1. Regione Calabria - Dipartimento Politiche dell’Ambiente
ASSE III AMBIENTE Linea di Intervento 3.5.1.1
POR CALABRIA 2007/2013
13, 14 e 15 luglio 2010 - Centro Studi Field - Via Pitagora - 88050 Tiriolo (CZ)
Dr. Salvatore Barresi
2. SEMINARIO FORMATIVO
a cura del
Dr. Salvatore Barresi
al
Gruppo di Lavoro FIELD
Regione Calabria - Dipartimento Politiche dell’Ambiente
ASSE III AMBIENTE Linea di Intervento 3.5.1.1 - POR CALABRIA 2007/2013
13 luglio 2010 14 luglio 2010 15 luglio 2010
1° MODULO 2° MODULO 3° MODULO
7 ore 7 ore 6 ore
1. SVILUPPO SOSTENIBILE 1. Le teorie dello sviluppo sostenibile - I 1. La progettazione partecipata: condizione di
2. Certificazioni Ambientali concetti di sviluppo sostenibile e le efficacia
3. Registrazione EMAS dimensioni della sostenibilità 2. La progettazione partecipata: pregi e rischi
4. EMAS 2: Certificazione ambientale di a. Le tre dimensioni della sostenibilità 3. La progettazione partecipata: questioni di
territorio b. Sostenibilità a livello ambientale metodo
5. Certificazione di prodotto: ECOLABEL c. Lo sviluppo socialmente sostenibile 4. La progettazione partecipata: competenze
6. Cos'è la contabilità ambientale d. Lo sviluppo economicamente dei "registi"
7. Metodo CLEAR sostenibile 5. I Laboratori di Progettazione Partecipata
e. I principi base dello "sviluppo
sostenibile"
2. LA POLITICA REGIONALE EUROPEA 2007-2013
- OBIETTIVO COMPETITIVITA’ REGIONALE -
L’intervento del FESR nelle politiche regionali
per lo sviluppo sostenibile
Dr. Salvatore Barresi
3. SVILUPPO SOSTENIBILE
Lo sfruttamento incondizionato delle risorse ambientali, l'immissione di sostanze xenobiotiche in natura e
l'inquinamento conseguente allo sviluppo delle attività umane, hanno determinato pesanti ripercussioni
sull'ambiente.
Gli effetti negativi, che si sono manifestati sempre più frequentemente con incidenza anche sullo sviluppo
economico e sociale, e l'incremento delle calamità naturali, derivanti dall'impatto antropico, hanno portato
alla necessità di affrontare le problematiche ambientali e il rapporto con lo sviluppo economico fin dagli anni
60-70 attraverso una serie di conferenze e congressi internazionali, giungendo alla definizione del concetto
di sviluppo sostenibile.
Si intende per "sviluppo sostenibile quello in grado di soddisfare le esigenze del presente senza
sviluppo sostenibile"
compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le loro esigenze.
Lo sviluppo economico deve essere pertanto sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale: nel
primo caso si parla di SOSTENIBILITA' INTERGENERAZIONALE in quanto la sostenibilità ambientale è il
INTERGENERAZIONALE,
requisito per la libertà di scelte delle generazioni future che dipende dall'integrità ambientale; nel secondo
caso si parla di SOSTENIBILITA' INTRAGENERAZIONALE i cui requisiti si basano sul principio di pari opportunità
e libertà di accesso al mercato (è ovvio che la povertà costituisce un forte limite per la libertà di scelta).
Lo sviluppo è sostenibile solo quando si tiene conto e si soddisfano le esigenze sia economiche, sociali ed
ambientali.
Negli altri casi si parla di sviluppo
sviluppo:
•realizzabile quando lo sviluppo economico è compatibile con le capacità dell'ambiente;
realizzabile
•vivibile quando sono rispettate le esigenze sociali e l'integrità ambientale;
vivibile
•equo quando lo sviluppo coinvolge equamente tutte le classi sociali.
equo
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4. Certificazioni Ambientali
ISO 14000 ed EMAS
La norma ISO 14001:2004 e il regolamento Emas II sono due standard di riferimento nelle
certificazioni ambientali per le organizzazioni che intendono conseguire una migliore gestione ed
efficienza ambientale.
Sono entrambi strumenti volontari che rappresentano uno dei principali mezzi per contribuire tramite
la responsabilizzazione delle imprese ed allo sviluppo sostenibile delle attività produttive.
Tra le due norme, UNI EN ISO 14001:2004 ed il Regolamento CEE n. 761/2001 (EMAS II), le
differenze sono soprattutto a livello "costituzionale": EMAS è più rigoroso nella gestione ambientale,
prevede infatti
Vantaggi delle certificazioni ambientali
I principali vantaggi delle certificazioni ambientali non riguardano soltanto il miglioramento della
gestione degli aspetti ambientali connessi all'attività ma anche i rapporti con le altre imprese:
•ottimizzazione nell'uso delle risorse e del'energia
•migliore immagine dell'azienda sul mercato
•maggior valore dell'azienda
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5. Registrazione EMAS
L’applicazione del Regolamento EMAS n° 761/2001 viene attuato da tutte le Aziende
che intendono migliorare le proprie prestazioni ambientali complessive. Il sistema EMAS
consiste nel predisporre una dichiarazione ambientale dalla quale scaturisca in maniera
chiara il miglioramento delle prestazioni ambientali raggiunte dall’Azienda, nonché il
sistema di monitoraggio attraverso gli audit. La dichiarazione ambientale deve essere
resa pubblica per il tramite di qualsivoglia sistema, poiché è una reale garanzia, per
clienti, fornitori, dipendenti, enti pubblici, circa l’adozione da parte dell’impresa di una
corretta politica ambientale.
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6. EMAS 2: Certificazione ambientale di territorio
EMAS 2 (Eco-Management and Audit Schema 2) è un sistema di certificazione per il territorio previsto dal Regolamento CEE
n. 761/2001, che incentiva le imprese ad attuare volontariamente interventi di miglioramento delle proprie prestazioni ambientali,
grazie ai quali si può ottenere una registrazione rilasciata dal Comitato EMAS nazionale.
Nato nel 2001 dalla revisione di un precedente Regolamento, che si rivolgeva solo alle singole organizzazioni, EMAS 2 permette
una registrazione per aree produttive omogenee (distretti industriali o porzioni di territorio definite).
Sviluppare il sistema a livello di un'area industriale implica una condivisione di risorse ed esperienze pubbliche e private con cui
affrontare in modo unitario i problemi ambientali.
Le organizzazioni che operano nei territori certificabili possono scegliere di migliorare la propria efficienza ambientale, ridurre
costi e sprechi, e aderire ad EMAS anche individualmente.
La certificazione implica un impegnativo percorso di riorganizzazione interna, articolato in diverse fasi standard:
•l'analisi ambientale iniziale
•il programma ambientale
•il sistema di gestione ambientale
•l'auditing, la dichiarazione ambientale
•la convalida del percorso svolto da parte di un verificatore accreditato
•la registrazione.
Vantaggi della certificazione
EMAS 2 individua aree di eccellenza ambientale che divengono un punto di riferimento a livello nazionale ed europeo.
Le organizzazioni, e in particolar modo le imprese che si trovano su queste aree, hanno uno speciale supporto nel percorso da
intraprendere per ottenere singolarmente la certificazione ambientale EMAS, e possono godere di una riduzione dei costi e degli
adempimenti burocratici che la accompagnano.
Le imprese che ottengono questa certificazione si giovano di:
•una riduzione dei loro costi dovuta ad una più efficace gestione dell'energia e delle materie prime;
•una migliore gestione dei rischi ambientali;
•una riduzione delle polizze assicurative per danno ambientale;
•la massima conformità con la normativa ambientale;
•migliori rapporti con dipendenti, clienti, autorità locali, autorità di controllo;
•maggiori garanzie di accesso ai finanziamenti per le piccole imprese;
•un impiego del logo EMAS quale efficace strumento di marketing;
•un miglioramento dell'immagine aziendale;
•una maggiore competitività sui mercati.
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8. Certificazione di prodotto: ECOLABEL
Marchio
L'Ecolabel (Regolamento CE n. 1980/2000) è il marchio europeo di qualità ecologica che premia i prodotti e
i servizi migliori dal punto di vista ambientale, che possono così diversificarsi dai concorrenti presenti sul
mercato, mantenendo comunque elevati standard prestazionali. Infatti, l'etichetta attesta che il prodotto o
il servizio ha un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita.
Il marchio Ecolabel, il cui logo è rappresentato da un fiore (la margherita), è uno strumento volontario,
selettivo e con diffusione a livello Europeo.
Strumento volontario
La richiesta del marchio Ecolabel è del tutto volontaria. I fabbricanti, gli importatori o i distributori possono
richiedere l'Ecolabel, una volta verificato il rispetto dei criteri da parte dei prodotti.
Strumento selettivo
L'etichetta ecologica è un attestato di eccellenza, pertanto viene concessa solo a quei prodotti che hanno un
ridotto impatto ambientale. I criteri ecologici e prestazionali sono messi a punto in modo tale da permettere
l'ottenimento dell'Ecolabel solo da parte di quei prodotti che abbiano raggiunto l'eccellenza ambientale. I criteri
vengono revisionati e resi più restrittivi, quando se ne verifichi la necessità, in modo da premiare sempre
l'eccellenza e favorire il miglioramento continuo della qualità ambientale dei prodotti.
Strumento con diffusione a livello europeo
Forza dell'Ecolabel Europeo è proprio la sua dimensione europea. Il marchio può essere usato nei 25 Stati Membri
dell'Unione Europea così come in Norvegia, Islanda e Liechtenstein.
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10. Cos'è la contabilità ambientale
La contabilità ambientale degli enti pubblici è un sistema contabile parallelo alla rendicontazione
economica e finanziaria, riguardante nello specifico le tematiche ambientali di competenza diretta ed
indiretta dell’Ente.
Questa nuova procedura nasce dalla necessità di riformare i sistemi di definizione e controllo delle
strategie pubbliche con procedimenti adeguati a misurare la sostenibilità dello sviluppo del territorio,
ossia capaci di internalizzare la variabile ambientale nelle decisioni politiche.
La contabilità ambientale è infatti uno strumento sviluppato per rileggere e interpretare le attività
ambientali dell’ente e migliorare le politiche in direzione della sostenibilità. La redazione del bilancio
ambientale consente di monitorare lo stato dell’ambiente e di valutare concretamente le conseguenze
ambientali (positive o negative) delle principali attività dei Comuni e delle Province.
La contabilità ambientale rappresenta anche un mezzo di comunicazione con la comunità locale. Con il
bilancio verde sono esplicitati i contenuti ambientali delle diverse politiche e, in questo modo, si
comunicano alla collettività i risultati ottenuti dalla pubblica amministrazione in questo campo, a fronte
degli impegni assunti e pattuiti con comunità stessa.
La contabilità ambientale comprende una parte economica ed una fisica.
I conti economici valutano le risorse naturali e le interazioni uomo/ambiente utilizzando come unità di
misura la moneta. Si basano sulla classificazione delle spese di un ente in relazione all'impatto
sull'ambiente.
La parte fisica definisce lo stato dell’ambiente, attraverso la quantificazione delle risorse naturali
disponibili e il grado di utilizzo da parte dell'uomo. Richiede l’impiego di indicatori ambientali e di
sostenibilità, quali, ad esempio, gli ICE (Indicatori Comuni Europei per la sostenibilità urbana) o i metodi
di calcolo dei consumi umani di risorse naturali (per esempio l'impronta ecologica o analisi dei consumi
energetici).
Dr. Salvatore Barresi
11. Metodo CLEAR
Il Metodo CLEAR (City and Local Environmental Accounting and Reporting) è stato
definito attraverso il lavoro coordinato di 18 partner (Comuni e Province del nostro
Paese insieme alla Regione Emilia Romagna e all'associazione internazionale Les Eco
Maires) nell’ambito del progetto CLEAR Life ed è stato studiato per attuare la contabilità
ambientale a livello di Province e Comuni.
Questo metodo propone una struttura contabile organizzata su due livelli di
rendicontazione. Il primo livello è rappresentato dalle Aree di competenza, definite
sulla base delle competenze ambientale che la legge attribuisce all’Ente. Esse
rappresentano i grandi temi rispetto ai quali rendere conto attraverso il bilancio
ambientale e si diversificano a seconda dell’ente di riferimento (Provincia o Comune)
perché diverse sono le competenze stesse.
Dr. Salvatore Barresi
12. Per le amministrazioni comunali sono individuate otto Aree di Competenza:
1. VERDE URBANO E TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ
2. MOBILITÀ SOSTENIBILE
3. SVILUPPO URBANO
4. RISORSE IDRICHE
5. RIFIUTI
6. RISORSE ENERGETICHE
7. INFORMAZIONE, PARTECIPAZIONE, INNOVAZIONE
8. ALTRI IMPEGNI AMBIENTALI
Le competenze delle Province definiscono invece 10 Macroaree:
1. AMBIENTE NATURALE
2. RISORSE IDRICHE
3. ATMOSFERA, ENERGIA, RUMORE, ELETTROMAGNETISMO
4. TERRITORIO E USO DEL SUOLO
5. ATTIVITÀ PRODUTTIVE
6. TRASPORTI E VIABILITÀ
7. RIFIUTI
8. INFORMAZIONE, EDUCAZIONE, FORMAZIONE E PARTECIPAZIONE
9. GESTIONE AMBIENTALE INTERNA
10. ALTRI IMPEGNI AMBIENTALI
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13. All’interno di ciascuna Area di competenza sono individuati gli Ambiti di rendicontazione. Questo
secondo livello serve a specificare più nel dettaglio le attività dell’ente e rispecchiano le scelte in
campo ambientale dell’Amministrazione in carica.
Per ogni Ambito di rendicontazione sono riportati:
1. le politiche ambientali, gli interventi e le attività dell’Ente;
2. gli indicatori fisici, per misurare gli impatti ambientali di tali politiche, interventi e attività;
3. le spese ambientali, ossia le spese sostenute per attività di prevenzione, riduzione,
eliminazione e monitoraggio dell’inquinamento, ripristino ambientale e gestione sostenibile
del territorio.
Il Metodo CLEAR prevede la produzione di due report (“Bilancio Ambientale di Previsione” e “Conto
Consuntivo Ambientale”), che devono seguire l’iter di approvazione dei bilanci preventivi e dei
conti consuntivi economico-finanziari dell’Ente.
Il Bilancio ambientale di previsione costituisce il punto di partenza per la redazione del
consuntivo, che a sua rappresenta il punto di partenza per la redazione del Bilancio di previsione
dell’anno successivo.
Il Bilancio di previsione contiene l’esplicitazione degli impegni strategici (di medio-lungo termine),
degli obiettivi dell’anno, indica le risorse finanziarie e i target quantitativi riguardanti gli aspetti
ambientali.
Il Bilancio consuntivo costituisce la verifica a posteriori dell’attuazione di quanto dichiarato, della
spesa ambientale effettivamente realizzata e degli effetti conseguenti, misurati dagli indicatori.
Inoltre contiene il confronto dei target indicati nel bilancio di previsione con i dati rilevati a
consuntivo per verificare l’efficacia delle politiche.
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15. Le teorie dello sviluppo sostenibile
I concetti di sviluppo sostenibile e le dimensioni della sostenibilità
1. Le tre dimensioni della sostenibilità
2. Sostenibilità a livello ambientale
3. Lo sviluppo socialmente sostenibile
4. Lo sviluppo economicamente sostenibile
5. I principi base dello "sviluppo sostenibile"
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16. Descrizione
Il concetto di sviluppo sostenibile è basato sul contenimento della crescita demografica, sulla sconfitta della
povertà, sul recupero delle diseguaglianze nella ricchezza, sulla riduzione dei flussi materiali nell'agricoltura e
nell'industria, sul ripristino della qualità dell'aria, dell'acqua e del suolo, sul cambiamento del modello di produzione
che produce rifiuti ed inquina, sul cambiamento delle abitudini dei consumatori, sulla valorizzazione delle diversità
biologiche e culturali.
Le più conosciute DEFINIZIONI di sviluppo sostenibile:
•"mantenimento dei processi ecologici essenziali per la produzione di alimenti, salvaguardia della diversità
genetica nel mondo animale e vegetale, sviluppo degli ecosistemi" (World conservation strategy-1980);
•"sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni
future di soddisfare le proprie esigenze" (WCED-1987);
•"miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi alla base"
(UNEP-1992);
•"sviluppo che offra servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza
minacciare l'operabilità del sistema naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi"
(ICLEI 1994).
Tra queste definizioni la più nota è quella definita nel 1987 dalla WCED. La prima parte della definizione (la
soddisfazione dei bisogni della generazione attuale) include, in modo indissociabile, tanto esigenze di sviluppo
economico (la produzione e la distribuzione di ricchezze, le opportunità di lavoro) quanto esigenze di ordine
sociale, culturale, politico (da quelle relative all'abitazione e ai servizi, sino a quelle riguardanti l'istruzione e la
partecipazione democratica).
Al tempo stesso, la seconda parte (la garanzia della possibilità di soddisfare i bisogni di generazioni future")
comporta l'avvio di interventi per la riduzione del consumo di risorse non riproducibili, e per la loro sostituzione con
risorse riproducibili, come pure il controllo dell'inquinamento.
Ne deriva che lo sviluppo sostenibile non è semplicemente protezione ambientale, è un modo nuovo di pensare la
vita e la politica, è un tipo di crescita economica durevole in armonia con la natura, è la ripresa dei concetti di
giustizia, opportunità ed eguaglianza tra gli uomini.
Dr. Salvatore Barresi
17. Le tre dimensioni della sostenibilità
•dimensione ecologica: riproducibilità delle risorse;
•dimensione economica: efficienza, crescita;
•dimensione sociale: equità.
L'ecologia ha come paradigma principale la stabilità (la garanzia della conservazione della
sopravvivenza degli ecosistemi).
L'economia ha come paradigma la crescita (la stagnazione e il sottosviluppo non sono considerati
compatibili con la sopravvivenza dei sistemi economici e con il benessere degli uomini).
Le scienze sociali hanno come paradigma l'uguaglianza (combattere contro le iniquità e i conflitti
causati dai privilegi e dai differenziali tra sessi, età, gruppi, razze e paesi).
In definitiva, ognuno degli elementi del concetto di sviluppo sostenibile (attenzione per i bisogni
presenti e attenzione per le future generazioni) può essere visto dai diversi tre aspetti: ambientali,
sociali ed economici.
Dr. Salvatore Barresi
18. Sostenibilità a livello ambientale
Significa conservare il capitale naturale.
E’ importante riconoscere che l’ambiente pone limiti ad alcune attività umane, cioè che in alcuni casi non è
possibile "barattare" risorse ambientali o danni arrecati all’ambiente in cambio di altri vantaggi o benefici potenziali.
E’ di importanza fondamentale per il benessere umano che l’ambiente continui a fornire risorse, ad assorbire rifiuti
e a provvedere alle funzioni di base di "supporto della vita", quali il mantenimento della temperatura e la protezione
contro le radiazioni. Nessuna combinazione di benefici può compensare la perdita di un’aria sufficientemente pulita
da respirare, di abbastanza acqua da bere, di suoli e climi che ci consentano di provvedere al nostro fabbisogno
alimentare.
Lo sviluppo socialmente sostenibile
E' quello che mantiene la coesione di una società e la sua capacità di sostenere i suoi membri nel collaborare
insieme per raggiungere obiettivi comuni, parallelamente al soddisfacimento dei bisogni individuali di salute e
benessere, di un’adeguata nutrizione e riparo, di espressione e identità culturale e di impegno politico.
Lo sviluppo economicamente sostenibile
E' inteso come sviluppo per il quale il progresso verso la sostenibilità sociale e ambientale si realizza attraverso
risorse economiche disponibili.
Dr. Salvatore Barresi
19. I principi base dello "sviluppo sostenibile"
•Il principio di Equità : assicura la giusta ripartizione degli oneri e dei benefici di ogni politica ed in ogni settore nel
tempo e nello spazio.
•L'ambiente appartiene a tutti e tutti devono poter godere equamente delle sue risorse per una migliore qualità
della vita. I problemi ambientali affliggono soprattutto i poveri, che sono meno in grado di affrontarli. Il benessere
consente alle persone di consumare più beni, viaggiare di più, vivere in abitazioni più grandi,…con un
conseguente maggiore consumo di energia e risorse naturali e un aumento della produzione di rifiuti; i ricchi
inoltre possono permettersi di ignorare le implicazioni ambientali delle loro azioni oppure mettersi al riparo dalle
loro conseguenze.
•L'ingiusta distribuzione della ricchezza è quindi causa di comportamenti non sostenibili e rende più difficile il
cambiamento.
•Il principio Precauzionale: significa che le attività umane non devono oltrepassare i limiti imposti dall'ambiente
naturale.
•Occorrono quindi processi politici volti a gestire - cioè ridurre e riorientare - le esigenze, piuttosto che a
soddisfarle, oppure a ricercare un compromesso ottimale tra esigenze opposto. Nell'ambito di uno sviluppo
sostenibile, le aspirazioni delle società umane di evolversi, progredire e migliorare le condizioni di vita e il
benessere devono essere conciliate con questi principi.
•Il principio di Sussidiarietà : garantisce la cooperazione di tutte le autorità e delle strutture di governo in favore
della sopravvivenza sociale ed ecologica e della difesa dei diritti umani e della salute. Esso impegna gli Stati a
cooperare nella promozione dello sviluppo sostenibile, nell'interesse dei singoli Stati e dell'intera comunità
internazionale, secondo l'approccio della "responsabilità" comune ma differenziata.
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20. Questi principi comportano conseguenze significative per il nostro modello di sviluppo:
1.per conciliare lo sviluppo con i limiti dell'ambiente dobbiamo scegliere determinati modelli di sviluppo a scapito di
altri;
2."efficienza" non significa solo ottimizzare la produzione economica di ciascun essere umano;
3.il vantaggio umano non è necessariamente identico al profitto in termini di economia neoclassica;
4.la quantità di beni va sostituita con la qualità della vita;
5.la sostenibilità ambientale è strettamente legata all'equità sociale.
Le caratteristiche fondamentali dello "sviluppo sostenibile" sono:
1.responsabilità: ogni modello di sviluppo è frutto di una scelta fra diverse opzioni di cui siamo responsabili nei
confronti della nostra e delle future generazioni;
2.limiti: le risorse naturali non sono illimitate. Esistono equilibri che possono essere irrimediabilmente alterati da
modelli inadeguati di produzione e di consumo e da una scorretta politica ambientale;
3.Complessità: ogni scelta deve essere operata tenendo conto dei suoi effetti in una complessità di ambiti tra loro
interrelati.
In base a queste considerazioni, per realizzare uno sviluppo sostenibile occorre definire indici di sviluppo
direttamente correlati alle aspirazioni e alle esigenze umane e alle capacità dell'ambiente, e in un secondo tempo
progettare gli strumenti politici per intervenire oculatamente.
Dr. Salvatore Barresi
21. 2007-
LA POLITICA REGIONALE EUROPEA 2007-2013
OBIETTIVO COMPETITIVITA’ REGIONALE
L’intervento del FESR nelle politiche regionali
per lo sviluppo sostenibile
Dr. Salvatore Barresi
22. economy Nr Ecosystem
Nnr
Ecosystem
Goods and services
services
Circular
Firms
flow
Households
Natural
Wc
resources
Amenity
Factors of production Wp Deposit
Dr. Salvatore Barresi
23. Mondo vuoto
calore
Sole
Ecosistema
Linear throughput
Beni e servizi
Wc
Nr
imprese consumatori
Wp
Nnr
Fattori di produzione
recupero
N=W
Dr. Salvatore Barresi
25. La crescita economica sarà possibile solo se si avrà un aumento
complessivo della efficienza ecologica-economica.
ecologica-
(Eee), ovvero del rapporto fra i servizi da capitale fabbricato
Eee
dall'uomo e perdita di servizi da capitale naturale.
In altre parole occorre che il benessere generato dall’attività
economica non comporti costi ambientali superiori.
Tali costi sono la perdita di capacità di sostegno da parte
dell’ambiente, sia per quanto riguarda l’attività economica sia,
più in generale, la presenza dell’uomo sulla terra.
Dr. Salvatore Barresi
26. La crescita economica significherà maggiore benessere se non
causerà un peggioramento delle condizioni sociali (ad esempio
precarizzazione, minori garanzie o servizi sociali, minori
opportunità, aumento delle ineguaglianze etc.)
Cfr. Carta dei principi per lo sviluppo sostenibile
Dr. Salvatore Barresi
27. La proposta di disposizioni generali sull’utilizzo dei fondi
strutturali conferma come l’azione condotta nell’ambito dei
Fondi integra, a livello nazionale e regionale, le priorità
comunitarie a favore di uno sviluppo sostenibile, rafforzando
la crescita, la competitività e l'occupazione, l’inserimento
sociale nonché la tutela e la qualità dell’ambiente.
In tale contesto l’obiettivo “Competitività regionale e
occupazione” punta, al di fuori delle regioni in convergenza,
a rafforzare la competitività e le attrattive delle regioni
nonché l’occupazione anticipando i cambiamenti
socioeconomici, inclusi quelli connessi all’apertura degli
scambi, mediante l'innovazione e la promozione della società
basata sulla conoscenza, l’imprenditorialità, la tutela e il
miglioramento dell’ambiente nonché il potenziamento
dell’accessibilità, dell’adattabilità dei lavoratori e delle
imprese e lo sviluppo di mercati del lavoro che favoriscano
l’inserimento.
Dr. Salvatore Barresi
28. 1) Innovazione ed economia della conoscenza, tramite un
sostegno alla progettazione e attuazione di strategie regionali
innovative che favoriscano lo sviluppo di sistemi regionali di
innovazione efficaci,
2) ambiente e prevenzione dei rischi
3) accesso, al di fuori dei grandi centri urbani, ai servizi
di trasporto e telecomunicazioni di interesse economico
generale
Dr. Salvatore Barresi
29. Quattro principali conclusioni
Negli ultimi 50 anni, l’uomo ha modificato gli ecosistemi più rapidamente ed
estensivamente rispetto ogni altro periodo della storia dell’uomo Ciò è dovuto in gran
dell’uomo..
parte alla crescente domanda di cibo, acqua potabile, legno, fibre e combustibili. Il
risultato è una sostanziale ed in parte irreversibile perdita di diversità della vita sulla terra.
Tali modifiche agli ecosistemi hanno contribuito ad un sostanziale guadagno in termini di
benessere e sviluppo economico ma tali guadagni sono stati raggiunti a costi crescenti
economico,
sottola forma di degrado di molti servizi forniti dall’ecosistema, rischi crescenti di cambi
dall’ecosistema,
non lineari, e l’esasperazione della povertà per determinate popolazioni. Tali problemi, se
lineari, problemi,
affrettati,
non adeguatamente affrettati, diminuiranno sostanzialmente i benefici che le future
generazioni potranno ottenere dagli ecosistemi.
ecosistemi.
Il degrado degli ecosistemi potrebbe crescere significativamente durante la prima metà di
questo secolo ed è una barriera al raggiungimento degli obiettivi della Dichiarazione del
Millennio
La sfida per invertire il processo del degrado degli ecosistemi riuscendo a soddisfare la
crescente domanda di loro servizi può essere parzialmente raccolta ma queste comportano
mutamenti significativi nelle politiche, istituzioni e pratiche, che al momento non si
scorgono. Molte opzioni esistono per conservare o migliorare specifici servizi degli
ecosistemi in modo da ridurre i trade-off negativi o offrano sinergie con altri servizi
ecosistemici.
Dr. Salvatore Barresi
30. •i cambiamenti climatici e l'energia pulita
•le minacce alla salute pubblica che continuano a crescere dal 2001,
•la povertà e l'esclusione sociale che sono problemi crescenti nell'Unione europea,
•l'invecchiamento della società che sfida i sistemi di protezione sociale,
•la biodiversità e la gestione delle risorse naturali che continua ad essere un problema,
•la crescita nel settore dei trasporti che indebolisce gli sforzi per il de-coupling della
crescita dei trasporti da quella del Pil
•la globalizzazione con i suoi impatti negativi sull'ambiente e la società,
•gli obiettivi della dichiarazione del Millennio che sono ben lontani dall'essere
raggiunti.
Dr. Salvatore Barresi
32. Regioni Aree della strategia
Cambiamenti Natura e Ambiente, salute Uso e gestione Totale (%)
climatici (%) biodiversità (%) e qualità della delle riserve
vita (%) naturali e dei
rifiuti (%)
Abruzzo 0 11,45 3,04 7,34 21,83
Bolzano 0 0,74 2,22 0 2,96
Emilia Romagna 0 9,9 1,5 11,2 22,6
Friuli Venezia 5,39 6,80 4,31 0 16,5
Giulia
Lazio 1,16 10,12 2,96 11,49 25,73
Liguria 2,3 6,89 0 6,62 15,81
Lombardia 3,59 3,09 1,65 6,24 14,57
Marche 1,49 0 3,22 16,87 21,58
Piemonte 0 2,04 0 14,8 16,12
Toscana 2,13 3,18 1,39 9,87 16,57
Trento 9,0 4,55 6,83 4,0 24,38
Umbria 0 2,89 0,63 6,77 10,29
Val d’Aosta 0 5,89 0 0 5,89
Veneto 3,20 3,26 3,26 5,73 15,45
*la percentuale si riferisce al totale della misura “Interventi di riqualificazione locale effettuata da soggetti pubblici”
Dr. Salvatore Barresi
33. Le percentuali più alte si riferiscono ad interventi sulla natura e la biodiversità e
l’uso e gestione delle riserve naturali e dei rifiuti In particolare la Regione Marche
rifiuti:
ha impiegato il 17% delle somme a disposizione per interventi di varia natura sul
ciclo delle acque e dei rifiuti, mentre l’Abruzzo quasi il 12% per interventi di difesa
suolo, recupero, restauro e valorizzazione del patrimonio paesaggistico-ambientale,
promozione del marketing turistico-culturale e ai regimi di aiuto a sostegno della
microimprenditorialità in aree protette. Nell’area dei cambiamenti climatici gli
interventi regionali si sono concentrati sulla promozione delle risorse rinnovabili.
Dr. Salvatore Barresi
34. •non esiste un via generale un quadro di riferimento programmatico strategico,
articolato nella dimensione regionale locale, per lo sviluppo sostenibile. I meccanismi
di accesso alle risorse non sono quindi immediatamente riferibili ad un disegno di
carattere generale e scontano livelli di attenzione ed efficacia che variano nei territori
regionali interessati;
•poche le risorse a disposizione nella governance per lo sviluppo sostenibile;
poche sostenibile
•le autorità ambientali risultano formalmente quasi sempre coinvolte, ma la mancanza
di risorse umane e finanziarie rende non sempre efficace il proprio intervento;
•i meccanismi di valutazione con riferimento agli indicatori strutturali non sembrano
essere in grado di fornire appropriati meccanismi di feedback per orientare gli
interventi;
•mentre le risorse finanziarie direttamente destinate sul pilastro ambientale sono
riconoscibili, anche se non particolarmente elevate, non sono sempre adeguatamente
riconoscibili nella loro efficacia le procedure per garantire l’integrazione ambientale
risorse.
nell’utilizzo delle altre risorse.
Dr. Salvatore Barresi
35. La novità sostanziale che la strategia europea di sviluppo sostenibile ha
introdotto nel sistema comunitario, assumendo il ruolo di riferimento
complessivo, obiettivo sovra ordinato per tutte le politiche comunitarie – lo
sviluppo sostenibile è un concetto sovraordinato che puntella tutte le
politiche, azioni e strategie dell’Unione e richiede che le politiche
economiche, ambientali e sociali siano definite ed attuate rinforzandosi
reciprocamente [1], non è stata interamente colta. Essa necessita per
affermarsi di nuove modalità di programmazione e gestione e di una
profonda riconsiderazione degli esistenti strumenti di pianificazione
settoriale.
territoriale e settoriale.
[1] Communication from the Commission, The 2005 Review of the EU Sustainable Development
Strategy: Initial Stocktaking and Future Orientations, Brussels, 2005, par. 1
Dr. Salvatore Barresi
36. Il quadro di riferimento strategico nazionale che gli Stati membri debbono
presentare, secondo quanto previsto dalla proposta di regolamento [1], è il
documento che garantisce la coerenza dell’aiuto strutturale della Comunità con
gli orientamenti strategici comunitari e che identifica il collegamento delle
priorità comunitarie con quelle nazionali e regionali (al fine di promuovere lo
sviluppo sostenibile) nonché col piano nazionale per l’occupazione.
Tale documento diventa quindi il riferimento per la programmazione regionale e
nella sua definizione dovrà assicurare coerenza alla esistente pianificazione
strategica nazionale. In assenza di ciò l’esercizio di programmazione riferibile ai
nazionale.
fondi strutturali rischia di risultare estemporaneo e formale non cambiando
l’esistente natura dei processi decisionali.
Tale esercizio di razionalizzazione - riorganizzazione deve interessare anche la
dimensione locale.
[1] Proposta di Regolamento del Consiglio recante Disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo
regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, 2004, Bruxelles, art. 25
Dr. Salvatore Barresi
37. In definitiva occorre mirare ad un sistema di pianificazione/ programmazione con
gerarchie che partano dal livello nazionale e si proiettino verso gli enti locali
avviando un processo interattivo e sussidiario. Va riconsiderato il rapporto fra le
sussidiario.
esistenti politiche di pianificazione territoriale e settoriale e la sostenibilità, ove
l’efficacia del sistema necessita della costruzione di un quadro generale a cui
riferirsi.
territoriali,
Strategie di sviluppo sostenibile definite coerentemente ai diversi livelli territoriali
attraverso la partecipazione dei cittadini e delle loro associazioni, in
rappresentanza delle diverse istanze presenti nella società, potranno garantire
tale funzione di orientamento Modalità di controllo, attraverso meccanismi di
orientamento.
feedback, dovranno assicurare l’adattabilità degli scenari di riferimento alle
evoluzioni in atto e l’aggiornamento, attraverso la discussione, di misure, azioni e
priorità.
Apposite strutture presso le autorità ambientali (ad esempio forum aperti ai
soggetti interessati ed al pubblico) in collaborazione con i responsabili delle
politiche economiche e sociali, potranno seguire il processo di attuazione delle
strategie e la coerenza dei vari segmenti di pianificazione e programmazione.
Dr. Salvatore Barresi
38. La coerenza ed il contributo gli obiettivi della
strategia dovrà essere il requisito necessario per le
decisioni pubbliche di intervento diretto o per
accedere ai fondi pubblici, siano essi nazionali o
comunitari.
Dr. Salvatore Barresi
39. La valutazione ambientale strategica e la valutazione d’impatto ambientale
dovranno riferirsi al livello strategico pertinente. Motivo centrale dell’analisi sarà la
valutazione della coerenza ed il contributo alla realizzazione degli obiettivi/azioni
di livello superiore.
Tale analisi potrà essere condotta attraverso l’utilizzo sistematico del c.d. Test di
sostenibilità, sia per quanto riguarda gli strumenti di
pianificazione/programmazione, che i singoli progetti, garantendo in tali processi
decisionali completa ed effettiva informazione e partecipazione del pubblico.
La valutazione andrà così saldamente ancorata al quadro di riferimento
complessivo, definito ai diversi livelli territoriali (nazionale, regionale, locale), a cui
essere resa coerente e funzionale riducendo significativamente la discrezionalità
funzionale,
che oggi caratterizza l’applicazione con il conseguente contenzioso comunitario ed
amministrativo.
Dr. Salvatore Barresi
40. Il processo di valutazione nella sua
interezza dovrà anche assicurare che piani e
progetti riducano il flusso di materia ed
energia che attraversa il sistema economico
e la connessa produzione di rifiuti.
Dr. Salvatore Barresi
41. Il rispetto delle condizioni di stabilità ecologica, la
salvaguardia della biodiversità ed il soddisfacimento dei
requisiti sociali connessi allo sviluppo delle potenzialità
individuali, presupposti necessari per la crescita della
competitività e dell’occupazione, non possono essere
considerati come la necessità di mantenere lo status-quo fra
status-
i tre settori, economico, sociale ed ambientale, ma debbono
riferirsi ad una realtà in movimento, che deve essere
compresa e ricondotta ove necessario, all’osservanza delle
ricondotta,
regole della sostenibilità.
Dr. Salvatore Barresi
42. la profonda revisione della governance delle politiche di
sostenibilità richiede interventi sui processi decisionali sulle
decisionali,
procedure di valutazione e gestione, l’apertura alla piena
pubblico.
informazione e partecipazione del pubblico Tutto ciò non sarà
possibile in mancanza di un sostanziale rafforzamento delle
istituzioni che per competenza ed esperienza sono più vicine ai
temi della sostenibilità.
Dr. Salvatore Barresi
43. La necessaria riorganizzazione deve tenere conto
dell’opportunità di trasformazioni graduali e quindi
nell’immediato dell’utilizzo dell’esistente, con il
rafforzamento e il pieno coinvolgimento delle autorità
ambientali nella programmazione 2007-2013 e puntare nel
2007-2013,
medio periodo ad un’innovazione profonda degli assetti
burocratico - istituzionali, assicurando che l'applicazione del
principio di sussidiarietà, a tutti i livelli, garantisca reale
coerenza gestionale, nel rispetto dell'autonomia di tutti gli
attori, nella definizione ed attuazione delle politiche di
sostenibilità.
Dr. Salvatore Barresi
45. 1. La progettazione partecipata: condizione di efficacia
Uno dei principi caratterizzanti dello sviluppo sostenibile è l’idea di un vasto coinvolgimento di attori nel
processo di progettazione. Sollecitando il coinvolgimento di un numero ampio di soggetti che operano
nelle comunità locali - ente pubblico, Asl, scuola, tribunale, privato sociale, volontariato e così via - di
fatto invita a creare gruppi di progettazione partecipata per la costruzione dei piani territoriali.
La progettazione partecipata è da considerare una specifica modalità tecnica per la trattazione di
problemi e la costruzione di progetti adeguata alle finalità della legge. Si tratta, infatti, di uno stile di
intervento capace di coinvolgere attivamente un vasto numero di attori che, integrandosi
reciprocamente, possono fornire una maggiore ricchezza e qualità alla progettazione.
La progettazione partecipata è inoltre un viaggio comune attraverso i diversi aspetti di una situazione
problematica di notevole complessità, fino alla convergenza su intendimenti e rappresentazioni condivise
e vagliate attraverso i diversi apporti: altre esperienze, vissuto dei protagonisti, conoscenze tecnico-
scientifiche (Balducci, 1995).
Vale la pena sottolineare che lo stile della progettazione partecipata segna oggi una significativa
differenza rispetto alle esperienze - pur importanti, ma datate - di carattere più ideologico: l’argomento
principale che porta ad adottare uno stile connotato dal coinvolgimento nel processo di conoscenza e
decisione di un ampio spettro di soggetti consiste nella sua maggiore efficacia (intesa come migliore
adeguatezza al sistema complessivo dei bisogni) rispetto al tradizionale atteggiamento top down.
Ovviamente per conseguire questo obiettivo la partecipazione non può essere formale o rituale, ma deve
essere reale conferimento di potere decisionale, nelle attività di progettazione, ai soggetti coinvolti.
Dr. Salvatore Barresi
46. 2. La progettazione partecipata: pregi e rischi
La partecipazione serve dunque a migliorare le prestazioni del processo progettuale. I vantaggi della
progettazione partecipata, rispetto ad altri approcci, si possono riassumere nell’effetto di miglioramento
dell’efficacia dovuto a una maggiore vicinanza - tendente alla coincidenza - fra utenti delle politiche e
decisori. Tale vicinanza aumenta le possibilità di costruire ipotesi di lavoro e percorsi progettuali più
"veri", maggiormente adeguati alla domanda espressa dagli utenti.
Alcuni elementi di valore di questo approccio sono messi in luce da Balducci (1995), secondo il quale la
partecipazione:
•è la strada opportuna per favorire l’innovazione attraverso l’interazione fra diverse competenze;
•è una sfida al professionismo specialistico concepito in termini di separazione rigida fra chi progetta e
chi è oggetto di intervento;
•consente di trattare in modo integrato diverse dimensioni di analisi;
•sviluppa nei partecipanti senso di appartenenza al percorso di progettazione.
A tali pregi va aggiunto il fatto che la partecipazione consente di riconoscere il significato della valutazione
all’interno di percorsi progettuali e pertanto consente di utilizzare efficacemente i risultati della
valutazione per migliorare la qualità degli interventi.
Un altro rilevante vantaggio è la propensione della progettazione partecipata a favorire l’integrazione di
conoscenze e competenze diverse, laiche e professionali. Il coinvolgimento di soggetti portatori di
capacità ed esperienze diversificate tende a costruire risposte originali e creative ai bisogni piuttosto che
replicare modelli standardizzati (generalmente inefficaci nel trattamento di problemi complessi e delicati,
sfuggenti a una definizione di routine).
Dr. Salvatore Barresi
47. Esistono però anche alcuni rischi, o trappole, che l’applicazione della
partecipazione ai processi di progettazione può comportare.
Due trappole di carattere generale sono illustrate da Fareri (1999):
•la partecipazione "piace", ma non basta mettere i soggetti attorno a un tavolo
perché si produca magicamente una buona progettazione;
•la partecipazione può essere facilmente manipolata, e strumentalizzata, a
favore degli interessi specifici e impliciti dei soggetti più potenti di un setting
partecipativo.
Un contesto partecipativo è normalmente caratterizzato dalla presenza di
interessi specifici e da un’ineguale distribuzione di potere e di conoscenze. Se
ben condotto, il processo che scaturisce da tale contesto può corrispondere a un
percorso di costruzione positiva del consenso che rimette in gioco e ridiscute
profondamente gli interessi e i valori portati da ciascun partecipante. In una
situazione così fluida il rischio "tecnico" è quello di accettare una visione
"neutrale" del processo, mentre il rischio "politico" è quello di enfatizzare la
partecipazione per presentare come condivise decisioni in realtà già prese
altrove.
Dr. Salvatore Barresi
48. 3. La progettazione partecipata: questioni di metodo
partecipata:
Poste queste premesse, appare evidente che un’efficace progettazione partecipata debba
essere affrontata con molta attenzione sul piano metodologico per controllare i rischi di
spontaneismo e manipolazione insiti nella partecipazione. In particolare, è importante
mantenere vive alcune attenzioni.
Identificare correttamente gli attori, avendo chiarito il campo e il livello d’azione. Il
processo ha il suo fulcro in un gruppo di progettazione costituito da persone
rappresentative delle diverse categorie di attori interessati al progetto. Individuare gli
attori coinvolti significa soprattutto avere presente la posta in gioco per ciascuno di essi,
le loro reti di relazione e la loro influenza reciproca.
Predisporre uno schema concettuale del processo sufficientemente elastico, ma anche
sufficientemente definito nel far comprendere a tutti i passaggi chiave.
Verificare a ogni stadio l’efficacia delle tecniche utilizzate e progettare nel dettaglio
l’organizzazione del lavoro nella fase successiva.
Preordinare, prima e durante il lavoro, tutti i supporti informativi finalizzati a mettere gli
attori in condizione di pari opportunità, cioè di condividere una base di conoscenze
comuni.
È quindi importante prestare tali attenzioni nell’istruire e nel condurre le diverse fasi nelle
quali si può articolare un percorso di progettazione partecipata, fasi che sono
schematizzabili in cinque passaggi fondamentali.
Dr. Salvatore Barresi
49. Definizione del problema: ciascuno dei membri di un gruppo di progettazione parte da
una propria idea di risultato; lavorare collettivamente significa far interagire queste idee
e immagini, scomporre i problemi slegandoli dalle soluzioni precostituite.
Nel momento in cui si è collettivamente in grado di definire consensualmente un
problema è già avvenuto molto del percorso progettuale.
Definizione delle strategie alternative per trattare il problema: esplorazione delle
alternative in campo per trattare i problemi in precedenza definiti; in questa fase del
lavoro si valutano anche in modo strutturato le alternative in termini di costi e di benefici
offerti.
Costruzione di accordi su progetti: quali negoziazioni è opportuno compiere fra
esigenze diverse? Qual è la fattibilità tecnica dell’alternativa sulla quale ci si sta
orientando?
Progettazione della fase di realizzazione sperimentale dei progetti: definizione della fase
di realizzazione, individuazione del percorso che il progetto seguirà per giungere
all’attuazione e degli attori che debbono essere mobilitati per renderlo realizzabile.
Analisi dei risultati delle sperimentazioni e proposte di riorientamento o di estensione:
messa a punto e applicazione di un sistema di valutazione della fase sperimentale del
progetto e il suo riorientamento sulla scorta delle valutazioni realizzate.
Naturalmente nella concreta realtà operativa questi passaggi non sempre si compiono
secondo una sequenza temporale lineare, tuttavia è opportuno che rappresentino il
riferimento concettuale dell’intero processo progettuale.
Dr. Salvatore Barresi
50. 4. La progettazione partecipata: competenze dei "registi"
partecipata:
In contesti di progettazione partecipata come quelli proposti dalla legge 285/97, si
supera la definizione di "progettista" per qualificare il conduttore del processo
"esperto di progettazione partecipata": tutti i soggetti coinvolti nel processo, pur con
obiettivi e punti di attenzione diversi, sono in qualche modo "progettisti".
In tale contesto il conduttore si trova quindi a dover mettere in campo competenze
diverse ed essere:
"garante della metodologia di progettazione" per realizzare materialmente le
operazioni previste nei processi partecipati;
"facilitatore" dei processi comunicativi fra i partecipanti al gruppo di progettazione;
"mobilitatore" di competenze e "integratore" di risorse.
Agire da garante della metodologia significa, come ha recentemente illustrato Bezzi
(1998), avere una "cassetta degli attrezzi scientificamente e professionalmente
rigorosa" che consenta di fornire al gruppo di progettazione la strumentazione
corretta e necessaria a realizzare i propri obiettivi o di suggerire la riduzione delle
proprie aspettative per le difficoltà metodologiche emerse.
Dr. Salvatore Barresi
51. Allo stesso tempo il conduttore deve mettere in campo competenze di facilitatore dei processi
comunicativi tali da consentire al gruppo di realizzare i propri obiettivi e di superare gli ostacoli e le
impasses che spesso emergono come dinamiche di un gruppo di lavoro. Il conduttore si trova
pertanto a dover esercitare la propria leadership da un lato tenendo presente l’obiettivo "di prodotto"
(dotare l’intervento di buoni contenuti), dall’altro il fondamentale obiettivo "di processo" costituito
dall’efficace funzionamento delle relazioni fra i partecipanti (ridurre le conflittualità negative e
stimolare i conflitti più produttivi, contenere le personalità più aggressive e dare rilievo ai contributi
meno visibili, e così via).
Essere mobilitatore di competenze e integratore di risorse implica la capacità di suscitare, produrre e
mettere in circolazione conoscenze di diverso tipo, provenienti sia dall’ambiente scientifico che dal
mondo delle pratiche quotidiane.
Per evitare le trappole e i rischi di manipolazione insiti nei percorsi partecipativi è necessario che
ipotesi e soluzioni emergano dal gruppo dei partecipanti: il regista deve quindi avere capacità di
ascolto, essere aperto all’inatteso, disposto a mettere in gioco i propri punti di vista e le proprie attese
(Schön, 1993), capace di utilizzare le proprie emozioni e il proprio vissuto come risorsa, come
elementi di conoscenza di ciò che accade da restituire e discutere con il gruppo.
Si tratta di un ruolo delicato, che richiede sensibilità plurime; non a caso Giusti e Ielasi (1998) lo
descrivono "all’incrocio dei venti", esposto all’incertezza e alla turbolenza, ai rischi di manipolazione
o, inconsapevolmente, di automanipolazione, finendo imbrigliato in dinamiche conflittuali fra i
soggetti in campo.
Si tratta però anche di un ruolo affascinante e gratificante poiché consente di perseguire
simultaneamente obiettivi operativi (progettazione di politiche e interventi qualificati) e meta-obiettivi
di apprendimento per sé e per gli altri attori coinvolti.
Dr. Salvatore Barresi
52. LABORATORI DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA
I Laboratori di Progettazione Partecipata sono i “luoghi” nei quali i cittadini
partecipano alla progettazione di interventi per la vita sociale e economica.
La Progettazione Partecipata è una metodologia che ha come obiettivo il
coinvolgimento delle comunità locali nelle scelte legate al futuro dei territori.
Questo approccio si basa sulla convinzione che la partecipazione attiva dei cittadini -
- nei processi di pianificazione e progettazione ambientale è un presupposto
essenziale per realizzare interventi rispondenti alle aspettative e ai bisogni degli
abitanti.
I percorsi di Progettazione Partecipata stimolano la capacità di osservare ed analizzare
gli spazi e contribuiscono a rafforzare il “senso di appartenenza” inteso come
appartenenza”,
integrazione al contesto sociale, culturale ed ambientale del territorio in cui vivono.
Dr. Salvatore Barresi