La mia prima lezione, tenuta al Laboratorio di Sintesi Finale Uomo<>Product Design<>Territorio, Politecnico di Milano, Facoltà del Design, A.A. 2006/2007
2. società e design Dato che l'interesse per questa relazione design-territorio è recente, bisogna costruire un percorso storico dei cambiamenti che hanno portato alla sua nascita. E cioè: i cambiamenti economici, sociali ed ambientali che hanno portato cambiamenti progettuali. Il design, in ogni periodo, deriva dalle concezioni socio-economiche presenti in quel periodo. Comprendere le principali concezioni e pratiche socio-economiche per comprendere il ruolo attuale e futuro del design. cambiamenti nelle concezioni e pratiche economiche cambiamenti nelle concezioni e pratiche di uso del territorio cambiamenti nelle concezioni e pratiche organizzative sociali cambiamenti nelle concezioni e pratiche progettuali
3. design, comunità, territorio Quando ci si rivolge ad un territorio, bisogna prendere in considerazione la sua complessità . Il territorio è quindi un oggetto di progetto caratterizzato da differenti elementi, integrati fra loro, la cui considerazione determina la qualità del progetto finale. Ciò implica che il design non debba prendere in considerazione singoli individui, utenti , ma reti sociali più ampie, comunità di individui , che hanno una influenza sul territorio (e ne sono a loro volta influenzati). singolo individuo: utente comunità di individui: abitanti
4. design, territorio, comunità società pre-industriali Rivoluzione Industriale fordismo post-fordismo globalizzazione sviluppo locale sistemi distribuiti critiche allo sviluppo modernità pre-modernità post-modernità
6. il territorio pre-industriale Per le città (e quindi anche i territori) pre-industriali non vale il nesso causale tra sviluppo dell'economia urbana e crescita della città (tipico delle città contemporanee). Il loro motore non risiedeva nell'economia ma nella politica (Vicari Haddock 2004). In società basate sull' agricoltura è l'organizzazione politica che consente di espandere i territori sotto il controllo dell'élite cittadina, di accrescerne le risorse e di sostenere la crescita della popolazione urbana. Il controllo del territorio assicurato dal potere politico rendeva inoltre possibili i commerci, i quali, a loro volta, alimentavano le manifatture cittadine.
7. la comunità locale La dimensione sociale pre-industriale è, quasi per definizione, la comunità locale . Dove i rapporti umani erano mediati dal rapporto con la terra, predominavano forme di natura comunitaria. In questa fase, le persone appartengono alla terra (e quindi territorio), non viceversa. La relazione sociale di tipo comunitario si basa non sulla contrapposizione dei fini e degli interessi individuali ma sulla loro condivisione . Non si tratta di una relazione volontariamente instaurata in vista di un fine specifico, ma di una relazione spontanea i cui fini sono di natura diffusa e spesso i membri non ne sono neppure consapevoli. Quanto distingue la comunità del passato dalla società moderna è la reciproca comprensione di tutti i suoi membri . Non un consenso, il prodotto di snervanti negoziati e compromessi. La comprensione di stampo comunitario non ha bisogno di essere cercata, ma precede l'accordo. (Bauman 2001)
8. design (o meglio: artigianato) Nelle società pre-industriali il design non esiste : la progettazione e produzione degli artefatti avviene su base locale dagli artigiani (o, per i committenti più ricchi, dagli artisti). Sono quindi dei membri della comunità locale a progettare e produrre per la comunità locale . Si ha così l'evoluzione di tipologie tipiche e l'utilizzo di materiali locali. Si ha già, comunque, il commercio di beni (e quindi anche artefatti) provenienti dalle regioni più lontane del mondo allora conosciuto (la produzione locale può arrivare ad alte dimensioni locali e può ricevere materiali ed influenze da essi).
10. il territorio industriale Con la Rivoluzione Industriale l' industria diventa il motore dello sviluppo territoriale e urbano: l'organizzazione della produzione struttura la città e il territorio nei suoi rapporti politici, economici e sociali. La città industriale è il luogo che richiama ondate ripetute di popolazione che dalle campagne (il territorio circostante) si riversa in città per trovare occupazione nelle fabbriche. La città industriale che si sviluppa nel XIX secolo è figlia di un nuovo sistema economico basato sulla creazione di ricchezza attraverso l'uso di capitale. Non più la terra , come nelle precedenti società basate sull'agricoltura, ma il capitale investito in mezzi di produzione è fonte di ricchezza. Si ha quindi uno spostamento dell'importanza per l'economia dal territorio alla città. Il territorio vede così ridotta la propria importanza e trasformato per l'utilizzo da parte delle industrie. La dimensione politica del territorio si amplia negli Stati-nazione , creati per garantire un più ampio mercato all'industria. città popolazione: dimensione locale o regionale dimensione statale- nazionale territorio: territorio
11. la comunità non più locale Per Bauman (2001) la fine delle comunità locali preindustriali avviene con l'avvento dei mezzi di trasporto meccanici ed in seguito con i mass media . La rivoluzione nella velocità di spostamento di persone ed informazioni erode la distanza, un tempo la più formidabile delle difese comunitarie. Il confine tra “interno” ed “esterno” non è più tracciabile, e tanto meno difendibile. La città offre ai nuovi imprenditori una concentrazione elevata di persone disponibili e motivate a lavorare nelle nuove fabbriche. Una volta abbandonata la campagna e le sue fonti di sussistenza, il contadino arrivato in città dipende totalmente dalla vendita della sua forza lavoro al servizio dell'industria. Si sono quindi così persi i legami sociali che, nelle comunità locali, costituivano una rete di protezione del singolo individuo. Dalla comunità locale auto-sufficiente alla individualità urbana dipendente.
12. design industriale In questo periodo appare la figura del designer, a tradurre per l'industria il ruolo dell'artigiano. Così come l' artigiano progettava e produceva per comunità locali auto-sufficienti , il designer progetta per utenti (non più comunità) non auto-sufficienti (la produzione, infatti sfugge sia agli utenti che ai designer). Il designer traduce (e riduce) l'esperienza dell'artigiano per l'industria: non si progetta più per materiali locali, di cui si conoscono le variazioni ( questo pezzo di legno), ma per materiali astratti , validi ovunque ( il legno ). Il movimento Arts and Crafts (Morris, Ruskin), rappresenta una delle prime forme di design ma è in realtà un esempio di tentativo di resistenza all'industria attraverso la ri-valorizzazione del lavoro artigiano (craft).
14. la modernità e il fordismo: riduzione della complessità La razionalità deterministica del pensiero moderno attua una riduzione della complessità per rendere efficiente lo sfruttamento del già noto. Per far ciò bisognava prima di tutto neutralizzare la complessità del mondo, che minacciava la possibilità di calcolo e razionalizzazione (Rullani 2002). Il fordismo , nel corso del Novecento, aveva poi reso più drastica la spinta verso la razionalizzazione tecnica, inquadrando il lavoro nell'organizzazione scientifica varata da Taylor. La programmazione della grande impresa fordista genera un ambiente artificiale a complessità ridotta , posto a disposizione del calcolo di convenienza degli attori. Nel progetto fordista di modernità, la complessità delle società locali non era in alcun modo utilizzabile per produrre valore economico, ma era di ostacolo e di impaccio. Ma un territorio senza complessità è un territorio senza qualità. standardizzazione automatismo operazioni prodotti mercato riduzione complessità produzione
15. un territorio funzionale Con il fordismo le teorie tradizionali dello sviluppo, fondate sulla crescita economica illimitata , hanno considerato e impiegato il territorio in termini riduttivi: il produttore/consumatore ha preso il posto dell' abitante , il sito quello del luogo , la regione economica quella della regione storica e della bioregione . Il territorio da cui ci si è progressivamente “liberati” grazie anche allo sviluppo tecnologico, è stato rappresentato e utilizzato come un puro supporto tecnico di attività e funzioni economiche (un mero foglio bianco) , che sono localizzate secondo razionalità sempre più indipendenti da relazioni con il luogo e le sue qualità ambientali, culturali, identitarie. La società industriale nella sua fase matura non ha progettato più città , ma siti ai quali è stata attribuita una funzione (Magnaghi 2000).
16. progetto e modernità La riduzione della complessità del pensiero moderno può essere rinvenuta anche nelle discipline progettuali (architettura, urbanistica, design). Nello sviluppo di un progetto non vengono più prese in considerazione le tradizioni locali (materiali, tipologie, tecniche), considerate obsolete, e nemmeno le condizioni locali (clima, cultura, disponibilità dei materiali, ecc.). Un progetto è applicabile ovunque , indifferentemente. Anche la complessità della società viene ridotta: ogni progetto viene indirizzato verso un uomo medio, astratto e standardizzato, indifferenziato . La riduzione della complessità anche nel progetto per comunità (esempio: Brasilia). Una capitale per il Brasile progettata ex novo da Oscar Niemeyer: la costruzione dal nulla di una comunità locale.
18. riduzione della complessità e crisi del fordismo La riduzione della complessità del fordismo si è trovata di fronte ad un limite, e non a caso si parla ora di post-modernità e post-fordismo. Ora il mercato non è più in continua crescita, ma più stabile; la domanda è sempre più differenziata in prodotti poco standardizzati e dal ciclo di vita molto breve. L'organizzazione fordista e il modello economico e concettuale che proponeva diventano quindi obsoleti. Le imprese quindi apprendono la flessibilità e la decentrazione , primi passaggi verso una lenta accettazione e comprensione della complessità della società (e del territorio). riduzione complessità crisi economica crisi ambientale maggiore attenzione alla complessità fordismo/ modernità post-fordismo/ post-modernità
19. territorio e design: i distretti industriali Con il post-fordismo ritorna un interesse verso la dimensione locale e la sua complessità, che lentamente è stata presa in considerazione. Uno dei primi casi importanti a tal fine è stato il fenomeno dei distretti industriali . Un primo riconoscimento che il design può avere una influenza sulla dimensione locale viene dal successo dei distretti industriali e dal loro legame con il design (soprattutto in Italia). Ad un livello più profondo il design è infatti una espressione delle caratteristiche locali, i giacimenti di competenze (competenze, conoscenze e capacità sedimentate nel tempo sul territorio), ma di cui non si interessa e che influenza solo indirettamente. L'unica dimensione locale è qui quella del mercato di distribuzione o produzione : il design è quindi un vantaggio competitivo da esportazione (ad esempio, si pensi alla fama del "design italiano", o del "Made in Italy").
21. il territorio tra locale e globale Processi di lungo corso portano alla stretta interconnessione mondiale che viene nominata globalizzazione : viaggi, comunicazioni e soprattutto commerci collegano le diverse dimensioni locali, ma su una scala globale . L'economia appare così sempre più sradicata da singoli luoghi , sempre più mobile nello spazio: si ricercano occasioni d'investimento di capitali, di produzione di beni e servizi, o di vendita di prodotti, in luoghi molto lontani. È anche vero però che la maggior parte della produzione ha ancora origine e destinazione dentro i confini nazionali, e che il fenomeno sia volutamente enfatizzato. Si assiste quindi alla nascita della concorrenza non solo tra imprese, ma tra territori , che si contendono gli investimenti delle imprese, specialmente delle multinazionali. Dal marketing di prodotti e servizi al marketing urbano e territoriale. competizione tra imprese per assicurarsi quote di mercato prima ora competizione tra città e tra territori per assicurarsi gli investimenti delle imprese marketing di prodotti e servizi marketing urbano marketing territoriale
22. la comunità tra locale e globale Le comunità chiuse ( selettive ), rappresentano una conseguenza della globalizzazione e della facilità di spostamento, con la perdita dalla dimensione locale e la conquista di una cultura omogenea, in cui si è prima membri di una comunità globale (l' élite ) che della comunità locale in cui si vive. È una comunità globale selettiva (perché rende difficile l'accesso), distribuita in comunità locali chiuse. Le comunità aperte ( elettive ), rappresentano una conseguenza dell'aumento di connettività, con la perdita della dimensione locale ( comunità virtuali ), ma dove le relazioni, seppur fragili e cangianti, sono più simili alle comunità tradizionali. Sono quindi delle comunità globali elettive , aperte, ma non stabili come le comunità locali. Le comunità multilocali rappresentano quei casi di comunità locali in grado di connettere reti locali con reti globali con successo (Manzini 2004).
23. design e corporate identity locale Considerazioni recenti riconoscono una importanza del disegno industriale come influenza dello sviluppo di determinate aree geografiche, in base alla sua capacità di fornire un vantaggio competitivo ad attività economiche. Il design comincia ad essere utilizzato per influenzare la dimensione locale nei decenni '80 e '90, attraverso programmi di marketing urbano e di city corporate identity . In questo senso il design riveste un ruolo per la la valorizzazione e comunicazione dell'identità urbana come veicolo per l'attrazione di capitali esterni. In questo caso l'identità diventa un bene da vendere: identity as a commodity . La dimensione locale viene quindi valorizzata attraverso la progettazione del suo brand . Tuttavia questo approccio può essere altamente riduttivo per la dimensione locale , che è molto più complessa e stratificata rispetto ad un normale prodotto da vendere.
25. lo sviluppo locale All'immagine di un'economia sradicata dai luoghi, (alimentata dalla globalizzazione), negli ultimi anni se ne è affiancata un'altra che si muove in direzione opposta: lo sviluppo locale. Si ha qui attenzione per lo sviluppo di territori e città che mostrano segni di particolare dinamismo. Ciò che caratterizza lo sviluppo locale è la capacità dei soggetti istituzionali locali di cooperare per avviare e condurre percorsi di sviluppo condivisi che mobilitino risorse e competenze locali. il protagonismo dei soggetti locali favorisce lo sviluppo di un territorio quando riesce ad attrarre in modo intelligente risorse esterne, sia di tipo politico (investimenti pubblici qualificati) che economico e culturale (legate a decisioni di investimento o di localizzazione di soggetti privati); e quando riesce a cogliere le opportunità che l'allargamento dei mercati offre per nuove strategie di produzione di beni o servizi che valorizzino specifiche competenze e beni comuni. capacità di usare le risorse esterne (globali) per valorizzare quelle interne (locali) crisi fordismo globalizzazione sviluppo locale legare la dimensione locale con reti globali a largo raggio, in modo di utilizzarle per migliorare le condizioni locali.
26. critiche allo sviluppo e soluzioni locali La crisi della modernità e del fordismo, e dei modelli di crescita economica basati su uno sviluppo illimitato, ha portato anche alla nascita di movimenti e proposte individuali in aperta critica con il concetto di sviluppo (e con la sua influenza sulla globalizzazione). L'importanza della conoscenza di queste critiche/proposte sta nel fatto che anche loro propongono la dimensione locale non solo come la dimensione più adatta per l'azione ma anche come l'unica dove sia possibile ottenere dei risultati promettenti. Che si voglia seguire le teorie economiche dominanti, sia quelle minoritarie ed in formazione, la dimensione locale rimane sempre l'unica dimensione d'azione per il futuro. localizzazione (Vandana Shiva 2006) localismo e decrescita (Serge Latouche 2005) dimensione locale ...
27. sistemi distribuiti: una strada possibile? Nelle ultime decadi l'aggettivo distributed ('distribuito') è stato utilizzato con una frequenza crescente in relazioni a differenti sistemi socio economici: information technologies e distributed computing (calcolo distribuito), sistema energetico e distributed generation (generazione distribuita), sistema produttivo e distributed manufacturing (produzione distribuita). Ma anche altri processi come distributed innovation , distributed creativity , distributed knowledge . Infine, anche un nuovo modello economico, la distributed economy . Ciò che il termine distributed aggiunge è l'idea di una rete di elementi dispersi geograficamente ma interconnessi, capaci di operare autonomamente. Si ha l'esistenza di una architettura sistemic a orizzontale in cui attività complesse vengono svolte parallelamente da un numero elevato di elementi connessi, che possono essere sia artefatti ( distributed generation ) che esseri umani ( distributed creativity ).
29. Spark! Design and locality http://www2.uiah.fi/virtu/spark/index.html Il primo programma di ricerca, "SPARK! DESIGN AND LOCALITY", ideato nel settembre 2001 e terminato nel 2004 nel contesto dell'associazione Cumulus (European Associations of Universities and Colleges of Art, Design and Media), è una iniziativa basata sulla progettazione per comunità . In questo progetto sono stati organizzati cinque workshop in cinque differenti località europee, al fine di promuovere un nuovo tipo di creatività nei designer enfatizzando il crescente ruolo della cultura nello sviluppo socio-economico di comunità e municipalità locali. Queste cinque località -Forssa (Finlandia), Valdambra (Italia, AR), Narva-Jõesuu (Estonia), Cray Valley (UK) e Nexø (Danimarca)- sono state proposte da altrettante cinque università europee: University of Art and Design ( Helsinki) ; Estonian Academy of Arts ( Tallin) ; Politecnico di Milano ; Ravensbourne College of Design and Communication in Chislehurst ( London) ; Aarhus School of Architecture.
30. ME.Design ME.Design è stata una ricerca (action-research) multidisciplinare durato due anni e che ha coinvolto più di 90 ricercatori della rete SDI | Sistema Design Italia, centinaia tra cittadini, designer, amministrazioni locali, enti, associazioni ecc. L'obiettivo principale della ricerca è stato quello di analizzare le potenzialità del design (sia in termini di capacità e strumenti, sia in termini di attività e specifiche) al servizio dello sviluppo locale. Per la prima volta a livello nazionale, si è voluto indagare il tema del design per lo sviluppo locale. La ricerca ha esplorato tale relazione a partire da contesti territoriali ben precisi, ovvero quelli che hanno una relazione sociale e culturale con il Mediterraneo; per fare ciò sono stati avviati sette workshop realizzati in altrettanti contesti territoriali a livello nazionale: Valdambra (AR), San Remo (IM), Mantova, Morcone (BN), Ustica (PA), Reggio Calabria, Napoli.
31. DOTT-Designs of the time www.dott07.com L'interesse per una relazione più stretta tra design e dimensione locale non si è esaurita con i programmi di ricerca SPARK! e ME.Design. È ora in fase di preparazione DOTT (Designs Of The Time) , un programma di 10 anni per la promozione del design a livello regionale nel Regno Unito, organizzato dal Design Council. Il punto centrale di questo programma è supportare ed incoraggiare il design come punto centrale del successo economico e sociale futuro del Regno Unito, attraverso processi partecipatori. Ogni due anni il Design Council collaborerà con una regione o nazione differente all'interno del Regno Unito, con l'obiettivo di migliorare la vita della nazione attraverso il design. Il primo evento, nel 2007, riguarderà la regione dell'Inghilterra del nord-est, e sarà costituito da tre elementi: Commissioni Pubbliche di Design (per la votazione pubblica dei progetti), un programma educativo aperto a tutti e un un programma di eventi di promozione del design, come esposizioni e concorsi.
33. sviluppo locale e capitale territoriale Secondo la ricerca ME.Design, l’ oggetto del progetto del design a scala locale è il capitale territoriale , il complesso degli elementi (materiali e immateriali) a disposizione del territorio, che possono costituire punti di forza o veri e propri vincoli a seconda degli aspetti presi in considerazione. La crescita e lo sviluppo del capitale nella sua totalità si definisce nel complesso sistema di connessioni e interazioni che quel capitale è in grado di attivare e sostenere con altri capitali territoriali, nodi di una rete articolata che mette in relazione i vari territori. In ME.Design si è scelto di visualizzare il capitale territoriale attraverso la metafora di un insieme di layer sovrapposti. Non può esserci sviluppo locale se non vi è una integrazione tra le risorse , una sorta di avvicinamento progressivo tra i piani. A partire da una risorsa chiave per il territorio, identificata come porta di accesso, attraverso un progetto strategico è possibile avviare un processo di integrazione progressiva di tutte le risorse disponibili.
34. il capitale territoriale 01) il know-how e le competenze, cioè la padronanza delle tecnologie e le capacità di ricerca e sviluppo, la cultura e l'identità, i valori condivisi, gli interessi comuni ecc.; 02) le risorse umane , gli uomini e le donne che risiedono nel territorio, gli emigrati e coloro che lo abbandonano, le caratteristiche demografiche, le attività e le imprese (dimensione delle imprese, filiere, ecc.); 03) le risorse fisiche e la loro gestione, in particolare le risorse naturali (rilievi, sottosuolo, suolo, flora e fauna, costa, entroterra, ecc.), gli impianti e le infrastrutture, il patrimonio storico e architettonico; 04) le forme di governance , le politiche, gli operatori collettivi e la gestione degli affari pubblici del territorio; 05) i mercati e le relazioni con l'esterno, in particolare la presenza di prodotti locali sui diversi mercati, la partecipazione delle imprese a reti promozionali o di scambio, la creazione di network in grado di amplificare le potenzialità locali ecc.
35. uno sviluppo locale auto-sostenibile Un'altra proposta progettuale molto interessante viene da Alberto Magnaghi ( Il progetto locale , 2000), indirizzata verso la sostenibilità dei processi di sviluppo locale. Affinché lo sviluppo sia veramente duraturo, questo deve essere autosostenibile ossia deve ricercare "regole insediative (ambientali, urbanistiche, produttive, economiche, ecc.) che risultino di per sé produttive di omeostasi locali e di equilbri di lungo periodo fra insediamento umano e sistemi ambientali". Per Magnaghi l a ricostruzione della comunità è l'elemento essenziale dello sviluppo autosostenibile : la comunità che "sostiene se stessa" fa sì che l'ambiente naturale possa sostenerla nella sua azione" (Magnaghi 2000). sviluppo locale autosostenibile omeostasi locali ricostruzione comunità
36. lo sviluppo locale autosostenibile e il patrimonio territoriale Magnaghi utilizza un concetto differente da quello di capitale territoriale, il patrimonio territoriale . Ogni territorio ha un suo patrimonio di valori territoriali, eredità della sua storia sociale e naturale. Sono questi valori associati con le caratteristiche dell' ambiente fisico (ecosistemi modificati nel tempo dall'intervento umano), l' ambiente costruito (eredità storica, infrastruttura, sistemi produttivi e loro prodotti e reti di servizi) a l' ambiente antropico (ad esempio il tessuto sociale e le sue forme organizzative, visione condivise e know-how produttivi). Ad ogni modo, questi valori territoriali non sono ancora risorse , nel senso che non sono ancora in grado di dare luogo a strategie di sviluppo. Affinché ciò accada questi beni devono essere riconosciuti come risorse . ambiente fisico ambiente costruito ambiente antropico patrimonio territoriale
37. patrimonio territoriale e risorse La consapevolezza di un determinato bene territoriale come una risorsa potenzialmente utilizzabile deve crescere all'interno della comunità locale. Ogni risorsa territoriale è quindi una entità complessa basata su due componenti fondamentali: un patrimonio e la capability delle comunità locali, ossia il riconoscimento delle risorse potenziali e l'abilità di renderle tali. Per poter esistere nel tempo, una risorsa deve essere scoperta , valorizzata e appropriatamente coltivata in modo sostenibile. Deve cioè produrre nuovi beni senza consumare il capitale iniziale e senza causare la deteriorazione del bene territoriale su cui si basa. patrimonio territoriale capability risorse territoriali
38. patrimonio territoriale, risorse e comunità La valorizzazione di una risorsa locale è un processo di apprendimento collettivo attraverso cui una comunità può divenire consapevole delle proprie possibilità ed imparare a riconoscere ed utilizzare le sue risorse in modo sostenibile. Per Ezio Manzini (2004) questo processo di apprendimento è un'ampia attività di design i cui protagonisti sono gli attori sociali che operano nel territorio. Il suo obiettivo è quello di costruire una strategia per la valorizzazione e la rigenerazione delle risorse locali. La scoperta, la valorizzazione e la coltivazione delle risorse rappresentano la fase fondamentale di un processo più ampio che può essere definito come costruzione sociale di un progetto di sviluppo locale . Ne consegue che il primo passo che una comunità deve effettuare per poter dare luogo ad un processo di sviluppo locale è quello di riconoscersi come una risorsa , un potenziale agente di cambiamento. La comunità e il progetto co-evolvono condizionandosi a vicenda. comunità risorse territoriali progetto
41. grazie Se invece siete interessati alla mia tesi, “ Reti collaborative. Il design per una auto-organizzazione Open Peer-to-Peer” potete trovarla sul sito http://www.openp2pdesign.org Potete contattarmi al seguente indirizzo: [email_address] Grazie.