Il corso si focalizza sui seguenti argomenti:
1. Il colloquio clinico di consultazione e il processo diagnostico. 2. Dalla domanda di trattamento al trattamento della domanda. 3. La riformulazione della domanda attraverso l’alleanza diagnostica e la restituzione al/ai paziente/i. 4. Dalla diagnosi alla pianificazione del trattamento. 5. Alleanza terapeutica e “clinica-sotto-transfert”. 6. Ragionamento clinico e variabilità del setting. 7. Progetto terapeutico individuale, di coppia, familiare e/o istituzionale. 8. La costruzione di un intervento singolo o in parallelo, di un progetto terapeutico individuale, di gruppo, familiare o integrato. 9. La ricerca qualitativa sui percorsi terapeutici.
1. Sede di RomaSede di Roma
Scuola di Specializzazione in Psicoterapia PsicoanaliticaScuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica
in ambito individuale gruppale e istituzionalein ambito individuale gruppale e istituzionale
Diagnostica clinica e costruzione del progetto terapeutico
Nicolò Terminio
Psicoterapeuta – Ph.D.
3. Una traccia generale
• Il colloquio clinico di consultazione e il processo diagnostico.
• Dalla domanda di trattamento al trattamento della domanda.
• La riformulazione della domanda attraverso l’alleanza diagnostica e la
restituzione al/ai paziente/i.
• Dalla diagnosi alla pianificazione del trattamento.
• Alleanza terapeutica e “clinica-sotto-transfert”.
• Ragionamento clinico e variabilità del setting.
• Progetto terapeutico individuale, di coppia, familiare e/o istituzionale.
• La costruzione di un intervento singolo o in parallelo, di un progetto
terapeutico individuale, di gruppo, familiare o integrato.
• La ricerca qualitativa sui percorsi terapeutici.
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4. Diagnosi e formulazione del caso
La formulazione del caso è il resoconto
narrativo delle informazioni raccolte e
dedotte nel corso dei colloqui di
valutazione diagnostica. Si tratta in altri
termini dell’esplicitazione idiografica di
quanto sintetizzato in forma nomotetica
dall’etichetta diagnostica. Così come il
report è la conclusione dell’ideale
processo di assessment testologico, la
formulazione del caso è l’ultima tappa
del processo clinico diagnostico.
(Lingiardi, p. 15)
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5. Tre nodi da sciogliere
1. La molteplicità dei disturbi e dei meccanismi.
2. Una metodologia che modula gli interventi.
3. La variabilità del setting e l’efficacia del
progetto terapeutico.
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6. Molteplicità dei disturbi e dei meccanismi
• Molteplici meccanismi in un singolo
disturbo.
• Disturbi diversi come conseguenza di un
singolo meccanismo.
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7. Nella realtà del lavoro quotidiano, il problema che si pone al
clinico, talvolta con drammatica evidenza, è la scelta
della chiave interpretativa (e terapeutica) più utile al
paziente. Se diamo per scontata la concorrenza di
molteplici fattori eziologici – almeno nelle situazioni
patologiche più gravi (che, d’altra parte, da sempre,
empiricamente, vengono affrontate facendo ricorso a più
presidi terapeutici: i farmaci, qualche forma di intervento
psicologico formalizzato o meno, l’ospedalizzazione,
forme di psychoeducation con i familiari ecc.) –
comprendiamo che le maggiori garanzie di un intervento
corretto si hanno quando è possibile stabilire una
gerarchia fra i fattori che inducono il disturbo (o meglio i
disturbi: perché anche il quadro sintomatologico è
pressoché sempre multiforme) e affrontare ciascuno di
essi nel modo adeguato.
(Del Corno, Lang, p. 73) 7
8. Il conflitto, nella mente del clinico, durante il
lavoro diagnostico, fra le diverse spiegazioni
possibili (e, successivamente, i diversi rimedi
proponibili) è allora il motore del ragionamento
che porta a stabilire una diagnosi e a
instaurare una o più terapie.
(Del Corno, Lang, p. 73)
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9. Il metodo gruppoanalitico
• Una metodologia che modula gli interventi sul progressivo
evidenziarsi di un processo psicodinamico, e che non mira soltanto
a ridurre coattivamente il fenomeno nelle maglie restrittive di una
teoria non disposta a mutare.
• Plexus: rete dinamica, intima: un numero relativamente piccolo di
persone, che comprende la famiglia, si raggruppa dinamicamente,
man mano che procede il trattamento, alla persona centrale – il
paziente – soprattutto in connessione ai suoi conflitti che hanno un
significato particolare per il disturbo che l’ha spinta a consultarci.
• Dal punto di vista del metodo: non costruiamo in anticipo il plexus
ma seguiamo la psicodinamica del processo.
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10. 10
Setting multipli e mobili
Corrado Pontalti ha sviluppato una riflessione teorica e
metodologica sulla costruzione di setting terapeutici “multipli
e mobili”.
Le situazioni cliniche con cui si confrontano oggi gli operatori
della salute mentale richiedono infatti una capacità inedita di
progettare percorsi terapeutici che siano aderenti alla
singolare situazione di cui ci si prende cura, rimanendo però
in stretta connessione con il massimo rigore metodologico.
La sfida clinica e sociale che attraversa la contemporaneità
richiede infatti la capacità di esercitare un metodo di
intervento che sia flessibile e rigoroso allo stesso tempo.
La complessità delle forme psicopatologiche contemporanee
rende necessaria la costruzione di progetti terapeutici che
non siano centrati sulla relazione con il singolo paziente, ma
che contemplino anche il coinvolgimento di figure
significative del gruppo di riferimento del paziente (familiari,
amici, altri terapeuti, altre istituzioni).
11. DSM 5
Tre sezioni (tre modi di usare il manuale):
1. Principi fondamentali
2. Criteri diagnostici e codici
3. Proposte e nuovi modelli di strumenti di
valutazione
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12. Classificazione dei disturbi secondo il DSM 5
1. Disturbo del neuro-sviluppo.
2. Spettro della schizofrenia e altri disturbi
psicotici.
3. Disturbo bipolare e disturbi correlati (lieve,
moderato e grave).
4. Disturbo depressivo.
5. Disturbo d’ansia.
6. Disturbo ossessivo compulsivo e disturbi
correlati.
7. Disturbi correlati a eventi traumatici e
stressanti.
8. Disturbo dissociativo.
9. Disturbi da sintomi somatici e disturbi
correlati.
10. Disturbi della nutrizione e
dell’alimentazione.
11. Disturbi dell’evacuazione.
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12. Disturbi sonno veglia.
13. Disfunzioni sessuali.
14. Disforia di genere.
15. Disturbi da comportamento
dirompente del controllo degli impulsi e
della condotta.
16. Disturbi correlati a sostanze e
disturbi da addiction.
17. Disturbi neuro-cognitivi.
18. Disturbi di personalità (uguali al
DSM-IV divisi per cluster).
19. Disturbi parafilici.
20. Altri disturbi mentali.
21. Disturbi del movimento indotti da
farmaci e altre reazioni da farmaci.
22. Condizioni che possono essere
oggetto di area clinica.
13. SWAP - 200
1. Le motivazioni, i bisogni, i
valori morali e gli ideali, con i
relativi conflitti;
2. le risorse e le caratteristiche
affettive e cognitive;
3. l’esperienza di sé, degli altri e
delle relazioni tra sé e gli altri;
4. le esperienze evolutive che
hanno maggiormente influito
sulla vita psichica del soggetto.
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14. A ciascuno la sua relazione
psicoanalisi e modelli fenomenologico-dinamici
• Psicoanalisi e terapia psicodinamica
• Psicoanalisi e dispositivi di vulnerabilità
• Psicoanalisi e metodo della generatività
• Psicoanalisi e campo istituzionale
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15. Psicoanalisi e terapia psicodinamica
• Parlare è un’esperienza relazionale
• L’inconscio è un’altra logica
• Non è facile voler cambiare
• Significante e significato non coincidono
• Le catene significanti sono dei temi ricorrenti
• Di cosa parlano i sintomi?
• Agganciarsi al passato verso l’avvenire
• Non esiste un soggetto senza gli altri
• Il soggetto è responsabile
• Il paziente è analizzante
• Dire quello che viene in mente
• La psicoanalisi è una clinica sotto transfert
• Elaborare un sapere non saputo
• Il desiderio dell’analista è incluso nella cura
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16. Psicologia del patologico
La psicopatologia fenomenologica va intesa come
una “psicologia del patologico”, dove l’obiettivo
centrale dell’analisi clinica si traduce in un
percorso esplorativo sulle condizioni di possibilità
dell’esperienza umana. “In modo leggermente
paradossale, ci accade di dire talvolta che,
eliminando mentalmente uno ad uno tutti i tratti
‘patologici’ non si arriva affatto all’immagine di uno
‘psicologico’ normale, perché in realtà, in seguito
ad una sottrazione sistematica e artificiale di
questo tipo, non resta più niente del tutto, se non il
vuoto e il nulla” (Minkowski, pp. 55-56).
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Dispositivi di vulnerabilità
“Con il concetto di «dispositivo di
vulnerabilità» si indicano quelle
caratteristiche che fanno di un
essere umano al tempo stesso un
essere fragile ed esposto alla
malattia e una persona in rapporto
dialettico con se stessa, aperta al
mondo e alla vita”
[G.Stanghellini, M. Rossi Monti,
Psicologia del patologico. Una
prospettiva fenomenologica-
dinamica, Cortina, Milano 2009, p.
XVI].
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I dispositivi di vulnerabilità:
struttura ed esistenza
• La concettualizzazione dei “dispositivi di vulnerabilità” si fonda
sull’assunto che vede la malattia mentale come un evento che
da un lato coinvolge e condiziona fortemente la vita del paziente
e dall’altro rimane comunque un evento rispetto a cui lo stesso
paziente può prendere posizione.
• I dispositivi di vulnerabilità descrivono le strutture invarianti
dell’esperienza che sovradeterminano il dipanarsi dei vissuti di
ciascun soggetto.
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4 dispositivi di vulnerabilità … più 1
1. Conflitto
a. Volontà involontaria
b. Non tutto è cosciente
c. Distanza tra pulsione e ideale
2. Trauma
a. Il soggetto in posizione di oggetto
b. Il trauma come eclissi del senso
3. Umore
a. Umore, emozioni e affetti
b. Emozioni e oggetto intenzionale
4. Coscienza
a. Stato di vigilanza
b. Coscienza fenomenica (trasparenza, prospettiva, presenza)
c. Coscienza di sé (preriflessiva, riflessiva)
+1: Tempo
20. Psicoanalisi e metodo della generatività
• Incontrare le generazioni
• Matrice concettuale
• Metodologia d’intervento
• Clinica del cambiamento
• Campi di applicazione clinica
• Gli obiettivi della cura tra efficacia e fallimento
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