SlideShare una empresa de Scribd logo
1 de 12
Descargar para leer sin conexión
“E chi sei tu?” disse il Bruco. “Ehm veramente non saprei, signore, almeno per ora…”

Lewis Carroll , Alice in wonderland

Di come nasce ed opera un gruppo sulla narrazione educativa…

Questa narrazione trae spunto dall’esperienza di formazione realizzata durante il seminario
regionale “Imparare ad imparare” per presidi e insegnanti svoltosi a Taormina dal 16 al 18
aprile scorso, coordinato dagli ispettori MIUR Pulvirenti e Barzanò, con la partecipazione
delle esperte Romano e Vigliani. Ricevo la proposta di collaborare alla conduzione dei lavori
di gruppo qualche giorno prima del seminario e sono felice di ritagliare nella settimana
lavorativa tre giorni di formazione. Sarà sicuramente un’occasione per ripensare il lavoro di
conduzione di scuole che faccio ormai da tanti anni ed anche per incontrare vecchi e nuovi
amici.
Nella prima giornata, dopo le relazioni introduttive al seminario, ci si riunisce per stabilire
l’organizzazione dei gruppi di lavoro. Si decide di dare la possibilità di scelta ai corsisti
ponendo però ovviamente un limite al numero dei partecipanti ai gruppi. Dopo le scelte, il
seminario sulla fotografia risulta gettonatissimo (per la verità avrei voluto parteciparvi io
stessa…) e dunque non si possono rispettare tutte le preferenze. E così accade che alcuni che
avrebbero voluto partecipare al seminario fotografico di Carlotta Vigliani finiscono nel mio
gruppo…
Penso allora che per venire incontro alle aspettative di tutti sarebbe interessante provare a fare
del nostro lavoro di gruppo una specie di laboratorio fotografico, tenendo al posto
dell’obiettivo soltanto il nostro sguardo ed un foglio di carta da riempire: “Noi non creiamo il
mondo,(…), ne creiamo le forme. La fotografia è un dettaglio, un frammento di queste
pieghe, un particolarissimo scorcio di un insieme che viene colto dalla fantasia, dalla
memoria, dalla cultura di chi le ha osservate. Come per ogni evento che ha la capacità di
impreziosire la nostra anima è lo stupore a farci voltare lo sguardo…”, scrive Carlotta
Vigliani nel brano di introduzione al suo seminario.
Ecco.
Alla ricerca del migliore scatto per “fotografare” l’identità, non solo professionale, il nostro
gruppo si troverà di fronte ad una domanda (“Chi sei tu?”) e ad una non-risposta (“Veramente
non saprei, per il momento…”) tratti dal testo di Carroll. Se saremo disponibili a metterci
apertamente in gioco scavalcando fragilità e incertezze, ci è data l’occasione di osservare luci
ed ombre della nostra immagine professionale con lo scopo di riflettere criticamente e di
sviluppare nuove prospettive di identità educativa.
Mettiamoci dunque all’opera. Il metodo proposto dai coordinatori (brainstorming in circle
time) si attaglia particolarmente al compito, e non c’è alcun bisogno di spiegare le regole,
siamo tutti professionisti della comunicazione: dopo la mia breve introduzione al dialogo
narrativo e l’assegnazione del ruolo di osservatore verbalizzante ad un membro del gruppo,
Salvatore, subito arrivano i primi interventi. Si partecipa al dialogo in modo diverso: chi
intervenendo più volte, chi con lo sguardo silenzioso e attento. Tutti sono molto interessati,
in condivisione o in contrapposizione, alle idee e alle esperienze tratteggiate dagli altri.
Insomma, incominciamo a “svelarci” a vicenda. E lo facciamo in maniera accorta, attenta,
inizialmente dietro i paraventi del dover essere (utilizzando prevalentemente un linguaggio
normativo impersonale…”a scuola si deve, noi tutti dovremmo fare…”), per poi acconsentire
- quando il ghiaccio si rompe e gli sguardi degli altri non sono per noi più tanto estranei - e



	
                                                                                              1	
  
farci ritrarre con estrema naturalezza, nell’atto di una riflessione matura all’interno della
complessa dialettica identità personale – professionale.
Dal fertile terreno della narrazione nel gruppo emergono tante diadi e altrettanti percorsi
educativi: educatore - ragazzo; sicurezza di sé – rischio; preside - insegnante; autorità -
autorevolezza; singolo - gruppo. Lo sguardo degli altri, in quelle due ore in cui lavoriamo
assieme, rappresenta l’occasione per esplorare senza eccessiva retorica e infingimenti la
dimensione conflittuale e collaborativa della relazione con l’altro che sottende al
miglioramento della nostra identità professionale. Dall’intreccio relazionale e cognitivo
emerso prendono forma alcune idee chiave comuni: l’esistenza di un legame profondo (per
alcuni versi quasi “indicibile”) tra identità personale e identità professionale; la
consapevolezza della ricerca continua di equilibrio lungo il cammino dell’identità
professionale; la relazione tra essere e volere; la fondamentale importanza di uno scopo
comune tra i membri della comunità educativa; l’altro (il collega, l’allievo) come specchio in
cui ricercare e ritrovare le nostre sembianze.
Terminato il tempo a disposizione per il circle time, si tratta di dare corpo alle immagini e
dunque di incominciare a narrare. Dopo l’iniziale stupore per il compito assegnato, nessuno si
tira indietro, e tutti, anche i più silenziosi, si dichiarano disponibili a scrivere. Dapprima non
si sa bene come e che cosa di preciso… s’intuisce però che emergerà in ciascuno qualcosa che
ha a che fare in modo genuino con l’esperienza di formazione appena conclusasi. E però, alle
prime indicazioni del compito assegnato non si muove quasi nessuno e nulla. E’ veramente
difficile dare il la….
“Vai sul pesante!” aveva ragione chi aveva commentato così la mia scelta di utilizzare, tra i
tanti proposti, proprio quel frammento del testo di Carrol .
“E chi sei tu?” … “Ehm veramente non saprei, signore, almeno per ora…” E’ vero, a ben
pensarci, la risposta di Alice sembra un nonsense, eppure credo che siano di non poco conto le
questioni da portare alla luce... C’è da mettere in gioco l’insostenibile leggerezza dell’essere
in educazione…
Di fronte alla situazione di stallo ho un’idea! Ci aiuterà l’esempio: leggo ad alta voce un
brano tratto da “Il tempo della ri-creazione”, testo che nasce come documento dell’esperienza
di auto-formazione realizzata con racconti di esperienze nell’imparare e insegnare. Il brano
che mi capita sottomano e che scelgo lì per lì è breve, mezza paginetta, semplice, ma incisivo:
un insegnante ci racconta come una lezione sull’elettricità sia stata l’occasione per riuscire a
coinvolgere nel dialogo educativo un ragazzino “difficile”…
A quel punto tutti sono pronti.
Tutti sanno qual è la storia personale da raccontare, quella che dirà ciò in cui si crede
profondamente, il carburante che dà fuoco al motore giro dopo giro.
E finalmente tutti ci stanno a raccontarlo agli altri.
Anche io.
                                                                  Maria Paola Iaquinta


                                                *****


La mia presenza nei consigli di classe, è stata determinante per avere una conoscenza della
realtà (sia per quanto attiene il corpo docenti che gli alunni) . Inoltre attraverso la discussione
dei casi più difficili, (inerenti agli alunni che hanno evidenziato disagio nell’apprendimento,


	
                                                                                               2	
  
nell’accettazione delle regole scolastiche) riflettendo insieme si è giunti a una condivisione di
valori, obiettivi che si sono realizzati elaborando strategie idonee e verifiche che hanno
consentito di perfezionare gli interventi educativi e garantire integrazione scolastica. Ho così
potuto individuare mission e vision, obiettivi, comunicarli e implementarli, stabilire
un’identità e favorire senza eccessivi traumi il cambiamento per alcuni docenti ancorati a
una didattica poco aggiornata e di dare un senso alle azioni di ciascuno. Ho cercato di stabilire
una comunicazione efficace , improntata alla collaborazione e cooperazione. Al centro di ogni
impegno, proposta o azione didattica, è stato considerato l’alunno,coinvolgendo la sua sfera
emotiva, sociale, morale; (pertanto sono stati tenuti in considerazione i livelli di partenza
degli alunni , attraverso i test d’ingresso) per valorizzare e trasformare capacità personali in
abilità e competenze.         Ho condiviso con i docenti l’importanza              di incuriosire
l’alunno,cercando di fargli cogliere il senso della nuova conoscenza rendendo
l’apprendimento significativo. Infatti per imparare in modo significativo bisogna mettere
l’alunno in condizione di collegare la nuova informazione a concetti già appresi. Importante è
stato anche lavorare sulla motivazione e la fiducia, elementi fondamentali per acquisire la
competenza essenziale di imparare ad imparare, in vista di un apprendimento continuo.
                                                                   Luisa Amantia
                                             *****
Alice nel bosco...
Prof, quando finisce, l’attende il Preside...a una tale comunicazione subito si riflette” dove ho
sbagliato?”...ma in effetti mi attende una sorpresa inaspettata un convegno di tre giorni a
Taormina ...!Accetto con gioiosa attesa che mi colloca nel limbo della gita aziendale di
fantozziana memoria e il viaggio studio di fine ciclo.
Il primo incontro pomeridiano è il solito schema ricco di diagrammi di flusso,sinusoidi
colorate ,magistralmente illustrate da un dotto relatore che ci comunica l’invecchiamento
dell’organico nazionale, il divario generazionale, e che la scuola non sa che strada
imboccare...Oddio,se i prossimi incontri saranno simili ,aleggia nell’assemblea un vago senso
d’angoscia... Ma tutto cambia quando il giorno seguente veniamo accorpati in gruppi di
lavoro scelti da noi,in fondo ,visto che,abbiamo indicato fra le tematiche proposte quella a noi
più congeniale
“E tu chi sei ?Alice risponde ,non lo so con certezza...
Il bosco frondoso e impenetrabile ai raggi del sole si trasforma in variegata opportunità di
erbe e fiori colorati ,e in sentieri invitanti...Alice si erge e si dispiega...
Il brainstorming usato come tecnica per guidarci nella riflessione si connota come
opportunità, atta a far emergere incertezze e sicurezze,speranze e malumori ,esperienze di vita
.Tutti siamo invitati a trasporre le nostre scelte ,i perché,e come ci orientiamo nel labirinto
della professione docente e come la accordiamo alle sfide delle nuove generazioni, alle loro
paure e necessità,al profondo bisogno di comprensione e “spazio” d’ascolto che ci viene
chiesto tacitamente e silenziosamente attraverso gli sguardi rivolti a noi verso la cattedra ,dai
nostri banchi quotidiani...Una opportunità del genere mi sembra quasi irreale,..La costante
allenata forza duplice dell’armonica proposta di personalità e professionalità emerge dal mio
elaborato,poche riflessioni in realtà,ma certamente bastevoli per definire il confronto che
rende necessaria la comunicazione scambievole,fra docenti eguali nella sfida ,e simili nelle
aspettative.
La produzione dei lavori di gruppo ,rende visibile ,la forza,la condivisione e anche la capacità
di trasporre in parole esperienze e speranze.


	
                                                                                             3	
  
Certo la scuola contemporanea di ogni ordine e grado, si interroga sulla sua realtà, le viene
richiesto di essere ente formativo, ponte tra le generazioni e anello di congiunzione in una
società che mente a se stessa, dove la base familiare, della prima cellula si è frantumata e così
pure il messaggio base educativo su cui poter lavorare e innestare nuove consapevolezze,
cardine di un nuovo ordine collettivo, ricco di tecnologie povero di eticità, spinta verso
conquiste economiche che si sono trasformate spesso in miraggio.
Vaga, il senso di abitudine che spesso incancrenisce il ruolo dell’insegnare e la rassegnazione
diventa velo, che copre fluttuando gli organici di ogni scuola. La difficoltà di aprirsi al
confronto, abbattendo la soggettività, è l’ostacolo da sormontare, ormai obbligatoriamente, se
desideriamo che l’istruzione sia vera formazione e offra un sostegno reale alla collettività.
Il lavoro di gruppo in sinergia sarà la possibile risposta... così Alice ritornerà a parlare con gli
ospiti del bosco e sarà gioiosa e consapevole dell’identità e della sua scelta.
Annamaria Carabillò Non uno di meno A.S. 2010/2011
Il dirigente scolastico mi conferma una V classe ,conosco la realtà di questa classe:partita al
triennio con 23 elementi, giunta al traguardo con soli 13.Non voglio affrontare la solita
ripartizione tre fasce di apprendimento qualche elemento di spicco..etc.,ma dentro la classe è
presente un discente che silenzioso e avulso dal contesto classe ,rimane quasi estraneo al
curriculum. Fragile la sua sicurezza di contenuti,ma propositivo il desiderio e la voglia di
“sfidare”il giudizio (!!!!!!!!)di alcuni docenti del CDC..Mi interrogo:e se fosse mio
figlio?come lo aiuterei?cosa farei per far crescere la sua autostima? Cerco empaticamente e
con fatica di penetrare il suo muro di silenzio e apatia .Valorizzo i suoi minimi successi,e
ignoro volutamente gli insuccessi .Gli assegno il ruolo di “lettore ufficiale del quotidiano in
classe,”e voce nascosta,alla vista dell’auditorium, ma anello di congiunzione nella
rievocazione del “giorno della memoria”sensibile e presente cardine della rappresentazione
del testo scritto,mi fermo con lui durante l’intervallo,gli parlo e gli tendo la mano,e piano
piano lo conosco meglio,si svela una sensibilità triste e dolorosa,una consapevolezza di
mancanza di mezzi e strumenti,che lo hanno caratterizzato armonizzo l’esposizione del suo
pensiero riflesso e lo conduco,letteralmente agli esami di stato.(mi “batto”per la sua
ammissione).
Esami dignitosi,che mi confermano           come il lavoro di fiducia e sicurezza affettiva
“creano”l’uomo
L’armonico equilibrio del docente tra essere ed apparire …
Estate, vacanze, Capodanno 2012:festa di luci e affetti familiari che lievitano,ma la gioia più
pura è stato questo messaggio:Proooff le auguro un anno nuovo pieno di gioia ,salute e tante
avventure che l’hanno caratterizzata e l’hanno resa la prof stupenda che è con affetto Rosario
…
P.S. Rosario è oggi VFA nell’esercito.
L’avvenuta maturazione di Rosario,lenta e complessa ,che doveva giungere su un vissuto
relativamente difficile mi rendeva una sfida quotidiana,tra la professione docente e l’umana
personale realtà, che stranamente arricchiva più me ,che lo studente in oggetto.
Non valicando mai, i confini dei ruoli ,spesso gli insegnanti devono riconoscere l’onore e
l’onere ,di divenire migliori per sé e per le generazioni che transitano nelle loro aule.
                                                                  Annamaria Carabillò


                                                *****


	
                                                                                                4	
  
La scuola che verrà …
C’era una volta ..ma c’è ancora(??????) il maestro, occhialini curvi,matite (il fascino della
grafite e della scrittura !!)ben appuntite,nel taschino della sua giacca di maglia,che con un sol
sguardo degli occhi cilestrini e svagati,coglie umori,gesti, capricci e dispetti,dei suoi
alunni,desideri , paure,angosce e che indica parlottando attraverso aneddoti e racconti la via
della virtù ,la scelta di apprendere”..
C’era una volta ..il giovane e supponente maestro tecnologico,per lui non esiste tabù e segreto
che con un magico tocco delle sue 10!.dita non si di sveli,.. schermi luminosi,parole in
fila,giochi per imparare,tutto senz’anima”,conosce “ i suoi allievi solo per indirizzo mail
,numeri che riempiono caselle … quale emozione balena negli occhi dei suoi alunni per aver
compreso e fatto propri regole e assiomi?Scoprirà mai la gioia leggera ,l’euforia di “dare” ,la
possibile paura di interrogarsi su” chi sei”?
per sé e per gli altri, di divenire presenza ,riferimento ,orientamento per i suoi discenti?Può la
spersonalizzazione essere il metro valutativo delle giovani generazioni?L’omologazione del
pensiero e dei sentimenti.
La diversità, davvero non sarà più tenuta in nessun conto?
C’era una volta.....l’aula con grandi banchi di legno,allocazioni sinistre per il calamaio,alunni
colorati di celeste,rosa e bianco,lavagne enormi, stridii di gesso finestre insormontabili,
freddo diffuso,.maestra con grembiale nero,(è la testa che conta, non la sfida alla “firma” !!!!)
pareti tappezzate di segni d’alfabeto colorato ,cartine sbiadite di una Italia che fu …. III
guerra d’indipendenza,assetto politico del 1848….che gioiosa attesa del crescere, tabelline a
memoria, settimane di “dettato”per scrivere la poesia da imparare a memoria,le gare della
ripetizione con premio la stella di carta con su scritto 1, che profumo di libertà in quest’aula...
I miei giovani lettori mi accuseranno di retorica retriva e sterile ,in effetti ho solo proposto un
dilemma attraverso la celia:credete davvero che la cancellazione del maestro di antica
memoria sia proficua ?che la disumanizzazione dell’apprendere,
la valutazione UNICA, basti a far incanalare il sapere e a rendere spendibili le
conoscenze.?.sento già una voce che dice :.viviamo nel villaggio globale ,il volo di una
farfalla in Asia scatena il terremoto in Italia , le nuove sfide sono legate a quanta tecnologia
saprai utilizzare per risolvere,vorrebbe forse tornare all’età della pietra?ma dove vive? Senza i
social network, io, non saprei come spendere i miei pomeriggi,figuriamoci se mio figlio
dovesse abolire il computer …
meno male che è solo una voce …
ho solamente usato un po’ di memoria per sorridere,reputo saggio, aprirsi alle conoscenze
sempre nuove e affascinanti,ma lasciatemi ancora credere che la potenza di un sorriso e una
parola non siano sostituibili o ANNULLABILI con un CLIK …
                                                                 Annamaria Carabillò

                                             *****

Nei lunghi intervalli di tempo in cui mi dirigo a scuola (circa 200 km quotidiani) spesso, sul
filo di immagini e suoni … albe livide,tramonti dorati, cieli e mare smaltati di blu,colonna
sonora Secret Garden si inanella il pensiero riflesso … dove vado? perché? E la più terribile
fra le domande e i dubbi..:chi sono?....
Penso che se l’entusiasmo costante e la gioia di “dare” non guidasse la mia volontà



	
                                                                                               5	
  
mi avrebbe ,certo, vinta la fatica
Anni di insegnamento non deturpano la sfida quotidiana di ogni anno ..visi nuovi,uomini e
donne “in fieri”
Al di là dei saperi e dei contenuti ,la crescita individuale mi interessa e mi stimola facendomi
usare mezzi e strumenti ,spesso, desueti ,l’uso della “parola” la capacità empatica di stimolare
curiosità, voglia di conoscere e di misurarsi
Trascorrono i dirigenti scolastici ,ma il recupero di uno e non solo uno dei miei studenti mi
ha sempre reso felice. E basta solo questo a far si che la sveglia suoni alle 4,45 ogni mattina e
che l’autostrada si snodi davanti a me...


                                                        Annamaria Carabillò

                                            *****

In una piccola isola del Mediterraneo Giuseppe fa l’insegnante di lettere. Quando ha saputo
dell’incarico ne è stato molto felice: ama il mare, leggere e la solitudine, e il ruolo e il luogo
che gli sono stati assegnati gli permetteranno di godersi le sue passioni. Il tempo passa in
fretta e bene, almeno per quanto riguarda lo studio e la soavità della vita quotidiana. Non così
convincente è invece il rapporto di Giuseppe con la scuola e, soprattutto, con i suoi alunni.
Non è che gli venga mancato un doveroso rispetto: i ragazzi ascoltano le lezioni e fanno i
compiti a casa che vengono loro assegnati. Ma tutto finisce lì. A Giuseppe sembra che i suoi
alunni non riescano ad appassionarsi a quello che fanno a scuola, non sono curiosi di capire
fino in fondo le lezioni che il loro professore prepara scrupolosamente e con dovizia di
informazioni. Insomma, non fanno domande più del dovuto, si limitano ed eseguire le
consegne, ma i loro sguardi rimangono assenti, o piuttosto rivolti oltre a quello che si trovano
di fronte: l’insegnante, la lavagna, le carte tematiche, le cose dell’aula e della scuola. Una
mattina Giuseppe si sveglia prima del previsto, nonostante sia domenica. Sente fischiare
allegramente giù in strada e decide di fare una passeggiata mattutina per respirare a pieni
polmoni l’aria buona del posto. Incontra il piccolo Bartolino, il più silenzioso dei suoi giovani
alunni, che lo saluta timidamente. Era lui a fischiare. Bartolino, incoraggiato dalle domande
del suo professore, racconta il suo interesse per gli uccellini. Passa le ore ad osservarli, a
scrutarne le movenze, ad ascoltarne i gorgoglii. E si diverte a imitare, fischiando, le loro
cadenze musicali. Tutto questo preoccupa un po’ il papà del piccolo Bartolino, che fa il
pescatore, come quasi tutti i genitori della scuola, e preferirebbe che il figlio trascorresse più
tempo in barca e si destasse in lui interesse per il mestiere del padre e dei suoi avi. Il
professore ascolta Bartolino con attenzione e a questi non par vero che la sua storia possa
piacere tanto al suo insegnante di italiano, che fino a quel momento aveva visto come un
uomo molto serio, preso dal suo lavoro di insegnare ai suoi alunni cose molto serie ed
importanti. Pian piano Giuseppe comincia a partecipare alla vita dell’isola, parla con i
pescatori, ne ascolta le inquietudini, le preoccupazioni per il futuro dei loro figli, in un mondo
che muta in fretta e si stenta ad riconoscere nel racconto degli anziani. Un anno scolastico è
già trascorso. Le cose sono molto cambiate rispetto ai primi tempi. In classe c’è più
partecipazione. I ragazzi sono incoraggiati a parlare delle cose che a loro piacciono tanto e di
cosa sono molto bravi a fare. Giovanni, che nella sua classe è stimato e benvoluto da tutti per
il coraggio e la generosità, un giorno ha spiegato a tutti come si costruisce una fionda e le sue,
è risaputo, sono le migliori dell’isola, elastiche al punto giusto ed infallibili.
                                                                       Gianfranco Rosso



	
                                                                                              6	
  
*****

L’interrogativo “Chi sono io”, postici nell’ambito del seminario di ricerca, m’induce a
focalizzare la mia attenzione su una circostanza di disagio che ha vissuto e continua a vivere
un alunno che frequenta la terza classe della scuola secondaria di primo grado dell’Istituzione
Scolastica dove opero.
Giovanni, già dagli anni precedenti, dimostra difficoltà relazionali all’interno del gruppo
classe con i compagni e con i docenti, che si traducono in scontri e conflitti, azzerando, di
conseguenza, i risultati del profitto scolastico.
Spesso, nel corso del triennio, nei consigli di classe si è parlato di lui, sono state escogitate
strategie che non hanno prodotto risultati significativi.
Quest’anno quasi tutti docenti del consiglio della sua classe hanno voluto, contro la mia
volontà, impartire una sanzione disciplinare. Credendo che questo genere di risposta si carica
solo parzialmente di valore pedagogico e formativo, ritenendo smarrito il consiglio
nell’assunzione di questa posizione, cerco, memore di un altro intervento adottato e rivelatosi
positivo l’anno scorso con lui, di convincere tutti a utilizzare il rapporto uno a uno. Infatti,
s’infligge una sospensione dalle lezioni, però, si obbliga a frequentare, regolarmente, la
scuola e ad aiutare la docente di educazione fisica a sistemare gli attrezzi in palestra. Al
termine del periodo di sospensione per rispondere adeguatamente, dopo la sanzione, alle sue
richieste, esplicitate con il comportamento scorretto, lo affidiamo, in alcuni momenti difficili
della giornata, al docente di artistica che, al suo primo anno di servizio nella scuola, attraverso
alcune prove scopre un suo talento nel campo artistico.
Giovanni instaura, anche, con il secondo docente un rapporto sereno e, persino, produce un
lavoro che lo porta a partecipare a un concorso, si classifica primo ed è premiato in una
cerimonia con altri partecipanti e con la presenza di docenti delle scuole interessate e dei
famigliari.
Questa circostanza mi permette di imparare a vedere oltre, anche nei momenti in cui gli altri
non scorgono niente, per imparare a ricreare situazioni positive e di miglioramento, finalizzate
al successo formativo.
                                                                   Enzo Lonero

                                              *****

LA SOMMA DELLE DIFFERENZE: “L’IDENTITÀ NASCOSTA”
(Liberamente ispirato alle discussioni di martedì 17 aprile 2012)
Una dura relazione umana: il docente, il discente, il dirigente. Tanti attori … tanti protagonisti
… tanti spettatori.
L’esperienza di oggi conserva “liberi interventi” attraverso il nostro moderatore Maria Paola.
Vengono pertanto alimentati passaggi significativi, cambiamenti ed esperienze del vissuto
lavorativo del gruppo. Si tratta dell’intreccio di considerazioni personali, di autentico e
genuino, sull’esigenza di ascoltare … di ascoltare se stessi e gli altri. E’ una realtà filtrata per
mezzo di svariate metodologie di intervento dove le esperienze si mescolano alle proposte:
idee diverse che vengono incoraggiate, sostenute, ma anche definite e meglio calibrate.
Un nuovo ruolo di organizzazione e coesione sociale «nella scuola» e «per la scuola». Un
“sistema scuola”, per non perdere l’identità personale e professionale, dove le individualità



	
                                                                                                7	
  
costituiscono “risorse”, dove le professionalità e le energie di tutti convergono e non si
disperdono: “la somma delle differenze” insomma!
Una panoramica variegata sul “contesto” in cui si opera, sul coordinamento e la gestione
organizzativa, la valorizzazione del personale, l’identità e la credibilità di tutti e di ciascuno.
Ampio spazio viene concesso al tema della “riflessione sull’identità” … spesso qualcosa che
crea vertigine in chi la percorre: niente saperi precostituiti, non solo trasmissione di contenuti.
C’è bisogno di un facilitatore degli apprendimenti, di “imparare ad imparare”, di avere un
chiaro riconoscimento valoriale che rappresenti la propria identità di specialista della
formazione.
Quale leadership allora? Una ricetta complicata da vari ingredienti per grandi e per piccini:
•  Una buona dose di “identità personale e professionale” … per guardarsi dentro;
•  Tanto ascolto … per conoscere gli altri e capire chi ci sta di fronte;
•  Una prospettiva comune … per mettersi sempre in gioco nelle relazioni e andare avanti
   verso un obiettivo definito;
-      … e “sale” quanto basta … al fine di coordinare, organizzare, valorizzare e dare
concretezza e continuità alle attività.
•         Buon appetito!

                                                          Salvatore Pennacchio

                                              *****
       Riflessioni
“Sono bravo come prima o più di prima, ammesso che lo sia…”
Sono a Taormina per partecipare a un seminario dal titolo “Imparare a imparare”.
Ho incontrato colleghi che non vedevo da tanti anni con i quali ho condiviso esperienze
didattiche oltre che umane anche interessanti.
Riflettendo, su me stesso, a conclusione di un brainstorming dal tema “ Chi sei tu”, sono
arrivato ad una conclusione anche di merito sull’oggetto della discussione.
Io Dirigente, io Insegnante, io alunno, sono quello che mi ha dato madre natura, quello che mi
ha dato l’ambiente socio-familiare e culturale di provenienza ma anche quello che in parte ho
deciso di diventare.
Questa triade, dobbiamo cercare di tenerla sempre in considerazione e soprattutto metterla in
atto nell’espletamento della nostra funzione, non dimenticando la citazione di Shön D. che
così recita “La riflessione durante la pratica di lavoro crea innovazione e apprendimento”.
Breve narrazione di un’esperienza fatta con un alunno brasiliano diversamente abile
(autistico) di nome Luca adottato da una famiglia italiana a Gorgonzola.
In una prima media, ho avuto come alunno un ragazzino che si è molto interessato alla storia
di “Biancaneve e i sette nani”.
E’ stato un momento di condivisione con la classe che assieme a Luca ha trattato la fiaba. Con
Luca, dopo averla letta, abbiamo pensato di fare una piccola ricostruzione, non solo narrata,
ma anche grafica approfittando delle doti “artistiche” che mostrava il ragazzino. Per rendere
ancora migliori i personaggi rappresentati, ci siamo avvalsi dell’uso del PC; abbiamo



	
                                                                                               8	
  
colorato, ingrandito, “vestito” e “travestito” i vari personaggi, fino a renderli riconoscibili e
rintracciabili anche all’interno della nostra era.
Credo che Luca abbia rintracciato in questa fiaba, una parte del suo difficile vissuto familiare
e personale. Spesso i personaggi (dalle classiche definizioni) di BUONI e CATTIVI,
interscambiavano le loro virtù e i loro vizi, come se Luca non avesse ancora ben chiara quale
è la realtà che adesso vive. Non si può non sottolineare che ogni bambino, ragazzo porta
dentro di sé un bagaglio di vita che spesso è difficile interpretare da noi adulti e dimenticare
per lui. Ecco perché anche le fiabe, da meravigliose e fantastiche, si tramutano in reali e dure.
Sta a noi educatori, abituare i ragazzini a discernere e a non considerare soltanto il bene e il
male come categorie assolute, ma calarle nella nostra realtà per intravederne limiti e vincoli.
Questo lavoro , ha permesso di attenzionare l’analisi dei bisogni non solo cognitivi dei
ragazzi, ma anche educativi e formativi; è stata data più attenzione all’ascolto, ai problemi
interelazionali, alle parole che non vengono dette, alle necessità di aiuto non sempre
manifestate, il tutto entrando in punta di piedi verso la comprensione del lato più misterioso di
un ragazzino, e quindi di più difficile interpretazione. I risultati da loro stessi offerti, hanno
avuto come diretta conseguenza, la scoperta di esempi negativi da non emulare e da non
ripetere.

                                                         Roberto Pennavaria


                                            *****

Dal passato...al presente
Dopo pochi anni dalla mia nomina in ruolo , in qualità di Coordinatore , il D.S. mi comunica
che è arrivato il nuovo docente di informatica e mi invita a presentarlo alle classi che
condivideremo. Bussano alla porta e con mia grande sorpresa ritrovo un mio ex alunno,
immediatamente mi tuffo nel passato e come Alice nel Pese delle Meraviglie vado al mio
primo anno di insegnamento, appena laureata con tante insicurezze e soprattutto con la mia
più grande indecisione : voglio fare l’insegnante? Mi rivedo seduta in cattedra, severa e al
tempo stesso insicura , ho in mano uno strumento che si chiama valutazione ( lo so
adoperare?) che mi fa sentire importante. Mi rivedo componente di un C.d.C. formato da
insegnanti con grande esperienza e carisma e che di fronte al mio modo di affrontare il
rapporto con gli alunni mi invitano ad essere presente, ad ascoltare, a mediare e a chiedermi “
chi sono io?”
“Buongiorno prof!” sono il nuovo insegnante di informatica. Torno alla realtà, guardo in
faccia i miei alunni che come tanti bruchi mi chiedono:” chi sei tu?”Questa volta posso
rispondere, sono una docente consapevole del suo ruolo,convinta e coinvolta nella vita
scolastica ma che non dimentica mai di fronte alle quotidiane problematiche scolastiche di
mettersi in discussione e chiedersi “ chi sono io?”.
                                                        Raimondi

                                            *****

Ho ancora un sogno
Sogno che ciascuno scopra la bellezza della vita e dell’essere al mondo.



	
                                                                                              9	
  
Sogno che ciascuno, scoperti i suoi talenti, trovi il proprio posto nel mondo e sia felice nel
rispondere il suo “sì” quotidiano e generoso alla vita.
Sogno che ciascuno sia felice della felicità dell’altro, che non toglie niente alla propria.
Sogno che ciascuno abbia la possibilità di costruire con amore e responsabilità il proprio
sogno, rispettando gli altri e volendo che essi costruiscano il proprio.
Sogno che la scuola possa essere, insieme alle altre istituzioni, promotrice di questo sogno.
Sogno (ma questo non è più un sogno) che altri condividano questo sogno …
Alcuni anni fa un gruppo di insegnanti ha tramutato il sogno in realtà.
Nella collaborazione piena e fattiva con il Dirigente Scolastico, sensibilizzando a catena tutti
gli altri colleghi, abbiamo cercato di creare all’interno della scuola un ambiente sereno e
favorevole in cui ognuno, secondo i propri talenti e le proprie competenze, potesse prima di
tutto sentirsi accolto, rispettato e messo nelle possibilità di dare il meglio di se stesso. Tutto il
personale scolastico e gli stessi alunni sono stati coinvolti in questo progetto.
All’insegna della legalità, della trasparenza dei criteri, condivisi nelle varie situazioni di
scelta, della consapevolezza di dover essere in un continuo processo di revisione e di
miglioramento, anche attraverso la partecipazione a corsi di aggiornamento, e sotto la
“paterna” supervisione del nostro Dirigente Scolastico, siamo divenuti più consapevoli della
nostra identità professionale.
Ma tutto cambia … le politiche scolastiche, gli alunni, il personale, lo stesso Dirigente e, pur
all’insegna della continuità, siamo chiamati a guardare avanti….
Le esperienze di insuccesso scolastico degli alunni o la soluzione di problemi relazionali,
quando si presentano, sono affrontati in modo graduale e condiviso dall’insegnante
interessato, attraverso un colloquio personale, dal coordinatore, nel rapporto anche con il
genitore, dal Consiglio di classe, dal C.I.C. o , seconda del caso, da esperti.
La lotta alla dispersione scolastica è stata e continua ad essere obiettivo primario della nostra
scuola.
Quest’anno per esempio abbiamo ottenuto, attraverso l’intervento del C.I.C., il reinserimento
di un alunno di prima classe che aveva abbandonato la frequenza e, attraverso un’azione
congiunta del Consiglio di classe, del D.S. e del genitore di un altro alunno, il miglioramento
di una situazione relazionale negativa tra quest’ultimo e un docente. Situazione che rischiava
di coinvolgere altri alunni.
Per l’inizio del prossimo anno scolastico, per continuare a vivere il sogno nella realtà,
abbiamo proposto un corso di aggiornamento con uno psicologo/psicoterapeuta dal titolo
“Insegnanti efficaci” di ventiquattrore e già un gruppo di docenti si è reso disponibile a
parteciparvi.
Bisogna crederci ….
                                                                  Rosa Anna Brucia


                                                ******
La Ricreazione
Arrivo da Dirigente in questa scuola “storica” della mia città dopo anni di dirigenza
“maschile” consolidata: ho di fronte uno scenario ben definito, con “regole” e comportamenti


	
                                                                                                10	
  
radicati...al suono della ricreazione, per esempio, i bidelli spalancavano i cancelli e… docenti
e studenti si riversavano lungo le strade circostanti, nei bar vicini per trascorrere “
serenamente” 15 minuti di ricreazione al di fuori delle mura scolastiche! Cosa fare per
riportare la legalità e l’ordine nell’istituto? Il bruco mi chiede “ chi sei tu?”Alice risponde “
Ancora non lo so”. Ma sicuramente io so che chiuderò i cancelli!
Trascorro i primi giorni di scuola dedicando molto tempo all’ascolto dei rappresentanti di
classe e di istituto facendo capire le mie ragioni; contatto genitori, faccio installare i
distributori automatici di bibite e panini. Dopo quindici giorni di uscita anticipata, per evitare
la “ricreazione”, Chiudo i cancelli con successo!!!
Adesso Alice sa chi è!!!
                                                            Angela Maria Scaglione




                                             *****
Durante il mio percorso professionale , sovente, mi sono state affidate classi, cosiddette
“difficili”, con situazione così problematiche da mettere in discussione il tuo ruolo
d’insegnante e mettere in crisi quell’identità faticosamente costruita nel corso di una vita di
lavoro e di relazioni umane.
Era il mio primo anno di docente di ruolo, lo ricordo come se fosse ieri; eppure ne sono
passati tanti.Il primo girono di scuola in una classe di terza media di un istituto ubicato in una
delle isole Eolie.
Un gruppo classe di appena 16 ragazzi che , erano tristemente “famosi” per il tormentato
percorso scolastico costellato di sanzioni disciplinari e numerose ripetenze. Non mi
preoccupai più di tanto. La mia lunga esperienza da precaria mi aveva fortificato e mi aveva
fornito gli strumenti adeguati per fronteggiare questo tipo di situazioni : osservare, valutare
ed orientare.
La mia attenzione, piuttosto, fu catturata dalla presenza silenziosa di una ragazzina,
Antonella, che se ne stava in disparte, quasi ignara di tutto quello che succedeva intorno. Col
passare del tempo mi resi conto della solitudine e della emarginazione in cui, suo malgrado ,
alcuni suoi compagni, bulletti di turno, l’avevano costretta. Spesso diventava oggetto di
dispetti anche “cattivi e ,nei vari momenti di lavori di gruppo, che cercavo di proporre per
migliorare le dinamiche relazionali, lei finiva sempre per essere esclusa.
Si presentava, ancora una volta, una bella sfida, davanti alla quale non potevo, né volevo
tirarmi indietro. Cominciai a documentarmi sul suo vissuto che teneva gelosamente custodito,
e cercai un modo per entrare emotivamente in contatto con lei e con il suo mondo fatto di
lunghe solitarie giornate e di un contesto familiare difficile ( non ho mai conosciuto la madre,
né il padre che non si sono presentati mai ai colloqui con gli insegnanti). Puntai allora su
quello, che scoprii quasi per caso, amare di più: leggere. Assecondai questa sua passione e
feci in modo di procurarle alcuni libri che poi insieme in classe commentavamo insieme in
classe . Mi accorsi che i suoi compagni incominciavano ad ascoltarla e che piano piano si
stavano accorgendo della sua presenza. Antonella prese la licenza media insieme ai suoi
compagni e partecipò al pranzo di fine anno per festeggiare con i suoi nuovi “amici”. Nel
salutarmi, durante quella che per lei fu una giornata memorabile, mi disse : “Grazie per aver



	
                                                                                             11	
  
creduto in me…” Lì per lì rimasi perplessa, ma lei incalzò. “la fiducia che ha riposto in me,
mi ha dato la consapevolezza che tutto ciò che subivo non lo meritavo.”
Nella mia mente mi ripetei che un grazie lo dovevo anch’io ad Antonella. Avevo trovato la
risposta all’interrogativo “ CHI SONO IO” …..
                                                                       Scolaro

                                            *****

ANDIAMO A TEATRO?
Sono arrivata quest’anno in un nuovo istituto comprensivo dove insegno lingua francese
come seconda lingua comunitaria e cerco nuovi stimoli per motivare i miei allievi . Vorrei che
facessero delle esperienze comunicative reali al di là delle ore di lezione in classe.
Mi arriva una mail da parte di una collega dell’ Alliance franc᷂aise in cui mi sottopone la
partecipazione ad un invitante recital in lingua francese da parte di una compagnia teatrale a
me sconosciuta. Penso che sia l’occasione che stavo cercando.
Seppure con qualche perplessità , ma con entusiasmo sottopongo la mia proposta alla
dirigente scolastica che l’accoglie subito trasmettendomi la sua fiducia e cogliendola come
un’opportunità che va sempre data agli allievi.
La maggior parte dei ragazzi si entusiasma alla mia proposta anche se non tutti vogliono
partecipare . Ma io non mi lascio abbattere. Durante le mie ore parlo dello spettacolo e
mostro loro un trailer in lingua francese in cui gli attori si presentano e mostrano il setting ,
creando aspettative sulla trama , che svelo solo in minima parte.
Arriva il giorno dello spettacolo! A teatro sono presenti soprattutto allievi delle superiori .
Oddio , anche il liceo linguistico! Povera me ! Non capiranno nulla e otterrò l’effetto
contrario ! Si alza il sipario e lo spettacolo comincia. Ascoltiamo canzoni francesi storiche
che io adoro, ma che non avrei mai fatto ascoltare ai miei allievi (che noia avrebbero detto) ,
arrangiate magnificamente . Gli attori usano un linguaggio non solo comprensibile a tutti (
anche alla mia adorabile alunna cinesina che dovrebbe studiare solo le materie essenziali !! ) ,
vicino alle modalità comunicative dei giovani d’oggi. Comincio a vedere le loro facce da
bruchi trasformarsi in bellissime crisalidi divertite . Cantano e ballano , pur rimanendo seduti
e ad un certo punto viene loro lanciata una palla che rimandano agli attori. Giocano a calcio
pure a teatro! Da non crederci ! Chi comprende , spiega al compagno vicino sussurrando e
anche le mie colleghe inizialmente un po’ reticenti , vengono coinvolte. Gli attori ci
trasmettono un entusiasmo geniale !
Al ritorno cantano e ripetono in francese le battute comiche degli attori e ridono! Chi è
rimasto si pente amaramente di non aver partecipato e mi chiedono se li porto l’anno
prossimo.
Ecco queste sono le cose che mi stanno a cuore! Questi bei momenti trascorsi con i miei
allievi imparando a imparare insieme a loro.
“E tu chi sei ? disse il Bruco.
Non era un bel principio di conversazione. Alice rispose con qualche timidezza :-Davvero non
te lo saprei dire ora . So dirti chi fossi , quando mi son levata questa mattina , ma da allora
credo di essere stata cambiata parecchie volte.”
                                                                      Stefania Diana


	
                                                                                            12	
  

Más contenido relacionado

Similar a Taormina, le narrazioni del 4° gruppo

Dialogo Sulla Didattica
Dialogo Sulla DidatticaDialogo Sulla Didattica
Dialogo Sulla Didatticaguest2ea0d1
 
Riflessioni conclusive - IC "G. Bosco" Volla
Riflessioni conclusive - IC "G. Bosco" VollaRiflessioni conclusive - IC "G. Bosco" Volla
Riflessioni conclusive - IC "G. Bosco" VollaCorrado Izzo
 
Life design. verso un nuovo esercizio di cittadinanza
Life design. verso un nuovo esercizio di cittadinanzaLife design. verso un nuovo esercizio di cittadinanza
Life design. verso un nuovo esercizio di cittadinanzaOrnella Castellano
 
2 cd rodari villaricca relazione finale-all3-autobio
2 cd rodari villaricca relazione finale-all3-autobio2 cd rodari villaricca relazione finale-all3-autobio
2 cd rodari villaricca relazione finale-all3-autobioCorrado Izzo
 
Leggere i DSA co i PIPERITA PATTY
Leggere i DSA co i PIPERITA PATTYLeggere i DSA co i PIPERITA PATTY
Leggere i DSA co i PIPERITA PATTYSamuela L'Abbate
 
Lucca
LuccaLucca
Luccafacc8
 
Compito 1 riflessione metacognitiva videoclip
Compito 1 riflessione metacognitiva videoclipCompito 1 riflessione metacognitiva videoclip
Compito 1 riflessione metacognitiva videoclipCorrado Izzo
 
La bella scuola possibile - Chiara Carletti - CREA
La bella scuola possibile - Chiara Carletti - CREALa bella scuola possibile - Chiara Carletti - CREA
La bella scuola possibile - Chiara Carletti - CREAChiara Carletti
 
Giornalino scolastico N°1
Giornalino scolastico N°1Giornalino scolastico N°1
Giornalino scolastico N°1LiceoMorin
 
Seminario taormina romano
Seminario taormina romanoSeminario taormina romano
Seminario taormina romanosepulvi
 
Luciano Mariani - Il lato nascosto della competenza: dal prodotto al processo
Luciano Mariani - Il lato nascosto della competenza: dal prodotto al processoLuciano Mariani - Il lato nascosto della competenza: dal prodotto al processo
Luciano Mariani - Il lato nascosto della competenza: dal prodotto al processoLuciano Mariani
 
Dialogo di un palombaro e un surfista
Dialogo di un palombaro e un surfistaDialogo di un palombaro e un surfista
Dialogo di un palombaro e un surfistaSilvio Vitellaro
 
Billitteri, narrazioni taormina
Billitteri, narrazioni taorminaBillitteri, narrazioni taormina
Billitteri, narrazioni taorminasepulvi
 
Artefatti Cognitivi (se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco)
Artefatti Cognitivi (se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco)Artefatti Cognitivi (se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco)
Artefatti Cognitivi (se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco)Gianfranco Pulitano
 
Situazioni didattiche e professionalità docente
Situazioni didattiche e professionalità docenteSituazioni didattiche e professionalità docente
Situazioni didattiche e professionalità docentePier Giuseppe
 
Presentazione dei Workshop
Presentazione dei WorkshopPresentazione dei Workshop
Presentazione dei Workshopanafesto
 

Similar a Taormina, le narrazioni del 4° gruppo (20)

Dialogo Sulla Didattica
Dialogo Sulla DidatticaDialogo Sulla Didattica
Dialogo Sulla Didattica
 
Riflessioni conclusive - IC "G. Bosco" Volla
Riflessioni conclusive - IC "G. Bosco" VollaRiflessioni conclusive - IC "G. Bosco" Volla
Riflessioni conclusive - IC "G. Bosco" Volla
 
Life design. verso un nuovo esercizio di cittadinanza
Life design. verso un nuovo esercizio di cittadinanzaLife design. verso un nuovo esercizio di cittadinanza
Life design. verso un nuovo esercizio di cittadinanza
 
2 cd rodari villaricca relazione finale-all3-autobio
2 cd rodari villaricca relazione finale-all3-autobio2 cd rodari villaricca relazione finale-all3-autobio
2 cd rodari villaricca relazione finale-all3-autobio
 
Leggere i DSA co i PIPERITA PATTY
Leggere i DSA co i PIPERITA PATTYLeggere i DSA co i PIPERITA PATTY
Leggere i DSA co i PIPERITA PATTY
 
Lucca
LuccaLucca
Lucca
 
Compito 1 riflessione metacognitiva videoclip
Compito 1 riflessione metacognitiva videoclipCompito 1 riflessione metacognitiva videoclip
Compito 1 riflessione metacognitiva videoclip
 
Don Milani Oggi
Don Milani OggiDon Milani Oggi
Don Milani Oggi
 
La bella scuola possibile - Chiara Carletti - CREA
La bella scuola possibile - Chiara Carletti - CREALa bella scuola possibile - Chiara Carletti - CREA
La bella scuola possibile - Chiara Carletti - CREA
 
Giornalino scolastico N°1
Giornalino scolastico N°1Giornalino scolastico N°1
Giornalino scolastico N°1
 
Laboratorio didattico
Laboratorio didatticoLaboratorio didattico
Laboratorio didattico
 
Seminario taormina romano
Seminario taormina romanoSeminario taormina romano
Seminario taormina romano
 
tutor^2 (Pannuti)
tutor^2 (Pannuti)tutor^2 (Pannuti)
tutor^2 (Pannuti)
 
Luciano Mariani - Il lato nascosto della competenza: dal prodotto al processo
Luciano Mariani - Il lato nascosto della competenza: dal prodotto al processoLuciano Mariani - Il lato nascosto della competenza: dal prodotto al processo
Luciano Mariani - Il lato nascosto della competenza: dal prodotto al processo
 
Dialogo di un palombaro e un surfista
Dialogo di un palombaro e un surfistaDialogo di un palombaro e un surfista
Dialogo di un palombaro e un surfista
 
Billitteri, narrazioni taormina
Billitteri, narrazioni taorminaBillitteri, narrazioni taormina
Billitteri, narrazioni taormina
 
Artefatti Cognitivi (se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco)
Artefatti Cognitivi (se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco)Artefatti Cognitivi (se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco)
Artefatti Cognitivi (se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco)
 
Situazioni didattiche e professionalità docente
Situazioni didattiche e professionalità docenteSituazioni didattiche e professionalità docente
Situazioni didattiche e professionalità docente
 
Seminario Quest Atlantis
Seminario Quest AtlantisSeminario Quest Atlantis
Seminario Quest Atlantis
 
Presentazione dei Workshop
Presentazione dei WorkshopPresentazione dei Workshop
Presentazione dei Workshop
 

Más de sepulvi

Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...
Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...
Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...sepulvi
 
Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...
Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...
Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...sepulvi
 
Rete AUMIRE, Mirella Paglialunga, Alessia Quadrini, Clara Cavalieri, I lingua...
Rete AUMIRE, Mirella Paglialunga, Alessia Quadrini, Clara Cavalieri, I lingua...Rete AUMIRE, Mirella Paglialunga, Alessia Quadrini, Clara Cavalieri, I lingua...
Rete AUMIRE, Mirella Paglialunga, Alessia Quadrini, Clara Cavalieri, I lingua...sepulvi
 
INDIRE - Antonella Turchi, Il miglioramento: verso una progettazione condivisa
INDIRE - Antonella Turchi, Il miglioramento: verso una progettazione condivisaINDIRE - Antonella Turchi, Il miglioramento: verso una progettazione condivisa
INDIRE - Antonella Turchi, Il miglioramento: verso una progettazione condivisasepulvi
 
AICQ EDUCATION, Paolo Senni, Nuove competenze richieste da Scuola 4.0 - Comp...
 AICQ EDUCATION, Paolo Senni, Nuove competenze richieste da Scuola 4.0 - Comp... AICQ EDUCATION, Paolo Senni, Nuove competenze richieste da Scuola 4.0 - Comp...
AICQ EDUCATION, Paolo Senni, Nuove competenze richieste da Scuola 4.0 - Comp...sepulvi
 
Rete FARO: un Forum per riflettere sui temi della valutazione nella/della Scuola
Rete FARO: un Forum per riflettere sui temi della valutazione nella/della ScuolaRete FARO: un Forum per riflettere sui temi della valutazione nella/della Scuola
Rete FARO: un Forum per riflettere sui temi della valutazione nella/della Scuolasepulvi
 
Angela Fontana, Rete FARO: vision e mission
Angela Fontana, Rete FARO: vision e missionAngela Fontana, Rete FARO: vision e mission
Angela Fontana, Rete FARO: vision e missionsepulvi
 
Creatività e culture per il miglioramento
Creatività e culture per il miglioramentoCreatività e culture per il miglioramento
Creatività e culture per il miglioramentosepulvi
 
Roberta Tosi, Strumenti e metodi TQM dalla ricerca AMICO 2018
Roberta Tosi, Strumenti e metodi TQM dalla ricerca AMICO 2018Roberta Tosi, Strumenti e metodi TQM dalla ricerca AMICO 2018
Roberta Tosi, Strumenti e metodi TQM dalla ricerca AMICO 2018sepulvi
 
Rete Sirq - Vito infante, Esperienze di Peer review
Rete Sirq - Vito infante, Esperienze di Peer reviewRete Sirq - Vito infante, Esperienze di Peer review
Rete Sirq - Vito infante, Esperienze di Peer reviewsepulvi
 
Paolo Senni, Nuove competenze per la scuola 4.0
Paolo Senni, Nuove competenze per la scuola 4.0Paolo Senni, Nuove competenze per la scuola 4.0
Paolo Senni, Nuove competenze per la scuola 4.0sepulvi
 
Ginevra de Maio, Annalisa Frigenti, Mariastella Fulgione, Stefania Lombardi, ...
Ginevra de Maio, Annalisa Frigenti, Mariastella Fulgione, Stefania Lombardi, ...Ginevra de Maio, Annalisa Frigenti, Mariastella Fulgione, Stefania Lombardi, ...
Ginevra de Maio, Annalisa Frigenti, Mariastella Fulgione, Stefania Lombardi, ...sepulvi
 
Paolo senni, Nuove competenze per la scuola 4.0
Paolo senni, Nuove competenze per la scuola 4.0Paolo senni, Nuove competenze per la scuola 4.0
Paolo senni, Nuove competenze per la scuola 4.0sepulvi
 
Chic & charme
Chic & charmeChic & charme
Chic & charmesepulvi
 
Daniela di Piazza, Entreprise & Enterprise
Daniela di Piazza, Entreprise & EnterpriseDaniela di Piazza, Entreprise & Enterprise
Daniela di Piazza, Entreprise & Enterprisesepulvi
 
Catterina Pasqualin, Aicq education per l'innovazione ed il miglioramento: me...
Catterina Pasqualin, Aicq education per l'innovazione ed il miglioramento: me...Catterina Pasqualin, Aicq education per l'innovazione ed il miglioramento: me...
Catterina Pasqualin, Aicq education per l'innovazione ed il miglioramento: me...sepulvi
 
Antonella Turchi, Innovazione didattica supportata dalle tecnologie. Uno stud...
Antonella Turchi, Innovazione didattica supportata dalle tecnologie. Uno stud...Antonella Turchi, Innovazione didattica supportata dalle tecnologie. Uno stud...
Antonella Turchi, Innovazione didattica supportata dalle tecnologie. Uno stud...sepulvi
 
L'INDIRE per il miglioramento, l'intesa con la Rete delle Reti
L'INDIRE per il miglioramento, l'intesa con la Rete delle RetiL'INDIRE per il miglioramento, l'intesa con la Rete delle Reti
L'INDIRE per il miglioramento, l'intesa con la Rete delle Retisepulvi
 
New perspective ukkola
New perspective ukkolaNew perspective ukkola
New perspective ukkolasepulvi
 
Vito Pecoraro, l'erba del vicino non sempre è più verde. Riflessioni sul si...
Vito Pecoraro, l'erba del vicino non sempre è più verde. Riflessioni sul si...Vito Pecoraro, l'erba del vicino non sempre è più verde. Riflessioni sul si...
Vito Pecoraro, l'erba del vicino non sempre è più verde. Riflessioni sul si...sepulvi
 

Más de sepulvi (20)

Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...
Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...
Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...
 
Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...
Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...
Sebastiano Pulvirenti, Formarsi e formare per includere e riconoscere il valo...
 
Rete AUMIRE, Mirella Paglialunga, Alessia Quadrini, Clara Cavalieri, I lingua...
Rete AUMIRE, Mirella Paglialunga, Alessia Quadrini, Clara Cavalieri, I lingua...Rete AUMIRE, Mirella Paglialunga, Alessia Quadrini, Clara Cavalieri, I lingua...
Rete AUMIRE, Mirella Paglialunga, Alessia Quadrini, Clara Cavalieri, I lingua...
 
INDIRE - Antonella Turchi, Il miglioramento: verso una progettazione condivisa
INDIRE - Antonella Turchi, Il miglioramento: verso una progettazione condivisaINDIRE - Antonella Turchi, Il miglioramento: verso una progettazione condivisa
INDIRE - Antonella Turchi, Il miglioramento: verso una progettazione condivisa
 
AICQ EDUCATION, Paolo Senni, Nuove competenze richieste da Scuola 4.0 - Comp...
 AICQ EDUCATION, Paolo Senni, Nuove competenze richieste da Scuola 4.0 - Comp... AICQ EDUCATION, Paolo Senni, Nuove competenze richieste da Scuola 4.0 - Comp...
AICQ EDUCATION, Paolo Senni, Nuove competenze richieste da Scuola 4.0 - Comp...
 
Rete FARO: un Forum per riflettere sui temi della valutazione nella/della Scuola
Rete FARO: un Forum per riflettere sui temi della valutazione nella/della ScuolaRete FARO: un Forum per riflettere sui temi della valutazione nella/della Scuola
Rete FARO: un Forum per riflettere sui temi della valutazione nella/della Scuola
 
Angela Fontana, Rete FARO: vision e mission
Angela Fontana, Rete FARO: vision e missionAngela Fontana, Rete FARO: vision e mission
Angela Fontana, Rete FARO: vision e mission
 
Creatività e culture per il miglioramento
Creatività e culture per il miglioramentoCreatività e culture per il miglioramento
Creatività e culture per il miglioramento
 
Roberta Tosi, Strumenti e metodi TQM dalla ricerca AMICO 2018
Roberta Tosi, Strumenti e metodi TQM dalla ricerca AMICO 2018Roberta Tosi, Strumenti e metodi TQM dalla ricerca AMICO 2018
Roberta Tosi, Strumenti e metodi TQM dalla ricerca AMICO 2018
 
Rete Sirq - Vito infante, Esperienze di Peer review
Rete Sirq - Vito infante, Esperienze di Peer reviewRete Sirq - Vito infante, Esperienze di Peer review
Rete Sirq - Vito infante, Esperienze di Peer review
 
Paolo Senni, Nuove competenze per la scuola 4.0
Paolo Senni, Nuove competenze per la scuola 4.0Paolo Senni, Nuove competenze per la scuola 4.0
Paolo Senni, Nuove competenze per la scuola 4.0
 
Ginevra de Maio, Annalisa Frigenti, Mariastella Fulgione, Stefania Lombardi, ...
Ginevra de Maio, Annalisa Frigenti, Mariastella Fulgione, Stefania Lombardi, ...Ginevra de Maio, Annalisa Frigenti, Mariastella Fulgione, Stefania Lombardi, ...
Ginevra de Maio, Annalisa Frigenti, Mariastella Fulgione, Stefania Lombardi, ...
 
Paolo senni, Nuove competenze per la scuola 4.0
Paolo senni, Nuove competenze per la scuola 4.0Paolo senni, Nuove competenze per la scuola 4.0
Paolo senni, Nuove competenze per la scuola 4.0
 
Chic & charme
Chic & charmeChic & charme
Chic & charme
 
Daniela di Piazza, Entreprise & Enterprise
Daniela di Piazza, Entreprise & EnterpriseDaniela di Piazza, Entreprise & Enterprise
Daniela di Piazza, Entreprise & Enterprise
 
Catterina Pasqualin, Aicq education per l'innovazione ed il miglioramento: me...
Catterina Pasqualin, Aicq education per l'innovazione ed il miglioramento: me...Catterina Pasqualin, Aicq education per l'innovazione ed il miglioramento: me...
Catterina Pasqualin, Aicq education per l'innovazione ed il miglioramento: me...
 
Antonella Turchi, Innovazione didattica supportata dalle tecnologie. Uno stud...
Antonella Turchi, Innovazione didattica supportata dalle tecnologie. Uno stud...Antonella Turchi, Innovazione didattica supportata dalle tecnologie. Uno stud...
Antonella Turchi, Innovazione didattica supportata dalle tecnologie. Uno stud...
 
L'INDIRE per il miglioramento, l'intesa con la Rete delle Reti
L'INDIRE per il miglioramento, l'intesa con la Rete delle RetiL'INDIRE per il miglioramento, l'intesa con la Rete delle Reti
L'INDIRE per il miglioramento, l'intesa con la Rete delle Reti
 
New perspective ukkola
New perspective ukkolaNew perspective ukkola
New perspective ukkola
 
Vito Pecoraro, l'erba del vicino non sempre è più verde. Riflessioni sul si...
Vito Pecoraro, l'erba del vicino non sempre è più verde. Riflessioni sul si...Vito Pecoraro, l'erba del vicino non sempre è più verde. Riflessioni sul si...
Vito Pecoraro, l'erba del vicino non sempre è più verde. Riflessioni sul si...
 

Taormina, le narrazioni del 4° gruppo

  • 1. “E chi sei tu?” disse il Bruco. “Ehm veramente non saprei, signore, almeno per ora…” Lewis Carroll , Alice in wonderland Di come nasce ed opera un gruppo sulla narrazione educativa… Questa narrazione trae spunto dall’esperienza di formazione realizzata durante il seminario regionale “Imparare ad imparare” per presidi e insegnanti svoltosi a Taormina dal 16 al 18 aprile scorso, coordinato dagli ispettori MIUR Pulvirenti e Barzanò, con la partecipazione delle esperte Romano e Vigliani. Ricevo la proposta di collaborare alla conduzione dei lavori di gruppo qualche giorno prima del seminario e sono felice di ritagliare nella settimana lavorativa tre giorni di formazione. Sarà sicuramente un’occasione per ripensare il lavoro di conduzione di scuole che faccio ormai da tanti anni ed anche per incontrare vecchi e nuovi amici. Nella prima giornata, dopo le relazioni introduttive al seminario, ci si riunisce per stabilire l’organizzazione dei gruppi di lavoro. Si decide di dare la possibilità di scelta ai corsisti ponendo però ovviamente un limite al numero dei partecipanti ai gruppi. Dopo le scelte, il seminario sulla fotografia risulta gettonatissimo (per la verità avrei voluto parteciparvi io stessa…) e dunque non si possono rispettare tutte le preferenze. E così accade che alcuni che avrebbero voluto partecipare al seminario fotografico di Carlotta Vigliani finiscono nel mio gruppo… Penso allora che per venire incontro alle aspettative di tutti sarebbe interessante provare a fare del nostro lavoro di gruppo una specie di laboratorio fotografico, tenendo al posto dell’obiettivo soltanto il nostro sguardo ed un foglio di carta da riempire: “Noi non creiamo il mondo,(…), ne creiamo le forme. La fotografia è un dettaglio, un frammento di queste pieghe, un particolarissimo scorcio di un insieme che viene colto dalla fantasia, dalla memoria, dalla cultura di chi le ha osservate. Come per ogni evento che ha la capacità di impreziosire la nostra anima è lo stupore a farci voltare lo sguardo…”, scrive Carlotta Vigliani nel brano di introduzione al suo seminario. Ecco. Alla ricerca del migliore scatto per “fotografare” l’identità, non solo professionale, il nostro gruppo si troverà di fronte ad una domanda (“Chi sei tu?”) e ad una non-risposta (“Veramente non saprei, per il momento…”) tratti dal testo di Carroll. Se saremo disponibili a metterci apertamente in gioco scavalcando fragilità e incertezze, ci è data l’occasione di osservare luci ed ombre della nostra immagine professionale con lo scopo di riflettere criticamente e di sviluppare nuove prospettive di identità educativa. Mettiamoci dunque all’opera. Il metodo proposto dai coordinatori (brainstorming in circle time) si attaglia particolarmente al compito, e non c’è alcun bisogno di spiegare le regole, siamo tutti professionisti della comunicazione: dopo la mia breve introduzione al dialogo narrativo e l’assegnazione del ruolo di osservatore verbalizzante ad un membro del gruppo, Salvatore, subito arrivano i primi interventi. Si partecipa al dialogo in modo diverso: chi intervenendo più volte, chi con lo sguardo silenzioso e attento. Tutti sono molto interessati, in condivisione o in contrapposizione, alle idee e alle esperienze tratteggiate dagli altri. Insomma, incominciamo a “svelarci” a vicenda. E lo facciamo in maniera accorta, attenta, inizialmente dietro i paraventi del dover essere (utilizzando prevalentemente un linguaggio normativo impersonale…”a scuola si deve, noi tutti dovremmo fare…”), per poi acconsentire - quando il ghiaccio si rompe e gli sguardi degli altri non sono per noi più tanto estranei - e   1  
  • 2. farci ritrarre con estrema naturalezza, nell’atto di una riflessione matura all’interno della complessa dialettica identità personale – professionale. Dal fertile terreno della narrazione nel gruppo emergono tante diadi e altrettanti percorsi educativi: educatore - ragazzo; sicurezza di sé – rischio; preside - insegnante; autorità - autorevolezza; singolo - gruppo. Lo sguardo degli altri, in quelle due ore in cui lavoriamo assieme, rappresenta l’occasione per esplorare senza eccessiva retorica e infingimenti la dimensione conflittuale e collaborativa della relazione con l’altro che sottende al miglioramento della nostra identità professionale. Dall’intreccio relazionale e cognitivo emerso prendono forma alcune idee chiave comuni: l’esistenza di un legame profondo (per alcuni versi quasi “indicibile”) tra identità personale e identità professionale; la consapevolezza della ricerca continua di equilibrio lungo il cammino dell’identità professionale; la relazione tra essere e volere; la fondamentale importanza di uno scopo comune tra i membri della comunità educativa; l’altro (il collega, l’allievo) come specchio in cui ricercare e ritrovare le nostre sembianze. Terminato il tempo a disposizione per il circle time, si tratta di dare corpo alle immagini e dunque di incominciare a narrare. Dopo l’iniziale stupore per il compito assegnato, nessuno si tira indietro, e tutti, anche i più silenziosi, si dichiarano disponibili a scrivere. Dapprima non si sa bene come e che cosa di preciso… s’intuisce però che emergerà in ciascuno qualcosa che ha a che fare in modo genuino con l’esperienza di formazione appena conclusasi. E però, alle prime indicazioni del compito assegnato non si muove quasi nessuno e nulla. E’ veramente difficile dare il la…. “Vai sul pesante!” aveva ragione chi aveva commentato così la mia scelta di utilizzare, tra i tanti proposti, proprio quel frammento del testo di Carrol . “E chi sei tu?” … “Ehm veramente non saprei, signore, almeno per ora…” E’ vero, a ben pensarci, la risposta di Alice sembra un nonsense, eppure credo che siano di non poco conto le questioni da portare alla luce... C’è da mettere in gioco l’insostenibile leggerezza dell’essere in educazione… Di fronte alla situazione di stallo ho un’idea! Ci aiuterà l’esempio: leggo ad alta voce un brano tratto da “Il tempo della ri-creazione”, testo che nasce come documento dell’esperienza di auto-formazione realizzata con racconti di esperienze nell’imparare e insegnare. Il brano che mi capita sottomano e che scelgo lì per lì è breve, mezza paginetta, semplice, ma incisivo: un insegnante ci racconta come una lezione sull’elettricità sia stata l’occasione per riuscire a coinvolgere nel dialogo educativo un ragazzino “difficile”… A quel punto tutti sono pronti. Tutti sanno qual è la storia personale da raccontare, quella che dirà ciò in cui si crede profondamente, il carburante che dà fuoco al motore giro dopo giro. E finalmente tutti ci stanno a raccontarlo agli altri. Anche io. Maria Paola Iaquinta ***** La mia presenza nei consigli di classe, è stata determinante per avere una conoscenza della realtà (sia per quanto attiene il corpo docenti che gli alunni) . Inoltre attraverso la discussione dei casi più difficili, (inerenti agli alunni che hanno evidenziato disagio nell’apprendimento,   2  
  • 3. nell’accettazione delle regole scolastiche) riflettendo insieme si è giunti a una condivisione di valori, obiettivi che si sono realizzati elaborando strategie idonee e verifiche che hanno consentito di perfezionare gli interventi educativi e garantire integrazione scolastica. Ho così potuto individuare mission e vision, obiettivi, comunicarli e implementarli, stabilire un’identità e favorire senza eccessivi traumi il cambiamento per alcuni docenti ancorati a una didattica poco aggiornata e di dare un senso alle azioni di ciascuno. Ho cercato di stabilire una comunicazione efficace , improntata alla collaborazione e cooperazione. Al centro di ogni impegno, proposta o azione didattica, è stato considerato l’alunno,coinvolgendo la sua sfera emotiva, sociale, morale; (pertanto sono stati tenuti in considerazione i livelli di partenza degli alunni , attraverso i test d’ingresso) per valorizzare e trasformare capacità personali in abilità e competenze. Ho condiviso con i docenti l’importanza di incuriosire l’alunno,cercando di fargli cogliere il senso della nuova conoscenza rendendo l’apprendimento significativo. Infatti per imparare in modo significativo bisogna mettere l’alunno in condizione di collegare la nuova informazione a concetti già appresi. Importante è stato anche lavorare sulla motivazione e la fiducia, elementi fondamentali per acquisire la competenza essenziale di imparare ad imparare, in vista di un apprendimento continuo. Luisa Amantia ***** Alice nel bosco... Prof, quando finisce, l’attende il Preside...a una tale comunicazione subito si riflette” dove ho sbagliato?”...ma in effetti mi attende una sorpresa inaspettata un convegno di tre giorni a Taormina ...!Accetto con gioiosa attesa che mi colloca nel limbo della gita aziendale di fantozziana memoria e il viaggio studio di fine ciclo. Il primo incontro pomeridiano è il solito schema ricco di diagrammi di flusso,sinusoidi colorate ,magistralmente illustrate da un dotto relatore che ci comunica l’invecchiamento dell’organico nazionale, il divario generazionale, e che la scuola non sa che strada imboccare...Oddio,se i prossimi incontri saranno simili ,aleggia nell’assemblea un vago senso d’angoscia... Ma tutto cambia quando il giorno seguente veniamo accorpati in gruppi di lavoro scelti da noi,in fondo ,visto che,abbiamo indicato fra le tematiche proposte quella a noi più congeniale “E tu chi sei ?Alice risponde ,non lo so con certezza... Il bosco frondoso e impenetrabile ai raggi del sole si trasforma in variegata opportunità di erbe e fiori colorati ,e in sentieri invitanti...Alice si erge e si dispiega... Il brainstorming usato come tecnica per guidarci nella riflessione si connota come opportunità, atta a far emergere incertezze e sicurezze,speranze e malumori ,esperienze di vita .Tutti siamo invitati a trasporre le nostre scelte ,i perché,e come ci orientiamo nel labirinto della professione docente e come la accordiamo alle sfide delle nuove generazioni, alle loro paure e necessità,al profondo bisogno di comprensione e “spazio” d’ascolto che ci viene chiesto tacitamente e silenziosamente attraverso gli sguardi rivolti a noi verso la cattedra ,dai nostri banchi quotidiani...Una opportunità del genere mi sembra quasi irreale,..La costante allenata forza duplice dell’armonica proposta di personalità e professionalità emerge dal mio elaborato,poche riflessioni in realtà,ma certamente bastevoli per definire il confronto che rende necessaria la comunicazione scambievole,fra docenti eguali nella sfida ,e simili nelle aspettative. La produzione dei lavori di gruppo ,rende visibile ,la forza,la condivisione e anche la capacità di trasporre in parole esperienze e speranze.   3  
  • 4. Certo la scuola contemporanea di ogni ordine e grado, si interroga sulla sua realtà, le viene richiesto di essere ente formativo, ponte tra le generazioni e anello di congiunzione in una società che mente a se stessa, dove la base familiare, della prima cellula si è frantumata e così pure il messaggio base educativo su cui poter lavorare e innestare nuove consapevolezze, cardine di un nuovo ordine collettivo, ricco di tecnologie povero di eticità, spinta verso conquiste economiche che si sono trasformate spesso in miraggio. Vaga, il senso di abitudine che spesso incancrenisce il ruolo dell’insegnare e la rassegnazione diventa velo, che copre fluttuando gli organici di ogni scuola. La difficoltà di aprirsi al confronto, abbattendo la soggettività, è l’ostacolo da sormontare, ormai obbligatoriamente, se desideriamo che l’istruzione sia vera formazione e offra un sostegno reale alla collettività. Il lavoro di gruppo in sinergia sarà la possibile risposta... così Alice ritornerà a parlare con gli ospiti del bosco e sarà gioiosa e consapevole dell’identità e della sua scelta. Annamaria Carabillò Non uno di meno A.S. 2010/2011 Il dirigente scolastico mi conferma una V classe ,conosco la realtà di questa classe:partita al triennio con 23 elementi, giunta al traguardo con soli 13.Non voglio affrontare la solita ripartizione tre fasce di apprendimento qualche elemento di spicco..etc.,ma dentro la classe è presente un discente che silenzioso e avulso dal contesto classe ,rimane quasi estraneo al curriculum. Fragile la sua sicurezza di contenuti,ma propositivo il desiderio e la voglia di “sfidare”il giudizio (!!!!!!!!)di alcuni docenti del CDC..Mi interrogo:e se fosse mio figlio?come lo aiuterei?cosa farei per far crescere la sua autostima? Cerco empaticamente e con fatica di penetrare il suo muro di silenzio e apatia .Valorizzo i suoi minimi successi,e ignoro volutamente gli insuccessi .Gli assegno il ruolo di “lettore ufficiale del quotidiano in classe,”e voce nascosta,alla vista dell’auditorium, ma anello di congiunzione nella rievocazione del “giorno della memoria”sensibile e presente cardine della rappresentazione del testo scritto,mi fermo con lui durante l’intervallo,gli parlo e gli tendo la mano,e piano piano lo conosco meglio,si svela una sensibilità triste e dolorosa,una consapevolezza di mancanza di mezzi e strumenti,che lo hanno caratterizzato armonizzo l’esposizione del suo pensiero riflesso e lo conduco,letteralmente agli esami di stato.(mi “batto”per la sua ammissione). Esami dignitosi,che mi confermano come il lavoro di fiducia e sicurezza affettiva “creano”l’uomo L’armonico equilibrio del docente tra essere ed apparire … Estate, vacanze, Capodanno 2012:festa di luci e affetti familiari che lievitano,ma la gioia più pura è stato questo messaggio:Proooff le auguro un anno nuovo pieno di gioia ,salute e tante avventure che l’hanno caratterizzata e l’hanno resa la prof stupenda che è con affetto Rosario … P.S. Rosario è oggi VFA nell’esercito. L’avvenuta maturazione di Rosario,lenta e complessa ,che doveva giungere su un vissuto relativamente difficile mi rendeva una sfida quotidiana,tra la professione docente e l’umana personale realtà, che stranamente arricchiva più me ,che lo studente in oggetto. Non valicando mai, i confini dei ruoli ,spesso gli insegnanti devono riconoscere l’onore e l’onere ,di divenire migliori per sé e per le generazioni che transitano nelle loro aule. Annamaria Carabillò *****   4  
  • 5. La scuola che verrà … C’era una volta ..ma c’è ancora(??????) il maestro, occhialini curvi,matite (il fascino della grafite e della scrittura !!)ben appuntite,nel taschino della sua giacca di maglia,che con un sol sguardo degli occhi cilestrini e svagati,coglie umori,gesti, capricci e dispetti,dei suoi alunni,desideri , paure,angosce e che indica parlottando attraverso aneddoti e racconti la via della virtù ,la scelta di apprendere”.. C’era una volta ..il giovane e supponente maestro tecnologico,per lui non esiste tabù e segreto che con un magico tocco delle sue 10!.dita non si di sveli,.. schermi luminosi,parole in fila,giochi per imparare,tutto senz’anima”,conosce “ i suoi allievi solo per indirizzo mail ,numeri che riempiono caselle … quale emozione balena negli occhi dei suoi alunni per aver compreso e fatto propri regole e assiomi?Scoprirà mai la gioia leggera ,l’euforia di “dare” ,la possibile paura di interrogarsi su” chi sei”? per sé e per gli altri, di divenire presenza ,riferimento ,orientamento per i suoi discenti?Può la spersonalizzazione essere il metro valutativo delle giovani generazioni?L’omologazione del pensiero e dei sentimenti. La diversità, davvero non sarà più tenuta in nessun conto? C’era una volta.....l’aula con grandi banchi di legno,allocazioni sinistre per il calamaio,alunni colorati di celeste,rosa e bianco,lavagne enormi, stridii di gesso finestre insormontabili, freddo diffuso,.maestra con grembiale nero,(è la testa che conta, non la sfida alla “firma” !!!!) pareti tappezzate di segni d’alfabeto colorato ,cartine sbiadite di una Italia che fu …. III guerra d’indipendenza,assetto politico del 1848….che gioiosa attesa del crescere, tabelline a memoria, settimane di “dettato”per scrivere la poesia da imparare a memoria,le gare della ripetizione con premio la stella di carta con su scritto 1, che profumo di libertà in quest’aula... I miei giovani lettori mi accuseranno di retorica retriva e sterile ,in effetti ho solo proposto un dilemma attraverso la celia:credete davvero che la cancellazione del maestro di antica memoria sia proficua ?che la disumanizzazione dell’apprendere, la valutazione UNICA, basti a far incanalare il sapere e a rendere spendibili le conoscenze.?.sento già una voce che dice :.viviamo nel villaggio globale ,il volo di una farfalla in Asia scatena il terremoto in Italia , le nuove sfide sono legate a quanta tecnologia saprai utilizzare per risolvere,vorrebbe forse tornare all’età della pietra?ma dove vive? Senza i social network, io, non saprei come spendere i miei pomeriggi,figuriamoci se mio figlio dovesse abolire il computer … meno male che è solo una voce … ho solamente usato un po’ di memoria per sorridere,reputo saggio, aprirsi alle conoscenze sempre nuove e affascinanti,ma lasciatemi ancora credere che la potenza di un sorriso e una parola non siano sostituibili o ANNULLABILI con un CLIK … Annamaria Carabillò ***** Nei lunghi intervalli di tempo in cui mi dirigo a scuola (circa 200 km quotidiani) spesso, sul filo di immagini e suoni … albe livide,tramonti dorati, cieli e mare smaltati di blu,colonna sonora Secret Garden si inanella il pensiero riflesso … dove vado? perché? E la più terribile fra le domande e i dubbi..:chi sono?.... Penso che se l’entusiasmo costante e la gioia di “dare” non guidasse la mia volontà   5  
  • 6. mi avrebbe ,certo, vinta la fatica Anni di insegnamento non deturpano la sfida quotidiana di ogni anno ..visi nuovi,uomini e donne “in fieri” Al di là dei saperi e dei contenuti ,la crescita individuale mi interessa e mi stimola facendomi usare mezzi e strumenti ,spesso, desueti ,l’uso della “parola” la capacità empatica di stimolare curiosità, voglia di conoscere e di misurarsi Trascorrono i dirigenti scolastici ,ma il recupero di uno e non solo uno dei miei studenti mi ha sempre reso felice. E basta solo questo a far si che la sveglia suoni alle 4,45 ogni mattina e che l’autostrada si snodi davanti a me... Annamaria Carabillò ***** In una piccola isola del Mediterraneo Giuseppe fa l’insegnante di lettere. Quando ha saputo dell’incarico ne è stato molto felice: ama il mare, leggere e la solitudine, e il ruolo e il luogo che gli sono stati assegnati gli permetteranno di godersi le sue passioni. Il tempo passa in fretta e bene, almeno per quanto riguarda lo studio e la soavità della vita quotidiana. Non così convincente è invece il rapporto di Giuseppe con la scuola e, soprattutto, con i suoi alunni. Non è che gli venga mancato un doveroso rispetto: i ragazzi ascoltano le lezioni e fanno i compiti a casa che vengono loro assegnati. Ma tutto finisce lì. A Giuseppe sembra che i suoi alunni non riescano ad appassionarsi a quello che fanno a scuola, non sono curiosi di capire fino in fondo le lezioni che il loro professore prepara scrupolosamente e con dovizia di informazioni. Insomma, non fanno domande più del dovuto, si limitano ed eseguire le consegne, ma i loro sguardi rimangono assenti, o piuttosto rivolti oltre a quello che si trovano di fronte: l’insegnante, la lavagna, le carte tematiche, le cose dell’aula e della scuola. Una mattina Giuseppe si sveglia prima del previsto, nonostante sia domenica. Sente fischiare allegramente giù in strada e decide di fare una passeggiata mattutina per respirare a pieni polmoni l’aria buona del posto. Incontra il piccolo Bartolino, il più silenzioso dei suoi giovani alunni, che lo saluta timidamente. Era lui a fischiare. Bartolino, incoraggiato dalle domande del suo professore, racconta il suo interesse per gli uccellini. Passa le ore ad osservarli, a scrutarne le movenze, ad ascoltarne i gorgoglii. E si diverte a imitare, fischiando, le loro cadenze musicali. Tutto questo preoccupa un po’ il papà del piccolo Bartolino, che fa il pescatore, come quasi tutti i genitori della scuola, e preferirebbe che il figlio trascorresse più tempo in barca e si destasse in lui interesse per il mestiere del padre e dei suoi avi. Il professore ascolta Bartolino con attenzione e a questi non par vero che la sua storia possa piacere tanto al suo insegnante di italiano, che fino a quel momento aveva visto come un uomo molto serio, preso dal suo lavoro di insegnare ai suoi alunni cose molto serie ed importanti. Pian piano Giuseppe comincia a partecipare alla vita dell’isola, parla con i pescatori, ne ascolta le inquietudini, le preoccupazioni per il futuro dei loro figli, in un mondo che muta in fretta e si stenta ad riconoscere nel racconto degli anziani. Un anno scolastico è già trascorso. Le cose sono molto cambiate rispetto ai primi tempi. In classe c’è più partecipazione. I ragazzi sono incoraggiati a parlare delle cose che a loro piacciono tanto e di cosa sono molto bravi a fare. Giovanni, che nella sua classe è stimato e benvoluto da tutti per il coraggio e la generosità, un giorno ha spiegato a tutti come si costruisce una fionda e le sue, è risaputo, sono le migliori dell’isola, elastiche al punto giusto ed infallibili. Gianfranco Rosso   6  
  • 7. ***** L’interrogativo “Chi sono io”, postici nell’ambito del seminario di ricerca, m’induce a focalizzare la mia attenzione su una circostanza di disagio che ha vissuto e continua a vivere un alunno che frequenta la terza classe della scuola secondaria di primo grado dell’Istituzione Scolastica dove opero. Giovanni, già dagli anni precedenti, dimostra difficoltà relazionali all’interno del gruppo classe con i compagni e con i docenti, che si traducono in scontri e conflitti, azzerando, di conseguenza, i risultati del profitto scolastico. Spesso, nel corso del triennio, nei consigli di classe si è parlato di lui, sono state escogitate strategie che non hanno prodotto risultati significativi. Quest’anno quasi tutti docenti del consiglio della sua classe hanno voluto, contro la mia volontà, impartire una sanzione disciplinare. Credendo che questo genere di risposta si carica solo parzialmente di valore pedagogico e formativo, ritenendo smarrito il consiglio nell’assunzione di questa posizione, cerco, memore di un altro intervento adottato e rivelatosi positivo l’anno scorso con lui, di convincere tutti a utilizzare il rapporto uno a uno. Infatti, s’infligge una sospensione dalle lezioni, però, si obbliga a frequentare, regolarmente, la scuola e ad aiutare la docente di educazione fisica a sistemare gli attrezzi in palestra. Al termine del periodo di sospensione per rispondere adeguatamente, dopo la sanzione, alle sue richieste, esplicitate con il comportamento scorretto, lo affidiamo, in alcuni momenti difficili della giornata, al docente di artistica che, al suo primo anno di servizio nella scuola, attraverso alcune prove scopre un suo talento nel campo artistico. Giovanni instaura, anche, con il secondo docente un rapporto sereno e, persino, produce un lavoro che lo porta a partecipare a un concorso, si classifica primo ed è premiato in una cerimonia con altri partecipanti e con la presenza di docenti delle scuole interessate e dei famigliari. Questa circostanza mi permette di imparare a vedere oltre, anche nei momenti in cui gli altri non scorgono niente, per imparare a ricreare situazioni positive e di miglioramento, finalizzate al successo formativo. Enzo Lonero ***** LA SOMMA DELLE DIFFERENZE: “L’IDENTITÀ NASCOSTA” (Liberamente ispirato alle discussioni di martedì 17 aprile 2012) Una dura relazione umana: il docente, il discente, il dirigente. Tanti attori … tanti protagonisti … tanti spettatori. L’esperienza di oggi conserva “liberi interventi” attraverso il nostro moderatore Maria Paola. Vengono pertanto alimentati passaggi significativi, cambiamenti ed esperienze del vissuto lavorativo del gruppo. Si tratta dell’intreccio di considerazioni personali, di autentico e genuino, sull’esigenza di ascoltare … di ascoltare se stessi e gli altri. E’ una realtà filtrata per mezzo di svariate metodologie di intervento dove le esperienze si mescolano alle proposte: idee diverse che vengono incoraggiate, sostenute, ma anche definite e meglio calibrate. Un nuovo ruolo di organizzazione e coesione sociale «nella scuola» e «per la scuola». Un “sistema scuola”, per non perdere l’identità personale e professionale, dove le individualità   7  
  • 8. costituiscono “risorse”, dove le professionalità e le energie di tutti convergono e non si disperdono: “la somma delle differenze” insomma! Una panoramica variegata sul “contesto” in cui si opera, sul coordinamento e la gestione organizzativa, la valorizzazione del personale, l’identità e la credibilità di tutti e di ciascuno. Ampio spazio viene concesso al tema della “riflessione sull’identità” … spesso qualcosa che crea vertigine in chi la percorre: niente saperi precostituiti, non solo trasmissione di contenuti. C’è bisogno di un facilitatore degli apprendimenti, di “imparare ad imparare”, di avere un chiaro riconoscimento valoriale che rappresenti la propria identità di specialista della formazione. Quale leadership allora? Una ricetta complicata da vari ingredienti per grandi e per piccini: • Una buona dose di “identità personale e professionale” … per guardarsi dentro; • Tanto ascolto … per conoscere gli altri e capire chi ci sta di fronte; • Una prospettiva comune … per mettersi sempre in gioco nelle relazioni e andare avanti verso un obiettivo definito; - … e “sale” quanto basta … al fine di coordinare, organizzare, valorizzare e dare concretezza e continuità alle attività. • Buon appetito! Salvatore Pennacchio ***** Riflessioni “Sono bravo come prima o più di prima, ammesso che lo sia…” Sono a Taormina per partecipare a un seminario dal titolo “Imparare a imparare”. Ho incontrato colleghi che non vedevo da tanti anni con i quali ho condiviso esperienze didattiche oltre che umane anche interessanti. Riflettendo, su me stesso, a conclusione di un brainstorming dal tema “ Chi sei tu”, sono arrivato ad una conclusione anche di merito sull’oggetto della discussione. Io Dirigente, io Insegnante, io alunno, sono quello che mi ha dato madre natura, quello che mi ha dato l’ambiente socio-familiare e culturale di provenienza ma anche quello che in parte ho deciso di diventare. Questa triade, dobbiamo cercare di tenerla sempre in considerazione e soprattutto metterla in atto nell’espletamento della nostra funzione, non dimenticando la citazione di Shön D. che così recita “La riflessione durante la pratica di lavoro crea innovazione e apprendimento”. Breve narrazione di un’esperienza fatta con un alunno brasiliano diversamente abile (autistico) di nome Luca adottato da una famiglia italiana a Gorgonzola. In una prima media, ho avuto come alunno un ragazzino che si è molto interessato alla storia di “Biancaneve e i sette nani”. E’ stato un momento di condivisione con la classe che assieme a Luca ha trattato la fiaba. Con Luca, dopo averla letta, abbiamo pensato di fare una piccola ricostruzione, non solo narrata, ma anche grafica approfittando delle doti “artistiche” che mostrava il ragazzino. Per rendere ancora migliori i personaggi rappresentati, ci siamo avvalsi dell’uso del PC; abbiamo   8  
  • 9. colorato, ingrandito, “vestito” e “travestito” i vari personaggi, fino a renderli riconoscibili e rintracciabili anche all’interno della nostra era. Credo che Luca abbia rintracciato in questa fiaba, una parte del suo difficile vissuto familiare e personale. Spesso i personaggi (dalle classiche definizioni) di BUONI e CATTIVI, interscambiavano le loro virtù e i loro vizi, come se Luca non avesse ancora ben chiara quale è la realtà che adesso vive. Non si può non sottolineare che ogni bambino, ragazzo porta dentro di sé un bagaglio di vita che spesso è difficile interpretare da noi adulti e dimenticare per lui. Ecco perché anche le fiabe, da meravigliose e fantastiche, si tramutano in reali e dure. Sta a noi educatori, abituare i ragazzini a discernere e a non considerare soltanto il bene e il male come categorie assolute, ma calarle nella nostra realtà per intravederne limiti e vincoli. Questo lavoro , ha permesso di attenzionare l’analisi dei bisogni non solo cognitivi dei ragazzi, ma anche educativi e formativi; è stata data più attenzione all’ascolto, ai problemi interelazionali, alle parole che non vengono dette, alle necessità di aiuto non sempre manifestate, il tutto entrando in punta di piedi verso la comprensione del lato più misterioso di un ragazzino, e quindi di più difficile interpretazione. I risultati da loro stessi offerti, hanno avuto come diretta conseguenza, la scoperta di esempi negativi da non emulare e da non ripetere. Roberto Pennavaria ***** Dal passato...al presente Dopo pochi anni dalla mia nomina in ruolo , in qualità di Coordinatore , il D.S. mi comunica che è arrivato il nuovo docente di informatica e mi invita a presentarlo alle classi che condivideremo. Bussano alla porta e con mia grande sorpresa ritrovo un mio ex alunno, immediatamente mi tuffo nel passato e come Alice nel Pese delle Meraviglie vado al mio primo anno di insegnamento, appena laureata con tante insicurezze e soprattutto con la mia più grande indecisione : voglio fare l’insegnante? Mi rivedo seduta in cattedra, severa e al tempo stesso insicura , ho in mano uno strumento che si chiama valutazione ( lo so adoperare?) che mi fa sentire importante. Mi rivedo componente di un C.d.C. formato da insegnanti con grande esperienza e carisma e che di fronte al mio modo di affrontare il rapporto con gli alunni mi invitano ad essere presente, ad ascoltare, a mediare e a chiedermi “ chi sono io?” “Buongiorno prof!” sono il nuovo insegnante di informatica. Torno alla realtà, guardo in faccia i miei alunni che come tanti bruchi mi chiedono:” chi sei tu?”Questa volta posso rispondere, sono una docente consapevole del suo ruolo,convinta e coinvolta nella vita scolastica ma che non dimentica mai di fronte alle quotidiane problematiche scolastiche di mettersi in discussione e chiedersi “ chi sono io?”. Raimondi ***** Ho ancora un sogno Sogno che ciascuno scopra la bellezza della vita e dell’essere al mondo.   9  
  • 10. Sogno che ciascuno, scoperti i suoi talenti, trovi il proprio posto nel mondo e sia felice nel rispondere il suo “sì” quotidiano e generoso alla vita. Sogno che ciascuno sia felice della felicità dell’altro, che non toglie niente alla propria. Sogno che ciascuno abbia la possibilità di costruire con amore e responsabilità il proprio sogno, rispettando gli altri e volendo che essi costruiscano il proprio. Sogno che la scuola possa essere, insieme alle altre istituzioni, promotrice di questo sogno. Sogno (ma questo non è più un sogno) che altri condividano questo sogno … Alcuni anni fa un gruppo di insegnanti ha tramutato il sogno in realtà. Nella collaborazione piena e fattiva con il Dirigente Scolastico, sensibilizzando a catena tutti gli altri colleghi, abbiamo cercato di creare all’interno della scuola un ambiente sereno e favorevole in cui ognuno, secondo i propri talenti e le proprie competenze, potesse prima di tutto sentirsi accolto, rispettato e messo nelle possibilità di dare il meglio di se stesso. Tutto il personale scolastico e gli stessi alunni sono stati coinvolti in questo progetto. All’insegna della legalità, della trasparenza dei criteri, condivisi nelle varie situazioni di scelta, della consapevolezza di dover essere in un continuo processo di revisione e di miglioramento, anche attraverso la partecipazione a corsi di aggiornamento, e sotto la “paterna” supervisione del nostro Dirigente Scolastico, siamo divenuti più consapevoli della nostra identità professionale. Ma tutto cambia … le politiche scolastiche, gli alunni, il personale, lo stesso Dirigente e, pur all’insegna della continuità, siamo chiamati a guardare avanti…. Le esperienze di insuccesso scolastico degli alunni o la soluzione di problemi relazionali, quando si presentano, sono affrontati in modo graduale e condiviso dall’insegnante interessato, attraverso un colloquio personale, dal coordinatore, nel rapporto anche con il genitore, dal Consiglio di classe, dal C.I.C. o , seconda del caso, da esperti. La lotta alla dispersione scolastica è stata e continua ad essere obiettivo primario della nostra scuola. Quest’anno per esempio abbiamo ottenuto, attraverso l’intervento del C.I.C., il reinserimento di un alunno di prima classe che aveva abbandonato la frequenza e, attraverso un’azione congiunta del Consiglio di classe, del D.S. e del genitore di un altro alunno, il miglioramento di una situazione relazionale negativa tra quest’ultimo e un docente. Situazione che rischiava di coinvolgere altri alunni. Per l’inizio del prossimo anno scolastico, per continuare a vivere il sogno nella realtà, abbiamo proposto un corso di aggiornamento con uno psicologo/psicoterapeuta dal titolo “Insegnanti efficaci” di ventiquattrore e già un gruppo di docenti si è reso disponibile a parteciparvi. Bisogna crederci …. Rosa Anna Brucia ****** La Ricreazione Arrivo da Dirigente in questa scuola “storica” della mia città dopo anni di dirigenza “maschile” consolidata: ho di fronte uno scenario ben definito, con “regole” e comportamenti   10  
  • 11. radicati...al suono della ricreazione, per esempio, i bidelli spalancavano i cancelli e… docenti e studenti si riversavano lungo le strade circostanti, nei bar vicini per trascorrere “ serenamente” 15 minuti di ricreazione al di fuori delle mura scolastiche! Cosa fare per riportare la legalità e l’ordine nell’istituto? Il bruco mi chiede “ chi sei tu?”Alice risponde “ Ancora non lo so”. Ma sicuramente io so che chiuderò i cancelli! Trascorro i primi giorni di scuola dedicando molto tempo all’ascolto dei rappresentanti di classe e di istituto facendo capire le mie ragioni; contatto genitori, faccio installare i distributori automatici di bibite e panini. Dopo quindici giorni di uscita anticipata, per evitare la “ricreazione”, Chiudo i cancelli con successo!!! Adesso Alice sa chi è!!! Angela Maria Scaglione ***** Durante il mio percorso professionale , sovente, mi sono state affidate classi, cosiddette “difficili”, con situazione così problematiche da mettere in discussione il tuo ruolo d’insegnante e mettere in crisi quell’identità faticosamente costruita nel corso di una vita di lavoro e di relazioni umane. Era il mio primo anno di docente di ruolo, lo ricordo come se fosse ieri; eppure ne sono passati tanti.Il primo girono di scuola in una classe di terza media di un istituto ubicato in una delle isole Eolie. Un gruppo classe di appena 16 ragazzi che , erano tristemente “famosi” per il tormentato percorso scolastico costellato di sanzioni disciplinari e numerose ripetenze. Non mi preoccupai più di tanto. La mia lunga esperienza da precaria mi aveva fortificato e mi aveva fornito gli strumenti adeguati per fronteggiare questo tipo di situazioni : osservare, valutare ed orientare. La mia attenzione, piuttosto, fu catturata dalla presenza silenziosa di una ragazzina, Antonella, che se ne stava in disparte, quasi ignara di tutto quello che succedeva intorno. Col passare del tempo mi resi conto della solitudine e della emarginazione in cui, suo malgrado , alcuni suoi compagni, bulletti di turno, l’avevano costretta. Spesso diventava oggetto di dispetti anche “cattivi e ,nei vari momenti di lavori di gruppo, che cercavo di proporre per migliorare le dinamiche relazionali, lei finiva sempre per essere esclusa. Si presentava, ancora una volta, una bella sfida, davanti alla quale non potevo, né volevo tirarmi indietro. Cominciai a documentarmi sul suo vissuto che teneva gelosamente custodito, e cercai un modo per entrare emotivamente in contatto con lei e con il suo mondo fatto di lunghe solitarie giornate e di un contesto familiare difficile ( non ho mai conosciuto la madre, né il padre che non si sono presentati mai ai colloqui con gli insegnanti). Puntai allora su quello, che scoprii quasi per caso, amare di più: leggere. Assecondai questa sua passione e feci in modo di procurarle alcuni libri che poi insieme in classe commentavamo insieme in classe . Mi accorsi che i suoi compagni incominciavano ad ascoltarla e che piano piano si stavano accorgendo della sua presenza. Antonella prese la licenza media insieme ai suoi compagni e partecipò al pranzo di fine anno per festeggiare con i suoi nuovi “amici”. Nel salutarmi, durante quella che per lei fu una giornata memorabile, mi disse : “Grazie per aver   11  
  • 12. creduto in me…” Lì per lì rimasi perplessa, ma lei incalzò. “la fiducia che ha riposto in me, mi ha dato la consapevolezza che tutto ciò che subivo non lo meritavo.” Nella mia mente mi ripetei che un grazie lo dovevo anch’io ad Antonella. Avevo trovato la risposta all’interrogativo “ CHI SONO IO” ….. Scolaro ***** ANDIAMO A TEATRO? Sono arrivata quest’anno in un nuovo istituto comprensivo dove insegno lingua francese come seconda lingua comunitaria e cerco nuovi stimoli per motivare i miei allievi . Vorrei che facessero delle esperienze comunicative reali al di là delle ore di lezione in classe. Mi arriva una mail da parte di una collega dell’ Alliance franc᷂aise in cui mi sottopone la partecipazione ad un invitante recital in lingua francese da parte di una compagnia teatrale a me sconosciuta. Penso che sia l’occasione che stavo cercando. Seppure con qualche perplessità , ma con entusiasmo sottopongo la mia proposta alla dirigente scolastica che l’accoglie subito trasmettendomi la sua fiducia e cogliendola come un’opportunità che va sempre data agli allievi. La maggior parte dei ragazzi si entusiasma alla mia proposta anche se non tutti vogliono partecipare . Ma io non mi lascio abbattere. Durante le mie ore parlo dello spettacolo e mostro loro un trailer in lingua francese in cui gli attori si presentano e mostrano il setting , creando aspettative sulla trama , che svelo solo in minima parte. Arriva il giorno dello spettacolo! A teatro sono presenti soprattutto allievi delle superiori . Oddio , anche il liceo linguistico! Povera me ! Non capiranno nulla e otterrò l’effetto contrario ! Si alza il sipario e lo spettacolo comincia. Ascoltiamo canzoni francesi storiche che io adoro, ma che non avrei mai fatto ascoltare ai miei allievi (che noia avrebbero detto) , arrangiate magnificamente . Gli attori usano un linguaggio non solo comprensibile a tutti ( anche alla mia adorabile alunna cinesina che dovrebbe studiare solo le materie essenziali !! ) , vicino alle modalità comunicative dei giovani d’oggi. Comincio a vedere le loro facce da bruchi trasformarsi in bellissime crisalidi divertite . Cantano e ballano , pur rimanendo seduti e ad un certo punto viene loro lanciata una palla che rimandano agli attori. Giocano a calcio pure a teatro! Da non crederci ! Chi comprende , spiega al compagno vicino sussurrando e anche le mie colleghe inizialmente un po’ reticenti , vengono coinvolte. Gli attori ci trasmettono un entusiasmo geniale ! Al ritorno cantano e ripetono in francese le battute comiche degli attori e ridono! Chi è rimasto si pente amaramente di non aver partecipato e mi chiedono se li porto l’anno prossimo. Ecco queste sono le cose che mi stanno a cuore! Questi bei momenti trascorsi con i miei allievi imparando a imparare insieme a loro. “E tu chi sei ? disse il Bruco. Non era un bel principio di conversazione. Alice rispose con qualche timidezza :-Davvero non te lo saprei dire ora . So dirti chi fossi , quando mi son levata questa mattina , ma da allora credo di essere stata cambiata parecchie volte.” Stefania Diana   12