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Nando Pagnoncelli
       Presidente e AD di Ipsos
‘Mettiamoci in gioco’




22 Ottobre 2012   © 2012 Ipsos. All rights reserved. Contains Ipsos' Confidential and Proprietary information and
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Disegno di ricerca

Questo report è stato realizzato
sulla base di 32 interviste ad economisti,
sia in Italia sia all’estero, condotte
dal 10 settembre al 15 ottobre 2012.
La crisi
e il modello italiano
Il ‘modello italiano di sviluppo’:
  esiste ancora?
Per la maggioranza del nostro campione la risposta è positiva vi
sono dei cambiamenti in atto, ma gli elementi fondamentali
rimangono gli stessi e sono ancora importanti:
     Il rapporto tra territorio e realtà produttiva
     Creatività sia nel prodotto sia nel processo (con una forte
      soggettività), capacità di soluzione dei problemi; da cui anche
      una forte componente di flessibilità (sulle risposte al mercato)

Il “modello italiano” viene individuato nella struttura di PMI,
nella diffusione sul territorio, nella presenza in tutti i settori
industriali prevalenti.
Il ‘modello italiano di sviluppo’:
      centralità dell’industria, prospettiva della rete
   La forza economica dell’Italia continua ad essere data dalla sua
                         struttura industriale
        l’industria mantiene la centralità nel modello italiano
Che cosa sta cambiando? Quali sono gli elementi di evoluzione?
Il “distretto” evolve verso la rete di impresa
 La continuità geografica = in alcune situazioni è ancora funzionale, ma a volte si
  è allargata. Fornitori e collaboratori sono stati cercati anche lontano, in una
  logica diversa in cui il principio vincente non è più la vicinanza (si conosce) ma la
  funzionalità (fa quello che si cerca)
 La presenza di un’azienda leader della filiera, di dimensioni maggiori = è
  l’azienda che agisce come leader in tutta la filiera, leader sui prodotti e sulla
  capacità di trovare sbocchi, specie internazionali
Il ‘modello italiano di sviluppo’:
               Le aziende che stanno resistendo meglio
               alle difficoltà puntano su apertura e valore aggiunto

Quali tipologie di aziende italiane stanno resistendo maggiormente alle difficoltà?
Base: Totale intervistati
Le aziende …
             che hanno elevato il valore dei propri prodotti


                            più aperte ai mercati internazionali

           che hanno investito in innovazione del processo
                             produttivo

                       che hanno riorganizzato la produzione


                 che hanno trasceso la dimensione familiare


                        con maggiore disponibilità finanziaria


                                                           Altro
La crisi attuale. Dove
 cercare la crescita?
Dove cercare la crescita?
                Nella ridefinizione dell’offerta
Se l’industria è centrale, è nella maggiore riqualificazione dell’offerta
la chiave per uscire dalla crisi in modo duraturo:
                        aumentare il valore del venduto
Domanda e offerta hanno concorso nel rallentare (fino ad annullare) la crescita in
Italia, ma i nodi principali da sciogliere secondo il parere dei più sono sul fronte
dell’offerta
Secondo Lei è il lato dell’offerta che dovrebbe cambiare maggiormente o è questione
primariamente di stimolo alla domanda?
                                                           "un mix delle due“
Base: Totale intervistati


             Dovrebbe cambiare                           “Stimolo della domanda,
             l’offerta                                   senza rimozione di vincoli
                                                         avrà un effetto limitato"
             Dovrebbe essere stimolata
             maggiormente la domanda

             Altro
Dove cercare la crescita tramite
       l’offerta?
Le innovazioni dal lato dell’offerta secondo Lei dovrebbero essere più…
Base: Ritengono che dovrebbe cambiare l’offerta




    Di prodotto/servizio            Di processo produttivo   Di mercati di riferimento   Altro


Ci sarebbe bisogno soprattutto di innovazioni di PRODOTTO
“Per anni in questo Paese si è fatto quasi esclusivamente innovazione di processo;
  quelli che hanno capito cosa succedeva hanno fatto anche
                  innovazione di prodotto”
La crescita:
     l’innovazione di prodotto
Che cosa comporta cercare l’innovazione di prodotto?
   Mettere a frutto le proprie conoscenze, innovandole.
      è l’esempio dei settori in cui l’Italia riesce ad avere successo
      (fashion, design, meccanica di precisione), dove vi sono capacità
      acquisite nel tempo e riconosciute a livello mondiale che vengono
      pensate in modo evolutivo
   Pensare ai nuovi mercati di sbocco.
      Le aziende che hanno successo hanno capito in anticipo che le
      direttrici di potere economico si stavano spostando, che i nuovi
      consumatori dei paesi emergenti hanno caratteristiche
      sociologiche diverse da quelle del mercato interno (c’è una classe
      media emergente, sono giovani, hanno altri gusti estetici e altre
      percezioni della qualità); dunque rivolgersi a loro significa entrare in
      una logica di marketing internazionale
La crescita: l’innovazione di prodotto
     /CHE FARE PER INNOVARE?
Da cosa partire per innovare l’offerta di prodotti? Gli economisti
suggeriscono alcune strategie:

 Valorizzare i settori riconosciuti a livello internazionale come
  eccellenze italiane.

 Sviluppare le potenzialità nel settore della conoscenza

 Le innovazioni di prodotto sono possibili anche nei settori
  maturi (es. successo di aziende vinicole del veronese)

 Le PMI non devono dimenticare che anche il brand va costruito,
  perché contribuisce a dare valore al prodotto  potenziare
  marketing e comunicazione.
Serve una politica industriale coerente
   e con una visione di lungo periodo
Un ruolo del Governo come motore di una politica industriale
è giudicato molto importante
    si sente la mancanza:
     di una politica industriale
     di coerenza tra le diverse iniziative
     di consistenza nel tempo delle misure intraprese
 L’azione del Governo è attesa nelle linee guida, nella politica fiscale,
  nell’efficienza della PA  la capacità di creare un “contesto
  friendly”
 Allo stesso tempo, gli imprenditori italiani – per le loro
  caratteristiche di capacità creativa – agiscono per il meglio proprio
  quando hanno spazio libero; si tratta dunque di semplificare le
  costrizioni non utili
Il capitale umano è cruciale:
    dalla formazione…
Nel indurre l’innovazione gli economisti insistono sull’importanza del
fattore umano: reperire/formare il capitale umano adeguato e di
utilizzarlo in modo appropriato

La formazione deve essere ripensata:
 Basse performance delle scuole superiori e professionali nel
    confronto con gli altri paesi
 Basso numero di laureati
 Si dà importanza alla necessità di ampliare la specializzazione della
    forza lavoro come uno dei fattori essenziali per la crescita
 C’è bisogno di formazione continua  anche l’impresa deve
    giocare un ruolo più incisivo
     Inoltre le PMI dovrebbero fidarsi di professionalità a cui non si
       è abituati (manager vs. imprenditori)
… alla ricerca: quale legame con
    l’imprenditoria in Italia?
Gli investimenti privati in ricerca in Italia sono bassi  incide la
dimensione delle imprese, anche perché in una piccola azienda
è più difficile avere uffici di progettazione

Nel rapporto tra università e mondo della produzione c’è una
reciproca sfiducia  nel recente passato si è cercato di
superarla. Le valutazioni sui risultati sono contrastanti,
bisognerebbe cercare più collaborazione e sintonia

Esistono incubatori tecnologici in grado di mettere in contatto
la ricerca e l’impresa, ma si tratta di esperienze isolate
Fuga di cervelli vs incapacità
      di attrazione di capitale umano

La situazione ottimale è quella in cui i cervelli vanno e
vengono. È il flusso che permette una crescita delle
conoscenze nello scambio di esperienze

Il problema non è la “fuga dei cervelli” (espresso in questo
modo è un argomento mediatico ma inutile), quanto la
mancanza di flusso, cioè l’incapacità di attrarre capitale
umano dall’estero
     l’incapacità di attrazione del sistema italiano è ampliata
       dall’impianto giuridico
Va bene preoccuparsi
     dell’offerta
  ma… attenzione
   alla domanda!
La crescita lato domanda
Diversi economisti rilevano come ci sia comunque la necessità
di una politica della domanda che si associa all’oggi, alla
situazione precisa in cui il Paese sta vivendo.

 Chi si concentra più sull’offerta ha in mente i temi di medio
  periodo, le condizioni per una crescita duratura del Paese;

 Chi si concentra sulla domanda riflette maggiormente sulla
  situazione drammatica che alcuni settori vivono oggi perché non
  hanno accesso ai mercati internazionali, in particolare in alcune
  aree del Paese
La crescita lato domanda: riduzione del
             carico fiscale
Sulle politiche lato domanda gli intervistati credono maggiormente
all’efficacia di una redistribuzione della ricchezza e del carico fiscale
Quali iniziative di stimolo alla domanda ritiene prioritarie?
Base: Ritengono che dovrebbe essere maggiormente stimolata la domanda




         migliore distribuzione della sostegno pubblico diretto alla sostegno pubblico indiretto   maggiore leva finanziaria per
        ricchezza e del carico fiscale         domanda                       (incentivi)               famiglie e imprese

                 L’eccesso di carico fiscale è negativo. Dare incentivi e favorire
                 il credito favorirebbe certamente la ripresa in tempi più
                 brevi, ma senza essere una soluzione per questo si crede
                 maggiormente ad una politica di diminuzione del carico fiscale
Le responsabilità
degli attori del sistema

      le imprese, i
lavoratori, il sistema del
         credito
Il contributo delle aziende alla crescita
Quale dovrebbe essere il contributo delle imprese?
Base: Totale intervistati
                                            Internazionalizzazione

Facilitazione delle collaborazioni tra aziende e miglioramento
                 dello scambio di informazioni

                            Sviluppo delle risorse umane occupate     Che cosa dovrebbero fare le
                                                                      imprese?
                      Superamento della dimensione familiare
                                                                       internazionalizzazione
  Adozione nel proprio contesto delle tecnologie di frontiera

                             Re-investimento degli utili in azienda
                                                                       collaborazione tra aziende
    Ricerca scientifica e tecnologica applicata, produzione di         sviluppo risorse umane
                         nuove tecnologie
                                                                        occupate
                                              Creare Occupazione
                                                                       superamento familismo
Diversificazione dei mercati di riferimento/tipologia di clienti
                                                                       adozione tecnologie di
 Stimolo alla definizione di una politica industriale nazionale
                                                                        frontiera
            Capacità di attrazione di risorse finanziarie private

                                                             Altro
Il contributo dei lavoratori alla crescita:
      leggere meglio la modernità
I lavoratori, sia singolarmente sia nelle loro forme organizzate
(il sindacato), non sembrano aver colto nella loro pienezza i
trend in atto:
    contrastano la mobilità della forza lavoro, quando dovrebbero
     favorirla chiedendo in cambio un maggiore coinvolgimento nella
     gestione
    Mantengono / favoriscono una frattura tra lavoratori protetti e
     non protetti, inibendo politiche di valorizzazione delle nuove figure
     lavorative
    non hanno mai fatto abbastanza per favorire una maggiore
     formazione, per contrastare la bassa qualificazione dei lavoratori
     italiani; una formazione vera ed efficace
Il sistema del credito:
      solido ma poco efficace
La bassa propensione al rischio da parte del sistema bancario
italiano ha assicurato la sostenibilità attuale (vs. altri sistemi bancari,
v. Spagna, Irlanda…)

 Esso agisce però in modo insufficiente come motore per
  l’innovazione, perché “non osa” sulle nuove idee e finanzia chi ha
  già una solida storia alle spalle

 Il sistema bancario e finanziario dovrebbe sostenere
  maggiormente le nuove idee imprenditoriali, come avviene dal
  mondo finanziario nordamericano (che in parte si auspica)
     O comunque qualcuno dovrebbe svolgere questo compito
Passaggio a Nord Est
Il Nord Est
Nonostante la crisi, il Nord Est continua ad essere un modello utile ed
interessante per il Paese:
   Una forte esperienza imprenditoriale (superiore al resto del paese)
   Una maggiore compattezza locale, che garantisce un maggiore controllo
    sociale e una distribuzione del reddito
   Saper fare prodotti di qualità
   Continuare a mostrare segni di dinamismo sociale
   La sua storia di nuove soluzioni nel rapporto tra le istituzioni territoriali e
    nelle relazioni sindacali, mostrando una capacità che sarà molto utile anche
    nel prossimo futuro
      Il successo in passato dei distretti ha avuto anche un suo lato campanilistico: “ciascuno
      vorrebbe il suo aeroporto, la sua stazione di alta velocità ... cose che avvantaggiano
      localmente, ma non il sistema”
      Nel Nord Est manca un “POLO MAGNETE” (una città? Un
      Politecnico?) che sia di attrazione per l’attrazione di investitori
      stranieri o di forza lavoro ad alta qualificazione
          “L’ingegnere indiano va a Milano, a Roma; non pensa di andare nel Nord Est”
Il Nord Est e l’Italia
• Il Nord Est continua ad essere un fattore trainante per il
  Paese… qualcosa, però, è cambiato:
 In passato “il nord est ha sempre saputo "fare da solo" senza trarre
  aiuto dalla decisione politica e dal finanziamento della politica nel
  territorio”
 Ora la capacità imprenditoriale del Nord Est non è più sufficiente nel
  nuovo contesto, deve essere messa in relazione con delle decisioni
  di direzione “politica”, di sistema, per lo sviluppo
• Lasciati alla sola capacità imprenditoriale dei singoli, solo
  pochi riuscirebbero ad effettuare quel salto di innovazione
  necessario
• Le sfide per il Nord Est e il Paese sono ampie. La sinergia tra
  Nord Est e resto d’Italia è necessaria
La “bacchetta magica”
Se avessero una bacchetta
    magica, cosa farebbero?
Migliorare l’efficienza della PA
 “un grande Big Bang per la PA: modificare il mix di competenze,
  ridurre i costi amministrativi”
 “Eliminare il Diritto amministrativo e i TAR e usare solo il Codice civile”
Riorganizzare e sviluppare l’istruzione, la formazione, la ricerca
 Qualificazione della scuola pubblica, modalità diverse nel sistema
   dell’istruzione
 spingere il processo di maggiore apertura internazionale del sistema
   educativo e della ricerca
Far circolare persone e idee, favorire la mobilità sociale e del lavoro
 “Supporto alle infrastrutture per mobilità e conoscenza”
 “Free up the markets and let the Italians pursue their dreams”
 “Somme in voucher da destinare al finanziamento di start up, percorsi
   di formazione per giovani under”
Confindustria Verona

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  • 1.
  • 2.
  • 3. Nando Pagnoncelli Presidente e AD di Ipsos
  • 4. ‘Mettiamoci in gioco’ 22 Ottobre 2012 © 2012 Ipsos. All rights reserved. Contains Ipsos' Confidential and Proprietary information and may not bedisclosed or reproduced without the prior written consent of Ipsos.
  • 5. Disegno di ricerca Questo report è stato realizzato sulla base di 32 interviste ad economisti, sia in Italia sia all’estero, condotte dal 10 settembre al 15 ottobre 2012.
  • 6. La crisi e il modello italiano
  • 7. Il ‘modello italiano di sviluppo’: esiste ancora? Per la maggioranza del nostro campione la risposta è positiva vi sono dei cambiamenti in atto, ma gli elementi fondamentali rimangono gli stessi e sono ancora importanti:  Il rapporto tra territorio e realtà produttiva  Creatività sia nel prodotto sia nel processo (con una forte soggettività), capacità di soluzione dei problemi; da cui anche una forte componente di flessibilità (sulle risposte al mercato) Il “modello italiano” viene individuato nella struttura di PMI, nella diffusione sul territorio, nella presenza in tutti i settori industriali prevalenti.
  • 8. Il ‘modello italiano di sviluppo’: centralità dell’industria, prospettiva della rete La forza economica dell’Italia continua ad essere data dalla sua struttura industriale l’industria mantiene la centralità nel modello italiano Che cosa sta cambiando? Quali sono gli elementi di evoluzione? Il “distretto” evolve verso la rete di impresa  La continuità geografica = in alcune situazioni è ancora funzionale, ma a volte si è allargata. Fornitori e collaboratori sono stati cercati anche lontano, in una logica diversa in cui il principio vincente non è più la vicinanza (si conosce) ma la funzionalità (fa quello che si cerca)  La presenza di un’azienda leader della filiera, di dimensioni maggiori = è l’azienda che agisce come leader in tutta la filiera, leader sui prodotti e sulla capacità di trovare sbocchi, specie internazionali
  • 9. Il ‘modello italiano di sviluppo’: Le aziende che stanno resistendo meglio alle difficoltà puntano su apertura e valore aggiunto Quali tipologie di aziende italiane stanno resistendo maggiormente alle difficoltà? Base: Totale intervistati Le aziende … che hanno elevato il valore dei propri prodotti più aperte ai mercati internazionali che hanno investito in innovazione del processo produttivo che hanno riorganizzato la produzione che hanno trasceso la dimensione familiare con maggiore disponibilità finanziaria Altro
  • 10. La crisi attuale. Dove cercare la crescita?
  • 11. Dove cercare la crescita? Nella ridefinizione dell’offerta Se l’industria è centrale, è nella maggiore riqualificazione dell’offerta la chiave per uscire dalla crisi in modo duraturo:  aumentare il valore del venduto Domanda e offerta hanno concorso nel rallentare (fino ad annullare) la crescita in Italia, ma i nodi principali da sciogliere secondo il parere dei più sono sul fronte dell’offerta Secondo Lei è il lato dell’offerta che dovrebbe cambiare maggiormente o è questione primariamente di stimolo alla domanda? "un mix delle due“ Base: Totale intervistati Dovrebbe cambiare “Stimolo della domanda, l’offerta senza rimozione di vincoli avrà un effetto limitato" Dovrebbe essere stimolata maggiormente la domanda Altro
  • 12. Dove cercare la crescita tramite l’offerta? Le innovazioni dal lato dell’offerta secondo Lei dovrebbero essere più… Base: Ritengono che dovrebbe cambiare l’offerta Di prodotto/servizio Di processo produttivo Di mercati di riferimento Altro Ci sarebbe bisogno soprattutto di innovazioni di PRODOTTO “Per anni in questo Paese si è fatto quasi esclusivamente innovazione di processo; quelli che hanno capito cosa succedeva hanno fatto anche innovazione di prodotto”
  • 13. La crescita: l’innovazione di prodotto Che cosa comporta cercare l’innovazione di prodotto?  Mettere a frutto le proprie conoscenze, innovandole. è l’esempio dei settori in cui l’Italia riesce ad avere successo (fashion, design, meccanica di precisione), dove vi sono capacità acquisite nel tempo e riconosciute a livello mondiale che vengono pensate in modo evolutivo  Pensare ai nuovi mercati di sbocco. Le aziende che hanno successo hanno capito in anticipo che le direttrici di potere economico si stavano spostando, che i nuovi consumatori dei paesi emergenti hanno caratteristiche sociologiche diverse da quelle del mercato interno (c’è una classe media emergente, sono giovani, hanno altri gusti estetici e altre percezioni della qualità); dunque rivolgersi a loro significa entrare in una logica di marketing internazionale
  • 14. La crescita: l’innovazione di prodotto /CHE FARE PER INNOVARE? Da cosa partire per innovare l’offerta di prodotti? Gli economisti suggeriscono alcune strategie:  Valorizzare i settori riconosciuti a livello internazionale come eccellenze italiane.  Sviluppare le potenzialità nel settore della conoscenza  Le innovazioni di prodotto sono possibili anche nei settori maturi (es. successo di aziende vinicole del veronese)  Le PMI non devono dimenticare che anche il brand va costruito, perché contribuisce a dare valore al prodotto  potenziare marketing e comunicazione.
  • 15. Serve una politica industriale coerente e con una visione di lungo periodo Un ruolo del Governo come motore di una politica industriale è giudicato molto importante si sente la mancanza:  di una politica industriale  di coerenza tra le diverse iniziative  di consistenza nel tempo delle misure intraprese  L’azione del Governo è attesa nelle linee guida, nella politica fiscale, nell’efficienza della PA  la capacità di creare un “contesto friendly”  Allo stesso tempo, gli imprenditori italiani – per le loro caratteristiche di capacità creativa – agiscono per il meglio proprio quando hanno spazio libero; si tratta dunque di semplificare le costrizioni non utili
  • 16. Il capitale umano è cruciale: dalla formazione… Nel indurre l’innovazione gli economisti insistono sull’importanza del fattore umano: reperire/formare il capitale umano adeguato e di utilizzarlo in modo appropriato La formazione deve essere ripensata:  Basse performance delle scuole superiori e professionali nel confronto con gli altri paesi  Basso numero di laureati  Si dà importanza alla necessità di ampliare la specializzazione della forza lavoro come uno dei fattori essenziali per la crescita  C’è bisogno di formazione continua  anche l’impresa deve giocare un ruolo più incisivo  Inoltre le PMI dovrebbero fidarsi di professionalità a cui non si è abituati (manager vs. imprenditori)
  • 17. … alla ricerca: quale legame con l’imprenditoria in Italia? Gli investimenti privati in ricerca in Italia sono bassi  incide la dimensione delle imprese, anche perché in una piccola azienda è più difficile avere uffici di progettazione Nel rapporto tra università e mondo della produzione c’è una reciproca sfiducia  nel recente passato si è cercato di superarla. Le valutazioni sui risultati sono contrastanti, bisognerebbe cercare più collaborazione e sintonia Esistono incubatori tecnologici in grado di mettere in contatto la ricerca e l’impresa, ma si tratta di esperienze isolate
  • 18. Fuga di cervelli vs incapacità di attrazione di capitale umano La situazione ottimale è quella in cui i cervelli vanno e vengono. È il flusso che permette una crescita delle conoscenze nello scambio di esperienze Il problema non è la “fuga dei cervelli” (espresso in questo modo è un argomento mediatico ma inutile), quanto la mancanza di flusso, cioè l’incapacità di attrarre capitale umano dall’estero  l’incapacità di attrazione del sistema italiano è ampliata dall’impianto giuridico
  • 19. Va bene preoccuparsi dell’offerta ma… attenzione alla domanda!
  • 20. La crescita lato domanda Diversi economisti rilevano come ci sia comunque la necessità di una politica della domanda che si associa all’oggi, alla situazione precisa in cui il Paese sta vivendo.  Chi si concentra più sull’offerta ha in mente i temi di medio periodo, le condizioni per una crescita duratura del Paese;  Chi si concentra sulla domanda riflette maggiormente sulla situazione drammatica che alcuni settori vivono oggi perché non hanno accesso ai mercati internazionali, in particolare in alcune aree del Paese
  • 21. La crescita lato domanda: riduzione del carico fiscale Sulle politiche lato domanda gli intervistati credono maggiormente all’efficacia di una redistribuzione della ricchezza e del carico fiscale Quali iniziative di stimolo alla domanda ritiene prioritarie? Base: Ritengono che dovrebbe essere maggiormente stimolata la domanda migliore distribuzione della sostegno pubblico diretto alla sostegno pubblico indiretto maggiore leva finanziaria per ricchezza e del carico fiscale domanda (incentivi) famiglie e imprese L’eccesso di carico fiscale è negativo. Dare incentivi e favorire il credito favorirebbe certamente la ripresa in tempi più brevi, ma senza essere una soluzione per questo si crede maggiormente ad una politica di diminuzione del carico fiscale
  • 22. Le responsabilità degli attori del sistema le imprese, i lavoratori, il sistema del credito
  • 23. Il contributo delle aziende alla crescita Quale dovrebbe essere il contributo delle imprese? Base: Totale intervistati Internazionalizzazione Facilitazione delle collaborazioni tra aziende e miglioramento dello scambio di informazioni Sviluppo delle risorse umane occupate Che cosa dovrebbero fare le imprese? Superamento della dimensione familiare  internazionalizzazione Adozione nel proprio contesto delle tecnologie di frontiera Re-investimento degli utili in azienda  collaborazione tra aziende Ricerca scientifica e tecnologica applicata, produzione di  sviluppo risorse umane nuove tecnologie occupate Creare Occupazione  superamento familismo Diversificazione dei mercati di riferimento/tipologia di clienti  adozione tecnologie di Stimolo alla definizione di una politica industriale nazionale frontiera Capacità di attrazione di risorse finanziarie private Altro
  • 24. Il contributo dei lavoratori alla crescita: leggere meglio la modernità I lavoratori, sia singolarmente sia nelle loro forme organizzate (il sindacato), non sembrano aver colto nella loro pienezza i trend in atto:  contrastano la mobilità della forza lavoro, quando dovrebbero favorirla chiedendo in cambio un maggiore coinvolgimento nella gestione  Mantengono / favoriscono una frattura tra lavoratori protetti e non protetti, inibendo politiche di valorizzazione delle nuove figure lavorative  non hanno mai fatto abbastanza per favorire una maggiore formazione, per contrastare la bassa qualificazione dei lavoratori italiani; una formazione vera ed efficace
  • 25. Il sistema del credito: solido ma poco efficace La bassa propensione al rischio da parte del sistema bancario italiano ha assicurato la sostenibilità attuale (vs. altri sistemi bancari, v. Spagna, Irlanda…)  Esso agisce però in modo insufficiente come motore per l’innovazione, perché “non osa” sulle nuove idee e finanzia chi ha già una solida storia alle spalle  Il sistema bancario e finanziario dovrebbe sostenere maggiormente le nuove idee imprenditoriali, come avviene dal mondo finanziario nordamericano (che in parte si auspica)  O comunque qualcuno dovrebbe svolgere questo compito
  • 27. Il Nord Est Nonostante la crisi, il Nord Est continua ad essere un modello utile ed interessante per il Paese:  Una forte esperienza imprenditoriale (superiore al resto del paese)  Una maggiore compattezza locale, che garantisce un maggiore controllo sociale e una distribuzione del reddito  Saper fare prodotti di qualità  Continuare a mostrare segni di dinamismo sociale  La sua storia di nuove soluzioni nel rapporto tra le istituzioni territoriali e nelle relazioni sindacali, mostrando una capacità che sarà molto utile anche nel prossimo futuro Il successo in passato dei distretti ha avuto anche un suo lato campanilistico: “ciascuno vorrebbe il suo aeroporto, la sua stazione di alta velocità ... cose che avvantaggiano localmente, ma non il sistema” Nel Nord Est manca un “POLO MAGNETE” (una città? Un Politecnico?) che sia di attrazione per l’attrazione di investitori stranieri o di forza lavoro ad alta qualificazione “L’ingegnere indiano va a Milano, a Roma; non pensa di andare nel Nord Est”
  • 28. Il Nord Est e l’Italia • Il Nord Est continua ad essere un fattore trainante per il Paese… qualcosa, però, è cambiato:  In passato “il nord est ha sempre saputo "fare da solo" senza trarre aiuto dalla decisione politica e dal finanziamento della politica nel territorio”  Ora la capacità imprenditoriale del Nord Est non è più sufficiente nel nuovo contesto, deve essere messa in relazione con delle decisioni di direzione “politica”, di sistema, per lo sviluppo • Lasciati alla sola capacità imprenditoriale dei singoli, solo pochi riuscirebbero ad effettuare quel salto di innovazione necessario • Le sfide per il Nord Est e il Paese sono ampie. La sinergia tra Nord Est e resto d’Italia è necessaria
  • 30. Se avessero una bacchetta magica, cosa farebbero? Migliorare l’efficienza della PA  “un grande Big Bang per la PA: modificare il mix di competenze, ridurre i costi amministrativi”  “Eliminare il Diritto amministrativo e i TAR e usare solo il Codice civile” Riorganizzare e sviluppare l’istruzione, la formazione, la ricerca  Qualificazione della scuola pubblica, modalità diverse nel sistema dell’istruzione  spingere il processo di maggiore apertura internazionale del sistema educativo e della ricerca Far circolare persone e idee, favorire la mobilità sociale e del lavoro  “Supporto alle infrastrutture per mobilità e conoscenza”  “Free up the markets and let the Italians pursue their dreams”  “Somme in voucher da destinare al finanziamento di start up, percorsi di formazione per giovani under”