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Fuoco di libertà - Lavoro di analisi della notizia TTNM 11/12
1. Il primo caso
di una monaca tibetana autoimmolatasi
per protesta contro la repressione cinese in Tibet
2. La monaca tibetana, Tenzin Wangmo,è la prima donna
ad essersi suicidata, dandosi fuoco, per protestare
contro l’occupazione cinese in Tibet e contro l’esilio
del Dalai Lama in India.
È il nono caso dal marzo scorso.
I monaci del monastero di Kirdi sono i protagonisti di
tali immolazioni che si susseguono ancora oggi.
L’ultimo episodio risale infatti al 9 dicembre.
Il caso trattato nel particolare è stato reso noto dai
media tra il 18 e il 19 ottobre.
3. Analizziamo il modo in cui alcuni tra i più importanti
quotidiani italiani e stranieri hanno trattato la notizia e su
quali punti si sono prevalentemente soffermati.
Mettiamo in evidenza le informazioni che sono state
maggiormente trattate nei vari articoli:
Episodio
Considerazioni di personaggi coinvolti indirettamente
nella vicenda
Alcuni accenni storici sulla situazione generale in
Tibet
Reazioni e prese di posizione delle autorità cinesi e
ella comunità tibetana
Descrizione del luogo ‘teatro’ dell’ immolazione
Ulteriore notizia di due feriti, vittime della violenza
cinese
4. L’ARTICOLO
IL CASO TRA I SEGUACI DEL DALAI LAMA
CRESCE LA DISPERAZIONE NEI CONFRONTI DELLA REPRESSIONE CINESE
SI IMMOLA CONTRO PECHINO MONACA TIBETANA IN FIAMME
È IL DECIMO GESTO ESTREMO NEL SICHUAN DAL 2009. ALTA TENSIONE. DOPO LA CATENA
DI SUICIDI SI TEME UNA ULTERIORE STRETTA DELLA CINA SULLE ZONE TIBETANE
PECHINO - Tenzin Wangmo aveva vent' anni e, viene da pensare, una fede grande quanto la propria
disperazione. Monaca tibetana, addosso la tunica spessa di un inverno che ha già preso possesso del
Sichuan settentrionale, la giovane religiosa si è cosparsa di carburante e si è data fuoco. Sarebbe stata
vista camminare 7 o 8 minuti con il corpo in fiamme, prima di cadere a terra. Poi l' agonia e la morte
fuori dal suo monastero, Dechen Chokorling, prefettura di Aba. Uniche parole pronunciate da Wangmo:
slogan a sostegno del Dalai Lama e contro la repressione nel Tibet e nelle aree di cultura tibetana ma
fuori dai confini amministrativi del Xizang, nome cinese della provincia. L' autoimmolazione, la decima
dal 2009, è avvenuta lunedì. L' hanno diffusa le organizzazioni vicine alla diaspora tibetana ma
elementi raccolti da agenzie di stampa internazionali sembrano confermarla. Uno dei portavoce del
ministero degli Esteri, Liu Weimin, ieri ha fatto sapere che il governo, prese informazioni, «agirà in
modo appropriato» ma che in ogni caso i gesti di autolesionismo «sono immorali». Il giorno prima, in
un' altra zona del Sichuan tibetano, due residenti sono stati colpiti dalla polizia, quando questa ha
cominciato a reagire a una manifestazione nella prefettura di Garze. Non si sa che cosa sia successo ai
due feriti, e se siano ancora vivi. È una catena di fuoco e di sangue. Il martirio che la monaca di Aba si è
autoinflitta, deviando dall' ortodossia religiosa e dalle consuetudini, è il nono caso dal 16 marzo di
quest' anno, quando un giovane ex monaco del monastero di Kirti, Norbu Damdrul, si è arso invocando
«libertà e indipendenza per il Tibet». Dei religiosi o ex religiosi che si sono immolati nel 2011 quattro
sono morti. Pechino non ignora la spirale, e infatti la ong International Campaign for Tibet (Ict) segnala
che a Lhasa sono state osservate pattuglie con militari armati anche d' estintori. L' abate in esilio della
lamaseria di Kirti, dalla quale molti degli aspiranti suicidi provenivano, ha affidato alla Ict la sua lettura
dei fatti. Parla di «arresti arbitrari da parte del governo cinese», di «sentenze d' una durezza
inimmaginabile inflitte sulla base di falsità», di Kirti «trasformato virtualmente in una prigione» (i
monaci, 2.500 in marzo, ora sono 600), di come «religione e cultura tibetane siano sotto un'
inimmaginabile repressione»: si è «raggiunto un punto di disperazione tale che la gente preferisce
morire piuttosto che vivere». Ma se l' obiettivo di suscitare l' attenzione dei media internazionali si può
dire raggiunto, quello di riaprire canali di comunicazione almeno minimi tra Pechino e il governo
tibetano in esilio (non riconosciuto da alcun Paese) non pare essere destinato a successo. Anzi, gli
stessi simpatizzanti della causa tibetana temono un' ulteriore stretta su Aba e altre zone tibetane,
ancora più dura di quella già in atto, con posti di blocco, accesso limitatissimo e «seminari di
patriottismo» per monaci. Pechino lavora sul lungo periodo. Spaccare il clero tibetano, premiare i
collaborazionisti, marginalizzare i lealisti del Dalai Lama. Far crescere in autorevolezza il Panchen Lama
di nomina cinese, figura che sta coltivando con cura. E, naturalmente, aspettare che muoia il Dalai
Lama
5. ANALISI
Il titolo assegna un tono conflittuale al gesto di fatto non presente in quella che è la più
forte forma di protesta non-violenta (‘si immola contro Pechino’), viene presentata
un’immagine d’impatto (‘in fiamme’) utilizzata di solito in associazione ad oggetti e non
persone.
Nei sottotitoli emerge una certa tragicità (‘disperazione’, ’gesto estremo’, ‘alta tensione’)
che viene integrata con una rapida osservazione geopolitica (‘ulteriore stretta della Cina’)
Il quotidiano presenta un articolo molto elaborato , in cui il lessico utilizzato abbandona
l’aspetto tecnico e adotta invece uno stile più ‘romanzato’ , si notino espressioni quali ‘una
fede grande quanto la propria disperazione’, ‘è una catena di fuoco e di sangue’.. Inoltre
incontriamo termini di forte impatto emotivo quali ‘disperazione’, ‘agonia’, ‘martirio’,
‘spaccare’.
Nell’articolo notevole spazio viene riservato alla descrizione dettagliata dell’episodio e alle
considerazioni sia del portavoce del ministero degli Esteri sia di un abate in esilio della
lamaseria di Kirti, i quali presentano dissimili linee di pensiero sull’accaduto. Ampio
margine viene riservato anche ai provvedimenti a cui ha intenzione di ricorrere il governo
cinese .
Nella zona centrale troviamo un breve riferimento ai precedenti casi di immolazione e a un
episodio, tenutosi il giorno precedente alla morte di Tenzin, funzionale a sottolineare la
scarsità di informazioni che ci giungono con difficoltà dall’Oriente (‘non si sa che cosa sia
successo ai due feriti, e se siano ancora vivi’).
Quest’ultima affermazione viene ricalcata anche nell’ultima parte, in cui, prima di procedere
con l’elenco delle soluzioni che verranno adottate dalle autorità cinesi, si tratta la difficoltà
che i tibetani hanno nel diffondere in tutto il mondo notizie sulla loro condizione e infatti
hanno dovuto ricorrere a questi atti estremi per raggiungere l’attenzione dei media. Il
‘Corriere’ è di fatto l’unico quotidiano che pone l’accento sull’importanza dei media in
questioni così gravi e affida ad essi il ruolo di unico contatto tra il Tibet e il resto del mondo
(‘Ma se l' obiettivo di suscitare l' attenzione dei media internazionali si può dire raggiunto,
quello di riaprire canali di comunicazione almeno minimi tra Pechino e il governo tibetano
in esilio (non riconosciuto da alcun Paese) non pare essere destinato a successo‘).
6. L’ARTICOLO
MONACA SI IMMOLA CONTRO L’OCCUPAZIONE CINESE
È IL NONO CASO NEGLI ULTIMI OTTO MESI
Tenzin Wangmo, 20 anni, si è data fuoco non lontano dal suo monastero, nella
provincia del Sichuan. Tensione altissima in tutta la zona
SHANGHAI - Una monaca tibetana si è data fuoco per protestare contro
l'occupazione cinese. Tenzin Wangmo, 20 anni, è la nona persona che si immola
dal marzo scorso, la prima donna. Nel solo mese di ottobre gli episodi di questo
tipo sono stati cinque.
Fonti del governo tibetano in esilio in India hanno reso noto che la religiosa si è
data fuoco nei pressi del suo monastero, il Mamae Dechen Choekhorling Nunnery,
a circa tre chilometri dalla città di Ngaba (Aba per i cinesi), nella provincia sud
occidentale del Sichuan.
In un comunicato del monastero in esilio di Kirti (la cui sede principale a Ngaba è
da mesi assediata dalla polizia cinese e che è stata teatro della maggior parte delle
otto precedenti immolazioni di tibetani), si dice che la donna, avvolta dalle
fiamme, ha camminato per strada per circa otto minuti cantando e urlando slogan
anticinesi e in favore del Tibet libero e del ritorno del Dalai Lama. Il suo corpo,
nonostante il divieto degli agenti, è stato portato nel monastero, dove è stato
vegliato dalle altre religiose.
E' alta ora la tensione intorno al monastero femminile di Mamae, il più grande
della zona, con oltre 350 suore. Per domani, il governo tibetano in esilio in India e
il Dalai Lama hanno organizzato una veglia di preghiera e digiuno per i tibetani
che si sono immolati
7. ANALISI
Anche in questo quotidiano il titolo mostra un’impostazione
conflittuale come nel ‘Corriere’ (‘contro l’occupazione cinese’); in
questo caso troviamo anche una fallacia riguardante il concetto di
occupazione (il Tibet è suolo cinese che rivendica l’indipendenza,
non uno Stato indipendente che la Cina sta occupando).
Il sottotitolo, invece di far leva su immagini forti, per impressionare
il lettore presenta una statistica temporale del fenomeno a rapporto
col singolo caso trattato.
La narrazione dell’episodio fa testo ad un comunicato ufficiale e
specifica i luoghi-chiave dell’evento, importanti per il ruolo che
avevano già avuto nelle precedenti immolazioni; segue una rapida
spiegazione che ricopre anche la cerimonia funebre.
Particolare importanza viene data alla descrizione del monastero dal
quale provengono i monaci immolati come punto nevralgico
dell’azione di protesta tibetana.
Nella conclusione del pezzo si può notare un riferimento alla
celebrazione funebre da parte dei leader della comunità tibetana, ma
non ad una presa di posizione verbale o comunque esplicita.
Altri fattori che è possibile notare nel testo sono uno stile essenziale
e pregno di espressioni ricorrenti (‘tensione altissima’-’alta
tensione’..), oltre che una puntualizzazione sul fatto che Tenzin sia
la prima donna ad essersi sacrificata per questa causa, notizia che
potrebbe contribuire ad accentuare la drammaticità della situazione.
8. L’ARTICOLO TIBET, CRESCE LA PROTESTA ANTI-CINA
UNA SUORA DI VENT’ANNI SI DA’ FUOCO
E‘ IL NONO CASO DA MARZO
PER LA PRIMA VOLTA SI TRATTA DI UNA RELIGIOSA
TOKYO - Continuano le immolazioni di protesta di giovani religiosi in Tibet:
lunedì, secondo informazioni appena diffuse da gruppi pro-tibetani con sede in
India e a Londra, è stata la volta di Tenzin Wangmo, una monaca di 20 anni,
morta nelle fiamme nei pressi della provincia tibetana di Aba, oggi sotto
l'amministrazione della regione cinese del Sichuan.
Prima di morire, Tenzin Wangmo aveva lanciato un appello per il ritorno del Dalai
Lama, e per la libertà religiosa in Tibet. Aba, sede del travagliato monastero di
Kirti, sotto un severo controllo militare dai tempi della rivolta tibetana anti-cinese
del 2008, ha già visto nove episodi di questo tipo da marzo di quest'anno, con
giovani monaci che si danno fuoco per protestare la durezza del controllo cinese,
e chiedere diritti e libertà per il Tibet. In marzo, il giovane monaco Phuntsog, di
21 anni, del monastero di Kirti, è morto dandosi alle fiamme.
Da allora, sono stati portati avanti almeno 300 arresti nel monastero, con
detenzioni della durata di un mese, e il rinnovo di una severa "educazione
patriottica" all'interno del monastero. Secondo le informazioni ricevute, la polizia
paramilitare cinese avrebbe aperto il fuoco domenica su sette dimostranti
tibetani che avevano sventolato la bandiera tibetana raffigurante il leone
dell'Himalaya, proibita su suolo cinese. I due giovani, i monaci Dawa e Druklo,
feriti uno a una gamba e l'altro al torso, sono stati portati via da una camionetta
della polizia, e non si hanno ulteriori notizie sulla loro salute e condizione
9. ANALISI
Nell’intestazione si può notare un’attenzione più al fenomeno globale
della protesta che al singolo evento (‘CRESCE LA PROTESTA ANTI-CINA’
viene specificato prima di ‘UNA SUORA DI VENT’ANNI SI DA’ FUOCO‘) e
immediatamente dopo viene usato il termine ‘suora’ per portare
l’attenzione in contemporanea sul fatto che si tratti sia di una religiosa
che di una donna (‘suora’ è un termine prettamente femminile, al
contrario di, per esempio, ‘monaco’ che può essere declinato) in modo
tale da poter anche risparmiare spazio e poter portare l’attenzione
sulla giovane età della ragazza (‘VENT’ANNI’).
Dopo aver dedicato un ampio spazio all’episodio in sé, si introduce un
excursus sulla vicenda storica, in cui viene posto nuovamente l’accento
sulla giovane età delle vittime (‘giovani monaci’, ’21 anni’), ripreso
anche nell’ultima parte dell’articolo (‘i due giovani’).
L’ultima parte dello scritto è dedicata alla spiegazione di alcuni
provvedimenti del governo cinese accompagnata da termini duri quali
‘severa «educazione patriottica»’ e ‘durezza del controllo cinese’ e alla
segnalazione del caso dei due monaci feriti dalla polizia cinese con il
quale viene ribadito il fatto che le informazioni a noi giunte sono
scarse e lacunose (‘ non si hanno ulteriori informazioni sulla loro
salute e condizione’).
10. L’ARTICOLO
NINTH TIBETAN, A NUN, IMMOLATES
HERSELF IN ANTI-CHINA PROTEST
BEIJING — A Tibetan nun killed herself Monday by setting herself on fire in a Tibetan town in western
China while calling for religious freedom and the return of the Dalai Lama, the exiled Tibetan spiritual
leader, according to a statement by an advocacy group based in London.
The nun, Tenzin Wangmo, 20, was the ninth Tibetan to commit self-immolation since March, the fifth
of those to die, and the first Tibetan woman to kill herself in this way, said the group, Free Tibet. The
self-immolations have all taken place in restive Tibetan areas of Sichuan Province. All the previous
acts involved monks or former monks; the most recent one took place on Saturday, when a 19-year-
old former monk from Kirti Monastery set himself on fire but lived.
Kirti is in the town of Aba, known as Ngaba in Tibetan, and is the focal point of a long-running
repression by Chinese security forces. Kirti was involved in the widespread Tibetan uprising of 2008,
and security around the monastery has tightened considerably since then. Seven of the eight monks
who committed self-immolation this year came from Kirti.
Tenzin’s nunnery, called Dechen Chokorling, was just three kilometers outside Aba and near Kirti.
Tenzin set herself on fire outside the nunnery around 1 p.m. on Monday, said the report by Free
Tibet, which advocates for Tibetan independence and has functioned as an outlet for people inside
the Tibetan areas to report news.
“The acts of self-immolation are not taking place in isolation, protests have been reported in the
surrounding region and calls for wider protests are growing,” said Stephanie Brigden, director of Free
Tibet.
The group also reported that two Tibetans were shot and wounded by security forces during a protest
on Sunday outside a police station in the town of Kege, known in Tibetan as Khekor. The town is
located in the prefecture of Ganzi, or Kandze in Tibetan. A 29-year-old monk in Ganzi killed himself
in August by setting himself on fire.
Free Tibet identified the two Tibetans wounded on Sunday as Dawa and Druklo. One was shot in the
leg and the other in the torso, though it is unclear who suffered what injury. It is also unclear why
security forces opened fire. The condition of the two Tibetans was unknown early Tuesday morning.
11. ANALISI
Il quotidiano americano dedica alla notizia un titolo chiaro e conciso che
concentra subito l’attenzione sulla causa del dramma: la protesta anti-
cinese . Il fatto che la nona vittima sia una donna ‘a nun’ (suora/monaca)
viene enfatizzato dal fatto che tale espressione è stata posta subito
all’inizio del titolo e tra due virgole.
In generale la stesura dell’articolo ricopre quattro paragrafi divisi in modo
equilibrato.
Il primo presenta il fatto di cronaca in maniera sintetica e concisa, in cui
viene ribadito il concetto che Tenzin sia stata la prima donna (‘the first
Tibetan woman’). Di fatto questa parte rispecchia perfettamente lo stile
succinto adottato nell’intero articolo).
il secondo dà largo spazio alla presentazione di Kirti, quasi a voler
individuare nel monastero di questa zona il fulcro della controversia Tibet-
Cina, fornendo un’immagine vivida e concreta ad una questione ‘astratta’.
Lo stesso paragrafo accenna alla situazione attuale, che vede come
protagonista una nuova giovane vittima.
Il terzo paragrafo riporta le asserzioni di un portavoce di Free Tibet
(associazione pro-Tibet) e del direttore dello stesso. Viene specificato
inoltre lo scopo di questa organizzazione, non presente negli altri
quotidiani presi in considerazione, ossia quello di essere uno sbocco
(‘outlet’) per le ‘news’ interne al confine tibetano (sottintendendo in questo
modo la difficoltà nella comunicazione).
Largo seguito ha l’ultima parte in cui la notizia dei monaci feriti viene
utilizzato per mettere in evidenza oltre alle poche informazioni che
traspaiono dai confini cinesi (‘the condition..was unknown’)anche il fatto
che esse siano torbide e poco chiare (‘unclear’).
12. L’ARTICOLO UNE NONNE TIBETAINE S’IMMOLE EN CHINE
Une nonne tibétaine est morte après s'être immolée par le feu dans le sud-ouest de la Chine, où ont déjà eu
lieu ces derniers mois huit immolations, ou tentatives d'immolations, de moines bouddhistes, a annoncé
aujourd'hui l'organisation Free Tibet.
La nonne de 20 ans, Tenzin Wangmo, est la première femme à s'immoler depuis le début du récent mouvement
de protestation dans le sud-ouest à forte population bouddhiste tibétaine, indique l'organisation de défense
des Tibétains dont le siège est à Londres. Elle a appelé à la liberté religieuse pour les bouddhistes tibétains et
au retour de leur chef spirituel exilé en Inde, le dalaï lama, avant de se donner la mort, a ajouté l'organisation.
La nonne s'est immolée hier près de la ville d'Aba, dans la province du Sichuan, theâtre de sept précédentes
immolations ou tentatives d'immolations. Aba abrite le célèbre monastère de Kirti qui a connu de nombreux
mouvements de protestation, a indiqué Free Tibet, ajoutant que le mouvement gagne en ampleur.
"Les immolations ne sont pas des actes isolés, des mouvements de protestation ont été rapportés dans les
régions avoisinnantes et les appels à des manifestations de plus grande ampleur s'élèvent", a déclaré Free
Tibet. "Les informations en provenance (des zones tibétaines) laissent penser qu'il y a de plus en plus de
personnes prêtes à donner leur vie pour attirer l'attention du monde sur les violation continuelles et brutales
des droits des Tibétains", écrit Free Tibet dans un communiqué.
Un appel à des manifestations d'ampleur demain circule dans la région, selon Free Tibet. La sécurité est très
forte dans les zones tibétaines du Sichuan notamment. L'organisation a ajouté que deux Tibétains avaient été
blessés par balles par la police, l'un au torse et l'autre à une jambe, dans des manifestations lors du week-end,
mais n'a pas fourni de précision sur la gravité de leurs blessures.
Situé dans la préfecture d'Aba, le monastère tibétain de Kirti a été secoué par des troubles depuis le printemps,
lorsqu'un moine s'y est immolé le 16 mars, pour l'anniversaire du début des émeutes antichinoises de 2008 à
Lhassa. Le monastère tibétain est devenu "une prison virtuelle" pour ses occupants, a affirmé la semaine
dernière le responsable en exil de ce monastère.
"Tous les moines, jeunes ou âgés, sont soumis jour et nuit à la privation de toutes les libertés", a expliqué Kirti
Rinpoché, en exil à Dharamsala (Inde), cité par l'association International Campaign for Tibet (ICT), basée à
Londres. "La religion et la culture tibétaine subissent une telle répression indicible et la désespérance a atteint
un tel niveau que les gens choisissent de se suicider plutôt que de continuer à vivre", a-t-il ajouté.
La Chine, qui affirme avoir "libéré pacifiquement" le Tibet en 1951 et oeuvrer pour améliorer le sort des
Tibétains, contrôle encore plus étroitement cette région autonome et les provinces limitrophes à population
tibétaine depuis les émeutes de 2008.
13. ANALISI
‘Le Figaro’ mostra immediatamente in modo implicito nel titolo i due poli su
cui verte l’intera vicenda (‘Une nonne tibétaine s’immole en China’),
contrappone cioè Tibet e Cina. Specifica però, a differenza degli altri giornali,
il fatto che il Tibet si trova in territorio cinese, fornendo in questo modo anche
coordinate geo-politiche. Partendo dall’impostazione del titolo si può intuire
quale sarà la linea adottata nell’articolo seguente, cioè incentrata non tanto
sull’episodio nel particolare quanto sulla questione generale che fa da cornice
a questa nuova immolazione.
La suddivisione in paragrafi ci aiuta a suddividere in modo assolutamente equo
le argomentazioni trattate. In primo piano è proposta la vicenda, inizialmente
trattata in modo generale poi dal secondo paragrafo in modo più dettagliato.
Proprio in questo spazio viene ancora una volta posto l’accento sul fatto che si
tratti della prima donna ad essersi tolta la vita (‘première femme’). Il terzo e il
sesto paragrafo sono dedicati alla descrizione del luogo ‘teatro’ delle
immolazioni, e qui come nel ‘New York Times’ rilevante è il fatto che si voglia
puntare il focus su un luogo fisico, ben definito. Importante è la definizione di
‘prison virtuelle’per indicare il monastero di Kirdi, accentuando come nel
‘Corriere’ il fatto che la Cina stia assediando simbolicamente l’intero Tibet. Il
quarto paragrafo riporta le testimonianze dell’associazione ‘Free Tibet’,
tralasciando eventuali considerazioni del polo contrastante. Il paragrafo
successivo descrive il caso dei due giovani dimostranti feriti dalle autorità
cinesi durante una manifestazione. Notizia che accentua anche il fatto che non
sono note le condizioni dei due individui , e quindi di fatto viene presentata
una situazione confusa e decisamente annebbiata ( allo stesso modo hanno
presentato il punto ‘La Stampa’, ‘.Il Corriere’ e ‘New York Times’). Infine ‘Le
Figaro’, a dispetto degli altri quotidiani, fornisce un breve accenno storico
sulla questione ‘cine-tibetana’, che emerge anche nel secondo paragrafo
dell’articolo.
In conclusione possiamo affermare che l’articolo tende a mostrare la vicenda
da un punto di vista principalmente pro Tibet, anche se non in modo così
esplicito ed enfatico come hanno fatto altri giornali , in particolare il ‘Corriere
della sera’.
14. Sembra che i telegiornali non abbiano riferito
dell’autoimmolazione di Tenzin Wangmo: nei
principali notiziari di “prime time” non se ne è
parlato e, a posteriori, non si trova negli archivi
alcun servizio riguardante la notizia.
Gli unici due telegiornali (TGCOM e TG LA7) che
hanno fatto cenno a un problema in Tibet non
hanno riferito di Tenzin Wangmo, ma hanno parlato
con toni vaghi e generici delle proteste, facendo
riferimento l’uno a una sola delle nove immolazioni
avvenute fino a quel momento, l’altro dando solo la
notizia dell’elezione del successore del Dalai Lama.
15. Tibet, monaco si dà fuoco Tibet: ecco il successore politico
Ennesima protesta contro Pechino del Dalai Lama
Si tratta del primo ministro in esilio
09:15 - Un monaco tibetano si è
Lobsang Sangay, 43 anni, avvocato di
immolato dandosi fuoco a Ngaba, nella
provincia sud occidentale del Sichuan, Harvard, che ha giurato oggi a
Dharamshala.
per protestare contro il governo cinese.
Nel tempio di Tsuglagkhang a Dharamshala,
città nel nord dell'India, si è svolto il
passaggio di consegne tra il Dalai Lama e il
suo successore per gli affari politici, il primo
ministro del governo tibetano in esilio,
Lobsang Sangay.
16. Il WEB: tre esempi di diversa gestione
Per quanto riguarda il web, al contrario della televisione si osservano diverse modalità con cui
sono stati riportati i fatti. Ho considerato come è stata trattata la notizia, o meglio la serie di
notizie da tre tipi di siti web in particolare:
• Siti attivi nella causa pro-Tibet, in contatto con le realtà del luogo o fonti attendibili,
possiedono solitamente un dominio proprio.
• Siti di news online che ripropongono e categorizzano notizie mandandole anche in servizi
newsletter e si appoggiano ai giornali o alle agenzie come l’Ansa. Sono spesso servizi di
rubrica news offerti da siti conosciuti.
• Blog indipendenti gestiti da utenti che riportano notizie e generalmente allegano una propria
opinione.
Ho suddiviso tutto questo in tre categorie approssimate perché mi sono reso conto che
riportare “come ha reagito il web alla notizia/serie di notizie” era pressoché impossibile o
perlomeno inutile considerato che il quadro cambia a seconda di chi gestisce lo spazio
elettronico dove la notizia viene pubblicata o ripubblicata (attenzione: non sto parlando di
opinioni dell’autore del blog, ma della tipologia di utente con cui abbiamo a che fare: il suo
possedere o no un dominio, per esempio. Dal blogger solitario alla compagnia che possiede
dei server l’approccio alla notizia cambia). Si tratta ovviamente di categorie create per
facilitare l’osservazione del fenomeno, non di tre mondi separati: ci sono siti web che
potrebbero essere visti come rientranti in due di questi tipi o in nessuno.
17. Siti attivi nella causa pro-indipendenza del Tibet
I siti di questo tipo sono ovviamente quelli meglio informati e possiedono propri domini. Si occupano
interamente della causa indipendentista tibetana e sono generalmente i primi a pubblicare notizie
relativi a sviluppi, scontri o avvenimenti che hanno a che fare con la protesta. Altamente informati e
dotati di sezioni che propongono una bibliografia ampia e dettagliata, completi di photogallery, link a
petizioni, newsletters e quant’altro possa essere utile a titolo informativo, siti come questi sono
specializzati nell’offrire analisi geopolitiche ed etiche degli eventi e delle notizie, nell’andare in
profondità aggiungendo ai meri fatti anche delle spiegazioni più corpose che spiegano cause e dettagli.
E’ proprio da spazi come questi che solitamente altre categorie di siti (o addirittura giornali)
specializzati nell’informazione attingono per le notizie che potrebbero avere più risalto, come quelle
riguardanti l’ennesima auto-immolazione.
Un’altra categoria che di solito prende articoli da questo tipo di sito è il blogger esperto che si
interessa della questione pur non dedicandosi unicamente ad essa e linka direttamente dal sito, in
modo tale da attingere da una fonte sicura e allo stesso tempo promuovere il sito in modo tale che
più persone possibili entrino in contatto con i contenuti del dominio.
Parlando di Italia, il migliore è http://www.italiatibet.org , che offre
materiale mediatico tradotto e annulla quindi la difficoltà che taluni
potrebbero avere nel capire l’inglese, un elemento che
scoraggerebbe la visita... Annullare il gap del linguaggio rende
davvero facile accedere non solo alle notizie, ma anche a tutti gli
approfondimenti, ai documenti, alle interviste ed alla sterminata
biblio/webliografia che offre ai visitatori, oltre che ovviamente ai
testi delle varie petizioni.
18. TIBET: UN’ALTRA IMMOLAZIONE, MUORE UNA GIOVANE MONACA. CONTINUANO LE
MANIFESTAZIONI DI PROTESTA
Dharamsala, 19 ottobre 2011. Ancora un episodio di auto immolazione nel Tibet orientale. Il 17 ottobre,
Tenzin Wangmo, una monaca ventenne appartenente al monastero di Mamae Dechen Choerkorling, di
Ngaba, si è data fuoco al ponte di Sumdo, distante circa tre chilometri dalla cittadina.
Avvolta dalle fiamme, la religiosa è riuscita a camminare per quasi otto minuti gridando “Vogliamo la
libertà religiosa” e “Lasciate che il Dalai Lama ritorni in Tibet”. Poi è sopraggiunta la morte. Poiché non vi
erano militari nelle vicinanze, il cadavere di Wangmo è stato preso dalle consorelle e portato all’interno del
monastero. Più tardi, funzionari dell’ufficio di pubblica sicurezza ne hanno reclamato il corpo ma le
monache si sono rifiutate di consegnarlo alle autorità. La polizia ha immediatamente circondato e isolato il
monastero e tutta l’area circostante e ha ordinato alle religiose di effettuare la cremazione il giorno stesso.
Fonti tibetane riferiscono che la tensione è altissima.
Sembra che, nelle aree tibetane della provincia del Sichuan, siano stati fatti circolare dei manifesti, scritti
in lingua tibetana, in cui si invita la popolazione a una giornata di protesta e di digiuno, fissata per il 19
ottobre, in solidarietà con l’analoga manifestazione che i tibetani di tutto il mondo terranno lo stesso giorno.
Domenica 16 ottobre la polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di sette tibetani che protestavano
pacificamente a Serthar, nelle vicinanze di Kardze, di fronte alla stazione di polizia di Tseshul. Due
manifestanti, Dawa e Druklo, sono stati feriti, uno alle gambe e l’altro al petto, gli altri cinque sono stati
arrestati. In tutta la zona sono state dispiegate truppe paramilitari e le comunicazioni via internet sono
state bloccate.
19. La Contea di Serthar è stata teatro, recentemente, di numerose manifestazioni. Il 1° ottobre una grande
fotografia del Dalai Lama e una bandiera tibetana sono state dispiegate sulla cima di un edificio. La loro
rimozione ha causato la protesta di oltre duecento tibetani. Il 13 ottobre una bandiera e volantini in cui si
chiedeva il ritorno in Tibet del Dalai Lama sono stati collocati all’esterno dell’edificio che ospita gli uffici
amministrativi e di sicurezza della regione.
Numerose le manifestazioni di protesta dei tibetani in esilio. Tutte le sezioni dell’Associazione delle Donne
Tibetane hanno indetto azioni di solidarietà per onorare la morte di Tenzin Wangmo, la prima donna
martire tibetana immolatasi con il fuoco. Marce e campagne di sensibilizzazione sono state organizzate dal
Tibetan Youth Congress, sia a Dharamsala sia a New Delhi. Dhondup Lhadar, vicepresidente del
movimento, ha dichiarato che i “gesti disperati” dei giovani tibetani hanno lo scopo di far conoscere al
mondo “le atrocità che la Repubblica Popolare sta compiendo all’interno del Tibet”. Tsewang Rigzin,
presidente del TYC, ha incontrato a Delhi i funzionari delle ambasciate di Stati Uniti, Germania, Inghilterra,
Polonia ed esponenti dell’Unione Europea informandoli delle violenze attualmente in atto al monastero di
Kirti e dei recenti casi di immolazione.
Il Governo Tibetano e il Parlamento Tibetano in esilio hanno congiuntamente dato vita al Movimento
Tibetano di Solidarietà, una campagna che prevede una serie di manifestazioni volte a dare sostegno e
risonanza a quanto sta accadendo in Tibet. Le manifestazioni si terranno dal 18 al 21 ottobre e prevedono
digiuni, marce e preghiere. Una delegazione di parlamentari tibetani si recherà presso le più importanti
ambasciate di Delhi. In particolare, il 19 ottobre, i tibetani residenti in India e Nepal sono chiamati a una
giornata di digiuno accompagnato da una Marcia della Pace guidata da monaci e monache.
Come si può vedere vengono specificati prima di tutto nome, monastero di appartenenza e luogo
dell’immolazione con precisione [righe 1-3], in seguito il fatto viene esposto con precisione, cura e
contestualizzazione: vengono date informazioni non presenti altrove (gli otto minuti di camminata della
monaca avvolta fra le fiamme) e la narrazione prosegue cronologicamente fin dopo la morte della donna,
mostrando anche la reazione delle truppe cinesi e dei monaci [4-9].
20. Successivamente, sono presenti molti altri elementi riguardanti la situazione immediatamente precedente
alla data del fatto: in [12-24] vengono riportati gli episodi che formano un climax verso l’avvenimento.
Nel paragrafo delle righe [25-33] vengono prese in considerazione le reazioni delle associazioni pro-Tibet e
il loro richiamo alle potenze internazionali, mentre il resto dell’articolo è dedicato al governo considerato
come quello legittimo dai protestanti e alle iniziative che sta mettendo in moto, presentate nell’articolo sia
come reazione all’immolazione che come mossa organizzativa indipendente dall’evento avvenuto.
Il tono dell’articolo è, nonostante ci si possa aspettare il contrario, neutrale ed espone i fatti con chiarezza.
Pur presentato come bollettino di una tragedia e pur lasciando trasparire il senso di indignazione, gli autori
non cercano di fare leva sull’impressionabilità del lettore usando vocaboli forti per accentuare la tragicità di
un fatto già orribile, lasciando che sia la natura dell’evento a parlare. Tuttavia, allegate all’articolo sono presenti
alcune immagini che mostrano i volti e la “marcia di fuoco” dei ragazzi.
21. Siti di informazione online e “Sezioni news”
Molto del lavoro di diffusione delle notizie riguardanti la situazione tibetana e in
particolare quella analizzata viene svolto da servizi News che appartengono a
“sottosezioni” di domini molto più grandi, come per esempio motori di ricerca
commerciali o di intrattenimento. Quasi tutti i portali che offrono news, gossip, Servizi
webmail, curiosità ecc. hanno, attingendo alle grandi agenzie stampa o ai database di
informazione attiva di cui sopra, citato la situazione tibetana. “Citato” perchè
l'informazione viene sì presentata (se viene presentata), ma alla pari di qualunque altro
argomento in ordine di importanza e soprattutto in una mole di testo tale da non poter
essere considerata come interamente riportata.
Purtroppo, anche nel caso in cui all'avvenimento venga dedicato spazio, in genere
non è presente una gerarchia di importanza delle notizie e di conseguenza si rischia
di trovare articoli come questi (non solo riguardanti queste dimostrazioni, ma anche
altri episodi tragici di importanza internazionale) mescolati a cucina o curiosità varie
senza nessun legame; vengono poi riportati generalmente dati copincollati ma non
contestualizzati e ovviamente non approfonditi. Talvolta questi portali si limitano
addirittura a linkare, abbinando a un'immagine un pugno di righe di testo,
direttamente ad articoli di siti di informazione online (come LaPresse o Reuters, vere
e proprie “agenzie di stampa web”). Nel caso di Tiscali, ho dovuto cercare notizie
relative alle immolazioni nell’archivio, poiché nella Home News non erano presenti;
una volta trovate, la maggiorparte di esse consisteva appunto in una foto generica
con il minimo indispensabile testo telegrafico.
22. Ho deciso di puntare l'attenzione sulle sezioni news dei provider di ricerca perchè domandando da quali
servizi web (escludendo quindi i media tradizionali) traessero informazioni a parecchi miei conoscenti, fra
coloro che usano saltuariamente o meno Internet per informarsi, mi sono stupito del fatto che fra i più
gettonati ci fossero appunto Yahoo, Tiscali, Google News invece di siti web appartenenti a giornali stampati
o blog.
Pare addirittura che si verifichi lo stesso effetto che è causa del successo dell'informazione televisiva: le
persone preferiscono RICEVERE e non CERCARE informazioni e notizie, quindi si connette a portali come
questi trattandoli alla stregua di canali televisivi per seguire una sezione di news alla stregua di un
telegiornale. Questo sistema permette così all'utente medio di ottenere quello che sembra una sorta di
informazione a metà fra televisiva e stampata supportata dalla velocità dei nuovi mezzi di comunicazione,
ma di certo non dal bottom-up o dalle possibilità di approfondimento del web... Considerato che la
struttura del web è fatta apposta per connettere più utenti ATTIVI, un utilizzo sostanzialmente passivo
delle sue potenzialità costituisce uno spreco.
La notizia del sacrificio di Tenzin Wangmo è esempio di come questi provider gestiscono molte news
importanti, anche solo dal lato umano delle vicende.
23. Cina, Monaca tibetana si immola con il fuoco nel sud-ovest
Pechino, 18 ott. (TMNews) - Una monaca tibetana è morta dopo essersi immolata con il fuoco nel sud-
ovest della Cina, dove negli ultimi mesi ci sono già state otto immolazioni o tentativi di immolazione da
parte di monaci buddisti. Lo ha annunciato oggi l'organizzazione Free Tibet. La monaca che si è data
fuoco si chiamava Tenzim Wangmo e aveva 20 anni, ed è la prima donna a immolarsi dall'inizio del
recente movimento di protesta nel sud-ovest della Cina. Secondo quanto ha precisato l'organizzazione
con sede a Londra, che si batte per difendere i tibetani, la giovane monaca uccidendosi ha invocato la
libertà religiosa per i buddisti tibetani e al ritorno del loro capo spirituale, il Dalai Lama, dal suo esilio
in India.
Il corpo del testo è tutto qui, in sette righe: salta agli occhi il titolo sintatticamente non curato, come del resto
alcuni periodi delle frasi (‘ci sono già state otto immolazioni o tentativi di immolazione’ ma anche in righe [4 e
6]), la genericità delle informazioni ma soprattutto il nome sbagliato della ragazza (‘Tenzim’).
Lo scritto era correlato da un’immagine di sei monaci in preghiera, senza però attinenza con la notizia
specifica.
24. Blog e spazi indipendenti
Come già detto, a seconda del tipo di blogger cambia sia la fonte che il modo in cui la notizia viene
trattata: taluni frequentano (o ricevono newsletter di) siti devoluti alla causa tibetana e postano sui blog
poche righe per introdurre alla notizia e poi forniscono il link invitando il lettore ad interessarsi alla
vicenda; altri riportano pari pari il testo di una notizia pubblicata da un giornale online, dal sito di un
giornale stampato o da una delle già citate sezioni news di portali famosi, almeno in Italia. Molti, una
volta appresa la notizia, usano il proprio blog non solo per diffonderla ma anche per fare una riflessione
e dare un’opinione personale, che verrà spesso commentata.
Altro comportamento osservabile, che molto spesso ha quando si tratta di news provenienti da paesi
esteri molto lontani o comunque non appartenenti al gruppo Europa-USA occidentale: la notizia è stata
diffusa molto rapidamente in una forma non molto approfondita. Gli utenti e i blogger dello Stivale e non
hanno utilizzato le capacità di trasmissione istantanea di Internet per fare rimbalzare quella che
sostanzialmente è la stessa porzione di testo con poche o nulle variazioni per tutto il Web italiano,
abbinando a volte qualche immagine, spesso non strettamente legata alla notizia in particolare ma più al
suo contesto, lo stesso criterio con cui del resto metà web allega immagini a testi che trattano temi non
comuni. Volendo fare un confronto con Facebook, questo modo di fare è l’equivalente della funzione
“Condividi”…
Non è il comportamento di tutti, considerato che di solito gli utenti aprono un proprio spazio web per
farsi sentire in modo personale, con toni diversi a seconda.
Ho scelto di considerare un blog in particolare, che appartiene a un blogger di nome Thomas Cucchi,
perché anche se non rappresenta uno spazio di profondo approfondimento di ogni singola notizia,
l’autore è un nativo digitale (’96, molto giovane) che usa la piattaforma di Blogspot per dire la propria su
tutte le questioni che il suo attuale bagaglio culturale gli permette finora di commentare.
25. Ho pensato a questo utente perché nel suo blog ho visto un po’ di tutti i giovani (giovanissimi) che,
sensibili a problemi sociali importanti, grazie a tastiera e collegamento alla rete fanno in modo di esser
letti.
Tibet-Cina: 5 monaci si danno fuoco in meno di un mese.
Oggi una monaca tibetana si è data fuoco per protestare contro l'occupazione cinese del Tibet.
Tenzin Wangmo, 20 anni, per otto minuti ha marciato e cantato per l'indipendenza del Tibet avvolta dalle fiamme.
Appena due giorni prima, domenica 16 ottobre, un ex monaco di 19 anni si era immolato per lo stesso motivo,
la polizia cinese aveva spento le fiamme e lo aveva picchiato per poi caricato su un'auto.
Da marzo sono 9 i casi di immolazione, di cui 5 dall'inizio di ottobre.
Chiedono l'indipendenza del Tibet ed il ritorno del Dalai Lama.
La risposta del governo cinese è stata l'invio di 20mila agenti nella zona, per una "rieducazione".
Sono inoltre state distribuite bandiere ed immagini dei leader cinesi.
La Cina è la seconda economia del mondo, alle spalle degli Stati Uniti, e di questo passo diventerà a breve la prima.
La Cina è la nazione con lo sviluppo economico più rapido della terra, la maggior parte dei prodotti esportati nel
mondo provengono dalla Cina, tutti gli stati, Italia compresa fanno affari con la Cina.
Ognuno di noi possiede prodotti fabbricati in Cina.
Vorrei che il nostro "Presidente" del Consiglio o il nostro Ministro degli Esteri spendessero due parole a riguardo
di questa situazione, stagnante da anni, che in questo ultimo periodo sta toccando livelli di tensione altissimi. -Thomas
Ovviamente l’età dell’autore ha peso sullo scritto, ma il fattore che mi ha interessato è che, a guardar bene,
in questo post un utente così giovane ha esposto la notizia in modo pulito, essenziale, tutto sommato
preciso e fornendo più informazioni rispetto a vari articoli che, in teoria, dovrebbero passare per esser scritti
da persone (adulte, che lo fanno per lavoro) in contatto col settore del giornalismo o quantomeno
dell’informazione. Nelle righe [9-12], il blogger allega constatazioni di carattere generale che non hanno a
che fare con la vicenda di Tenzin e nemmeno hanno la pretesa di suonare come qualcosa di nuovo, ma
semplicemente vogliono spingere a riflettere. Il titolo dice giustamente ‘Tibet-Cina’, in quanto il Tibet in
termini territoriali politici non esiste, è una provincia cinese che chiede indipendenza.
26. La notizia dell’autoimmolazione di Tenzin
Wangmo è comparsa quindi su numerosi siti
Web.
Per uno studio statistico delle ricorrenze
della notizia sulla rete abbiamo utilizzato lo
strumento Google Insights, variando i
termini di ricerca e analizzando il
mutamento d’interesse nel tempo, nelle
diverse regioni del mondo.
27. Termine di ricerca:
• “Tenzin Wangmo”
Filtri:
• ricerca su tutto il web
• in tutto il mondo
• gennaio 2011 - dicembre 2011
Termine di ricerca:
• “Nun Tibet”
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• in tutto il mondo
• gennaio 2011 - dicembre 2011
28. Termine di ricerca:
• “Tibet”
Filtri:
• ricerca su tutto il web
• in tutto il mondo
• gennaio 2011 - dicembre 2011
Termine di ricerca:
• “Tibet”
Filtri:
• ricerca su tutto il web
• in tutto il mondo
• ottobre 2011 - dicembre 2011
29. Termine di ricerca:
• “Self immolation”
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• in tutto il mondo
• gennaio 2011 - dicembre 2011
30. ANALISI
Dalle statistiche WEB appare che:
I. In una ricerca con il nome della monaca in questione e –più ampiamente– con
il termine “Nun Tibet”, si osserva il medesimo picco in corrispondenza dei
giorni dell’autoimmolazione. È interessante notare che il termine “Nun Tibet”
rileva anche l’ondata di interesse suscitata dall’immolazione di una seconda
monaca, il 4 novembre 2011, diciassette giorni dopo il sacrificio di Tenzin
Wangmo.
II. Osservando l’andamento regolare delle ricerche effettuate nel corso dell’anno
con il termine generico “Tibet”, non si evidenziano i netti picchi che invece
appaiono nel range più ristretto dei mesi in cui si sono verificate le
autoimmolazioni (il 18 ottobre quella di Tenzin Wangmo).
III. Il termine “self immolation” è del tutto assente nelle ricerche in rete, fino
all’ottobre 2011. Cosa curiosa, visto che il primo episodio è del marzo 2011.
Viene da chiedersi se l’interesse si sviluppi in seguito alla reiterazione delle
notizie o se semplicemente il trend statistico segnali solo gli accessi da un
certo valore in poi (in ogni caso, dall’ottobre 2011, cresciuto enormemente).
31. 1949 Proclamazione delle Repubblica Popolare Cinese. La Repubblica Popolare Cinese
minaccia di “liberare il Tibet dalla tirannia del Dalai Lama” Il Tibet fa appello alle Nazioni
Unite. L’Armata di Liberazione Popolare entra nel Tibet orientale.
1950 La Cina comunista invade il Tibet centrale. Il Governo tibetano è costretto a
negoziare la “liberazione pacifica” del Tibet.
1951 Il Tibet viene incorporato nella Repubblica Popolare Cinese attraverso il patto in17
punti.
1951-1954 Periodo di coesistenza tra il Governo Tibetano e le autorità cinesi. La Cina
adotta una politica molto cauta fin quando non si è garantita il controllo militare,
logistico e politico del Tibet.
1954 Vengono portate a termine le strade che collegano la Cina al Tibet. L’India
riconosce la sovranità cinese sul Tibet nel trattato “Panchshila”. La Cina dà inizio alla
trasformazione politica del Tibet.
32. 1955 Inaugurazione del Comitato Preparatorio per la Regione Autonoma
Tibetana (TAR) e lo scioglimento effettivo del Governo Tibetano. …1956 Nel
Tibet orientale, esternamente al TAR, vengono imposte “riforme democratiche”.
Nel Tibet orientale inizia una rivolta anti-cinese. Il Dalai Lama in visita in India,
minaccia di chiedere asilo politico.
1957 Il presidente Mao inaugura nel TAR una politica di limitazione, incluso il
differimento delle riforme e la riduzione dei quadri cinesi han, ma nel Tibet
orientale continuano le “riforme democratiche” e la repressione della rivolta.
1958 “Grande balzo in avanti”. Nel Tibet orientale è iniziata la
collettivizzazione, che inasprisce la rivolta. La rivolta si diffonde nel TAR.
1959 L’opposizione tibetana agli ordinamenti cinesi culmina con la rivolta di
Lhasa e la partenza del Dalai Lama per l’India. Nelle rivolte tra il 1956 e il 1959
vengono uccisi decine di migliaia di tibetani, la maggioranza nel Tibet
orientale. Dopo la rivolta, la Cina istituisce le “riforme democratiche” nel TAR e
la repressione della resistenza tibetana.
1959-1962 Decine di migliaia di tibetani vengono imprigionati. Le “Riforme
democratiche” delle istituzioni religiose porta allo spopolamento dei monasteri,
all’arresto di molti monaci e al saccheggio delle proprietà traduce nell’inedia di
migliaia di tibetani, specialmente di coloro che sono rinchiusi nelle prigioni.
Dal 1962 circa 70.000 tibetani si sono rifugiati in Nepal e in India.
33. 1966-1976 Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. I monasteri tibetani e i
monumenti religiosi vengono distrutti. La cultura tibetana viene repressa. Il caos
della rivoluzione culturale cinese culmina nella rivolta anticinese di Nyemo, negli
anni 1968-1969. All’inizio del periodo viene avviata la collettivizzazione, che sarà
completata alla fine. La collettivizzazione e le preparazioni alla guerra dei cinesi
creano nuove carestie tra il 1969 e il 1972.
1976 Muore il presidente Mao.
1979 Deng Xiaoping introduce la politica di liberalizzazione post-maoista sia in Cina
che in Tibet.
1979-1984 Dialogo sino-tibetano circa il rientro in Tibet del Dalai Lama. La
liberalizzazione economica e culturale provoca il rifiorire della religione, della cultura
e del nazionalismo tibetano. L’apertura delle frontiere del Tibet internazionalizza la
questione tibetana.
1984 Il CCP avvia una politica di sviluppo economico che incrementa enormemente il
numero di cinesi in Tibet.
1987 A Washington, il Dalai Lama annuncia il suo Piano di Pace in Cinque Punti. A
Lhasa avvengono dimostrazioni in favore del Dalai Lama e dell’indipendenza del
Tibet. Il Dalai Lama fa la proposta di Strasburgo.
34. 1987-1989 A Lhasa si susseguono in continuazione dimostrazioni e tumulti a sostegno
dell’indipendenza tibetana.
1989 In Tibet viene dichiarata la legge marziale, poco dopo il massacro nella piazza di
Tienanmen a Pechino. Il Dalai Lama è insignito del Premio Nobel per la pace.
1992 La Cina limita tutti gli aspetti dell’autonomia tibetana identificandoli come
nazionalismo tibetano, religione e lingua comprese.
1994 Il terzo Convegno di lavoro (Forum of Work) in Tibet promuove la politica di
sviluppo economico, la colonizzazione, la restrizione dell’autonomia, la repressione
della resistenza e lo sradicamento dell’influenza del Dalai Lama.
1995 La Cina sceglie il suo Panchen Lama in opposizione alla scelta del Dalai Lama.
Continua la campagna di sradicamento dell’influenza religiosa e politica del Dalai
Lama.
1996 Inizia nei monasteri una rieducazione intensiva.
1997 Comincia una campagna contro gli aspetti della cultura tibetana identificati come
ostacoli allo sviluppo.
35. 2008 Giochi olimpici a Pechino: scoppiate nuove manifestazioni a Lhasa promosse
da elementi estremisti tibetani contestatori della linea "morbida" del Dalai Lama.
Represse.
Ciò a imbarazzato il governo cinese, che su pressione della comunità
internazionale ha ripreso i colloqui in un incontro a Pechino con i rappresentanti
designati dal Dalai Lama.
2010 Lo stile di vita sempre più "occidentale" della gioventù cinese nelle grandi
città, ha fatto scoprire agli adolescenti della Repubblica Popolare il messaggio
pacifico del Dalai Lama, e alcuni di loro hanno anche potuto partecipare ad un
dibattito organizzato da una televisione statunitense senza limitazioni della
censura, ponendo in diretta domande anche politiche al Dalai Lama, ricevendo
risposte dal tono molto pacato.
« Contrastate il male che vi viene fatto ma non odiatene
l'autore, non lasciatevi trascinare contro di lui, non cercate di
vendicarvi. È questa la vera saggezza. »
(Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama)