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venerdì 12 dicembre 2014 Culture e società 28 
Incontro con Soufi Nawal, ideatrice di una rete di comunicazione a supporto dei migranti 
LasperanzadiSoufi 
Una ragazza cometante, con 
una laurea in tasca e il desiderio 
di essere utile al prossimo. 
Nasce da qui una rete spontanea 
fuori da ogni schemao regola, 
per aiutare i migranti. Quando 
sono ancora là, in mare. 
di Franco A. Cavalleri 
«Sono morta il 2 agosto del 2013, e an-che 
il 24 agosto, e poi il 6 settembre, il 3 
e 11 ottobre».No, non siamo in presenza 
di un essere soprannaturale, o di qual-che 
sciamano che affermi di essere in 
grado di vincere la morte. Al contrario, 
ci troviamo davanti a quella che si defi-nisce 
“semplicemente una ragazza, un 
essere umano”. È Soufi Nawal, ventise-ienne 
italiana di origine marocchina. 
Il mio numero su Facebook 
Soufi è nata e cresciuta a Catania, dove 
si è anche laureata in Scienze della co-municazione. 
E di certo questa laurea 
l’hamessa a profitto comenessun altro. 
Perché facendo leva sui social media – e 
in particolare su Facebook – ha saputo 
costruire una vera e propria rete di co-municazione 
e supporto a favore delle 
centinaia di migliaia di persone che 
ogni anno, a bordo di imbarcazioni di 
fortuna spesso al limite della navigabi-lità, 
attraversano il Mediterraneo, verso 
la Sicilia, verso l’Italia, verso l’Europa. 
Verso la speranza. «Perché chi viaggia 
su quei barconi – ci tiene a precisare 
Soufi – non è un disperato. A spingerli è 
la speranza. Una grande speranza». 
La sua rete l’ha costruita al di fuori di 
ogni regola e schema, partendo dal bas-so. 
Bottom-up, verrebbe definita nei 
manuali.Unarete spontanea, nata gior-no 
per giorno attraverso il lavoro e l’ab-negazione 
sua e di chi le sta intorno. E 
di chi del sostegno di questa rete ne ha 
bisogno per non naufragare – nel vero 
senso della parola. 
«Ho cominciato a scrivere il mio nume-ro 
di cellulare su Facebook, e da quelle 
pagine è passato via via a tutte le perso-ne 
che si imbarcano su quei barconi», 
racconta. «Hanno tutti il mio numero, 
se lo passano di mano in mano, di bar-cone 
in barcone. Mi chiamano dai bar-coni, 
“siamo in mezzo al mare, stiamo 
andando alla deriva, abbiamo bisogno 
di aiuto, per favore avvisa la Capitane-ria 
di porto...”». Lei avvisa. 
La prima volta è stato un trauma. «Dal-la 
Capitaneria mi hanno detto: “Lei è 
L’angelo dei migranti 
stata denunciata per favoreggiamento 
dell’immigrazione clandestina”». 
Tante persone che mi hanno 
chiamata dai barconi non sono 
arrivate: non ho mai dovuto 
insegnar loro dove andare a 
mangiare, dove in bagno 
Unadenuncia finita nel nulla, figlia pro-babilmente 
di incomprensioni e di un 
eccesso di burocrazia. Oggi, Soufi Na-wal 
è addirittura consulente del Co-mando 
generale italiano. Il suo compito 
è fare da trait d’union con le persone sui 
barconi, parlare con loro, farsi dire dove 
si trovano. Un lavoro che svolge con 
grande passione. Non senza farsi qual-che 
domanda sull’organizzazione delle 
istituzione italiane: «Perché al Coman-do 
generale non hanno un interprete di 
arabo? Centoquarantamila persone 
sono arrivate in Italia solo nel 2013: tut-te 
parlavano arabo, solo alcune inglese. 
E quando lo parlano, sono in grado di 
dare solo informazioni basilari. Che 
cosa serve far sapere in quelle telefona-te? 
La posizione, solo la posizione: lati-tudine, 
longitudine. Ma bisogna urlare 
per far capire che non serve dire “le 
donne stanno male, i bambini piango-no”: 
siete a bordo di un barcone impro-babile 
inmezzo al mare, cosa volete che 
facciano? Bisogna insegnare loro a leg-gere 
la posizione sul cellulare che han-no 
in mano, che è dotato di gps». 
Viaggio della speranza, diceva prima. 
Per un futuro migliore, una nuova vita. 
«Per la filosofia del mare, scendere a 
terra è come nascere una seconda vol-ta. 
Hai bisogno di imparare di nuovo 
tutto: dov’è un bar, dove si compra il 
pane, dov’è il tabacchino, tutto. Anche 
dove c’è un bagno. E devi imparare che 
magari hai mangiato un panino che 
costamezzo euro e devi spenderne uno 
per andare in bagno, alla stazione di 
Catania». 
La speranza. La tristezza... 
«Tante delle persone che mi hanno 
chiamata dai barconi poi non sono arri-vate: 
non le ho mai conosciute, non ho 
mai dovuto insegnar loro dove andare a 
mangiare, dove andare in bagno». 
LA STORIA 
Legale, 
illegale, 
giusto 
Molti le chiedono: “Ma è tutto legale 
quello che fai?”. La sua risposta è degna 
di quella passione istintiva, al limite 
dell’ingenuità, che guida i giovani come 
lei quando si infervorano, si innamora-no 
di un ideale. «Perché abbiamo arre-stato 
Eichmann e tanti gerarchi nazisti, 
dopo la Seconda guerra? Dopo tutto, 
quello che avevano fatto era perfetta-mente 
legale. Ci sono persone che con 
la scusa della legalità sono in grado di 
fare di tutto. Qualunque cosa». 
Anche lei. Ma per salvare vite. Per aiu-tarle 
a nascere una seconda volta. E lo 
ha dimostrato. 
Fare qualcosa 
Catanese, figlia di genitori di origine 
marocchina,manata in Italia. SoufiNa-wal 
è figlia del suo tempo. È il simbolo 
di tutti quei giovani che stanno trasfor-mando 
un mondo rimasto per tanto, 
troppo tempo, ingessato, prigioniero di 
schemi, di procedure, di protocolli. 
Cresciuta con la povertà in testa, con 
l’idea, che diventava sempre più gran-de, 
di fare qualcosa. La sua è la testimo-nianza 
di come si possa affrontare 
qualcosa di drammatico anche con 
mezzi ridottissimi, quasi nulli. 
Innovativa. Difatti, l’abbiamo incontra-ta 
a Como, in occasione di TEDxLake, 
l’appuntamento nell’ambito di quella 
serie di eventi in cui i giovani si incon-trano, 
si scambiano idee, trovano nuo-ve 
ispirazioni e stimoli. Si preparano a 
cambiare il mondo. Tra i diversi perso-naggi 
chiamati sul palco del TEDxLake, 
non poteva mancare lei, Soufi Nawal, 
quanto mai scomoda, quanto mai inno-vativa. 
“Vi racconto quello che batte nel cuore”, 
il suo esordio sul palcoscenico del Tea-tro 
Sociale a Como. Con il cuore ha co-struito 
una rete di supporto al di fuori 
di ogni schema. Dal basso, in modo 
completamente istintivo, quasi casuale. 
Senza business plan, senza mentors e 
tutors. Non è una Ong, e neppure lavora 
con le Ong. Non la si può nemmeno de-finire 
una organizzazione. È una pagi-na 
su Facebook.Èun numero di cellula-re. 
È lei. Semplicemente lei, Soufi Na-wal. 
Una ragazza. Un essere umano. 
LE BREVI 
‘Tacet’, con Padre Pozzi 
intorno al silenzio 
Lunedì 15 dicembre all’Auditorio del-l’Università 
della Svizzera italiana a Lu-gano, 
si terrà una conferenza in occasio-ne 
della traduzione in francese di ‘Tacet’, 
di Giovanni Pozzi. All’incontro, previsto 
alle 17.30 e convocato dall’Istituto di stu-di 
italiani e dall’Associazione Biblioteca 
Salita dei Frati, interverranno Ricciarda 
Belgiojoso, Linda Bisello, Corrado Bolo-gna, 
François Dupuigrenet e Carlo Osso-la. 
Presiederà Lorenzo Cantoni. 
Americanness a Lugano 
‘900presente’ continua con il secondo 
concerto della stagione: ‘Americanness’, 
in programma domenica 14 dicembre 
alle 17.30 all’Auditorio Stelio Molo, in via 
Canevascini 5 a Lugano. Verranno ripro-poste 
le opere di alcuni autori che hanno 
contribuito a creare l’affascinante im-maginario 
dell’America di inizio ’900: da 
Charles Ives a Carl Ruggles, passando 
per Aaron Copland e George Gershwin. 
Golden Globe per pochi 
Il film ‘Bridman’, di Alejandro Gonzalez 
Inarritu, ha ottenuto ben sette nomina-tion 
per la 72esima edizione dei Golden 
Globes, che si svolgerà l’11 gennaio 2015. 
Seguono a ruota, con cinque nomina-tion, 
‘The Imitation Game’ e ‘Boyhood’. 
L’Alibi di LorenaDozio 
domenica al SanMaterno 
La danzatrice luganese Lorena Dozio si 
esibirà domenica 14 dicembre a Loso-ne. 
‘Alibi’, lo spettacolo previsto alle 17 al 
Teatro San Materno, la vedrà danzare 
sulle note della musica live di Daniel 
Zea. Sarà una vera e propria “danza-combattimento”, 
in cui al corpo verrà ri-servata 
una posizione centrale in quan-to 
punto di equilibrio fra la dimensione 
orizzontale e quella verticale, fra l’aria e 
la terra. Così, si legge nel comunicato 
stampa, “Lorena Dozio avanza sulla 
scena cercando il contatto con il terre-no, 
lottando con forza animalesca con-tro 
forze opposte che la schiacciano e la 
portano a resistere”. Lo spettacolo pro-mette 
di essere un’occasione unica per 
gli amanti della danza come espressio-ne 
artistica. 
Nata a Lugano, Lorena Dozio si è diplo-mata 
al Dams di Bologna per poi impe-gnarsi 
artisticamente a Parigi. Si avvi-cina 
alla musica grazie all’incontro con 
Carlo Cicera eDaniel Zea; da questa col-laborazione 
nasce il progetto coreogra-fico 
‘Alibi’. 
Fantaticino, storie e leggende 
in scena al Teatro Foce 
Il Ticino di un tempo, con le sue fiabe e 
tradizioni, sarà rappresentato a teatro 
con il progetto Fantaticino. ‘Storie e leg-gende 
della Svizzera italiana’ è lo spet-tacolo 
di Nicolas Joos previsto per saba-to 
13 e domenica 14 dicembre al Foce di 
Lugano, rispettivamente alle 20.30 e 
alle 17. 
I racconti, diffusi in un primo momento 
da Rete Due e ora pronti anche come 
spettacolo teatrale, esibiscono perso-naggi 
fiabeschi “incontrati nei vari vil-laggi”, 
mentre grazie alla rivisitazione 
delle leggende si crea un canale privile-giato 
per (ri)scoprire “i luoghi, i fatti, le 
usanze, i mestieri e i costumi di un po-polo”. 
Quello della Svizzera italiana, ap-punto, 
terra d’incontro fra la mitologia 
germanica (fiabe del ciclo nordico) e la 
mitologia orientale e classica (favole 
esopiche, novelle e fiabe mediterranee). 
Uno spettacolo molto interessante che 
vuole portare in scena l’identità di un 
popolo attraverso la sua lingua e il suo 
folklore. Non mancheranno inoltre ri-ferimenti 
a luoghi e fatti precisi. 
IL CASO 
L’antiproibizionismo 
fa subito fumo 
di Claudio Lo Russo 
In effetti era un po’ che non si accendeva 
un dibattito se non stupefacente, alme-nountantino 
pepato. Di quelli che fanno 
opportunamente sorgere dubbi riguar-do 
alla capacità di due esseri umani (ti-cinesi) 
– di estrazione, cultura, convin-zioni 
politiche, gusti culinari... – di con-frontare 
le rispettive idee senza prender-si 
reciprocamente a randellate. 
Bene, ci ha pensato una conferenza in 
programma oggi alle 18.30 alla Bibliote-ca 
cantonale di Bellinzona, ‘Antiproibi-zionismo... 
Parliamone!’. Intervengono: 
Dick Marty, Franco Cavalli e Michel Ven-turelli. 
Introduce Edoardo Cappelletti, 
del Comitato giovanile per la regola-mentazione 
delle droghe in Ticino. 
Detta così, a prima vista può apparire 
pacifica. Ma non lo è, almeno non per 
Fiorenzo Dadò e Michele Guerra, gran-consiglieri 
Ppd e Lega. Perché? Conside-rato 
il punto di vista degli organizzato-ri 
– le imperanti posizioni proibizioniste 
“hanno dimostrato negli ultimi anni la 
propria improduttività e…, in materia di 
droghe, hanno anzi contribuito ad ag-gravare 
la situazione” – a parlare della 
questione sarebbero solo persone d’ac-cordo 
con loro. 
Beh, ospiti autorevoli per lo meno, dai 
quali si dovrebbe cavare qualcosa di in-teressante, 
secondogli organizzatori: in-somma, 
Dick Marty e Cavalli, mica gli ul-timi 
produttori di interrogazioni. No, 
proprio perché autorevoli, che dibattito 
è? Dadò, sul ‘Giornale del Popolo’, ha au-spicato 
un “vero contraddittorio”, con il 
“coinvolgimento di (altri, ndr) personag-gi 
autorevoli”. Tanto più che a inviare gli 
inviti è la Biblioteca, istituzione pubblica 
pagata da tutti. 
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Gioventù comunista (all’origine del Co-mitato 
per la regolamentazione), trami-te 
comunicato stampa. Titolo: ‘Dadò-show: 
fra teatrini e criminalità organiz-zata’. 
Cioè, “il parlamentare pipidino do-vrebbe 
finalmente dismettere le vesti da 
moralizzatore del cantone e di riempi-pagine 
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e “fare uso della sua funzione per 
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il consumo e lo spaccio di droghe”. 
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in compagnia, senza particolari in-formazioni 
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  • 1. venerdì 12 dicembre 2014 Culture e società 28 Incontro con Soufi Nawal, ideatrice di una rete di comunicazione a supporto dei migranti LasperanzadiSoufi Una ragazza cometante, con una laurea in tasca e il desiderio di essere utile al prossimo. Nasce da qui una rete spontanea fuori da ogni schemao regola, per aiutare i migranti. Quando sono ancora là, in mare. di Franco A. Cavalleri «Sono morta il 2 agosto del 2013, e an-che il 24 agosto, e poi il 6 settembre, il 3 e 11 ottobre».No, non siamo in presenza di un essere soprannaturale, o di qual-che sciamano che affermi di essere in grado di vincere la morte. Al contrario, ci troviamo davanti a quella che si defi-nisce “semplicemente una ragazza, un essere umano”. È Soufi Nawal, ventise-ienne italiana di origine marocchina. Il mio numero su Facebook Soufi è nata e cresciuta a Catania, dove si è anche laureata in Scienze della co-municazione. E di certo questa laurea l’hamessa a profitto comenessun altro. Perché facendo leva sui social media – e in particolare su Facebook – ha saputo costruire una vera e propria rete di co-municazione e supporto a favore delle centinaia di migliaia di persone che ogni anno, a bordo di imbarcazioni di fortuna spesso al limite della navigabi-lità, attraversano il Mediterraneo, verso la Sicilia, verso l’Italia, verso l’Europa. Verso la speranza. «Perché chi viaggia su quei barconi – ci tiene a precisare Soufi – non è un disperato. A spingerli è la speranza. Una grande speranza». La sua rete l’ha costruita al di fuori di ogni regola e schema, partendo dal bas-so. Bottom-up, verrebbe definita nei manuali.Unarete spontanea, nata gior-no per giorno attraverso il lavoro e l’ab-negazione sua e di chi le sta intorno. E di chi del sostegno di questa rete ne ha bisogno per non naufragare – nel vero senso della parola. «Ho cominciato a scrivere il mio nume-ro di cellulare su Facebook, e da quelle pagine è passato via via a tutte le perso-ne che si imbarcano su quei barconi», racconta. «Hanno tutti il mio numero, se lo passano di mano in mano, di bar-cone in barcone. Mi chiamano dai bar-coni, “siamo in mezzo al mare, stiamo andando alla deriva, abbiamo bisogno di aiuto, per favore avvisa la Capitane-ria di porto...”». Lei avvisa. La prima volta è stato un trauma. «Dal-la Capitaneria mi hanno detto: “Lei è L’angelo dei migranti stata denunciata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”». Tante persone che mi hanno chiamata dai barconi non sono arrivate: non ho mai dovuto insegnar loro dove andare a mangiare, dove in bagno Unadenuncia finita nel nulla, figlia pro-babilmente di incomprensioni e di un eccesso di burocrazia. Oggi, Soufi Na-wal è addirittura consulente del Co-mando generale italiano. Il suo compito è fare da trait d’union con le persone sui barconi, parlare con loro, farsi dire dove si trovano. Un lavoro che svolge con grande passione. Non senza farsi qual-che domanda sull’organizzazione delle istituzione italiane: «Perché al Coman-do generale non hanno un interprete di arabo? Centoquarantamila persone sono arrivate in Italia solo nel 2013: tut-te parlavano arabo, solo alcune inglese. E quando lo parlano, sono in grado di dare solo informazioni basilari. Che cosa serve far sapere in quelle telefona-te? La posizione, solo la posizione: lati-tudine, longitudine. Ma bisogna urlare per far capire che non serve dire “le donne stanno male, i bambini piango-no”: siete a bordo di un barcone impro-babile inmezzo al mare, cosa volete che facciano? Bisogna insegnare loro a leg-gere la posizione sul cellulare che han-no in mano, che è dotato di gps». Viaggio della speranza, diceva prima. Per un futuro migliore, una nuova vita. «Per la filosofia del mare, scendere a terra è come nascere una seconda vol-ta. Hai bisogno di imparare di nuovo tutto: dov’è un bar, dove si compra il pane, dov’è il tabacchino, tutto. Anche dove c’è un bagno. E devi imparare che magari hai mangiato un panino che costamezzo euro e devi spenderne uno per andare in bagno, alla stazione di Catania». La speranza. La tristezza... «Tante delle persone che mi hanno chiamata dai barconi poi non sono arri-vate: non le ho mai conosciute, non ho mai dovuto insegnar loro dove andare a mangiare, dove andare in bagno». LA STORIA Legale, illegale, giusto Molti le chiedono: “Ma è tutto legale quello che fai?”. La sua risposta è degna di quella passione istintiva, al limite dell’ingenuità, che guida i giovani come lei quando si infervorano, si innamora-no di un ideale. «Perché abbiamo arre-stato Eichmann e tanti gerarchi nazisti, dopo la Seconda guerra? Dopo tutto, quello che avevano fatto era perfetta-mente legale. Ci sono persone che con la scusa della legalità sono in grado di fare di tutto. Qualunque cosa». Anche lei. Ma per salvare vite. Per aiu-tarle a nascere una seconda volta. E lo ha dimostrato. Fare qualcosa Catanese, figlia di genitori di origine marocchina,manata in Italia. SoufiNa-wal è figlia del suo tempo. È il simbolo di tutti quei giovani che stanno trasfor-mando un mondo rimasto per tanto, troppo tempo, ingessato, prigioniero di schemi, di procedure, di protocolli. Cresciuta con la povertà in testa, con l’idea, che diventava sempre più gran-de, di fare qualcosa. La sua è la testimo-nianza di come si possa affrontare qualcosa di drammatico anche con mezzi ridottissimi, quasi nulli. Innovativa. Difatti, l’abbiamo incontra-ta a Como, in occasione di TEDxLake, l’appuntamento nell’ambito di quella serie di eventi in cui i giovani si incon-trano, si scambiano idee, trovano nuo-ve ispirazioni e stimoli. Si preparano a cambiare il mondo. Tra i diversi perso-naggi chiamati sul palco del TEDxLake, non poteva mancare lei, Soufi Nawal, quanto mai scomoda, quanto mai inno-vativa. “Vi racconto quello che batte nel cuore”, il suo esordio sul palcoscenico del Tea-tro Sociale a Como. Con il cuore ha co-struito una rete di supporto al di fuori di ogni schema. Dal basso, in modo completamente istintivo, quasi casuale. Senza business plan, senza mentors e tutors. Non è una Ong, e neppure lavora con le Ong. Non la si può nemmeno de-finire una organizzazione. È una pagi-na su Facebook.Èun numero di cellula-re. È lei. Semplicemente lei, Soufi Na-wal. Una ragazza. Un essere umano. LE BREVI ‘Tacet’, con Padre Pozzi intorno al silenzio Lunedì 15 dicembre all’Auditorio del-l’Università della Svizzera italiana a Lu-gano, si terrà una conferenza in occasio-ne della traduzione in francese di ‘Tacet’, di Giovanni Pozzi. All’incontro, previsto alle 17.30 e convocato dall’Istituto di stu-di italiani e dall’Associazione Biblioteca Salita dei Frati, interverranno Ricciarda Belgiojoso, Linda Bisello, Corrado Bolo-gna, François Dupuigrenet e Carlo Osso-la. Presiederà Lorenzo Cantoni. Americanness a Lugano ‘900presente’ continua con il secondo concerto della stagione: ‘Americanness’, in programma domenica 14 dicembre alle 17.30 all’Auditorio Stelio Molo, in via Canevascini 5 a Lugano. Verranno ripro-poste le opere di alcuni autori che hanno contribuito a creare l’affascinante im-maginario dell’America di inizio ’900: da Charles Ives a Carl Ruggles, passando per Aaron Copland e George Gershwin. Golden Globe per pochi Il film ‘Bridman’, di Alejandro Gonzalez Inarritu, ha ottenuto ben sette nomina-tion per la 72esima edizione dei Golden Globes, che si svolgerà l’11 gennaio 2015. Seguono a ruota, con cinque nomina-tion, ‘The Imitation Game’ e ‘Boyhood’. L’Alibi di LorenaDozio domenica al SanMaterno La danzatrice luganese Lorena Dozio si esibirà domenica 14 dicembre a Loso-ne. ‘Alibi’, lo spettacolo previsto alle 17 al Teatro San Materno, la vedrà danzare sulle note della musica live di Daniel Zea. Sarà una vera e propria “danza-combattimento”, in cui al corpo verrà ri-servata una posizione centrale in quan-to punto di equilibrio fra la dimensione orizzontale e quella verticale, fra l’aria e la terra. Così, si legge nel comunicato stampa, “Lorena Dozio avanza sulla scena cercando il contatto con il terre-no, lottando con forza animalesca con-tro forze opposte che la schiacciano e la portano a resistere”. Lo spettacolo pro-mette di essere un’occasione unica per gli amanti della danza come espressio-ne artistica. Nata a Lugano, Lorena Dozio si è diplo-mata al Dams di Bologna per poi impe-gnarsi artisticamente a Parigi. Si avvi-cina alla musica grazie all’incontro con Carlo Cicera eDaniel Zea; da questa col-laborazione nasce il progetto coreogra-fico ‘Alibi’. Fantaticino, storie e leggende in scena al Teatro Foce Il Ticino di un tempo, con le sue fiabe e tradizioni, sarà rappresentato a teatro con il progetto Fantaticino. ‘Storie e leg-gende della Svizzera italiana’ è lo spet-tacolo di Nicolas Joos previsto per saba-to 13 e domenica 14 dicembre al Foce di Lugano, rispettivamente alle 20.30 e alle 17. I racconti, diffusi in un primo momento da Rete Due e ora pronti anche come spettacolo teatrale, esibiscono perso-naggi fiabeschi “incontrati nei vari vil-laggi”, mentre grazie alla rivisitazione delle leggende si crea un canale privile-giato per (ri)scoprire “i luoghi, i fatti, le usanze, i mestieri e i costumi di un po-polo”. Quello della Svizzera italiana, ap-punto, terra d’incontro fra la mitologia germanica (fiabe del ciclo nordico) e la mitologia orientale e classica (favole esopiche, novelle e fiabe mediterranee). Uno spettacolo molto interessante che vuole portare in scena l’identità di un popolo attraverso la sua lingua e il suo folklore. Non mancheranno inoltre ri-ferimenti a luoghi e fatti precisi. IL CASO L’antiproibizionismo fa subito fumo di Claudio Lo Russo In effetti era un po’ che non si accendeva un dibattito se non stupefacente, alme-nountantino pepato. Di quelli che fanno opportunamente sorgere dubbi riguar-do alla capacità di due esseri umani (ti-cinesi) – di estrazione, cultura, convin-zioni politiche, gusti culinari... – di con-frontare le rispettive idee senza prender-si reciprocamente a randellate. Bene, ci ha pensato una conferenza in programma oggi alle 18.30 alla Bibliote-ca cantonale di Bellinzona, ‘Antiproibi-zionismo... Parliamone!’. Intervengono: Dick Marty, Franco Cavalli e Michel Ven-turelli. Introduce Edoardo Cappelletti, del Comitato giovanile per la regola-mentazione delle droghe in Ticino. Detta così, a prima vista può apparire pacifica. Ma non lo è, almeno non per Fiorenzo Dadò e Michele Guerra, gran-consiglieri Ppd e Lega. Perché? Conside-rato il punto di vista degli organizzato-ri – le imperanti posizioni proibizioniste “hanno dimostrato negli ultimi anni la propria improduttività e…, in materia di droghe, hanno anzi contribuito ad ag-gravare la situazione” – a parlare della questione sarebbero solo persone d’ac-cordo con loro. Beh, ospiti autorevoli per lo meno, dai quali si dovrebbe cavare qualcosa di in-teressante, secondogli organizzatori: in-somma, Dick Marty e Cavalli, mica gli ul-timi produttori di interrogazioni. No, proprio perché autorevoli, che dibattito è? Dadò, sul ‘Giornale del Popolo’, ha au-spicato un “vero contraddittorio”, con il “coinvolgimento di (altri, ndr) personag-gi autorevoli”. Tanto più che a inviare gli inviti è la Biblioteca, istituzione pubblica pagata da tutti. Non si è fatta attendere la risposta della Gioventù comunista (all’origine del Co-mitato per la regolamentazione), trami-te comunicato stampa. Titolo: ‘Dadò-show: fra teatrini e criminalità organiz-zata’. Cioè, “il parlamentare pipidino do-vrebbe finalmente dismettere le vesti da moralizzatore del cantone e di riempi-pagine dei giornali nei periodi di vacan-za” e “fare uso della sua funzione per chinarsidavverosu problematiche quali il consumo e lo spaccio di droghe”. Eh, ragazzi, relax. Qui è il casodiuncalu-met in compagnia, senza particolari in-formazioni sul contenuto. Si tratta pur sempre di “problematiche sociali, sani-tarie e legislative legate al mondo delle sostanze stupefacenti”. Politica (ticine-se) compresa, a tutti i livelli.