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Tra saperi e sapori: culture
e Cultura dell’alimentazione
Fausto Clemente
Cefalù
20 settembre 2011




                       Gli animali si nutrono; l'uomo mangia:
                            solo l'uomo di spirito sa mangiare.
                                          Anthelme Brillat-Savarin,
                                              Fisiologia del gusto, 1825
Prima di iniziare…
Le riflessioni che seguono intendono suggerire, in modo del tutto esemplificativo,
   che il cibo e l’alimentazione racchiudono una ricchezza di aspetti simbolici,
   iconici, estetici, sociali e psicologici solitamente occultati o da una forma di
   snobismo (in realtà provincialismo) culturale o per l’errata convinzione che
   l’atto del nutrirsi abbia esclusive implicazioni biologiche e medico-salutistiche,
   da affidare, a scuola, al professore di scienze e, nel privato, al dietologo di
   fiducia.
E’ possibile che, in un convegno dove la ragione di fondo sta nella
   preoccupazione per le pratiche alimentari dell’Occidente opulento - pratiche
   che minacciano la salute e la qualità della vita di intere generazioni -
   soffermarsi su aspetti linguistici, sinestetici o letterari del cibo sembri una
   discutibile divagazione. Rimango tuttavia scettico nei confronti di una
   prevenzione e di un’educazione alimentare affidate esclusivamente a
   considerazioni di carattere bio-medico. E’ sotto gli occhi di tutti che
   conoscere bene le conseguenze di alcuni comportamenti alimentari, non
   basta ad arginarne la diffusione. Soprattutto presso gli             adolescenti,
   l’atteggiamento oppositivo rispetto ai divieti provenienti dal mondo degli adulti,
   rende spesso vana, se non controproducente, ogni prescrizione.
Al contrario, se lo scopo ultimo del nostro incontro è quello di integrare
   l’educazione alla salute psico-fisica in un curricolo autenticamente “formativo”
   delle competenze personali, sociali e civiche, un approccio polivalente, basato
   sulla confluenza di apporti pluridisciplinari, può meglio rendere conto della
   complessità del fatto alimentare: e soprattutto può persuadere a vivere il
   proprio rapporto col cibo cogliendone, al di là della funzione, la valenza
   sociale, le implicazioni sanamente edonistiche, il rapporto con le proprie radici
   culturali e con le tradizioni della comunità di appartenenza e, per chi vuole
   spingersi più oltre, le più impegnative implicazioni filosofiche, antropologiche o
   letterarie.
Riprendendo e parafrasando la citazione di Brillat-Savarin (riportata nella slide
   iniziale) tutti mangiano, ma se si congiunge il “sapere” al “mangiare” si è
   raggiunto il livello del “gusto”, ovvero si è contestualizzato l’atto del nutrirsi in
   uno stile complessivo di vita fatto di rispetto di sé, piacere, equilibrio, misura e
   riflessione.
Non è questo, in fondo, ciò a cui tutti vorremmo educare (ed essere educati) ?

                                                                   Fausto Clemente
“Dimmi come mangi …
Il cibo e i comportamenti ad esso in vario modo riconducibili appaiono
    relegati sistematicamente ai margini della tradizione culturale
    dell’Occidente.
Alcuni motivi sono immediatamente evidenti: l’alimentazione richiama
    un bisogno volgarmente fisiologico, com’è quello della
    sopravvivenza corporea; l’atto del nutrirsi, inoltre, sembra
    particolarmente incline a quegli eccessi che costituiscono una
    degenerazione triviale delle funzioni più elevate a cui, secondo li
    modelli interpretativi a lungo dominanti nell’antropologia e nell’etica
    occidentale, sembra finalizzata l’esistenza umana.
In realtà attorno al cibo e all’alimentazione si annoda una molteplicità
    di significati che rimanda ai campi più diversi dell’esperienza e del
    sapere. L’atto del nutrirsi , come tutti gli “universali” antropologici, si
    colloca difatti al centro delle riflessioni sul rapporto tra l’uomo e la
    vita, che è quanto dire al centro degli interrogativi più ardui
    formulati dal pensiero umano.
                                                              Fausto Clemente 2011
Alle origini: tre condanne esemplari
L’atto del cibarsi come occasione e veicolo della
        colpa nel racconto eloista della creazione
Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?... Hai forse
 mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».

Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato
   dell'albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che
   hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho
   mangiato».

(Dio disse) alla donna: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze,
   con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti
   dominerà».

All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato
    dell'albero … maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne
    trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita … Con il sudore del tuo
    volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei
    stato tratto …
                                                        (Genesi, 3,11-19, passim)
Le persone che non conoscono intelligenza e virtù, che badano
sempre alla buona tavola e a simili cose, vengono trasportate
verso l’infimo, e così errano tutta la vita; e mai, superando questo
limite, hanno innalzato lo sguardo a ciò che è veramente alto né
mai vi sono state trasportate, mai sono sazi, mai hanno
assaporato un puro e solido piacere. Ma, come bestie, tengono
sempre lo sguardo rivolto in basso, curve verso il suolo e le loro
mense, e pascolano rimpinzandosi e montando; per la smodata
cupidigia di questi piaceri si prendono a calci e cornate, e
s’ammazzano a vicenda con corna e zoccoli ferrei. La causa è
l’insaziabilità   .
(Platone, La Repubblica, libro IX, 586)
L’ “espropriazione” della corporeità e la sua
            sacralizzazione in Paolo di Tarso
•   1.Romani 6,13-14: «Non offrite al peccato le vostre membra come
    strumenti di ingiustizia [….], ma le vostre membra a Dio come
    strumenti di giustizia».

•   2. Galati 5,24-25: «Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la
    carne con le sue passioni».

•   4. 1 Corinti, 6,13-19: «Non sapete che i vostri corpi sono membra di
    Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di
    una prostituta? Non sapete che chi si unisce alla prostituta forma
    con essa un sol corpo? I due, è detto, formeranno una sola carne.
    Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito […]. Chi si
    dà all’impurità pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro
    corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi?».
E’ paradossale che ciò sia
avvenuto all’incontro di mondi
culturali che, nella loro tradizione
religiosa, hanno costantemente
interpretato l’atto del cibarsi come
veicolo privilegiato di contatto e
partecipazione col divino (ciò
accade sia nel sacrificio ebraico,
sia in quello greco-romano, sia nel
rito cristiano dell’eucaristia)…




                                       …L’ immedesimazione corporea col
                                        divino attraverso l’atto del
                                        mangiare, viene però circoscritta
                                        in un ambito mitico-rituale, e
                                        quindi all’interno della gestione
                                        separata (sacerdotale) del sacro.

                                                      Fausto Clemente 2011
Il cibo e la colpa
                       Appetito naturale
                       Ingordigia:intemperanza del
                       bisogno di nutrimento
                       (peccato della quantità)
                        Appetito sensitivo
                        Gola:intemperanza dei sensi
                        (peccato della qualità)
 (Se l'ingordigia è l'eccesso quantitativo della fame e,
quindi, l'insaziabilità dell'appetito naturale, la golosità ha
a che fare, con l'affinamento qualitativo dei sensi,
sottratti al controllo della ragione)
la separazione definitiva tra sensi e ragione
             nell’età moderna
La condanna del cibo e la gerarchia delle funzioni
                  conoscitive
        Dal sapere alla conoscenza

La bocca: organo deputato tanto al nutrimento
 quanto al logos (R. Barthes)

  Sensibilità    Sapere e libertà di scelta (gestiti nel complesso
  rapporto tra bisogno - desiderio – piacere - scoperta)

  Intelletto      Conoscenza (gestita all’interno di paradigmi
   interpretativi in cui i sensi giocano un ruolo puramente
   propedeutico e strumentale)


                                                  Fausto Clemente 2011
Do you smell a fault?
  (Shakespeare, Re lear, 1, 1)
“Parla come…mangi”
•    Noi abbiamo fame di conoscenza,                           •    ma diffidiamo delle persone
•    sete di sapere,                                                melliflue e di discorsi zuccherosi
•    voglia d'informazioni.                                    •    ci beviamo una storia ,soprattutto
•    Noi divoriamo un libro,                                        se nel racconto sono state usate
•    facciamo indigestione di dati,                                 parole dolci,
•    abbiamo la nausea di leggere o di                         •    invece di condirla con amare
     scrivere,                                                      considerazioni,..
•    non siamo mai sazi di novità,                             •    con battute acide o disgustose,
•    mastichiamo un po' di inglese,                            •    o, peggio, con allocuzioni insipide
•    ruminiamo qualche progetto,                                    e senza sale.
•    digeriamo a fatica alcuni concetti,                       •     Le storielle più "appetitose" sono
•    mentre assimiliamo meglio certe                                quelle infarcite di aneddoti pepati,
     idee piuttosto che altre.                                      di descrizioni piccanti e, vuoi
•    coltiviamo il gusto delle cose belle                           anche, di paragoni gustosi.
•    conosciamo il sapore del rimpianto                        •    siamo talvolta costretti a ingoiare
•    gustiamo i piaceri dell’amicizia                               bocconi amari
                                                               •    Infine… moriamo in odore di
                                                                    santità

    (l’elenco di metafore “alimentari” , con modifiche e aggiunte di mia mano, è suggerito da Andrea Tagliapietra in
    La gola del filosofo.Il mangiare come metafora del pensare, in “Xàos”, anno IV, n.1)
Cibo e conoscenza




“Descrivi l’aroma del caffè. Perché non
 riesce? Mancano le parole? E per che
 cosa mancano?”
                   L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche
La gerarchia dei sensi
La supremazia assoluta dei sensi distali
Tommaso d’Aquino:
“Il senso è potenza passiva fatta per essere modificata dal
    sensibile esterno….Ma c’è una doppia modificazione: una
    naturale l’altra spirituale. La naturale è quella con cui la
    forma del modificante è ricevuta nel suo essere naturale,
    come il calore in un corpo riscaldato. La spirituale invece è
    quella in cui la forma del modificante è ricevuta dal
    modificato nel suo essere spirituale, come la forma del
    colore     nella   pupilla,   che    non    diventa     perciò
    colorata…………Ma la vista, poiché non comporta
    modifica naturale né dell’organo, né dell’oggetto, fra
    tutti i sensi è quello massimamente spirituale”
         (Summa , pars I, quaestio XXVIII, articulus tertius)
Il naso, la lingua e la memoria

“Quando niente sussiste di un passato antico,
  dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione
  delle cose, solo, più tenui ma più vividi, più
  persistenti e più fedeli, l’odore e il sapore per
  lungo tempo ancora perdurano….a ricordare, ad
  attendere a sperare…portando sulla loro stilla
  quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso
  edificio del ricordo”

          Marcel Proust – La Recherche, Du côté de chez Swann
“L’epoca delle passioni tristi”

Desiderio della conoscenza    vs   Conoscenza del desiderio



          Eteronomicità dell’universale antropologico
 (sensi, piacere, bisogni, predisposizioni fisiche e psichiche)



Controllo prescrittivo                 gestione economica
Sublimazione                            affidata al mercato

                                                   Fausto Clemente 2011
La governance del giro vita



                     La sequenza pubblicitaria,
                    che alla suggestione dello
                    snack ipercalorico fa
                    seguire il richiamo
                    all’obbligo della dieta (per
                    motivi estetici e salutistici),
                    esemplifica in modo
                    insuperabile la discrasia
                    tra desiderio e colpa, fusi e
                    riconciliati solo della logica
                    universale del mercato.
vino, patate e mele rosse: la magia della
                    cucina
“Nel giroscale aleggiava un odore di mele così forte
  come in una cantina dove non c’è altro che frutta. Il
  profumo svaniva nella stanza in cui si giocava a carte,
  ma sembrava tanto più intenso ogni volta che passavi
  davanti     alla    porta.    Di tanto      in tanto    si
  inframmezzavano poi, appena percepibili, gli odori di
  spezie dei cibi che cuocevano a fuoco lento …Quando a
  un certo punto venne aperta una finestra si udì
  qualcuno dire: Si sente nell’aria la neve che lui diceva
  (Lui    era     l’annunciatore    delle    previsioni  del
  tempo)…Non si beveva più: il padrone di casa
  scordava di mescere e gli ospiti scordavano di vuotare
  i bicchieri. I sigari si spensero e le pipe si smorzarono.
  In cambio si sparse un odore di cotogne. E, da fuori,
  soffi d’aria di neve”.
                                      Peter Handke
Approccio interdisciplinare

Più elevato è il numero delle relazioni colte dietro la
  necessità di soddisfare il “naturale” bisogno di
  nutrimento, maggiore è la possibilità di sottrarre il cibo e
  l’atto dell’alimentazione all’insignificanza, alla ripetitività
  e alle devianze nevrotiche e ossessive, per recuperare le
  dimensione complessa, sensitiva, relazionale, cognitiva
  ed etica del cibo.

Si tratta di costruire attorno al cibo e all’alimentazione un
   “sapere” multidisciplinare e trasversale, che può dare la
   misura del buono/cattivo cibo e suggerire eventuali
   modalità d’azione nel contesto in cui ci si trova a vivere.
Prendere sul serio il cibo e l’alimentazione

   • Dimensione gnoseologica
   • Dimensione estetica
   • Dimensione sociale e affettiva
   • Dimensione edonistica
              ----------------------
   • Dimensione bio-medica
   • Dimensione economico-politica
   • Dimensione etica

                                       Fausto Clemente 2011
Dimensione etica
Etica individuale della Vita buona
  saper mangiare (sapere e saper scegliere,
  conciliando necessità, desiderio, gusto,
  appagamento)

Etica sociale della condivisione e della
  solidarietà
  sapere e saper scegliere, conciliando bisogni
  individuali e della realtà prossima con
  l’assunzione di responsabilità rispetto alla più
  ampia comunità umana e al suo futuro.
 Fausto Clemente 2011
“Nell’isola degli Utopii, larghissima (nel suo mezzo si
  stende ducentomila passi)…gli abitanti non cenano
  senza canti e abbondanza di frutti o confezioni: fanno
  profumi odoriferi, spargono unguenti e non risparmiano
  cosa alcuna che possa rallegrare il convito.
Non parendo loro che sia vietata alcuna voluttà , purchè
  non ne riesca qualche incommodo…abbracciano
  lietamente la bellezza, le forze e la destrezza, come
  doni giocondi e propri della natura.
 Gli altri sollazzi che per le orecchie, per gli occhi e per le
  nari passano all’anima, i quali sono propri dell’uomo
  (perché niuno animale considera la bellezza del
  mondo, né sente gli odori se non quando è utile per
  discernere il cibo, né si diletta della varietà dei suoni),
  questi, dico, volentieri accolgono”
                                     Tommaso Moro
Fausto Clemente 2011
Indicazioni bibliografiche essenziali
•   Massimo Montanari, Il cibo come cultura, Bari, Laterza, 2004
•   Alimentazione e cultura – a cura di Ivo Picchiarelli e Eros Barone, IRRE
    Lombardia, Franco Angeli Ed., Milano 2007
•   Deborah Lupton, L'anima nel piatto, Il mulino, Bologna 1999
•   Mary Douglas, Antropologia e simbolismo: religione, cibo e denaro nella vita
    sociale, Il mulino, Bologna 1999
•   Marvin Harris, Buono da mangiare : enigmi del gusto e consuetudini
    alimentari, Einaudi, Torino1992
•   C. Levi-Strauss, Il crudo e il cotto (trad. di Andrea Bonomi), Mondadori,
    Milano 1992
•   Francesca Rigotti, La filosofia in cucina: piccola critica della ragion
    culinaria,I l Mulino, Bologna 2003
•   Massimo Salani, A tavola con le religioni, EDB,Bologna 2000
•   Atlante dell'alimentazione e della gastronomia / coordinamento di Massimo
    Montanari e Francoise Sabban, UTET, Torino 2004
•   L'alimentazione, a cura di Alberto Capatti, Alberto De Bernardi e Angelo
    Varni, Einaudi, Torino 1998
Strumenti
•   Oretta Bongarzoni, Pranzi d'autore : le ricette della grande letteratura, Il
    Mulino, Bologna1996
•   Gian Luigi Beccaria, Misticanze. Parole del gusto, linguaggi del cibo.
    Garzanti , Milano 2011
•   Maurizio Sentieri, Cibo e ambrosia : storia dell'alimentazione mediterranea
    tra caso, necessità e cultura (in appendice: ricette, curiosità e osservazioni
    dietetiche), Dedalo, Bari 1993
•   Raffaele Bisso, Laura E. Parodi, La civiltà della fame: cibo, potere e povertà
    nel terzo millennio, Ed. Frilli, Genova 2002
•   Walter Vandereycken, Ron van Deth. Dalle sante ascetiche alle ragazze
    anoressiche: il rifiuto del cibo nella storia, Raffaello Cortina, Milano 1995
•   Massimo Montanari, La fame e l'abbondanza : storia dell'alimentazione in
    Europa, Laterza, Roma 1994
•   Paul Ariès, I figli di McDonald's : la globalizzazione dell'hamburger , Dedalo
    Bari 2000
•   Vivian Lapertosa, Dalla fame all'abbondanza : gli italiani e il cibo nel cinema
    italiano dal dopoguerra a oggi, Lindau, Torino 2002
•   Ira L. Meyer, Ricette da fiaba : 101 ricette di un grande chef ispirate ai più
    bei film Disney, The Walt Disney Company Italia, Milano 2003

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Fausto clemente, tra saperi e sapori

  • 1. Tra saperi e sapori: culture e Cultura dell’alimentazione Fausto Clemente Cefalù 20 settembre 2011 Gli animali si nutrono; l'uomo mangia: solo l'uomo di spirito sa mangiare. Anthelme Brillat-Savarin, Fisiologia del gusto, 1825
  • 2. Prima di iniziare… Le riflessioni che seguono intendono suggerire, in modo del tutto esemplificativo, che il cibo e l’alimentazione racchiudono una ricchezza di aspetti simbolici, iconici, estetici, sociali e psicologici solitamente occultati o da una forma di snobismo (in realtà provincialismo) culturale o per l’errata convinzione che l’atto del nutrirsi abbia esclusive implicazioni biologiche e medico-salutistiche, da affidare, a scuola, al professore di scienze e, nel privato, al dietologo di fiducia. E’ possibile che, in un convegno dove la ragione di fondo sta nella preoccupazione per le pratiche alimentari dell’Occidente opulento - pratiche che minacciano la salute e la qualità della vita di intere generazioni - soffermarsi su aspetti linguistici, sinestetici o letterari del cibo sembri una discutibile divagazione. Rimango tuttavia scettico nei confronti di una prevenzione e di un’educazione alimentare affidate esclusivamente a considerazioni di carattere bio-medico. E’ sotto gli occhi di tutti che conoscere bene le conseguenze di alcuni comportamenti alimentari, non basta ad arginarne la diffusione. Soprattutto presso gli adolescenti, l’atteggiamento oppositivo rispetto ai divieti provenienti dal mondo degli adulti, rende spesso vana, se non controproducente, ogni prescrizione.
  • 3. Al contrario, se lo scopo ultimo del nostro incontro è quello di integrare l’educazione alla salute psico-fisica in un curricolo autenticamente “formativo” delle competenze personali, sociali e civiche, un approccio polivalente, basato sulla confluenza di apporti pluridisciplinari, può meglio rendere conto della complessità del fatto alimentare: e soprattutto può persuadere a vivere il proprio rapporto col cibo cogliendone, al di là della funzione, la valenza sociale, le implicazioni sanamente edonistiche, il rapporto con le proprie radici culturali e con le tradizioni della comunità di appartenenza e, per chi vuole spingersi più oltre, le più impegnative implicazioni filosofiche, antropologiche o letterarie. Riprendendo e parafrasando la citazione di Brillat-Savarin (riportata nella slide iniziale) tutti mangiano, ma se si congiunge il “sapere” al “mangiare” si è raggiunto il livello del “gusto”, ovvero si è contestualizzato l’atto del nutrirsi in uno stile complessivo di vita fatto di rispetto di sé, piacere, equilibrio, misura e riflessione. Non è questo, in fondo, ciò a cui tutti vorremmo educare (ed essere educati) ? Fausto Clemente
  • 4. “Dimmi come mangi … Il cibo e i comportamenti ad esso in vario modo riconducibili appaiono relegati sistematicamente ai margini della tradizione culturale dell’Occidente. Alcuni motivi sono immediatamente evidenti: l’alimentazione richiama un bisogno volgarmente fisiologico, com’è quello della sopravvivenza corporea; l’atto del nutrirsi, inoltre, sembra particolarmente incline a quegli eccessi che costituiscono una degenerazione triviale delle funzioni più elevate a cui, secondo li modelli interpretativi a lungo dominanti nell’antropologia e nell’etica occidentale, sembra finalizzata l’esistenza umana. In realtà attorno al cibo e all’alimentazione si annoda una molteplicità di significati che rimanda ai campi più diversi dell’esperienza e del sapere. L’atto del nutrirsi , come tutti gli “universali” antropologici, si colloca difatti al centro delle riflessioni sul rapporto tra l’uomo e la vita, che è quanto dire al centro degli interrogativi più ardui formulati dal pensiero umano. Fausto Clemente 2011
  • 5. Alle origini: tre condanne esemplari
  • 6. L’atto del cibarsi come occasione e veicolo della colpa nel racconto eloista della creazione Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?... Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». (Dio disse) alla donna: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero … maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita … Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto … (Genesi, 3,11-19, passim)
  • 7. Le persone che non conoscono intelligenza e virtù, che badano sempre alla buona tavola e a simili cose, vengono trasportate verso l’infimo, e così errano tutta la vita; e mai, superando questo limite, hanno innalzato lo sguardo a ciò che è veramente alto né mai vi sono state trasportate, mai sono sazi, mai hanno assaporato un puro e solido piacere. Ma, come bestie, tengono sempre lo sguardo rivolto in basso, curve verso il suolo e le loro mense, e pascolano rimpinzandosi e montando; per la smodata cupidigia di questi piaceri si prendono a calci e cornate, e s’ammazzano a vicenda con corna e zoccoli ferrei. La causa è l’insaziabilità . (Platone, La Repubblica, libro IX, 586)
  • 8. L’ “espropriazione” della corporeità e la sua sacralizzazione in Paolo di Tarso • 1.Romani 6,13-14: «Non offrite al peccato le vostre membra come strumenti di ingiustizia [….], ma le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia». • 2. Galati 5,24-25: «Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni». • 4. 1 Corinti, 6,13-19: «Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sapete che chi si unisce alla prostituta forma con essa un sol corpo? I due, è detto, formeranno una sola carne. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito […]. Chi si dà all’impurità pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi?».
  • 9. E’ paradossale che ciò sia avvenuto all’incontro di mondi culturali che, nella loro tradizione religiosa, hanno costantemente interpretato l’atto del cibarsi come veicolo privilegiato di contatto e partecipazione col divino (ciò accade sia nel sacrificio ebraico, sia in quello greco-romano, sia nel rito cristiano dell’eucaristia)… …L’ immedesimazione corporea col divino attraverso l’atto del mangiare, viene però circoscritta in un ambito mitico-rituale, e quindi all’interno della gestione separata (sacerdotale) del sacro. Fausto Clemente 2011
  • 10. Il cibo e la colpa Appetito naturale Ingordigia:intemperanza del bisogno di nutrimento (peccato della quantità) Appetito sensitivo Gola:intemperanza dei sensi (peccato della qualità) (Se l'ingordigia è l'eccesso quantitativo della fame e, quindi, l'insaziabilità dell'appetito naturale, la golosità ha a che fare, con l'affinamento qualitativo dei sensi, sottratti al controllo della ragione)
  • 11. la separazione definitiva tra sensi e ragione nell’età moderna
  • 12. La condanna del cibo e la gerarchia delle funzioni conoscitive Dal sapere alla conoscenza La bocca: organo deputato tanto al nutrimento quanto al logos (R. Barthes) Sensibilità Sapere e libertà di scelta (gestiti nel complesso rapporto tra bisogno - desiderio – piacere - scoperta) Intelletto Conoscenza (gestita all’interno di paradigmi interpretativi in cui i sensi giocano un ruolo puramente propedeutico e strumentale) Fausto Clemente 2011
  • 13. Do you smell a fault? (Shakespeare, Re lear, 1, 1)
  • 14. “Parla come…mangi” • Noi abbiamo fame di conoscenza, • ma diffidiamo delle persone • sete di sapere, melliflue e di discorsi zuccherosi • voglia d'informazioni. • ci beviamo una storia ,soprattutto • Noi divoriamo un libro, se nel racconto sono state usate • facciamo indigestione di dati, parole dolci, • abbiamo la nausea di leggere o di • invece di condirla con amare scrivere, considerazioni,.. • non siamo mai sazi di novità, • con battute acide o disgustose, • mastichiamo un po' di inglese, • o, peggio, con allocuzioni insipide • ruminiamo qualche progetto, e senza sale. • digeriamo a fatica alcuni concetti, • Le storielle più "appetitose" sono • mentre assimiliamo meglio certe quelle infarcite di aneddoti pepati, idee piuttosto che altre. di descrizioni piccanti e, vuoi • coltiviamo il gusto delle cose belle anche, di paragoni gustosi. • conosciamo il sapore del rimpianto • siamo talvolta costretti a ingoiare • gustiamo i piaceri dell’amicizia bocconi amari • Infine… moriamo in odore di santità (l’elenco di metafore “alimentari” , con modifiche e aggiunte di mia mano, è suggerito da Andrea Tagliapietra in La gola del filosofo.Il mangiare come metafora del pensare, in “Xàos”, anno IV, n.1)
  • 15. Cibo e conoscenza “Descrivi l’aroma del caffè. Perché non riesce? Mancano le parole? E per che cosa mancano?” L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche
  • 16. La gerarchia dei sensi La supremazia assoluta dei sensi distali Tommaso d’Aquino: “Il senso è potenza passiva fatta per essere modificata dal sensibile esterno….Ma c’è una doppia modificazione: una naturale l’altra spirituale. La naturale è quella con cui la forma del modificante è ricevuta nel suo essere naturale, come il calore in un corpo riscaldato. La spirituale invece è quella in cui la forma del modificante è ricevuta dal modificato nel suo essere spirituale, come la forma del colore nella pupilla, che non diventa perciò colorata…………Ma la vista, poiché non comporta modifica naturale né dell’organo, né dell’oggetto, fra tutti i sensi è quello massimamente spirituale” (Summa , pars I, quaestio XXVIII, articulus tertius)
  • 17. Il naso, la lingua e la memoria “Quando niente sussiste di un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, solo, più tenui ma più vividi, più persistenti e più fedeli, l’odore e il sapore per lungo tempo ancora perdurano….a ricordare, ad attendere a sperare…portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo” Marcel Proust – La Recherche, Du côté de chez Swann
  • 18. “L’epoca delle passioni tristi” Desiderio della conoscenza vs Conoscenza del desiderio Eteronomicità dell’universale antropologico (sensi, piacere, bisogni, predisposizioni fisiche e psichiche) Controllo prescrittivo gestione economica Sublimazione affidata al mercato Fausto Clemente 2011
  • 19. La governance del giro vita La sequenza pubblicitaria, che alla suggestione dello snack ipercalorico fa seguire il richiamo all’obbligo della dieta (per motivi estetici e salutistici), esemplifica in modo insuperabile la discrasia tra desiderio e colpa, fusi e riconciliati solo della logica universale del mercato.
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  • 22. vino, patate e mele rosse: la magia della cucina “Nel giroscale aleggiava un odore di mele così forte come in una cantina dove non c’è altro che frutta. Il profumo svaniva nella stanza in cui si giocava a carte, ma sembrava tanto più intenso ogni volta che passavi davanti alla porta. Di tanto in tanto si inframmezzavano poi, appena percepibili, gli odori di spezie dei cibi che cuocevano a fuoco lento …Quando a un certo punto venne aperta una finestra si udì qualcuno dire: Si sente nell’aria la neve che lui diceva (Lui era l’annunciatore delle previsioni del tempo)…Non si beveva più: il padrone di casa scordava di mescere e gli ospiti scordavano di vuotare i bicchieri. I sigari si spensero e le pipe si smorzarono. In cambio si sparse un odore di cotogne. E, da fuori, soffi d’aria di neve”. Peter Handke
  • 23. Approccio interdisciplinare Più elevato è il numero delle relazioni colte dietro la necessità di soddisfare il “naturale” bisogno di nutrimento, maggiore è la possibilità di sottrarre il cibo e l’atto dell’alimentazione all’insignificanza, alla ripetitività e alle devianze nevrotiche e ossessive, per recuperare le dimensione complessa, sensitiva, relazionale, cognitiva ed etica del cibo. Si tratta di costruire attorno al cibo e all’alimentazione un “sapere” multidisciplinare e trasversale, che può dare la misura del buono/cattivo cibo e suggerire eventuali modalità d’azione nel contesto in cui ci si trova a vivere.
  • 24. Prendere sul serio il cibo e l’alimentazione • Dimensione gnoseologica • Dimensione estetica • Dimensione sociale e affettiva • Dimensione edonistica ---------------------- • Dimensione bio-medica • Dimensione economico-politica • Dimensione etica Fausto Clemente 2011
  • 25. Dimensione etica Etica individuale della Vita buona saper mangiare (sapere e saper scegliere, conciliando necessità, desiderio, gusto, appagamento) Etica sociale della condivisione e della solidarietà sapere e saper scegliere, conciliando bisogni individuali e della realtà prossima con l’assunzione di responsabilità rispetto alla più ampia comunità umana e al suo futuro. Fausto Clemente 2011
  • 26. “Nell’isola degli Utopii, larghissima (nel suo mezzo si stende ducentomila passi)…gli abitanti non cenano senza canti e abbondanza di frutti o confezioni: fanno profumi odoriferi, spargono unguenti e non risparmiano cosa alcuna che possa rallegrare il convito. Non parendo loro che sia vietata alcuna voluttà , purchè non ne riesca qualche incommodo…abbracciano lietamente la bellezza, le forze e la destrezza, come doni giocondi e propri della natura. Gli altri sollazzi che per le orecchie, per gli occhi e per le nari passano all’anima, i quali sono propri dell’uomo (perché niuno animale considera la bellezza del mondo, né sente gli odori se non quando è utile per discernere il cibo, né si diletta della varietà dei suoni), questi, dico, volentieri accolgono” Tommaso Moro Fausto Clemente 2011
  • 27. Indicazioni bibliografiche essenziali • Massimo Montanari, Il cibo come cultura, Bari, Laterza, 2004 • Alimentazione e cultura – a cura di Ivo Picchiarelli e Eros Barone, IRRE Lombardia, Franco Angeli Ed., Milano 2007 • Deborah Lupton, L'anima nel piatto, Il mulino, Bologna 1999 • Mary Douglas, Antropologia e simbolismo: religione, cibo e denaro nella vita sociale, Il mulino, Bologna 1999 • Marvin Harris, Buono da mangiare : enigmi del gusto e consuetudini alimentari, Einaudi, Torino1992 • C. Levi-Strauss, Il crudo e il cotto (trad. di Andrea Bonomi), Mondadori, Milano 1992 • Francesca Rigotti, La filosofia in cucina: piccola critica della ragion culinaria,I l Mulino, Bologna 2003 • Massimo Salani, A tavola con le religioni, EDB,Bologna 2000 • Atlante dell'alimentazione e della gastronomia / coordinamento di Massimo Montanari e Francoise Sabban, UTET, Torino 2004 • L'alimentazione, a cura di Alberto Capatti, Alberto De Bernardi e Angelo Varni, Einaudi, Torino 1998
  • 28. Strumenti • Oretta Bongarzoni, Pranzi d'autore : le ricette della grande letteratura, Il Mulino, Bologna1996 • Gian Luigi Beccaria, Misticanze. Parole del gusto, linguaggi del cibo. Garzanti , Milano 2011 • Maurizio Sentieri, Cibo e ambrosia : storia dell'alimentazione mediterranea tra caso, necessità e cultura (in appendice: ricette, curiosità e osservazioni dietetiche), Dedalo, Bari 1993 • Raffaele Bisso, Laura E. Parodi, La civiltà della fame: cibo, potere e povertà nel terzo millennio, Ed. Frilli, Genova 2002 • Walter Vandereycken, Ron van Deth. Dalle sante ascetiche alle ragazze anoressiche: il rifiuto del cibo nella storia, Raffaello Cortina, Milano 1995 • Massimo Montanari, La fame e l'abbondanza : storia dell'alimentazione in Europa, Laterza, Roma 1994 • Paul Ariès, I figli di McDonald's : la globalizzazione dell'hamburger , Dedalo Bari 2000 • Vivian Lapertosa, Dalla fame all'abbondanza : gli italiani e il cibo nel cinema italiano dal dopoguerra a oggi, Lindau, Torino 2002 • Ira L. Meyer, Ricette da fiaba : 101 ricette di un grande chef ispirate ai più bei film Disney, The Walt Disney Company Italia, Milano 2003