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I LONGOBARDI
Oreficeria – Donne - Alimentazione
Prof.ssa LUCIA GANGALE
I LONGOBARDI
O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Jacques Le Goffes, storico medievista
scomparso nel 2014, nel fondamentale
volume «Storia e memorie», afferma che
quello che viene fatto passare per storico, la
memoria collettiva, cioè ciò che è degno di
essere ricordato, non è tutto quello che è
storicamente avvenuto, ma solo quello che è
stato considerato degno di essere
tramandato. A tale riguardo, egli ricorda che
vi sono due elementi oggettivi:
1)I monumenta (cioè gli edifici)
2)I documenta (gli scritti di vario genere)
I LONGOBARDI
O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Nel caso dei Longobardi, essi ci hanno lasciato dei monumenti, ma
occorre tener presente che le classi alte, quando si insediavano da
qualche parte, riutilizzavano edifici e spazi preesistenti. I Longobardi
erano costantemente contaminati dalla cultura dei luoghi dove si
insediavano, a tutti i livelli.
Le classi meno abbienti avevano case lignee costruite su pali.
I «monumenta» longobardi in senso stretto sono quindi le opere d’arte,
soprattutto l’oreficeria, considerata per molti anni un’arte minore (oggi,
fortunatamente, non è più così).
I Longobardi sono un popolo nomade e di guerrieri professionisti.
Hanno dimestichezza col ferro e sono dotati di spade resistenti. Le
spade dei Longobardi non subivano deformazioni dopo la battaglia,
grazie alla tecnica della «damaschinatura», di seguito esposta.
I LONGOBARDI
O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Nei quadri si distinguono perché sono ingioiellati.
Il contatto tra i Longobardi e l’Oriente avviene per il tramite degli
Unni, i quali erano stati sul Mar Nero.
I LONGOBARDI
O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a
Prof.ssa LUCIA GANGALE
La damaschinatura è, appunto,
una tecnica orientale. Il metallo
di base viene inciso e asportato
col bulino ed all’interno delle
cavità così formate viene
battuto un altro metallo, come
l’argento, il che conferisce
all’arma una flessibilità ed una
resistenza maggiore.
Col punzone viene battuta la
superficie del metallo.
-Incisione per asportazione
-Incisione per compressione
I LONGOBARDI
O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Tecniche utilizzate
Lamine battute e sbalzate = il metallo è lavorato a
rovescio per dare una forma decorativa
Fusione a stampo = usata per le monete. Il
metallo viene fuso e sciolto in uno stampo e poi
definito a freddo con la rasta, strumento utilizzato
per eliminare le imperfezioni.
Le fibule = lamine a sbalzo, niello, incisione,
fusione a stampo.
I LONGOBARDI
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I LONGOBARDI
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I LONGOBARDI
Le donne nell’Editto di Rotari
Prof.ssa LUCIA GANGALE
L’Editto di Rotari garantiva la
pace sociale ed anche gli schiavi
erano tutelati. Per le donne c’erano
una quarantina di articoli. L’editto
aveva un impianto germanico,
basato sulla «faida», poi sostituita
dal «guidrigildo», cioè un
risarcimento monetario applicato
per legge o per «convenientiam».
Le donne potevano essere libere se
soggette al mundio, cioè alla
protezione permanente del padre, o
fratello, marito, zio, o al re, se
proprio non c’era nessun altro.
I LONGOBARDI
Le donne nell’Editto di Rotari
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Gli «sponsali» (fidanzamento)
La donna per sposarsi doveva avere
almeno 12 anni compiuti. Chi la sposava
di età inferiore doveva pagare 900
«solidi».
Nel giorno degli sponsali, il giovane con
la famiglia andava a casa della sposa
con la mèta, cioè con la dote,
consistente il vasellame, argento, oro,
peltro, rotoli di stoffa di raso o seta,
territori. L’infodefio era invece la dote
personale della fanciulla.
Per motivi diplomatici ed economici i
Longobardi furono vicini ai Bizantini, che
si ornavano con vestiti damascati.
I LONGOBARDI
Le donne nell’Editto di Rotari
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Il «mongergabe» era il cosiddetto «dono
del mattino». Per la donna consisteva
nella sua verginità allo sposo, per l’uomo
era un gioiello o territorio da dare alla
sposa.
Se il giovane tradiva la sposa interveniva
la famiglia di lei, che doveva scagionarla
attraverso i 12 giuramenti.
Se era la sposa a tradire, per lei c’era il
Giudizio di Dio. La donna fedifraga
veniva fustigata pubblicamente e poteva
essere uccisa. L’uomo fedifrago, invece,
se la cavava con una multa di 1200
solidi.
I LONGOBARDI
Le donne nell’Editto di Rotari
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Nel mondo longobardo erano vietati i
rapporti prematrimoniali e l’attività
sessuale libera.
Accadeva che la donna si sposasse
senza il consenso dei genitori. In tal
caso il marito doveva pagare il doppio
della mèta.
L’uomo poteva portarsi a casa una concubina, pagando 500 solidi. Il
concubinaggio, tuttavia, non era ben visto, perché la concubina perdeva la
dote.
I LONGOBARDI
Le donne nell’Editto di Rotari
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I monasteri
I Longobardi sono stati i più grandi
costruttori di monasteri per donne.
La via del monastero, per loro, doveva
essere una scelta libera. Nei monasteri
femminili c’era l’insegnamento basico.
Alle suore veniva insegnato a leggere e
a scriver, l’oreficeria, l’arte della
pergamena e la scultura.
Le novizie potevano anche fornicare, ma
se lo faceva una badessa costei veniva
punita con cinquanta frustate e
segregata per un periodo.
Le suore, invece, venivano uccise.
I LONGOBARDI
Le donne nell’Editto di Rotari
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Varie
Per quanto riguarda le donne che avessero bisogno di un toy boy, la legge
prevedeva che egli dovesse avere almeno 16 anni per poter sposare una
donna più matura.
Un uomo libero poteva sposare una serva. Una donna doveva riscattare il
doppio del suo valore.
Se il padrone uccideva un servo pagava 12 solidi.
Tre soldi se uccideva una serva.
Dodici solidi se tagliava la coda del cavallo del vicino.
Quindi, una donna valeva meno di una coda di cavallo mozzata.
L’epiteto di «masca» (strega) attribuito con cattiveria ad una donna, veniva
punito con una multa di mille solidi.
I LONGOBARDI
Le donne nell’Editto di Rotari
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Grandi donne longobarde
ROSMUNDA – Costretta a bere dal teschio di suo padre, il condottiero
germanico Cunimondo, si vendicherà uccidendo re Alboino (572 d.C.), che
l’aveva costretto a sposarla dopo quella uccisione.
DIGELINDA - Moglie di Grimoaldo
Avrà otto figli maschi che saranno impegnati in una lunga guerra dinastica.
Grande regina di Pavia, fu la prima mutilata dinastica della storia. La pratica
della mutilazione veniva dal mondo bizantino. Al mutilato veniva tagliato il
naso e le orecchie ed esso veniva rinchiuso per passare nella sofferenza più
atroce gli ultimi giorni della sua vita
I LONGOBARDI
Le donne nell’Editto di Rotari
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Grandi donne longobarde
TEODORATA – Grande duchessa, moglie
di Romualdo e sorella di Liutprando.
Mutilata dinastica, fu rinchiusa nel convento
di Maddaloni. Sua figlia AURORA fece
costruire un monastero a Monte di Pietà a
Milano che è il primo per mutilate
dinastiche, in modo da ridare loro dignità
alla fine della loro vita.
DESIDERATA – E’ l’Ermengarda di
manzoniana memoria. Assiste alla fine del
mondo longobardo ed alla venuta dei
Franchi.
I LONGOBARDI
Le donne nell’Editto di Rotari
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Grandi donne longobarde
TROTULA DE RUGGIERO – La più famosa
delle ”Mulieres Salernitanae”, le Dame della
Scuola Medica di Salerno, dove la scienziata
studiò e insegnò. La prima ad occuparsi di
tematiche ginecologiche: sessualità, controllo
delle nascite, malattie, benessere. Il suo De
passionibus mulieribus è il testo base della
scuola medica salernitana. Intraprese questa
strada dopo la morte per parto di sua madre.
Violentata dal marito in un momento di
ubriachezza, si stabilisce, con grande
scandalo per l’epoca, nel quartiere ebraico di
Salerno, dove cura tutti e salva molte donne
da morte certa.
I LONGOBARDI
Le donne nell’Editto di Rotari
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Grandi donne longobarde
TROTULA DE RUGGIERO – Il De
passionibus mulieribus venne
stampato in tre lingue nel 1500.
Trotula scrisse, oltre che di
medicina, anche di bellezza: De
hornatum mulierum. Si tratta di 64
ricette di bellezza, realizzate con le
erbe dell’Orto di Salerno. In barba
alle leggi del tempo – l’Editto di
Rotari vietava alle donne di
truccarsi – Trotula incitava le
donne al truccarsi e all’incipriarsi,
perché la bellezza femminile è
parte della bellezza del creato.
I LONGOBARDI
La cucina longobarda
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Anche le abitudini alimentari
longobarde si cementano con
quelle preesistenti.
Il pane romano è di grano tenero,
quello longobardo è di miglio (di
uso quotidiano), farro, orzo (per gli
animali, per cui ‘mangiare orzo’
significa essere poveri in canna).
Nel beneventano c’è una grande
produzione cerealicola, con molti
mulini documentati dai contratti
dell’epoca. A Benevento, tutt’oggi,
esiste Via dei Mulini. A Benevento
le case dei poveri sono in legno,
quelle dei notabili in pietra.
I LONGOBARDI
La cucina longobarda
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Sempre a Benevento esistono diversi forni
pubblici. Quattro solo in zona Triggio. Anche
nelle case era possibile cuocere il pane nel
«clibanus» (di cui parla Plinio), appoggiato sulle
braci perennemente accese e rinfocolate per la
cottura.
Le spianate erano focacce. Venivano poste su un
«testum», piastra di terracotta posta sul focolare
domestico.
Il «matalis» (lancia) era un’asta di legno con la
punta di metallo che costituiva l’alabarda. Questa
asta veniva utilizzata dalle donne per stendere la
pasta. E’ l’antesignano del mattarello.
La «puls» era la farinata o polenta di farro o di
miglio, fatta con acqua con aggiunta di verdura o
carni. Sostanzialmente una zuppa.
I LONGOBARDI
La cucina longobarda
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I LONGOBARDI
La cucina longobarda
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I Longobardi usavano zuppe di ceci e cicerchie, con
alto valore proteico.
Nelle olle, contenitori di forma globulare con uno o
più manici, venivano cotte le zuppe, sempre con
carni, nelle quali sono state trovate ossa di animali.
Presso il santuario di San Michele (santo guerriero
patrono dei Longobardi) sono state trovate queste
olle. La carne utilizzata per la cottura era quella di
bovini maturi, inadatti al lavoro nei campi. I maiali
erano allevati allo stato brado. L’Editto di Rotari
parla dell’allevamento del maiale.
La bevanda utilizzata era la birra, che sostituisce il
vino romano, per ristorare il guerriero.
I LONGOBARDI
L’oreficeria – La donna - La cucina longobarda
Prof.ssa LUCIA GANGALE
Rielaborazione personale del convegno «Italia Langobardorum» tenutosi nella città di
Benevento il 12 Aprile 2014, in occasione del gemellaggio dei distretti Fidapa BPW Italy
I LONGOBARDI
L’oreficeria – La donna - La cucina longobarda
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Longobardi orafi dalla tecnica sincretica
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L’Editto di Rotari e il destino delle Donne nel periodo longobardo
Danila Carlucci
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  • 1. I LONGOBARDI Oreficeria – Donne - Alimentazione Prof.ssa LUCIA GANGALE
  • 2. I LONGOBARDI O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a Prof.ssa LUCIA GANGALE Jacques Le Goffes, storico medievista scomparso nel 2014, nel fondamentale volume «Storia e memorie», afferma che quello che viene fatto passare per storico, la memoria collettiva, cioè ciò che è degno di essere ricordato, non è tutto quello che è storicamente avvenuto, ma solo quello che è stato considerato degno di essere tramandato. A tale riguardo, egli ricorda che vi sono due elementi oggettivi: 1)I monumenta (cioè gli edifici) 2)I documenta (gli scritti di vario genere)
  • 3. I LONGOBARDI O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a Prof.ssa LUCIA GANGALE Nel caso dei Longobardi, essi ci hanno lasciato dei monumenti, ma occorre tener presente che le classi alte, quando si insediavano da qualche parte, riutilizzavano edifici e spazi preesistenti. I Longobardi erano costantemente contaminati dalla cultura dei luoghi dove si insediavano, a tutti i livelli. Le classi meno abbienti avevano case lignee costruite su pali. I «monumenta» longobardi in senso stretto sono quindi le opere d’arte, soprattutto l’oreficeria, considerata per molti anni un’arte minore (oggi, fortunatamente, non è più così). I Longobardi sono un popolo nomade e di guerrieri professionisti. Hanno dimestichezza col ferro e sono dotati di spade resistenti. Le spade dei Longobardi non subivano deformazioni dopo la battaglia, grazie alla tecnica della «damaschinatura», di seguito esposta.
  • 4. I LONGOBARDI O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a Prof.ssa LUCIA GANGALE Nei quadri si distinguono perché sono ingioiellati. Il contatto tra i Longobardi e l’Oriente avviene per il tramite degli Unni, i quali erano stati sul Mar Nero.
  • 5. I LONGOBARDI O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a Prof.ssa LUCIA GANGALE La damaschinatura è, appunto, una tecnica orientale. Il metallo di base viene inciso e asportato col bulino ed all’interno delle cavità così formate viene battuto un altro metallo, come l’argento, il che conferisce all’arma una flessibilità ed una resistenza maggiore. Col punzone viene battuta la superficie del metallo. -Incisione per asportazione -Incisione per compressione
  • 6. I LONGOBARDI O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a Prof.ssa LUCIA GANGALE Tecniche utilizzate Lamine battute e sbalzate = il metallo è lavorato a rovescio per dare una forma decorativa Fusione a stampo = usata per le monete. Il metallo viene fuso e sciolto in uno stampo e poi definito a freddo con la rasta, strumento utilizzato per eliminare le imperfezioni. Le fibule = lamine a sbalzo, niello, incisione, fusione a stampo.
  • 7. I LONGOBARDI O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a Prof.ssa LUCIA GANGALE
  • 8. I LONGOBARDI O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a Prof.ssaLUCIAGANGALE
  • 9. I LONGOBARDI O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a Prof.ssaLUCIAGANGALE
  • 10. I LONGOBARDI O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a Prof.ssaLUCIAGANGALE
  • 11. I LONGOBARDI O r e f i c e r i a l o n g o b a r d a Prof.ssaLUCIAGANGALE
  • 12. I LONGOBARDI Le donne nell’Editto di Rotari Prof.ssa LUCIA GANGALE L’Editto di Rotari garantiva la pace sociale ed anche gli schiavi erano tutelati. Per le donne c’erano una quarantina di articoli. L’editto aveva un impianto germanico, basato sulla «faida», poi sostituita dal «guidrigildo», cioè un risarcimento monetario applicato per legge o per «convenientiam». Le donne potevano essere libere se soggette al mundio, cioè alla protezione permanente del padre, o fratello, marito, zio, o al re, se proprio non c’era nessun altro.
  • 13. I LONGOBARDI Le donne nell’Editto di Rotari Prof.ssa LUCIA GANGALE Gli «sponsali» (fidanzamento) La donna per sposarsi doveva avere almeno 12 anni compiuti. Chi la sposava di età inferiore doveva pagare 900 «solidi». Nel giorno degli sponsali, il giovane con la famiglia andava a casa della sposa con la mèta, cioè con la dote, consistente il vasellame, argento, oro, peltro, rotoli di stoffa di raso o seta, territori. L’infodefio era invece la dote personale della fanciulla. Per motivi diplomatici ed economici i Longobardi furono vicini ai Bizantini, che si ornavano con vestiti damascati.
  • 14. I LONGOBARDI Le donne nell’Editto di Rotari Prof.ssa LUCIA GANGALE Il «mongergabe» era il cosiddetto «dono del mattino». Per la donna consisteva nella sua verginità allo sposo, per l’uomo era un gioiello o territorio da dare alla sposa. Se il giovane tradiva la sposa interveniva la famiglia di lei, che doveva scagionarla attraverso i 12 giuramenti. Se era la sposa a tradire, per lei c’era il Giudizio di Dio. La donna fedifraga veniva fustigata pubblicamente e poteva essere uccisa. L’uomo fedifrago, invece, se la cavava con una multa di 1200 solidi.
  • 15. I LONGOBARDI Le donne nell’Editto di Rotari Prof.ssa LUCIA GANGALE Nel mondo longobardo erano vietati i rapporti prematrimoniali e l’attività sessuale libera. Accadeva che la donna si sposasse senza il consenso dei genitori. In tal caso il marito doveva pagare il doppio della mèta. L’uomo poteva portarsi a casa una concubina, pagando 500 solidi. Il concubinaggio, tuttavia, non era ben visto, perché la concubina perdeva la dote.
  • 16. I LONGOBARDI Le donne nell’Editto di Rotari Prof.ssa LUCIA GANGALE I monasteri I Longobardi sono stati i più grandi costruttori di monasteri per donne. La via del monastero, per loro, doveva essere una scelta libera. Nei monasteri femminili c’era l’insegnamento basico. Alle suore veniva insegnato a leggere e a scriver, l’oreficeria, l’arte della pergamena e la scultura. Le novizie potevano anche fornicare, ma se lo faceva una badessa costei veniva punita con cinquanta frustate e segregata per un periodo. Le suore, invece, venivano uccise.
  • 17. I LONGOBARDI Le donne nell’Editto di Rotari Prof.ssa LUCIA GANGALE Varie Per quanto riguarda le donne che avessero bisogno di un toy boy, la legge prevedeva che egli dovesse avere almeno 16 anni per poter sposare una donna più matura. Un uomo libero poteva sposare una serva. Una donna doveva riscattare il doppio del suo valore. Se il padrone uccideva un servo pagava 12 solidi. Tre soldi se uccideva una serva. Dodici solidi se tagliava la coda del cavallo del vicino. Quindi, una donna valeva meno di una coda di cavallo mozzata. L’epiteto di «masca» (strega) attribuito con cattiveria ad una donna, veniva punito con una multa di mille solidi.
  • 18. I LONGOBARDI Le donne nell’Editto di Rotari Prof.ssa LUCIA GANGALE Grandi donne longobarde ROSMUNDA – Costretta a bere dal teschio di suo padre, il condottiero germanico Cunimondo, si vendicherà uccidendo re Alboino (572 d.C.), che l’aveva costretto a sposarla dopo quella uccisione. DIGELINDA - Moglie di Grimoaldo Avrà otto figli maschi che saranno impegnati in una lunga guerra dinastica. Grande regina di Pavia, fu la prima mutilata dinastica della storia. La pratica della mutilazione veniva dal mondo bizantino. Al mutilato veniva tagliato il naso e le orecchie ed esso veniva rinchiuso per passare nella sofferenza più atroce gli ultimi giorni della sua vita
  • 19. I LONGOBARDI Le donne nell’Editto di Rotari Prof.ssa LUCIA GANGALE Grandi donne longobarde TEODORATA – Grande duchessa, moglie di Romualdo e sorella di Liutprando. Mutilata dinastica, fu rinchiusa nel convento di Maddaloni. Sua figlia AURORA fece costruire un monastero a Monte di Pietà a Milano che è il primo per mutilate dinastiche, in modo da ridare loro dignità alla fine della loro vita. DESIDERATA – E’ l’Ermengarda di manzoniana memoria. Assiste alla fine del mondo longobardo ed alla venuta dei Franchi.
  • 20. I LONGOBARDI Le donne nell’Editto di Rotari Prof.ssa LUCIA GANGALE Grandi donne longobarde TROTULA DE RUGGIERO – La più famosa delle ”Mulieres Salernitanae”, le Dame della Scuola Medica di Salerno, dove la scienziata studiò e insegnò. La prima ad occuparsi di tematiche ginecologiche: sessualità, controllo delle nascite, malattie, benessere. Il suo De passionibus mulieribus è il testo base della scuola medica salernitana. Intraprese questa strada dopo la morte per parto di sua madre. Violentata dal marito in un momento di ubriachezza, si stabilisce, con grande scandalo per l’epoca, nel quartiere ebraico di Salerno, dove cura tutti e salva molte donne da morte certa.
  • 21. I LONGOBARDI Le donne nell’Editto di Rotari Prof.ssa LUCIA GANGALE Grandi donne longobarde TROTULA DE RUGGIERO – Il De passionibus mulieribus venne stampato in tre lingue nel 1500. Trotula scrisse, oltre che di medicina, anche di bellezza: De hornatum mulierum. Si tratta di 64 ricette di bellezza, realizzate con le erbe dell’Orto di Salerno. In barba alle leggi del tempo – l’Editto di Rotari vietava alle donne di truccarsi – Trotula incitava le donne al truccarsi e all’incipriarsi, perché la bellezza femminile è parte della bellezza del creato.
  • 22. I LONGOBARDI La cucina longobarda Prof.ssa LUCIA GANGALE Anche le abitudini alimentari longobarde si cementano con quelle preesistenti. Il pane romano è di grano tenero, quello longobardo è di miglio (di uso quotidiano), farro, orzo (per gli animali, per cui ‘mangiare orzo’ significa essere poveri in canna). Nel beneventano c’è una grande produzione cerealicola, con molti mulini documentati dai contratti dell’epoca. A Benevento, tutt’oggi, esiste Via dei Mulini. A Benevento le case dei poveri sono in legno, quelle dei notabili in pietra.
  • 23. I LONGOBARDI La cucina longobarda Prof.ssa LUCIA GANGALE Sempre a Benevento esistono diversi forni pubblici. Quattro solo in zona Triggio. Anche nelle case era possibile cuocere il pane nel «clibanus» (di cui parla Plinio), appoggiato sulle braci perennemente accese e rinfocolate per la cottura. Le spianate erano focacce. Venivano poste su un «testum», piastra di terracotta posta sul focolare domestico. Il «matalis» (lancia) era un’asta di legno con la punta di metallo che costituiva l’alabarda. Questa asta veniva utilizzata dalle donne per stendere la pasta. E’ l’antesignano del mattarello. La «puls» era la farinata o polenta di farro o di miglio, fatta con acqua con aggiunta di verdura o carni. Sostanzialmente una zuppa.
  • 24. I LONGOBARDI La cucina longobarda Prof.ssaLUCIAGANGALE
  • 25. I LONGOBARDI La cucina longobarda Prof.ssa LUCIA GANGALE I Longobardi usavano zuppe di ceci e cicerchie, con alto valore proteico. Nelle olle, contenitori di forma globulare con uno o più manici, venivano cotte le zuppe, sempre con carni, nelle quali sono state trovate ossa di animali. Presso il santuario di San Michele (santo guerriero patrono dei Longobardi) sono state trovate queste olle. La carne utilizzata per la cottura era quella di bovini maturi, inadatti al lavoro nei campi. I maiali erano allevati allo stato brado. L’Editto di Rotari parla dell’allevamento del maiale. La bevanda utilizzata era la birra, che sostituisce il vino romano, per ristorare il guerriero.
  • 26. I LONGOBARDI L’oreficeria – La donna - La cucina longobarda Prof.ssa LUCIA GANGALE Rielaborazione personale del convegno «Italia Langobardorum» tenutosi nella città di Benevento il 12 Aprile 2014, in occasione del gemellaggio dei distretti Fidapa BPW Italy
  • 27. I LONGOBARDI L’oreficeria – La donna - La cucina longobarda Prof.ssa LUCIA GANGALE Silvia Conti Longobardi orafi dalla tecnica sincretica Romanella Bistoni L’Editto di Rotari e il destino delle Donne nel periodo longobardo Danila Carlucci Farro, miglio, panico, carne di maiale e spongata: a «tavola» con i Longobardi meridionali Palazzo Paolo V - Benevento