2. La persona umana La persona è una realtà
unica ed irripetibile; individua e indivisibile;
distinta e differente dagli altri e dalle cose;
esistente qui ed ora con la stessa dignità e la
stessa importanza delle persone di ieri, di oggi
e di domani. E’ del tutto uguale nell’importanza
rispetto agli altri, ma del tutto diversa, distinta
ed originale per il modo di pensare, di agire, di
affrontare le situazioni della vita, di relazionarsi
con il mondo, le cose e le altre persone.
3. Ogni persona non è ripresentabile ed è
sempre totalmente distinta dalle cose e dalle
persone. Non è scomponibile e frazionabile
in parti. E’ sempre un “intero”, un’unità, un
tutto integrale di corpo, intelligenza, volontà,
apertura all’altro, al nuovo e all’inatteso. E’
una realtà sempre nuova mai definibile a
priori. Ogni persona non ha rapporti, ma è
rapporti; è un chi e non un cosa.
4. E’ sempre un fine e mai un mezzo, mai
confondibile con ciò che non è persona.
Ogni persona si realizza e si manifesta in un
corpo esprimendo caratteri empirici e degli
aspetti materiali, ma non ha il corpo, è il suo
corpo. E’ una realtà finita, concreta e visibile
collegata alle qualità della terra - è umana - ,
ma non è riducibile alla fisicità. Nessuna
persona è un semplice organismo che
reagisce agli stimoli dell’ambiente.
5. Ogni persona dà inizio ad azioni intenzionali,
razionali, libere e responsabili, che incidono
sugli altri e sul mondo. Ognuno è chiamato in
gioco con la sua responsabilità morale. Tutte le
persone sono un io razionale pensante,
consapevole di sé, delle proprie azioni e del
mondo. Un io riflessivo in grado di progettare e
pensare su quello che è stato fatto, su quello
che si sta compiendo e su quello che verrà
realizzato. Un io introspettivo, retrospettivo e
prospettivo.
6. Un io razionale e libero. Ognuno è responsabile
delle proprie azioni ed è in costante relazione
con se stesso, il mondo, gli altri. La persona
umana è rapporti e relazioni. La persona è un
valore in sé ed il suo valore non è per ciò che
essa possiede. La persona ha un valore senza
prezzo ed è contraddistinta dall’unicità, dalla
singolarità, dall’originalità e dall’apertura. La
persona non è senza limiti e dipendenze, si
innesta in una storia ed in una genealogia e si
pone esistenzialmente in “relazione a…”.
7. La persona è libera, può scegliere tra
alternative valutate “buone” o “cattive”. E’
originale ed inaugura azioni che introducono
nel mondo, in modo creativo, qualcosa che
prima non c’era. La persona è irripetibile e le
sue azioni sono soltanto sue: è unica. La
persona è responsabile e risponde delle sue
azioni libere, originali e uniche, accettandone
l’imputazione etica che ne deriva. E’ un’unità
che integra tutte le differenti dimensioni e
qualità che la costituiscono.
8. E’ una realtà che non può mai essere colta
per un solo suo aspetto e non può essere
fissata e ridotta a qualche sua caratteristica
espressa in un determinato momento. La
persona umana non solo non è frazionabile
in parti o è qualche sua parte, ma non è
nemmeno la somma delle sue parti.
9. Personalizzare l’intervento educativo a scuola
Il concetto di persona umana ha alimentato la
visione personalista dell’educazione e a sua
volta questa visione ha sorretto l’impostazione
della Legge n. 53/2003 con i i relativi decreti
attuativi, venendo codificata con il termine
personalizzazione. Per comprendere che cosa
sia la personalizzazione si possono prendere in
prestito le parole di Victor García Hoz:
10. L’educazione personalizzata si fonda sulla
considerazione dell’essere umano come una
persona e non semplicemente come un organismo
che reagisce agli stimoli dell’ambiente, ma
soprattutto come essere attivo che osserva e
modifica il mondo che lo circonda. Personalizzare
significa riferirsi a una persona […]. L’educazione
personalizzata è tale nella misura in cui si realizza in
un soggetto che ha caratteristiche proprie, che si
sente obbligato, impegnato, per le sue capacità
personali e che, allo stesso tempo, si nobilita per il
fatto stesso di vivere e operare come persona.
11. Nella prospettiva della personalizzazione,
dunque, non esiste la persona umana in
astratto e non c’è un modello statico di
persona a cui tutti dovrebbero aderire,
magari proprio grazie all’educazione. Esiste
semmai in concreto una “certa” persona
umana, qui ed ora, con le “sue”
caratteristiche specifiche e diverse rispetto a
quelle delle altre persone umane.
12. Ogni persona non è ripresentabile ed è
sempre totalmente distinta dalle cose e dalle
persone. Non è scomponibile e frazionabile
in parti. E’ sempre un “intero”, un’unità, un
tutto integrale di corpo, intelligenza, volontà,
apertura all’altro, al nuovo e all’inatteso. E’
una realtà sempre nuova mai definibile a
priori. Ogni persona non ha rapporti, ma è
rapporti; è un chi e non un cosa.
13. Lo scopo dell’intervento scolastico non può
essere l’uniformità scandita da un presunto e
inesistente “alunno medio”, ma la
differenziazione delle proposte e delle
opportunità per dare a ciascuno ciò di cui ha
bisogno per svilupparsi come persona. Alla luce
della persona umana è poco efficace pensare
che gli alunni di una classe, per quanto
omogenei, possano realizzare il loro
apprendimento con lo stesso ritmo,
raggiungere gli stessi obiettivi e interessarsi
allo stesso modo e nello stesso tempo agli
stessi problemi.
14. Semmai può essere più sensato pensare che l’educazione
possa realizzarsi in ogni alunno in sintonia con le sue
caratteristiche personali. L’educazione può essere tale nella
misura in cui si realizza in una persona con manifestazioni
proprie, la quale si sente impegnata e motivata per le sue
capacità personali e che si realizza per il fatto stesso di vivere e
di agire come persona umana. Non si tratta, quindi, di puntare su
un modello educativo-didattico in cui l’alunno riceve “qualcosa”
(le conoscenze ed il saper fare) che “qualcuno” (il docente)
trasmette ed organizza nel contesto scolastico per lui, basandosi
su un paradigma dove l’alunno deve raggiungere un traguardo
posto da altri (l’insegnante), ma si tratta di valorizzare un
modello nel quale c’è la possibilità per l’alunno, il vero
protagonista dell’apprendimento, non solo di accogliere ma
anche di rielaborare e gestire in modo personale, originale e
creativo, il sapere (le conoscenze) ed il saper fare qualcosa (le
abilità) che gli sono offerti e mediati dal docente.
15. Con la persona umana è in gioco una prospettiva
non per raggiungere “qualcosa” ma per esprimere e
manifestare “qualcuno” in modo originale ed unico.
Compito dell’insegnante, perciò, deve essere quello
di contribuire al massimo sviluppo dell’allievo,
stimolando un suo ruolo attivo, e non quello di
sviluppare un programma prevedendo solo la sua
trasmissione al “destinatario” (alunno). Non si tratta,
in altre parole, di fare “qualcosa” per l’allievo o di
dare “qualcosa” perché impari, ma si tratta di
mobilitare “qualcuno” con l’avvertenza di non
eliminare il vero protagonista dell’azione
educativodidattica: l’allievo stesso.
16. Se si vuole che l’apprendimento sia un
processo realmente centrato sugli allievi,
non percepito come altro rispetto alla vita,
anzi colto come un momento in cui crescere,
non è possibile pensarlo come un compito
che coinvolge solo l’insegnante. Se si vuole
parlare di pieno sviluppo della persona
umana e di apprendimento significativo per
la persona coinvolta, esso deve essere in
grado di coinvolgere anche lo stesso alunno
che vive questo processo.
17. Non si può infatti imporre dall’esterno ad
una persona di svilupparsi in un modo
obbligato e non si può costringerla ad un
apprendimento forzato. Proprio per questo il
primo passo che deve compiere un
insegnante è quello di rendere cosciente
l’alunno ( la persona-alunno) delle sue
capacità in vista dell’assunzione di precise
responsabilità per il massimo sviluppo delle
sue competenze personali.
18. Competenze che, nella prospettiva della persona
umana, non sono un “oggetto” o “qualcosa” di
precostituito e altro rispetto alla persona, ma sono
“qualcuno”: il personale modo di essere dell’allievo
chiamato a manifestarsi in modo autentico, originale
ed unico. Istruzione e formazione: dalle
conoscenze/abilità alle capacità/competenze Nella
prospettiva della personalizzazione ogni persona
umana è “qualcuno”, ma può anche avere
“qualcosa”. E’ quello che è ora, con il suo preciso
modo di affrontare le situazioni della vita, ma ha
anche un insieme di informazioni, di nozioni, di dati,
di teorie e di concetti.
19. Ha cioè un sapere ed ha anche delle abilità, che
sono il saper fare qualcosa sapendo il perché. Nella
persona umana sono compresenti simultaneamente
ed in modo inscindibile una dimensione quantitativa,
legata all’avere, al possedere, all’acquisizione, ed
una dimensione qualitativa legata all’essere, a come
si esprime la singola persona, a come essa valuta
ed affronta i problemi e le situazioni in base alle sue
potenzialità (capacità). La prima dimensione è
connessa al sapere delle conoscenze e al saper fare
delle abilità, la seconda dimensione è connessa
all’essere delle capacità personali (potenzialità) e
delle competenze (saper fare personale).
20. Conoscenze (sapere) ed abilità (saper fare) sono
come degli ingredienti indispensabili per la
manifestazione delle competenze, le quali
permettono a ciascuno di affrontare con autonomia i
problemi e le situazioni della vita, a scuola e fuori di
essa. Consentono cioè di essere. Ognuno ha un
sapere e possiede un saper fare ed è in continua
manifestazione anche grazie al suo sapere e al suo
saper fare. Sviluppare al massimo la persona di
ciascuno significa vivere una prospettiva educativa
intesa come sviluppo delle competenze (saper fare
personale), grazie alle conoscenze ed alle abilità.
21. E’ sempre un fine e mai un mezzo, mai
confondibile con ciò che non è persona.
Ogni persona si realizza e si manifesta in un
corpo esprimendo caratteri empirici e degli
aspetti materiali, ma non ha il corpo, è il suo
corpo. E’ una realtà finita, concreta e visibile
collegata alle qualità della terra - è umana - ,
ma non è riducibile alla fisicità. Nessuna
persona è un semplice organismo che
reagisce agli stimoli dell’ambiente.
22. Il sapere implica l’acquisizione di contenuti,
quindi le conoscenze appartengono all’avere
dell’uomo, non coincidono con il sue essere,
tanto che possono cambiare nel tempo e
nello spazio, possono essere perse o
modificate da una persona e non per questo
la persona finisce con l’avere dei problemi di
identità. Una persona ha conoscenze e
proprio per questo può anche insegnar le (il
che non equivale ad essere insegnanti
competenti).
23. Come tali le conoscenze sono esterne al
soggetto, sono altro da sé (sono relative
all’avere) e quindi si può verificare con
accuratezza se una persona abbia o non abbia
certe conoscenze (sapere qualcosa, sapere
che). Abilità. Anche le abilità appartengono alla
dimensione dell’avere e all’“altro da sé”, sono il
fare qualcosa con perizia, l’insieme dei saper
fare e dei come si fa (saper fare qualcosa
sapendo il come ed il perché).
24. È abile colui che non solo produce qualcosa
o risolve problemi o esegue compiti, o colui
che fa e che opera bene in un campo, ma
colui che conosce anche le ragioni di questo
“bene fare” e di questo “bene operare”. Le
possiede, quindi, chi sa perché operando in
un certo modo ottiene determinati risultati.
Di ciò che viene fatto, ovviamente, si può
anche controllarne l’esecuzione.
25. Appartenendo alla dimensione quantitativa
della persona umana, le conoscenze e le abilità
non sono mai dei fini ma solo dei mezzi per
crescere come persone umane. Sono in effetti
utili ed indispensabili per la trasformazione
delle capacità personali (il poter essere
personale di ciascuno) in competenze (il saper
fare personale). Capacità. Per capacità si
intendono le potenzialità della persona a fare,
pensare e agire. Sono le sue possibilità, i suoi
punti di forza, il suo poter essere.
26. Sono gli aspetti personali su cui potenzialmente può fare
leva; sono ciò che una persona può fare e che può
essere. Le capacità sono una potenza non
predeterminata, né predeterminabile; non è pertanto
possibile dire in forma esatta e quantificabile le capacità,
ossia dire quali sono le capacità potenziali di ciascuno
che, proprio per questo, resta in fondo un mistero. Le
capacità non sono statiche e definite una volta per tutte,
ma sono dinamiche e sempre in evoluzione. Non
essendo predeterminate e predeterminabili, sul piano
pedagogico non esiste altra strada che attribuire a
ciascuna persona tutte le capacità che qualificano in
generale gli essere umani in quanto uomini.
27. A partire da questo sarà poi compito
dell’intervento educativo impiegare le
conoscenze e le abilità per scoprire i livelli e
le forme delle specifiche capacità di
ciascuno, così da favorirne, con la
progettualità pedagogicodidattica, il più alto
dispiegamento possibile. Le capacità non
sono uguali in tutte le persone.
28. Non esistono una indipendentemente dalle
altre, separate e bastevoli a se stesse. Le
capacità sono la persona e la persona è una
realtà unitaria ed integrale. Le capacità si
attualizzano nelle situazioni particolari sotto
forma di competenze. Pertanto il problema
pedagogico è far sì che ciascuno metta in
atto al meglio tutte le capacità, ossia
trasformi il poter essere (possibilità) in una
personale realtà esistenziale, con precise
caratteristiche storico-operative.
29. Si tratta di sviluppare le capacità di ciascuno
perché si realizzino nel miglior modo
possibile. Mentre le capacità esprimono
l’essere potenziale di una persona, le
competenze manifestano l’essere attuale;
mentre le prime indicano ciò che possiamo
essere, le seconde indicano quello che
siamo adesso in una certa situazione.
Competenze.
30. Ogni persona dà inizio ad azioni intenzionali,
razionali, libere e responsabili, che incidono
sugli altri e sul mondo. Ognuno è chiamato in
gioco con la sua responsabilità morale. Tutte le
persone sono un io razionale pensante,
consapevole di sé, delle proprie azioni e del
mondo. Un io riflessivo in grado di progettare e
pensare su quello che è stato fatto, su quello
che si sta compiendo e su quello che verrà
realizzato. Un io introspettivo, retrospettivo e
prospettivo.