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     Le risorse
fondamentali della vita
      di coppia
Per una relazione coniugale
                sana e nutritiva
• Come curare la relazione?
• Come cercare Dio nelle “terre assolate, deserte, aride,
  senz’acqua”?
• Come trovare Dio nel santuario delle nostre vite donate?
• Come rendere vive, palpitanti e calorose le nostre relazioni di
  sposi?

                  LE FONDAMENTA
                      • Contemplazione
                            •Silenzio
                          •Solitudine
                           •Stupore
                          •Umorismo
LA CONTEMPLAZIONE
• E’ vedere, è esserci con tutto noi stessi, con tutti i nostri sensi
  presenti ed attivi
• Cogliere il Mistero nuziale di Dio che abita in noi
• Non siamo monaci, siamo chiamati a contemplare nel nostro
  quotidiano, nelle nostre occupazioni quotidiane fatte di piccole
  ed ovvie attività
• Una coppia che non contempla è spenta, senza vitalità ed
  entusiasmo, senza sapore e spina dorsale, stanca e senza
  nessun messaggio da donare
• Per attuare una vera contemplazione bisogna vivere nella
  propria relazione la dinamica del Mistero Pasquale fatta di:
   – KENOSI: Svuotamento, distacco, perdita,ritrazione di sé per l’altro
   – ESTASI:Andare oltre il visibile,il limite, i problemi con occhi nuovi
   – SINTESI: Nuova prospettiva di vita
Vivere la contemplazione è guardare all’altro con amore ed
      intelligenza, ospitarlo con sollecitudine nella nostra vita,
    arrenderci al rapporto con lui, trasformare le nostre azioni, il
                  nostro lavoro nell’amore per l’altro


•   Essere contemplativi NON è:
     – Uscire dal mondo, ma scendere nella nostra intimità
       relazionale più profonda, attingendola dal mistero stesso
       della Trinità: CON- PER – IN
     – Non è salvarci da soli ma insieme, nella relazione che ogni
       giorno inventiamo
     – Non è fuggire dalla relazione dolorosa, problematica e
       meschina ma è accogliere l’altro con i suoi pregi e i suoi
       difetti, con le sue potenzialità e le sue lacune
     – Non è solo pregare, ma immergerci totalmente in quello che
       facciamo, compiendolo con dedizione e pienezza umana
     – Non è disprezzare l’umano, ma trovare nella nostra carne,
       nel nostro eros la tensione verso Dio
– Non è vedere l’altro attraverso i nostri occhi che deformano
  e riducono ad oggetto, ma assumere noi stessi e l’altro in
  una totalità fatta di luci ed ombre, potenzialità e
  vulnerabilità, di gesti sublimi ed infedeltà, scoprendo che la
  vita è sempre sintesi di polarità
– Non è sempre e solo, vicinanza, accoglienza e comunione,
  ma capacità di mantenere in una sana tensione l’unità e la
  separazione. La comunione è infatti anche esperienza di
  estraneità, solitudine, incomprensione e separazione
– Non è rimirare noi stessi ma consegnarci all’altro che ci
  rivela il nostro limite e così ci salva dall’illusione di una
  perfezione senza vita e dal delirio di onnipotenza
– Non è fermarsi alla superficie della relazione sessuale ma
  saperne cogliere le radici divine
– Non è concentrarci su noi stessi o controllare l’altro/a ma
  uscire da noi stessi sapendo stare di fronte all’altro,
  sapendo che l’altro ci rivela
– Essere contemplativi è rifare lo stesso gesto eucaristico di
  Gesù: “Prendete e mangiatene tutti questo è il mio corpo
  …”
Modalità di contemplazione
• LE LITANIE
  – Esprimono il nostro sentire amoroso (mi piaci; ti desidero;
    sei bella; com’è bello stare con te; caro; ecc.)
  – Sono modalità espressive tipiche dell’amore che prova
    un’attrazione di contemplazione verso la persona amata
• LE BENEDIZIONI
  – Comunicano all’altro il valore totale che lui/lei rappresenta
    per noi (stai attento; vai piano; buon viaggio; copriti bene;
    telefonami quando arrivi;baci e carezze; ecc.)
  – E’ far pervenire alla persona amata la nostra partecipazione
    attiva, del tutto schierata a suo favore, in ciò che fa.
  – E’ comunicare che lui/lei è un valore che va apprezzato,
    stimato e confermato
  – La benedizione accompagna sempre l’altro non lo lascia
    mai solo neppure negli errori
• I MEMORIALI
  – Non sono ricordi, ma un rivivere, uno sperimentare di nuovo
    la bellissima realtà dell’essere coppia
  – E’ un contesto affettivo condiviso, un passato che diventa
    presente, vivo e palpitante (es. anniversario di nozze)
• GLI SGUARDI
  – Ci rivelano e dicono cosa stiamo vivendo
  – Intensa relazione tra sguardo e sentimento
  – Diversi tipi di sguardo:
      • Oggettivante
      • Di rifiuto
      • Di difesa
      • Autoritario
      • Arrabbiato
      • Benedicente
      • Di dilezione
IL SILENZIO

• Oggi si insite molto sulla comunicazione, la compartecipazione
  e la condivisione dei sentimenti, delle emozioni, dei movimenti
  interiori creando spesso verbosità che fanno cortocircuito
• In realtà aumentano le comunicazioni e muore la
  comunicazione
• Si vive, inoltre, immersi nel fracasso e nel frastuono,
  bombardati da rumori e distrazioni che derubano il corpo, la
  mente e il cuore
• Il silenzio ci atterrisce: “Ci fa paura perché ci porta a faccia a
  faccia con noi stessi, ci ricorda quello che non abbiamo ancora
  risolto in noi stessi, ci mostra i nostri lati nascosti, dai quali
  non c’è possibilità di fuga … Il silenzio è il più grande maestro
  di vita … è l’anticamera della voce di Dio”
• Il silenzio è fondamentale, è sacro per la crescita di una
  persona e di una coppia: il silenzio non ci fa dire le cose, ci fa
  dire noi stessi
• Quale silenzio?
   – Non quello dei cimiteri, non il silenzio vuoto, non il silenzio della
     paura, non quello rabbioso o chiuso, non il silenzio sospettoso e
     neppure quello che reprime e disprezza, non il silenzio giudicante
     e nemmeno quello rumoroso di tanti pensieri;
   – Ma il silenzio pieno, fatto di ascolto e di attenzione verso noi stessi
     e il nostro coniuge, il silenzio amoroso e caldo, il silenzio fatto di
     contatti con noi stessi, con la persona amata, con il creato, con gli
     altri, il silenzio che diviene presenza viva e palpitante
• Come curare il silenzio nella nostra coppia?
   – Cercare il silenzio dalla radio e dalla TV: non affollare la vita di
     immagini farcite di violenza e sesso, di vuotaggini, perché
     impoveriscono e non permettono di pensare con la propria testa e
     di ascoltare il proprio cuore nella solitudine con se stesso
   – Ascoltare la propria interiorità abitata dallo Spirito, maestro
     interiore
   – Dire all’altro solo le parole che scaturiscono dal proprio profondo
     e che nascono e conducono all’essenziale
   – Pronunciare parole con tutto noi stessi: cuore, corpo e mente
– Riascoltarsi dopo esperienze importanti e significative
– Dedicarsi uno spazio quotidiano per l’ascolto di se stessi e
  Dio
– Mettersi in discussione ascoltando ciò che l’altro ha da
  dirci, non avendo paura di farci aiutare
– Alla fine della giornata fare sempre l’esame di coscienza
  condividendolo con il proprio sposo, dicendogli “Chi
  sei,cosa vivi e dove ti trovi in questo periodo della vita”
– Non forzare le situazioni e non avere fretta. Non lasciarsi
  prendere dall’ansia di progettare e di fare. Lo stress e la
  fretta di un giorno rumoroso negano il confronto con Dio
– Lasciare che i figli e il coniuge siano se stessi non
  giudicandoli moralisticamente. Assumersi il solo e vero
  compito, quello di farci compagni di viaggio
LA SOLITUDINE

• Non fare confusione tra isolamento e solitudine. Non si tratta di
  stati fisici dati dall’assenza o dalla presenza di qualcuno, ma di
  atteggiamenti, modi di essere e di percepire noi stessi e l’altro.
• Possiamo essere immersi in una folla di persone e sentirci
  isolati, come possiamo trovarci nel deserto e assaporare una
  comunione piena
• Ciò che li differenzia è il mondo con cui ci poniamo di fronte a
  noi stessi e al mondo
• Nel caso dell’isolamento ci poniamo in un atteggiamento di
  lotta, di disarmonia e di competitività
• Nel caso della solitudine, invece, ci poniamo nella serenità,
  nell’armonia e nella benevolenza
• L’Isolamento
   – Nega la possibilità di aprirsi all’altro e si concentra
      sull’esclusivismo e il totalitarismo
   – E’ incapacità di stare con se stessi riempiendo la giornata di
      impegni e lavori. Chi non sa star bene con se stesso come
      può stare bene con gli altri?
   – E’ non riuscire a sopportare noi stessi, non accettarci e
      pensare che nemmeno gli altri lo possono (autoesclusione)
   – Conduce a reagire, a scappare da noi stessi e a cercare
      rifugio nell’alcool, nella droga o nel sesso
   – E’ creare uno spazio in noi stessi in cui alberga la paura
   – E’ escludere noi stessi dalla vita, richiudendosi nella cella
      del nostro mondo, rifiutando di amare
   – Conduce a diventare antropofagi dell’amore, persone
      golose ed avide, incapaci di attendere e riempire i vuoti
      esistenziali, affettivi e relazionali
– E’ smania di controllo dell’altro
– E’ preoccuparci di tutto, non mollando mai le ansie e le
  paure. E’ incapacità di abbandonarci, arrenderci e rilassarci
– E’ incapacità di esprimere alla persona amata ciò che
  viviamo e abbiamo dentro, è una penuria di parole che non
  nascono dal cuore
– E’ rimirare noi stessi, come Narciso, e quindi incapacità di
  incontrare il nostro coniuge nella sua verità più profonda,
  nella sua carne, nel suo spirito e nel suo cuore.
– E’ difficoltà a cogliere i bisogni dell’altro, la sua bellezza, la
  sua unicità ed irripetibilità
– E’ non cogliere il senso dello stare insieme come coppia,
  cosificando l’altro
– Ci conduce ad essere reattivi, a rispondere in modo
  spasmodico e ripetitivo ai gesti dell’altro, anziché essere
  pro-attivi, cercando il bene dell’altro
• La solitudine
   – E’ la capacità di essere in contatto con noi stessi
     sentendoci sempre aperti agli altri
   – E’ la capacità di essere in armonia con noi stessi, di
     respirare un’atmosfera di serenità e di guardare il mondo,
     l’altro e gli altri con occhi benevoli, nonostante i limiti e le
     vulnerabilità
   – E’ il luogo in cui è possibile attuare l’incontro amoroso e in
     cui tutti gli altri incontri acquistano senso (anche quello con
     i figli)
   – E’ un cammino esperienziale verso la vita adulta e matura
   – E’ possibile viverla senza sentirci abbandonati e angosciati,
     solo se abbiamo fatto l’esperienza di sentirci riconosciuti e
     confermati quando eravamo bambini. Se questa esperienza
     è mancata la solitudine si tinge sempre di angoscia, diventa
     malvagia ed ostile
• La croce di Cristo
   – E’ la sintesi della solitudine e della comunione, di
     abbandono:”Dio mio…” e di resa incondizionata al Padre:
     “Padre, nelle tue mani…”
• Passare dall’isolamento alla solitudine
   – Dall’irrequietezza dei sensi alla pace dello spirito,
     dall’aggrapparci pauroso al nostro sposo all’agire insieme
     come coppia, dal non dialogare all’aprirci e al
     confrontarci,dal sentire i suoni delle parola all’ascoltarci,
     dal non decidere o dal delegare alla capacità di decidere
     insieme,dal non accarezzare all’essere teneri, dall’essere
     muti o parolai ala comunicare insieme, dal chiuderci in noi
     stessi punendo l’altro al donarci totalmente all’altro
   – Ci sono due situazioni che i bambini non sopportano: la
     solitudine e il silenzio.
   – E’ proprio dell’adulto poter scegliere, vivere la condizione
     della solitudine superando quella dell’isolamento
   – La coppia deve creare un eremo interiore in cui guardarsi,
     ritrovarsi, confrontarsi, toccarsi ed assaporarsi
   – Nella solitudine il cuore di pietra diventa di carne, il cuore
     chiuso si apre e diventa universale nell’amore
LO STUPORE
•   Stare con il proprio coniuge sempre può indurci
    all’assuefazione dei gesti, delle parole e degli sguardi che
    conducono a darsi per scontati
•   E’ terribile abituarci al nostro coniuge, non vedendolo più con
    gli occhi di Dio. Egli infatti è creativo perché ci guarda con
    occhi sempre nuovi
•   Dobbiamo recuperare uno sguardo di stupore e
    contemplazione, facendo riemergere quegli aspetti che ci
    affascinarono al primo incontro, andando alla scaturigine del
    nostro amore
•   Proposta:
     – Un esame di coscienza: Ci dedichiamo ogni giorno del
        tempo per contemplarci e stupirci
     – Una sfida: Stasera ci prendiamo del tempo per guardarci.
        Provate, una volta, a stare uno di fronte all’altra per un
        ora,guardandovi e contemplandovi senza fare null’altro.
     – Un’esperienza:Proviamo a scegliere di fare ogni giorno
        qualche cosa di insolito ed inusuale
L’UMORISMO
• Non va confuso con la superficialità e la noncuranza
• E’ la capacità di distanziarci e relativizzare i problemi evitando
  di prenderci troppo sul serio
• E’ la possibilità di andare incontro alle contrarietà e alle
  difficoltà in modo sereno e disteso
• E’ avere la libertà interiore di saper ridere di noi stessi
• E’ segno di maturità e di creatività. Saper allentare le tensioni,
  sdrammatizzare, rilassare e far respirare un’aria diversa
• E’ saper guardare a noi stessi in modo equilibrato, senza
  vedere solo il bicchiere mezzo vuoto
• E’ avere l’arte della leggerezza nell’educazione dei figli senza
  pesare su di essi ansie, paure o pretese. Essi dipendono dalla
  nostra educazione ma soprattutto dalle mani di Dio
– E’ la consapevolezza di conoscere i limiti nostri e del
  partner e di non reagire cinicamente, né in modo freddo, ma
  all’insegna del calore umano e della conciliazione
– E’ la disponibilità di accettare di essere terreni e fragili,
  vulnerabili ed incapaci di salvare il mondo. Umorismo ed
  umiltà hanno la stessa radice semantica
– E’ l’ arte di decentrasi, di spogliarci e liberarci assumendo
  l’atteggiamento di chi si arrende e si affida a Chi può
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– Anche Dio è un grande umorista. Nel Mistero Pasquale ha
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Le risorse fondamentali della vita di coppia

  • 1. Diocesi di Cremona Ufficio per la pastorale familiare Le risorse fondamentali della vita di coppia
  • 2. Per una relazione coniugale sana e nutritiva • Come curare la relazione? • Come cercare Dio nelle “terre assolate, deserte, aride, senz’acqua”? • Come trovare Dio nel santuario delle nostre vite donate? • Come rendere vive, palpitanti e calorose le nostre relazioni di sposi? LE FONDAMENTA • Contemplazione •Silenzio •Solitudine •Stupore •Umorismo
  • 3. LA CONTEMPLAZIONE • E’ vedere, è esserci con tutto noi stessi, con tutti i nostri sensi presenti ed attivi • Cogliere il Mistero nuziale di Dio che abita in noi • Non siamo monaci, siamo chiamati a contemplare nel nostro quotidiano, nelle nostre occupazioni quotidiane fatte di piccole ed ovvie attività • Una coppia che non contempla è spenta, senza vitalità ed entusiasmo, senza sapore e spina dorsale, stanca e senza nessun messaggio da donare • Per attuare una vera contemplazione bisogna vivere nella propria relazione la dinamica del Mistero Pasquale fatta di: – KENOSI: Svuotamento, distacco, perdita,ritrazione di sé per l’altro – ESTASI:Andare oltre il visibile,il limite, i problemi con occhi nuovi – SINTESI: Nuova prospettiva di vita
  • 4. Vivere la contemplazione è guardare all’altro con amore ed intelligenza, ospitarlo con sollecitudine nella nostra vita, arrenderci al rapporto con lui, trasformare le nostre azioni, il nostro lavoro nell’amore per l’altro • Essere contemplativi NON è: – Uscire dal mondo, ma scendere nella nostra intimità relazionale più profonda, attingendola dal mistero stesso della Trinità: CON- PER – IN – Non è salvarci da soli ma insieme, nella relazione che ogni giorno inventiamo – Non è fuggire dalla relazione dolorosa, problematica e meschina ma è accogliere l’altro con i suoi pregi e i suoi difetti, con le sue potenzialità e le sue lacune – Non è solo pregare, ma immergerci totalmente in quello che facciamo, compiendolo con dedizione e pienezza umana – Non è disprezzare l’umano, ma trovare nella nostra carne, nel nostro eros la tensione verso Dio
  • 5. – Non è vedere l’altro attraverso i nostri occhi che deformano e riducono ad oggetto, ma assumere noi stessi e l’altro in una totalità fatta di luci ed ombre, potenzialità e vulnerabilità, di gesti sublimi ed infedeltà, scoprendo che la vita è sempre sintesi di polarità – Non è sempre e solo, vicinanza, accoglienza e comunione, ma capacità di mantenere in una sana tensione l’unità e la separazione. La comunione è infatti anche esperienza di estraneità, solitudine, incomprensione e separazione – Non è rimirare noi stessi ma consegnarci all’altro che ci rivela il nostro limite e così ci salva dall’illusione di una perfezione senza vita e dal delirio di onnipotenza – Non è fermarsi alla superficie della relazione sessuale ma saperne cogliere le radici divine – Non è concentrarci su noi stessi o controllare l’altro/a ma uscire da noi stessi sapendo stare di fronte all’altro, sapendo che l’altro ci rivela – Essere contemplativi è rifare lo stesso gesto eucaristico di Gesù: “Prendete e mangiatene tutti questo è il mio corpo …”
  • 6. Modalità di contemplazione • LE LITANIE – Esprimono il nostro sentire amoroso (mi piaci; ti desidero; sei bella; com’è bello stare con te; caro; ecc.) – Sono modalità espressive tipiche dell’amore che prova un’attrazione di contemplazione verso la persona amata • LE BENEDIZIONI – Comunicano all’altro il valore totale che lui/lei rappresenta per noi (stai attento; vai piano; buon viaggio; copriti bene; telefonami quando arrivi;baci e carezze; ecc.) – E’ far pervenire alla persona amata la nostra partecipazione attiva, del tutto schierata a suo favore, in ciò che fa. – E’ comunicare che lui/lei è un valore che va apprezzato, stimato e confermato – La benedizione accompagna sempre l’altro non lo lascia mai solo neppure negli errori
  • 7. • I MEMORIALI – Non sono ricordi, ma un rivivere, uno sperimentare di nuovo la bellissima realtà dell’essere coppia – E’ un contesto affettivo condiviso, un passato che diventa presente, vivo e palpitante (es. anniversario di nozze) • GLI SGUARDI – Ci rivelano e dicono cosa stiamo vivendo – Intensa relazione tra sguardo e sentimento – Diversi tipi di sguardo: • Oggettivante • Di rifiuto • Di difesa • Autoritario • Arrabbiato • Benedicente • Di dilezione
  • 8. IL SILENZIO • Oggi si insite molto sulla comunicazione, la compartecipazione e la condivisione dei sentimenti, delle emozioni, dei movimenti interiori creando spesso verbosità che fanno cortocircuito • In realtà aumentano le comunicazioni e muore la comunicazione • Si vive, inoltre, immersi nel fracasso e nel frastuono, bombardati da rumori e distrazioni che derubano il corpo, la mente e il cuore • Il silenzio ci atterrisce: “Ci fa paura perché ci porta a faccia a faccia con noi stessi, ci ricorda quello che non abbiamo ancora risolto in noi stessi, ci mostra i nostri lati nascosti, dai quali non c’è possibilità di fuga … Il silenzio è il più grande maestro di vita … è l’anticamera della voce di Dio” • Il silenzio è fondamentale, è sacro per la crescita di una persona e di una coppia: il silenzio non ci fa dire le cose, ci fa dire noi stessi
  • 9. • Quale silenzio? – Non quello dei cimiteri, non il silenzio vuoto, non il silenzio della paura, non quello rabbioso o chiuso, non il silenzio sospettoso e neppure quello che reprime e disprezza, non il silenzio giudicante e nemmeno quello rumoroso di tanti pensieri; – Ma il silenzio pieno, fatto di ascolto e di attenzione verso noi stessi e il nostro coniuge, il silenzio amoroso e caldo, il silenzio fatto di contatti con noi stessi, con la persona amata, con il creato, con gli altri, il silenzio che diviene presenza viva e palpitante • Come curare il silenzio nella nostra coppia? – Cercare il silenzio dalla radio e dalla TV: non affollare la vita di immagini farcite di violenza e sesso, di vuotaggini, perché impoveriscono e non permettono di pensare con la propria testa e di ascoltare il proprio cuore nella solitudine con se stesso – Ascoltare la propria interiorità abitata dallo Spirito, maestro interiore – Dire all’altro solo le parole che scaturiscono dal proprio profondo e che nascono e conducono all’essenziale – Pronunciare parole con tutto noi stessi: cuore, corpo e mente
  • 10. – Riascoltarsi dopo esperienze importanti e significative – Dedicarsi uno spazio quotidiano per l’ascolto di se stessi e Dio – Mettersi in discussione ascoltando ciò che l’altro ha da dirci, non avendo paura di farci aiutare – Alla fine della giornata fare sempre l’esame di coscienza condividendolo con il proprio sposo, dicendogli “Chi sei,cosa vivi e dove ti trovi in questo periodo della vita” – Non forzare le situazioni e non avere fretta. Non lasciarsi prendere dall’ansia di progettare e di fare. Lo stress e la fretta di un giorno rumoroso negano il confronto con Dio – Lasciare che i figli e il coniuge siano se stessi non giudicandoli moralisticamente. Assumersi il solo e vero compito, quello di farci compagni di viaggio
  • 11. LA SOLITUDINE • Non fare confusione tra isolamento e solitudine. Non si tratta di stati fisici dati dall’assenza o dalla presenza di qualcuno, ma di atteggiamenti, modi di essere e di percepire noi stessi e l’altro. • Possiamo essere immersi in una folla di persone e sentirci isolati, come possiamo trovarci nel deserto e assaporare una comunione piena • Ciò che li differenzia è il mondo con cui ci poniamo di fronte a noi stessi e al mondo • Nel caso dell’isolamento ci poniamo in un atteggiamento di lotta, di disarmonia e di competitività • Nel caso della solitudine, invece, ci poniamo nella serenità, nell’armonia e nella benevolenza
  • 12. • L’Isolamento – Nega la possibilità di aprirsi all’altro e si concentra sull’esclusivismo e il totalitarismo – E’ incapacità di stare con se stessi riempiendo la giornata di impegni e lavori. Chi non sa star bene con se stesso come può stare bene con gli altri? – E’ non riuscire a sopportare noi stessi, non accettarci e pensare che nemmeno gli altri lo possono (autoesclusione) – Conduce a reagire, a scappare da noi stessi e a cercare rifugio nell’alcool, nella droga o nel sesso – E’ creare uno spazio in noi stessi in cui alberga la paura – E’ escludere noi stessi dalla vita, richiudendosi nella cella del nostro mondo, rifiutando di amare – Conduce a diventare antropofagi dell’amore, persone golose ed avide, incapaci di attendere e riempire i vuoti esistenziali, affettivi e relazionali
  • 13. – E’ smania di controllo dell’altro – E’ preoccuparci di tutto, non mollando mai le ansie e le paure. E’ incapacità di abbandonarci, arrenderci e rilassarci – E’ incapacità di esprimere alla persona amata ciò che viviamo e abbiamo dentro, è una penuria di parole che non nascono dal cuore – E’ rimirare noi stessi, come Narciso, e quindi incapacità di incontrare il nostro coniuge nella sua verità più profonda, nella sua carne, nel suo spirito e nel suo cuore. – E’ difficoltà a cogliere i bisogni dell’altro, la sua bellezza, la sua unicità ed irripetibilità – E’ non cogliere il senso dello stare insieme come coppia, cosificando l’altro – Ci conduce ad essere reattivi, a rispondere in modo spasmodico e ripetitivo ai gesti dell’altro, anziché essere pro-attivi, cercando il bene dell’altro
  • 14. • La solitudine – E’ la capacità di essere in contatto con noi stessi sentendoci sempre aperti agli altri – E’ la capacità di essere in armonia con noi stessi, di respirare un’atmosfera di serenità e di guardare il mondo, l’altro e gli altri con occhi benevoli, nonostante i limiti e le vulnerabilità – E’ il luogo in cui è possibile attuare l’incontro amoroso e in cui tutti gli altri incontri acquistano senso (anche quello con i figli) – E’ un cammino esperienziale verso la vita adulta e matura – E’ possibile viverla senza sentirci abbandonati e angosciati, solo se abbiamo fatto l’esperienza di sentirci riconosciuti e confermati quando eravamo bambini. Se questa esperienza è mancata la solitudine si tinge sempre di angoscia, diventa malvagia ed ostile • La croce di Cristo – E’ la sintesi della solitudine e della comunione, di abbandono:”Dio mio…” e di resa incondizionata al Padre: “Padre, nelle tue mani…”
  • 15. • Passare dall’isolamento alla solitudine – Dall’irrequietezza dei sensi alla pace dello spirito, dall’aggrapparci pauroso al nostro sposo all’agire insieme come coppia, dal non dialogare all’aprirci e al confrontarci,dal sentire i suoni delle parola all’ascoltarci, dal non decidere o dal delegare alla capacità di decidere insieme,dal non accarezzare all’essere teneri, dall’essere muti o parolai ala comunicare insieme, dal chiuderci in noi stessi punendo l’altro al donarci totalmente all’altro – Ci sono due situazioni che i bambini non sopportano: la solitudine e il silenzio. – E’ proprio dell’adulto poter scegliere, vivere la condizione della solitudine superando quella dell’isolamento – La coppia deve creare un eremo interiore in cui guardarsi, ritrovarsi, confrontarsi, toccarsi ed assaporarsi – Nella solitudine il cuore di pietra diventa di carne, il cuore chiuso si apre e diventa universale nell’amore
  • 16. LO STUPORE • Stare con il proprio coniuge sempre può indurci all’assuefazione dei gesti, delle parole e degli sguardi che conducono a darsi per scontati • E’ terribile abituarci al nostro coniuge, non vedendolo più con gli occhi di Dio. Egli infatti è creativo perché ci guarda con occhi sempre nuovi • Dobbiamo recuperare uno sguardo di stupore e contemplazione, facendo riemergere quegli aspetti che ci affascinarono al primo incontro, andando alla scaturigine del nostro amore • Proposta: – Un esame di coscienza: Ci dedichiamo ogni giorno del tempo per contemplarci e stupirci – Una sfida: Stasera ci prendiamo del tempo per guardarci. Provate, una volta, a stare uno di fronte all’altra per un ora,guardandovi e contemplandovi senza fare null’altro. – Un’esperienza:Proviamo a scegliere di fare ogni giorno qualche cosa di insolito ed inusuale
  • 17. L’UMORISMO • Non va confuso con la superficialità e la noncuranza • E’ la capacità di distanziarci e relativizzare i problemi evitando di prenderci troppo sul serio • E’ la possibilità di andare incontro alle contrarietà e alle difficoltà in modo sereno e disteso • E’ avere la libertà interiore di saper ridere di noi stessi • E’ segno di maturità e di creatività. Saper allentare le tensioni, sdrammatizzare, rilassare e far respirare un’aria diversa • E’ saper guardare a noi stessi in modo equilibrato, senza vedere solo il bicchiere mezzo vuoto • E’ avere l’arte della leggerezza nell’educazione dei figli senza pesare su di essi ansie, paure o pretese. Essi dipendono dalla nostra educazione ma soprattutto dalle mani di Dio
  • 18. – E’ la consapevolezza di conoscere i limiti nostri e del partner e di non reagire cinicamente, né in modo freddo, ma all’insegna del calore umano e della conciliazione – E’ la disponibilità di accettare di essere terreni e fragili, vulnerabili ed incapaci di salvare il mondo. Umorismo ed umiltà hanno la stessa radice semantica – E’ l’ arte di decentrasi, di spogliarci e liberarci assumendo l’atteggiamento di chi si arrende e si affida a Chi può veramente tutto – Anche Dio è un grande umorista. Nel Mistero Pasquale ha mostrato come la sconfitta è e può diventare salvezza