1. AURELIO AGOSTINO D'IPPONA
<<Il massimo pensatore cristiano del primo millennio e, certamente,
Uno dei più grandi geni dell'umanità in assoluto>>
Antonio Livi
2. AVVENTO DEL CRISTIANESIMO NELLA FILOSOFIA
Con l'arrivo del crisitanesimo cominciò a profilarsi un mondo radicalmente diverso.
I cristiani diffusi in gran parte dell'Impero Romano e perseguitati, ebbero in principio un atteggiamento
difensivo, cercando infatti soltando di respingere le accuse dei politici e dei filosofi insofferenti a qualsiasi
propaganda di fede.
Tuttavia, con i loro tentativi di difendersi crearono a poco a poco una nuvo dottrina e per questo furono detti
“Padri della Chiesa”.
I più dotti tra loro erano quelli di lingua greca molto legati alla filosofia di secoli precedenti.
Con il tempo la loro tendenza predominante fu quella di piegare le acquisizioni della filosofia antica ai dogmi
del Cristianesimo.
Non è facile definire filosofi questi pensatori cristiani perchè essi partano da un pressuposto sostanzialmente
antifilosofico cioè dalla fede, che impone un atteggiamento estraneo all'ambito della ragione.
3. L'IMPORTANZA DEL PENSIERO AGOSTINIANO
Agostino, il più grande dei padri della chiesa, nacque in Numidia (oggi Algeria) nel 354 d.C.. Egli negava che la
fede fosse un rifiuto della ragione; sosteneva che è fede credere ciò che non si vede. Più esattamente anche
per lui, come per Platone esistevano gli occhi dell'anima e con questi occhi egli ci ha descritto il suo mondo
celeste.
Lo possiamo chiamare un filosofo del cielo, o meglio un discepolo del cielo, perchè da esso egli traeva ogni
sua ispirazione.
Il contributo di Agostino non va sottovalutato perchè allora non era facile il connubio fra cristianesimo e
filosofia; i risultati che egli conseguì in questo suo tentativo fecero testo nell' Europa cristiana per secoli.
Spesso si trattò di definizioni; il pensiero cristiano infatti era ancora in via di formazione e necessitava quindi di
formulazioni e terminologia adeguate.
4. CONFLITTI DEL PENSIERO AGOSTINIANO
Agostino fu un uomo versatile e i suoi scritti rispecchiano questo. Nella sua vita giovanile ebbe un passato
molto travagliato allontanandosi dal crisitianesimo e abbracciando differenti dottrine, quali:
● Manicheismo: religione professata dal principe Mani (III° sec. d.C.) che ammetteva nel mondo due principi
opposti, quello del Bene e quello del Male, in lotta eterna e necessaria tra loro.
● Donatismo: movimento scismatico che prendeva il nome dal Vescovo Donato di Case Nere, e che basava la
propria dottrina sul principio dell'assoluta intransigenza della Chiesa nei confronti dello Stato-
● Pelagianesimo: teologia cristiana il cui nome deriva dal monaco irlandese Pelagio, il quale riteneva che il
peccato orginale non macchiasse la natura umana e che l'uomo fosse in grado di operare virtuosamente
senza il bisogno del soccorso straodinario della grazia.
5. LE OPERE DI AGOSTINO
● SOLILOQUIA: dichiarano che la ricerca dell'anima è individuabile nella ricerca di Dio
● CONFESSIONI: ripercorrono la conversione al cristianesimo di Agostino
● DE CIVITATE DEI: difende il cristianesimo dalle accuse dei pagani, analizza le questioni sociali-politiche
dell'epoca e tratta della salvezza dell'uomo
● DE TRINITATE: asserisce che l'insegnamneto di Dio avviene attraverso le Sacre Scritture e indaga le
speculazioni che riguardano la Trinità, adducendo molti esempi di analogie tra Dio e le sue creature
● DE VERA RELIGIONE: afferma che la fede cristiana fa aderire l'uomo alla verità e lo rende idoneo ad
afferrarne il contenuto e a comprenderne il significato. La vera religione e la vera filosofia non sono tra loro in
contrapposizione, ma concorrono insieme, pur nella loro specificità, a legare l'uomo verso l'unico Dio
6. LA CONVERSIONE DI AGOSTINO
Fra le sue numerose opere, le Confessioni sono considerate un classico della letteratura e grazie ad esse molti
conoscono le travagliate vicende che lo portarono alla conversione.
Agostino condivide il rigore morale dei primi cristiani e lo drammatizza tendendo ad amplificare i traviamenti della swua
vita giovanile.
Nelle Confessioni non smette mai di chiedere perdono a Dio anche per i motivi più stupidi, ma il rimorso più lacerante
è quello per aver subito il richiamo della “carne”.
Per anni il richiamo di Dio e quella della carne si mescolarono in lui e questo conflitto lo turbò fino a 32 anni quando
decise di convertirsi.
Allora cercò compenso assaporando il gusto della ricerca del vero ispiratagli da Cicerone.
Così gli si aprivano insieme le gioie della fede e i piaceri dell'intelletto.
7. CONCETTO AGOSTINIANO DEL MALE E DEL
BENE
Secondo Agostino poichè Dio ha creato tutte le cose, tutto ciò che è, in quanto è , è bene.
Essere e bene coincidono: alla luce di questo presupposto, il male non può configurarsi che come privazione del
bene.
Infatti le cose del creato, per poter essere corruttibili devono essere il qualche modo bene, poichè altrimenti non
avrebbero in sè nulla che possa corrompersi.
E se l'essere si identifica con il bene, il male metafisicamente parlando non ha una realtà sua propria.
I mali fisici che affliggono l'uomo costruiscono la giusta pena per il peccato originale, mentre il male morale risiede
nel peccato, che consiste nella deficienza della volontà, che rinuncia a Dio e si svolge a ciò che è inferiore.
Quindi il male non è qualcosa di sostanziale, ma è privazione di bene.
8. CONCETTO DI FELICITÁ
Sant'Agostino diceva che si è attratti dalla felicità se si è trascinati dalla felicità; non siamo noi che raggiungiamo la
felicità, ma la felicità ci prende come se fosse un vortice.
La celebre formula che egli usò per esprimere questo concetto era: “Raptim quasi per transitum”, ossia la felicità ci
prende "improvvisamente" e "quasi di passaggio" ci trascina con sé.
Ritenere allora che la felicità possa essere offerta solo da certe cose può trasformarsi in un'ossessione e mettere l'uomo
nella condizione di escludere dalla propria vita tante altre occasioni che possono produrre la felicità.
Va subito sottolineato quanti modi diversi di essere felice esistano: la gioia è il sentimento della propria felicità che
esprime il proprio "sentirsi splendenti".
Il significato della parola "gioia" è questo: la dimensione del godimento della propria bellezza. Ecco, allora che noi molte
volte abbiamo la percezione della nostra felicità nel godimento della nostra bellezza, che non è soltanto una bellezza
fisica ma può anche essere la bellezza delle nostre idee.
Difatti la caratteristica peculiare della gioia non è il sentimento della bellezza esteriore quanto piuttosto il sentimento dell'
irruzione improvvisa della felicità con tutta la sua bellezza; allora il gioire sta tutto nel sentirsi scossi dentro da un evento
che ci prende e che non immaginavamo.