2.
La psicoterapia è essenziale per la cura della
salute mentale della persona nella sua interezza
(Fonagy)
Abbandonare le terapie psicologiche, la verità
dell’importanza della mente, ci espone al
rischio di cambiamenti sociali e culturali
apocalittici che sono inevitabili se non diamo il
giusto peso all’esperienza personale e iniziamo
a deridere i sentimenti, i pensieri e i desideri
degli altri esseri umani nostri simili (Fonagy).
3.
Le prove di efficacia della psicoterapia devono
essere lette, valutate e collocate nel contesto di
ciò che è possibile e desiderabile, e di ciò che si
accorda con le opportunità esistenti.
Bisognerebbe ricordare che, almeno nel sistema
della salute mentale, ma probabilmente anche
in molte aree dei metodi di trattamenti
clinici, si può spiegare solo una piccola
porzione della varianza dell’outcome relativa
alla natura del problema del
paziente.(Psicoterapie psicodinamiche
evidence-based PDM)
4.
Colmare la distanza tra la pratica clinica e le prove
empiriche induce a un cambiamento radicale nella
precisione con cui sono considerate le prove
relative ai servizi psicologici di psicoterapia
clinica.
Le linee guida, per quanto sofisticate, non possono
mai sostituire la capacità e l’esperienza dei
clinici, almeno non più di quanto il codice della
strada possa sostituire delle buone capacità di
guida.
E’ molto probabile che le linee guida abbiano
successo se la loro attuazione pratica inizia a
livello locale. (PDM)
5.
Senza una comprensione psicologica dei disturbi
sarebbe impossibile comprendere i percorsi mentali che
portano in modo evidente a sviluppare questi ultimi: la
povertà, la disoccupazione, l’incesto, non avere una
casa, la disperazione provocata di avere genitori senza
cuore o abusanti, i metodi quasi infiniti che gli esseri
umani possono trovare per infliggere dolore. Tutte
queste ignominie influenzano le aspettative che le
persone sviluppano rispetto agli altri, la fiducia che
possono essere in grado di provare, la rabbia per il
trattamento subito, i modi complessi che noi tutti
troviamo per imparare a vivere nel contesto sociale che
le fortune e le sfortune della nascita ci hanno riservato.
6.
Le gravi difficoltà sociali accrescono il rischio
di sviluppare disturbi mentali.
E’ lo svantaggio percepito che diventa tossico
dal punto di vista psicologico.
La psicoterapia deve occuparsi dei
sentimenti, delle credenze, dei pensieri nati
dalla disperazione.
Abbandonare la psicoterapia significherebbe
non voler ascoltare queste angosce.
7.
Le competenze psicoterapeutiche si muovono sempre più
non solo sul versante clinico, ma anche nell’orizzonte della
prevenzione, della formazione, della intermediazione sociale
e sulle implicazioni e difficoltà dell’adattamento sociale.
Nella grave patologia mentale la psicoterapia guarda al
sociale come fondamentale dimensione dell’esperienza
soggettiva, opera con i gruppi nel sociale, ri-concepisce la
soggettività in una cornice intersoggettiva, è diffusamente
richiesta e praticata in ambito istituzionale, si affianca ad
interventi di altro tipo nella cornice di programmi
multimodali.
La parola e la consapevolezza non esauriscono più
l’orizzonte dell’intervento e del cambiamento. Il dialogo
interdisciplinare ha introdotto un crescente protagonismo
della corporeità e dei suoi linguaggi.
8.
L’OMS definisce la salute mentale come uno stato di
benessere nel quale il singolo è consapevole delle proprie
capacità, sa affrontare le normali difficoltà della vita,
lavorare in modo utile e produttivo ed è in grado di
apportare un contributo alla propria comunità.
Le patologie mentali comprendono difficoltà e tensioni
psichiche, alterazioni del comportamento associati a
sintomi di disagio e disturbi mentali diagnosticabili, quali la
schizofrenia, la depressione i gravi disturbi di personalità.
La condizione psichica delle persone è determinata da una
molteplicità di fattori : biologici (per es. genetici, legati al
genere), individuali (per es. esperienze personali), familiari
e sociali (per es. assistenza sociale), economici e ambientali
(per es. posizione sociale e condizioni di vita).( Libro verde)
9.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (2001) definisce
“grave patologia mentale” ciascuna condizione psicopatologica
che può portare al suicidio o alla morte per incidente dovuto alla
inabilità che ne deriva o ad una tragica riduzione della qualità e
dell’aspettativa di vita del paziente.
Ritornando alla definizione più generale del livello grave di una
qualsiasi patologia, l’OMS (2001) ricorda che questo indica un
quadro clinico potenzialmente e statisticamente in grado di
portare alla morte o di ridurre drasticamente gli anni e la qualità
di vita a causa dell’inabilità che ne deriva. La stima (il carico) di
quest’ultima è data dalle statistiche DALY (Disability Adjusted
Life Years), il cui indice di annualità di vita o di buona salute
perdute a causa di una malattia, integra due fattori: gli anni di vita
perduti per mortalità prematura (YLL – Years of Life Lost ), gli
anni di vita produttiva perduti per inabilità (YLD – Years Lived
with Disability ). (OMS, 2001)
10.
una teoria di riferimento e un linguaggio condiviso tra
clinici, ope-ra-tori sociali, pazienti, familiari e committenti;
un’organizzazione del lavoro che dia spazio alla narrazione
collet-ti-va della storia clinico-sociale del paziente e alla riflessione
sulle relazioni tra tutti i soggetti coinvolti;
una metodologia improntata alla condivisione democratica del
po-tere decisionale sul trattamento nel suo complesso, sui progetti
specifici e sulle attività quotidiane;
un progetto inter-culturale, pluri-istituzionale e multimodale, in
grado di incidere contemporaneamente sul nucleo familiare e sul
contesto comunitario di riferimento del paziente;
l’intenzione clinica di costruire un campo mentale comunitario che
funzioni come campo gruppale, per agire in senso terapeutico
piuttosto che antiterapeutico.
11.
Da alcuni nuclei fondativi della gruppoanalisi foulkesiana:
Restituire alla comunità il fondamentale ruolo di soggetto curante e serbatoio di risorse
terapeutiche.
Il ruolo della psiche, in questa prospettiva, è il sociale ed il gruppo e non solo l’individuo
(pertinenze multipersonali)
Destinatari delle competenze delle competenze psicoterapeutiche non sono più soltanto
“individui malati”, bensì contesti sociali nelle cui reti si annida il disagio.
L’inconscio, al di là della storica distinzione tra inconscio personale e collettivo, è riconcettualizzato come inconscio sociale strettamente connesso con il linguaggio, con
l’ideologia e con la dimensione del potere, terreno stesso della costruzione del simbolico.
Esclusione e inclusione sono eventi che, lungi dal limitarsi al solo ambito sociologico, si
collocano alla radice della costruzione del Self.
La mente è concepita come processo interpersonale e transpersonale e la psicopatologia è
localizzata nella rete locale.
12. Un metodo di cura per la guarigione dalla psicosi
utile ai pazienti, ai genitori e agli operatori
(Badaracco)
Gli elementi generali di tale metodologia e i principi
teorici sono:
“conversazione di gruppo”,“Simbiosi patologica” , il
gruppo come funzione di terzo,“narcisismo
patologico” ,“altro da sé” , “rispecchiare
metaforicamente”, “i transfert multipli”,
“identificazione proiettiva”, “los altros in nostros”,
“virtualità sana”, “messaggi di relazione”,
“interdipendenza patogena”, “processo di
disidentificazione”, “il principio di responsabilità
personale”, “la mente ampliada”, “ in gruppo non è
importante avere ragione ma essere ascoltato”.
13.
Finalità degli incontri di gruppo in SPDC.
Osservazione diagnostica in un contesto gruppale, al fine di avere una
visione più complessa del paziente .
Intervento psicologico sulla crisi.
Diminuire l’isolamento dei pazienti del reparto, ma anche degli operatori.
Creare un clima di maggiore dialogo in reparto.
Stimolare il paziente ad avviare un processo di empowerment anche nel
proprio processo di cura.
Favorire l’insorgenze di fenomeni tipici gruppali
(appartenenza, risonanza,empatia, rispecchiamento, condivisione
emotiva e cognitiva dell’esperienza, processi di identificazione)
Creare un spazio dove esprimere i propri problemi e riconoscerli, con la
possibilità di una presa di coscienza.
Restituzione e scoperta di significati che accomunano i partecipanti al
gruppo ed individuali.
14.
Ci riferiamo, ad esempio, ai gruppi
psicoterapeutici, ai gruppi di auto-mutuo-aiuto, ai
gruppi multifamiliari, ai gruppi di microcredito, ai
gruppi psico-educazionali, ai gruppi di
conversazione nei reparti SPDC, ai gruppi per
uditori di voci e ai gruppi di espressione artistica e
culturale. Ciò presuppone un cambiamento
culturale nei servizi che, senza trascurare le cure
farmacologiche e il trattamento psicoterapeutico,
metta al centro le scelte dei pazienti, il sostegno
all’empowerment ed i processi di recovery.
16.
Funzione terapeutica fondata sulla concezione
delle relazioni che promuovono e sostengono
radicalmente la dimensione partecipativa.
Lavoro terapeutico in stretto rapporto con le
comunità e i territori (concreti e mentali) di
appartenenza dei soggetti coinvolti: curati, curanti,
familiari, vicini e semplici curiosi.
Una prassi terapeutica fondata sul binomio
cultura- cura, sulla promozione di reti sociali, sulla
comunità come fondamentale protagonista
(destinatario,soggetto, risorsa) dei processi
terapeutici.
17.
Rivendichiamo nei servizi pubblici la
dimensione privata della soggettivazione e del
servizio alla persona, ma a maggior ragione
consideriamo velleitario un lavoro di cura che
persino nello studio privato non sia concepito
come una funzione pubblica. A fronte delle
diffuse logiche di esclusione ( o talora di autoesclusione), optiamo per una strategia di
inclusione sociale (Barone, Bellia, Bruschetta)
18.
Interventi orientati alla persona del paziente e ai
suoi contesti di cura
Coinvolgimento attivo e intenzionale della persona
(associazioni dei pazienti: «niente su di noi senza di
noi»)
Attenzione alla auto- ed alla eco-determinazione …
è l’esercizio graduale della scelta realistica che fa
guarire
Speranza nella guarigione, fiducia nella potenzialità
di crescita inesauribile della persona
19.
Il malato affetto da psicosi che non guarisce forse
non è ancora stato attivamente curato allo scopo
esplicito che possa guarire (credere nella
guarigione)
Pensare alla cura come processo fondato sul
concetto di dimissibile, perché il paziente possa
guarire.
Idea su che cosa significa guarigione … per poter
pensarla bisogna pur parlarne apertamente …
La guarigione è definita dal passaggio da una
relazione (morale) fondata sull’obbligo e sul
bisogno di relazione ad una relazione (etica)
sbilanciata dalla curiosità e dal desiderio
20.
Il paziente che guarisce … ha sviluppato una certa
competenza nell’esercizio di nuovi ruoli … capacità
di gestire la propria temporalità complessa
È guarito ogni paziente che, a seguito di una o più
esperienze psicoterapeutiche di attaccamento
sicuro, ha riattivato lo sviluppo della
mentalizzazione, intesa come passaggio da modelli
teleologici a modelli intenzionali di funzionamento
mentale, ovvero come riduzione della
somatizzazione ed una maggiore capacità di
attribuire all’Altro (convinzioni anche sbagliate)
La guarigione come recupero di ciò che non è mai
stato … come discreta convivenza e flessibile
benessere in un determinato contesto sociale
21.
22.
I dispositivi di inclusione socio-lavorativa
permettono inoltre di valorizzare e sostenere al
massimo anche il ruolo giocato nel processo
terapeutico del paziente da una specifica e
particolare persona, spesso particolarmente vicina
a lui (un parente, un amico o anche un operatore
clinico) che sia stata capace di non perdere mai la
speranza nella guarigione, infondendogli sempre
fiducia e sostenendo la sua autostima. La fiducia e
la speranza che queste persone infondono nel
processo di guarigione del paziente si potranno
così diffondere a tutti gli altri contesti sociali di
appartenenza e partecipazione dello stesso
23.
L’IPS trae origine dal lavoro di Wehman e Moon (1988) e considera il lavoro come un
pilastro della recovery dalla grave patologia mentale. I più importanti principi
metodologici della recovery risultano infatti particolarmente utili alla comprensione dello
spirito del Metodo IPS, se letti nell’ottica della inclusione lavorativa.
Olismo: Il lavoro realizza un bisogno umano come quelli di salute, di spiritualità, di
relazioni e di “casa”.
Responsabilità: Le persone partecipano attivamente ai dispositivi centrati sull’obiettivo
di trovare lavoro e mantenerlo.
Orientamento alla persona: I trattamenti ed i servizi sono basati gli obiettivi di ciascun
individuo.
Focus sui punti di forza: I Servizi si devono adeguare alle risorse, alle abilità, alle
competenze ed alle preferenze dei clienti.
Non-linearità: Le transizioni scolastiche e lavorative vanno supportate come parti dello
stesso sviluppo professionale.
Rispetto: Un lavoro competitivo sviluppa sicurezza e stima di sé.
Supporto tra pari: È importante condividere tra pari le storie di lavoro, di scuola e di
recovery.
Empowerment: Le persone hanno il diritto di scegliere il loro modo di essere sostenute e
di partecipare alla decisioni lavorative.
Auto-determinazione: Le persone devono poter prendere le loro decisioni sulla tipologia
di lavoro che preferiscono e sulle modalità di collaborazione con gli operatori.
Speranza: Il lavoro promuove la speranza e la motivazione verso un futuro migliore.
24.
Co-costruzione del progetto terapeutico personalizzato
attraverso metodologie gruppali-comunitarie (Gruppo
Analitico Vitale e Opertivo)
Cura delle parti sofferenti e riconoscimentovalorizzazione-sviluppo delle parti sane del paziente e
emersione della virtualità sana dalla sua personalità in
sincronia con la modificazione dell’organizzazione
familiare (Gruppi di Psicoanalisi MultiFamiliare)
Riconoscimento e legittimazione della responsabilità
del paziente sulla propria vita (malattia, guarigione,
stili e qualità di vita, scelte …) – Gruppi Allargati e
Intermedi
Empowerment dei pazienti e dei familiari (sviluppare
il Capitale Sociale)
25.
Il processo di cura come lavoro sulla rete delle
relazioni da valutare attraverso la
somministrazione delle carte di rete
personale, lavorativa e territoriale
Carta di Rete Personale come mentalizzazione dei
legami del paziente (Familiari, transferali, sociali)
Carta di Rete Lavorativa come elaborazione dei
legami istituzionali degli operatori (con i colleghi, i
pazienti, familiari, committenza, agenzie locali …)
Il Disegno Simbolico dello Spazio di Vita
Territoriale come visualizzazione dei processi
sociali di partecipazione alle dinamiche psicosocio-economiche delle comunità locali.
26.
Sviluppo della cultura locale
(stigma, inclusione, prevenzione e promozione
della salute mentale di comunità)
Attivazione di una cultura del lavoro di rete al
servizio dello sviluppo delle agenzie della
comunità locale e dei processi di convivenza civile
della popolazione (di cui il paziente e gli operatori
fanno parte)
Sviluppare il Capitale Sociale (della comunità
terapeutica e della comunità locale) promuovendo
gruppalità e progettualità sociale al servizio delle
innovazioni terapeutiche e culturali.
27.
La democratizzazione, ossia la divisione del potere
decisionale tra operatori e pazienti.
Il collettivismo (communalism), cioè un’atmosfera
relazionale caratterizzata da
condivisione, confidenza e aperta comunicazione.
La permissività, ovvero la tolleranza della
diversità e della devianza nell’espressione e nel
comportamento.
Il confronto con la realtà, nel senso di un clima di
apertura e reciprocità nel misurarsi quotidiano con
il significato e le conseguenze dei comportamenti
di ciascuno dei membri della comunità.
28.
conservazione della individualità del paziente;
l'ipotesi che i pazienti sono affidabili;
che il buon comportamento deve essere
incoraggiato;
l'ipotesi che i pazienti conservano la capacità di
un notevole grado di responsabilità e di
iniziativa;
il bisogno di attività ed un appropriato giorno
lavorativo per tutti i pazienti
29.
Attaccamento La teoria dell’attaccamento costituisce un importante punto di partenza
per la comprensione dello sviluppo umano, della personalità e delle relazioni oggettuali.
Contenimento un passo importante è la creazione di una cultura della comunità dove il
contenimento psicologico può essere vissuta facendo rispettare i “confini” da parte di
tutti i membri, sia personale che pazienti. Una riunione di gruppo giornaliera deve
essere tenuto per il personale ed i pazienti al fine di garantire lo scambio emotivo e
comprensione
Comunicazione Ci sono numerosi problemi che ostacolano la comunicazione sempre
aperta. Esigenze amministrative e legislative incoraggiano la comunicazione non
personali, imposizioni gerarchiche portano ad atteggiamenti difensivi e di una cultura
della colpa e di un ambiente emotivo non sicuro (o la mancanza di contenimento)
ostacola l'espressione di argomenti difficili.
Empowerment e inclusione sociale Acquisizione di potere sulla propria persona e
esercizio del diritto di cittadinanza, inclusione nella comunità e socio-lavorativo
Senso di Agency Agency significa l’impatto che una persona sa (e sa di avere) sugli altri
nelle sue relazioni e "l'autoefficacia percepita che corrisponde alla convinzione che
l'individuo ha di essere capace di dominare specifiche attività, situazioni o aspetti del
proprio funzionamento psicologico o sociale"
30.
Un ambiente psichiatrico, per diventare terapeutico, deve essere
tollerante e flessibile nel modo di essere e di agire con il paziente
borderline, per tentare di ridurre il più possibile gli enactments
controtransferali che questi pazienti tendono ad innescare.
Un atteggiamento di comprensione, che genuinamente trasmette
il desiderio di volere capire come il soggetto borderline vive il
rapporto con l’équipe psichiatrica,ha migliori possibilità di
innescare un processo favorevole e di interrompere il circolo
vizioso che imprigiona il paziente.
La necessità, per il paziente borderline, di espellere le
rappresentazioni interne aliene e malvagie (per esempio la rabbia,
l’odio o la paura appartenenti alla madre) e attribuirle ai vari
componenti della équipe è il primo passo necessario perché il
paziente possa sentire che vi sono altre menti che possono
contenere i suoi stati psicologici, senza che siano agiti fuori, o
avere paura di un comportamento vendicativo da parte del
personale stesso.
31.
L’umanità dello psicoanalista è la qualità più utile
L’impegno a comprendere il paziente come individuo che elabora
idee e prova sentimenti
Da un punto di vista tecnico è importante che lo psicoterapeuta sia
consapevole del fatto che i cambiamenti cercati non riguardano la
consapevolezza che il paziente ha dei suoi eventi passati, ma le
procedure della sua memoria implicita. Così il rinvenimento di
eventi passati può essere utile, ma la comprensione degli attuali
modi-di-essere-con l’altro è la chiave del cambiamento.(Fonagy)
La posizione mentalistico-elaborativa dello psicoanalista aiuta il
paziente a trovare se stesso nella mente del terapeuta, e a
integrare quest’immagine nel suo senso di sé.
In questo processo avverrà una trasformazione graduale, da un
modo di esperire il mondo interno di tipo non riflessivo, a un
modo in cui il mondo interno è trattato con maggiore
circospezione e rispetto.
32.
La supervisione rappresenta uno spazio in cui:
Elaborare le dinamiche istituzionali, familiari e
comunitarie attivata dalla relazione con il pt;
Condividere le paure personali di tutti, operatori
sanitari e non, familiari e non, pazienti e non;
Co-costruire un mondo relazionale con L’Altro a
partire dai suoi confini:
Elaborare il senso di onnipotenza /impotenza
degli operatori;
Riconoscere le collusività, le scissioni, le
identificazioni proiettive, le dinamiche transferali e
controtransferali attivate.
33.
Barone R., Bellia V., Bruschetta S. (2010), Psicoterapia
di Comunità. FrancoAngeli, Milano.
Barone R., Bruschetta S., Giunta S. (2010),
Gruppoanalisi e Comunità Terapeutica. FrancoAngeli,
Milano.
Barone R., Bruschetta S. D’Alema M. (2013)
L’inclusione sociale e lavorativa in salute mentale.
FrancoAngeli, Milano.
Barone R. Bruschetta S, Frasca A.
Gruppoanalisi e sostegno all’abitare. Domiciliarità e
residenzialità nella cura comunitaria della grave
patologia mentale FrancoAngeli ( in press)
SITO : raffaelebarone.it