamatta del porto, ed un quarto in
modo da prendere d’infilata il molo settentrionale; di rinfor­
zare con altra catena od altre boe l’ostruzione di interdizione
della bocca del porto, restringendo a trenta metri il passaggio
libero nei fondali maggiori per sommergibili e di provveder©
Ancona di bombe contro i sommergibili da gettarsi da rimor­
chiatori e motoscafi nelle acque prossime alle testate dei moli,
per impedire che sommergibili nemici si tengano ivi in
agguato. In relazione però alle difficoltà di difendere da offese
dall’alto il porto di Ancona, non vi si dovrà destinare il
pontone per rifornimenti di energia elettrica. Disporrò invece
che venga aumentata quella di presa a terra.
« I cannoni da 57 summenzionati trovansi già in Ancona,
ed anziché su pontoni, come avevo precedentemente disposto
(dispaccio 36711 del 26 agosto diretto al Comando di spiaggia
e comunicato in copia a codesto Comando in capo) saranno
sistemati come sopra è detto.
<( Ad Ancona per i sommergibili occorrerà preparare adatti
forti catenari di ormeggio. Prego disporre.
« In relazione alle considerazioni suesposte converrà
regolare il servizio dei sommergibili dipendenti da codesto
Comando in capo in base ai seguenti criteri di massima :
a) uno o due sommergibili saranno dislocati ad Ancona
con le norme già stabilite. Essi dovranno essenzialmente
37
provvedere alla difesa di quella città ed estendere, quando ne
sia il caso, la propria azione al nord fino a Sinigallia, ma non
mai al sud di Ancona, salvo previ concerti con il Comando
dell’Armata;
b) uno e, se il numero delle unità disponibili lo consente,
due sommergibili saranno destinati alla difesa del litorale da
Porto Corsini a Sinigallia (ma non mai al sud di essa) con
base a Porto Corsini;
c) agguati temporanei e saltuari presso Pola ed i passi
dell’Arcipelago Dalmato, da intensificarsi quando si ha ra­
gione di ritenere l’uscita al largo del nemico.
« Le unità destinate a questi agguati potranno appoggiarsi
soltanto temporaneamente ad Ancona, con le norme stabilite
per il sommergibile quivi dislocato; le loro basi d’operazioni
normali dovranno essere Porto Corsini e Venezia.
« L ’impiego dei sommergibili per queste azioni di agguato
dovrà opportunamente proporzionarsi al numero di unità
disponibili in modo da risparmiare convenientemente perso­
nale e materiale, e tenendo conto che occorre anzitutto prov­
vedere ai servizi di cui ai commi a) e b), ed in pari tempo che
è indispensabile avere a Venezia, sempre pronto a muovere
in condizioni di efficienza, un nucleo di sommergibili per
operare nei golfi di Venezia e di Trieste, allo scopo di contra-,
stare eneroicamente, ma accortamente, le operazioni che il
nemico tentasse nei golfi stessi.
Il vice ammiraglio
capo di stato maggiore
R e v e l ».
In base a questa circolare, dal Comando della flottiglia di
Venezia (da poco costituito) furono destinati due sommergibili
ad Ancona ed uno a Porto Corsini. Se si fosse posseduto un
maggior numero di queste unità si sarebbe potuto mantenere,
dislocandone quattro ad Ancona invece di due, un normale
servizio di agguato verso i passi di Punta Planka e Sette Boc­
che, punti che, mentre sono abbastanza vicini ad Ancona,
distano notevolmente da Venezia e circa 200 miglia da Brin­
disi. Questo tipo di crociera non venne abbandonato del tutto;
ebbe carattere di agguato saltuario, rientrando così, in parte,
anche nei concetti esposti dal Capo di Stato Maggiore nella
sopramenzionata circolare.
38
Intanto vennero iniziati i lavori di armamento del porto
di Ancona e venne aumentata, quasi del doppio, la potenzia­
lità della stazione di carica degli accumulatori. Contempora­
neamente venne inviato a Porto Corsini un pontone per il
rifornimento di energia elettrica ai sommergibili, in attesa che
potesse funzionare la stazione di carica di Ravenna. Tn di­
cembre, dopo un attivo periodo di crociera e di agguato, le
ultime disposizioni e le consegne inviate ad Ancona, dal capo
flottiglia di Venezia, per l ’impiego bellico dei sommergibili,
contemplavano l’agguato a turno e saltuariamente, evitando
qualunque periodicità, ai passi di Sette Bocche e di Selve e
lungo la nostra costa fino al parallelo di Pesaro. Inoltre i
comandanti delle unità dovevano telegrafare in merito alla
missione stabilita con 24 ore di precedenza, per avere il tempo
di avvertire il naviglio in crociera. Essi dovevano poi evitare
di avvicinarsi a più di 5 miglia dalla costa per non essere
scorti e, avendo necessità di emergere durante il giorno,
dovevano farlo a non meno di 10 miglia al largo. In porto le
unità, fin dalle prime ore del mattino, dovevano stare sempre
pronte ad immergersi sul fondo al posto di ormeggio, ad ogni
segnale di allarme riguardante torpediniere od aerei nemici.
Per ogni lavoro di pìccola entità, potevano valersi del
cantiere locale.
A Venezia d’altra parte si imponeva più che mai il m an­
tenere i sommergibili nelle migliori condizioni di efficienza,
sia nei riguardi del personale sia in quello del materiale. A
tal fine il servizio normale delle unità fu limitato ai paraggi
di Pola e fu di massima escluso l’agguato dinanzi a Venezia,
salvo a tenerlo temporaneamente volta per volta quando si
verificavano speciali circostanze. Nel regolare i turni di cro­
ciera dei sommergibili (in special modo dopo l’affondamento
del Medusa, che risultava essere stato silurato in prossimità
di uno dei posti di agguato stabiliti esternamente agli sbarra­
menti di torpedini), fu escluso tutto ciò che avesse carattere
di consuetudine o che si ripetesse regolarmente a periodi di
tempo presso a poco costanti; il nemico ne poteva venire a
conoscenza con relativa facilità e trarne grande vantaggio.
39
Negli ultim i mesi del 1915 l ’azione fu vincolata dalla
scarsezza di materiale; furono nondimeno attaccate spesso
unità nemiche, purtroppo con inadeguati successi e ciò a causa
delle deficienti qualità dei siluri. TI rinforzo dei sommergibili
inglesi portò un notevole contributo allo svolgersi delle ope­
razioni sicché, all’inizio dell’anno 1916, la guerra sottomarina
divenne più accanita ed il blocco dei porti austriaci più
serrato.
1916.
Al 1° gennaio 1916 la dislocazione bellica dei sommergibili
era quella indicata dal seguente prospetto:
Capo flottiglia sommergibili aggregato all’Armata:
Lombardia (a) (nave appoggio), comandante capitano
di fregata Giovannini G - Brindisi;
3a Squadriglia sommergibili:
Veletta (a), comandante capitano di corvetta De Feo
- Taranto;
Nautilus (a), comandante tenente di vascello De M i­
cheli - Brindisi;
Ferraris (a), comandante tenente di vascello Battaglia
- Brindisi;
S 7 (a), comandante tenente di vascello Siccoli - Ta­
ranto;
S 2 (a), comandante tenente di vascello Giaccone -
Bari ;
4“ Squadriglia sommergibili (Gruppo autonomo):
Foca (a), comandante tenente di vascello Neyrone -
Taranto;
Glauco (ai, comandante tenente di vascello Gaspari-
Chinaglia - Brindisi;
Narvalo (a), comandante tenente di vascello Baccon
- Brindisi;
1" Squadriglia sommergibili (assegnata a Venezia):
Salpa (a), comandante capitano di corvetta Paolini -
Venezia:
Argonauta (a), comandante tenente di vascello Diaz
- Venezia;
40
.Iantina (a), comandante capitano di corvetta Tarò
- Venezia;
Atropo (a), comandante tenente di vascello Bonamico
- Venezia;
2a Squadriglia sommergibili (assegnata a Venezia):
Zoea (a), comandante capitano di corvetta Senigallia
- Venezia;
Pullino (a), comandante tenente di vascello De Donato
- Venezia;
Fisalia (a), comandante tenente di vascello Goj - Ve­
nezia;
Argo (a), comandante tenente di vascello Del Greco
Guido - Venezia;
4“ Squadriglia sommergibili (assegnata a Venezia) :
Squalo (a), comandante capitano di fregata Mellana
- Venezia;
Otaria (a), comandante tenente di vascello Viotti I).
- Venezia;
Delfino (a), comandante tenente di vascello Perricone
- Venezia;
Tricheco (a), comandante tenente di vascello Torri-
giani - Venezia.
(a) = armamento.
S o m m e r g ib il i a l l e a t i.
Francesi :
Archimede, Franklin, Ampère, Cugnot, Messidor, Ci-
gogne, Papin, Argonaute, Gay Lussai-, Foucault (tutti dislo­
cati a Brindisi).
Inglesi.:
E 21, B 6, B 7, B 8, B 9, B 10, B 11 (VE 21 dislocato
a Brindisi. Gli altri a Venezia).
Un accenno al movimento del naviglio sommergibile,
durante l ’anno 1916, renderà più chiara la spiegazione dei
concetti che ne informarono l’impiego bellico,
41
Nel Basso Adriatico alle unità nazionali si aggiunsero il
Balilla (ex 44, di costruzione italiana), YS 1 e YS 2, acquistati
in Inghilterra, e quelli della classe W (W 1, W 2, W 3, W A),
egualmente acquistati in Inghilterra, dei quali però soltanto
il W 3 e il W 4 parteciparono ad operazioni nel corso dell’anno,
e precisamente nel mese di dicembre.
L ’S 1 nel settembre fu inviato .a Spezia ove passò in
disarmo, mentre che il Foca: fin dal mese di luglio era anche
stato trasferito a Spezia ivi aggregato alla Scuola sommergi­
bili. Il Narvalo ed il Ferraris passarono alla dipendenza del
Comando in capo del Dipartimento di Venezia (nel maggio
il primo e nell’ottobre il secondo), ed il Glauco unico rimasto
della 4a Squadriglia del Basso Adriatico, fu messo alla dipen­
denza del Comando Superiore di Valona (base creata nel
maggio) e poi nell’agosto passò in disarmo a Taranto.
Inoltre, nel corso dell’anno, entrarono in servizio i pic­
coli sommergibili (più propriamente sottomarini) delle serie
A e B; i primi da 30-36 tonnellate con il solo motore elettrico,
i secondi da 40-46 tonnellate dotati anche di un motore a com­
bustione a benzina.
Era intenzione del Ministero dislocare quelli del tipo A
tra Brindisi e Valona. Per quanto riguardava il loro riforni­
mento, essi avrebbero trovato sia energia elettrica e sia aria
compressa; ma, in relazione al loro impiego, il Comando della
flottiglia di Brindisi, fece varie obiezioni:
1. — Per portarsi a distanza utile di difesa, cioè ad almeno
4 miglia dalle opere foranee, bisognava percorrere, dalla sta­
zione dei sommergibili a Brindisi, circa 7 miglia. Ora i sot­
tomarini A non avevano autonomia sufficiente per compiere il
tragitto di andata e ritorno alla massima velocità in emersione
(sei nodi), e per arrivare sul posto di agguato con riserva di
energia elettrica bastante per qualche ora di agguato e di
attacco in immersione, era necessario che navigassero alla
velocità di circa 3 miglia, ossia che impiegassero più di due
ore per arrivare sul posto. Per utilizzarli in questo servizio
era quindi necessario un mezzo di rimorchio.
A Brindisi, base della flottiglia sommergibili del Basso
Adriatico, vi era sempre una sufficiente riserva di unità su­
bacquee ben più efficaci, pronte ad accorrere sollecitamente in
42
caso di attacco nemico, qualunque fosse lo stato del mare;
mentre gli A non avrebbero potuto uscire se non in condizioni
di mare perfettamente calmo.
A Brindisi quindi i sommergibili A non erano di alcun
apprezzabile ausilio.
2. — A Valona, soltanto per recarsi dal punto di stazione
alla bocca di Saseno, occorreva navigare per circa 10 miglia.
Per portarsi a distanza utile minima di difesa, era necessario
quindi un percorso del doppio superiore a quello di Brindisi
e a maggior ragione adunque sarebbe occorso il rimorchio.
Inoltre il golfo di Valona. nel quale lo mareggiate entra­
vano frequentemente, non offriva ridosso sicuro per battelli
del genere in questione.
Valona sembrava quindi ancor meno adatta di Brindisi
per utilizzare i sommergibili del tipo A.
TI solo possibile impiego di questi mezzi poteva essere la
difesa dei porti di Bari e di Barletta, ed eventualmente anche
di Molfetta, ove lo specchio acqueo da difendere, anche in
relazione ai mezzi di offesa che probabilmente il nemico vi
avrebbe impiegato, era immediatamente fuori del porto.
Bari e Barletta erano state dotate di una stazione di
carica elettrica, di qualche alloggio e di alcuni mezzi di difesa,
e a Molfetta non sarebbe stato diffìcile di fare qualche cosa
di simile, sia pure in scala più ridotta.
Ma, essendo i sottomarini A sprovvisti di compressore di
aria, sarebbe stato indispensabile fornire quelle stazioni anche
di un piccolo compressore azionato da motorino elettrico.
Per quanto sopra, il Comando in capo dell’Armata stabilì
che i primi due sommergibili giunti il 10 febbraio a Brindisi
a mezzo ferrovia (A 2 e A 4), fossero dislocati senz’altro a
Bari; ed essi cominciarono ai primi del mese di aprile a pre­
stare il loro servizio di agguato ravvicinato in difesa di quel
porto. Tu precedenza era stato disposto per l’impianto a Bari
di un piccolo compressore con motorino elettrico alimentato
dalla stessa linea di carica; ed in attesa che i lavori fossero
pronti, VA 2 e VA 4 stazionarono in un primo tempo a
Brindisi.
Degli altri quattro sommergibili della stessa serie, VA 1
non prestò mai servizio bellico rimanendo a Spezia e passando
in armamento per i periodi nei quali doveva servire da som­
43
mergibile scuola; VA 3, l’.4 5 e VA C>, furono, a mezzo fer­
rovia, inviati a Venezia nel marzo e prestarono servizio di
agguato foraneo sia in quella piazza sia in quella di Ancona
(maggio).
Nell’ottobre VA 4 e nel dicembre VA 2 passarono per
qualche mese in disarmo a Brindisi per le opportune verifiche
e riparazioni sostituiti dal lì 1 e dal B 2, primi esemplari della
seconda serie.
I sommergibili francesi che operarono in unione ai nostri
durante l’anno furono:
Coulomb, Bemouilli, Archimède, Franklin, Ampère,
Cugnot, Messidor, Gorgone, Papin, Cigogne, Argonaute, Fou­
cault, Gay TAissac, Atalante, Ariane, Leverrier, Faraday,
Arethuse, Arago, Circe, Andromaque, Arthemis, Armide.
Dei quali però erano dislocati normalmente a Brindisi da
otto a dieci; solo nei mesi di giugno e di luglio ve ne furono
sedici.
I sommergibili inglesi furono:
E 12, E 14, H 1, H 2, II 3, H 4.
L 'E 12 e VE 14 alla fine di aprile furono chiamati a
Malta.
Tn seguito poi VH 2 e VTJ 4. scortati dalla loro nave ap­
poggio Adamant, vennero dislocati a Venezia dove giunsero
il 29 ottobre, seguiti il 28 dicembre daIVTI 1.
II concorso inglese nel Basso Adriatico nei riguardi dei
sommergibili cessò, quindi, alla fine di ottobre.
Nell’Alto Adriatico le unità nazionali vennero accresciute
dei sommergibili F 2 (ottobre), F 1 e F 3 (dicembre) ed inoltre,
come si è già detto, dei piccoli sommergibili da difesa costiera
A 3, A 5 ed A 6.
Nel dicembre il Delfino fu sottoposto a radicali riparazioni
e VArgo passò in disarmo.
I sommergibili inglesi operanti in unione ai nostri furono
sei del tipo B e tre del tipo H. I B 6, B 7, B 8 e B 9 alla fine
di ottobre furono richiamati a Malta, seguiti a breve distanza
dal B 11. Nello stesso mese di ottobre giunsero da Brindisi la
nave appoggio Adam ant con i sommergibili H 2 ed lì 4, a cui
si unì, alla fine di dicembre, come si è detto sopra, VH 1 prò
veniente da Malta.
44
Le nostre perdite nell’anno 1916 furono:
Balilla - affondato il 14 luglio alle ore 23,20 a nord
dell’isola di Lissa, in seguito a siluramento da parte della
torpediniera austro-ungarica 06 F. Tutto l ’equipaggio perì;
Pullino - incagliato alle ore 0,25 del 31 luglio sullo
scoglio della Galiola, rimanendovi gravemente danneggiato.
Lo stato maggiore e l’equipaggio tentarono di guadagnare la
costa italiana con un battello ma furono raggiunti dalla torpe­
diniera austro-ungarica 4 e condotti prigionieri a Pola, Fra
essi, come pilota, era il tenente di vascello di complemento
Nazario Sauro.
I francesi perdettero il Foucault che il 15 settembre venne
affondato con bombe gettate da un idrovolante nemico.
Gli inglesi perdettero VFI 3 che il 15 luglio urtò contro
una mina al sud di Cattaro ed il B 10 colpito da una bomba
di aeroplano nell’arsenale di Venezia (23 agosto). Tutto l ’equi­
paggio si salvò ed il battello venne ricuperato e quindi
demolito.
Basso Adriatico.
Sulla fine dell’anno 1915 la Marina italiana provvide al
vettovagliamento deH’Esercito serbo prima che iniziasse il
disastroso ripiegamento sull’Albania, e sul principio del 1916
(coadiuvata dalle Marine alleate) al salvataggio di quell’Eser-
eito che si affollava verso le spiaggie incalzato dal nemico ed
in condizioni miserevoli, stremato dai rigori dell’inverno, dalle
fatiche, dalla fame, dalle malattie; bisognava salvare circa
185.000 uomini ed un rilevante quantitativo di cavalli e
materiale. Le operazioni di imbarco avvenivano nei porti di
San Giovanni di Medua e Durazzo, ma le condizioni portuali
di San Giovanni di Medua non erano tali da poter sostenere
l’enorme traffico e poter presentare un riparo alle intemperie
ed agli attacchi del nemico. Ne derivò la necessità di abban­
donare le operazioni in tal porto per ridurle soltanto a
Durazzo e a Valona, facendovi affluire le truppe già in gran
parte addensate a Scutari. Il 25 gennaio 1916 San Giovanni
45
di Medua fu abbandonata e fu quindi sospeso ogni traffico di
navi nostre ed alleate con quell’ancoraggio.
Il servizio dei sommergibili, in seguito alle mutate condi­
zioni della regione al nord di Capo Kodoni, era stabilito come
segue (circolaro 369 11R. P. del Comando in capo della 2“ Squa­
dra, in data 29 gennaio) :
« Due sommergibili, dotati di grande autonomia, fra
Punta Menders e Meleda per sorvegliare le Bocche di Cattaro
e le provenienze dai canali dalmati.
« Un sommergibile nel Golfo del Drin, con missione di
sorvegliare specialmente il traffico Bojana-Medua, essendo pro­
babile che il nemico si appoggi a tale linea di rifornimento pel­
le sue forze terrestri in quei settore.
« Un sommergibile, quando disponibile, a Bari con le
solite consegne. Due piccoli, a Valona, con permanenza di
circa un mese, appoggiati alla regia nave Europa.....
Il vice ammiraglio
c o m a n d a n t e in c a p o
ClJT IN ELLl ».
La regia nave Europa era stata precedentemente dislocata
a Valona quale nave appoggio idrovolanti.
Come limite nord della zona di azione dei sommergibili
operanti nel Basso Adriatico veniva considerata la congiun­
gente San Benedetto del Tronto-Isola di Solta.
Il 26 febbraio anche Durazzo veniva sgombrata.
A i primi di maggio, con l'aumento delle unità, dovuto
all’arrivo dei sommergibili inglesi del tipo H, l’attività si
accrebbe e si riuscì ad eseguire azioni in grande stile, impie­
gando cinque o sei unità che operavano simultaneamente. Si
cita ad esempio, quella del maggio (vedi tav. a pag. seguente).
In questo stesso mese avvennero dei mutamenti negli alti
comandi. Il 19 maggio si costituì il Comando Superiore Navale
di Valona, del quale il grosso delle forze navali era composto
dalla Divisione Vittorio Emanuele, Regina Elena, Napoli,
Roma, al comando del vice ammiraglio Millo. A Brindisi
cessò di esistere il Comando della 2“ Squadra e il 26 maggio
venne costituito il Comando Superiore Navale di Brindisi, al
comando del vice ammiraglio Cagni. Il grosso delle forze na­
46
vali a Brindisi era composto dalla divisione Pisa, San Giorgio,
San Marco. Inoltre dipendevano dal Comando Superiore di
Brindisi tutti i sommergibili operanti nel Basso Adriatico.
Con tale cambiamento di comando nulla si mutò nella
organizzazione del servizio sommergibili e nel loro impiego.
Interessava nel modo più assoluto contrastare la possibilità
che il nemico si valesse delle vie marittime per comunicazioni,
trasporti di truppa, di armi e di materiali, verso le sue basi
di Durazzo e di San Giovanni di Medua. A ¡tale,: scopo fu
progettata una dislocazione intesa ad intensificare la vigilanza
offensiva in tutto il tratto compreso fra l’imboccatura sud dei
canali dalmati e Durazzo. Fu divisa la zona di agguato in
quattro settori A, B, C, D (vedi cartina). Quello A compren­
deva, oltre la costiera di Durazzo, anche l’area nella quale
spesso erano individuati segnali r.t. Telefunken di unità ne­
miche. Il settore D era frequentato saltuariamente dai migliori
sommergibili, e fra il settore D e quello C era lasciato libero
il bacino dei canali delle Curzolane per eventuali operazioni
di altri sommergibili o siluranti.
1 lim iti dei settori erano i seguenti:
Settore A - compreso fra il parallelo del fiume Skumbi
e quello del fiume Drin, fino a circa 40 miglia dalla costa di
Durazzo;
Settore B - fra il parallelo del fiume Drin e la baia di
Traste, fino a circa 45 miglia dalla costa di Antivari;
Settore C - fra Molonta (a circa 10 miglia a N.W . di
Punta d ’Ostro) e la punta N.W . di Meleda, fino a circa 45 m i­
glia da Ragusa.
Settore D - fra il parallelo di Lissa, il meridiano 15°
il limite della zona assegnata a Venezia e la costa dalmata.
L ’attività di quel periodo può essere sintetizzata dal diario
di guerra dei sommergibili della flottiglia di Brindisi (1° mag-
gio-6 giugno):
1° maggio:
Archimede - agguato zona C;
4 maggio:
Ampère - agguato zona C;
Il 3 - agguato isola Cazza;
H 2 - agguato zona D;
S i - agguato zona C;
MsdrsiKL.
CpLagosta
I.Tremiti
(razzo
OsÌurìT'^
TorreVacìl
Brindisi
nel Basso Adriatico
47
5 maggio :
S i - agguato zona C ;
Velella - agguato zona A;
(1 maggio:
Velella - agguato zona A;
7 maggio:
Circe - agguato zona C;
9 maggio :
Papin - agguato zona B;
Atalante - agguato zona C;
Franklin - agguato zona A;
11 maggio :
Il 2 - agguato zona B;
12 maggio :
Avipere - agguato zona C ;
13 maggio:
Circe - agguato zona A;
11 3 - agguato zona B;
S l - agguato zona C (canale di Meleda);
14 maggio:
Bernouilli - agguato zona A;
15 maggio :
Velella - agguato zona B;
H A - agguato zona D;
1fi maggio :
Franklin - agguato zona A;
Velella - agguato zona B;
17 maggio :
Papin - agguato zona B;
18 maggio:
S 2 - agguato zona A;
II 2 - agguato zona B;
li) maggio :
Atalante - agguato zona C;
21 maggio :
II 1 - agguato zona P ;
22 maggio:
H l - agguato zona D;
>
22, 23, 24 e 25 maggio :
tutti i sommergibili in agguato difensivo lungo la
nostra costa;
27 maggio:
Atalante - agguato zona B;
Gay Lussac - agguato zona A;
1° giugno:
Archimede - agguato zona D;
Leverrier - agguato zona A;
II 4 - agguato zona B ;
Arthemis - agguato zona C;
2 giugno :
S 1 - agguato zona C;
Archimede - agguato zona D;
3 giugno :
S i - agguato zona C;
4 giugno :
II 1 - agguato zona A;
Archimede - in rotta per zona D;
5 giugno:
II 2 - agguato zona A;
Archimede - agguato zona I);
0 giugno :
Atalante - agguato zona A;
Gay Lussac - agguato zona B.
Le condizioni speciali della nostra guerra in Adriatico
costringevano a variare con grande frequenza le posizioni di
agguato dei sommergibili, in modo da ridurre la probabilità
di successo delle insidie che il nemico poteva tendere ai som­
mergibili stessi. Nel luglio il servizio delle unità subacquee
fu variato, non solo per quanto sopra ma anche per la con­
siderazione che nelle rotte da Cattaro verso Otranto o Capo
Linguetta i sommergibili nemici, per necessità di passare fuori
vista di terra, dovevano attraversare quella zona relativamente
ristretta segnata in tratteggio nella tavola a pag. seguente.
Detta zona comprendeva i quadratini 702, 703, 704 della carta
di posizione allora in vigore.
Carla di posizione e area di sorveglianza dei sommergibili nel Basso Adriatico(Giugno 1910
Catta ro
Pd’Osln
49/ 498 499 500 501502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513
udua
526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543
)ulcigno
Vieste
554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571
575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587588 589 590
.
591 592 593 594
597 598 599 600 601 602 603 604 605 606 607 608 609 610 611 612 613 614 615 616 61/'
420 621 622 623 624 625 626 627 628 629 630 631 632 633 634 635 636 637 638 639
E
BarTèttc
- § 4 4 6 4 5 6 4 6 6 4 7 6 4 8 6 4 9 6 5 0 651 6 5 2 653 6 5 4 655 656 657
----------
658 659 660
' i
661
Bai Ts^ 6 4
6 6 5
6 6 6 667 6 6 8 6 6 9 670 671
&
6 7 3 674 675 676 677 678
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Il nuovo servizio comprendeva i seguenti agguati (circo­
lare del Comando Superiore Navale di Brindisi in data del
22 luglio) :
« Fino a nuovi ordini i sommergibili saranno, d ’ora in­
nanzi, impiegati nel seguente modo :
1) un sommergibile a turno sarà tenuto a Valona a
disposizione di quel Comando Superiore Navale. La perma­
nenza a Valona sarà di 15 giorni;
2) tre sommergibili (a vapore) (1) saranno impiegati in
uno speciale servizio sulla linea Valona-Otranto non appena
giunga il materiale adatto (sommergibile in agguato con scorta
di drifters (vedi più oltre);
3) i restanti sommergibili saranno messi in turno per
un servizio permanente di agguato di uno o due sommergibili
nella zona definita dai quadretti 702, 703, 704.
Partiranno la notte da Brindisi, staranno in agguato du­
rante tutto il giorno, rientreranno il mattino dopo.
Il vice ammiraglio
comandante superiore navale
U. Cagni ».
Il primo sommergibile destinato a raggiungere il Comando'
Superiore di Valona fu il Nautilus che ivi giunse il 27 m at­
tina. I quadratini 702, 703, 704 formavano una zona che aveva,
oltre al vantaggio di mantenere una seconda linea di sbarra­
mento (in aggiunta alla linea dei drifters), anche quello di
essere a breve distanza da Brindisi, pur non ostacolando
eventuali azioni di altro naviglio a nord del parallelo 41° e
lasciando completamente libera la rotta per Valona. Le navi
in rotta per Valona avevano ordine di non avvicinarsi a più
di 5 miglia dalla suddetta zona.
Per escludere il pericolo che i sommergibili in andata e
quelli in ritorno si potessero incrociare fra loro, e che questi
ultim i a loro volta potessero incrociare la rotta con altre silu­
ranti inviate durante la notte da Brindisi nei settori del
1° quadrante, era stato disposto che le rotte di andata e di
ritorno venissero regolate in modo speciale e come è dimostrato'
nello schizzo della carta di posizione sopra ricordata.
(1) Sommergibili francesi: Messidor, Foucault, Francklin, Cugnot„
Faraday, Papin.
4. — / nostri sommergibili durante la guerra 1915-18.
50
Ossia la rotta di andata dall’estremo della rotta di sicu­
rezza si dirigeva verso il punto A, vertice S.W. dell’area di
sorveglianza, e la rotta di ritorno dal punto B, vertice N.W .
della stessa area, proseguiva verso l’estremo della rotta di
sicurezza, con il vincolo di non passare a ponente del punto B
prima delle ore 3, per arrivare alla rotta di sicurezza a giorno
chiaro.
Un altro sistema di agguato fu proposto dal capitano di
vascello De Cacquerav, comandante la divisione delle flottiglie
francesi operanti in Adriatico, e consistente nell’azione com­
binata di un drifter e di un sommergibile, essendo quest’ultimo
in immersione a rimorchio del primo. Lo scopo era di sorpren­
dere sommergibili o siluranti nemiche che attaccassero il
drifter, il quale perciò veniva a costituire l ’esca per attirare
l ’avversario. Tale sistema non era nuovo e già gli inglesi lo
avevano impiegato nella Manica, talvolta con risultato.
A ll’uopo si fecero venire dalla Francia speciali braghe di
rimorchio.
L ’impiego del sistema, in base al quale si doveva costituire
un terzo sbarramento diurno fra Otranto e Vallona, era il
seguente: i preparativi di partenza da Brindisi si facevano
un’ora prima del tramonto del sole.
Il drifter rimorchiava il sommergibile (emerso) di notte,
se il tempo lo permetteva. Le due navi dirigevano, uscendo
dalla rotta di sicurezza, per il punto A (vedi schizzo allegato
della carta di posizione dell’epoca). D all’alba del giorno suc­
cessivo alla partenza cominciava l’agguato e il sommergibile
andava in immersione, a rimorchio del drifter il quale navi­
gava a piccolo moto nella zona, in modo da trovarsi al punto B
due ore prima del tramonto del sole. Dal punto B le due navi
dirigevano su Otranto, giungendovi prima di notte.
A ll’alba del terzo giorno esse raggiungevano il punto B,
restando in sorveglianza ed agguato fino al cader della notte;
e quindi effettuavano il ritorno a Brindisi passando per il
punto A, in modo da presentarsi all’inizio del quarto giorno
sul canale di sicurezza all’entrata della base.
51
Se durante la sorveglianza era avvistato un sommergibile
nemico, il drifter avvisava immediatamente il comandante del
sommergibile rimorchiato : le due unità si dividevano ed il
drifter seguiva una rotta di allontanamento per non intral­
ciare l’eventuale azione del nostro sommergibile e per evitare
che su di esso potesse essere attratta l’attenzione del nemico.
Dopo l’azione il drifter ed il sommergibile si riunivano.
Il punto di riunione era quello in cui le due navi si erano
separate, salvo in caso di successo; chè allora il drifter doveva
dirigere sul punto dell’esplosione. Non scorgendo nulla il
drifter manovrava in modo da trovarsi, nel punto in cui aveva
lasciato il sommergibile, al più tardi due ore dopo la separa­
zione, e ivi stazionava. Il sommergibile raggmngeva lo stesso
punto in immersione, emergendo, quando aveva riconosciuto
il drifter, per quanto possibile, a poppavia di esso.
Poteva accadere che circostanze impreviste non permet­
tessero la riunione di giorno. In questo caso il drifter si recava,
come precedentemente, al punto di separazione iniziale,
accendeva i fanali di navigazione e, un ’ora dopo il tramonto,
sparava un verv verde, se il sommergibile non era ancora
giunto.
Il sommergibile, se in vista, rispondeva con un altro very
verde e dirigeva verso il drifter, accendendo i suoi fanali di
navigazione nell’avvicinarlo. Se il sommergibile non rispon­
deva al segnale, il drifter, dopo essere rimasto sul luogo di
separazione fino a due ore dopo il tramonto con i fanali accesi,,
doveva rientrare a Brindisi.
I drifters incaricati del rimorchio erano il Tait ed il
Tea Rose. •
In relazione a questo tipo di agguato vennero modificate
le norme per l’impiego bellico dei sommergibili con la circo­
lare 3542 RR. A. del Comando Superiore Navale, in data
6 agosto :
« ..... dispongo che dal 7 corrente fino alla fine del mese
il servizio sommergibili sia disposto secondo le seguenti diret­
tive :
8 sommergibili, dei quali 4 francesi e 4 inglesi ed italiani,
siano adibiti due alla volta al servizio dello sbarramento nord
lat. 40°41’-40°50’ ; long. 18°30’-19°00;
2 sommergibili francesi (a vapore) allo sbarramento sud,
rimorchiati. A questo sbarramento sia destinato un terzo
52
sommergibile appena sia approntato il secondo drifter di
rimorchio e sia giunto il secondo cavo di rimorchio.
« I sommergibili disponibili siano destinati a turno uno
alla volta sulla costa nemica, nella località che successivamente
verrà indicata. Nella prima e seconda decade del mese questa
sarà nei pressi di Cattaro.
Il vice ammiraglio
coviandante superiore navale
U. C a g n i ».
Questo servizio, unitamente agli agguati nei quadratini
702, 703, 704, fu soppresso quando la linea di vigilanza dei
drifters venne spostata verso il nord soprapponendosi quasi
a quella mantenuta dai sommergibili. Il Tait ed il Tea Rose,
furono inviati subito a Taranto perchè richiesti dal Comando
in capo dell’Armata.
Le modifiche vennero emanate dal Comando Superiore
Navale di Brindisi con la circolare n. 4733, in data 6 novembre :
« 1. — La zona di agguato dei sommergibili nel canale
di Otranto è stata soppressa.
« 2. — Dal giorno 10 novembre i sommergibili faranno
servizio di agguato nelle seguenti zone :
zona n. 1, fra i paralleli 41°-41°10’ e meridiani 18°30’-19°;
zona n. 2, fra i paralleli 41°50-42° e meridiani 18°40’-1910
<(3. — Fino al 30 novembre i sommergibili francesi faranno
servizio nella zona n. 2. Il comandante superiore navale fran­
cese dia tutte le istruzioni che egli riterrà più opportune per
regolare le modalità di crociera nella zona indicata. Sarebbe
utile che il servizio avesse carattere continuativo.
« 4. — Fino al 30 novembre i sommergibili italiani faranno
servizio nella zona n. 1.
« 5. — Dal 1° al 20 dicembre sarà invertito il servizio delle
flottiglie nelle dette zone.
« 6. — Per il servizio occorrono 4 sommergibili per ogni
zona. Fintantoché non siano giunti i W italiani, qualora il
Comando Superiore Navale francese abbia un sommergibile
disponibile oltre i 4 necessari per la zona, lo pregherei volerlo
mettere a disposizione del comandante la flottiglia italiana con
quelle modalità che egli vorrà cortesemente concretare con il
'Comandante Giovannini.
ZONE D’OPERAZIONE DEI SOMMERGIBILI NEL BASSO ADRIATICO (1916)
Vieste)
Golfo di Manfredonia
Barletta
Molfelta'
Bart'
Monopoli
Zona 1! Novembre 1916
Zona 2’
Zona unica Dicembre 1916
Brindisi
Cattaro
(Traste
SSipv
urazzo
Valona
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Ufficio Storico Ministero della Marina - I nostri sommergibili durante la guerra 1915-1918 (1933)

  • 1. m m sm ■■■- v .v .- .- .v .v .V SíJSSSSá^
  • 2.
  • 3.
  • 4.
  • 5. MINISTERO DELLA MARINA U F F I C I O D E L C A P O DI STATO M A G G I O R E U F F I C I O S T O R I C O I NOSTRI SOMMERGIBILI DURANTE LA GUERRA 1915-18 — — K (> .M A TIP. D E L L ’ UFFICIO D EL CAPO DI 8 T A T O M AGGIORE M C M X X X I I I - ANNO XI.
  • 6.
  • 7. .4 VVERTENZA. Questo volume, che fa parte della « Cronistoria documen­ tala della guerra marittima italo-austriaca 1915-18 », tratta dell attività dei nostri sommergibili durante la guerra, met­ tendo in giusto rilievo il valore dei comandanti, degli ufficiali e degli equipaggi di queste unità.
  • 8. .
  • 9. X X X X > X C X O X O *O X O X < X X 'X T X X 'X X O X 7 -X X 'X O X 'X X X X X X- CAPITOLO 1 Organizzazione generale del servizio dei sommergibili. Fin dal 11)13 i sommergibili erano stati curati, da parte «lei Ministero, da cui direttamente dipendevano, in speciale maniera e il loro addestramento venne regolato dalla seguente circolare dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore in data 1° set­ tembre 1913: « 1. — I sommergibili in armamento saranno sempre tenuti al completo di Stato maggiore ed equipaggio, avendo in massima almeno un ufficiale oltre il comandante. « 2. — I sommergibili di nuova costruzione e con perso­ nale non ancora addestrato faranno le loro esercitazioni in acque profonde meno di 30 metri; spetterà allora ai capi squa­ driglia il richiedere alle autorità locali l’approntamento di mezzi di sollevamento ed il definire, caso per caso, quando queste misure restrittive e precauzionali potranno essere revo­ cate od omesse. « 3. — Con avvisi ai naviganti e manifesti nelle capita­ nerie di porto saranno rese pubblicamente note le località frequentate dai sommergibili a scopo di esercitazioni, avver­ tendo che un sommergibile in immersione è normalmente indicato dall’estremità del cleptoscopio o dei cleptoscopi, che sporgono di pochi centimetri sul livello del mare, produ­ cendo una scia specialmente visibile con mare calmo; e che quando non si tratti di esercitazioni di attacco, il cleptoscopio od uno dei cleptoscopi, è sormontato da un’asta con bande­ ruola metallica triangolare.
  • 10. ( i « Le navi a vapore dovranno manovrare in modo da non avvicinarsi al sommergibile, della cui rotta è molto difficile rendersi conto esatto. <(4. — I semafori che dominano la costa in cui si esercitano i sommergibili, alzeranno una bandiera quadra rossa. « 5. — La zona di esercitazione dei sommergibili sarà sorvegliata da nave o rimorchiatore o silurante o sommergibile di scorta che, invece della bandiera nazionale, dovrà tenere in testa d’albero una bandiera quadra rossa. Quando le eser­ citazioni avverranno al largo, in acque non frequentate da piroscafi e nelle esercitazioni di attacco la scorta sarà omessa. « 6. — Sarà proibito ai sommergibili di navigare in im ­ mersione nei canali di accesso e nelle imboccature dei porti; le zone acquee per le esercitazioni saranno prescelte lontane dalle rotte battute dai piroscafi. « 7. — Sarà proibito ai sommergibili di simulare attacchi a navi mercantili. «8. — I sommergibili potranno simulare attacchi soltanto contro navi da battaglia, e sarà proibito assolutamente qual­ siasi esercizio di attacco contro navi sottili e veloci, e contro siluranti. Gli attacchi saranno sempre preavvisati o preventi­ vamente convenuti; sarà proibito eseguirne senza preavviso o preventivo accordo. ((9. — I sommergibili nel simulare attacchi contro navi da battaglia, non le avvicineranno mai a distanze inferiori a 400 metri. « 10. — Eseguito l’attacco, i sommergibili verranno rapi­ damente a galla fischiando e prendendo una rotta parallela a quella della nave avversaria, la quale manterrà inalterata la sua. « 11. — Le crociere e gli attacchi simultanei di più som­ mergibili dovranno essere preventivamente disciplinati dai capi-squadriglia, mediante precise disposizioni intese ad evi­ tare qualsiasi pericolo di collisioni subacquee. « 12. — Negli attacchi, i sommergibili, quando saranno giunti a distanza tale dal bersaglio che la loro presenza po­ trebbe essere rivelata dal cleptoscopio emergente, dovranno procedere mantenendo l’estremità del cleptoscopio a pochi centimetri al disotto della superficie del mare, avendo cura però di farne emergere di quando in quando l’estremità per controllare la propria posizione ed esplorare l ’orizzonte. Questa manovra sarà di regola per i sommergibili con clepto­ scopio rientrabile.
  • 11. 7 « Sino a quando però l’allenamento del personale non sarà completo, i sommergibili nelle esercitazioni di attacco terranno il cleptoscopio emerso siffattamente da essere scorto. « 13. — Quando, per ragioni tattiche o di esercitazione, occorresse navigare ad immersione maggiore di quella normale, e tale da non permettere frequenti esplorazioni con il clepto­ scopio, i sommergibili dovranno tenersi, semprechè i fondali lo permetteranno, al disotto dei 15 metri (letti al manometro) per sottrarsi al pericolo di collisioni con galleggianti. « Al momento di passare da una immersione profonda alla normale, oppure all’emersione, il comandante del sommergibile dovrà assicurarsi, per quanto gli sarà possibile con i mezzi a disposizione, che lo specchio d ’acqua sovrastante sia libero. « Tengasi presente che non è consigliabile fermare un sommergibile, il quale per inavvertite infiltrazioni potrebbe avere spinta negativa. « 14. — Qualora le condizioni locali lo permettano, ogni sommergibile eseguirà trimestralmente una immersione in fondali inferiori ai 30 metri, adagiandosi su fondo pianeg­ giante e non roccioso. Saranno in tali occasioni provati tutti i congegni di salvataggio (boa telefonica, boa dei cavi, appa­ recchi segnalatori, ecc.); i palombari applicheranno le braghe, gli anelli di sospensione e le manichette dell’aria sugli appo­ siti raccordi dello scafo. « 15. — Ciascun sommergibile dovrà essere immesso, ogni sei mesi, in bacino per la pulitura della carena, per la verifica accurata e la manutenzione di tutti i suoi organi interni ed esterni e per la prova della zavorra distaccabile. « 16. — I sommergibili non dovranno mai navigare a profondità superiore ai 20 metri; quando per cause indipen­ denti dalla volontà del comandante il sommergibile raggiun­ gesse la quota di 25 metri, la zavorra di sicurezza dovrà essere tutta mollata. «17. — Ogni sommergibile dovrà eseguire, almeno una volta al mese, una immersione da fermo ed in acqua calma, per verificare le condizioni di assetto ed il buon funziona­ mento degli organi di immersione; tale verifica dovrà essere fatta inoltre ogni qualvolta avvengano modificazioni nella distribuzione dei pesi o dopo i lavori di riparazione, nonché per i sommergibili di nuova costruzione. « 18. — L ’accortezza, la diligenza ed il severo senso di responsabilità dei comandanti danno affidamento che giammai saranno trascurate le norme di sicurezza del sommergibile, e
  • 12. 8 che l’addestramento del suo personale avrà ognora di mira tutte le forme di impiego guerresco evitando le inutili temerità. « 20. — Nessun’altra disposizione oltre quelle stabilite sarà presa dai comandanti di dipartimento o di piazza marittima nelle cui acque si svolgeranno esercitazioni di sommergibili. Il Ministro E n r ic o M il l o ». Venne messa a disposizione dei sommergibili, quale nave appoggio, la regia nave Lombardia. Su questa nave era quanto, nei lim iti della possibilità, potesse loro occorrere: alloggi per ufficiali e per l ’equipaggio, depositi di viveri e vestiario, offi­ cine di riparazione, la stazione di carica, i materiali di riserva e di ricambio dei macchinari. Questa nave scortava i sommer­ gibili nelle loro crociere, esercitazioni o spostamenti da un porto all’altro. Nell’agosto 1914, all’inizio della conflagrazione europea i sommergibili italiani erano dislocati come segue: nave appoggio sommergibili : Lombardia, comandante capitano di corvetta Slaghek - La Spezia, il 22; la squadriglia torpediniere sommergibili (alla diretta dipendenza del Ministero) : Jalea (a), comandante capitano di fregata Giovannini - Messina; Salpa (a), comandante capitano di corvetta Paolini - da Spezia il 22; Zoea (a), comandante 1° tenente di vascello Senigallia - Messina; Jantina (a), 1° tenente di vascello Tarò - La M adda­ lena; 2a Squadriglia torpediniere sommergibili (assegnata a La Spezia) : Medusa (a), comandante capitano di corvetta Vac- caneo - La Spezia;
  • 13. 9 Argo (a), comandante tenente di vascello Del Greco Guido - La Spezia; Velella (a), comandante 1° tenente di vascello De Feo - La Spezia; assegnati a La Maddalena : Fisalia (a), comandante tenente di vascello Battaglia - da Spezia il 22; Atropo (a), comandante tenente di vascello Bonamico - da Spezia il 22; 3a Squadriglia torpediniere sommergibili (assegnata a Taranto) : Nereide (a), comandante capitano di corvetta Gottardi - Brindisi. Nautilus (a), comandante 1° tenente di vascello Co­ lombo - Brindisi; Pullino (a), comandante 1° tenente di vascello Bottini - La Spezia; G. Ferraris, (allestimento) - La Spezia; 4* Squadriglia torpediniere sommergibili (assegnata a Venezia) : Squalo (a), comandante capitano di corvetta Mellana - Venezia; Otaria (a), comandante tenente di vascello Alhaique - Venezia; Delfino (a), comandante tenente di vascello Goi - Venezia; Narvalo (a), comandante tenente di vascello Siccoli - Venezia; Glauco (a), comandante tenente di vascello Farinati - Venezia ; Foca (a), comandante tenente di vascello Ponzio - Ve­ nezia; Tricheco (a), comandante tenente di vascello Torri- giani - Venezia. :(a) = armamento.
  • 14. 10 Alla fine del mese di agosto 1914 fu stabilito che la 1* Squadriglia sommergibili composta delle unità Jalea, Zoea, Salpa, Jantina venisse riunita a Messina. In quella base già si trovavano lo Jalea e lo Zoea. Il Salpa sarebbe partito da Spezia per riunirsi a Maddalena con lo Ja n tin a ; insieme quindi avrebbero proseguito per Messina, scortati dalla regia nave Lombardia. Pochi giorni dopo la riunione a Messina questa squadri­ glia ebbe l’ordine di dislocarsi a Venezia, scortata dalla Lombardia, essendo assegnata a quella piazza marittima. Il foglio con cui veniva impartito l’ordine (n. 834 della Divisione « Naviglio ») terminava così : « V. S. regolerà la navigazione in modo da giungere a Venezia ai primi chiarori dell’alba ed a tal uopo il comando in capo di Venezia dovrà essere telegraficamente informato dell’arrivo ». Contemporaneamente venne ordinato un altro movimento di sommergibili. Le quattro unità a benzina : Squalo, Foca, Tricheco e Narvalo si dovevano spostare da Venezia a Brindisi. Il dipartimento marittimo di Venezia ne veniva informato con la seguente lettera (n. 834 della Divisione «N aviglio»): « Pregiomi informare V. E. che ho disposto quanto segue: 1) i sommergibili a benzina Squalo, Foca, Narvalo e Tricheco siano dislocati a Brindisi; 2) i sommergibili Jalea, Jantina, Zoea e Salpa siano Jislocati a Venezia. « Per effettuare tali movimenti arriverà prossimamente a Venezia il Ciclope che scorterà o rimorchierà a Brindisi la prima coppia Narvalo e Tricheco, mentre l ’altra : Squalo e Foca sarà scortata o rimorchiata dalla Lombardia che giungerà fra qualche giorno costì con i sommergibili Jalea, Jantina, Salpa e Zoea. Il Ministro V ia l e ». I mesi che seguirono, fino all’inizio delle ostilità con l’Austria, furono impiegati ad ottenere che il personale rag­ giungesse il massimo grado di allenamento, e che fosse consentito di ritrarre dal materiale, in parte già antiquato e sorpassato dalle più recenti costruzioni, il migliore rendi­ mento.
  • 15. 11 A proposito però dell’impiego dei sommergibili, per gli inconvenienti che subito si presentarono ed in generale per le limitate possibilità belliche che si credeva la nuova arma dovesse avere, le idee dei comandanti, specie dopo le eserci­ tazioni del 1914, non erano troppo confortanti. Questi som­ mergibili di piccolo tonnellaggio, deficienti per l’autonomia e per l’abitabilità degli ambienti, erano definiti sommergibili costieri e difensivi, non potevano avere altro scopo se non la difesa ravvicinata di piazze e basi marittime e dei grossi centri industriali e commerciali della costa. Si riteneva che essi potessero stare lontani dalla base di rifornimento al massimo 48 ore, e ciò specialmente per la considerazione che tutte le loro operazioni tattiche richiedevano prontezza di percezione e rapidità di esecuzione, doti che si attenuano di molto in organismi estenuati dalla fatica. Tali sommergibili erano sprovvisti dei mezzi necessari a sostenere lunga navigazione, e i motori a combustione, sopratutto per la loro leggerezza di costruzione, erano soggetti a facili avarie. Le lunghe traversate dovevano perciò considerarsi come operazioni eventuali da eseguirsi soltanto in caso di necessità per spostamenti della base e mai doveva mancare la scorta della nave appoggio. Si riteneva per questo complesso di circostanze, che i som­ mergibili fossero destinati all’azione diurna quando potevano, non visti, vedere il nemico e portare l’offesa; di notte si pen­ sava potessero essere utilizzati soltanto in attacchi contro navi alla fonda, in posizione ben definita. Data la scarsa velocità di spostamento i sommergibili in questione non potevano essere destinati in operazioni di ricerca del nemico, ma bensì in quelle di agguato; dovevano perciò assumere posizioni di attesa nello specchio d ’acqua prospiciente i tratti di costa da difendersi, ed attraverso i passi minacciati dal nemico. Per riparare all’inconveniente della scarsa velocità, il mezzo migliore era quello di riunire l’azione dei sommergibili ad un servizio di rapida esplorazione eseguito da velocissime siluranti o meglio ancora da aeronavi. I sommergibili dove­ vano essere m uniti di un apparato radiotelegrafico trasmit­ tente di conveniente potenza per poter comunicare con la stazione costiera più prossima o con la nave appoggio. Gli apparecchi di segnalazione e di sicurezza dovevano essere
  • 16. 12 completati da « apparecchi di segnalazione acustica subac­ quea », ossia da idrofoni. Detti apparati sarebbero stati utilis­ simi, in special modo, per le esercitazioni di squadriglie al fine di evitare il pericolo di collisioni, potendosi con essi rilevare la presenza di navi in un raggio di circa 7 miglia. Riguardo al personale, i comandanti facevano pressioni affinchè venisse assegnato ad ogni unità un comandante in 2°. Inoltre venne fatto presente al Ministero come, destinando il capo squadriglia al comando di un sommergibile, se ne veniva a distruggere assolutamente l’azione direttiva in qualsiasi operazione guerresca, portandolo alle condizioni di coman­ dante di unità isolata. Tali richieste furono riconosciute giuste, cosicché all’inizio delle ostilità tutti i sommergibili operanti in zona di guerra ebbero l’ufficiale in 2“ ed al capo squadriglia fu dato solo inca­ rico direttivo delle unità al proprio comando. ★ ★★ Eseguiti gli spostamenti dei sommergibili a Venezia ed a Brindisi, fu aggiunto alla squadriglia di Venezia, al principio dell’anno 1915, il sommergibile di recente costruzione Argo­ nauta. E mentre si attendeva la prevista istituzione di un ispettorato sommergibili, ossia di un organo che dirigesse questo ramo così importante del naviglio, vennero istituiti due comandi di flottiglia sommergibili: uno a Venezia, dipendente da quel dipartimento marittimo ed uno a Brindisi, dipendente dal comando in capo dell’Armata. Questi comandi di flottiglia dovevano attenersi alle norme ed alle istruzioni che potevano, in linea generale, pervenire loro dal Ministero, subordinata- mente però agli ordini e con le limitazioni che i comandi in capo avessero creduto di stabilire in relazione allo stato di guerra. Inoltre i sopracitati comandi di flottiglia dovevano darsi reciprocamente comunicazione di tutte quelle esperienze e notizie che potessero interessare l’efficienza e l’impiego guer­ resco in genere dei sommergibili; e dovevano procurare di mantenere per quanto possibile, la necessaria unità di indi­ rizzo nel loro impiego bellico.
  • 17. 13 ★ ★★ Al 24 maggio 1915 la dislocazione del naviglio sommer­ gibile era quella indicata dal seguente specchietto: nave appoggio: Lombardia, comandante capitano di fregata Giovan- nini Giovanni a Brindisi; 3“ Squadriglia Sommergibili : Nereide (a), comandante capitano di corvetta Del Greco Carlo a Brindisi; Nautilus (a), comandante 1° tenente di vascello Co­ lombo a Brindisi; Velella (a), comandante 1° tenente di vascello De Feo a Brindisi; G. Ferraris (a), comandante tenente di vascello Bat­ taglia a Brindisi; l 1 Squadriglia Sommergibili : Jalea (a), comandante capitano di fregata Giovan- nini Ernesto a Venezia; Salpa (a), comandante capitano di corvetta Paolini a Venezia; Zoea (a), comandante tenente di vascello Senigallia a Venezia; Jantina (a), comandante tenente di vascello Tarò a Venezia; Medusa (a), comandante tenente di vascello Vitturi a Venezia; Atropo (a), comandante tenente di vascello Bonamico a Venezia; 2a Squadriglia Sommergibili: Argonauta (a), comandante capitano di corvetta Vac- caneo ad Ancona; Pullino (a), comandante 1° tenente di vascello Bottini a Venezia; Fisalia (a), comandante tenente di vascello Goi a Ve­ nezia; Argo (a), comandante tenente di vascello Del Greco Guido a Venezia;
  • 18. 14 4a Squadriglia Sommergibili : Squalo (a), comandante capitano di corvetta Mellana a Venezia; Otaria (a), comandante tenente di vascello Ponzio a Venezia; Dei-fino (a), comandante tenente di vascello Giaccone a Venezia; Tricheco (a), comandante tenente di vascello Torri- giani a Venezia; Foca (a), comandante 1° tenente di vascello Alhaique a Brindisi; Glauco (a), comandante capitano di corvetta Farinati a Brindisi; Narvalo (a), comandante tenente di vascello Siccoli a Brindisi. (a) = armamento. 1915 Lo scoppio delle ostilità trovò le condizioni molto migliorate, sia riguardo aH’allenamento del personale, sia riguardo alle basi di appoggio del naviglio; chè molti lavori erano già stati fatti e altri si stavano completando per mettere in efficienza le difese. Specialmente oggetto della massima cura da parte dello Stato Maggiore furono Venezia, Brindisi e Taranto; quest’ultim a destinata a diventare il centro di irraggiamento del grosso della nostra flotta. Si costituirono numerose e potenti batterie, e furono sbarrati i passi di entrata e di uscita con ostruzioni di carat­ tere fisso e mobile. A Brindisi fu anche iniziata la costruzione di un nuovo molo di circa 500 metri a protezione dell’avam­ porto. Furono migliorati ed accresciuti i bacini di carenaggio, si costituì un sistema di difesa antiaerea e furono aumentati i depositi di viveri, munizioni e combustibile. A Venezia e a Brindisi si intensificò lo scavo delle vie di accesso e deH’interno dei porti stessi. Nel maggio 1915 queste due basi potevano contenere, oltre al naviglio silurante nostro ed alleato, anche un rilevante numero di navi da bat­ taglia e incrociatori. La rada di Vallona venne trasformata
  • 19. 15 in base navale e modifiche opportune vennero anche eseguite nei porti di Ancona, Porto Corsini, Bari e Barletta. Partendo da queste basi fisse ed eventuali si diramavano i nostri som­ mergibili, alternando brevi giorni di riposo e lunghe crociere ed agguati presso i rifugi del nemico. L ’importanza dell’Adriatico come teatro principalissimo della guerra navale nel Mediterraneo, fu subito riconosciuta dagli Alleati, come si può vedere da quanto, alla fine del maggio 1915, l ’Ammiragliato inglese scriveva al nostro M ini­ stero della Marina, circolare n. 1339 RR. P. : <cConfido che V. E. vorrà tenermi informato dei provve­ dimenti che riterrà possibile adottare, circa la sorveglianza dei sottomarini nemici, e che V. E. vorrà secondare i nostri desideri al riguardo. E ’ ovvio che gli obbiettivi dei sottomarini in Mediterraneo sono le navi da guerra italiane dell’Adriatico e la Squadra dei Dardanelli. « Nel comune interesse è dunque di grande importanza mantenere una effettiva vigilanza nel Canale d’Otranto, con siluranti aventi base a Brindisi ed a Vallona e con l ’aiuto di naviglio aereo per impedire ai sottomarini tedeschi di entrare in Adriatico. E ciò non solamente eviterebbe una più viva minaccia alla flotta italiana, ma sarebbe anche di grande ausilio agli Alleati d ’Italia, impedendo le operazioni dei sot­ tomarini sia contro le navi dei Dardanelli, sia contro navi trasportanti truppe; dato che essi non potrebbero rifornirsi di siluri nei porti adriatici ». Ma data l’ampiezza degli specchi d’acqua che bisognava controllare non era possibile che il nostro naviglio leggero e silurante, potesse assolvere da solo il compito. Gli equipaggi avevano bisogno di giorni di riposo, gli scafi e le macchine di turni di verifiche e riparazioni; vennero perciò fatte vive pre­ mure all’Ammiragliato inglese ed a quello francese perchè fossero adempiuti gli obblighi navali concretati nella confe­ renza avvenuta a Parigi nella prima decade del maggio 1915 fra gli incaricati delle Nazioni della Quadruplice; che cioè fosse concesso un valido appoggio di navi alle nostre forze operanti in Adriatico. Per quanto riguarda i sommergibili la Francia mandò subito i seguenti: Ampère, Cugnot, Monge, Fresnel, Messidor; con una nave appoggio, il Marceau. Su detta nave era anche il Comando Superiore delle Forze Navali Francesi operanti in
  • 20. 10 Adriatico. Questi sommergibili giunsero il 26 maggio a Brin­ disi mentre il Marceau si recò a Taranto ove rimase. L ’A m m i­ ragliato Inglese nel mese di settembre concedeva sei sommer­ gibili della classe B. e precisamente i numeri : B 6, B 7, B 8, B 9, B 10, B 11. Era intendimento del nostro Stato Maggiore che questi ultim i venissero dislocati a Venezia e ciò perchè Venezia si trovava in condizioni di inferiorità, come unità subacquee, rispetto alla base di Brindisi che era già stata rinforzata dai sommergibili francesi. Questa dislocazione poi avrebbe evitato che nel Basso Adriatico fosse rimasto un numero troppo scarso di sommergibili italiani. L ’Ammiragliato Inglese diede il nulla osta per l’invio a Venezia delle suddette unità. In conseguenza vennero date disposizioni al comando del di­ partimento di Venezia affinchè volesse prepararsi a riceverle mettendo a loro disposizione, quale nave appoggio, la regia nave Marco Polo. Il comandante di questa Squadriglia era il capitano di fregata Tomkinson. Alla fine del settembre erano già pronti a Malta i tre sommergibili B 7, B 8 e B 9, fu inviato il piroscafo Gian- nutri, con le torpediniere Clio e Cassiopea per scortarli a Brindisi. Intanto il piroscafo Città di Bari raggiungeva Malta per caricare materiali ed armi di rispetto, che trasportò a Spezia da dove furono fatti proseguire a mezzo ferrovia per Venezia. Il 29 settembre il B 7, B 8 e B 9 arrivavano a Brindisi ed il 6 ottobre ripartivano per Ancona e Venezia entrando in arsenale il giorno 11. Il B 11 e il B 6 giunsero in questa base il 28 dello stesso mese mentre il B 10 arrivò soltanto alla fine di dicembre. In questa epoca il naviglio sommergibile alleato operante nel­ l’Adriatico era composto dalle seguenti unità: Ampère, Cugnot, Messidor, Papin, Cigogne, B 6, B 7, B 8, Foucault (giunto da Milo il 7 dicembre), Archimede (giunto il 13 dicembre), Franklin (giunto da Malta il 19 dicem­ bre), Argonaute, Gay Lussac, B 9, B 10, B 11. Da parte nostra vi era stato, di nuovo, l’arrivo del som­ mergibile S, acquistato in Inghilterra; ma questo potè essere utilizzato in operazioni belliche solo alla fine del dicembre con una missione di agguato davanti a Bari. D ’altro canto dove­
  • 21. vamo dolorosamente registrare la perdita di tre sommergibili : il Medusa attaccato e silurato il 10 giugno; il Nereide attaccato ed affondato con siluro del sommergibile austriaco V 5 il 5 agosto e lo Jalea perdutosi, per urto su mina nemica nel golfo di Trieste il 16 agosto. I francesi perdettero il Fresnel ed il Monge. Il primo il giorno 5 dicembre, arrivando alle prime ore della mattina nel golfo del Drin, si incagliò alla foce della Bojana; una squadra di esploratori e cacciatorpediniere austriaci lo avvistò e lo distrusse, facendo prigionieri due ufficiali e tutto l’equipaggio. Il secondo il 2!) dicembre fu sorpreso, mentre probabilmente eseguiva la carica degli accumulatori, da un incrociatore tipo Uelgoland seguito da cacciatorpediniere ed affondato. Due ufficiali e 15 uomini dell’equipaggio vennero fatti prigionieri. Di queste perdite e di quelle avvenute negli anni successivi di guerra verrà trattato più oltre in un capitolo a parte. Basso Adriatico. Il primo piano di operazioni con sommergibili fu proget­ tato dal capo flottiglia di Brindisi con la lettera n. 160 RR. in data 15 giugno. « Con i sommergibili presenti a Brindisi si compie ora soltanto un servizio difensivo locale. Per tale servizio bastano 4 sommergibili piccoli; ora ne sono impiegati due di quel tipo {Foca e Narvalo), ai quali sono aggiunti due del tipo più grande. « Con i sommergibili di cui si dispone, che sono ora otto, ma dai quali bisogna detrarne qualcheduno in lavori per riparazioni e rettifiche, si potrebbero compiere altri servizi al largo : « 1) Esplorazione ed agguato in prossimità della costa da Ragusa ad Antivari. Servizio possibilmente giornaliero con un sommergibile; turno in quattro; un giorno e due notti di crociera. 2- — I nostri sommergibili durante la guerra 1915-18.
  • 22. 18 « 2) Esplorazione ed agguato nei dintorni di Capo Planka ed alle bocche dei canali delle Curzolane. Questa operazione può essere facilitata da punti di appoggio passeggiero, per i quali si prestano Barletta e Tremiti. A Tremiti converrebbe ancorare solidamente a tale scopo, in punto ben ridossato presso il Cretaccio, un vecchio veliero, schooner o goletta, con una piccola provvista di nafta, olio di lubrificazione, acqua, viveri; ad esso potrebbe affiancarsi il sommergibile tempo per­ mettendo. Giova occupare Pelagosa per impedire che quel­ l’ottimo punto di guardia dell’Adriatico serva di vedetta per il nemico. « Anche questo servizio deve essere disimpegnato da un solo sommergibile alla volta, con molta libertà di azione; tre o quattro giorni di crociera: sei unità nel turno. « 3) Esplorazione diurna, in immersione, nel canale di Corfù ed adiacenze per sorprendere qualche sommergibile nemico che vi abbia fatto base di rifornimento. Servizio even­ tuale, da farsi saltuariamente. « Lo stesso servizio può essere disimpegnato su altri punti della costa neutrale, per i quali vi fossero notizie attendibili di avvistamento dei sommergibili nemici. « 4) Quando si supponga che il nemico possa ripetere qualche scorreria in forza contro città aperte del litorale, pos­ sono inviarsi due sommergibili per sorvegliare la costa intorno a Bari ed intorno a Barletta. Rientrando la sera in ciascuno di questi porti, il servizio può essere tenuto dagli stessi som­ mergibili per tre o quattro giorni consecutivi. Da quattro a sei unità in turno. « Le maggiori probabilità di successo per i sommergibili si ottengono quando qualcuno di essi si trovi in uno o più punti delle acque nemiche, e si abbia la pazienza di aspettare l’occasione favorevole. I punti di agguato devono essere sempre variati ma il servizio deve avere carattere per quanto è possibile continuativo. Libertà di azione entro i lim iti della zona assegnata, nella quale si deve evitare che si trovino con­ temporaneamente altre navi amiche. Il capitano dì fregata - comandante G. G io v a n n in i ». In linea di massima fu quasi completamente approvato tale programma ed i compiti che venivano così ad essere affidati ai sommergibili erano : 1) agguato al largo di Brindisi, per la difesa di quella base, e che veniva eseguito a turno da tutti i sommergibili
  • 23. 19 della flottiglia. In particolar modo vi si adoperavano i som­ mergibili Narvalo, Foca e Glauco, i quali, essendo i più vecchi e quindi di minor autonomia, non potevano eseguire altro che azioni molto ravvicinate; 2) agguato davanti ai porti o passi nemici e sulle rotte di maggior traffico. I sommergibili di Brindisi si spinsero spesso fino al parallelo dell’isola di Lagosta, ed alcune volte anche più al nord. Così ad esempio il 26 giugno il Velella, operò un agguato in prossimità dello scoglio della Galiola e di Capo Promotore (Quarnero). Detta missione fu consigliata dal fatto che la divisione dell’am miraglio Cagni (Pisa, Am alfi, San Marco, San Giorgio) dovette spostarsi da Brindisi a Venezia. Ad essa parteciparono oltre al Velella altri cinque sommergibili, come risulta dalla lettera n. 833 RR.P. in data 6 luglio 1915, diretta dal Comando in Capo dell’Armata al Capo di Stato Maggiore: « Facendo seguito al rapporto dell’ammiraglio Cagni, circa la traversata compiuta da Brindisi a Venezia, mi pregio rias­ sumere all’E. V. la missione eseguita in tale circostanza dai sei sommergibili dell’Armata. Scopo di tale missione era di proteggere l ’avanzata della 4a Divisione guardando i passi dai quali forze navali nemiche potevano uscire per ostacolarla. Detti sommergibili avevano ordine di partire da Barletta fra le ore 23 e le 24 del giorno 26 giugno regolando la navigazione in modo da non essere avvistati dalle stazioni costiere nemiche, ila non avere interferenze di rotta con le navi della 4“ Divisione (di cui era noto il programma di marcia) e di arrivare fra le ore 2 e le 2,30 del mattino del 27 nei punti di agguato, ossia (vedi schizzo) : Nereide - al posto n. 1 : passo delle Sette Bocche, passo di Premuda e passo di Meleda; Fresnel - al posto n. 2: passo di Selve; Nautilus -al posto n. 3: fra Sansego e Lussin guardando l’uscita di Lussin Piccolo; Messidor - al posto n. 5: passo fra Galiola e Unie; Velella - al posto n. 6: passo fra Galiola e Secca Peri­ colosa; Monge - ai posto n. 4: in linea foranea davanti al Quar­ nero.
  • 24. 20 I lim iti della zona di azione di ciascun sommergibile erano stabiliti nel modo seguente : n. 1 - a SE della linea che dall’estremo SE dell’isola Premuda dirige a SW ; n. 2 - fra la linea precedente e quella passante per l’estremo S. dell’isola di Lussili; n. 3 - fra quest’ultim a linea e la parallela passante per il centro di Sansego; n. 5 / separati dalla linea che dallo scoglio Galiola n. 6 ) dirige per SW e tino alla zona segnata col n. 4. « I sommergibili avevano ordine di rimanere in immer­ sione nella zona loro assegnata per attaccare qualunque unità nemica si presentasse. Qualora lo avessero ritenuto opportuno, per condurre a fondo un attacco, erano autorizzati ad entrare nelle zone adiacenti. A mezzodì del 28 dovevano considerare ultimate le operazioni e dovevano far ritorno a Brindisi, essendo autorizzati a toccare, per riposo e rifornimenti, quei punti della costa italiana che avessero ritenuti più convenienti; possibilmente Ancona, Barletta, Bari. La missione fu compiuta secondo le istruzioni e tutti i sommergibili si trovarono per l’ora prescritta nel punto a ciascuno assegnato. Nessuna nave nemica fu avvistata. Nel ritorno il Nautilus toccò Ancona; Messidor, Monge, Veletta, Barletta; il Fresnel Bari ed il Nereide raggiunse direttamente Brindisi. Il Nereide il 30 m at­ tina; il Fresnel, il Veletta ed il Munge alla sera del 30; il Nautilus ed il Messidor nel giorno successivo. Nessun incon­ veniente al personale ed al materiale; soltanto necessità di rettifiche, visite e manutenzioni della durata di circa 5 giorni. Per la missione compiuta ho elogiato tutti i comandanti dei sommergibili ed in speciale i comandanti del Nereide e del Veletta. Il vice ammiraglio comandante in cayo dell'Armata L u i g i d i S a v o i a ». Al sud veniva istituito un regolare servizio di agguato sulla rotta Punta Menders-Capo Rodoni-Capo Laki ed in vicinanza dell’isola di Saseno. Allo scopo di evitare pericolose interferenze negli agguati, il comando in capo della 2a Squadra a Brindisi ed il comando in capo del dipartimento di Venezia, s’informavano recipro­ camente quando i lim iti delle zone di agguato dei propri
  • 25. Punii di agguato dei sommergibili nella missione del 26-27Giugno 1915
  • 27. 21 sommergibili si avvicinavano a quelli di divisione fra i rispettivi teatri di operazione. Queste crociere tormentavano assai il materiale che non era stato progettato e costruito per resistere a lunghi sforzi, e fu perciò necessario che i nostri sommergibili andassero a turno, e per un tempo a volte non breve, in riparazione nel regio arsenale di Taranto. Fu pensato dal comando in capo dell’Armata di istituire una base di sommergibili a Barletta, sia perchè da questo punto sarebbe stato molto facile eseguire agguati ravvicinati nei porti contigui che erano spesso attaccati da unità nemiche, e sia per la possibilità di eseguire con più frequenza agguati sulla congiungente Vieste-Lagosta e nella zona immediata­ mente più a nord. Si pensava anche di poter raccogliere gradatamente, dai rapporti delle missioni, notizie sulla situa­ zione militare nelle isole Curzolane onde prepararsi ad una eventuale occupazione di una base in quell’arcipelago. Si sperava di poter eseguire tale servizio con tre sommergibili, ma ci si accorse subito che il minimo per sostenere un razio­ nale turno sarebbe stato di quattro unità e che sommergibili isolati, in un porlo quasi indifeso avrebbero corso il rischio di essere sorpresi e distrutti da una scorreria di siluranti, qualora essi non avessero avuto l’appoggio di una nave. Inoltre la costituzione di tale base navale avrebbe esposto le città a maggiori rischi di un eventuale bombardamento da parte del nemico. Queste considerazioni fecero soprassedere al progetto della base di Barletta, progetto del quale si è voluto fare menzione perchè in un secondo tempo esso verrà preso nuovamente in considerazione ed attuato in senso più vasto: creando cioè una base di sommergibili a Bari, a Barletta e ad Ancona. Con lettera 147 R R ., in data 10 luglio, il comando flottiglia proponeva qualche modifica al servizio di agguato in corso: (( Per il servizio difensivo della piazza sono pronti i se­ guenti sommergibili di minor tonnellaggio: italiani: Foca e Narvalo; francesi : A rgonaute e Cìgogne. « Probabilmente verso il 15 corrente sarà pronto anche il Glauco che potrà essere rimorchiato da Taranto a Brindisi in tempo opportuno.
  • 28. 22 « Tn caso di attacco della piazza di Brindisi non si possono impiegare per la difesa ravvicinata più di quattro sommer­ gibili, perchè lo specchio acqueo è troppo ristretto. « I sommergibili offensivi sono dieci, dai quali bisogna togliere il Cugnot che al ritorno dalla missione in corso dovrà recarsi a Taranto per essere immesso in bacino. « Nereide, Veletta e Monge saranno di ritorno dalla mis­ sione in corso il giorno 13, e potranno essere nuovamente pronti, salvo casi imprevisti, il mattino del 18. « Se il servizio di vigilanza mediante un sommergibile, a Saseno e a Pelagosa, deve continuare ininterrottamente, occorrono, per costituire il turno di servizio, tre sommergibili per Saseno e quattro per Pelagosa. « Dei sommergibili offensivi resterebbero disponibili due soli. « Occorrendo disporre il maggior numero di sommergibili per una dislocazione proiettiva nei giorni intorno al 20 cor­ rente, è necessario sospendere uno dei due servizi : Saseno o Pelagosa. <( Supponendo di sospendere il servizio a Saseno restereb­ bero disponibili cinque sommergibili offensivi. « Poiché le intenzioni del comando in capo sono di dislo­ carne due a Bari e due avanti a Cattaro, ne resterà disponibile uno, che potrebbe essere mandato a Barletta. « I sommergibili per Bari e Barletta potranno partire da Brindisi il mattino del 18 per rimanere nei paraggi assegnati tutto il 19, il 20 ed il mattino del 21 e per essere a Brindisi di ritorno nella sera del 21, salvo altri ordini. « I due sommergibili per Cattaro partirebbero da Brindisi nella giornata del 19 per essere sul posto prima dell’alba del 20, e rimanervi fino alla mattina del 21. « Nello stesso tempo un sommergibile sarebbe presso Pe­ lagosa, ed un altro in viaggio per rilevarlo. « A Brindisi resteranno i quattro o cinque sommergibili per la difesa locale, e due sommergibili, reduci da Pelagosa, che potrebbero essere utilizzati, se pronti, soltanto in caso di impellenti necessità. « Qualora le forze nemiche si presentassero (ciò che sembra poco probabile) davanti a Taranto, si potrebbe disporre, per distenderli nel Canale d’Otranto, di alcuni dei sommergibili rimasti a Brindisi, tre o quattro, secondo i casi, tenendone sempre due per la difesa di Brindisi. « In tal caso i sommergibili di Bari e Barletta, per mezzo di segnale telegrafico convenuto, si porteranno quanto più potranno verso il centro dell’Adriatico, con rotta da stabilire, per concorrere possibilmente a sorprendere il nemico nella ritirata. Qualora avvenisse l’attacco di Brindisi, non appena
  • 29. 23 le forze nemiche si ritireranno, tutti i sommergibili, usciti per la difesa, rientreranno subito in porto, per lasciare libero il campo alle siluranti, le quali non dovranno uscire fino a tanto che i nostri sommerbibili non siano rientrati o per lo meno emersi, in prossimità dell’ancoraggio. (( Le istruzioni sul compito assegnato a ciascun sommer­ gibile saranno compilate quando siano definiti con maggior precisione la data e l’obbiettivo dell’operazione. « Intanto occorre conoscere al più presto se deve essere sospeso il servizio di Saseno oppure quello di Pelagosa, perchè il mattino del 12 corrente dovrebbero partire i due rimpiazzi. Jl capitano di fregata - comandante G . G io v a n n t n i ». Il giorno 11 luglio venne effettuata l’occupazione dell’isola di Pelagosa, considerato allora come il nostro centro di vigi­ lanza sui movimenti del nemico nel medio Adriatico. Questa occupazione veniva a costituire un grave pericolo per le forze navali austriache che, con ripetuti attacchi, cercarono di ob­ bligarci all’evacuazione. Questa venne eseguita più tardi quando l’approntamento delle sopracitate basi lungo il litorale rese più facile il compito di agguato lontano ai sommergibili. L ’occupazione di Pelagosa richiese una maggior quantità di sommergibili che operassero in quella zona e per questo Venne sospeso l’agguato a Saseno e nel Golfo del Drin pur continuando quello davanti a Bari e a Barletta. Fu anche riconosciuta, dal comando in capo dell’Armata, la grande utilità di una attiva sorveglianza allo sbocco del Canale di Zuri. Concordi informazioni così da fonte italiana come da fonte francese, assicuravano che il principale movi­ mento del naviglio austriaco avveniva attraverso detto canale e propriamente nelle acque di Capocesto. Per vigilare il traf­ fico in quei paraggi, sia che si trattasse di contrabbando diretto al nemico sia che unità nemiche uscissero da Zuri per tentare scorrerie lungo le nostre coste, fu ordinato un servizio di agguato. I sommergibili pernottavano a Barletta, giungevano a Zuri, vigilando nell’andata il tratto di mare dal Gargano a Capo Planka, rimanevano un giorno in agguato e ripiegavano poi su Pelagosa con l’ordine di fermarsi 24 ore in quelle acque, per contribuire alla difesa dell’isola.
  • 30. 24 E ’ da notare che Brindisi dista da Zuri 210 miglia in linea retta e 230 se si deve deviare dalla rotta per entrare a Barletta; si vede così che, per 12 ore di effettivo agguato dinanzi a Capocesto, un sommergibile era costretto a percorrere ben 440 miglia. Ter sopperire al gravoso servizio furono adibiti quattro sommergibili a turno. Però più tardi il logorìo del materiale e sopratutto la stanchezza del personale costrinsero a diminuire la lunghezza del percorso e l’estensione della missione, limitando quest’ultima alla sola vigilanza di Pela- gosa ove giornalmente stazionava un sommergibile. Inoltre le sopradette ragioni resero impossibile inviare, sia pure saltuariamente, qualche sommergibile al sud di Ancona come da desiderio espresso dal Capo di stato maggiore al Comandante in capo dell’Armata. Dalla stazione di vedetta di Pelagosa, per la sua altezza sul livello del mare, in buone condizioni di tempo e di visibi­ lità, era molto facile scorgere i sommergibili operanti in quelle acque e le unità di superficie che eventualmente si avvicinas­ sero all’isola. Si rese necessario quindi che detta stazione potesse comunicare facilmente con le unità nazionali ed alleate in agguato, e si stabilirono quindi norme e consegne speciali, riunite nella circolare n. 644 11R. del comando divisione esplo­ ratori : « Consegne speciali per le segnalazioni fra Pelagosa ed i sommergìbili e viceversa ». « La stazione di vedetta di Pelagosa per comunicare con il sommergibile alleato che trovasi (o che la stazione suppone si trovi) nelle acque di Pelagosa alza la bandiera S. « Soltanto e allorché sono in vista navi o siluranti alleate, la stazione tiene alzata la bandiera nazionale; in ogni altra circostanza non tiene alzata la bandiera. La bandiera deve essere visibile tutto in giro all’orizzonte. « Per segnalare con i sommergibili e le unità alleate, la stazione si serve del cifrario tascabile o del codice interna­ zionale con le norme in vigore : con le unità nazionali può fare uso del telegrafo. « Di notte, per comunicare con il sommergibile la sta­ zione chiama con il fanale a lampi a settore limitato, nella direzione in cui suppone si trovi il sommergibile. « Sempre che è possibile o conveniente, sono da preferirsi le comunicazioni per megafono da posizioni appropriate : per indicare la posizione, l’individuo recatovisi sventolerà la bandiera a mano o chiamerà a lampi come sopra.
  • 31. 25 « Quando Pelagosa abbia ordini urgenti da comunicare al sommergibile che deve arrivare prima dell’alba, dalla una fino alla luce del giorno, ogni mezz’ora, chiamerà per un minuto di seguito con il fanale a lampi puntato a S.E. « Il sommergibile allora si avvicinerà all’isola rispondendo nello stesso modo, se lo reputa conveniente, e così si metterà in comunicazione con la stazione di vedetta. « In tutti gli altri casi il sommergibile si metterà in comu­ nicazione con la stazione di vedetta a giorno chiaro, ed appena le circostanze lo permettono. « Il sommergibile segnala e chiama la stazione di vedetta nei modi ordinari, servendosi aU’occorrenza del codice tasca­ bile, dell’Internazionale o del V. T. « E ’ rigorosamente vietato fare uso di segnali convenzio­ nali, che non abbiano avuto la sanzione superiore. Il contrammiraglio comandante la divisione E. M illo ». Con lo sgombro di Pelagosa avvenuto il 18 agosto, il problema deH’impiego bellico dei sommergibili veniva logica­ mente ad assumere un aspetto diverso. Le nuove norme che disciplinavano questo impiego vennero emanate dal coman­ dante in capo dell’Armata con lettera n. 1243 R .P. in data 21 settembre : « Con il prossimo arrivo in Italia dei sommergibili nazionali della classe « S », acquistati in Inghilterra, la situazione dei sommergibili assegnati all’Armata verrà a risultare come segue : Italia Francia Veletta Monge Nautilus Papin Ferraris Gay Lussac S 1 Messidor S 2 Fresnel S 3 Cugnot Glauco A mpère Narvalo Cigogne Foca A rgonaute Glauco, Narvalo, Foca, Cigogne, Argonaute costituiranno un gruppo a parte, per la difesa ravvicinata di Brindisi ed
  • 32. 26 occasionalmente anche della costa pugliese; le altre unità costituiranno un secondo gruppo, da impiegarsi al largo per missioni offensive. « Avendo S. E. il capo di stato maggiore partecipato l’invio a Venezia dei sei sommergibili inglesi della classe « B », ciò permetterà di richiedere a Roma la restituzione all’Armata del Pullino, gemello del Ferraris. « In seguito a ciò i gruppi resterebbero così costituiti : Gruppo difensivo (ìmppo offensivo Glauco Velella Monge Narvalo Nautilus Papin Foca Pullino Gay Lussac Cigogne Ferraris Messidor Argonaute S 1 Fresnel S 2 Cugnot S 3 A m père « Sul gruppo offensivo si presentano le seguenti conside­ razioni : 1) si avranno disponibili 14 unità, che converrebbe sud­ dividere in due gruppi, in base alla loro autonomia, e siccome i sommergibili francesi sono tutti uguali ed hanno maggior autonomia, conviene che un gruppo sia esclusivamente costi­ tuito dai francesi e l’altro dagli italiani; 2) converrebbe assegnare ad ogni gruppo sempre la stessa zona di azione, perchè i comandanti si famigli arizze­ ranno con la località, le correnti, il profilo delle coste, ecc., ed il loro compito ne risulterà agevolato. Le zone dovrebbero essere due, zona sud e zona nord — la prima comprendendo da Meleda fino a Vallona, la seconda da Meleda fino a Sebenico; 3) essendo il gruppo francese più omogeneo e più auto­ nomo, dovrebbe essergli assegnata la zona più distante da Brindisi ossia quella a nord da Meleda a Planka, mentre il gruppo italiano resterebbe assegnato alla zona da Cattaro ad Otranto. (( Ciò posto, si affaccia nuovamente il problema di costituire per il gruppo nord una base provvisoria, ravvicinata ai punti ove sarà preferibilmente tenuto l ’agguato, cioè a Capo Planka e neH’arcipelago dalmata inferiore: e la scelta ricade, come già in passato, su Barletta. <( Le difficoltà che erano apparse in passato riguardavano essenzialmente la questione della difesa antisilurante ed anti­ aerea locale, perchè la costituzione di tale difesa avrebbe
  • 33. 27 esposto la città a maggior rischi di un eventuale bombarda­ mento da parte del nemico. Ma ora la imminente costituzione di treni blindati potrebbe risolvere assai bene il problema: e se uno di questi treni avesse stanza fissa a Barletta, con facoltà di spostarsi al nord e al sud della città entro limiti determinati, si avrebbe il vantaggio di proteggere la costa ed allo stesso tempo i sommergibili. In quanto all’offesa aerea essa appare meno temibile sia per le perdite considerevoli di apparecchi subite dal nemico, sia per l’approssimarsi della stagione invernale. <( Sembra quindi giunto il momento di riprendere in esame la questione e di preparare sollecitamente a Barletta una base secondaria di appoggio e di rifornimento per il gruppo dei sommergibili destinati ad operare nel Medio Adriatico. Il comandante in capo dell'Armata L u ig i d i S a v o ia ». Venne dunque ripreso in esame il progetto di una base per sommergibili a Barletta ed anche per una a Bari; si inizia­ rono i lavori allo scopo di provvedere alloggi per il personale, allestire depositi di nafta ed altri materiali di consumo, rifor­ nire di energia elettrica le unità. I lavori sulla fine dell’anno erano quasi pronti. Circa l’attacco dei sommergibili nostri a navi mercantili nemiche vennero emanate delle norme alle quali dovevano attenersi tutte le unità (lettera n. 1310 R R . - in data 18 set­ tembre del comando in capo della I I Squadra): « 1. — Incontrando navi mercantili con bandiera nemica, le nostre unità daranno un preavviso di dieci m inuti, per dare tempo all’equipaggio di salvarsi, e poi silureranno la nave. Il tempo di 10 minuti deve essere considerato come «massimo». « 2. — Nel caso in cui manchi la possibilità di dare il preavviso, come può accadere talvolta per i sommergibili, le nostre unità lasceranno proseguire la nave mercantile nemica, senza rivelare la propria presenza. « 3. -- Le navi mercantili con bandiera nemica che visi­ bilmente abbiano cannoni o truppe a bordo, saranno silurate senza alcun preavviso. « 4. — Le navi della marina da commercio, che abbiano bandiera da guerra, saranno silurate senza preavviso. « 5. •— I piroscafi Corana e ìiudai della Società Ungaro- Croata, sembra siano stati requisiti dal governo per trasporti
  • 34. 28 militari da Fola a Fiume e Cattaro e si assicura siano stati dipinti in grigio. In ogni modo, fino ad ulteriori più sicure informazioni che mi riserbo di comunicare, essi dovranno essere considerati come piroscafi ordinari (vedi alinea 1°, 2°, 3", 4° delle presenti istruzioni). « Per le unità italiane le sole bandiere da considerare nemiche sono quelle austriaca e turca. Il vice ammiraglio c o m a n d a n t e i n c a p o P r e s b it e r o ». Questo preavviso da accordare ai piroscafi nemici prima del siluramento si rendeva in massima impossibile con som­ mergibili dotali di scarsa velocità ed in prossimità della costa nemica. Infatti il mostrarsi era molto pericoloso perchè si * rischiava sia l’investimento, sia l’attacco da un cannone dis­ simulato e sia infine di vedersi sfuggire il piroscafo, perchè dotato di maggiore velocità. Questo accadde nella missione del sommergibile Gay Lussac dal 19 al 22 ottobre, nella quale missione il sommergibile, per attenersi alle norme sopracitate, dovette rinunciare a tre attacchi contro piroscafi nemici nei paraggi di Capo Planka. In conseguenza le istruzioni circa l’attacco al naviglio mercantile nemico vennero parzialmente modificate in consi­ derazione anche del fatlo che quasi tutte le navi mercantili nemiche che si trovavano in navigazione svolgevano servizio per conto dell’amministrazione militare austro-ungarica. Negli ultimi mesi del 1915 le condizioni del naviglio som­ mergibile erano alquanto precarie mentre la situazione militare imponeva loro un più intenso servizio, sia per l ’agguato nella zona foranea della Piazza di Brindisi, sia per le operazioni di carattere offensivo sulla costiera nemica e sul litorale nazionale fra Bari e Barletta. I sommergibili che allora potevano prestare servizio attivo nel basso Adriatico erano i seguenti : difesa della piazza: Glauco, Narvalo, Cigogne, Argonaute (in mediocri condizioni) ; azioni offensive: Cugnot, Gay Lussac, Monge, Messidor, Fresnel, Nau- tilus, Veletta (in cattive condizioni).
  • 35. 29 I due sommergibili Ampère e Papin erano stati tempora­ neamente (21 settembre-13 ottobre) dislocati ad Ancona e rimasero in quel porto tino a che non giunsero i primi som­ mergibili inglesi della classe « B » (in questo periodo operò nel basso Adriatico il sommergibile inglese E 21 il quale però dopo la seconda missione dovette rientrare per avarìa a Malta). II comando della flottiglia, invitato a presentare un pro­ gramma di impiego delle unità, rispondeva con la lettera n. 414/W in data 27 ottobre che si riporta integralmente : « Per il servizio difensivo della piazza di Brindisi si può sempre far conto non solo sui sommergibili di servizio, ma anche su quelli in riposo nel porto, purché si tratti di attacco preannunziato di qualche ora, per avere il tempo di rimontare rapidamente quegli organi dei quali si esegue la manunten- zione appunto durante i giorni di riposo. « Dei quattro sommergibili disponibili attualmente per tale scopo deve però prevedersi prossima l’uscita dal turno dell’Aryonaute, che dovrà andare a Malta, a quanto sembra, per ricambiare tutto il fascio tubiero dell’unica caldaia, ora quasi inservibile. « Per il servizio difensivo della costa fra Bari e Barletta contavo di impiegare a turno i due sommergibili italiani Veletta e Nautilus dei quali dispone attualmente la flottiglia; sul Veletta però non si può far più conto, non solo per l’avarìa subita nella collisione con il Dardo, ma altresì perchè le condizioni generali del sommergibile sono tali che sarebbe imprudente ritardare ancora i lavori di riparazione già da tempo previsti. « Se le imm inenti prove dei motori del Ferraris daranno buon risultato, quel sommergibile potrà presto venire a Brin­ disi a prendere il posto del Veletta. « Intanto il servizio di Bari e Barletta potrà essere fatto saltuariamente dal Nautilus, a meno che l’E. V. non creda di impiegarvi temporaneamente anche uno dei difensivi, almeno lino a Bari, limitando a tre sommergibili e forse a due, in mancanza deWArgonaute, la difesa della piazza di Brindisi contro la quale sembra poco probabile che il nemico abbia intenzione di eseguire attacchi con navi. « Per altre operazioni al largo resteranno disponibili cinque sommergibili francesi del tipo Cugnot. Con cinque unità non è possibile tenere contemporaneamente e costante- mente un servizio di vigilanza nelle acque tra Planka, Lagosta, Meleda ed un altro nella zona di Cattaro. « Infatti, impiegando per la prima di quelle due missioni cinque unità ili turno consecutivo, ciascuna farebbe circa
  • 36. 30 cinque giorni di mare (due di agguato e tre circa di traversata) e cinque giorni di porto; per la seconda missione (Cattaro) quattro unità farebbero circa quattro giorni di mare e quattro di porto. Occorrerebbero quindi nove unità per mantenere un servizio sulla base di tanti giorni di mare quanti di porto, servizio che nessuna silurante, ed a maggior ragione nessun sommergibile, può sostenere a lungo, non solo per il personale ma altresì per il materiale. « Con le cinque unità delle quali si dispone presentemente può essere compiuto uno dei seguenti servizi: 1) vigilanza continuata, o con un giorno di intervallo, nella zona di Cattaro, con partenza ogni due giorni o tre; 2) vigilanza con un giorno o due di intervallo nelle acque tra Planka, Lagosta e Meleda, facendo partire un som­ mergibile da Brindisi ogni tre o quattro giorni, e con eventuali soste a Barletta e a Bari; 3) vigilanza saltuaria nell'una e nell’altra zona con una partenza ad intervalli da 2 a 4 giorni e dipendentemente dalle condizioni del tempo. « Qualunque di queste soluzioni l’E. V. creda di adottare, resta sempre inteso che, in caso di necessità momentanee, le quali richiedano il massimo sforzo, tutti i sommergibili che sono in porto per riposo e per manutenzione possono essere messi in breve tempo in condizione di prestare il loro concorso. IL capitano di fregata - comandante G . G io v a n n in i ». Ed in base a questa relazione, il comando della I I Squadra, dislocata a Brindisi, informava il comando in capo del- l ’Armata (2228 R R .A . in data 19 ottobre) : <( ..... Si prevede prossima l’uscita dal turno di servizio del sommergibile francese Argonaute che dovrà probabilmente andare a Malta per importanti riparazioni alla caldaia; questo fatto, in conseguenza del quale sarà più difficile poter approfit­ ta re dei sommergibili difensivi per qualche missione almeno fino a Bari, farà sì che alla vigilanza diretta della costa nazio­ nale dovrò destinare saltuariamente il Nautilus. « Il Veletta, che avrebbe dovuto compiere insieme con il Nautilus il servizio di cui sopra, trovasi inutilizzato per l ’avaria subita nella collisione con il Dardo; ma altresì perchè le condizioni generali del sommergibile sono ormai tali che sarebbe imprudente ritardare ancora i lavori di riparazione già da tempo previsti.
  • 37. « Per operazioni al largo restano disponibili i cinque som­ mergibili francesi del tipo Cugnot; con cinque unità non è possibile tenere contemporaneamente e costantemente un servizio di vigilanza nelle acque tra Capo Planka, Lagosta e Meleda, ed un altro nella zona di Cattaro. Disporrò quindi per un servizio di vigilanza saltuaria nell’una e nell’altra zona, con una partenza ad intervalli da due a quattro giorni, e dipendentemente dalle condizioni del tempo. I l vice ammiraglio c o m a n d a n t e i n c a p o C uT IN E LLI ». 31 Alto Adriatico. I sommergibili di Venezia non avevano all’inizio un capo flottiglia come quelli di Brindisi, ma erano divisi in tre squa­ driglie comandate ognuna da un capo squadriglia. Esse risul­ tavano costituite come nella tabella già riportata. Di queste unità, talune dotate di motori a benzina, erano molto vecchie (Otaria, Tricheco, Squalo, Delfino) mentre le altre, più mo­ derne, avevano motori a nafta. Per queste ragioni, come abbiamo visto avvenire nel Basso Adriatico per i tipi Foca, Glauco e Narvalo, differenti erano le modalità di impiego bellico delle unità in questione. Le prime disposizioni per il servizio sommergibili dell’Alto Adriatico vennero emanate dal Capo di Stato Maggiore con la circolare n. 1439 RR.P. in data 31 maggio: O g g e t t o : Servizio Sommergibili. « I criteri di massima per l’impiego dei sommergibili costì dislocati, prevedono i seguenti servizi di carattere permanente : a) un sommergibile a nafta dislocato a turno ad Ancona; b) un sommergibile a nafta in agguato al largo di Pola o nei paraggi della sponda orientale dove, a giudizio di V. E. ed in relazione alle informazioni pervenute sulla dislocazione del nemico, esso ha maggiore probabilità di utile impiego; c) due sommergibili a benzina in agguato diurno al largo di Venezia.
  • 38. 32 <( Questi servizi non sembra debbano compromettere la efficienza dei sommergibili; in ogni modo, se quello delle unità a benzina risulta troppo gravoso, V. E. ha piena facoltà di regolarlo come meglio crede, limitandolo ad una unità, od anche escludendolo temporaneamente, quando per informa­ zioni avute sulla dislocazione del nemico, si possa ritenere che 1111 attacco in forza della piazza sia poco probabile. « Per quanto riguarda le missioni speciali dei sommergi­ bili a nafta, V .E. ha piena facoltà di regolarle come meglio crede, subordinatamente al criterio fondamentale di non ci­ mentare troppo il personale ed il materiale, ed assicurare a lungo la buona efficienza di unità tanto preziose. Dell’esecu­ zione o meno di tali missioni, del numero di sommergibili da assegnarvi, V. E. è esclusivo ed. assoluto giudice in relazione alle circostanze, anche se si tratta di operazioni ordinate dal Ministero o richieste dal Comando in Capo dell’Armata. <( Prego quindi V. E. provvedere direttamente, in relazione alle eventuali proposte e rilievi che le fossero sottoposti dai comandanti delle squadriglie, senza informare il sottoscritto il quale 11011 potrebbe che confermare i criteri suesposti..... Il vice ammiraglio capo di stato maggiore H e v e l ». Attenendosi a queste norme di massima il comando della squadriglia sommergibili a benzina propose alcune modifiche al gravoso servizio delle unità, e fu stabilito che: 11. 1 sommergibile stesse sempre fuori in agguato per la difesa della piazza; 11. 1 sommergibile stesse sempre pronto a portata di comunicazione del semaforo di San Nicolò del Lido ed in assetto completo per intervenire in qualsiasi evenienza; 11. 1 sommergibile stesse in arsenale alla carica degli accumulatori; 11. 1 sommergibile stesse sempre pronto in arsenale; totale sommergibili 11. 4. Si doveva escludere dal servizio di comandata a San Nicolò del Lido il Delfino perchè troppo lento e quindi non atto a raggiungere in tempo, in emersione, il punto di agguato in caso di allarme. Poco più tardi detto sommergibile cessò com­ pletamente di prestare servizio.
  • 39. 33 Il comando della difesa marittima, alla cui dipendenza era passata la squadriglia dei sommergibili a benzina, emanò le seguenti consegne per il servizio in agguato: 1) il comandante della squadriglia comunicherà in pro­ cedenza il punto nel quale si recherà il sommergibile di guardia; 2) le torpediniere di servizio nella prossimità di questo punto, al loro giungere nel posto di crociera, prenderanno contatto con il sommergibile e scambieranno, se opportuno, i necessari accordi onde potersi ritrovare, ed in ogni modo si faranno riconoscere ; 3) in caso di avvistamento del nemico le torpediniere comunicheranno la notizia al sommergibile : a) battendo con un martello ripetuti colpi su parti immerse dello scafo; b) alzando il segnale B G 2 su gaffa posta vertical­ mente a poppavia della bandiera nazionale; c) correndo verso il sommergibile ed emettendo ad intervalli fumo dai ciminieri. Inoltre, quando richiesto, il Comando della difesa invierà a dar fondo, nel posto di agguato del sommergibile, un bra­ gozzo a benzina che funzionerà come stazione di vedetta. Il sommergibile dislocato ad Ancona e menzionato nella sopracitata circolare 1439 R R . P. prestava già servizio da qualche giorno prima della dichiarazione di guerra. La neces­ sità d ’inviare un sommergibile nelle acque di quel porto fu prospettata dal Ministero della Marina con la circolare 1272/G R R. P. in data 21 maggio, inviata al Comandante in capo del Dipartimento di Venezia, insieme con altre norme preliminari sull’agguato nei paraggi di Pola : « Considerato : 1) il notevole numero di sommergibili ora accentrati a Venezia; 2) l’impossibilità, almeno in un primo tempo, di prov­ vedere alla difesa del nostro litorale Adriatico con reparti di navi maggiori, i quali non potrebbero neppure accorrere in tempo utile, per costringere a battaglia il nemico durante la ritirata ; 3. — l nostri sommergibili durante la guerra 1916-18,
  • 40. 34 sono venuto nella determinazione di tenere permanente- mente un sommergible a nafta nelle acque di Ancona, allo scopo di rendere pericoloso al nemico il bombardamento della nostra più importante città indifesa dell’Adriatico medio. « Restano ferme le disposizioni, già stabilite, per l’agguato nei paraggi di Pola, che dovrà normalmente tenersi con due sommergibili : si avranno così tre sommergibili permanente- mente distaccati dalla Piazza, il che consentirà il servizio con il turno in tre, avendo anche un sommergibile di riserva. « Il servizio dei sommergibili in agguato nei paraggi di Ancona dovrà effettuarsi con i seguenti criteri di massima: a) la traversata Venezia-Ancona e quella di ritorno del sommergibile che ha finito il turno di servizio, dovranno aver luogo di notte, tenendosi i sommergibili pronti ad immergersi al più presto se scoperti da unità nemiche. « La prima parte della traversata Venezia-Aucona dovrà, sempre che possibile, effettuarsi a rimorchio di un cac­ ciatorpediniere, il quale mollerà il sommergibile verso le due antimeridiane, in modo da poter fare di notte la parte più pericolosa della traversata di ritorno. « Invece il sommergibile che da Ancona ritorna a Venezia, effettuerà la traversata con i propri mezzi, e poiché in massima sarà rilevato nelle ore antimeridiane, attenderà a partire che sia prossimo il tramonto. Il cambio del sommergibile di A n­ cona dovrà effettuarsi ad intervalli per quanto possibile lunghi, compatibilmente con le esigenze del rifornimento; b) il sommergibile dislocato in agguato nei paraggi di Ancona, si regolerà come segue : 1) di giorno, con tempo chiaro, ossia quando il sema­ foro può scoprire il nemico a distanza abbastanza notevole, starà ormeggiato in porto, pronto ad uscirne non appena si abbia notizia dell’avvicinarsi di navi nemiche od anche sem­ plicemente di siluranti.In quest’ultimo caso esso si immergerà fuori del porto in paraggi convenienti per poggiare sul fondo ed attendere che le siluranti si siano allontanate, a meno che 11011 si presenti occasione più propizia per silurarle; 2) di notte le sorprese in porto di siluranti nemiche sono assai più pericolose; perciò il sommergibile dovrà tenersi al largo in emersione se lo stato del tempo lo consente, altrimenti poggiato sul fondo; pronto ad emergere con la sola torretta, se si avvistassero navi nemiche per tentare di con­ trattaccarle ; 3) l'avvertimento al sommergibile, quando immerso e poggiato sul fondo, dell’avvicinarsi di navi nemiche, si cer­
  • 41. 36 cherà di farlo a mezzo di qualche barca a vapore o rimorchia­ tore locale, od anche di barche a vela, con segnali acustici convenzionali che quei galleggianti potranno fare battendo delle martellate nella sentina, se hanno scafo metallico, altri­ menti servendosi di una campana sospesa alla chiglia..... Il ministro: V ia l e ». Il sommergibile Argonauta si trovava ad Ancona all’aper­ tura delle ostilità. A ll’alba del 24 maggio le forze navali austriache bombardarono Ancona ed il sommergibile Argo­ nauta ebbe ordine di uscire per l’offesa. Esso tentò in immersione l'uscita ma un cavo di acciaio dell’ostruzione del porto, non perfettamente ammainato, lo fermò facendolo fortemente appruare. Quando il sommergibile riuscì a liberarsi era troppo tardi e non potè giungere a distanza di lancio. Era stata intenzione del comandante Pe­ demonti, incaricato della difesa di Ancona, di far passare la notte al sommergibile sul fondo fuori del porto ma egli dovette rinunciarvi mancandogli il mezzo di poter avvertire il sommergibile in caso di allarme. L ’unico rimorchiatore a disposizione della Difesa quella notte era infatti al largo per rimorchiare, per una missione speciale, alcune tartane (vedi fascicolo I I I - Collezione : « Impiego delle Forze Navali », pag. 30). Questo scarso risultato, al quale altri si unirono nei mesi seguenti, ed i molti inconvenienti che si presentarono via via non diminuirono però l’importanza del sommergibile ad Ancona, importanza iatta maggiormente risaltare dal Capo di Stato Maggiore nella seguente circolare 2519 HH. P. in data 9 settembre, diretta al comandante del Dipartimento di Ve­ nezia : «Unica difesa intrinseca del sommergibile sprovvisto di cannone, quando ormeggiato, è la rapida immersione sul posto e se questa condizione non può essere sicuramente soddisfatta, l ’incolumità del sommergibile dovrà essere garantita da mezzi esterni : cannoni antiaerei contro le offese dall’alto, cannoni ordinari contro il tiro navale, sbarramenti retali contro i siluri. « Il porto di Ancona 11011 possiede questi caratteri, in quanto i piccoli fondali 11011 consentono la immersione sul posto di ormeggio; 11011 è provvisto di cannoni antiaerei, nè di artiglierie ordinarie atte a sventare tentativi di bombarda­ mento e l ’insenatura di ancoraggio è poco profonda. Quanto
  • 42. 36 ai suoi sbarramenti, essi tratterrebbero bensì una silurante, ma non i siluri. Poiché non conviene aumentare la difesa ba­ listica di Ancona, che le darebbe carattere di piazza forte, giustificandone il bombardamento, il suo porto, nei riguardi dei sommergibili, dovrà essere considerato esclusivamente come punto di appoggio temporaneo e di rapido rifornimento, © non mai di riposo. I sommergibili soltanto ad Ancona dovranno essere sempre pronti, in pochi m inuti, a prendere il mare. Si tenga presente che un idrovolante, dal momento del suo avvistamento, impiegherà pochissimo tempo a giungere sul porto e che una silurante, anche di giorno, profittando della foschìa, potrà avvicinarsi insospettata al porto, provocare e costringere ad uscire il sommergibile, il quale non potrà per scarsezza di fondali, immergersi se non oltrepassati gli sbar­ ramenti, rimanendo così per un certo tempo esposto al silura­ mento da parte di un sommergibile nemico che si tenesse in agguato presso la bocca del porto. Tuttociò suppone nell’avver­ sario considerevole perizia militare; ma noi 11011 abbiamo ragioni per escluderla e, anzi, dopo gli incidenti del Medusa e del Nereide, dobbiamo ammetterla. « Nella mia recente visita ad Ancona ho constatato la necessità (nonostante il carattere di città indifesa) di sistemare tre cannoni da 57 nella casamatta del porto, ed un quarto in modo da prendere d’infilata il molo settentrionale; di rinfor­ zare con altra catena od altre boe l’ostruzione di interdizione della bocca del porto, restringendo a trenta metri il passaggio libero nei fondali maggiori per sommergibili e di provveder© Ancona di bombe contro i sommergibili da gettarsi da rimor­ chiatori e motoscafi nelle acque prossime alle testate dei moli, per impedire che sommergibili nemici si tengano ivi in agguato. In relazione però alle difficoltà di difendere da offese dall’alto il porto di Ancona, non vi si dovrà destinare il pontone per rifornimenti di energia elettrica. Disporrò invece che venga aumentata quella di presa a terra. « I cannoni da 57 summenzionati trovansi già in Ancona, ed anziché su pontoni, come avevo precedentemente disposto (dispaccio 36711 del 26 agosto diretto al Comando di spiaggia e comunicato in copia a codesto Comando in capo) saranno sistemati come sopra è detto. <( Ad Ancona per i sommergibili occorrerà preparare adatti forti catenari di ormeggio. Prego disporre. « In relazione alle considerazioni suesposte converrà regolare il servizio dei sommergibili dipendenti da codesto Comando in capo in base ai seguenti criteri di massima : a) uno o due sommergibili saranno dislocati ad Ancona con le norme già stabilite. Essi dovranno essenzialmente
  • 43. 37 provvedere alla difesa di quella città ed estendere, quando ne sia il caso, la propria azione al nord fino a Sinigallia, ma non mai al sud di Ancona, salvo previ concerti con il Comando dell’Armata; b) uno e, se il numero delle unità disponibili lo consente, due sommergibili saranno destinati alla difesa del litorale da Porto Corsini a Sinigallia (ma non mai al sud di essa) con base a Porto Corsini; c) agguati temporanei e saltuari presso Pola ed i passi dell’Arcipelago Dalmato, da intensificarsi quando si ha ra­ gione di ritenere l’uscita al largo del nemico. « Le unità destinate a questi agguati potranno appoggiarsi soltanto temporaneamente ad Ancona, con le norme stabilite per il sommergibile quivi dislocato; le loro basi d’operazioni normali dovranno essere Porto Corsini e Venezia. « L ’impiego dei sommergibili per queste azioni di agguato dovrà opportunamente proporzionarsi al numero di unità disponibili in modo da risparmiare convenientemente perso­ nale e materiale, e tenendo conto che occorre anzitutto prov­ vedere ai servizi di cui ai commi a) e b), ed in pari tempo che è indispensabile avere a Venezia, sempre pronto a muovere in condizioni di efficienza, un nucleo di sommergibili per operare nei golfi di Venezia e di Trieste, allo scopo di contra-, stare eneroicamente, ma accortamente, le operazioni che il nemico tentasse nei golfi stessi. Il vice ammiraglio capo di stato maggiore R e v e l ». In base a questa circolare, dal Comando della flottiglia di Venezia (da poco costituito) furono destinati due sommergibili ad Ancona ed uno a Porto Corsini. Se si fosse posseduto un maggior numero di queste unità si sarebbe potuto mantenere, dislocandone quattro ad Ancona invece di due, un normale servizio di agguato verso i passi di Punta Planka e Sette Boc­ che, punti che, mentre sono abbastanza vicini ad Ancona, distano notevolmente da Venezia e circa 200 miglia da Brin­ disi. Questo tipo di crociera non venne abbandonato del tutto; ebbe carattere di agguato saltuario, rientrando così, in parte, anche nei concetti esposti dal Capo di Stato Maggiore nella sopramenzionata circolare.
  • 44. 38 Intanto vennero iniziati i lavori di armamento del porto di Ancona e venne aumentata, quasi del doppio, la potenzia­ lità della stazione di carica degli accumulatori. Contempora­ neamente venne inviato a Porto Corsini un pontone per il rifornimento di energia elettrica ai sommergibili, in attesa che potesse funzionare la stazione di carica di Ravenna. Tn di­ cembre, dopo un attivo periodo di crociera e di agguato, le ultime disposizioni e le consegne inviate ad Ancona, dal capo flottiglia di Venezia, per l ’impiego bellico dei sommergibili, contemplavano l’agguato a turno e saltuariamente, evitando qualunque periodicità, ai passi di Sette Bocche e di Selve e lungo la nostra costa fino al parallelo di Pesaro. Inoltre i comandanti delle unità dovevano telegrafare in merito alla missione stabilita con 24 ore di precedenza, per avere il tempo di avvertire il naviglio in crociera. Essi dovevano poi evitare di avvicinarsi a più di 5 miglia dalla costa per non essere scorti e, avendo necessità di emergere durante il giorno, dovevano farlo a non meno di 10 miglia al largo. In porto le unità, fin dalle prime ore del mattino, dovevano stare sempre pronte ad immergersi sul fondo al posto di ormeggio, ad ogni segnale di allarme riguardante torpediniere od aerei nemici. Per ogni lavoro di pìccola entità, potevano valersi del cantiere locale. A Venezia d’altra parte si imponeva più che mai il m an­ tenere i sommergibili nelle migliori condizioni di efficienza, sia nei riguardi del personale sia in quello del materiale. A tal fine il servizio normale delle unità fu limitato ai paraggi di Pola e fu di massima escluso l’agguato dinanzi a Venezia, salvo a tenerlo temporaneamente volta per volta quando si verificavano speciali circostanze. Nel regolare i turni di cro­ ciera dei sommergibili (in special modo dopo l’affondamento del Medusa, che risultava essere stato silurato in prossimità di uno dei posti di agguato stabiliti esternamente agli sbarra­ menti di torpedini), fu escluso tutto ciò che avesse carattere di consuetudine o che si ripetesse regolarmente a periodi di tempo presso a poco costanti; il nemico ne poteva venire a conoscenza con relativa facilità e trarne grande vantaggio.
  • 45. 39 Negli ultim i mesi del 1915 l ’azione fu vincolata dalla scarsezza di materiale; furono nondimeno attaccate spesso unità nemiche, purtroppo con inadeguati successi e ciò a causa delle deficienti qualità dei siluri. TI rinforzo dei sommergibili inglesi portò un notevole contributo allo svolgersi delle ope­ razioni sicché, all’inizio dell’anno 1916, la guerra sottomarina divenne più accanita ed il blocco dei porti austriaci più serrato. 1916. Al 1° gennaio 1916 la dislocazione bellica dei sommergibili era quella indicata dal seguente prospetto: Capo flottiglia sommergibili aggregato all’Armata: Lombardia (a) (nave appoggio), comandante capitano di fregata Giovannini G - Brindisi; 3a Squadriglia sommergibili: Veletta (a), comandante capitano di corvetta De Feo - Taranto; Nautilus (a), comandante tenente di vascello De M i­ cheli - Brindisi; Ferraris (a), comandante tenente di vascello Battaglia - Brindisi; S 7 (a), comandante tenente di vascello Siccoli - Ta­ ranto; S 2 (a), comandante tenente di vascello Giaccone - Bari ; 4“ Squadriglia sommergibili (Gruppo autonomo): Foca (a), comandante tenente di vascello Neyrone - Taranto; Glauco (ai, comandante tenente di vascello Gaspari- Chinaglia - Brindisi; Narvalo (a), comandante tenente di vascello Baccon - Brindisi; 1" Squadriglia sommergibili (assegnata a Venezia): Salpa (a), comandante capitano di corvetta Paolini - Venezia: Argonauta (a), comandante tenente di vascello Diaz - Venezia;
  • 46. 40 .Iantina (a), comandante capitano di corvetta Tarò - Venezia; Atropo (a), comandante tenente di vascello Bonamico - Venezia; 2a Squadriglia sommergibili (assegnata a Venezia): Zoea (a), comandante capitano di corvetta Senigallia - Venezia; Pullino (a), comandante tenente di vascello De Donato - Venezia; Fisalia (a), comandante tenente di vascello Goj - Ve­ nezia; Argo (a), comandante tenente di vascello Del Greco Guido - Venezia; 4“ Squadriglia sommergibili (assegnata a Venezia) : Squalo (a), comandante capitano di fregata Mellana - Venezia; Otaria (a), comandante tenente di vascello Viotti I). - Venezia; Delfino (a), comandante tenente di vascello Perricone - Venezia; Tricheco (a), comandante tenente di vascello Torri- giani - Venezia. (a) = armamento. S o m m e r g ib il i a l l e a t i. Francesi : Archimede, Franklin, Ampère, Cugnot, Messidor, Ci- gogne, Papin, Argonaute, Gay Lussai-, Foucault (tutti dislo­ cati a Brindisi). Inglesi.: E 21, B 6, B 7, B 8, B 9, B 10, B 11 (VE 21 dislocato a Brindisi. Gli altri a Venezia). Un accenno al movimento del naviglio sommergibile, durante l ’anno 1916, renderà più chiara la spiegazione dei concetti che ne informarono l’impiego bellico,
  • 47. 41 Nel Basso Adriatico alle unità nazionali si aggiunsero il Balilla (ex 44, di costruzione italiana), YS 1 e YS 2, acquistati in Inghilterra, e quelli della classe W (W 1, W 2, W 3, W A), egualmente acquistati in Inghilterra, dei quali però soltanto il W 3 e il W 4 parteciparono ad operazioni nel corso dell’anno, e precisamente nel mese di dicembre. L ’S 1 nel settembre fu inviato .a Spezia ove passò in disarmo, mentre che il Foca: fin dal mese di luglio era anche stato trasferito a Spezia ivi aggregato alla Scuola sommergi­ bili. Il Narvalo ed il Ferraris passarono alla dipendenza del Comando in capo del Dipartimento di Venezia (nel maggio il primo e nell’ottobre il secondo), ed il Glauco unico rimasto della 4a Squadriglia del Basso Adriatico, fu messo alla dipen­ denza del Comando Superiore di Valona (base creata nel maggio) e poi nell’agosto passò in disarmo a Taranto. Inoltre, nel corso dell’anno, entrarono in servizio i pic­ coli sommergibili (più propriamente sottomarini) delle serie A e B; i primi da 30-36 tonnellate con il solo motore elettrico, i secondi da 40-46 tonnellate dotati anche di un motore a com­ bustione a benzina. Era intenzione del Ministero dislocare quelli del tipo A tra Brindisi e Valona. Per quanto riguardava il loro riforni­ mento, essi avrebbero trovato sia energia elettrica e sia aria compressa; ma, in relazione al loro impiego, il Comando della flottiglia di Brindisi, fece varie obiezioni: 1. — Per portarsi a distanza utile di difesa, cioè ad almeno 4 miglia dalle opere foranee, bisognava percorrere, dalla sta­ zione dei sommergibili a Brindisi, circa 7 miglia. Ora i sot­ tomarini A non avevano autonomia sufficiente per compiere il tragitto di andata e ritorno alla massima velocità in emersione (sei nodi), e per arrivare sul posto di agguato con riserva di energia elettrica bastante per qualche ora di agguato e di attacco in immersione, era necessario che navigassero alla velocità di circa 3 miglia, ossia che impiegassero più di due ore per arrivare sul posto. Per utilizzarli in questo servizio era quindi necessario un mezzo di rimorchio. A Brindisi, base della flottiglia sommergibili del Basso Adriatico, vi era sempre una sufficiente riserva di unità su­ bacquee ben più efficaci, pronte ad accorrere sollecitamente in
  • 48. 42 caso di attacco nemico, qualunque fosse lo stato del mare; mentre gli A non avrebbero potuto uscire se non in condizioni di mare perfettamente calmo. A Brindisi quindi i sommergibili A non erano di alcun apprezzabile ausilio. 2. — A Valona, soltanto per recarsi dal punto di stazione alla bocca di Saseno, occorreva navigare per circa 10 miglia. Per portarsi a distanza utile minima di difesa, era necessario quindi un percorso del doppio superiore a quello di Brindisi e a maggior ragione adunque sarebbe occorso il rimorchio. Inoltre il golfo di Valona. nel quale lo mareggiate entra­ vano frequentemente, non offriva ridosso sicuro per battelli del genere in questione. Valona sembrava quindi ancor meno adatta di Brindisi per utilizzare i sommergibili del tipo A. TI solo possibile impiego di questi mezzi poteva essere la difesa dei porti di Bari e di Barletta, ed eventualmente anche di Molfetta, ove lo specchio acqueo da difendere, anche in relazione ai mezzi di offesa che probabilmente il nemico vi avrebbe impiegato, era immediatamente fuori del porto. Bari e Barletta erano state dotate di una stazione di carica elettrica, di qualche alloggio e di alcuni mezzi di difesa, e a Molfetta non sarebbe stato diffìcile di fare qualche cosa di simile, sia pure in scala più ridotta. Ma, essendo i sottomarini A sprovvisti di compressore di aria, sarebbe stato indispensabile fornire quelle stazioni anche di un piccolo compressore azionato da motorino elettrico. Per quanto sopra, il Comando in capo dell’Armata stabilì che i primi due sommergibili giunti il 10 febbraio a Brindisi a mezzo ferrovia (A 2 e A 4), fossero dislocati senz’altro a Bari; ed essi cominciarono ai primi del mese di aprile a pre­ stare il loro servizio di agguato ravvicinato in difesa di quel porto. Tu precedenza era stato disposto per l’impianto a Bari di un piccolo compressore con motorino elettrico alimentato dalla stessa linea di carica; ed in attesa che i lavori fossero pronti, VA 2 e VA 4 stazionarono in un primo tempo a Brindisi. Degli altri quattro sommergibili della stessa serie, VA 1 non prestò mai servizio bellico rimanendo a Spezia e passando in armamento per i periodi nei quali doveva servire da som­
  • 49. 43 mergibile scuola; VA 3, l’.4 5 e VA C>, furono, a mezzo fer­ rovia, inviati a Venezia nel marzo e prestarono servizio di agguato foraneo sia in quella piazza sia in quella di Ancona (maggio). Nell’ottobre VA 4 e nel dicembre VA 2 passarono per qualche mese in disarmo a Brindisi per le opportune verifiche e riparazioni sostituiti dal lì 1 e dal B 2, primi esemplari della seconda serie. I sommergibili francesi che operarono in unione ai nostri durante l’anno furono: Coulomb, Bemouilli, Archimède, Franklin, Ampère, Cugnot, Messidor, Gorgone, Papin, Cigogne, Argonaute, Fou­ cault, Gay TAissac, Atalante, Ariane, Leverrier, Faraday, Arethuse, Arago, Circe, Andromaque, Arthemis, Armide. Dei quali però erano dislocati normalmente a Brindisi da otto a dieci; solo nei mesi di giugno e di luglio ve ne furono sedici. I sommergibili inglesi furono: E 12, E 14, H 1, H 2, II 3, H 4. L 'E 12 e VE 14 alla fine di aprile furono chiamati a Malta. Tn seguito poi VH 2 e VTJ 4. scortati dalla loro nave ap­ poggio Adamant, vennero dislocati a Venezia dove giunsero il 29 ottobre, seguiti il 28 dicembre daIVTI 1. II concorso inglese nel Basso Adriatico nei riguardi dei sommergibili cessò, quindi, alla fine di ottobre. Nell’Alto Adriatico le unità nazionali vennero accresciute dei sommergibili F 2 (ottobre), F 1 e F 3 (dicembre) ed inoltre, come si è già detto, dei piccoli sommergibili da difesa costiera A 3, A 5 ed A 6. Nel dicembre il Delfino fu sottoposto a radicali riparazioni e VArgo passò in disarmo. I sommergibili inglesi operanti in unione ai nostri furono sei del tipo B e tre del tipo H. I B 6, B 7, B 8 e B 9 alla fine di ottobre furono richiamati a Malta, seguiti a breve distanza dal B 11. Nello stesso mese di ottobre giunsero da Brindisi la nave appoggio Adam ant con i sommergibili H 2 ed lì 4, a cui si unì, alla fine di dicembre, come si è detto sopra, VH 1 prò veniente da Malta.
  • 50. 44 Le nostre perdite nell’anno 1916 furono: Balilla - affondato il 14 luglio alle ore 23,20 a nord dell’isola di Lissa, in seguito a siluramento da parte della torpediniera austro-ungarica 06 F. Tutto l ’equipaggio perì; Pullino - incagliato alle ore 0,25 del 31 luglio sullo scoglio della Galiola, rimanendovi gravemente danneggiato. Lo stato maggiore e l’equipaggio tentarono di guadagnare la costa italiana con un battello ma furono raggiunti dalla torpe­ diniera austro-ungarica 4 e condotti prigionieri a Pola, Fra essi, come pilota, era il tenente di vascello di complemento Nazario Sauro. I francesi perdettero il Foucault che il 15 settembre venne affondato con bombe gettate da un idrovolante nemico. Gli inglesi perdettero VFI 3 che il 15 luglio urtò contro una mina al sud di Cattaro ed il B 10 colpito da una bomba di aeroplano nell’arsenale di Venezia (23 agosto). Tutto l ’equi­ paggio si salvò ed il battello venne ricuperato e quindi demolito. Basso Adriatico. Sulla fine dell’anno 1915 la Marina italiana provvide al vettovagliamento deH’Esercito serbo prima che iniziasse il disastroso ripiegamento sull’Albania, e sul principio del 1916 (coadiuvata dalle Marine alleate) al salvataggio di quell’Eser- eito che si affollava verso le spiaggie incalzato dal nemico ed in condizioni miserevoli, stremato dai rigori dell’inverno, dalle fatiche, dalla fame, dalle malattie; bisognava salvare circa 185.000 uomini ed un rilevante quantitativo di cavalli e materiale. Le operazioni di imbarco avvenivano nei porti di San Giovanni di Medua e Durazzo, ma le condizioni portuali di San Giovanni di Medua non erano tali da poter sostenere l’enorme traffico e poter presentare un riparo alle intemperie ed agli attacchi del nemico. Ne derivò la necessità di abban­ donare le operazioni in tal porto per ridurle soltanto a Durazzo e a Valona, facendovi affluire le truppe già in gran parte addensate a Scutari. Il 25 gennaio 1916 San Giovanni
  • 51. 45 di Medua fu abbandonata e fu quindi sospeso ogni traffico di navi nostre ed alleate con quell’ancoraggio. Il servizio dei sommergibili, in seguito alle mutate condi­ zioni della regione al nord di Capo Kodoni, era stabilito come segue (circolaro 369 11R. P. del Comando in capo della 2“ Squa­ dra, in data 29 gennaio) : « Due sommergibili, dotati di grande autonomia, fra Punta Menders e Meleda per sorvegliare le Bocche di Cattaro e le provenienze dai canali dalmati. « Un sommergibile nel Golfo del Drin, con missione di sorvegliare specialmente il traffico Bojana-Medua, essendo pro­ babile che il nemico si appoggi a tale linea di rifornimento pel­ le sue forze terrestri in quei settore. « Un sommergibile, quando disponibile, a Bari con le solite consegne. Due piccoli, a Valona, con permanenza di circa un mese, appoggiati alla regia nave Europa..... Il vice ammiraglio c o m a n d a n t e in c a p o ClJT IN ELLl ». La regia nave Europa era stata precedentemente dislocata a Valona quale nave appoggio idrovolanti. Come limite nord della zona di azione dei sommergibili operanti nel Basso Adriatico veniva considerata la congiun­ gente San Benedetto del Tronto-Isola di Solta. Il 26 febbraio anche Durazzo veniva sgombrata. A i primi di maggio, con l'aumento delle unità, dovuto all’arrivo dei sommergibili inglesi del tipo H, l’attività si accrebbe e si riuscì ad eseguire azioni in grande stile, impie­ gando cinque o sei unità che operavano simultaneamente. Si cita ad esempio, quella del maggio (vedi tav. a pag. seguente). In questo stesso mese avvennero dei mutamenti negli alti comandi. Il 19 maggio si costituì il Comando Superiore Navale di Valona, del quale il grosso delle forze navali era composto dalla Divisione Vittorio Emanuele, Regina Elena, Napoli, Roma, al comando del vice ammiraglio Millo. A Brindisi cessò di esistere il Comando della 2“ Squadra e il 26 maggio venne costituito il Comando Superiore Navale di Brindisi, al comando del vice ammiraglio Cagni. Il grosso delle forze na­
  • 52. 46 vali a Brindisi era composto dalla divisione Pisa, San Giorgio, San Marco. Inoltre dipendevano dal Comando Superiore di Brindisi tutti i sommergibili operanti nel Basso Adriatico. Con tale cambiamento di comando nulla si mutò nella organizzazione del servizio sommergibili e nel loro impiego. Interessava nel modo più assoluto contrastare la possibilità che il nemico si valesse delle vie marittime per comunicazioni, trasporti di truppa, di armi e di materiali, verso le sue basi di Durazzo e di San Giovanni di Medua. A ¡tale,: scopo fu progettata una dislocazione intesa ad intensificare la vigilanza offensiva in tutto il tratto compreso fra l’imboccatura sud dei canali dalmati e Durazzo. Fu divisa la zona di agguato in quattro settori A, B, C, D (vedi cartina). Quello A compren­ deva, oltre la costiera di Durazzo, anche l’area nella quale spesso erano individuati segnali r.t. Telefunken di unità ne­ miche. Il settore D era frequentato saltuariamente dai migliori sommergibili, e fra il settore D e quello C era lasciato libero il bacino dei canali delle Curzolane per eventuali operazioni di altri sommergibili o siluranti. 1 lim iti dei settori erano i seguenti: Settore A - compreso fra il parallelo del fiume Skumbi e quello del fiume Drin, fino a circa 40 miglia dalla costa di Durazzo; Settore B - fra il parallelo del fiume Drin e la baia di Traste, fino a circa 45 miglia dalla costa di Antivari; Settore C - fra Molonta (a circa 10 miglia a N.W . di Punta d ’Ostro) e la punta N.W . di Meleda, fino a circa 45 m i­ glia da Ragusa. Settore D - fra il parallelo di Lissa, il meridiano 15° il limite della zona assegnata a Venezia e la costa dalmata. L ’attività di quel periodo può essere sintetizzata dal diario di guerra dei sommergibili della flottiglia di Brindisi (1° mag- gio-6 giugno): 1° maggio: Archimede - agguato zona C; 4 maggio: Ampère - agguato zona C; Il 3 - agguato isola Cazza; H 2 - agguato zona D; S i - agguato zona C;
  • 54.
  • 55. 47 5 maggio : S i - agguato zona C ; Velella - agguato zona A; (1 maggio: Velella - agguato zona A; 7 maggio: Circe - agguato zona C; 9 maggio : Papin - agguato zona B; Atalante - agguato zona C; Franklin - agguato zona A; 11 maggio : Il 2 - agguato zona B; 12 maggio : Avipere - agguato zona C ; 13 maggio: Circe - agguato zona A; 11 3 - agguato zona B; S l - agguato zona C (canale di Meleda); 14 maggio: Bernouilli - agguato zona A; 15 maggio : Velella - agguato zona B; H A - agguato zona D; 1fi maggio : Franklin - agguato zona A; Velella - agguato zona B; 17 maggio : Papin - agguato zona B; 18 maggio: S 2 - agguato zona A; II 2 - agguato zona B; li) maggio : Atalante - agguato zona C; 21 maggio : II 1 - agguato zona P ; 22 maggio: H l - agguato zona D;
  • 56. > 22, 23, 24 e 25 maggio : tutti i sommergibili in agguato difensivo lungo la nostra costa; 27 maggio: Atalante - agguato zona B; Gay Lussac - agguato zona A; 1° giugno: Archimede - agguato zona D; Leverrier - agguato zona A; II 4 - agguato zona B ; Arthemis - agguato zona C; 2 giugno : S 1 - agguato zona C; Archimede - agguato zona D; 3 giugno : S i - agguato zona C; 4 giugno : II 1 - agguato zona A; Archimede - in rotta per zona D; 5 giugno: II 2 - agguato zona A; Archimede - agguato zona I); 0 giugno : Atalante - agguato zona A; Gay Lussac - agguato zona B. Le condizioni speciali della nostra guerra in Adriatico costringevano a variare con grande frequenza le posizioni di agguato dei sommergibili, in modo da ridurre la probabilità di successo delle insidie che il nemico poteva tendere ai som­ mergibili stessi. Nel luglio il servizio delle unità subacquee fu variato, non solo per quanto sopra ma anche per la con­ siderazione che nelle rotte da Cattaro verso Otranto o Capo Linguetta i sommergibili nemici, per necessità di passare fuori vista di terra, dovevano attraversare quella zona relativamente ristretta segnata in tratteggio nella tavola a pag. seguente. Detta zona comprendeva i quadratini 702, 703, 704 della carta di posizione allora in vigore.
  • 57. Carla di posizione e area di sorveglianza dei sommergibili nel Basso Adriatico(Giugno 1910 Catta ro Pd’Osln 49/ 498 499 500 501502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 udua 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 )ulcigno Vieste 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587588 589 590 . 591 592 593 594 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606 607 608 609 610 611 612 613 614 615 616 61/' 420 621 622 623 624 625 626 627 628 629 630 631 632 633 634 635 636 637 638 639 E BarTèttc - § 4 4 6 4 5 6 4 6 6 4 7 6 4 8 6 4 9 6 5 0 651 6 5 2 653 6 5 4 655 656 657 ---------- 658 659 660 ' i 661 Bai Ts^ 6 4 6 6 5 6 6 6 667 6 6 8 6 6 9 670 671 & 6 7 3 674 675 676 677 678 A ?yA 67i ^ 8 1 682 683 684 i 6 $ 8 t f ...- 6 8 6 687 688 B 689 690 691 692 , J ^ 9 7 698/1 . 1 / 699 —- — B „701 IIP Id illi n 705 Saf/TìdH d 706 i---------- 1 p v i ‘B rin disi-^ 16* ,_______ i .so- -1______ j ______ i 1 7 ° _______i _______ 13Q- t______ a_______J 8 n S 30' 19* l i
  • 58. »—- ■ • - 'i . -"C. ■- -
  • 59. Il nuovo servizio comprendeva i seguenti agguati (circo­ lare del Comando Superiore Navale di Brindisi in data del 22 luglio) : « Fino a nuovi ordini i sommergibili saranno, d ’ora in­ nanzi, impiegati nel seguente modo : 1) un sommergibile a turno sarà tenuto a Valona a disposizione di quel Comando Superiore Navale. La perma­ nenza a Valona sarà di 15 giorni; 2) tre sommergibili (a vapore) (1) saranno impiegati in uno speciale servizio sulla linea Valona-Otranto non appena giunga il materiale adatto (sommergibile in agguato con scorta di drifters (vedi più oltre); 3) i restanti sommergibili saranno messi in turno per un servizio permanente di agguato di uno o due sommergibili nella zona definita dai quadretti 702, 703, 704. Partiranno la notte da Brindisi, staranno in agguato du­ rante tutto il giorno, rientreranno il mattino dopo. Il vice ammiraglio comandante superiore navale U. Cagni ». Il primo sommergibile destinato a raggiungere il Comando' Superiore di Valona fu il Nautilus che ivi giunse il 27 m at­ tina. I quadratini 702, 703, 704 formavano una zona che aveva, oltre al vantaggio di mantenere una seconda linea di sbarra­ mento (in aggiunta alla linea dei drifters), anche quello di essere a breve distanza da Brindisi, pur non ostacolando eventuali azioni di altro naviglio a nord del parallelo 41° e lasciando completamente libera la rotta per Valona. Le navi in rotta per Valona avevano ordine di non avvicinarsi a più di 5 miglia dalla suddetta zona. Per escludere il pericolo che i sommergibili in andata e quelli in ritorno si potessero incrociare fra loro, e che questi ultim i a loro volta potessero incrociare la rotta con altre silu­ ranti inviate durante la notte da Brindisi nei settori del 1° quadrante, era stato disposto che le rotte di andata e di ritorno venissero regolate in modo speciale e come è dimostrato' nello schizzo della carta di posizione sopra ricordata. (1) Sommergibili francesi: Messidor, Foucault, Francklin, Cugnot„ Faraday, Papin. 4. — / nostri sommergibili durante la guerra 1915-18.
  • 60. 50 Ossia la rotta di andata dall’estremo della rotta di sicu­ rezza si dirigeva verso il punto A, vertice S.W. dell’area di sorveglianza, e la rotta di ritorno dal punto B, vertice N.W . della stessa area, proseguiva verso l’estremo della rotta di sicurezza, con il vincolo di non passare a ponente del punto B prima delle ore 3, per arrivare alla rotta di sicurezza a giorno chiaro. Un altro sistema di agguato fu proposto dal capitano di vascello De Cacquerav, comandante la divisione delle flottiglie francesi operanti in Adriatico, e consistente nell’azione com­ binata di un drifter e di un sommergibile, essendo quest’ultimo in immersione a rimorchio del primo. Lo scopo era di sorpren­ dere sommergibili o siluranti nemiche che attaccassero il drifter, il quale perciò veniva a costituire l ’esca per attirare l ’avversario. Tale sistema non era nuovo e già gli inglesi lo avevano impiegato nella Manica, talvolta con risultato. A ll’uopo si fecero venire dalla Francia speciali braghe di rimorchio. L ’impiego del sistema, in base al quale si doveva costituire un terzo sbarramento diurno fra Otranto e Vallona, era il seguente: i preparativi di partenza da Brindisi si facevano un’ora prima del tramonto del sole. Il drifter rimorchiava il sommergibile (emerso) di notte, se il tempo lo permetteva. Le due navi dirigevano, uscendo dalla rotta di sicurezza, per il punto A (vedi schizzo allegato della carta di posizione dell’epoca). D all’alba del giorno suc­ cessivo alla partenza cominciava l’agguato e il sommergibile andava in immersione, a rimorchio del drifter il quale navi­ gava a piccolo moto nella zona, in modo da trovarsi al punto B due ore prima del tramonto del sole. Dal punto B le due navi dirigevano su Otranto, giungendovi prima di notte. A ll’alba del terzo giorno esse raggiungevano il punto B, restando in sorveglianza ed agguato fino al cader della notte; e quindi effettuavano il ritorno a Brindisi passando per il punto A, in modo da presentarsi all’inizio del quarto giorno sul canale di sicurezza all’entrata della base.
  • 61. 51 Se durante la sorveglianza era avvistato un sommergibile nemico, il drifter avvisava immediatamente il comandante del sommergibile rimorchiato : le due unità si dividevano ed il drifter seguiva una rotta di allontanamento per non intral­ ciare l’eventuale azione del nostro sommergibile e per evitare che su di esso potesse essere attratta l’attenzione del nemico. Dopo l’azione il drifter ed il sommergibile si riunivano. Il punto di riunione era quello in cui le due navi si erano separate, salvo in caso di successo; chè allora il drifter doveva dirigere sul punto dell’esplosione. Non scorgendo nulla il drifter manovrava in modo da trovarsi, nel punto in cui aveva lasciato il sommergibile, al più tardi due ore dopo la separa­ zione, e ivi stazionava. Il sommergibile raggmngeva lo stesso punto in immersione, emergendo, quando aveva riconosciuto il drifter, per quanto possibile, a poppavia di esso. Poteva accadere che circostanze impreviste non permet­ tessero la riunione di giorno. In questo caso il drifter si recava, come precedentemente, al punto di separazione iniziale, accendeva i fanali di navigazione e, un ’ora dopo il tramonto, sparava un verv verde, se il sommergibile non era ancora giunto. Il sommergibile, se in vista, rispondeva con un altro very verde e dirigeva verso il drifter, accendendo i suoi fanali di navigazione nell’avvicinarlo. Se il sommergibile non rispon­ deva al segnale, il drifter, dopo essere rimasto sul luogo di separazione fino a due ore dopo il tramonto con i fanali accesi,, doveva rientrare a Brindisi. I drifters incaricati del rimorchio erano il Tait ed il Tea Rose. • In relazione a questo tipo di agguato vennero modificate le norme per l’impiego bellico dei sommergibili con la circo­ lare 3542 RR. A. del Comando Superiore Navale, in data 6 agosto : « ..... dispongo che dal 7 corrente fino alla fine del mese il servizio sommergibili sia disposto secondo le seguenti diret­ tive : 8 sommergibili, dei quali 4 francesi e 4 inglesi ed italiani, siano adibiti due alla volta al servizio dello sbarramento nord lat. 40°41’-40°50’ ; long. 18°30’-19°00; 2 sommergibili francesi (a vapore) allo sbarramento sud, rimorchiati. A questo sbarramento sia destinato un terzo
  • 62. 52 sommergibile appena sia approntato il secondo drifter di rimorchio e sia giunto il secondo cavo di rimorchio. « I sommergibili disponibili siano destinati a turno uno alla volta sulla costa nemica, nella località che successivamente verrà indicata. Nella prima e seconda decade del mese questa sarà nei pressi di Cattaro. Il vice ammiraglio coviandante superiore navale U. C a g n i ». Questo servizio, unitamente agli agguati nei quadratini 702, 703, 704, fu soppresso quando la linea di vigilanza dei drifters venne spostata verso il nord soprapponendosi quasi a quella mantenuta dai sommergibili. Il Tait ed il Tea Rose, furono inviati subito a Taranto perchè richiesti dal Comando in capo dell’Armata. Le modifiche vennero emanate dal Comando Superiore Navale di Brindisi con la circolare n. 4733, in data 6 novembre : « 1. — La zona di agguato dei sommergibili nel canale di Otranto è stata soppressa. « 2. — Dal giorno 10 novembre i sommergibili faranno servizio di agguato nelle seguenti zone : zona n. 1, fra i paralleli 41°-41°10’ e meridiani 18°30’-19°; zona n. 2, fra i paralleli 41°50-42° e meridiani 18°40’-1910 <(3. — Fino al 30 novembre i sommergibili francesi faranno servizio nella zona n. 2. Il comandante superiore navale fran­ cese dia tutte le istruzioni che egli riterrà più opportune per regolare le modalità di crociera nella zona indicata. Sarebbe utile che il servizio avesse carattere continuativo. « 4. — Fino al 30 novembre i sommergibili italiani faranno servizio nella zona n. 1. « 5. — Dal 1° al 20 dicembre sarà invertito il servizio delle flottiglie nelle dette zone. « 6. — Per il servizio occorrono 4 sommergibili per ogni zona. Fintantoché non siano giunti i W italiani, qualora il Comando Superiore Navale francese abbia un sommergibile disponibile oltre i 4 necessari per la zona, lo pregherei volerlo mettere a disposizione del comandante la flottiglia italiana con quelle modalità che egli vorrà cortesemente concretare con il 'Comandante Giovannini.
  • 63. ZONE D’OPERAZIONE DEI SOMMERGIBILI NEL BASSO ADRIATICO (1916) Vieste) Golfo di Manfredonia Barletta Molfelta' Bart' Monopoli Zona 1! Novembre 1916 Zona 2’ Zona unica Dicembre 1916 Brindisi Cattaro (Traste SSipv urazzo Valona
  • 64. *— ly j» « O n a » ..■■ttiiteil n s - ' i ■ .