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26 l’apis | F E B B R A I O | 2 | 2 0 2 3
di Nicola Pietropoli
Arnia trasparente, temperature e varroa
Dai nostri lettori
Continua la nostra indagine sul rilevamento termico
all’interno delle arnie. Questa volta andiamo a vedere
cosa succede in un’arnia trasparente. Chi crede che un’arnia
trasparente non possa ospitare una famiglia di api perché
le api inevitabilmente arrostirebbero sotto il sole cocente,
rimarrà in parte deluso. Anche se non è detto che un’arnia
trasparente debba per forza essere posizionata al sole, noi
andremo a vedere cosa succede in un’arnia trasparente
tenuta al sole. Per arnia trasparente si intende un’arnia
con le 4 pareti quasi interamente trasparenti, il coprifavo
trasparente e in più il tetto del portichetto trasparente. Il
materiale utilizzato è il policarbonato a doppia parete.
Ma attenzione, il tetto che copre l’arnia rimane un tetto
normale quindi il coprifavo non sarà mai esposto al sole.
Inoltre è sempre necessario, questo si, coprire la facciata
Ovest dell’arnia (se l’arnia è rivolta a Sud) perché il sole
che entrasse diretto nella fiancata il pomeriggio potrebbe
arrivare a fondere il telaio esposto. Il vassoio del fondo è
inserito e la griglia all’entrata presente.
Con queste accortezze una famiglia può vivere e prosperare
in un’arnia trasparente anche se le condizioni interne non
sono uguali a quelle di un’arnia buia e a chi contesta
l’utilizzo delle trasparenze in apicoltura argomentando
che le api in natura scelgono sempre luoghi bui si può
rispondere che forse, le api, semplicemente non hanno mai
scelto di insediarsi in luoghi luminosi perché in natura non
esistono cavità o contenitori chiusi che siano trasparenti. In
realtà la luce non sembra creare problemi alla famiglia (ho
potuto osservare, attraverso la facciata, la covata opercolata
sul bordo del telaio, in piena luce). Il comportamento delle
api è simile a quello delle arnie normali. Il livello interno
delle temperature nelle ore più calde risulta leggermente
superiore alla media di quella di un’arnia buia mentre
la notte le zone periferiche sembrano raffreddarsi più
velocemente probabilmente a causa dell’irraggiamento
attraverso le pareti trasparenti che essendo di policarbonato
non frenano i raggi infrarossi in uscita come farebbero
delle pareti normali o anche quelle in vetro. In primavera
e finché la temperatura esterna misura intorno ai 25 gradi
le temperature interne si mantengono su valori normali. La
ventilazione delle api riesce a mantenere la temperatura
nella zona covata in maniera molto efficace. Fuori della
zona covata in particolare la mattina nell’angolo Sud-est,
a mezzogiorno sul lato Sud e il tardo pomeriggio nel retro
dell’arnia si possono registrare dei rialzi di temperatura
dovuti all’entrata dei raggi del sole nei rispettivi orari.
In estate il caldo estremo e il sole battente cominciano a
mettere a dura prova la capacità di termoregolazione delle
api e nelle ore di punta le temperature interne possono
superare i 36 gradi. Tutto questo costringe le api ad un
gran lavoro di ventilazione che comunque non sembra
pregiudicare il normale sviluppo della famiglia. Passato
il periodo caldo la situazione si normalizza come in
primavera. All’approssimarsi dell’autunno le escursioni
termiche interne dell’arnia si accentuano leggermente
rispetto ad un’arnia buia in quanto di giorno il sole che
entra diretto nell'arnia porta le temperature interne a salire
oltre i 34 gradi non trovando grande opposizione da parte
delle api che lasciano fare. Le temperature superiori alla
media registrate durante l’anno non sembrano avere effetto
Ecco l’arnia trasparente in oggetto. A marzo poco tempo dopo il travaso e ad aprile con il melario quando è impegnata nella
costruzione di un favo naturale sulla fiancata Ovest (scoperta per fare la foto)
27
l’apis | F E B B R A I O | 2 | 2 0 2 3
negativo sulla varroa.
Neglischemicheseguonosonorappresentateletemperature
nell’arnia trasparente nel momento più caldo delle
giornate, il colore arancio chiaro indica una temperatura
compresa tra i 35 e i 36 gradi, il colore magenta indica una
temperatura compresa tra i 36 e i 37 gradi e il verde scuro
una temperatura superiore ai 38 gradi.
Esposizione al sole dell’arnia trasparente in
funzione anti varroa
La costruzione di un’arnia trasparente può anche avere
il secondo fine di provare l’efficacia e la praticità di un
trattamento termico naturale esponendo al pieno sole nel
momento più caldo della stagione tutte le pareti trasparenti
della suddetta per un determinato intervallo di tempo . È
ormai risaputo che esponendo i telai di covata senza api
ad una temperatura prossima ai 42 gradi per un’ora si ha la
morte della varroa e non della covata che sopporta anche
temperature di 45 gradi. Si sa anche che esistono metodi
termici che espongono l’intera arnia a queste temperature
coi quali sembra che si ottengano buoni risultati con
pochi danni collaterali sulle api. Personalmente nei miei
esperimenti di anni fa con i miei telai termici ho potuto
constatare che già una temperatura di 38 gradi è abbastanza
deleteria per la varroa se prolungata nel tempo.
Ho così fatto due tentativi di prova in cui ho tolto il tetto
dell’arnia trasparente e la parete di copertura ad Ovest
esponendo tutta l’arnia al sole. Mi rendo conto che le mie
piccole prove abbiano scarso valore scientifico tuttavia
possono dare un’idea delle dinamiche a cui si va incontro
quando si fanno queste tipologie di esperimenti. Primo
tentativo. La temperatura esterna era di circa 32 gradi. Il
trattamento è iniziato alle ore 10:45 ed è terminato alle ore
13:45. La temperatura interna ha iniziato a salire abbastanza
rapidamente e dopo poco più di mezz’ora aveva raggiunto
e superato la soglia dei 38 gradi. A questo punto le api sono
riuscite a forzare la mano e a riportare la temperatura in
parte della zona covata al di sotto dei 38 gradi, complici
anche delle tenui velature del cielo che indebolivano a
tratti il sole. La fuoriuscita di parte delle api per agevolare
la ventilazione dava i suoi frutti. Visto che la situazione
si era stabilizzata ho deciso di limitare la possibilità di
ventilazione ponendo una striscia di policarbonato davanti
all’entrata, inclinata per permettere alle api di uscire ed
entrare dai lati se ne avevano bisogno. Solo con l’arnia
praticamente chiusa la temperatura ha cominciato a risalire
fino a superare di nuovo la fatidica soglia dei 38 gradi.
Ho mantenuto così la situazione per una mezz’ora. Alla
fine il cielo si è annuvolato e ho dovuto interrompere il
trattamento. Il secondo tentativo fatto il giorno successivo
è iniziato più tardi, alle ore 13:30 e terminato alle ore 15:00
(purtroppo il mio tempo a disposizione era limitato per i
miei impegni in azienda) e sono partito subito con la parziale
chiusura della porticina scoprendo prima il coprifavo e
successivamente la parete Ovest. In questo caso l’aumento
della temperatura è stato più lineare e come si vede dalle
Fino a maggio le temperature si mantengo
simili a quelle di un’arnia buia
Appena le temperature esterne salgono
la media delle temperature interne sale
e rispetto ad un’arnia buia. Abbiamo
mezzo grado in più
A giugno la temperatura media, di giorno,
sale ancora avendo nell’ora di picco nella
zona covata anche un grado in più rispetto
alla media
A luglio con temperatura esterna molto
alta la zona covata si avvicina ai 36 gradi
invece dei classici 34,6
La maggiore escursione termica tra il giorno e la notte nel periodo autunnale dovuta
all’entrata dei raggi solari nell’arnia a differenza di un’arnia buia
28 l’apis | F E B B R A I O | 2 | 2 0 2 3
immagini rispetto alla prima prova la temperatura inizia ad
aumentare nella parte superiore dell’arnia e sulla fiancata
Ovest per procedere man mano verso il fondo, questo
perché a quell’ora il coprifavo e fiancata Ovest sono meglio
esposti al sole rispetto alla facciata, più esposta nel primo
tentativo. Inoltre la temperatura esterna era più alta e non
c’erano velature insidiose.
Due ore e mezza prima e un’ora e mezza dopo, di
esposizione al sole, quali risultati hanno dato? C’è stata
una moria abbastanza buona di varroa, circa un centinaio,
però purtroppo il trattamento non è stato sufficiente per
permettere alla famiglia di raggiungere indenne l’autunno.
Danni diretti dell’esposizione sulle api o la covata,
apparenti quantomeno, non sembra ce ne siano stati.
Si poteva protrarre il trattamento per più tempo oppure
ripeterlo per più giorni ma il sistema avrebbe richiesto un
impegno eccessivo, e questo è un fattore determinante, al
pari dell’efficacia, per la scelta di un sistema di trattamento
anti varroa. La temperatura interna che si raggiunge è poco
controllabile se non con apparecchi sofisticati e troppo
legata alle condizioni esterne. Basta una nuvoletta o un
cielo più o meno limpido per cambiare i dati in gioco.
Bisogna anche aggiungere che il fatto di dover chiudere
quasi completamente l’entrata per raggiungere lo scopo
ci pone di fronte alla domanda: oltre alla temperatura per
quanto tempo le api possono sopportare uno scambio di aria
limitato? È anche per questo che ho tenuto ridotti i tempi di
clausura-esposizione. Orientato già allora verso metodi più
affidabili e pratici ho abbandonato ogni ulteriore tentativo di
questo tipo di trattamento. La prova ha comunque mostrato
quanto sia difficile che un’arnia trasparente diventi una
trappola mortale se le api hanno la possibilità di ventilare e
l’esperimento ci ha fatto vedere che anche temperature di
poco superiori ai 38 gradi possono provocare la morte di
parte della varroa.
Termoterapia naturale
Sempre in tema di “esposizioni al calore”, ora vi racconto
un’esperienza che mi ha permesso di formulare un’ipotesi
di possibilità di sopravvivenza alla varroa per “ipertermia
naturale” di alcune colonie selvatiche di api. Dopo un mese
dalla prova di esposizione al sole dell’arnia trasparente, i
dati del conta api di mia costruzione montato su un’arnia
normale nello stesso apiario mi avvertivano di una
consistente diminuzione nell’ultimo periodo del lavoro
delleapi.Uncontrollodelcassettoditalearniamiharivelato
una quantità impressionante di varroa morta accumulata
sul fondo. La visita interna ha confermato lo stato di una
famiglia in chiaro tracollo da varroa e che aveva subito da
poco anche una piccola sciamatura. La mia domanda era
cosa fosse successo a tutte quelle varroe. Un paio di casi
simili mi erano capitati in passato con famiglie al tracollo e
grande moria di varroe della quale non ero riuscito a darmi
una spiegazione. Quest’arnia però teneva montato al suo
interno un apparecchio per la rilevazione delle temperature
uguale a quello utilizzato nell’arnia trasparente solo che
l’apparecchio era da tempo entrato in avaria. Incuriosito
dalla faccenda sono riuscito a ripararlo. Non vi dico il mio
stupore il giorno dopo, una volta ripristinato il ponte radio,
nel vedere sul video del mio computer apparire temperature
interne che oltrepassavano i 38 gradi (temperature che a
fatica ero riuscito a raggiungere esponendo al sole l’arnia
trasparente). Come era possibile? Erano alcuni anni che
monitoravo la temperatura e mai era successo che la
temperatura interna dell’arnia sorpassasse i 36 gradi nella
La fuoriuscita delle api dall’arnia è una delle tecniche utilizzate
dalle api per agevolare il lavoro di ventilazione all’interno
dell’arnia
Sequenza di riscaldamento nel primo tentativo di esposizione al sole. L’arancio chiaro indica temperature maggiori di 37 gradi, il
magenta maggiori di 38 gradi e ilverde maggiori di 39 gradi. Nella terza immagine si vede il temporaneo calo di temperatura ottenuto
dalle api prima che la porticina venisse quasi totalmente chiusa
29
l’apis | F E B B R A I O | 2 | 2 0 2 3
zona della covata se non nel momento della sciamatura. A
questo punto quello che poteva essere successo cominciava
comunque ad essermi chiaro.
L’arnia aveva subito un tracollo da varroa, con virosi della
covata o covata calcificata e spopolamento di api, proprio
nel momento più caldo della stagione (la temperatura
esterna a livello dell’arnia il pomeriggio raggiungeva i
38 gradi). Una piccola sciamatura aveva ridotto ancora
di più il numero di api. In queste condizioni la capacità
di ventilazione della famiglia quasi del tutto assente era
limitata ulteriormente dalla presenza davanti all’entrata del
conta api. La posizione in pieno sole dell’arnia agevolava
il suo riscaldamento interno. Incapace di raffreddare a
dovere la covata ancora relativamente abbondante (anche
se discontinua) la famiglia si è trovata ad affrontare per non
so quanti giorni temperature interne di 37- 38 gradi che
hanno di fatto eliminato la varroa presente senza uccidere
le api e la covata o comunque senza arrecare danni visibili,
permettendo alla famiglia di ripartire pulita e raggiungere
l’autunno in buone condizioni per poi iniziare la primavera
con uno sviluppo ottimale, tutto questo senza ulteriori
interventi acaricidi. Possiamo quindi formulare l’ipotesi
che in natura ci sia la possibilità che una famiglia selvatica
riesca a sopravvivere più del previsto alla presenza della
varroa se ogni tanto incontra questa combinazione fortunata
di fattori:
• Posizione dell’alveare soleggiata e calda.
• Temperatura esterna elevata.
• Entrata dell’alveare ridotta.
• Accentuato spopolamento per complicanze da varroa
(morte della covata, accorciamento di vita delle
api e sciamature) con conseguente incapacità di
termoregolazione.
I fattori determinanti sono lo spopolamento e l’alta
temperatura ambientale che permettono al nido di
scaldarsi internamente. Da una parte finché la famiglia
riesce a raffreddare il nido con la ventilazione, non sarà
possibile sfruttare la termoterapia naturale e dall’altra se
lo spopolamento non si verifica nel periodo più caldo della
stagione non vi sarà la possibilità che la temperatura interna
raggiunga i valori critici per la varroa anche con l’assenza
di ventilazione. La concomitanza di questi fattori-eventi
può dare una possibilità di sopravvivenza a una colonia
selvatica grazie alla termoterapia naturale. L’esperienza ci
conferma inoltre che con lunghe esposizioni è sufficiente
una temperatura tra i 37 e i 38 gradi per uccidere tutta la
varroa.
Sequenza di riscaldamento nel secondo tentativo di esposizione al sole. L’arancio chiaro indica temperature maggiori di 37 gradi, il
magenta maggiori di 38 gradi e il verde maggiori di 39 gradi
Sequenza dell’andamento della temperatura
interna dell’arnia incapace di termoregolare il nido
nel momento più caldo della giornata dalle ore
16 alle ore 20. In arancio chiaro le temperature
superiori ai 37 gradi mentre in magenta quelle
superiori ai 38 gradi. L’aumento interessa tutta
l’arnia con i valori più alti al centro del nido

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arnia trasparente temperature e varroa (1).pdf

  • 1. 26 l’apis | F E B B R A I O | 2 | 2 0 2 3 di Nicola Pietropoli Arnia trasparente, temperature e varroa Dai nostri lettori Continua la nostra indagine sul rilevamento termico all’interno delle arnie. Questa volta andiamo a vedere cosa succede in un’arnia trasparente. Chi crede che un’arnia trasparente non possa ospitare una famiglia di api perché le api inevitabilmente arrostirebbero sotto il sole cocente, rimarrà in parte deluso. Anche se non è detto che un’arnia trasparente debba per forza essere posizionata al sole, noi andremo a vedere cosa succede in un’arnia trasparente tenuta al sole. Per arnia trasparente si intende un’arnia con le 4 pareti quasi interamente trasparenti, il coprifavo trasparente e in più il tetto del portichetto trasparente. Il materiale utilizzato è il policarbonato a doppia parete. Ma attenzione, il tetto che copre l’arnia rimane un tetto normale quindi il coprifavo non sarà mai esposto al sole. Inoltre è sempre necessario, questo si, coprire la facciata Ovest dell’arnia (se l’arnia è rivolta a Sud) perché il sole che entrasse diretto nella fiancata il pomeriggio potrebbe arrivare a fondere il telaio esposto. Il vassoio del fondo è inserito e la griglia all’entrata presente. Con queste accortezze una famiglia può vivere e prosperare in un’arnia trasparente anche se le condizioni interne non sono uguali a quelle di un’arnia buia e a chi contesta l’utilizzo delle trasparenze in apicoltura argomentando che le api in natura scelgono sempre luoghi bui si può rispondere che forse, le api, semplicemente non hanno mai scelto di insediarsi in luoghi luminosi perché in natura non esistono cavità o contenitori chiusi che siano trasparenti. In realtà la luce non sembra creare problemi alla famiglia (ho potuto osservare, attraverso la facciata, la covata opercolata sul bordo del telaio, in piena luce). Il comportamento delle api è simile a quello delle arnie normali. Il livello interno delle temperature nelle ore più calde risulta leggermente superiore alla media di quella di un’arnia buia mentre la notte le zone periferiche sembrano raffreddarsi più velocemente probabilmente a causa dell’irraggiamento attraverso le pareti trasparenti che essendo di policarbonato non frenano i raggi infrarossi in uscita come farebbero delle pareti normali o anche quelle in vetro. In primavera e finché la temperatura esterna misura intorno ai 25 gradi le temperature interne si mantengono su valori normali. La ventilazione delle api riesce a mantenere la temperatura nella zona covata in maniera molto efficace. Fuori della zona covata in particolare la mattina nell’angolo Sud-est, a mezzogiorno sul lato Sud e il tardo pomeriggio nel retro dell’arnia si possono registrare dei rialzi di temperatura dovuti all’entrata dei raggi del sole nei rispettivi orari. In estate il caldo estremo e il sole battente cominciano a mettere a dura prova la capacità di termoregolazione delle api e nelle ore di punta le temperature interne possono superare i 36 gradi. Tutto questo costringe le api ad un gran lavoro di ventilazione che comunque non sembra pregiudicare il normale sviluppo della famiglia. Passato il periodo caldo la situazione si normalizza come in primavera. All’approssimarsi dell’autunno le escursioni termiche interne dell’arnia si accentuano leggermente rispetto ad un’arnia buia in quanto di giorno il sole che entra diretto nell'arnia porta le temperature interne a salire oltre i 34 gradi non trovando grande opposizione da parte delle api che lasciano fare. Le temperature superiori alla media registrate durante l’anno non sembrano avere effetto Ecco l’arnia trasparente in oggetto. A marzo poco tempo dopo il travaso e ad aprile con il melario quando è impegnata nella costruzione di un favo naturale sulla fiancata Ovest (scoperta per fare la foto)
  • 2. 27 l’apis | F E B B R A I O | 2 | 2 0 2 3 negativo sulla varroa. Neglischemicheseguonosonorappresentateletemperature nell’arnia trasparente nel momento più caldo delle giornate, il colore arancio chiaro indica una temperatura compresa tra i 35 e i 36 gradi, il colore magenta indica una temperatura compresa tra i 36 e i 37 gradi e il verde scuro una temperatura superiore ai 38 gradi. Esposizione al sole dell’arnia trasparente in funzione anti varroa La costruzione di un’arnia trasparente può anche avere il secondo fine di provare l’efficacia e la praticità di un trattamento termico naturale esponendo al pieno sole nel momento più caldo della stagione tutte le pareti trasparenti della suddetta per un determinato intervallo di tempo . È ormai risaputo che esponendo i telai di covata senza api ad una temperatura prossima ai 42 gradi per un’ora si ha la morte della varroa e non della covata che sopporta anche temperature di 45 gradi. Si sa anche che esistono metodi termici che espongono l’intera arnia a queste temperature coi quali sembra che si ottengano buoni risultati con pochi danni collaterali sulle api. Personalmente nei miei esperimenti di anni fa con i miei telai termici ho potuto constatare che già una temperatura di 38 gradi è abbastanza deleteria per la varroa se prolungata nel tempo. Ho così fatto due tentativi di prova in cui ho tolto il tetto dell’arnia trasparente e la parete di copertura ad Ovest esponendo tutta l’arnia al sole. Mi rendo conto che le mie piccole prove abbiano scarso valore scientifico tuttavia possono dare un’idea delle dinamiche a cui si va incontro quando si fanno queste tipologie di esperimenti. Primo tentativo. La temperatura esterna era di circa 32 gradi. Il trattamento è iniziato alle ore 10:45 ed è terminato alle ore 13:45. La temperatura interna ha iniziato a salire abbastanza rapidamente e dopo poco più di mezz’ora aveva raggiunto e superato la soglia dei 38 gradi. A questo punto le api sono riuscite a forzare la mano e a riportare la temperatura in parte della zona covata al di sotto dei 38 gradi, complici anche delle tenui velature del cielo che indebolivano a tratti il sole. La fuoriuscita di parte delle api per agevolare la ventilazione dava i suoi frutti. Visto che la situazione si era stabilizzata ho deciso di limitare la possibilità di ventilazione ponendo una striscia di policarbonato davanti all’entrata, inclinata per permettere alle api di uscire ed entrare dai lati se ne avevano bisogno. Solo con l’arnia praticamente chiusa la temperatura ha cominciato a risalire fino a superare di nuovo la fatidica soglia dei 38 gradi. Ho mantenuto così la situazione per una mezz’ora. Alla fine il cielo si è annuvolato e ho dovuto interrompere il trattamento. Il secondo tentativo fatto il giorno successivo è iniziato più tardi, alle ore 13:30 e terminato alle ore 15:00 (purtroppo il mio tempo a disposizione era limitato per i miei impegni in azienda) e sono partito subito con la parziale chiusura della porticina scoprendo prima il coprifavo e successivamente la parete Ovest. In questo caso l’aumento della temperatura è stato più lineare e come si vede dalle Fino a maggio le temperature si mantengo simili a quelle di un’arnia buia Appena le temperature esterne salgono la media delle temperature interne sale e rispetto ad un’arnia buia. Abbiamo mezzo grado in più A giugno la temperatura media, di giorno, sale ancora avendo nell’ora di picco nella zona covata anche un grado in più rispetto alla media A luglio con temperatura esterna molto alta la zona covata si avvicina ai 36 gradi invece dei classici 34,6 La maggiore escursione termica tra il giorno e la notte nel periodo autunnale dovuta all’entrata dei raggi solari nell’arnia a differenza di un’arnia buia
  • 3. 28 l’apis | F E B B R A I O | 2 | 2 0 2 3 immagini rispetto alla prima prova la temperatura inizia ad aumentare nella parte superiore dell’arnia e sulla fiancata Ovest per procedere man mano verso il fondo, questo perché a quell’ora il coprifavo e fiancata Ovest sono meglio esposti al sole rispetto alla facciata, più esposta nel primo tentativo. Inoltre la temperatura esterna era più alta e non c’erano velature insidiose. Due ore e mezza prima e un’ora e mezza dopo, di esposizione al sole, quali risultati hanno dato? C’è stata una moria abbastanza buona di varroa, circa un centinaio, però purtroppo il trattamento non è stato sufficiente per permettere alla famiglia di raggiungere indenne l’autunno. Danni diretti dell’esposizione sulle api o la covata, apparenti quantomeno, non sembra ce ne siano stati. Si poteva protrarre il trattamento per più tempo oppure ripeterlo per più giorni ma il sistema avrebbe richiesto un impegno eccessivo, e questo è un fattore determinante, al pari dell’efficacia, per la scelta di un sistema di trattamento anti varroa. La temperatura interna che si raggiunge è poco controllabile se non con apparecchi sofisticati e troppo legata alle condizioni esterne. Basta una nuvoletta o un cielo più o meno limpido per cambiare i dati in gioco. Bisogna anche aggiungere che il fatto di dover chiudere quasi completamente l’entrata per raggiungere lo scopo ci pone di fronte alla domanda: oltre alla temperatura per quanto tempo le api possono sopportare uno scambio di aria limitato? È anche per questo che ho tenuto ridotti i tempi di clausura-esposizione. Orientato già allora verso metodi più affidabili e pratici ho abbandonato ogni ulteriore tentativo di questo tipo di trattamento. La prova ha comunque mostrato quanto sia difficile che un’arnia trasparente diventi una trappola mortale se le api hanno la possibilità di ventilare e l’esperimento ci ha fatto vedere che anche temperature di poco superiori ai 38 gradi possono provocare la morte di parte della varroa. Termoterapia naturale Sempre in tema di “esposizioni al calore”, ora vi racconto un’esperienza che mi ha permesso di formulare un’ipotesi di possibilità di sopravvivenza alla varroa per “ipertermia naturale” di alcune colonie selvatiche di api. Dopo un mese dalla prova di esposizione al sole dell’arnia trasparente, i dati del conta api di mia costruzione montato su un’arnia normale nello stesso apiario mi avvertivano di una consistente diminuzione nell’ultimo periodo del lavoro delleapi.Uncontrollodelcassettoditalearniamiharivelato una quantità impressionante di varroa morta accumulata sul fondo. La visita interna ha confermato lo stato di una famiglia in chiaro tracollo da varroa e che aveva subito da poco anche una piccola sciamatura. La mia domanda era cosa fosse successo a tutte quelle varroe. Un paio di casi simili mi erano capitati in passato con famiglie al tracollo e grande moria di varroe della quale non ero riuscito a darmi una spiegazione. Quest’arnia però teneva montato al suo interno un apparecchio per la rilevazione delle temperature uguale a quello utilizzato nell’arnia trasparente solo che l’apparecchio era da tempo entrato in avaria. Incuriosito dalla faccenda sono riuscito a ripararlo. Non vi dico il mio stupore il giorno dopo, una volta ripristinato il ponte radio, nel vedere sul video del mio computer apparire temperature interne che oltrepassavano i 38 gradi (temperature che a fatica ero riuscito a raggiungere esponendo al sole l’arnia trasparente). Come era possibile? Erano alcuni anni che monitoravo la temperatura e mai era successo che la temperatura interna dell’arnia sorpassasse i 36 gradi nella La fuoriuscita delle api dall’arnia è una delle tecniche utilizzate dalle api per agevolare il lavoro di ventilazione all’interno dell’arnia Sequenza di riscaldamento nel primo tentativo di esposizione al sole. L’arancio chiaro indica temperature maggiori di 37 gradi, il magenta maggiori di 38 gradi e ilverde maggiori di 39 gradi. Nella terza immagine si vede il temporaneo calo di temperatura ottenuto dalle api prima che la porticina venisse quasi totalmente chiusa
  • 4. 29 l’apis | F E B B R A I O | 2 | 2 0 2 3 zona della covata se non nel momento della sciamatura. A questo punto quello che poteva essere successo cominciava comunque ad essermi chiaro. L’arnia aveva subito un tracollo da varroa, con virosi della covata o covata calcificata e spopolamento di api, proprio nel momento più caldo della stagione (la temperatura esterna a livello dell’arnia il pomeriggio raggiungeva i 38 gradi). Una piccola sciamatura aveva ridotto ancora di più il numero di api. In queste condizioni la capacità di ventilazione della famiglia quasi del tutto assente era limitata ulteriormente dalla presenza davanti all’entrata del conta api. La posizione in pieno sole dell’arnia agevolava il suo riscaldamento interno. Incapace di raffreddare a dovere la covata ancora relativamente abbondante (anche se discontinua) la famiglia si è trovata ad affrontare per non so quanti giorni temperature interne di 37- 38 gradi che hanno di fatto eliminato la varroa presente senza uccidere le api e la covata o comunque senza arrecare danni visibili, permettendo alla famiglia di ripartire pulita e raggiungere l’autunno in buone condizioni per poi iniziare la primavera con uno sviluppo ottimale, tutto questo senza ulteriori interventi acaricidi. Possiamo quindi formulare l’ipotesi che in natura ci sia la possibilità che una famiglia selvatica riesca a sopravvivere più del previsto alla presenza della varroa se ogni tanto incontra questa combinazione fortunata di fattori: • Posizione dell’alveare soleggiata e calda. • Temperatura esterna elevata. • Entrata dell’alveare ridotta. • Accentuato spopolamento per complicanze da varroa (morte della covata, accorciamento di vita delle api e sciamature) con conseguente incapacità di termoregolazione. I fattori determinanti sono lo spopolamento e l’alta temperatura ambientale che permettono al nido di scaldarsi internamente. Da una parte finché la famiglia riesce a raffreddare il nido con la ventilazione, non sarà possibile sfruttare la termoterapia naturale e dall’altra se lo spopolamento non si verifica nel periodo più caldo della stagione non vi sarà la possibilità che la temperatura interna raggiunga i valori critici per la varroa anche con l’assenza di ventilazione. La concomitanza di questi fattori-eventi può dare una possibilità di sopravvivenza a una colonia selvatica grazie alla termoterapia naturale. L’esperienza ci conferma inoltre che con lunghe esposizioni è sufficiente una temperatura tra i 37 e i 38 gradi per uccidere tutta la varroa. Sequenza di riscaldamento nel secondo tentativo di esposizione al sole. L’arancio chiaro indica temperature maggiori di 37 gradi, il magenta maggiori di 38 gradi e il verde maggiori di 39 gradi Sequenza dell’andamento della temperatura interna dell’arnia incapace di termoregolare il nido nel momento più caldo della giornata dalle ore 16 alle ore 20. In arancio chiaro le temperature superiori ai 37 gradi mentre in magenta quelle superiori ai 38 gradi. L’aumento interessa tutta l’arnia con i valori più alti al centro del nido