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IL MOSAICO DI OTRANTO
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Il tema del racconto contenuto all’interno dell’opera
Per quanto possa sembrare assurdo dato che il mosaico è stato costruito nel XII secolo ed a quell’epoca non
si sapeva ancora nulla di DNA, il monaco Pantaleone nella sua opera ci parla di genetica. Ci racconta di un
antico esperimento realizzato da nostri antichi avi evoluti che generarono dei cloni, e cosa accadde a livello
cosmico e sulla Terra una volta che quei cloni furono messi fuori dal giardino terrestre. Cioè messi fuori dal
luogo dove erano tenuti e fatti mischiare con i veri umani possessori di Anima iscritti nel Libro della Vita.
Il monaco ci racconta la ragione per cui l’umanità da allora ha dovuto peregrinare e subire le catastrofi che si
sono succedute, perché dobbiamo temere i tempi finali, e di chi è messaggera la figura che disegna alla fine
del racconto che scioglierà i nodi dell’umanità.
Cenni storici
Nel XII secolo le città tornano a essere il centro della vita economica e si esplica in tutta la sua ampiezza e profondità il
movimento di riforma del monachesimo. Due mondi intellettuali si scontrano: il mondo monastico, in cui la filosofia è
caratterizzata dalla prevalenza di temi agostiniani di ascendenza platonica; e il mondo urbano, dove l’insegnamento
filosofico comincia ad assumere un rilievo maggiore nelle scuole, pur rimanendo inquadrato nel contesto delle arti
liberali. Il riconoscimento della scarsità di fonti filosofiche disponibili stimola l'apertura del mondo latino alla cultura
bizantina e islamica, facilitata dai nuovi canali di comunicazione legati sia alle vie commerciali che al movimento delle
crociate.
Conseguenza di tale apertura è una nuova concezione della filosofia, che si autonomizza e cresce su se stessa. Lo
sviluppo delle scuole urbane produce quello che è stato definito il Rinascimento del XII secolo (Haskins, 1927), che in
realtà ha, nella prima metà del secolo, due aspetti. Il primo è latino e autoctono (di derivazione boeziana), che ha luogo
nelle scuole di dialettica di Parigi ed è caratterizzato dallo sviluppo delle arti sermocinali (grammatica, logica e sua
applicazione alla teologia): e il cui esponente principale è Abelardo (1079-1142), contro cui polemizza il capofila della
cultura monastica, Bernardo da Chiaravalle. Le scuole di logica si formano attorno a singoli maestri le cui elaborazioni
definiscono le posizioni caratteristiche di ciascuna di esse.
Il secondo aspetto, focalizzato soprattutto attorno alle scuole di Chartres e di San Vittore, è caratterizzato dalla
massiccia immissione nell’insegnamento dei nuovi materiali filosofici e scientifici introdotti mediante le traduzioni. La
scuola dei canonici agostiniani di San Vittore si caratterizza per l’inserimento delle nuove fonti filosofiche in un
contesto mistico centrato sul tema dell’amore di Dio; accanto ai saperi teorici i vittorini, in particolare l’autore del
Didascalicon Ugo (m. 1141), valorizzano i saperi pratici (arti meccaniche) nel quadro di un interesse per la vita terrena
dell’uomo come percorso di salvezza. Questo tema, che porta un altro dei vittorini, Riccardo (m. 1173), a formulare
l’idea dell’uomo come microcosmo, lo ritroviamo anche negli scritti di Ildegarda di Bingen (1098-1179), saldamente
inserita nella cultura monastica tradizionale di cui elabora in modo originale molte tematiche; mentre l’interesse
congiunto per la concretezza della vita umana e per le modalità dell’esperienza mistica, elaborata nella Lettera d’oro di
Guglielmo di Saint-Thierry (1085-1145), caratterizzano la cultura dei cisterciensi.
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Un platonismo fondato sul pensiero ellenistico, nutrito d'esperienza cristiana e fuso intimamente a dottrine stoiche e
tesi filosofiche e scientifiche d’origine araba caratterizza invece la scuola di Chartres, i cui rappresentanti di maggior
rilievo sono Guglielmo di Conches (m. 1154 ca.) e Teodorico di Chartres (1142-1150). La posizione degli chartriani,
ben sintetizzata nell’affermazione di Guglielmo, che “in tutte le cose si deve ricercare la spiegazione razionale”, si
esplica soprattutto nell’indagine sulla natura: il Timeo di Platone viene utilizzato per spiegare razionalmente la
creazione del mondo secondo la Genesi, e in questo contesto vengono inseriti gli apporti delle nuove scienze introdotte
con le traduzioni dall’arabo (medicina e astronomia in primo luogo).
La pluralità degli interessi e l’atteggiamento critico caratterizzano le ricerche chartriane, come mettono in evidenza le
opere di Giovanni di Salisbury (1125 ca.-1180), in cui la riflessione filosofica si apre alla discussione politica relativa
alla sorgente del potere. Fra i testi tradotti dall’arabo, un gruppo consistente è formato da quelli di orientamento
astrologico, magico e alchemico attribuiti a Ermete Trismegisto. In connessione con i testi propriamente filosofici sia
di origine antica, come l’Asclepius, sia prodotti nello stesso XII sec., gli scritti ermetici tecnici introducono nella
cultura latina l’idea della possibilità umana di trasformare a proprio vantaggio e dentro una prospettiva salvifica la
natura, in sintonia con i processi di rinnovamento e crescita demografica, agricola ed economica in genere che
caratterizzano quest’epoca.
Nella seconda metà del secolo comincia a manifestarsi un’esigenza di riorganizzazione del sapere ed emerge una
concezione nuova della teologia, cui avevano aperto la strada le opere logiche e teologiche di Abelardo e la riflessione
dei vittorini sui sacramenti. I quattro libri delle Sententiae di Pietro Lombardo (m. 1160) gettano le basi della teologia
scolastica, attraverso la raccolta sistematica delle dottrine patristiche su: la Trinità, la creazione, l'Incarnazione, l'azione
dello Spirito Santo e i sacramenti.
Quest’opera diventerà il testo base dell'insegnamento teologico nel XIII secolo. Alano di Lilla (1120 ca.-1202/3), che
nelle opere poetiche presenta le nuove concezioni della natura e dell’uomo, propone nelle Regulae una teologia
costruita in forma assiomatica che si prefigge di dimostrare le verità della fede in funzione anti-ereticale. Il catarismo,
movimento religioso d’impostazione dualista, pone infatti ai teologi dell’epoca una dura sfida, ancora presente nei
primi decenni del XIII secolo e chiusa solo dallo sterminio della cultura catara provenzale in conseguenza
dell’intervento militare non a caso definito crociata (assedio di Tolosa, 1229; assedio di Montsegur, 1242). Non è però
l’unica eresia di portata filosofica a formarsi in quest’epoca di fermento sociale e dottrinale: alla prima condanna dei
libri di Aristotele, emessa nel 1210, vennero associati come eretici gli scritti di Davide di Dinant e Amalrico di Bène;
mentre il movimento del Libero Spirito era ancora presente agli inizi del Trecento.
Nella cultura islamica il XII sec. è l’epoca che vede fiorire i grandi pensatori di al-Andalus: Ibn Bagga (Avempace, m.
1139), che nel Regime del solitario introduce una lettura politica della vita filosofica centrale nell’Etica Nicomachea di
Aristotele; Ibn Tufayl (m. 1185), che inaugura il genere del romanzo filosofico indicando come fine della vita
filosofica il passaggio all’estasi; il filosofo sufi Ibn Arabi (1165-1240); e soprattutto Ibn Rushd (Averroè, 1126-1198),
che propone una soluzione innovativa al rapporto fra filosofia e religione e propone la più completa e importante
interpretazione complessiva delle opere d’Aristotele nel mondo islamico. Anche nell’Islam orientale continua il lavoro
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d’interpretazione e di valutazione della filosofia aristotelica da parte di autori che però, non essendo tradotti, non
vengono conosciuti nel mondo latino: Shahrastani (1086-1153), Abu'l Barakat al-Baghdadi (m. 1164) che sviluppa una
logica di tipo nominalista, Fakr al-Din al-Razi (1149/50-1209). Anche Mosè Maimonide (1135/38-1204), il filosofo
ebreo che influenzò Alberto Magno e Tommaso d’Aquino, era nato in al-Andalus, a Cordoba. La sua Guida dei
perplessi unisce temi del kalam e della filosofia in una sintesi teologica il cui apparente disordine espositivo è in realtà
un rinnovamento dell'ordine ermeneutico basato sull’intertestualità.
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Interpretazione del racconto contenuto nel mosaico
L’opera del monaco Pantaleone, nasce quindi in quello che potremmo definire un secolo in fermento. È situata
nell'attuale cattedrale dedicata alla Madonna ad Otranto (in provincia di Lecce), e da secoli è oggetto di studio da parte
di appassionati e ricercatori per tentare di comprendere il messaggio che il monaco volle lasciare ai posteri. Finora,
però, sono state avanzate solo delle ipotesi di lettura.
Questo accade perché, secondo me, si parte dal presupposto sbagliato che il mosaico, essendo inserito in una chiesa
cristiana, debba in qualche modo essere rappresentativo di un messaggio evangelico. Nel mosaico, dove non è un caso
che Gesù non compaia in nessun modo, esistono comunque riferimenti alla religione cattolica, tuttavia, come si avrà
modo di spiegare in seguito, essi non sono da connotare nel senso che ci si aspetterebbe.
Questa città per la sua posizione logistica è sempre stata, sia in tempi antichi che moderni, crocevia di transiti che
mettevano in comunicazione Oriente e Occidente, Europa e Africa. Dal suo porto partirono anche i Crociati chiamati a
liberare Gerusalemme.
L'antica chiesa venne costruita sopra un tempio pagano dedicato alla dea Minerva, al quale furono aggiunte poi le due
navate laterali.
La Dea Minerva La chiesa Il mosaico
In origine il tempio pagano presentava un passaggio nascosto dove scale molto rudimentali consentivano l'accesso al
piano inferiore in cui venivano celebrati altri riti. Cosa del resto molto comune a quasi tutti gli antichi luoghi di culto,
comprese le piramidi.
Per ammirare quanto già contenuto nella cripta in quei tempi remoti, anche se con l’aggiunta di figure ed elementi del
credo cattolico realizzati successivamente, oggi si può accedere in questo vano sotterraneo attraverso delle scale
normali.
La cripta
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Il monaco basiliano Pantaleone, che ha ideato e realizzato il mosaico dopo averne avuto mandato dal vescovo Gionata,
viveva nel vicino monastero di S. Nicola di Casole, che a quei tempi era un importante centro culturale religioso.
I ruderi del monastero di San Nicola di Casole
Considerando i simboli presenti nel mosaico, l'ipotesi vagliata finora da studiosi e ricercatori è quella secondo cui
alcuni tra i primi Cavalieri Crociati, divenuti poi Cavalieri Templari, avessero riportato qualcosa dalle loro battaglie in
Oriente. Qualcosa i Templari effettivamente scoprirono dato che, a duecento anni dal riconoscimento dell'ordine e
dopo che Filippo d’Asburgo, detto il bello, interessato alle ricchezze dei Templari, era riuscito a infiltrare delle spie tra
le loro fila, nell’atto d’accusa emesso da Filippo nei loro confronti, a quanto scrive Giuseppe Guidolin, si leggeva
testualmente:
I Templari in tutte le province hanno idoli, alcuni con tre facce, altri con una faccia sola, e certe volte un cranio
umano; e tutti, o molti, o alcuni li adorano nelle loro assemblee come un Dio che può salvarli, arricchirli, far
germinare la terra e far fiorire gli alberi... Essi adorano un certo gatto che talvolta appare nelle loro
assemblee, e ciò in vituperio di Gesù Cristo e della vera fede...
Evidentemente, dopo quanto scoperto, i Templari iniziarono a praticare il culto della Grande Madre, poiché le tre facce
riguardano il suo essere Regina dei tre mondi, il Teschio la simboleggia come padrona della Vita e della Morte, e il
gatto, che la lega a Iside, simboleggia l’anello di congiunzione tra il mondo umano e quello che va verso la
trascendenza dello spirito.
Ma perché i Templari presero ad adorare divinità femminili e sputare sull’immagine di Gesù?
Grazie a quanto trovarono sotto il tempio di Salomone(?), forse i Templari vennero a conoscenza che prima che Jawè,
Baal, Zeus, e i loro equivalenti prendessero il potere, cioè prima che il patriarcato scalzasse dal trono la Dea Madre, a
comandare in cielo, in terra, e negli inferi, era la Grande Dea.
La Grande Madre era (ed è) Dea Una e Trina dalla nascita, è una Dea tenera ma anche crudele, è Dea della
Fecondazione e della Morte, è Signora della Natura e padrona del Tempo, è Dea dei campi e dei boschi e dell’eros e
del terrore senza fine.
Quindi senz’altro sotto il tempio di Salomone(?) i Cavalieri trovarono qualcosa d’importante che li illuminò, ma
probabilmente non era il grande tesoro in senso economico come sempre creduto, bensì un qualcosa che permise loro
di sapere e conoscere molte cose.
Come vedremo andando avanti, scoprendo man mano di quale cosa importante intendesse parlarci Pantaleone
attraverso il suo racconto criptato, comprenderemo che, in seguito a quanto trovato, i Templari presero a praticare il
culto della Grande Madre. Ed è di Lei e di quel che realmente Ella E’ che il monaco ci parla nel mosaico, ci racconta
anche come, quando, e perché, il Bene fu sconfitto dal Male, e ci dice della sua nuova venuta. Ossia della sua
resurrezione.
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In quella che è definita la Corona poiché fa proprio da corona al resto del mosaico, è
contenuta la sintesi del periodo centrale di cui il monaco ci racconta la storia.
La storia della corona, inizia con la figura di Giona e termina con una donna nuda come la parte bassa del
corpo mosaico, ma con vicino un gatto, una lepre, una volpe, ed altri animali simbolici posti lì per suggerirci
le peculiarità di quella donna.
La simbologia del gatto l’approfondiremo più avanti, la volpe (la poscia preda di cui Dante scrive nel XXIII
canto del purgatorio) ne configura l’ipostasi propriamente materiale: l’Avatar in senso indiano, che
scendendo in questo Livello, come la volpe per una battuta di caccia, diventando l’ambita preda per le Entità
di questo mondo, è braccata nonostante sia protetta dalla Dea. Quindi se non umiliata, disprezzata, o
addirittura oltraggiata, quella donna è comunque sempre in pericolo.
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Sotto alla Corona c’è quello che chiamerei il cuore del mosaico. Avendo inserito il monaco dentro ai
cerchi gli animali simbolici che ci parlano delle sue specificità, quel quadrato vuole simboleggiare il
carattere della Grande Madre.
Nel quadrato, che simboleggia le peculiarità del cuore della Grande Madre, ci sono sedici disegni. Credo che questo
numero sia collegato ai dodici segni dello Zodiaco a cui sono aggiunti però i quattro punti cardinali.
La comprensione del quadrato del mosaico, che poiché è al centro dell'opera ho denominato cuore ma dove
attraverso la simbologia degli animali è riportato ciò che la Dea in realtà Dea E’, mi ha dato molto da
riflettere e ragionare. Un po' perché Pantaleone per parlarci del Cuore della Grande Madre e delle sue
caratteristiche non vi ha inserito una sola informazione in quanto oltre il numero dei cerchi che riportano
numericamente a Lei (15: l’equivalente di 7+8), ha inserito dentro questi personaggi storici ed animali mitici;
un po' perché quando ho iniziato a studiarlo, oltre non conoscere praticamente nulla degli egizi e del resto
ignoravo anche il significato e la simbologia dei numeri che lo componevano; un po’ perché durante le
ricerche, seppur riportati in modo diverso, ho trovato gli stessi numeri riportati in tavole sumere ma legati ad
un dio maschile (tavole “a” e “b” pag. 9).
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Il quadrato è composto da sedici cerchi, che vogliono rappresentare i dodici segni dello Zodiaco con inclusi i
quattro punti cardinali. Stessa simbologia contenuta in modo diverso nel mosaico della galleria Umberto I di
Napoli, dove nella struttura degli edifici tutti intorno non a caso è ripetuto il numero otto. Il numero che
simboleggia l’Infinito. Sedici, che è il numero che i Sumeri legarono al loro dio Marduk, è un numero legato
anche ad Osiride, e sedici sono le stanze nel tempio di Abydos a lui dedicato, anche se poi per l'ovvia ragione
che il sole attraversa lo Zodiaco nelle sue dodici Case, la leggenda racconta che, dopo morto, Osiride deve
attraversare dodici stanze prima di risorgere a nuova vita (cioè l’inizio di un nuovo lungo Ciclo dello
Zodiaco).
a b c
a:Tavola sumera con albero a sedici steli. b: albero con quindici steli. Entrambi con sopra la figura di Faravhar.
c: La Ma donna del rosario di Lorenzo Lotto con sopra quindici cerchi.
Però nel mosaico quel sedici non vuole rappresentare ne Marduk ne Osiride ma, come tutto il quadrato, vuole
simboleggiare la Grande Madre in quanto creatrice dell’Universo dove viviamo, i lati del suo carattere, ed
anche il numero delle Case che il nostro Sole attraversa durante un lungo Ciclo inclusi i quattro punti
cardinali.
Verso la fine del II secolo, elementi della Chiesa, come Ireneo da Lione - che per primo ha legato il
tetramorfo ai Vangeli - poi Gerolamo - verso la fine del IV secolo, secondo quale criterio non saprei dire -
hanno associato gli animali agli Evangelisti mettendo vicino ad ognuno di loro quelli che sono invece gli
animali simbolici più importanti della Dea. Non a caso nel Libro della Rivelazione si parla di quattro creature
analoghe che circondano il trono di Dio!
Immagini dove vengono raffigurati i quattro evangelisti contenute in chiese.
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Hanno posto il leone - non a caso presente nel mosaico - che vuole esprimere la regalità della Dea, vicino a
Marco; il toro - sempre prerogativa della Dea (presente anche questo nell’opera) - che ne esprime la Forza
creatrice, vicino a Luca; l’aquila, che esprime lo Spirito Regale che la sorregge, vicino a Giovanni; e
l’angelo (o tetramorfo) vicino a Matteo.Che invece, come ci conferma il monaco nel mosaico, sono animali
simbolo legati alla Dea. E siccome tetra significa quattro, quegli animali simboleggiano sia i quattro punti
Cardinali che i quattro Elementi della Natura. Simboleggiando questo, significa che la Dea E’ la Natura e
tutto quanto ci circonda.
Il monaco cerchia solo quindici cerchi su sedici, e in quello non cerchiato inserisce un Grifone, un animale
Simbolo importante ma per lo più sconosciuto. Perché?
Quel Grifone vuole simboleggiare la nostra Grande Madre che sta sopra, per questo il monaco non l’ha
cerchiato. Ella è proprietaria ed espressione di tutti gli Archetipi (è quindi l'Uno o la Monade), ed è quindi la
Madre del nostro Sole e di tutti i Soli (o Stelle, quindi Anime) e Pianeti del nostro Universo nonché della
nostra Madre Terra.
a b c
d e
a. Il Grifone inserito nel cerchio del mosaico. b. Il Grifone nella simbologia. c. Il Grifone contenuto nella chiesa di Bitonto.
d. Il Grifone che è davanti alla chiesa di Ferrara. e. Il grifone disegnato da Nostradamus.
Come possiamo vedere quel Grifone alato e quel capretto sono un’unica cosa: quei due animali, uniti in quel
modo, vogliono simboleggiare le due facce della Dea. Quella buona ed amorevole e quella terribile. Mentre il
serpente, che nel simbolo b raffigura la Forza regale e positiva, può raffigurare sia la forza positiva che
negativa; indica la capacità di pensare, l’essere cosciente dei propri istinti, e di saper scegliere tra bene e
male. Rappresenta anche la Kundalini, che può portare guarigione e illuminazione, e rappresentare qualsiasi
principio vitale inconscio.
Pantaleone scrive sotto quel Grifone il nome PASCA, che ho scoperto significa in pratica resurrezione o
passaggio; entrambe parole dal significato appropriato al contesto di quel cerchio. Non essendo cerchiato
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come gli altri, significa che quell’animale simbolico del cerchio riguarda il mondo divino, e che la Dea,
essendo Madre Natura, risorge sempre dalle proprie ceneri.
a b c
a: La Fenice come viene simboleggiata in occidente b. Lo scarabeo, animale simbolo, conosciuto in quanto rinasce dai suoi
escrementi, in uno dei cerchi nel grano, c: la Fenice, o Bennu, come la chiamavano gli Egizi, simboleggiata in un cerchio nel grano.
Il monaco potrebbe aver scritto PASCA come si legge, ma, sempre che allora non venisse chiamata così,
potrebbe anche aver scritto PARCA e in seguito i soliti noti potrebbero averlo corretto modificando la R in S
con l’intento di annullarne la comprensione. E’comunque di una Signora che Pantaleone ci sta raccontando,
e l'appellativo Parca, colei che tessela tela, come vedremo, non può riferirsi ad altri che alla Grande Madre
che (come Parca o Moira) Tesse la Tela deiDestini degli uomini (e per questo la Madonna da svariati artisti
venne simbolicamente dipinta come sarta).3
a b
a: Le Parche Cloto, Lachesi ed Atropo, personificazione del destino ineluttabile. b: Guido Reni – Maria che cuce
Invece, mettendo al centro del quadrato quell’Asino tra i due Cani Pantaleone ci vuol dire dell’eterna lotta tra
Bene e Male, e che quelle due Forze fanno comunque parte integrante della Grande Madre. Forze che Ella
comunque controlla, come ci confermano anche le antiche immagini simboliche riportate di seguito.
Il Somaro che suona la musica (della Vita) trai due cani Cerere che guida i serpenti Diana che tiene (controlla) i cani
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L’Asino, noto per i pesi che è in grado di sopportare, simboleggia la Dea. Il monaco l’ha disegnato arpista
poiché è comunque Lei, la Grande Madre, che sobbarcandosi tutto il peso della Creazione suona la musica
della Vita. Asino che è stato erroneamente connesso a Gesù e che va invece connesso a Maria!
a b
c d
a: Gesù che entra a Gerusalemme su un asinello. b: Asino con la lira, portale della chiesa di Saint Pierre de la Tour,
Aulnay c:capitello dell’abbazia di Saint-Nectaire a Issoire. d:chiesa di Saint-Parize le Chatel, vicino Nevers.
Il numero quindici, oltre contenere il dieci, quindi la Tetrakis, contiene anche il cinque poiché tale è il
numero degli Elementi, è quindi non a caso è legato a Maria.
Pantaleone ci sta quindi dicendo che la Grande Madre è il Tutto. Non può essere quindi rappresentata da un
uomo e tanto meno quest’uomo può essere il dio biblico. Infatti era Maria che doveva risistemare le cose nei
suoi confronti e dare l’annuncio dell’arrivo del quinto Elemento (o Giustiziere), e dire della pulizia che
questo avrebbe fatto. Quinto Elemento che è l’Etere. Ritenuto l’elemento principale della Pietra filosofale e
la sostanza catalizzatrice in grado di risanare la corruzione della materia e che gli orientali identificano come
Akascha.
a b c
a. I cinque elementi? b. cerchio nel grano che ci dice che siamo allineati o che la fine del tempo è giunto?? c. I 5 elementi nel cerchio nel grano?
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Quindi nel quadrato il monaco ci vuole parlare delle caratteristiche della Grande Madre; ma oltre dirci delle
peculiarità suo carattere attraverso gli elementi distintivi degli animali inseriti (dicendoci quindi che Lei
stessa è il terribile Leviatano essendo questo simbolico animale riportato in uno dei cerchi),
Il Leviatano riportato nel quadrato Il Leviatano di Gustav Dorè
un’altra cosa importante il monaco l’ha disegnata nella parte bassa del quadrato. Dove sono raffigurati
Adamo ed Eva, dato che, mentre vicino ad Eva per simboleggiare il tipo di energia di cui la donna è
proprietaria mette il Toro e le collega il Serpente, vicino ad Adamo mette il Gatto lupesco.
Cosa ci voleva dire il monaco in quella parte? Che l’uomo è l’opposto della donna? Che egli è controllato da
una forza negativa come sembra voler suggerire il disegno con quel gatto lupesco? Oppure, quel negativo è
lo Tzelem che gli Elohim misero in Adamo e non in Eva come Mauro Biglino legge dagli antichi testi?? O
invece, come vedremo andando avanti, visto che tutto il racconto del mosaico è improntato sul DNA umano,
esistendo un positivo ed un negativo di tutto, voleva dirci che l’uomo dovrebbe essere (solo) negativo e la
donna (solo) positiva a livello sanguigno??
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La sirena bicaudata
a b c
a: La Sirena bicaudata del mosaico b, c . Sirene contenute in varie chiese
Prima che comprendessi che quella Sirena stava a simboleggiare la prerogativa della donna di poter creare la
vita e di presentarsi come tramite attraverso cui è possibile una incarnazione nel mondo terreno, ne è passato
di tempo!
Il monaco basiliano Pantaleone disegna quello che somiglia ad un Abraxas proprio nel primo cerchio del
quadrato, ma invece della testa del gallo che simboleggia l’alba del nuovo giorno, gli mette la testa femminile
di una nazirea (in quanto la disegna con lunghi capelli); presso la tradizione persiana l’Abraxas arriva a
simboleggiare l'unione/totalità fra Ahura Mazdā ed Arimane, ossia Bene e Male, che è quello che
simboleggiava Hecate, una Grande Madre, e che è quello che simboleggia anche quella Sirena del mosaico
perché ella simboleggia il Bene ed il Male, l’alba del nuovo giorno,ma anche la donna ed il modo attraverso
il quale l’Anima può incarnarsi in questo mondo il cui tempo scorre attraverso i 365 giorni dell’anno.
Quindi penso che con quella figura il monaco, oltre voler dire che solo attraverso la donna l’Anima può avere
accesso a questo Livello, volesse dirci che la sirena coincideva con quella della donna che nella parte bassa
del mosaico disegnava prima come Diana da una parte, e poi posta nuda su un ramo dell’albero perché,
secondo me, la particolare Sirena rappresenta l’inizio del periodo, dove esiste ancora il Bene ed il Male, e
con Diana, che simboleggia il Bene, la fine del lasso di tempo di cui il monaco ci narra.
Riflettendo sul disegno, capivo che il monaco aveva messo alla Sirena i lunghi capelli perché nazirea; dal
racconto contenuto nel quadrato del mosaico comprendevo che anche gli altri animali erano raffigurazioni
simboliche di lati della personalità della Dea; avevo capito che non era troppo positivo che comprendessi
buona parte del racconto di quel mosaico perché, se avevo tutte quelle visioni ed ero così sveglia avevo
capito che eravamo in un importante momento di Passaggio ma, seppur aiutata dalle mie particolari
esperienze, attraverso le letture non riuscivo a trovare il giusto bandolo della matassa ed identificare quella
figura in modo univoco. Non ci riuscivo probabilmente a causa degli insegnamenti sbagliati radicati in me, e
perché le religioni hanno sempre sminuito la figura della donna legandola persino al diavolo. Mentre, come
ci suggeriscono le opere esaminate e i fatti accaduti e che vanno accadendo, è soprattutto sugli uomini che le
alte gerarchie avrebbero dovuto portare la loro attenzione!
15
Salomone e la regina di Saba
Nel terzo e quarto cerchio Pantaleone inserisce prima Salomone e poi la Regina di Saba. Ma mentre per
suggerire il livello della Coscienza della regina la disegna su uno sgabello di legno, mette re Salomone
seduto tra due grifoni.
Nelle leggende e nei miti il grifone ha assunto varie funzioni, da quello di guardiano a creatura demoniaca;
ma avendo le caratteristiche del leone e dell’aquila, considerati, in un’ideale gerarchia, al di sopra degli altri
animali, pensiamo che Pantaleone ponendo Salomone su un trono fatto di grifoni abbia voluto attribuire
maestosità e fierezza al re. Uomo col quale la Regina concepisce Menelik. Forse il primo clone maschio
della stirpe di Davide nato dopo Adamo che può darsi rinasce con un corpo in grado di contenere Anima,
quindi risanato dai danni genetici fatti da CHI modificò il dna e che forse riannoda il collegamento col
divino. E questa potrebbe essere la ragione per cui Pantaleone mette in mano al re quella corda annodata che
si eleva verso l’alto.
Sopra sono riportati il nodo di Salomone dell’abbazia di Fossanova, ed il nodo della colonna Jakin
(http://www.duepassinelmistero.com/Le%20colonne%20annodate%20J%20e%20B%20di%20Wurzburg.htm) Nodo riferibile ad Iside (fig.3 e 4)
attribuito poi a Salomone? Ma cosa riguarda quel nodo? Mostra il Centro, o la caduta di una Grande Madre e la conseguente perdita della
scarpa?
Due cerchi nel grano, dove nel primo secondo me vengono simboleggiati i 4 punti Cardinali ed il centro,
e nel secondo i tre mondi insieme alla ciclicità del tempo.
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Nella storia d’amore con Salomone la Regina di Saba non riconquista la scarpa, simbolo del camminare
nella vita, poiché dovevaessere Salomone, per rimettere a posto la deviazione del dio di Mosè, ad abbracciare
il culto praticato dalla Regina e non essere lei, come invece accadde, ad abbracciare il culto del dio di
Salomone.
Pantaleone per dirci questo, oltre mettere alla Regina di Saba una sola scarpa le ha messo un solo orecchino
(se osserviamo la sirena bicaudata ne ha due), che simboleggia il sapere incompleto in lei. Quel sapere, come
vedremo andando avanti, fu tolto alla donna a causa di un esperimento genetico che spiega la ragione per cui
la donna cominciò ha camminare con una sola scarpa.
L’esperimento genetico detronizzò la Grande Dea Madre, che solo la donna può rappresentare poiché, come
tale, è legata al Femminino Sacro della Terra e con i suoi tempi, per procreare, come la Natura per la Terra e
il mare per le maree, è legata alle fasi lunari. E solo attraverso il DNA mitocondriale della madre si possono
trasmettere al bambino tutte le informazioni genetiche; non a caso gli Ebrei, ancora oggi, ti accettano come
ebreo solo se sei figlio di madre ebrea. Ma in un’antichità ancora più remota le cose non erano così.
Amaterasu, Dea giapponese Wang Mu Kalì, Dea Indù
Amaterasu-ō-mi-kami (letteralmente "Grande dea che splende nei cieli"), è la dea del Sole (divinità da cui
discendono tutte le cose) nella religione shintoista. È considerata la mitica antenata diretta della famiglia
imperiale giapponese.
Wang Mu conosciuta come la "Regina Madre d'Occidente", regnava sul paradiso occidentale degli immortali
nelle montagne Kunlun, dove, la leggenda narra, era servita dalle "ragazze giada" e dagli uccelli a tre
gambe.
Kalì viene considerata una dea sanguinaria e violenta, ma come per Ecate che ha tre facce, vuole
rappresentare la parte violenta, o della trasformazione, di Durga, invece dea amorevole.
Stabilito che la Grande Madre, nel bene e nel male, è il motore che muove tutto, e valutato che la Ella
attraverso il DNA si esprime attraverso l’umanità e la natura e nello stesso tempo impara crescendo in
Coscienza e noi con Lei, andiamo ora ad analizzare i bracci. Che essendo quelli con cui noi umani compiamo
materialmente le azioni, in quelli del mosaico Pantaleone ha inserito il racconto di quanto accadde
tangibilmente in passato sulla terra.
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I bracci del mosaico
Dobbiamo guardare il mosaico al contrario, quindi cominceremo ad analizzare quello che è per noi il braccio
destro, dove è contenuta la storia di quanto accade prima ancora del Giona che Pantaleone disegna nella
Corona.
Il racconto del braccio destro inizia con quella Mucca che è di tre colori diversi, e sulla quale poggia quel
ramo: si tratta quindi dell'Essere su cui pesa tutta quella parte di Storia.
Braccio destro Braccio sinistro
Nella filosofia esoterica la vacca è la natura creatrice, il toro lo spirito che vivifica. Nei Veda, l'Alba della
Creazione è rappresentata come una vacca. Questa alba viene considerata Hathor, e il giorno che segue o la
Natura già formata, viene considerata Iside, ma entrambe sono una (che sono le entrambe che Nostradamus
dipinge nel suo disegno riportato di seguito come Gallo e Pavone, e che nel Sotto raffigura con quella donna
malconcia).
La vacca era sacra a Iside, la Madre Universale, la Natura, e ad Hathor, il principio femminile in Natura. Le
due dee sono legate sia al sole che alla luna come provano il disco e le corna (crescenti) della vacca riportati
nelle immagini che le riguardano.
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La più antica Hathor è la sacerdotessa delle sette vacche mistiche (sette pianeti) e Iside, la Divina Madre, è
la vacca dell'abbondanza (o Natura, Terra) e, come madre di Horo, il nostro sole, è la madre di tutto ciò che
nella nostra Galassia vive.
La vacca di tre colori diversi su Iside che rende omaggio ad Hator Disegno attribuito
cui poggia il tronco del braccio dx a Nostradamus
Quindi, Pantaleone, ponendo quella mucca alla base del braccio, ci vuol dire su cosa si basa la Creazione.
Facendo la mucca di tre colori diversi, il monaco ci vuol parlare della trinità della Dea, in quanto Ella è
Regina dei tre mondi: quello celeste, quello terreno, e quello sotterraneo, che è sia buona che cattiva che
neutrale, e nello stesso tempo ci dice del dna poiché quello è il modo in cui Ella si concretizza.
Hecate con testa di cavallo, cane, e scrofa Hecate nell’altare di Pergamo che combatte Clitio
Peculiarità che aveva anche Hecate, ma legata alla simbologia del cavallo. Infatti, il cavallo, come potrebbero
dimostrare alcuni reperti archeologici rinvenuti dall’archeologa Maria Gimbutas, sembra fosse usato da
popoli antichi come i Celti per rappresentare un aspetto della Grande Madre. Cavallo che, in questo caso,
potrebbe voler simboleggiare il corpo umano, dove coesiste il Bene ed il Male, e con cui si combatte
purificandosi del peso terrestre ed esaltandosi sul piano spirituale.
Per dirci che la Grande Madre si esprime rispecchiandosi nella Natura attraverso il DNA, Pantaleone mette
davanti alla mucca quello strano animale a tre teste che vuole simboleggiare un antichissimo Genoma umano
a tre eliche. Ma come si può vedere nella sezione riportata sotto (fig. a), proprio la testa dell’animale che ha
in bocca quel fiore col pomo che ci dice che è l’elica più pregiata delle tre, Pantaleone la disegna già sdraiata:
questo potrebbe voler significare che un qualche intervento genetico c’era già stato ma che quell’elica era
ancora viva visto che all’animale, anche se abbattuto, gli ha disegnato gli occhi aperti.
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a b
Alle spalle della mucca c’è invece quell’uomo con le ali con quella strana bilancia in mano che ha a sua volta
alle spalle un omino rosso che si getta dentro una coppa (fig.b).
Mi ha fatto molto congetturare quella figura con le ali e quanto il monaco gli aveva messo in mano. In un
primo momento, influenzata dai testi che avevo letto riguardo l’origine dell’umanità che dicevano che siamo
stati creati dagli alieni che poi ci hanno usati come schiavi per estrarre l’oro terrestre, avevo creduto che
quella figura alata stesse a simboleggiare gli Elohim bibbici (gli stessi che per Zacharia Sitchin erano gli
Anunnaki, e gli stessi che per molti altri ricercatori erano gli extraterrestri che ci avevano creato) e che
quanto aveva in mano stesse a simboleggiare l’esperimento genetico nei nostri confronti che questi fecero;
poi, molto tempo dopo, compreso finalmente il significato della lunga visione dove mi veniva mostrato anche
un uomo sulla piramide di Cheope a cui prima uscivano le piume e poi queste sparivano, ho capito cosa
realmente il monaco volesse dire con quella figura.
Quell’uomo con le ali non stava a simboleggiare un extraterrestre ma un uomo terrestre evoluto vissuto in un
tempo lontanissimo. Mentre quanto gli aveva in mano voleva probabilmente simboleggiare le provette da
laboratorio immaginate da Pantaleone.
Il monaco in quella sezione dell’opera ci diceva anche che, quanto quell’uomo evoluto aveva aggiunto nelle
provette (fig. c)
c d
e che aveva sperimentato su quell’omino posto alle sue spalle (fig d) collocandolo poi nella coppa della vita
(cioè poi fatto uscire dal giardino terrestre), sapendo che la strana figura animalesca a tre teste voleva
simboleggiare il DNA su cui si basava tutta la Creazione, desumevo che Pantaleone ci stava dicendo che in
quell’antico esperimento genetico quella particolare elica simboleggiata dall’animale col fiore in bocca (fig.
a) fu abbattuta!
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Disegnando quel mostro sopra le figure (fig. e) il monaco ci vuol invece dire che quell’esperimento risvegliò
il Leviatano (cioè la parte più terribile della Dea), e che dopo quanto fatto da quello scienziato ci fu una
catastrofe; mettendo al Leviatano la scarpa in bocca ci dice anche che, a causa di quell’esperimento, agli
esseri iscritti nel Libro della Vita che si salvarono dalla catastrofe la Dea tolse una scarpa (cioè quella
particolare terza Elica del Genoma umano) e che il Male prese a regnare. Infatti sopra il Leviatano il monaco
disegna gli uomini e le donne avvolti e posseduti da serpenti, e sopra di loro mette Satana in trono.
e f g
In quella stessa parte del braccio (fig. f), disegnando il lupo che morde la zampa all’asino, che abbiamo detto
simboleggia la Grande Madre, Pantaleone ci sta dicendo che quell’esperimento le fece male. Fatto che
simboleggia anche nel cervo mettendogli la freccia conficcata nel collo.
Che quegli esperimenti genetici fecero male alla Grande Madre o Intelligenza Superiore, che gli equilibri
cosmici furono rotti, e che questo ci fece cadere in un Livello più basso di esistenza, degli artisti a loro modo
ce lo hanno detto...
a b c
a. La frattura cosmica simboleggiata dal Caravaggio nella Ruota rotta di Santa Caterina b. La Ruota Cosmica rotta messa in mano alla donna
dipinta da Michelangelo nel G.U. c. Il mondo o terra superiore dipinto dal Mantegna nel palazzo dei Gonzaga a Mantova dove c’è anche il
Pavone.
Quella scarpa tolta dal Leviatano all’umanità potrebbe essere il nodo di Iside, lo stesso nodo simboleggiato
in alcune Colonne Jakin, ed il nodo nella corda che il monaco mette in mano al Salomone del mosaico. Cioè
essere quella parte di DNA che si va attualmente risvegliando e riprendendo la sua attività ma che i nostri
genetisti hanno classificato come spazzatura!
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Salomone con in mano la corda annodata Il doppio(?) nodo della Colonna Jakin
Il monaco ci dice infatti che una volta modificato quel DNA il Male aveva vinto e prese a regnare; inserendo
la testa del lupo nella parte bassa del braccio destro, secondo me ci dice da che parte (delle due Forze) è
arrivata a quell’uomo evoluto l’ispirazione e forse, quelle due sperimentazioni genetiche sono anche quelle di
cui intendeva dirci Dante nel 33° canto del Purgatorio della Divina Commedia, poiché il poeta in quel canto
scrive:
E aggi a mente, quando tu le scrivi,
di non celar qual hai vista la pianta
ch’è or due volte dirubata quivi.
Qualunque ruba quella o quella schianta,
con bestemmia di fatto offende a Dio,
che solo a l’uso suo la creò santa.
Per morder quella, in pena e in desio
Cinquemila anni e più l’anima prima
Bramò colui che ‘l morso in sé punio.
Dorme lo ‘ngegno tuo, se non estima
Per singular cagione esser eccelsa
Lei tanto e sì travolta ne la cima.
Il monaco sembra però dirci un’altra cosa importante in quel braccio perché, mentre da quella parte disegna
quelle persone moltiplicatesi dall’esperimento genetico possedute da serpenti e mettendo Satana in trono
sopra di loro ci dice che Satana è il loro Re, dall’altra parte, sopra l’asino morso dal lupo, mette persone
libere in quello che dovrebbe essere il giardino terrestre e mette sopra di loro il Patriarca Abramo con una
donnina in braccio (fig. g pag 20). Vicino gli mette Isacco e poi Giacobbe, e poi sopra di loro mette il cervo
che sappiamo simboleggia la grande Dea.
Significa che una parte di umanità che si salvò fu risparmiata dalla Dea cioè le furono lasciate entrambe le
scarpe? Forse, visto che si parla dell’esistenza di un certo numero di Maestri tra noi. A questo punto
possiamo ipotizzare che quel cavallo col fiore in bocca messo supino dal monaco riguardi la terza e più
importante elica del genoma umano che è stato abbattuto e che probabilmente quei nostri antichi avi
possedevano. Terza elica, forse proprio quella valutata dai nostri attuali scienziati come spazzatura genetica,
che la Grande Intelligenza Superiore, dopo quell’esperimento, e dopo la catastrofe, in quelle persone e in chi
discenderà da loro, ha addormentato ma non cancellato!
Conoscenze che sembrano assurde se pensiamo che il mosaico è stato realizzato nel XII secolo, e leggendo la
storia dell’Umanità che ci racconta di esseri trogloditi. Soprattutto impossibile da dimostrare. Ma che mi era
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già balenata in mente anni fa guardando una puntata di Voyager dove Roberto Giacobbo (in una puntata dove
mostrava le linee di Nazca mi sembra) mostrava un oggetto molto simile a quelli che sono oggi i nostri
bricchi che usiamo per scaldare il latte, incastonato nella roccia, vecchio qualche milione di anni.
Poi, che una qualche civiltà potesse essere arrivata magari in modo diverso al nostro livello di evoluzione, è
un’ipotesi sulla quale sono tornata a riflettere mentre portavo avanti le ricerche leggendo dei vari oopart
(oggetti fuori posto) e delle strutture megalitiche che sempre più numerose venivano scoperte.
Ma tutto questo non comprovava ancora la mia ipotesi in quanto non provava in modo tangibile la capacità
di una qualche società che ci aveva preceduto di essere arrivata al nostro livello di evoluzione. Poi, di recente
invece, quando ho letto del ritrovamento del chip alieno ritrovato in Russia, e del martello ritrovato a
London, in Texas, ho capito che la mia ipotesi in merito a quanto ci voleva dire Pantaleone in quella parte di
mosaico non era poi così assurda e che anzi, di assurdo non aveva proprio nulla!
http://www.filosofiaelogos.it/News/Un-chips-alieno-vecchio-di-450-milioni-di-anni-trovato-in-Russia.html
http://www.coscienza.org/_ArticoloDB1.asp?ID=1355
Ma a costruire l’ipotesi che sono andata poi man mano facendo e che espongo di seguito non mi hanno
aiutato ne la bibbia o i testi antichi che ho potuto leggere, ne la storia dell’umanità che troviamo sui libri di
storia! A parte le mie particolari esperienze che andavano comunque comprese, mi hanno aiutato la lettura e
considerazione diversa che ho fatto dei miti e delle molte opere d’arte visionate. Soprattutto quelle di un
certo periodo. Che più guardavo e più capivo quanto in certi ambienti fosse invece conosciuto quanto andavo
ipotizzando e ricostruendo.
Il mito narra che è Prometeo, un Titano, che come i fratelli era stato generato da Urano (il cielo) e Gaia (la
Terra), che dona il fuoco agli uomini provocando l’ira di Zeus.
a b c d
a: Gigante riportato in una tavola sumera b,c: l'Homo selvaticus riportato in antichi reperti
d: Il Gesù ricoperto di peli dipinto su una colonna interna della basilica di Atri, in Abruzzo, intitolata a Santa Maria Assunta.
Secondo me, quella dei Titani - che chi fossero in realtà lo capiremo man mano che andremo avanti
riflettendo sugli elementi trovati durante le ricerche - è la storia della prima invasione extraterrestre
raccontata attraverso il mito in quanto dobbiamo domandarci: chi erano gli uomini della terra a cui
Prometeo donò il fuoco?
Secondo me lo donò a quei terrestri che già popolavano una qualche parte della terra: l’Homo Selvaticus.
Questo Homo Selvaticus, non saprei se per il fuoco realmente donato da Prometeo - che non sappiamo cosa
riguardasse in realtà come non sappiamo chi fosse realmente Prometeo - attraverso milioni di anni, in una
qualche parte del mondo potrebbe essersi evoluto (un po’ come accade oggi: ci siamo noi, gente evoluta, ma
in Amazzonia ci sono ancora tribù che non hanno contatti col mondo esterno).
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La caduta dei Giganti di Giulio Romano La caduta dei Giganti di Perin del Vaga
Palazzo Te – Mantova Palazzo Pamphili – Genova
E vista la fattura dei monili d’oro precolombiani rivenuti in Bolivia (fig. a), visto quanto disegnato sul
coperchio della tomba di Re Pacal in Messico (fig. b), visto cosa è stato scoperto essere disegnato
sull’architrave del tempio di Osiride (dove è disegnato anche un velivolo che somiglia tanto allo shuttle
americano! fig. c), visto i vari oopart che si vanno ritrovando in tutto il mondo, quell’uomo del passato
potrebbe essere arrivato ad un progresso tipo l’attuale nostro se non molto di più. E se questo è quello che è
accaduto, come secondo me intendeva dirci il monaco, quello stesso uomo, come stiamo facendo noi oggi,
sperimentò sul DNA fino a creare cloni perfetti. E questa fu la ragione della sua caduta!
a b
c
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Il braccio sinistro
Nel braccio sinistro del mosaico il monaco racconta, secondo me, in modo diverso quanto già raccontato nel
braccio destro ma questa volta lo fa inserendo le figure mitiche che hanno influenzato quell’uomo del
passato portandolo alla caduta, e cosa all’umanità, a causa dell’esperimento genetico, da Samuele in poi è
accaduto.
Infatti nel braccio sinistro sono presenti i Giganti, di cui si parla anche nella bibbia, e quell’Atlante molto
giovane a cui però, per farne individuare la negatività, il monaco ha posto sulle spalle non il mondo ma un
sole nero. L’ha rappresentato come Atlante in quanto, come tale, è collegato all’acqua, come lo sarà il biblico
Enki (figura che vedremo quando andremo e decriptare il corpo del mosaico) ma non a caso, a mio parere,
per indicare le giuste connessioni da fare, Pantaleone ha messo sulle spalle della figura un sole nero e non il
mondo.
Quindi penso che, col mostruoso serpente posto alla base del braccio sinistro su cui poggia il Ramo, il
monaco ci volesse indicare la negatività della figura e su chi o cosa poggia la realtà di cui ci parla. E per
confermarci questo, mettendo nella parte bassa del braccio quel mostruoso serpente, il monaco ci indica a
CHI far risalire quanto da allora sarà creduto e CHI, o quale Forza negativa, a partire da quella data venne
inconsapevolmente venerata e prese il potere sui terrestri. Stesso fatto che nel braccio destro il monaco
simboleggia mettendo Satana in trono.
a b
c d
a. Che si tratti del mondo che del sole, ciò che Atlante porta sulle spalle è rappresentato dal monaco in nero: Atlante non ha quindi
sulle spalle il Bene. b. Il mostro su cui poggia il ramo del braccio sinistro. c. Il disegno è attribuito a Nostradamus: il veggente o
chi fece quel disegno, ci sta dicendo che un porporato, oltre avere alle spalle un lupo e pregare un dio nero, ha in bilico una Torre
sulle spalle. Chi fece quel disegno, con quella Torre in bilico messa sulle spalle di quel porporato, ci voleva dire che sarà delle alte
gerarchie ecclesiastiche la responsabilità se quella Torre cadrà o meno? d. Sezione del mosaico riportata nella parte bassa del
mosaico: abbiamo detto che il cavallo simboleggia il corpo umano, quindi quell’uomo sul cavallo rosso e quella donna sul cavallo
grigio che Pantaleone ha uniti nelle code dal caduceo, che rappresenta la medicina, quale strana unione vogliono rappresentare?
Forse quello tra Rama e Sita? E’ in quell’occasione che la Sacerdotessa della Dea perde la scarpa?
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Ma l’esperimento genetico, la frattura che questo causò a livello cosmico e perché lo squarcio permise
l’accesso ad Entità non positive in quella realtà o perché la catastrofe fece cadere contemporaneamente quelle
genti in un Livello più basso di esistenza, evidentemente, quei personaggi che si mostravano positivi o che
comunque tali il mito l’ha fatti diventare, positivi non erano per niente.
Quindi i miti rimangono miti ma i protagonisti di quei racconti ritenuti solo mitici poiché ormai troppo
lontani nel tempo, nella realtà che si creò o in cui quelle genti caddero, potrebbero essere esistiti veramente
ed assunto nel tempo nomi diversi.
Il nostro Titano Zeus, per esempio, potrebbe essere diventato il mitico Enlil, e quello stesso Enlil essere
anche il noto Rama che sposò Sita. Stessa entità parassita che potrebbe essersi nascosta nel tempo dietro il
nome di altri dei.
Rama guarda caso aveva anche una pelle azzurrina. Era quindi palesemente proveniente da un altro mondo
ma non siamo in grado di stabilire quale. Probabilmente un mondo più basso o comunque vicino al nostro, e
stranamente, gli Etruschi, nelle loro tombe, come mostrano le immagini riportate sotto della tomba della
necropoli di Monterozzi risalente al IV secolo, dipingevano i demoni proprio con la pelle azzurrina. Solo un
caso?
Ma guarda caso, in quei remotissimi tempi l’azzurrino Rama sposa proprio Sita, cioè la donna nel cui corpo
era incarnata la Monade della Dea ed era contenuto il Libro. Cioè la Cima della Pianta.
Rama e Sita I gemelli L’incoronazione
Un’altra fecondazione molto particolare è quella di Leda. L’affascinante regina di Sparta figlia di Cestio e
moglie di Tindaro.
La leggenda narra che Zeus se ne innamorò, e per poterla vedere raggiunse la vetta del monte Taigeto.
Mentre Leda dormiva sulle sponde di un laghetto, fu svegliata dallo starnazzare delle ali di un canditissimo
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cigno; intorno c’era profumo d’ambrosia che la stordiva e il cigno col suo collo sinuoso amorosamente
accarezzò il suo viso, i suoi capelli e le sue braccia. Era Zeus che per avvicinarla si tramutò in cigno e appena
la giovane regina si svegliò, si fece riconoscere e le preannunciò che dal loro amore sarebbero nati due
gemelli: I Dioscuri Castore e Polluce.
a b c
a. Leda ed il cigno di Leonardo da Vinci. b. La Leda col cigno di Francesco Brina ripresa da quella dipinta da Michelangelo.
c. La sezione del mosaico dove è posto il cavallo grigio davanti alla donna con l’abito color oro.
A parte quello che è diventato poi il mito di Leda e Zeus, avendo prove personali che in questo mondo quelle
Entità possono acquisire corporeità poiché con uno di loro anni fa ho parlato, penso che Leda fu fecondata da
un’entità in grado di avere un corpo in questo livello e mostrarsi come reale. E quella fecondazione
particolare ce la conferma anche il monaco in una parte del mosaico nella parte che riguarda la fine dei tempi
dove disegna un cavallo grigio davanti alla donna con l’abito color oro (fig.c). Quel cavallo grigio vuole
probabilmente simboleggiare quella Entità negativa che per avere una sua discendenza fecondò la cima della
pianta più volte.
Infatti guarda caso, la leggenda narra che Rama da Sita ebbe due figli: Kusha e Lava. E guarda ancora il
caso ... proprio come due maschi che la leggenda narra essere nati dal doppio uovo di Latona. Due maschi
creduti divini in quanto figli di un dio che era invece un’Entità malevola e che oltre a mutare forma appariva
come un dio positivo che qualcuno, in un remotissimo passato, farà diventare i Dioscuri Castore e Polluce. E
forse proprio perché c’era stato tal precedente con i Dioscuri, che nel Concilio di Nicea del 325, non fu poi
troppo inverosimile credere che Gesù fosse il figlio di un qualche dio che aveva messo incinta la madre.
a b c
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d e
a: I Dioscuri del Campidoglio. b: I Dioscuri della reggia dei Savoia a Torino. c: I Dioscuri nel mito. d: I santi Cosma e Damiano riportati nella
chiesa omonima di Roma e: I Santi riportati in una tempera del XVIII secolo esposta nel museo di storia nazionale di Sofia (Bulgaria)
Da quanto i miti ci hanno tramandato quindi, le inseminazioni di quell’Entità sembrano aver dato più volte i
suoi frutti. Questo mi fa riflettere anche su quanto viene creduto ed ipotizzato riguardo le abduction: quegli
esseri sono riusciti ad ibridarsi con noi umani da tempo immemorabile, allora perché le sceneggiate delle
tentate ibridazioni nelle abduction, e dei fratelli celesti che vogliono aiutarci?? Semplice, per continuare a
mantenere l’attuale status quo!
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Eli e Samuele
La presenza di personaggi diversi nel braccio sinistro del mosaico come quell’anziano sullo sgabello, di
Samuele, e di quel gigante a cui il monaco ha posto sotto un umano più piccolo, aggiungono particolari al
racconto che Pantaleone intendeva narrarci.
La figura posta sullo sgabello di legno (fig. a) potrebbe essere Eli, poichè alla figura il monaco ha messo in
mano quella che sembrerebbe la Legge e sotto di lui ha messo Samuele - a cui il monaco per una precisa
ragione fa poggiare i piedi sopra il Capro espiatorio.
fig. a fig. b
Mentre con quel gigante a cui ha posto sotto quell’umano più piccolo (fig a) Pantaleone voleva
probabilmente dirci che, attraverso i geni che comunque erano nella prole nata dalle donne con cui si erano
accoppiati, la razza dei giganti è comunque sopravvissuta ma assumendo una grandezza normale. Che è stato
davvero così, e che ogni tanto quei geni si rimanifestano, è dimostrato dal fatto che ogni tanto nascono
persone che esulano dalle normali altezze umane.
Comunque uomini negativi o quanto meno animaleschi secondo il monaco visti gli elementi distintivi delle
figure centauriche che nella fig. b gli disegna sotto come discendenza. Questo ci fa di conseguenza dedurre che,
sia quel sacerdote sullo sgabello di legno, che Samuele sotto di lui, potrebbero essere i reali figli di Madre Terra, e
probabilmente anche i discendenti di quell’Homo Selvaticus delle origini.
Dobbiamo quindi innanzitutto comprendere perché il monaco poggia i piedi di Samuele sopra il Capro espiatorio, e
cosa realmente il profeta Samuele visse quando era convinto di sentire la voce di dio.
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Il monaco poggia i piedi di Samuele sul Capro espiatorio perché: sia che ci sia stata una qualche strana
unione tra terrestri ed extraterrestri, sia che fossero stati i terrestri a compiere l'esperimento, sia che lo
avessero fatto gli extraterrestri, erano comunque loro, l’antica Razza, che espiando, doveva prendere
Coscienza di cosa era Bene e cosa era Male, cosa era permesso fare e cosa non lo era. Il monaco disegna
Samuele perché è probabilmente con lui – o è da lui che evidentemente se ne comincia ad avere memoria -
che inizia a manifestarsi in modo diverso quello che era, non dio come creduto, ma un’entità arcontica molto
forte. Per capire questo ricordiamo la storia di Samuele:
La Bibbia narra che Samuele, mentre dorme, sente una voce che lo chiama; credendo fosse Eli, il suo
maestro, va da lui chiedendogli cosa volesse. Ma Eli risponde a Samuele che non lo ha chiamato e lo invita a
tornare a dormire. Samuele va a dormire, ma dopo un po’ sente di nuovo la voce che lo chiama. Pensando
questa volta di aver sentito bene, va di nuovo da Eli. Questi (credendo di aver) compreso quanto accaduto a
Samuele, gli dice che quella che aveva sentito era la voce di dio, e che se l’avesse sentita di nuovo doveva
rispondere: Comanda signore, il tuo servo ti ascolta.
La voce che Samuele sentì (come quella che sentì Giovanna d’Arco e sentirono tanti altri, profeti inclusi)
non era la voce di dio bensì quella di un alieno/parassita in grado di parlargli nella testa. Samuele,
rispondendo che avrebbe obbedito, in pratica accettò di fare quanto l’alieno/parassita gli suggeriva.
Ma a quel tempo questo non poteva essere compreso (forse oggi si comincia a capire), e quelle voci furono
scambiate per la voce di dio perché l’Entità parassita, per non farsi riconoscere, racconta e mostra cose divine
al parassitato ma soprattutto si nasconde dietro il nome di figure mitiche veramente esistite (come fece il
parassita che parassitava Gesù dicendogli di essere Helios, e come tentò di fare con me). Invece lui è il
Drago che si deve sconfiggere (e che in alcune immagini, mettendole quel serpente sotto i piedi, la chiesa ci
dice che Maria ha sconfitto ma non è così).
Quindi, senza esserne cosciente, a dare via libera a quell’Entità negativa scambiandolo per dio è Samuele;
infatti è in nome di quel dio che lui sceglie il primo re per il popolo ebraico, Saul, e il suo successore,
Davide, giocando un ruolo di primo piano nella nascita della monarchia in Israele.
Che quel Principe/parassita ebbe la meglio sul popolo ebraico, e che il Bene e il Male non furono più
distinguibili, potrebbe essere stato simboleggiato da Pantaleone nel braccio sinistro con quell’enorme mostro
morso alla coda dal Leone che ha in bocca un Capro – che simboleggia la Sacerdotessa della Dea vinta -
posti a fianco di Samuele (fig a), e dai due cani di diverso colore ma con uguale fiore in bocca sotto ancora
(fig. b).
fig. a fig. b
Dal momento che le persone salvatesi dalla catastrofe si erano ritrovate senza conoscenze perché era andato
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tutto distrutto, gli arconti, che nel trattato gnostico incluso nei codici ritrovati a Nag Hammadi è presupposto
essere nati insieme alla Creazione, poterono avere la meglio sugli uomini. Poiché pian piano, attraverso le
manifestazioni operate sui Profeti di cui narra la Bibbia, il capo degli Arconti e i suoi furono in grado di
indirizzare, far vivere e scrivere all’umanità la storia che conosciamo e che narrano i Veda, la Bibbia e altri
testi antichi facendo dimenticare a poco a poco l’esistenza del credo nei confronti della Grande Madre. Che È
e resta la vera Deità.
Cosa riuscì a fare nel tempo quell’Arconte e i suoi sottoposti, ce lo descrive la Bibbia, dove racconta delle
tante guerre istigate da quello che era creduto un dio. Ma ce lo insegna anche la storia delle donne, che
poiché per regnare quell’Arconte doveva tenere bassa l’Energia del Femminino, oltre riuscire a non far
considerate più queste per quel che realmente valevano e farle credere senz’anima, portò a far offendere il
corpo di queste nei più svariati modi: facendo subire loro l’infibulazione (che ancora subiscono), fece in
modo che le donne ebree pregassero separate dagli uomini (cosa che le donne ebree ancora fanno), per non
parlare di quello che portò e porta all’uccisione delle primogenite cinesi o indiane, o a far trattare come sono
trattate tutt’ora le donne musulmane, o di cosa la chiesa cattolica fece alle donne (accusate di stregoneria) ai
tempi dell'inquisizione, dopo che per secoli le aveva legate al diavolo e credute senz’anima..
Naturalmente non furono solo Samuele e altri ebrei dopo di lui a incorrere nell’errore di riconoscere dio in
quelle voci, molti altri, in seguito, pur non essendo ebrei, scambiarono quelle voci interne per la voce di dio.
Giovanna d'Arco, Socrate, Jung, Edgar Cayce, Tesla, Nostradamus, Hitler, Malanga, sono solo alcune delle
persone che, siamo venuti a sapere, le hanno sentite e ci hanno dialogato ricevendo suggerimenti o
ispirazioni. Ma nonostante questo, siffatte figure, hanno avuto e continuano ad avere una grande influenza in
discipline importanti come se fosse legge certa quanto dissero quelli che non ci sono più, e quanto dicono
quelli ancora in vita. L’entità che parassitava Hitler, per quanto letto attraverso le ricerche su di lui, ritengo si
sia mostrata anche materialmente.
Quando l’Uomo cominciò a crescere e le cose a livello religioso cominciarono a cambiare, quelle entità
cominciarono a diversificare le loro manifestazioni. Manifestazioni di cui fanno parte anche quello che i
nostri attuali psicologi hanno classificato come l’amico immaginario dei bambini!
Durante i secoli molte persone sono finite nei manicomi perché, quando dicevano di sentire voci, venivano
credute pazze e quindi rinchiuse, mentre invece quelle voci venivano solo dall’arconte/parassita che avevano
dentro e che sentivano parlare nella loro testa. Siccome nessuno capiva (e capisce) cosa realmente accadeva
(e accade), queste persone finivano per impazzire veramente. Ma tutte le malattie psichiatriche erano e sono
responsabilità di questi parassiti. Per questo chi ne è affetto difficilmente riesce ad uscirne ed i farmaci non lo
curano ma riescono solo a sedarlo e tenerlo calmo. E la storia si sta ripetendo, basta solo guardarsi intorno e
vedere cosa succede. È cronaca di questi mesi che una mamma di Genova che getta la figlia dal balcone
perché gliel’ha detto una voce; o di un ragazzo di Roma che uccide la nonna della fidanzata sempre perché
sente voci che glielo dicono, o di un altro ragazzo che uccide la fidanzata e il fratello di lei senza saperne poi
spiegare il motivo, o di un signore che si cava gli occhi sempre perché glielo ha detto una voce. Questo
avviene perché, queste Entità negative molto forti, tentano, facendo uccidere soprattutto le donne come
succede da sempre ma più in particolare ormai da qualche anno a questa parte, ma anche perpetrando
violenze sulle donne o sui bambini per far perdere purezza a quelle Anime, oltre che di creare confusione e
disorientamento, di abbassare l’energia positiva del Femminino Sacro che si sta rialzando. Queste entità
(arcontiche) nell’antica gnosi erano conosciute, e secondo quella disciplina sono anche nostri parenti cosmici
in quanto sempre creati dallo stesso Eone Sophia.
Non sono in grado di stabilire la verità sulla loro provenienza come non sono in grado di confutare i testi
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conosciuti come quelli di Toth, ma quello che so certamente, è che queste forze arcontiche si nutrono della
nostra energia e si intromettono nella nostra mente per sabotarne i normali processi, deviandola verso
pensieri insani e scorretti arrivando persino a impossessarsi totalmente della mente del soggetto parassitato
facendogli credere che ciò che gli arriva proviene da maestri superiori. Ed il giochetto gli è sempre riuscito
visto quanto tempo è che siamo nelle condizioni in cui siamo e quanto sono aumentate le persone che, in
questi tempi finali, dicono di sentire voci che sono convinte di canalizzare da maestri superiori che invece
non sono altro che quelle di entità nascoste in uno dei livelli della loro Aura.
Quelle entità che riescono a impossessarsi totalmente della mente delle persone, sono responsabili di tutti i
malcostumi e tutte le depravazioni umane. Sono responsabili dell’omosessualità, di tutte le perversioni
sessuali inclusa la pedofilia, nonché di quasi tutte le atrocità che gli umani (senza o con poca coscienza)
commettono. Come l’accendere le guerre, e non avere rispetto verso il Pianeta che li ospita e verso i suoi
simili pur di accumulare denaro.
Di queste entità, che sono le stesse che Carlos Castaneda chiama Voladores e che Corrado Malanga ed altri
chiamano Alieni, le alte gerarchie ecclesiastiche non ci hanno mai informato in modo corretto come
avrebbero dovuto fare ma ci hanno insegnato a credere che si trattasse semplicemente di Diavoli. E sebbene
sapessero cosa quelle entità malefiche fossero in grado di provocare nell’uomo hanno continuato e
continuano a mantenere il segreto e sono restate sempre indifferenti di fronte alle tante sofferenze provocate
nell’uomo dalle entità come le malattie psichiatriche, i suicidi, la depressione e la pedofilia, le violenze, le
guerre ecc. ecc. Per non dire che non hanno mai spiegato la ragione delle voci nella testa di cui loro
conoscono la provenienza. Ma soprattutto tacciono in questo momento sulla ragione dei tanti femminicidi di
cui loro, nonostante Dante li definisca ottusi, a mio parere, conoscono la ragione! Perché? Perché, in base a
quanto, secondo me, narrano Pantaleone, Michelangelo e Nostradamus, e come forse aveva capito Giordano
Bruno (che non a caso scrisse un libro intitolandolo “Lo spaccio della bestia trionfante), le alte gerarchie
sanno bene che ci hanno sempre fatto pregare il dio che regna in questo Livello, cioè Satana, il Principe degli
arconti. Ed essendo al loro servizio, non sono quindi interessate, né sono in condizioni di farlo visto che ci
hanno mentito sino ad ora, alla restaurazione della Verità ed a porre fine alle sofferenze dell’umanità. O forse,
volendo essere magnanimi, aspettavano qualcuno che gli sbrogliasse la situazione sperando nella clemenza
della Grande Madre.
A causa del Principe che regna su questo mondo, e il cui interesse è sempre stato quello di tenere bassa
l’Energia del Femminino in quanto è attraverso la donna che si manifesta il Femminino Sacro della Dea e le
anime possono incarnarsi, oltre a tutte le sofferenze e menomazioni corporali che ha dovuto subire, la vita
della donna non è mai stata facile, ma in questi ultimi tempi tutto si è moltiplicato a dismisura perché,
nonostante quanto abbiano tentato e fatto quell’Arconte e i suoi proseliti, l’energia del Femminino continua a
risalire. Quindi lui sa che la sua sconfitta è vicina, ed essendo adirato, fa in modo che più donne possibili
vengano uccise.
32
Il giardino terrestre Re Artù e Medusa
Secondo me il monaco, in questa sezione del mosaico, continua a parlarci del tempo in cui il Male prevaricò sul Bene,
e quale fu la causa che innescò quella che divenne poi una ciclicità.
Il problema più grande che mi ha posto questa sezione dell'opera e mi ha spinto a fare molte ricerche, non è
stato tanto capire perché quel Cavaliere avesse davanti il Gatto lupesco o perché sotto quelle braccia che
escono dalla nuvola ci fosse Medusa, ma è stato cercare di capire come poteva aver fatto il monaco a
conoscere la leggenda di Re Artù quando la leggenda di quel re sembrava apparire solo in un periodo
successivo.
Quando cominciai a cercare di capire e decriptare quella parte dell’opera, il dato certo era che il mosaico era
stato costruito tra il 1163 e il 1165 in quanto la data era scritta nel mosaico; riflettendoci pensai che essendo
un monaco era più facile che Pantaleone fosse stato influenzato dalla cultura bizantina, alla quale certamente
non apparteneva la vicenda romanzata dei personaggi arturiani e del mitico re nelle corti normanne, di cui tra
l’altro, le prime opere letterarie, scriveva Giovanni Bellisario nel suo testo dopo attente ricerche, non
comparivano prima del 1170. Mentre c’era chi addirittura attribuiva la nascita del mito legandola alla vicenda
di San Galgano, contemporaneo di Pantaleone, che non poteva essere già diventato un mito, mentre se il
monaco Re Artù lo aveva già inserito nell’opera doveva già essere tale.
Quindi come ne era venuto a conoscenza? La raffigurazione del sovrano celtico nasceva con il mosaico
o era stato un intervento successivo? E poi, quell’immagine raffigurava proprio il leggendario re di
Avalon?
Nonostante le molte ricerche effettuate, non sono riuscita ad avere prova certa su come ai suoi tempi
Pantaleone ne potesse essere a conoscenza. Possiamo solo supporre che in cerchie come quelle dei monaci, o
per gli antichi documenti già in loro possesso, o per quanto trovarono i primi Cavalieri Crociati a
Gerusalemme nel 1099, così come il monaco poté sapere degli esperimenti genetici, probabilmente venne
anche a conoscenza di un qualche antico mito legato alle dodici costellazioni dello Zodiaco Celeste.
Per quanto mi riguarda, per la decifrazione di altre figure presenti in quella sezione e per l’esperienza
paranormale vissuta durata più di una settimana, che avevo ormai capito riguardava il mito di Osiride, avessi
continuato a credere che quel Cavaliere stesse a rappresentare quel Sacerdote nonostante il nome sopra
dicesse fosse Re Artù, solo quando trovai e lessi il famoso trattato del prof. Santillana e della dott.ssa
Hertavon Dechend, Il mulino di Amleto, potei capire un po’ meglio cosa voleva rappresentare quella figura
ed il racconto simbolico che celava.
33
Sempre che il nome Artù non sia stato apposto successivamente, Pantaleone, forse per il timore che non
avremmo capito quello che ci voleva dire, ripetendo in modo diverso quanto già narrato nei bracci, oltre dirci
dell’intervento di Medusa, quindi della faccia terribile della Grande Madre e della chiusura della Porta di
Passaggio,
a b c
a: Medusa nel mosaico b: Medusa del Caravaggio c: Medusa del Bernini
d: Medusa apparsa in uno dei cerchi nel grano
ha forse mischiato un po’ le carte narrandoci di due miti insieme: quello del ciclo arturiano - dove intende
dirci del Sole al centro della nostra Galassia e delle dodici Case dello Zodiaco che questo ha intorno - e
quello di Osiride e del fratellastro Seth. Personaggi fantastici che sono stati creduti reali, i cui nomi
servivano per parlarci di un qualcosa di grave avvenuto nel cosmo che riguardava delle stelle. Che poiché
vicine e di grandezza simile, definite marito e moglie e fratello e sorella. Mentre Seth è definito fratellastro
probabilmente perché figlio di un’altra costellazione. Seth dovrebbe simboleggiare la stella del Canis Major,
stella che si scontra con una delle due stelle di Sirio, ancora splendenti entrambe, che a causa dell’impatto
muore e diventa una nana bianca, cioè diviene Osiride.
Le costellazioni Osiride
La leggenda narra che Seth divise il corpo di Osiride in quattordici parti, che Iside, sorella e moglie, rimise
insieme, ma di cui mancava il fallo, e che far nascere Horus usò una candela; l’Horus che nasce è
probabilmente Sirio C, stella nata dai pezzi della stella coinvolta nell’impatto rimessi insieme dalla forza di
attrazione del cosmo. Ma è una stella di cui sappiamo ancora poco.
http://it.wikipedia.org/wiki/Sirio
http://www.antikitera.net/news.asp?ID=9405&TAG=Mistero&page=8
http://it.wikipedia.org/wiki/Sirio_B
La leggenda narra ancora che: Horus diventato adulto torna e sfida lo zio a duello; duello che vince ma dove
perde il suo occhio destro.
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Secondo me questa parte del mito ci vuole dire che: una volta che la terza stella aveva comunque preso una
sua compattezza, prima ancora di terminare il percorso che l’avrebbe portato ad esplodere e diventare un
sole, successivi movimenti cosmici lo portarono ad impattare ancora con Seth. L’occhio destro che viene
detto nel mito Horus perde, forse riguarda il fatto che la stella nata non è potuta mai diventare un sole. Infatti
sembra che Sirio C sia quattro volte più leggera di Sirio B ma non è a noi visibile in quanto non brilla non
essendo un sole.
Il monaco per dirci quando tutto questo accadde e perché, inserisce in quella sezione dell’opera Caino ed
Abele mentre vengono messi fuori dal giardino terrestre (fig a). Ma secondo me non vuole raffigurare un
angelo quello che mette vicino a loro e li accompagna fuori dal giardino terrestre, bensì simboleggiare
l’uomo evoluto di quel lontano tempo!
a b
Senza entrare nel mai compreso mito di Re Artù (nome che sembra significhi orso) e dei Cavalieri della
tavola rotonda, che dovrebbe riguardare comunque ancora una volta un mito femminile portato al maschile,
cioè quello della costellazione dell’Orsa minore, il monaco ha inserito nella scena che rappresenta la figura di
Re Artù perché, essendo lui il Re della tavola rotonda, sta a raffigurare il sole al centro della nostra galassia.
(http://www.paroledautore.net/fiabe/classiche/basile/orsa a questo indirizzo è raccontata la favola di Basile
sull’Orsa (la stessa “Orsa” secondo me potrebbe essere la Beatrice di Dante). A questo indirizzo invece della
simbologia dell’orso ce ne parla Franco Cardini http://www.centrostudilaruna.it/simbolismodellorso.html)
a b c
Pantaleone però, anche se gli ha posto in testa la corona regale, poiché le stelle in realtà non si possono
sposare, non l’ha vestito come un re ma con una semplice tonaca marrone da frate (fig. c). Stessa tonaca
marrone da religioso con cui ha vestito quella figura sotto di lui che viene addentata alla gola dal cane (fig.
d).
35
E’ evidente che quelle due figure simboleggiano la stessa persona, e la persona che viene uccisa da quel cane
è Osiride. Che vuole simboleggiare quella che era la stella binaria di Sirio che fu uccisa, ed anche la persona
in cui l’anima di quella stella era incarnata e che fu uccisa sulla terra.
c d
Quindi quel cane che addenta alla gola quell’uomo con la tunica marrone lo dobbiamo identificare come il
cane Seth (la stella Canis Majoris), il fratellastro che uccise Osiride (stella definita fratello e marito di Iside
quindi stella binaria di Sirio). Figure fantastiche legate al Cosmo e per questo riportate con l’abito religioso,
ma fratellastri anche sulla terra in quanto, come disse Hermete, il sopra si rispecchia nel sotto. E che siamo
stelle incarnate è cosa confermata anche dai detti popolari o dai modi di dire.
Il mito che li riguarda narra che, dopo morto, Osiride divenne il dio del Duat; il gatto lupesco che gli sbarra la
strada che Pantalone mette davanti a quel Cavaliere ci conferma che Osiride non passò. Ponendo dietro di lui
quella figura nuda che si eleva, il monaco ci dice che l’anima di Osiride si elevò e continuò ad incarnarsi, ma
quella stella divenne una stella trapassata.
(Il racconto di Osiride ucciso dal cane/fratello Seth in quella parte del mosaico si decifra senza problemi,
mentre invece non si incastra quella di Re Artù, che la leggenda ci dice invece, è stato ucciso dal figlio
Mondred, nato dall’unione incestuosa con la sorellastra Morgana, che mi risulti, mai riportato come cane.)
Ricordando quanto ci ha già esposto nei bracci possiamo però intuire che, attraverso la figura del Cavaliere e
del gatto lupesco - che vuole simboleggiare la Dea nella sua veste terribile – il monaco ci dice che è tutta
l’Umanità che non passò e che, attraverso la catastrofe, fu rimandata in un Livello di Coscienza più basso.
Considerato che il monaco proprio sopra Caino ed Abele (che prima disegna messi fuori dal giardino
terrestre) mette la terribile Medusa, capiamo che ci sta dicendo che è perché dei cloni (quindi degli esseri non
iscritti nel Libro della Vita di conseguenza senz’anima) furono messi fuori dal luogo dove erano, dandogli la
possibilità di unirsi con gli originali abitanti terrestri, che venne ucciso il Bene.
Quindi il monaco in quella sezione dell’opera ci sta ribadendo che la prima catastrofe avvenne a causa di
quell’esperimento genetico che quei nostri antichissimi evoluti avi fecero, e che è a causa di
quell’esperimento che la Grande Madre si adirò e fermò l’umanità rimandandola indietro nell’orologio della
Vita.
Attraverso la figura di Osiride (sole ucciso) il cui mito narra dovrà attraversare dodici stanze prima di poter
uscire alla Luce, il monaco ci sta dicendo anche che l’umanità ha dovuto ripercorrere le dodici Case dello
Zodiaco prima di potersi ritrovare davanti alla Porta che permette l’accesso ad un Livello superiore. Porta di
cui però bisogna avere la Chiave per poter aprire ed attraversare.
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Immagine contenuta nel palazzo dei Borgia di Subiaco
Tempo trascorso che per l’umanità è stato però una sorta di gioco dell’oca essendo andata più volte in
prigione. Cioè caratterizzato da altre catastrofi che l’hanno portata ulteriormente indietro, ed accadute
perché, essendo in un Livello più basso, delle donne in cui era incarnata la Monade della Dea, anche se a
tradimento, poterono essere fecondate da Zeus. Cioè quelle donne diedero inconsapevolmente la possibilità a
degli altri ibridi di nascere e mischiarsi con gli umani veri e possessori di Anima facendo adirare
ulteriormente la Grande Intelligenza Superiore che inviò altre catastrofi.
Una qualche leggenda legata allo Zodiaco Celeste, che è cosa di cui secondo me ci parla in modo celato
anche Leonardo da Vinci nell’ultima cena, veniva probabilmente già narrata ai tempi di Gesù. E
probabilmente per questo, ma solo circa un secolo dopo - forse perché capito in parte l’errore, o forse perché
volevano far diventare Gesù come i precedenti Horus, Mithras, Krishna, Dioniso - gli attribuirono dodici
apostoli e un tredicesimo che lo tradì, mai veramente esistiti. Ma anche i miti nati da Horus, Mithras,
Krishna, Dioniso ed altri maschi potrebbero essere nati da incomprensioni teologiche perché, come si evince
nei miti delle più antiche Grandi Madri, questi non accennano a loro figli particolari in quanto, essendo i
possessori di anima stelle incarnate in questo livello, siamo tutti figli di una sola Grande Madre.
Ma mentre quello dei dodici apostoli e di Gesù è un racconto fraudolento, il mito di Osiride, come quello di
Artù e dei Cavalieri della Tavola rotonda non ci vuole parlare di persone realmente esistite. Sono stati usati
nomi di persone forse già mitiche ma per tramandarci la notizia di una grande catastrofe che accadde quando
l’Umanità si trovava sotto il tredicesimo Segno, che per questo venne considerato traditore.
Tramandando il racconto attraverso il mito, quei nostri avi volevano mettere in guardia le genti del futuro che
si sarebbero ritrovate a vivere sotto quel Segno sperando che la notizia gli sarebbe arrivata perché sapevano
che la catastrofe si sarebbe ripetuta o potuta ripetere, ed attraverso le caratteristiche dei diversi personaggi
simbolici presenti nella saga, suggerire la ricerca animica che l’umanità avrebbe dovuto affrontare per
ritrovare la Verità ed il suo Centro, ma soprattutto imparare cosa le era permesso fare e cosa non lo era.
Tutto questo lo vedremo confermato quando più avanti decripteremo un’altra parte dell’opera, ma anche nel
mosaico di Aquileia, fatto realizzare dal vescovo Teodoro nel IV secolo, potrebbe essere riportato un
messaggio simile a quello dell’opera di Pantaleone. E ritengo che, quando Berenger Saunierè, il curato di
Rennes le Chateau, parlava di un segreto terribile, anche lui si riferisse in buona parte a questi fatti.
Può sembrare assurdo che nel XII sec. (secolo in cui fu realizzato il mosaico) si potesse già sapere del DNA e
degli esperimenti genetici, dei moti terrestri e di quelli cosmici e di altre cose così rilevanti che noi abbiamo
cominciato a scoprire solo qualche secolo fa con Isaac Newton e con Galileo Galilei che forse per i loro studi
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ripartirono dalle ricerche e lavori dell’anteriore Nicola Cusano, vissuto nel XV secolo (guarda caso ucciso).
Quello che risulta ancora più incomprensibile, è perché su tutto questo è stato mantenuto il segreto. Ma,
come vanno dimostrando sempre più numerosi studiosi e ricercatori attraverso una neanche tanto diversa
lettura degli antichi testi, se sappiamo osservare, tutto è stato sempre sotto i nostri occhi raccontato nei
pavimenti cosmateschi, nei dipinti di svariati artisti, e negli assemblaggi strutturali delle costruzioni religiose
più antiche. Ma per nostra ignoranza e impossibilità non eravamo in grado di comprenderlo perché le alte
gerarchie ecclesiastiche insegnavano che quei testi e/o opere non andavano recepiti letteralmente ma
andavano interpretati. Cosa che facevano loro raccontandoci poi cose false. Quindi chi ci doveva aiutare a
crescere e doveva metterci in guardia perché sapeva bene che quello che era successo in passato si sarebbe
potuto ripetere nel futuro, non lo ha fatto! Non lo potevano fare, evidentemente perché poi si sarebbe capito
anche CHI era realmente il dio in cui ci hanno sempre detto di credere e a cui rivolgersi! Come, seppur
dichiarandosi contrarie, non hanno spiegato perché lo erano quando sono cominciate le fecondazioni in vitro.
Come potevano dirci che loro già sapevano da millenni che quel tipo di sperimentazione aveva portato
milioni di anni prima alla distruzione dell’umanità visto che ce lo avevano sempre tenuto nascosto?
Lo strumento che la Grande Madre usò per fermare l’Umanità potrebbe essere stata la catastrofe di Toba,
avvenuta 75/78.000 anni fa, da cui, a quanto si racconta, solo pochi terrestri si salvarono, e la leggenda di
Deucalione e Pirra potrebbe essere una conferma, ma vero è, che se realmente il reperto trovato in Russia
risale a 450 milioni di anni fa, tutto è da retrodatare almeno a quella data.
Naturalmente la Vita sulla Terra rinasce sempre, ma come Anime, attraverso le nuove incarnazioni,
dovevamo rifare il Percorso di crescita visto che non avevano capito, o avevano dimenticato, le Regole
riguardo cosa ci era permesso fare e non fare su questa Terra. Il guaio è che una volta qui, un po’ per le
Entità che hanno preso a parassitarci e deviarci facendosi passare per ciò che non erano (e non sono), un po’
perché di catastrofe in catastrofe sono andati perduti quasi tutti gli Antichi Insegnamenti e chi ha trovato
qualcosa ce lo ha tenuto nascosto, seppur fatti a immagine e somiglianza di Dio - che non è il dio biblico che
conosciamo ma è la Grande Madre/Padre e tutto è in noi come tutto è in Lei - , non siamo più riusciti a
risalire né in Coscienza né come umani.
Tutte cose simboleggiate nella Via Crucis, in quanto quattordici erano fino al 2012 le Stazioni, e tre le volte
che Gesù veniva fatto cadere. Stazioni della via Crucis che guarda caso, dopo che inviai a Benedetto XVI la
relazione sul mosaico chiedendo aiuto e di svelare la verità perché capivo l’importante momento che stavamo
vivendo ed io stavo ancora arrancando nelle ricerche, sono state fatte diventare XV. (L’indirizzo Web riportato
sotto contiene la notizia e la motivazione della quindicesima Stazione, che guarda caso viene simboleggiata come
resurrezione di Gesù!
http://www.qumran2.net/materiale/anteprima.php?id=33664&anchor=documento_14&ritorna=%2Findice.ph
p%3Fid%3D98&width=1366&height=667 )
Con quella modifica al numero delle Stazioni da quattordici a quindici, numero simbolico importantissimo
che non a caso Pantaleone evidenzia nel quadrato del mosaico, e col fatto che lui nel 2013 si rifiutò di portare
la croce in processione, ebbi la conferma, oltre che la relazione gli era arrivata e che era stata letta, che le alte
gerarchie ecclesiastiche conoscevano quello che andavo scoprendo anche se questa certezza me l’avevano già
data alcune frasi e certi comportamenti di Giovanni Paolo II. Per questo le successive dimissioni di
Ratzinger non mi sorpresero poi più di tanto. Mi cominciarono a far pensare poi però, che alle spalle delle
alte gerarchie ecclesiastiche, o quantomeno di quello che veniva eletto papa, poteva esserci qualcuno che
teneva i fili e che sotto ricatto costringeva i papi al silenzio sulla Verità per poter continuare indisturbato a
mantenere lo status quo del mondo.
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Una conferma che il papa di turno potrebbe essere tenuto sotto ricatto, potrebbe essere la strana morte di
Albino Luciani, che guarda caso, morì dopo che aveva detto in un angelus domenicale che Dio è prima di
tutto Madre; un’altra conferma, potrebbero essere le dimissioni di Benedetto XVI, che pur di togliersi da
quella Sedia ha scelto una vita da recluso; ed un’altra conferma ancora forse la potremmo trovare nello
strano incidente che ha causato la morte di moglie e figli del nipote di Bergoglio. Che forse scalpitava un po’
e voleva fare qualcosa.. e l’incidente del nipote è servito a convincerlo a stare buono.. (di seguito è riportato
l’ indirizzo Web del Messaggero dove è riporta la notizia dell’incidente
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/VATICANO/dramma_familiare_papa_francesco_parenti_morti_i
ncidente/notizie/853623.shtml )
Ma riguardo lo Zodiaco c’è un’altro importante fatto da tenere in considerazione.
Non tutti sono a conoscenza, e quando l’ho scoperto è stata una sorpresa anche per me, che oltre lo Zodiaco
solare è stato elaborato un altro sentiero basato sulle rivoluzioni della Luna intorno alla Terra durante il corso
di un anno legato alla vita animica e subconscia. Il nome dei segni dello Zodiaco lunare è lo stesso di quello
solare, va solo aggiunto, invece che Aracne, come probabilmente i nostri avi facevano, l’Ofiuco, che è
considerata una costellazione e non un segno come gli altri.
Nello Zodiaco lunare sono supposti tredici segni in corrispondenza dei cicli lunari che durante un anno sono
più di dodici e meno di tredici. Tutte teorie osteggiate dalle religioni nate successivamente al punto da farlo
considerare un numero malefico. Invece fino a non troppo tempo fa gli indiani d’America ancora contavano
il loro tempo con le lune.
a b
a: La costellazione dell’Ofiuco nel mito. b: Lo Zodiaco col tredicesimo segno
Gli antichi conoscevano e usavano lo Zodiaco lunare con scopi magici e profetici, tant’è che il calendario dei
Celti era composto di tredici mesi ciascuno composto da ventotto giorni. I Druidi avrebbero dato una grande
importanza alla stella della Piccola Capra che si trova nella costellazione dell’Auriga, avrebbero collegato
proprio questa costellazione al misterioso tredicesimo segno dello Zodiaco lunare Aracne, il segno della pura
forza psichica. E anche in certe tavole magiche egizie e in altri reperti archeologici di carattere astronomico
ricorre il numero tredici, riportando o i mesi lunari o le tredici lune.
La leggenda di Aracne racconta che viveva a Colofone, nella Lidia. Era figlia del tintore Idmone e sorella di
Falange, era abilissima nel tessere, tanto che girava voce che avesse imparato l’arte direttamente da Athena,
mentre lei affermava che fosse la dea ad aver imparato da lei. Ne era talmente sicura che sfidò la dea a
duello. Di lì a poco un’anziana signora si presentò ad Aracne, consigliandole di ritirare la sfida per non
causare l’ira della dea.
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a b c
a: Aracne riportata come ragno nel mosaico di Aquileia. b: Aracne del Veronese c: Immagine su pietra col simbolo della Dea Tanit
Quando lei replicò con sgarbo, la vecchia uscì dalle spoglie rivelandosi come la dea Atena, e la gara iniziò.
Nella tela di Atena erano rappresentate le grandi imprese compiute dalla dea e i poteri divini che le erano
propri; Aracne invece, raffigurava gli amori di alcuni dei, le loro colpe e i loro inganni; il suo lavoro era così
perfetto che Athena si adirò, distrusse la tela e colpì Aracne con la spola. Aracne, disperata si impiccò, ma la
dea la trasformò in una ragno costringendola a filare e tessere per tutta la vita dalla bocca, punita per
l’arroganza dimostrata nell’aver osato sfidare la dea.
Aracne è divenuta una figura mitologica, ma probabilmente è stata un’incarnazione della Dea, e come nel
mosaico quella donna e la ragazza dietro che cavalcano quel grande pesce stanno a simboleggiare la Grande
Dea e la Fortuna primigenia, Aracne vuole simboleggiare Madre Terra.
a b c
a: La Dea e Fortuna nel mosaico. b: Tyche, Dea Fortuna Primigenia, ha infatti in mano la Ruota
della vita integra. c. Athena posta sopra ed al centro di quella colonna che termina con quattro
riccioli (i 4 punti Cardinali) per simboleggiare che la Dea è il centro del mondo.
Ovidio narra la storia di Aracne nelle Metamorfosi, Virgilio la inserisce nel IV libro delle Georgiche, Dante
nella Divina Commedia la mette nel girone dei superbi. E secondo me, Omero, nell’Ulisse, con Penelope
richiama proprio questa figura. Il mito può cambiare nei secoli, modificarsi, essere ritoccato o collegarsi a
figure diverse, tuttavia, il significato sostanziale del racconto non cambia. Ma tutto questo i poeti e i filosofi
che conoscevano cosa celava realmente il racconto di Aracne lo ripresero per non farlo dimenticare perché
era il modo per ricordare e tramandare la catastrofe avvenuta sulla terra in quanto quella catastrofe si sarebbe
potuta ripetere. Quindi dentro al mito c’è la verità. E questa verità era narrata con il personaggio principale
femminile perché quello era il modo giusto. Se i nostri avi avessero tramandato semplicemente il ricordo
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della catastrofe avvenuta sulla terra, forse quell’informazione non ci sarebbe mai giunta mentre il mito è
immortale.
Il monaco nel mosaico ci dice della caduta della Dea ma non solo questo. Ci dice il motivo per cui avvenne
quella catastrofe e le successive, più le altre cose successe sulla terra per quella stessa ragione!Si tratta di una
verità molto molto antica ma, dopo che arrivò il dio maschile e il culto nei suoi confronti prese sempre più
piede, questi miti persero la loro importanza e vennero modificati e collegati all'elemento maschile; intanto
però, a Caprarola, i Farnese che conoscevano come stavano realmente le cose, si facevano costruire
l’abitazione in un certo modo richiamando il ciclo di Venere e la stella a cinque punte di Hecate.
Ma a sapere queste cose non sono stati solo gli appartenenti a famiglie nobili, di cui alcuni elementi sono
diventati anche papi. Possiamo intuire che sono verità conosciute da tempo e mai rivelate. Perché? Timore di
far conoscere cose del genere per paura del panico che provocherebbero? Perché chi ci governa e le alte
gerarchie ecclesiastiche sono uomini manipolati? Uomini posseduti?? Uomini addormentati? Perché una
cosa del genere ci è stata sempre celata senza darci la possibilità di scegliere e poter usare il nostro Libero
Arbitrio? Possibile che nessuno ha mai capito che se la verità non veniva rivelata non saremmo mai usciti da
questo inferno??
a b c
d e
a. Palazzo Farnese di Caprarola b. La scala elicoidale interna c. Cerchio nel grano d. Il soffitto della cappella del palazzo, dove al centro è
riportata una donna e non un uomo come sole. e. Il Giovanni dipinto nella cappella; che è chiaramente una donna, ed i simboli ed i colori con cui
l’artista l’ha dipinta, ci dicono palesemente chi egli fosse in realtà.
Giovann* si può esaminare meglio nella biblioteca multimediale di questo indirizzo web:
http://www.futouring.com/web/filas/biblioteca--%20panoramiche?fedora_item=turismoCulturale%3A3657
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Il quadrato con i mesi
La sezione di mosaico che simboleggia i mesi è disegnata sotto al giardino terrestre, Re Artù, e Caino ed
Abele. Non sappiamo però se rappresentando i dodici mesi subito sotto quella sezione il monaco abbia voluto
simboleggiare il passare di un altro Grande Ciclo prima che si verificassero il diluvio e il salvataggio di Noè
poiché è di lui che ci racconta subito dopo, o se attraverso le caratteristiche delle stagioni e dei mesi quella
parte vuole simboleggiare l'illusorio trascorrere del tempo sulla terra. Quello che sappiamo, è che il racconto
posto sotto i dodici mesi riguarda il periodo che comincia da Noè ed arriva fino ai nostri giorni. Periodo,
come possiamo vedere dalla sezione del mosaico riportata di seguito, che questa volta il monaco poggia su
degli elefanti.
a b c
a. b.: sezioni diverse del mosaico. c: antica immagine della Dea
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Quei sue elefanti, come i due cani riportati e che sono al centro del quadrato dell’opera (fig.a), come il cane
ed il cervo Diana tiene per il collo (fig.c), vogliono simboleggiare sempre il Bene ed il Male. Richiamando
indirettamente ancora Rama, il monaco ha usato la simbologia degli elefanti perché intendeva riferirsi a
quella parte di storia dell’umanità che inizia con i Deva e gli Asura della religione Indù, che è forse quella più
antica conosciuta dell'eterna lotta tra il Bene ed il Male. Simboleggiando quei due elefanti vuole richiamare
anche i due fratellastri che, con nomi diversi ma con storie simili, appartengono agli antichi miti delle
diverse culture di tutto il mondo.
L’elefante più grande vuole simboleggiare il Male; il monaco l’ha fatto più grande dell’altro in quanto dopo
l’esperimento genetico è diventato molto forte. L’elefante più piccolo diventa ovvio simboleggi il Bene;
Pantaleone gli ha messo davanti uno specchio per dirci che comunque il Bene si specchia in questa realtà,
che non è totalmente sconfitto. Per dirci che anche nel Bene c’è un po’ di Male che comunque l’elefante
controlla, gli mette sotto la pancia dell’elefante un topolino.
Anche di un po’ di Male c’è bisogno in quanto insegna
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Iside ed Osiride
Nel pantheon egizio abbiamo Osiride ed Iside e Seth e Sefti: come Ermete scrisse, il sopra si rispecchia nel
sotto e viceversa; come abbiamo potuto vedere la leggenda narra che Seth uccide Osiride che Iside poi
resuscita il tempo necessario a generare Horus, poi che Osiride diventa il dio del Duat.
Se nel Sotto Osiride era Enki come credo, Iside è quindi Ninmah, la moglie scienziata che lo aiutò a creare
l’Adamo. Se è così ma tranne le mie visioni rivelatrici non ho prove, è scontato che Ninmah/Iside conoscesse
quel nome segreto che si riferiva al codice genetico del compagno e che, una volta ucciso dal fratello, sia lei
che replicandolo abbia tentato di riportarlo in vita facendo nascere il mito di Iside che resuscita Osiride.
a b c
d e f
a: Il dio del Duat Osiride b:Triade Egizia c: La Trimurti Indù d: la triade capitolina e: La triade cristiana
f: La Triade dipinta da Michelangelo nel giudizio universale
Ninmah/Iside, che la leggenda ci dice ha usato una candela come fallo per far nascere Horus (cioè il dna –
fonte energetica del Divino), è alla radice del mito che conosciamo, ma nei fatti Osiride morì ma non passò –
o non salì – come gli esseri creati dall’esperimento posti sotto Satana nel braccio destro divenne quello che
definiremmo un morto che cammina. Mentre nel mito Osiride si trasformò nel dio del Duat, ci fu Horus che
grazie alla clonazione del dna di Osiride nacque veramente e diventato adulto si batté davvero con (suo zio)
Seth (Enlil). Ma Horus, come dimostra la stella nata dall’impatto tra Osiride e Seth a cui è collegato, essendo
nato da una clonazione, era ed è un sole mai nato, cioè non ha mai avuto anima!
Quei fatti sono due vicende diverse che vanno separate: una riguarda il Cosmo l’altra il Livello terrestre; ma
quanto accadde nel Cosmo, essendo questo specchio della realtà che si vive sulla Terra, si verificò poiché nel
livello terrestre era stato fatto tale esperimento da Ninmah!
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Quindi l’esperimento dove viene creata Adapa, poi quello che resuscita Osiride attraverso la nascita di
Horus, oltre causare la prima grande catastrofe e determinare la fine dell’Era dell’Oro, aprì porte che
dovevano restare chiuse permettendo probabilmente l’ingresso di Entità malevoli, che accoppiandosi con le
donne terrestri aggravò la situazione terrestre portando ad altre catastrofi.
La prima immagine riguarda una tavola sumera dove viene riportata Ninmah che crea Adapa ((tutto in modo diverso ma uguale si è già ripetuto?
Questo indirizzo riporta la notizia della prima bambina nata in provetta http://www.focus.it/.../storia-di-una-nascita-straordinaria))
La seconda è sempre una tavola sumera dove vengono riportati Enki e Ninmah.
Mentre se non è solo una figura mitica e non vuole simboleggiare solo la stella Sirio e quanto accadde con la
sua stella sorella/marito a causa dell’esperimento genetico fatto sulla terra, forse l’incarnazione più antica
della Grande Madre di cui potrebbe essere rimasta memoria potrebbe essere quella di Ninmah, collegata
comunque ad Iside, che divenne una delle più popolari divinità dell’antico Egitto che fu adorata ovunque.
Ma dobbiamo tener presente che oltre essere detta la nera, e forse non solo a causa del colore della sua pelle
ma perché era collegata alla magia egizia, delle immagini sempre molto antiche dei templi egizi riportano
Iside che rende omaggio ad Hator, forse incarnazione della Grande Madre ancora precedente. E Hator viene
ricordata anche come una Dea della Distruzione, una vendicatrice divina che ci ricorda l’immagine della
hindu Kali. Il mito, trovato tra una delle bende della tomba di Tutankhamon, che racconta la storia della
Distruzione dell’Umanità. Questo mito ci fa riflettere sulla dualità di questa Dea ed a sua volta ci ricorda i
simboli presenti nei reperti ritrovati dall’archeologa Maria Gimbutas riguardanti le Dee della Vita, della
Morte e della Rigenerazione.
a. b
45
c d
e
a: Iside b: Iside rende omaggio ad Hator c: Hator d. Hator Mucca
e: La tavola dove viene riportato Toth che cerca di ammansire la dea
Reperti Gimbutas
In età ellenistica, il culto di Iside, viene assimilato a divinità locali in Fenicia, Palestina, Asia Minore e infine
in Campania e a Roma, e conobbe una rapida diffusione nel mondo mediterraneo. Divenne la protettrice dei
naviganti, la dea del mondo sotterraneo e della magia: fu chiamata Panthea e Dea dai mille nomi divenendo
una grande dea universale.
46
C’è da dire comunque che, per la Legge del Cosmo e della Natura, e poiché Madre Terra fa da specchio
all’Intelligenza Superiore e viceversa, quella Monade, in vesti e con compiti diversi, è sempre incarnata sulla
terra. Generalmente è incarnata in modo anonimo, nei momenti di Passaggio invece, alla persona in cui è
incarnata la Monade viene aperta la porta del Nous svegliandola.
a b c
a. Iside Panthea b. Diana Efesina c. Diana Efesina a villa D’Este
47
Zacharia Sitchin
Traducendo dalle tavole sumere, Zacaria Sitcin ci racconta che, quando gli Igigi si ribellarono per il troppo e
pesante lavoro (ma chi erano gli Igigi? Forse entità di un Livello ancora più basso?), il loro capo Supremo
Enki, diede loro ragione e propose di creare un lulu, cioè un lavoratore primitivo che li sostituisse nel pesante
lavoro. Enki sembra disse a Ninmah che per fare il lulu poteva essere usato un essere che lui aveva visto
aggirarsi tra i boschi, che sembrava molto docile, ma che era pieno di peli.
Secondo Sitcin, e secondo molti altri ricercatori, per creare il lulu Enki potrebbe aver usato una scimmia,
accelerando l’evoluzione di quello che poi, come umani, saremmo comunque diventati.
A parte il credere personalmente che l’Enki e l’Enlil biblici, nonché gli Anunnaki di cui scrive Zaccharia
Sitchin, se davvero calpestarono il suolo terrestre non erano che una manifestazione diversa delle stesse
entità negative di cui abbiamo già scritto, ritengo che l’esperimento, oltre non farci evolvere e riportarci
indietro e non averlo fatto loro, da quanto sembra emergere dal racconto che fa Pantaleone potrebbero averlo
fatto un Enki ed una Ninmah terrestri davvero esistiti come scienziati in chissà quale era precedente – era in
cui forse la società si era talmente evoluta da essere arrivata alla clonazione umana, e la cui fama di quelle
persone fece inserire i loro nomi nel mito per tramandare un qualcosa di importante. Nomi usati poi da quelle
Entità per nascondervisi dietro.
Un qualcosa che sembrandogli impossibile, gli studiosi che si occupavano di decriptare i testi antichi non
hanno forse mai compreso dando adito ancora oggi a credenze sull’esistenza di fratelli celesti che visitarono
anticamente la terra. Pertanto non credo che per quell’esperimento possa esser stata usata una scimmia.
Quell’animale da diversi millenni è rimasto sempre uguale. Credo invece, grazie a quanto narrato anche da
Pantaleone nei bracci e le ricerche fatte, che l’Homo Selvaticus sia l’originale abitante terrestre, che questo
chissà quando ed in che parte del mondo, sia riuscito ad evolversi, e che arrivato ad un certo punto della sua
evoluzione si sia messo a manipolare il dna (un po’ quello che abbiamo fatto noi oggi con la pecora Dolly,
con i bambini nati in provetta, con gli OGM e forse anche con chissà che altro..), sia arrivato alla
sperimentazione genetica, e che sia riuscito a creare degli ibridi tanto perfetti che arrivarono a riprodursi da
soli. Una volta usciti quei cloni fuori dal Giardino Terrestre, cioè dal laboratorio dove erano tenuti, questi si
unirono ai veri umani accendendo l’Ira della Grande Madre che inviò la prima grande catastrofe innescando
quella ciclicità dalla quale non siamo ancora usciti.
Dopo una delle numerose catastrofi, alcuni di quegli ibridi che si salvarono, nelle loro migrazioni alla ricerca
di cibo, potrebbero aver raggiunto il luogo dove erano sopravvissuti gli ultimi Homo Selvaticus, cioè gli
ultimi elementi di quella razza Ariana che popolava la terra, ed essersi ibridati con loro senza problemi,
determinando così la loro salvezza. E leggende diffuse sia sulle Alpi che sugli Appennini, nonché tutti i
disegni rupestri ritrovati in val Camonica, dove possiamo riconoscere riportati con molta semplicità simboli
solari legati alla Grande Madre, sembrano dire che gli ultimi Homo Selvaticus vissero in Europa.
Ci dicono i nostri archeologi che le incisioni rupestri in val Camonica furono realizzate lungo un arco di
tempo di ottomila anni, fino a quella che conosciamo come Età del ferro. Le figure si presentano a volte
semplicemente sovrapposte senza ordine apparente, spesso invece appaiono in relazione logica tra loro e
sembrano illustrare o un rito religioso, o di caccia, o di lotta. Ognuna delle immagini non rappresenta tanto
l’oggetto reale quanto la sua idea e la loro funzione è riconducibile a riti celebrativi, commemorativi,
iniziatici o propiziatori. In alcune incisioni possiamo riconoscere anche simboli che riguardano la Grande
Madre. Erano quindi davvero così selvagge quelle persone?
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Lettura del racconto nel mosaico di otranto al 23 marzo 2015

  • 1. 1 IL MOSAICO DI OTRANTO
  • 2. 2 Il tema del racconto contenuto all’interno dell’opera Per quanto possa sembrare assurdo dato che il mosaico è stato costruito nel XII secolo ed a quell’epoca non si sapeva ancora nulla di DNA, il monaco Pantaleone nella sua opera ci parla di genetica. Ci racconta di un antico esperimento realizzato da nostri antichi avi evoluti che generarono dei cloni, e cosa accadde a livello cosmico e sulla Terra una volta che quei cloni furono messi fuori dal giardino terrestre. Cioè messi fuori dal luogo dove erano tenuti e fatti mischiare con i veri umani possessori di Anima iscritti nel Libro della Vita. Il monaco ci racconta la ragione per cui l’umanità da allora ha dovuto peregrinare e subire le catastrofi che si sono succedute, perché dobbiamo temere i tempi finali, e di chi è messaggera la figura che disegna alla fine del racconto che scioglierà i nodi dell’umanità. Cenni storici Nel XII secolo le città tornano a essere il centro della vita economica e si esplica in tutta la sua ampiezza e profondità il movimento di riforma del monachesimo. Due mondi intellettuali si scontrano: il mondo monastico, in cui la filosofia è caratterizzata dalla prevalenza di temi agostiniani di ascendenza platonica; e il mondo urbano, dove l’insegnamento filosofico comincia ad assumere un rilievo maggiore nelle scuole, pur rimanendo inquadrato nel contesto delle arti liberali. Il riconoscimento della scarsità di fonti filosofiche disponibili stimola l'apertura del mondo latino alla cultura bizantina e islamica, facilitata dai nuovi canali di comunicazione legati sia alle vie commerciali che al movimento delle crociate. Conseguenza di tale apertura è una nuova concezione della filosofia, che si autonomizza e cresce su se stessa. Lo sviluppo delle scuole urbane produce quello che è stato definito il Rinascimento del XII secolo (Haskins, 1927), che in realtà ha, nella prima metà del secolo, due aspetti. Il primo è latino e autoctono (di derivazione boeziana), che ha luogo nelle scuole di dialettica di Parigi ed è caratterizzato dallo sviluppo delle arti sermocinali (grammatica, logica e sua applicazione alla teologia): e il cui esponente principale è Abelardo (1079-1142), contro cui polemizza il capofila della cultura monastica, Bernardo da Chiaravalle. Le scuole di logica si formano attorno a singoli maestri le cui elaborazioni definiscono le posizioni caratteristiche di ciascuna di esse. Il secondo aspetto, focalizzato soprattutto attorno alle scuole di Chartres e di San Vittore, è caratterizzato dalla massiccia immissione nell’insegnamento dei nuovi materiali filosofici e scientifici introdotti mediante le traduzioni. La scuola dei canonici agostiniani di San Vittore si caratterizza per l’inserimento delle nuove fonti filosofiche in un contesto mistico centrato sul tema dell’amore di Dio; accanto ai saperi teorici i vittorini, in particolare l’autore del Didascalicon Ugo (m. 1141), valorizzano i saperi pratici (arti meccaniche) nel quadro di un interesse per la vita terrena dell’uomo come percorso di salvezza. Questo tema, che porta un altro dei vittorini, Riccardo (m. 1173), a formulare l’idea dell’uomo come microcosmo, lo ritroviamo anche negli scritti di Ildegarda di Bingen (1098-1179), saldamente inserita nella cultura monastica tradizionale di cui elabora in modo originale molte tematiche; mentre l’interesse congiunto per la concretezza della vita umana e per le modalità dell’esperienza mistica, elaborata nella Lettera d’oro di Guglielmo di Saint-Thierry (1085-1145), caratterizzano la cultura dei cisterciensi.
  • 3. 3 Un platonismo fondato sul pensiero ellenistico, nutrito d'esperienza cristiana e fuso intimamente a dottrine stoiche e tesi filosofiche e scientifiche d’origine araba caratterizza invece la scuola di Chartres, i cui rappresentanti di maggior rilievo sono Guglielmo di Conches (m. 1154 ca.) e Teodorico di Chartres (1142-1150). La posizione degli chartriani, ben sintetizzata nell’affermazione di Guglielmo, che “in tutte le cose si deve ricercare la spiegazione razionale”, si esplica soprattutto nell’indagine sulla natura: il Timeo di Platone viene utilizzato per spiegare razionalmente la creazione del mondo secondo la Genesi, e in questo contesto vengono inseriti gli apporti delle nuove scienze introdotte con le traduzioni dall’arabo (medicina e astronomia in primo luogo). La pluralità degli interessi e l’atteggiamento critico caratterizzano le ricerche chartriane, come mettono in evidenza le opere di Giovanni di Salisbury (1125 ca.-1180), in cui la riflessione filosofica si apre alla discussione politica relativa alla sorgente del potere. Fra i testi tradotti dall’arabo, un gruppo consistente è formato da quelli di orientamento astrologico, magico e alchemico attribuiti a Ermete Trismegisto. In connessione con i testi propriamente filosofici sia di origine antica, come l’Asclepius, sia prodotti nello stesso XII sec., gli scritti ermetici tecnici introducono nella cultura latina l’idea della possibilità umana di trasformare a proprio vantaggio e dentro una prospettiva salvifica la natura, in sintonia con i processi di rinnovamento e crescita demografica, agricola ed economica in genere che caratterizzano quest’epoca. Nella seconda metà del secolo comincia a manifestarsi un’esigenza di riorganizzazione del sapere ed emerge una concezione nuova della teologia, cui avevano aperto la strada le opere logiche e teologiche di Abelardo e la riflessione dei vittorini sui sacramenti. I quattro libri delle Sententiae di Pietro Lombardo (m. 1160) gettano le basi della teologia scolastica, attraverso la raccolta sistematica delle dottrine patristiche su: la Trinità, la creazione, l'Incarnazione, l'azione dello Spirito Santo e i sacramenti. Quest’opera diventerà il testo base dell'insegnamento teologico nel XIII secolo. Alano di Lilla (1120 ca.-1202/3), che nelle opere poetiche presenta le nuove concezioni della natura e dell’uomo, propone nelle Regulae una teologia costruita in forma assiomatica che si prefigge di dimostrare le verità della fede in funzione anti-ereticale. Il catarismo, movimento religioso d’impostazione dualista, pone infatti ai teologi dell’epoca una dura sfida, ancora presente nei primi decenni del XIII secolo e chiusa solo dallo sterminio della cultura catara provenzale in conseguenza dell’intervento militare non a caso definito crociata (assedio di Tolosa, 1229; assedio di Montsegur, 1242). Non è però l’unica eresia di portata filosofica a formarsi in quest’epoca di fermento sociale e dottrinale: alla prima condanna dei libri di Aristotele, emessa nel 1210, vennero associati come eretici gli scritti di Davide di Dinant e Amalrico di Bène; mentre il movimento del Libero Spirito era ancora presente agli inizi del Trecento. Nella cultura islamica il XII sec. è l’epoca che vede fiorire i grandi pensatori di al-Andalus: Ibn Bagga (Avempace, m. 1139), che nel Regime del solitario introduce una lettura politica della vita filosofica centrale nell’Etica Nicomachea di Aristotele; Ibn Tufayl (m. 1185), che inaugura il genere del romanzo filosofico indicando come fine della vita filosofica il passaggio all’estasi; il filosofo sufi Ibn Arabi (1165-1240); e soprattutto Ibn Rushd (Averroè, 1126-1198), che propone una soluzione innovativa al rapporto fra filosofia e religione e propone la più completa e importante interpretazione complessiva delle opere d’Aristotele nel mondo islamico. Anche nell’Islam orientale continua il lavoro
  • 4. 4 d’interpretazione e di valutazione della filosofia aristotelica da parte di autori che però, non essendo tradotti, non vengono conosciuti nel mondo latino: Shahrastani (1086-1153), Abu'l Barakat al-Baghdadi (m. 1164) che sviluppa una logica di tipo nominalista, Fakr al-Din al-Razi (1149/50-1209). Anche Mosè Maimonide (1135/38-1204), il filosofo ebreo che influenzò Alberto Magno e Tommaso d’Aquino, era nato in al-Andalus, a Cordoba. La sua Guida dei perplessi unisce temi del kalam e della filosofia in una sintesi teologica il cui apparente disordine espositivo è in realtà un rinnovamento dell'ordine ermeneutico basato sull’intertestualità.
  • 5. 5 Interpretazione del racconto contenuto nel mosaico L’opera del monaco Pantaleone, nasce quindi in quello che potremmo definire un secolo in fermento. È situata nell'attuale cattedrale dedicata alla Madonna ad Otranto (in provincia di Lecce), e da secoli è oggetto di studio da parte di appassionati e ricercatori per tentare di comprendere il messaggio che il monaco volle lasciare ai posteri. Finora, però, sono state avanzate solo delle ipotesi di lettura. Questo accade perché, secondo me, si parte dal presupposto sbagliato che il mosaico, essendo inserito in una chiesa cristiana, debba in qualche modo essere rappresentativo di un messaggio evangelico. Nel mosaico, dove non è un caso che Gesù non compaia in nessun modo, esistono comunque riferimenti alla religione cattolica, tuttavia, come si avrà modo di spiegare in seguito, essi non sono da connotare nel senso che ci si aspetterebbe. Questa città per la sua posizione logistica è sempre stata, sia in tempi antichi che moderni, crocevia di transiti che mettevano in comunicazione Oriente e Occidente, Europa e Africa. Dal suo porto partirono anche i Crociati chiamati a liberare Gerusalemme. L'antica chiesa venne costruita sopra un tempio pagano dedicato alla dea Minerva, al quale furono aggiunte poi le due navate laterali. La Dea Minerva La chiesa Il mosaico In origine il tempio pagano presentava un passaggio nascosto dove scale molto rudimentali consentivano l'accesso al piano inferiore in cui venivano celebrati altri riti. Cosa del resto molto comune a quasi tutti gli antichi luoghi di culto, comprese le piramidi. Per ammirare quanto già contenuto nella cripta in quei tempi remoti, anche se con l’aggiunta di figure ed elementi del credo cattolico realizzati successivamente, oggi si può accedere in questo vano sotterraneo attraverso delle scale normali. La cripta
  • 6. 6 Il monaco basiliano Pantaleone, che ha ideato e realizzato il mosaico dopo averne avuto mandato dal vescovo Gionata, viveva nel vicino monastero di S. Nicola di Casole, che a quei tempi era un importante centro culturale religioso. I ruderi del monastero di San Nicola di Casole Considerando i simboli presenti nel mosaico, l'ipotesi vagliata finora da studiosi e ricercatori è quella secondo cui alcuni tra i primi Cavalieri Crociati, divenuti poi Cavalieri Templari, avessero riportato qualcosa dalle loro battaglie in Oriente. Qualcosa i Templari effettivamente scoprirono dato che, a duecento anni dal riconoscimento dell'ordine e dopo che Filippo d’Asburgo, detto il bello, interessato alle ricchezze dei Templari, era riuscito a infiltrare delle spie tra le loro fila, nell’atto d’accusa emesso da Filippo nei loro confronti, a quanto scrive Giuseppe Guidolin, si leggeva testualmente: I Templari in tutte le province hanno idoli, alcuni con tre facce, altri con una faccia sola, e certe volte un cranio umano; e tutti, o molti, o alcuni li adorano nelle loro assemblee come un Dio che può salvarli, arricchirli, far germinare la terra e far fiorire gli alberi... Essi adorano un certo gatto che talvolta appare nelle loro assemblee, e ciò in vituperio di Gesù Cristo e della vera fede... Evidentemente, dopo quanto scoperto, i Templari iniziarono a praticare il culto della Grande Madre, poiché le tre facce riguardano il suo essere Regina dei tre mondi, il Teschio la simboleggia come padrona della Vita e della Morte, e il gatto, che la lega a Iside, simboleggia l’anello di congiunzione tra il mondo umano e quello che va verso la trascendenza dello spirito. Ma perché i Templari presero ad adorare divinità femminili e sputare sull’immagine di Gesù? Grazie a quanto trovarono sotto il tempio di Salomone(?), forse i Templari vennero a conoscenza che prima che Jawè, Baal, Zeus, e i loro equivalenti prendessero il potere, cioè prima che il patriarcato scalzasse dal trono la Dea Madre, a comandare in cielo, in terra, e negli inferi, era la Grande Dea. La Grande Madre era (ed è) Dea Una e Trina dalla nascita, è una Dea tenera ma anche crudele, è Dea della Fecondazione e della Morte, è Signora della Natura e padrona del Tempo, è Dea dei campi e dei boschi e dell’eros e del terrore senza fine. Quindi senz’altro sotto il tempio di Salomone(?) i Cavalieri trovarono qualcosa d’importante che li illuminò, ma probabilmente non era il grande tesoro in senso economico come sempre creduto, bensì un qualcosa che permise loro di sapere e conoscere molte cose. Come vedremo andando avanti, scoprendo man mano di quale cosa importante intendesse parlarci Pantaleone attraverso il suo racconto criptato, comprenderemo che, in seguito a quanto trovato, i Templari presero a praticare il culto della Grande Madre. Ed è di Lei e di quel che realmente Ella E’ che il monaco ci parla nel mosaico, ci racconta anche come, quando, e perché, il Bene fu sconfitto dal Male, e ci dice della sua nuova venuta. Ossia della sua resurrezione.
  • 7. 7 In quella che è definita la Corona poiché fa proprio da corona al resto del mosaico, è contenuta la sintesi del periodo centrale di cui il monaco ci racconta la storia. La storia della corona, inizia con la figura di Giona e termina con una donna nuda come la parte bassa del corpo mosaico, ma con vicino un gatto, una lepre, una volpe, ed altri animali simbolici posti lì per suggerirci le peculiarità di quella donna. La simbologia del gatto l’approfondiremo più avanti, la volpe (la poscia preda di cui Dante scrive nel XXIII canto del purgatorio) ne configura l’ipostasi propriamente materiale: l’Avatar in senso indiano, che scendendo in questo Livello, come la volpe per una battuta di caccia, diventando l’ambita preda per le Entità di questo mondo, è braccata nonostante sia protetta dalla Dea. Quindi se non umiliata, disprezzata, o addirittura oltraggiata, quella donna è comunque sempre in pericolo.
  • 8. 8 Sotto alla Corona c’è quello che chiamerei il cuore del mosaico. Avendo inserito il monaco dentro ai cerchi gli animali simbolici che ci parlano delle sue specificità, quel quadrato vuole simboleggiare il carattere della Grande Madre. Nel quadrato, che simboleggia le peculiarità del cuore della Grande Madre, ci sono sedici disegni. Credo che questo numero sia collegato ai dodici segni dello Zodiaco a cui sono aggiunti però i quattro punti cardinali. La comprensione del quadrato del mosaico, che poiché è al centro dell'opera ho denominato cuore ma dove attraverso la simbologia degli animali è riportato ciò che la Dea in realtà Dea E’, mi ha dato molto da riflettere e ragionare. Un po' perché Pantaleone per parlarci del Cuore della Grande Madre e delle sue caratteristiche non vi ha inserito una sola informazione in quanto oltre il numero dei cerchi che riportano numericamente a Lei (15: l’equivalente di 7+8), ha inserito dentro questi personaggi storici ed animali mitici; un po' perché quando ho iniziato a studiarlo, oltre non conoscere praticamente nulla degli egizi e del resto ignoravo anche il significato e la simbologia dei numeri che lo componevano; un po’ perché durante le ricerche, seppur riportati in modo diverso, ho trovato gli stessi numeri riportati in tavole sumere ma legati ad un dio maschile (tavole “a” e “b” pag. 9).
  • 9. 9 Il quadrato è composto da sedici cerchi, che vogliono rappresentare i dodici segni dello Zodiaco con inclusi i quattro punti cardinali. Stessa simbologia contenuta in modo diverso nel mosaico della galleria Umberto I di Napoli, dove nella struttura degli edifici tutti intorno non a caso è ripetuto il numero otto. Il numero che simboleggia l’Infinito. Sedici, che è il numero che i Sumeri legarono al loro dio Marduk, è un numero legato anche ad Osiride, e sedici sono le stanze nel tempio di Abydos a lui dedicato, anche se poi per l'ovvia ragione che il sole attraversa lo Zodiaco nelle sue dodici Case, la leggenda racconta che, dopo morto, Osiride deve attraversare dodici stanze prima di risorgere a nuova vita (cioè l’inizio di un nuovo lungo Ciclo dello Zodiaco). a b c a:Tavola sumera con albero a sedici steli. b: albero con quindici steli. Entrambi con sopra la figura di Faravhar. c: La Ma donna del rosario di Lorenzo Lotto con sopra quindici cerchi. Però nel mosaico quel sedici non vuole rappresentare ne Marduk ne Osiride ma, come tutto il quadrato, vuole simboleggiare la Grande Madre in quanto creatrice dell’Universo dove viviamo, i lati del suo carattere, ed anche il numero delle Case che il nostro Sole attraversa durante un lungo Ciclo inclusi i quattro punti cardinali. Verso la fine del II secolo, elementi della Chiesa, come Ireneo da Lione - che per primo ha legato il tetramorfo ai Vangeli - poi Gerolamo - verso la fine del IV secolo, secondo quale criterio non saprei dire - hanno associato gli animali agli Evangelisti mettendo vicino ad ognuno di loro quelli che sono invece gli animali simbolici più importanti della Dea. Non a caso nel Libro della Rivelazione si parla di quattro creature analoghe che circondano il trono di Dio! Immagini dove vengono raffigurati i quattro evangelisti contenute in chiese.
  • 10. 10 Hanno posto il leone - non a caso presente nel mosaico - che vuole esprimere la regalità della Dea, vicino a Marco; il toro - sempre prerogativa della Dea (presente anche questo nell’opera) - che ne esprime la Forza creatrice, vicino a Luca; l’aquila, che esprime lo Spirito Regale che la sorregge, vicino a Giovanni; e l’angelo (o tetramorfo) vicino a Matteo.Che invece, come ci conferma il monaco nel mosaico, sono animali simbolo legati alla Dea. E siccome tetra significa quattro, quegli animali simboleggiano sia i quattro punti Cardinali che i quattro Elementi della Natura. Simboleggiando questo, significa che la Dea E’ la Natura e tutto quanto ci circonda. Il monaco cerchia solo quindici cerchi su sedici, e in quello non cerchiato inserisce un Grifone, un animale Simbolo importante ma per lo più sconosciuto. Perché? Quel Grifone vuole simboleggiare la nostra Grande Madre che sta sopra, per questo il monaco non l’ha cerchiato. Ella è proprietaria ed espressione di tutti gli Archetipi (è quindi l'Uno o la Monade), ed è quindi la Madre del nostro Sole e di tutti i Soli (o Stelle, quindi Anime) e Pianeti del nostro Universo nonché della nostra Madre Terra. a b c d e a. Il Grifone inserito nel cerchio del mosaico. b. Il Grifone nella simbologia. c. Il Grifone contenuto nella chiesa di Bitonto. d. Il Grifone che è davanti alla chiesa di Ferrara. e. Il grifone disegnato da Nostradamus. Come possiamo vedere quel Grifone alato e quel capretto sono un’unica cosa: quei due animali, uniti in quel modo, vogliono simboleggiare le due facce della Dea. Quella buona ed amorevole e quella terribile. Mentre il serpente, che nel simbolo b raffigura la Forza regale e positiva, può raffigurare sia la forza positiva che negativa; indica la capacità di pensare, l’essere cosciente dei propri istinti, e di saper scegliere tra bene e male. Rappresenta anche la Kundalini, che può portare guarigione e illuminazione, e rappresentare qualsiasi principio vitale inconscio. Pantaleone scrive sotto quel Grifone il nome PASCA, che ho scoperto significa in pratica resurrezione o passaggio; entrambe parole dal significato appropriato al contesto di quel cerchio. Non essendo cerchiato
  • 11. 11 come gli altri, significa che quell’animale simbolico del cerchio riguarda il mondo divino, e che la Dea, essendo Madre Natura, risorge sempre dalle proprie ceneri. a b c a: La Fenice come viene simboleggiata in occidente b. Lo scarabeo, animale simbolo, conosciuto in quanto rinasce dai suoi escrementi, in uno dei cerchi nel grano, c: la Fenice, o Bennu, come la chiamavano gli Egizi, simboleggiata in un cerchio nel grano. Il monaco potrebbe aver scritto PASCA come si legge, ma, sempre che allora non venisse chiamata così, potrebbe anche aver scritto PARCA e in seguito i soliti noti potrebbero averlo corretto modificando la R in S con l’intento di annullarne la comprensione. E’comunque di una Signora che Pantaleone ci sta raccontando, e l'appellativo Parca, colei che tessela tela, come vedremo, non può riferirsi ad altri che alla Grande Madre che (come Parca o Moira) Tesse la Tela deiDestini degli uomini (e per questo la Madonna da svariati artisti venne simbolicamente dipinta come sarta).3 a b a: Le Parche Cloto, Lachesi ed Atropo, personificazione del destino ineluttabile. b: Guido Reni – Maria che cuce Invece, mettendo al centro del quadrato quell’Asino tra i due Cani Pantaleone ci vuol dire dell’eterna lotta tra Bene e Male, e che quelle due Forze fanno comunque parte integrante della Grande Madre. Forze che Ella comunque controlla, come ci confermano anche le antiche immagini simboliche riportate di seguito. Il Somaro che suona la musica (della Vita) trai due cani Cerere che guida i serpenti Diana che tiene (controlla) i cani
  • 12. 12 L’Asino, noto per i pesi che è in grado di sopportare, simboleggia la Dea. Il monaco l’ha disegnato arpista poiché è comunque Lei, la Grande Madre, che sobbarcandosi tutto il peso della Creazione suona la musica della Vita. Asino che è stato erroneamente connesso a Gesù e che va invece connesso a Maria! a b c d a: Gesù che entra a Gerusalemme su un asinello. b: Asino con la lira, portale della chiesa di Saint Pierre de la Tour, Aulnay c:capitello dell’abbazia di Saint-Nectaire a Issoire. d:chiesa di Saint-Parize le Chatel, vicino Nevers. Il numero quindici, oltre contenere il dieci, quindi la Tetrakis, contiene anche il cinque poiché tale è il numero degli Elementi, è quindi non a caso è legato a Maria. Pantaleone ci sta quindi dicendo che la Grande Madre è il Tutto. Non può essere quindi rappresentata da un uomo e tanto meno quest’uomo può essere il dio biblico. Infatti era Maria che doveva risistemare le cose nei suoi confronti e dare l’annuncio dell’arrivo del quinto Elemento (o Giustiziere), e dire della pulizia che questo avrebbe fatto. Quinto Elemento che è l’Etere. Ritenuto l’elemento principale della Pietra filosofale e la sostanza catalizzatrice in grado di risanare la corruzione della materia e che gli orientali identificano come Akascha. a b c a. I cinque elementi? b. cerchio nel grano che ci dice che siamo allineati o che la fine del tempo è giunto?? c. I 5 elementi nel cerchio nel grano?
  • 13. 13 Quindi nel quadrato il monaco ci vuole parlare delle caratteristiche della Grande Madre; ma oltre dirci delle peculiarità suo carattere attraverso gli elementi distintivi degli animali inseriti (dicendoci quindi che Lei stessa è il terribile Leviatano essendo questo simbolico animale riportato in uno dei cerchi), Il Leviatano riportato nel quadrato Il Leviatano di Gustav Dorè un’altra cosa importante il monaco l’ha disegnata nella parte bassa del quadrato. Dove sono raffigurati Adamo ed Eva, dato che, mentre vicino ad Eva per simboleggiare il tipo di energia di cui la donna è proprietaria mette il Toro e le collega il Serpente, vicino ad Adamo mette il Gatto lupesco. Cosa ci voleva dire il monaco in quella parte? Che l’uomo è l’opposto della donna? Che egli è controllato da una forza negativa come sembra voler suggerire il disegno con quel gatto lupesco? Oppure, quel negativo è lo Tzelem che gli Elohim misero in Adamo e non in Eva come Mauro Biglino legge dagli antichi testi?? O invece, come vedremo andando avanti, visto che tutto il racconto del mosaico è improntato sul DNA umano, esistendo un positivo ed un negativo di tutto, voleva dirci che l’uomo dovrebbe essere (solo) negativo e la donna (solo) positiva a livello sanguigno??
  • 14. 14 La sirena bicaudata a b c a: La Sirena bicaudata del mosaico b, c . Sirene contenute in varie chiese Prima che comprendessi che quella Sirena stava a simboleggiare la prerogativa della donna di poter creare la vita e di presentarsi come tramite attraverso cui è possibile una incarnazione nel mondo terreno, ne è passato di tempo! Il monaco basiliano Pantaleone disegna quello che somiglia ad un Abraxas proprio nel primo cerchio del quadrato, ma invece della testa del gallo che simboleggia l’alba del nuovo giorno, gli mette la testa femminile di una nazirea (in quanto la disegna con lunghi capelli); presso la tradizione persiana l’Abraxas arriva a simboleggiare l'unione/totalità fra Ahura Mazdā ed Arimane, ossia Bene e Male, che è quello che simboleggiava Hecate, una Grande Madre, e che è quello che simboleggia anche quella Sirena del mosaico perché ella simboleggia il Bene ed il Male, l’alba del nuovo giorno,ma anche la donna ed il modo attraverso il quale l’Anima può incarnarsi in questo mondo il cui tempo scorre attraverso i 365 giorni dell’anno. Quindi penso che con quella figura il monaco, oltre voler dire che solo attraverso la donna l’Anima può avere accesso a questo Livello, volesse dirci che la sirena coincideva con quella della donna che nella parte bassa del mosaico disegnava prima come Diana da una parte, e poi posta nuda su un ramo dell’albero perché, secondo me, la particolare Sirena rappresenta l’inizio del periodo, dove esiste ancora il Bene ed il Male, e con Diana, che simboleggia il Bene, la fine del lasso di tempo di cui il monaco ci narra. Riflettendo sul disegno, capivo che il monaco aveva messo alla Sirena i lunghi capelli perché nazirea; dal racconto contenuto nel quadrato del mosaico comprendevo che anche gli altri animali erano raffigurazioni simboliche di lati della personalità della Dea; avevo capito che non era troppo positivo che comprendessi buona parte del racconto di quel mosaico perché, se avevo tutte quelle visioni ed ero così sveglia avevo capito che eravamo in un importante momento di Passaggio ma, seppur aiutata dalle mie particolari esperienze, attraverso le letture non riuscivo a trovare il giusto bandolo della matassa ed identificare quella figura in modo univoco. Non ci riuscivo probabilmente a causa degli insegnamenti sbagliati radicati in me, e perché le religioni hanno sempre sminuito la figura della donna legandola persino al diavolo. Mentre, come ci suggeriscono le opere esaminate e i fatti accaduti e che vanno accadendo, è soprattutto sugli uomini che le alte gerarchie avrebbero dovuto portare la loro attenzione!
  • 15. 15 Salomone e la regina di Saba Nel terzo e quarto cerchio Pantaleone inserisce prima Salomone e poi la Regina di Saba. Ma mentre per suggerire il livello della Coscienza della regina la disegna su uno sgabello di legno, mette re Salomone seduto tra due grifoni. Nelle leggende e nei miti il grifone ha assunto varie funzioni, da quello di guardiano a creatura demoniaca; ma avendo le caratteristiche del leone e dell’aquila, considerati, in un’ideale gerarchia, al di sopra degli altri animali, pensiamo che Pantaleone ponendo Salomone su un trono fatto di grifoni abbia voluto attribuire maestosità e fierezza al re. Uomo col quale la Regina concepisce Menelik. Forse il primo clone maschio della stirpe di Davide nato dopo Adamo che può darsi rinasce con un corpo in grado di contenere Anima, quindi risanato dai danni genetici fatti da CHI modificò il dna e che forse riannoda il collegamento col divino. E questa potrebbe essere la ragione per cui Pantaleone mette in mano al re quella corda annodata che si eleva verso l’alto. Sopra sono riportati il nodo di Salomone dell’abbazia di Fossanova, ed il nodo della colonna Jakin (http://www.duepassinelmistero.com/Le%20colonne%20annodate%20J%20e%20B%20di%20Wurzburg.htm) Nodo riferibile ad Iside (fig.3 e 4) attribuito poi a Salomone? Ma cosa riguarda quel nodo? Mostra il Centro, o la caduta di una Grande Madre e la conseguente perdita della scarpa? Due cerchi nel grano, dove nel primo secondo me vengono simboleggiati i 4 punti Cardinali ed il centro, e nel secondo i tre mondi insieme alla ciclicità del tempo.
  • 16. 16 Nella storia d’amore con Salomone la Regina di Saba non riconquista la scarpa, simbolo del camminare nella vita, poiché dovevaessere Salomone, per rimettere a posto la deviazione del dio di Mosè, ad abbracciare il culto praticato dalla Regina e non essere lei, come invece accadde, ad abbracciare il culto del dio di Salomone. Pantaleone per dirci questo, oltre mettere alla Regina di Saba una sola scarpa le ha messo un solo orecchino (se osserviamo la sirena bicaudata ne ha due), che simboleggia il sapere incompleto in lei. Quel sapere, come vedremo andando avanti, fu tolto alla donna a causa di un esperimento genetico che spiega la ragione per cui la donna cominciò ha camminare con una sola scarpa. L’esperimento genetico detronizzò la Grande Dea Madre, che solo la donna può rappresentare poiché, come tale, è legata al Femminino Sacro della Terra e con i suoi tempi, per procreare, come la Natura per la Terra e il mare per le maree, è legata alle fasi lunari. E solo attraverso il DNA mitocondriale della madre si possono trasmettere al bambino tutte le informazioni genetiche; non a caso gli Ebrei, ancora oggi, ti accettano come ebreo solo se sei figlio di madre ebrea. Ma in un’antichità ancora più remota le cose non erano così. Amaterasu, Dea giapponese Wang Mu Kalì, Dea Indù Amaterasu-ō-mi-kami (letteralmente "Grande dea che splende nei cieli"), è la dea del Sole (divinità da cui discendono tutte le cose) nella religione shintoista. È considerata la mitica antenata diretta della famiglia imperiale giapponese. Wang Mu conosciuta come la "Regina Madre d'Occidente", regnava sul paradiso occidentale degli immortali nelle montagne Kunlun, dove, la leggenda narra, era servita dalle "ragazze giada" e dagli uccelli a tre gambe. Kalì viene considerata una dea sanguinaria e violenta, ma come per Ecate che ha tre facce, vuole rappresentare la parte violenta, o della trasformazione, di Durga, invece dea amorevole. Stabilito che la Grande Madre, nel bene e nel male, è il motore che muove tutto, e valutato che la Ella attraverso il DNA si esprime attraverso l’umanità e la natura e nello stesso tempo impara crescendo in Coscienza e noi con Lei, andiamo ora ad analizzare i bracci. Che essendo quelli con cui noi umani compiamo materialmente le azioni, in quelli del mosaico Pantaleone ha inserito il racconto di quanto accadde tangibilmente in passato sulla terra.
  • 17. 17 I bracci del mosaico Dobbiamo guardare il mosaico al contrario, quindi cominceremo ad analizzare quello che è per noi il braccio destro, dove è contenuta la storia di quanto accade prima ancora del Giona che Pantaleone disegna nella Corona. Il racconto del braccio destro inizia con quella Mucca che è di tre colori diversi, e sulla quale poggia quel ramo: si tratta quindi dell'Essere su cui pesa tutta quella parte di Storia. Braccio destro Braccio sinistro Nella filosofia esoterica la vacca è la natura creatrice, il toro lo spirito che vivifica. Nei Veda, l'Alba della Creazione è rappresentata come una vacca. Questa alba viene considerata Hathor, e il giorno che segue o la Natura già formata, viene considerata Iside, ma entrambe sono una (che sono le entrambe che Nostradamus dipinge nel suo disegno riportato di seguito come Gallo e Pavone, e che nel Sotto raffigura con quella donna malconcia). La vacca era sacra a Iside, la Madre Universale, la Natura, e ad Hathor, il principio femminile in Natura. Le due dee sono legate sia al sole che alla luna come provano il disco e le corna (crescenti) della vacca riportati nelle immagini che le riguardano.
  • 18. 18 La più antica Hathor è la sacerdotessa delle sette vacche mistiche (sette pianeti) e Iside, la Divina Madre, è la vacca dell'abbondanza (o Natura, Terra) e, come madre di Horo, il nostro sole, è la madre di tutto ciò che nella nostra Galassia vive. La vacca di tre colori diversi su Iside che rende omaggio ad Hator Disegno attribuito cui poggia il tronco del braccio dx a Nostradamus Quindi, Pantaleone, ponendo quella mucca alla base del braccio, ci vuol dire su cosa si basa la Creazione. Facendo la mucca di tre colori diversi, il monaco ci vuol parlare della trinità della Dea, in quanto Ella è Regina dei tre mondi: quello celeste, quello terreno, e quello sotterraneo, che è sia buona che cattiva che neutrale, e nello stesso tempo ci dice del dna poiché quello è il modo in cui Ella si concretizza. Hecate con testa di cavallo, cane, e scrofa Hecate nell’altare di Pergamo che combatte Clitio Peculiarità che aveva anche Hecate, ma legata alla simbologia del cavallo. Infatti, il cavallo, come potrebbero dimostrare alcuni reperti archeologici rinvenuti dall’archeologa Maria Gimbutas, sembra fosse usato da popoli antichi come i Celti per rappresentare un aspetto della Grande Madre. Cavallo che, in questo caso, potrebbe voler simboleggiare il corpo umano, dove coesiste il Bene ed il Male, e con cui si combatte purificandosi del peso terrestre ed esaltandosi sul piano spirituale. Per dirci che la Grande Madre si esprime rispecchiandosi nella Natura attraverso il DNA, Pantaleone mette davanti alla mucca quello strano animale a tre teste che vuole simboleggiare un antichissimo Genoma umano a tre eliche. Ma come si può vedere nella sezione riportata sotto (fig. a), proprio la testa dell’animale che ha in bocca quel fiore col pomo che ci dice che è l’elica più pregiata delle tre, Pantaleone la disegna già sdraiata: questo potrebbe voler significare che un qualche intervento genetico c’era già stato ma che quell’elica era ancora viva visto che all’animale, anche se abbattuto, gli ha disegnato gli occhi aperti.
  • 19. 19 a b Alle spalle della mucca c’è invece quell’uomo con le ali con quella strana bilancia in mano che ha a sua volta alle spalle un omino rosso che si getta dentro una coppa (fig.b). Mi ha fatto molto congetturare quella figura con le ali e quanto il monaco gli aveva messo in mano. In un primo momento, influenzata dai testi che avevo letto riguardo l’origine dell’umanità che dicevano che siamo stati creati dagli alieni che poi ci hanno usati come schiavi per estrarre l’oro terrestre, avevo creduto che quella figura alata stesse a simboleggiare gli Elohim bibbici (gli stessi che per Zacharia Sitchin erano gli Anunnaki, e gli stessi che per molti altri ricercatori erano gli extraterrestri che ci avevano creato) e che quanto aveva in mano stesse a simboleggiare l’esperimento genetico nei nostri confronti che questi fecero; poi, molto tempo dopo, compreso finalmente il significato della lunga visione dove mi veniva mostrato anche un uomo sulla piramide di Cheope a cui prima uscivano le piume e poi queste sparivano, ho capito cosa realmente il monaco volesse dire con quella figura. Quell’uomo con le ali non stava a simboleggiare un extraterrestre ma un uomo terrestre evoluto vissuto in un tempo lontanissimo. Mentre quanto gli aveva in mano voleva probabilmente simboleggiare le provette da laboratorio immaginate da Pantaleone. Il monaco in quella sezione dell’opera ci diceva anche che, quanto quell’uomo evoluto aveva aggiunto nelle provette (fig. c) c d e che aveva sperimentato su quell’omino posto alle sue spalle (fig d) collocandolo poi nella coppa della vita (cioè poi fatto uscire dal giardino terrestre), sapendo che la strana figura animalesca a tre teste voleva simboleggiare il DNA su cui si basava tutta la Creazione, desumevo che Pantaleone ci stava dicendo che in quell’antico esperimento genetico quella particolare elica simboleggiata dall’animale col fiore in bocca (fig. a) fu abbattuta!
  • 20. 20 Disegnando quel mostro sopra le figure (fig. e) il monaco ci vuol invece dire che quell’esperimento risvegliò il Leviatano (cioè la parte più terribile della Dea), e che dopo quanto fatto da quello scienziato ci fu una catastrofe; mettendo al Leviatano la scarpa in bocca ci dice anche che, a causa di quell’esperimento, agli esseri iscritti nel Libro della Vita che si salvarono dalla catastrofe la Dea tolse una scarpa (cioè quella particolare terza Elica del Genoma umano) e che il Male prese a regnare. Infatti sopra il Leviatano il monaco disegna gli uomini e le donne avvolti e posseduti da serpenti, e sopra di loro mette Satana in trono. e f g In quella stessa parte del braccio (fig. f), disegnando il lupo che morde la zampa all’asino, che abbiamo detto simboleggia la Grande Madre, Pantaleone ci sta dicendo che quell’esperimento le fece male. Fatto che simboleggia anche nel cervo mettendogli la freccia conficcata nel collo. Che quegli esperimenti genetici fecero male alla Grande Madre o Intelligenza Superiore, che gli equilibri cosmici furono rotti, e che questo ci fece cadere in un Livello più basso di esistenza, degli artisti a loro modo ce lo hanno detto... a b c a. La frattura cosmica simboleggiata dal Caravaggio nella Ruota rotta di Santa Caterina b. La Ruota Cosmica rotta messa in mano alla donna dipinta da Michelangelo nel G.U. c. Il mondo o terra superiore dipinto dal Mantegna nel palazzo dei Gonzaga a Mantova dove c’è anche il Pavone. Quella scarpa tolta dal Leviatano all’umanità potrebbe essere il nodo di Iside, lo stesso nodo simboleggiato in alcune Colonne Jakin, ed il nodo nella corda che il monaco mette in mano al Salomone del mosaico. Cioè essere quella parte di DNA che si va attualmente risvegliando e riprendendo la sua attività ma che i nostri genetisti hanno classificato come spazzatura!
  • 21. 21 Salomone con in mano la corda annodata Il doppio(?) nodo della Colonna Jakin Il monaco ci dice infatti che una volta modificato quel DNA il Male aveva vinto e prese a regnare; inserendo la testa del lupo nella parte bassa del braccio destro, secondo me ci dice da che parte (delle due Forze) è arrivata a quell’uomo evoluto l’ispirazione e forse, quelle due sperimentazioni genetiche sono anche quelle di cui intendeva dirci Dante nel 33° canto del Purgatorio della Divina Commedia, poiché il poeta in quel canto scrive: E aggi a mente, quando tu le scrivi, di non celar qual hai vista la pianta ch’è or due volte dirubata quivi. Qualunque ruba quella o quella schianta, con bestemmia di fatto offende a Dio, che solo a l’uso suo la creò santa. Per morder quella, in pena e in desio Cinquemila anni e più l’anima prima Bramò colui che ‘l morso in sé punio. Dorme lo ‘ngegno tuo, se non estima Per singular cagione esser eccelsa Lei tanto e sì travolta ne la cima. Il monaco sembra però dirci un’altra cosa importante in quel braccio perché, mentre da quella parte disegna quelle persone moltiplicatesi dall’esperimento genetico possedute da serpenti e mettendo Satana in trono sopra di loro ci dice che Satana è il loro Re, dall’altra parte, sopra l’asino morso dal lupo, mette persone libere in quello che dovrebbe essere il giardino terrestre e mette sopra di loro il Patriarca Abramo con una donnina in braccio (fig. g pag 20). Vicino gli mette Isacco e poi Giacobbe, e poi sopra di loro mette il cervo che sappiamo simboleggia la grande Dea. Significa che una parte di umanità che si salvò fu risparmiata dalla Dea cioè le furono lasciate entrambe le scarpe? Forse, visto che si parla dell’esistenza di un certo numero di Maestri tra noi. A questo punto possiamo ipotizzare che quel cavallo col fiore in bocca messo supino dal monaco riguardi la terza e più importante elica del genoma umano che è stato abbattuto e che probabilmente quei nostri antichi avi possedevano. Terza elica, forse proprio quella valutata dai nostri attuali scienziati come spazzatura genetica, che la Grande Intelligenza Superiore, dopo quell’esperimento, e dopo la catastrofe, in quelle persone e in chi discenderà da loro, ha addormentato ma non cancellato! Conoscenze che sembrano assurde se pensiamo che il mosaico è stato realizzato nel XII secolo, e leggendo la storia dell’Umanità che ci racconta di esseri trogloditi. Soprattutto impossibile da dimostrare. Ma che mi era
  • 22. 22 già balenata in mente anni fa guardando una puntata di Voyager dove Roberto Giacobbo (in una puntata dove mostrava le linee di Nazca mi sembra) mostrava un oggetto molto simile a quelli che sono oggi i nostri bricchi che usiamo per scaldare il latte, incastonato nella roccia, vecchio qualche milione di anni. Poi, che una qualche civiltà potesse essere arrivata magari in modo diverso al nostro livello di evoluzione, è un’ipotesi sulla quale sono tornata a riflettere mentre portavo avanti le ricerche leggendo dei vari oopart (oggetti fuori posto) e delle strutture megalitiche che sempre più numerose venivano scoperte. Ma tutto questo non comprovava ancora la mia ipotesi in quanto non provava in modo tangibile la capacità di una qualche società che ci aveva preceduto di essere arrivata al nostro livello di evoluzione. Poi, di recente invece, quando ho letto del ritrovamento del chip alieno ritrovato in Russia, e del martello ritrovato a London, in Texas, ho capito che la mia ipotesi in merito a quanto ci voleva dire Pantaleone in quella parte di mosaico non era poi così assurda e che anzi, di assurdo non aveva proprio nulla! http://www.filosofiaelogos.it/News/Un-chips-alieno-vecchio-di-450-milioni-di-anni-trovato-in-Russia.html http://www.coscienza.org/_ArticoloDB1.asp?ID=1355 Ma a costruire l’ipotesi che sono andata poi man mano facendo e che espongo di seguito non mi hanno aiutato ne la bibbia o i testi antichi che ho potuto leggere, ne la storia dell’umanità che troviamo sui libri di storia! A parte le mie particolari esperienze che andavano comunque comprese, mi hanno aiutato la lettura e considerazione diversa che ho fatto dei miti e delle molte opere d’arte visionate. Soprattutto quelle di un certo periodo. Che più guardavo e più capivo quanto in certi ambienti fosse invece conosciuto quanto andavo ipotizzando e ricostruendo. Il mito narra che è Prometeo, un Titano, che come i fratelli era stato generato da Urano (il cielo) e Gaia (la Terra), che dona il fuoco agli uomini provocando l’ira di Zeus. a b c d a: Gigante riportato in una tavola sumera b,c: l'Homo selvaticus riportato in antichi reperti d: Il Gesù ricoperto di peli dipinto su una colonna interna della basilica di Atri, in Abruzzo, intitolata a Santa Maria Assunta. Secondo me, quella dei Titani - che chi fossero in realtà lo capiremo man mano che andremo avanti riflettendo sugli elementi trovati durante le ricerche - è la storia della prima invasione extraterrestre raccontata attraverso il mito in quanto dobbiamo domandarci: chi erano gli uomini della terra a cui Prometeo donò il fuoco? Secondo me lo donò a quei terrestri che già popolavano una qualche parte della terra: l’Homo Selvaticus. Questo Homo Selvaticus, non saprei se per il fuoco realmente donato da Prometeo - che non sappiamo cosa riguardasse in realtà come non sappiamo chi fosse realmente Prometeo - attraverso milioni di anni, in una qualche parte del mondo potrebbe essersi evoluto (un po’ come accade oggi: ci siamo noi, gente evoluta, ma in Amazzonia ci sono ancora tribù che non hanno contatti col mondo esterno).
  • 23. 23 La caduta dei Giganti di Giulio Romano La caduta dei Giganti di Perin del Vaga Palazzo Te – Mantova Palazzo Pamphili – Genova E vista la fattura dei monili d’oro precolombiani rivenuti in Bolivia (fig. a), visto quanto disegnato sul coperchio della tomba di Re Pacal in Messico (fig. b), visto cosa è stato scoperto essere disegnato sull’architrave del tempio di Osiride (dove è disegnato anche un velivolo che somiglia tanto allo shuttle americano! fig. c), visto i vari oopart che si vanno ritrovando in tutto il mondo, quell’uomo del passato potrebbe essere arrivato ad un progresso tipo l’attuale nostro se non molto di più. E se questo è quello che è accaduto, come secondo me intendeva dirci il monaco, quello stesso uomo, come stiamo facendo noi oggi, sperimentò sul DNA fino a creare cloni perfetti. E questa fu la ragione della sua caduta! a b c
  • 24. 24 Il braccio sinistro Nel braccio sinistro del mosaico il monaco racconta, secondo me, in modo diverso quanto già raccontato nel braccio destro ma questa volta lo fa inserendo le figure mitiche che hanno influenzato quell’uomo del passato portandolo alla caduta, e cosa all’umanità, a causa dell’esperimento genetico, da Samuele in poi è accaduto. Infatti nel braccio sinistro sono presenti i Giganti, di cui si parla anche nella bibbia, e quell’Atlante molto giovane a cui però, per farne individuare la negatività, il monaco ha posto sulle spalle non il mondo ma un sole nero. L’ha rappresentato come Atlante in quanto, come tale, è collegato all’acqua, come lo sarà il biblico Enki (figura che vedremo quando andremo e decriptare il corpo del mosaico) ma non a caso, a mio parere, per indicare le giuste connessioni da fare, Pantaleone ha messo sulle spalle della figura un sole nero e non il mondo. Quindi penso che, col mostruoso serpente posto alla base del braccio sinistro su cui poggia il Ramo, il monaco ci volesse indicare la negatività della figura e su chi o cosa poggia la realtà di cui ci parla. E per confermarci questo, mettendo nella parte bassa del braccio quel mostruoso serpente, il monaco ci indica a CHI far risalire quanto da allora sarà creduto e CHI, o quale Forza negativa, a partire da quella data venne inconsapevolmente venerata e prese il potere sui terrestri. Stesso fatto che nel braccio destro il monaco simboleggia mettendo Satana in trono. a b c d a. Che si tratti del mondo che del sole, ciò che Atlante porta sulle spalle è rappresentato dal monaco in nero: Atlante non ha quindi sulle spalle il Bene. b. Il mostro su cui poggia il ramo del braccio sinistro. c. Il disegno è attribuito a Nostradamus: il veggente o chi fece quel disegno, ci sta dicendo che un porporato, oltre avere alle spalle un lupo e pregare un dio nero, ha in bilico una Torre sulle spalle. Chi fece quel disegno, con quella Torre in bilico messa sulle spalle di quel porporato, ci voleva dire che sarà delle alte gerarchie ecclesiastiche la responsabilità se quella Torre cadrà o meno? d. Sezione del mosaico riportata nella parte bassa del mosaico: abbiamo detto che il cavallo simboleggia il corpo umano, quindi quell’uomo sul cavallo rosso e quella donna sul cavallo grigio che Pantaleone ha uniti nelle code dal caduceo, che rappresenta la medicina, quale strana unione vogliono rappresentare? Forse quello tra Rama e Sita? E’ in quell’occasione che la Sacerdotessa della Dea perde la scarpa?
  • 25. 25 Ma l’esperimento genetico, la frattura che questo causò a livello cosmico e perché lo squarcio permise l’accesso ad Entità non positive in quella realtà o perché la catastrofe fece cadere contemporaneamente quelle genti in un Livello più basso di esistenza, evidentemente, quei personaggi che si mostravano positivi o che comunque tali il mito l’ha fatti diventare, positivi non erano per niente. Quindi i miti rimangono miti ma i protagonisti di quei racconti ritenuti solo mitici poiché ormai troppo lontani nel tempo, nella realtà che si creò o in cui quelle genti caddero, potrebbero essere esistiti veramente ed assunto nel tempo nomi diversi. Il nostro Titano Zeus, per esempio, potrebbe essere diventato il mitico Enlil, e quello stesso Enlil essere anche il noto Rama che sposò Sita. Stessa entità parassita che potrebbe essersi nascosta nel tempo dietro il nome di altri dei. Rama guarda caso aveva anche una pelle azzurrina. Era quindi palesemente proveniente da un altro mondo ma non siamo in grado di stabilire quale. Probabilmente un mondo più basso o comunque vicino al nostro, e stranamente, gli Etruschi, nelle loro tombe, come mostrano le immagini riportate sotto della tomba della necropoli di Monterozzi risalente al IV secolo, dipingevano i demoni proprio con la pelle azzurrina. Solo un caso? Ma guarda caso, in quei remotissimi tempi l’azzurrino Rama sposa proprio Sita, cioè la donna nel cui corpo era incarnata la Monade della Dea ed era contenuto il Libro. Cioè la Cima della Pianta. Rama e Sita I gemelli L’incoronazione Un’altra fecondazione molto particolare è quella di Leda. L’affascinante regina di Sparta figlia di Cestio e moglie di Tindaro. La leggenda narra che Zeus se ne innamorò, e per poterla vedere raggiunse la vetta del monte Taigeto. Mentre Leda dormiva sulle sponde di un laghetto, fu svegliata dallo starnazzare delle ali di un canditissimo
  • 26. 26 cigno; intorno c’era profumo d’ambrosia che la stordiva e il cigno col suo collo sinuoso amorosamente accarezzò il suo viso, i suoi capelli e le sue braccia. Era Zeus che per avvicinarla si tramutò in cigno e appena la giovane regina si svegliò, si fece riconoscere e le preannunciò che dal loro amore sarebbero nati due gemelli: I Dioscuri Castore e Polluce. a b c a. Leda ed il cigno di Leonardo da Vinci. b. La Leda col cigno di Francesco Brina ripresa da quella dipinta da Michelangelo. c. La sezione del mosaico dove è posto il cavallo grigio davanti alla donna con l’abito color oro. A parte quello che è diventato poi il mito di Leda e Zeus, avendo prove personali che in questo mondo quelle Entità possono acquisire corporeità poiché con uno di loro anni fa ho parlato, penso che Leda fu fecondata da un’entità in grado di avere un corpo in questo livello e mostrarsi come reale. E quella fecondazione particolare ce la conferma anche il monaco in una parte del mosaico nella parte che riguarda la fine dei tempi dove disegna un cavallo grigio davanti alla donna con l’abito color oro (fig.c). Quel cavallo grigio vuole probabilmente simboleggiare quella Entità negativa che per avere una sua discendenza fecondò la cima della pianta più volte. Infatti guarda caso, la leggenda narra che Rama da Sita ebbe due figli: Kusha e Lava. E guarda ancora il caso ... proprio come due maschi che la leggenda narra essere nati dal doppio uovo di Latona. Due maschi creduti divini in quanto figli di un dio che era invece un’Entità malevola e che oltre a mutare forma appariva come un dio positivo che qualcuno, in un remotissimo passato, farà diventare i Dioscuri Castore e Polluce. E forse proprio perché c’era stato tal precedente con i Dioscuri, che nel Concilio di Nicea del 325, non fu poi troppo inverosimile credere che Gesù fosse il figlio di un qualche dio che aveva messo incinta la madre. a b c
  • 27. 27 d e a: I Dioscuri del Campidoglio. b: I Dioscuri della reggia dei Savoia a Torino. c: I Dioscuri nel mito. d: I santi Cosma e Damiano riportati nella chiesa omonima di Roma e: I Santi riportati in una tempera del XVIII secolo esposta nel museo di storia nazionale di Sofia (Bulgaria) Da quanto i miti ci hanno tramandato quindi, le inseminazioni di quell’Entità sembrano aver dato più volte i suoi frutti. Questo mi fa riflettere anche su quanto viene creduto ed ipotizzato riguardo le abduction: quegli esseri sono riusciti ad ibridarsi con noi umani da tempo immemorabile, allora perché le sceneggiate delle tentate ibridazioni nelle abduction, e dei fratelli celesti che vogliono aiutarci?? Semplice, per continuare a mantenere l’attuale status quo!
  • 28. 28 Eli e Samuele La presenza di personaggi diversi nel braccio sinistro del mosaico come quell’anziano sullo sgabello, di Samuele, e di quel gigante a cui il monaco ha posto sotto un umano più piccolo, aggiungono particolari al racconto che Pantaleone intendeva narrarci. La figura posta sullo sgabello di legno (fig. a) potrebbe essere Eli, poichè alla figura il monaco ha messo in mano quella che sembrerebbe la Legge e sotto di lui ha messo Samuele - a cui il monaco per una precisa ragione fa poggiare i piedi sopra il Capro espiatorio. fig. a fig. b Mentre con quel gigante a cui ha posto sotto quell’umano più piccolo (fig a) Pantaleone voleva probabilmente dirci che, attraverso i geni che comunque erano nella prole nata dalle donne con cui si erano accoppiati, la razza dei giganti è comunque sopravvissuta ma assumendo una grandezza normale. Che è stato davvero così, e che ogni tanto quei geni si rimanifestano, è dimostrato dal fatto che ogni tanto nascono persone che esulano dalle normali altezze umane. Comunque uomini negativi o quanto meno animaleschi secondo il monaco visti gli elementi distintivi delle figure centauriche che nella fig. b gli disegna sotto come discendenza. Questo ci fa di conseguenza dedurre che, sia quel sacerdote sullo sgabello di legno, che Samuele sotto di lui, potrebbero essere i reali figli di Madre Terra, e probabilmente anche i discendenti di quell’Homo Selvaticus delle origini. Dobbiamo quindi innanzitutto comprendere perché il monaco poggia i piedi di Samuele sopra il Capro espiatorio, e cosa realmente il profeta Samuele visse quando era convinto di sentire la voce di dio.
  • 29. 29 Il monaco poggia i piedi di Samuele sul Capro espiatorio perché: sia che ci sia stata una qualche strana unione tra terrestri ed extraterrestri, sia che fossero stati i terrestri a compiere l'esperimento, sia che lo avessero fatto gli extraterrestri, erano comunque loro, l’antica Razza, che espiando, doveva prendere Coscienza di cosa era Bene e cosa era Male, cosa era permesso fare e cosa non lo era. Il monaco disegna Samuele perché è probabilmente con lui – o è da lui che evidentemente se ne comincia ad avere memoria - che inizia a manifestarsi in modo diverso quello che era, non dio come creduto, ma un’entità arcontica molto forte. Per capire questo ricordiamo la storia di Samuele: La Bibbia narra che Samuele, mentre dorme, sente una voce che lo chiama; credendo fosse Eli, il suo maestro, va da lui chiedendogli cosa volesse. Ma Eli risponde a Samuele che non lo ha chiamato e lo invita a tornare a dormire. Samuele va a dormire, ma dopo un po’ sente di nuovo la voce che lo chiama. Pensando questa volta di aver sentito bene, va di nuovo da Eli. Questi (credendo di aver) compreso quanto accaduto a Samuele, gli dice che quella che aveva sentito era la voce di dio, e che se l’avesse sentita di nuovo doveva rispondere: Comanda signore, il tuo servo ti ascolta. La voce che Samuele sentì (come quella che sentì Giovanna d’Arco e sentirono tanti altri, profeti inclusi) non era la voce di dio bensì quella di un alieno/parassita in grado di parlargli nella testa. Samuele, rispondendo che avrebbe obbedito, in pratica accettò di fare quanto l’alieno/parassita gli suggeriva. Ma a quel tempo questo non poteva essere compreso (forse oggi si comincia a capire), e quelle voci furono scambiate per la voce di dio perché l’Entità parassita, per non farsi riconoscere, racconta e mostra cose divine al parassitato ma soprattutto si nasconde dietro il nome di figure mitiche veramente esistite (come fece il parassita che parassitava Gesù dicendogli di essere Helios, e come tentò di fare con me). Invece lui è il Drago che si deve sconfiggere (e che in alcune immagini, mettendole quel serpente sotto i piedi, la chiesa ci dice che Maria ha sconfitto ma non è così). Quindi, senza esserne cosciente, a dare via libera a quell’Entità negativa scambiandolo per dio è Samuele; infatti è in nome di quel dio che lui sceglie il primo re per il popolo ebraico, Saul, e il suo successore, Davide, giocando un ruolo di primo piano nella nascita della monarchia in Israele. Che quel Principe/parassita ebbe la meglio sul popolo ebraico, e che il Bene e il Male non furono più distinguibili, potrebbe essere stato simboleggiato da Pantaleone nel braccio sinistro con quell’enorme mostro morso alla coda dal Leone che ha in bocca un Capro – che simboleggia la Sacerdotessa della Dea vinta - posti a fianco di Samuele (fig a), e dai due cani di diverso colore ma con uguale fiore in bocca sotto ancora (fig. b). fig. a fig. b Dal momento che le persone salvatesi dalla catastrofe si erano ritrovate senza conoscenze perché era andato
  • 30. 30 tutto distrutto, gli arconti, che nel trattato gnostico incluso nei codici ritrovati a Nag Hammadi è presupposto essere nati insieme alla Creazione, poterono avere la meglio sugli uomini. Poiché pian piano, attraverso le manifestazioni operate sui Profeti di cui narra la Bibbia, il capo degli Arconti e i suoi furono in grado di indirizzare, far vivere e scrivere all’umanità la storia che conosciamo e che narrano i Veda, la Bibbia e altri testi antichi facendo dimenticare a poco a poco l’esistenza del credo nei confronti della Grande Madre. Che È e resta la vera Deità. Cosa riuscì a fare nel tempo quell’Arconte e i suoi sottoposti, ce lo descrive la Bibbia, dove racconta delle tante guerre istigate da quello che era creduto un dio. Ma ce lo insegna anche la storia delle donne, che poiché per regnare quell’Arconte doveva tenere bassa l’Energia del Femminino, oltre riuscire a non far considerate più queste per quel che realmente valevano e farle credere senz’anima, portò a far offendere il corpo di queste nei più svariati modi: facendo subire loro l’infibulazione (che ancora subiscono), fece in modo che le donne ebree pregassero separate dagli uomini (cosa che le donne ebree ancora fanno), per non parlare di quello che portò e porta all’uccisione delle primogenite cinesi o indiane, o a far trattare come sono trattate tutt’ora le donne musulmane, o di cosa la chiesa cattolica fece alle donne (accusate di stregoneria) ai tempi dell'inquisizione, dopo che per secoli le aveva legate al diavolo e credute senz’anima.. Naturalmente non furono solo Samuele e altri ebrei dopo di lui a incorrere nell’errore di riconoscere dio in quelle voci, molti altri, in seguito, pur non essendo ebrei, scambiarono quelle voci interne per la voce di dio. Giovanna d'Arco, Socrate, Jung, Edgar Cayce, Tesla, Nostradamus, Hitler, Malanga, sono solo alcune delle persone che, siamo venuti a sapere, le hanno sentite e ci hanno dialogato ricevendo suggerimenti o ispirazioni. Ma nonostante questo, siffatte figure, hanno avuto e continuano ad avere una grande influenza in discipline importanti come se fosse legge certa quanto dissero quelli che non ci sono più, e quanto dicono quelli ancora in vita. L’entità che parassitava Hitler, per quanto letto attraverso le ricerche su di lui, ritengo si sia mostrata anche materialmente. Quando l’Uomo cominciò a crescere e le cose a livello religioso cominciarono a cambiare, quelle entità cominciarono a diversificare le loro manifestazioni. Manifestazioni di cui fanno parte anche quello che i nostri attuali psicologi hanno classificato come l’amico immaginario dei bambini! Durante i secoli molte persone sono finite nei manicomi perché, quando dicevano di sentire voci, venivano credute pazze e quindi rinchiuse, mentre invece quelle voci venivano solo dall’arconte/parassita che avevano dentro e che sentivano parlare nella loro testa. Siccome nessuno capiva (e capisce) cosa realmente accadeva (e accade), queste persone finivano per impazzire veramente. Ma tutte le malattie psichiatriche erano e sono responsabilità di questi parassiti. Per questo chi ne è affetto difficilmente riesce ad uscirne ed i farmaci non lo curano ma riescono solo a sedarlo e tenerlo calmo. E la storia si sta ripetendo, basta solo guardarsi intorno e vedere cosa succede. È cronaca di questi mesi che una mamma di Genova che getta la figlia dal balcone perché gliel’ha detto una voce; o di un ragazzo di Roma che uccide la nonna della fidanzata sempre perché sente voci che glielo dicono, o di un altro ragazzo che uccide la fidanzata e il fratello di lei senza saperne poi spiegare il motivo, o di un signore che si cava gli occhi sempre perché glielo ha detto una voce. Questo avviene perché, queste Entità negative molto forti, tentano, facendo uccidere soprattutto le donne come succede da sempre ma più in particolare ormai da qualche anno a questa parte, ma anche perpetrando violenze sulle donne o sui bambini per far perdere purezza a quelle Anime, oltre che di creare confusione e disorientamento, di abbassare l’energia positiva del Femminino Sacro che si sta rialzando. Queste entità (arcontiche) nell’antica gnosi erano conosciute, e secondo quella disciplina sono anche nostri parenti cosmici in quanto sempre creati dallo stesso Eone Sophia. Non sono in grado di stabilire la verità sulla loro provenienza come non sono in grado di confutare i testi
  • 31. 31 conosciuti come quelli di Toth, ma quello che so certamente, è che queste forze arcontiche si nutrono della nostra energia e si intromettono nella nostra mente per sabotarne i normali processi, deviandola verso pensieri insani e scorretti arrivando persino a impossessarsi totalmente della mente del soggetto parassitato facendogli credere che ciò che gli arriva proviene da maestri superiori. Ed il giochetto gli è sempre riuscito visto quanto tempo è che siamo nelle condizioni in cui siamo e quanto sono aumentate le persone che, in questi tempi finali, dicono di sentire voci che sono convinte di canalizzare da maestri superiori che invece non sono altro che quelle di entità nascoste in uno dei livelli della loro Aura. Quelle entità che riescono a impossessarsi totalmente della mente delle persone, sono responsabili di tutti i malcostumi e tutte le depravazioni umane. Sono responsabili dell’omosessualità, di tutte le perversioni sessuali inclusa la pedofilia, nonché di quasi tutte le atrocità che gli umani (senza o con poca coscienza) commettono. Come l’accendere le guerre, e non avere rispetto verso il Pianeta che li ospita e verso i suoi simili pur di accumulare denaro. Di queste entità, che sono le stesse che Carlos Castaneda chiama Voladores e che Corrado Malanga ed altri chiamano Alieni, le alte gerarchie ecclesiastiche non ci hanno mai informato in modo corretto come avrebbero dovuto fare ma ci hanno insegnato a credere che si trattasse semplicemente di Diavoli. E sebbene sapessero cosa quelle entità malefiche fossero in grado di provocare nell’uomo hanno continuato e continuano a mantenere il segreto e sono restate sempre indifferenti di fronte alle tante sofferenze provocate nell’uomo dalle entità come le malattie psichiatriche, i suicidi, la depressione e la pedofilia, le violenze, le guerre ecc. ecc. Per non dire che non hanno mai spiegato la ragione delle voci nella testa di cui loro conoscono la provenienza. Ma soprattutto tacciono in questo momento sulla ragione dei tanti femminicidi di cui loro, nonostante Dante li definisca ottusi, a mio parere, conoscono la ragione! Perché? Perché, in base a quanto, secondo me, narrano Pantaleone, Michelangelo e Nostradamus, e come forse aveva capito Giordano Bruno (che non a caso scrisse un libro intitolandolo “Lo spaccio della bestia trionfante), le alte gerarchie sanno bene che ci hanno sempre fatto pregare il dio che regna in questo Livello, cioè Satana, il Principe degli arconti. Ed essendo al loro servizio, non sono quindi interessate, né sono in condizioni di farlo visto che ci hanno mentito sino ad ora, alla restaurazione della Verità ed a porre fine alle sofferenze dell’umanità. O forse, volendo essere magnanimi, aspettavano qualcuno che gli sbrogliasse la situazione sperando nella clemenza della Grande Madre. A causa del Principe che regna su questo mondo, e il cui interesse è sempre stato quello di tenere bassa l’Energia del Femminino in quanto è attraverso la donna che si manifesta il Femminino Sacro della Dea e le anime possono incarnarsi, oltre a tutte le sofferenze e menomazioni corporali che ha dovuto subire, la vita della donna non è mai stata facile, ma in questi ultimi tempi tutto si è moltiplicato a dismisura perché, nonostante quanto abbiano tentato e fatto quell’Arconte e i suoi proseliti, l’energia del Femminino continua a risalire. Quindi lui sa che la sua sconfitta è vicina, ed essendo adirato, fa in modo che più donne possibili vengano uccise.
  • 32. 32 Il giardino terrestre Re Artù e Medusa Secondo me il monaco, in questa sezione del mosaico, continua a parlarci del tempo in cui il Male prevaricò sul Bene, e quale fu la causa che innescò quella che divenne poi una ciclicità. Il problema più grande che mi ha posto questa sezione dell'opera e mi ha spinto a fare molte ricerche, non è stato tanto capire perché quel Cavaliere avesse davanti il Gatto lupesco o perché sotto quelle braccia che escono dalla nuvola ci fosse Medusa, ma è stato cercare di capire come poteva aver fatto il monaco a conoscere la leggenda di Re Artù quando la leggenda di quel re sembrava apparire solo in un periodo successivo. Quando cominciai a cercare di capire e decriptare quella parte dell’opera, il dato certo era che il mosaico era stato costruito tra il 1163 e il 1165 in quanto la data era scritta nel mosaico; riflettendoci pensai che essendo un monaco era più facile che Pantaleone fosse stato influenzato dalla cultura bizantina, alla quale certamente non apparteneva la vicenda romanzata dei personaggi arturiani e del mitico re nelle corti normanne, di cui tra l’altro, le prime opere letterarie, scriveva Giovanni Bellisario nel suo testo dopo attente ricerche, non comparivano prima del 1170. Mentre c’era chi addirittura attribuiva la nascita del mito legandola alla vicenda di San Galgano, contemporaneo di Pantaleone, che non poteva essere già diventato un mito, mentre se il monaco Re Artù lo aveva già inserito nell’opera doveva già essere tale. Quindi come ne era venuto a conoscenza? La raffigurazione del sovrano celtico nasceva con il mosaico o era stato un intervento successivo? E poi, quell’immagine raffigurava proprio il leggendario re di Avalon? Nonostante le molte ricerche effettuate, non sono riuscita ad avere prova certa su come ai suoi tempi Pantaleone ne potesse essere a conoscenza. Possiamo solo supporre che in cerchie come quelle dei monaci, o per gli antichi documenti già in loro possesso, o per quanto trovarono i primi Cavalieri Crociati a Gerusalemme nel 1099, così come il monaco poté sapere degli esperimenti genetici, probabilmente venne anche a conoscenza di un qualche antico mito legato alle dodici costellazioni dello Zodiaco Celeste. Per quanto mi riguarda, per la decifrazione di altre figure presenti in quella sezione e per l’esperienza paranormale vissuta durata più di una settimana, che avevo ormai capito riguardava il mito di Osiride, avessi continuato a credere che quel Cavaliere stesse a rappresentare quel Sacerdote nonostante il nome sopra dicesse fosse Re Artù, solo quando trovai e lessi il famoso trattato del prof. Santillana e della dott.ssa Hertavon Dechend, Il mulino di Amleto, potei capire un po’ meglio cosa voleva rappresentare quella figura ed il racconto simbolico che celava.
  • 33. 33 Sempre che il nome Artù non sia stato apposto successivamente, Pantaleone, forse per il timore che non avremmo capito quello che ci voleva dire, ripetendo in modo diverso quanto già narrato nei bracci, oltre dirci dell’intervento di Medusa, quindi della faccia terribile della Grande Madre e della chiusura della Porta di Passaggio, a b c a: Medusa nel mosaico b: Medusa del Caravaggio c: Medusa del Bernini d: Medusa apparsa in uno dei cerchi nel grano ha forse mischiato un po’ le carte narrandoci di due miti insieme: quello del ciclo arturiano - dove intende dirci del Sole al centro della nostra Galassia e delle dodici Case dello Zodiaco che questo ha intorno - e quello di Osiride e del fratellastro Seth. Personaggi fantastici che sono stati creduti reali, i cui nomi servivano per parlarci di un qualcosa di grave avvenuto nel cosmo che riguardava delle stelle. Che poiché vicine e di grandezza simile, definite marito e moglie e fratello e sorella. Mentre Seth è definito fratellastro probabilmente perché figlio di un’altra costellazione. Seth dovrebbe simboleggiare la stella del Canis Major, stella che si scontra con una delle due stelle di Sirio, ancora splendenti entrambe, che a causa dell’impatto muore e diventa una nana bianca, cioè diviene Osiride. Le costellazioni Osiride La leggenda narra che Seth divise il corpo di Osiride in quattordici parti, che Iside, sorella e moglie, rimise insieme, ma di cui mancava il fallo, e che far nascere Horus usò una candela; l’Horus che nasce è probabilmente Sirio C, stella nata dai pezzi della stella coinvolta nell’impatto rimessi insieme dalla forza di attrazione del cosmo. Ma è una stella di cui sappiamo ancora poco. http://it.wikipedia.org/wiki/Sirio http://www.antikitera.net/news.asp?ID=9405&TAG=Mistero&page=8 http://it.wikipedia.org/wiki/Sirio_B La leggenda narra ancora che: Horus diventato adulto torna e sfida lo zio a duello; duello che vince ma dove perde il suo occhio destro.
  • 34. 34 Secondo me questa parte del mito ci vuole dire che: una volta che la terza stella aveva comunque preso una sua compattezza, prima ancora di terminare il percorso che l’avrebbe portato ad esplodere e diventare un sole, successivi movimenti cosmici lo portarono ad impattare ancora con Seth. L’occhio destro che viene detto nel mito Horus perde, forse riguarda il fatto che la stella nata non è potuta mai diventare un sole. Infatti sembra che Sirio C sia quattro volte più leggera di Sirio B ma non è a noi visibile in quanto non brilla non essendo un sole. Il monaco per dirci quando tutto questo accadde e perché, inserisce in quella sezione dell’opera Caino ed Abele mentre vengono messi fuori dal giardino terrestre (fig a). Ma secondo me non vuole raffigurare un angelo quello che mette vicino a loro e li accompagna fuori dal giardino terrestre, bensì simboleggiare l’uomo evoluto di quel lontano tempo! a b Senza entrare nel mai compreso mito di Re Artù (nome che sembra significhi orso) e dei Cavalieri della tavola rotonda, che dovrebbe riguardare comunque ancora una volta un mito femminile portato al maschile, cioè quello della costellazione dell’Orsa minore, il monaco ha inserito nella scena che rappresenta la figura di Re Artù perché, essendo lui il Re della tavola rotonda, sta a raffigurare il sole al centro della nostra galassia. (http://www.paroledautore.net/fiabe/classiche/basile/orsa a questo indirizzo è raccontata la favola di Basile sull’Orsa (la stessa “Orsa” secondo me potrebbe essere la Beatrice di Dante). A questo indirizzo invece della simbologia dell’orso ce ne parla Franco Cardini http://www.centrostudilaruna.it/simbolismodellorso.html) a b c Pantaleone però, anche se gli ha posto in testa la corona regale, poiché le stelle in realtà non si possono sposare, non l’ha vestito come un re ma con una semplice tonaca marrone da frate (fig. c). Stessa tonaca marrone da religioso con cui ha vestito quella figura sotto di lui che viene addentata alla gola dal cane (fig. d).
  • 35. 35 E’ evidente che quelle due figure simboleggiano la stessa persona, e la persona che viene uccisa da quel cane è Osiride. Che vuole simboleggiare quella che era la stella binaria di Sirio che fu uccisa, ed anche la persona in cui l’anima di quella stella era incarnata e che fu uccisa sulla terra. c d Quindi quel cane che addenta alla gola quell’uomo con la tunica marrone lo dobbiamo identificare come il cane Seth (la stella Canis Majoris), il fratellastro che uccise Osiride (stella definita fratello e marito di Iside quindi stella binaria di Sirio). Figure fantastiche legate al Cosmo e per questo riportate con l’abito religioso, ma fratellastri anche sulla terra in quanto, come disse Hermete, il sopra si rispecchia nel sotto. E che siamo stelle incarnate è cosa confermata anche dai detti popolari o dai modi di dire. Il mito che li riguarda narra che, dopo morto, Osiride divenne il dio del Duat; il gatto lupesco che gli sbarra la strada che Pantalone mette davanti a quel Cavaliere ci conferma che Osiride non passò. Ponendo dietro di lui quella figura nuda che si eleva, il monaco ci dice che l’anima di Osiride si elevò e continuò ad incarnarsi, ma quella stella divenne una stella trapassata. (Il racconto di Osiride ucciso dal cane/fratello Seth in quella parte del mosaico si decifra senza problemi, mentre invece non si incastra quella di Re Artù, che la leggenda ci dice invece, è stato ucciso dal figlio Mondred, nato dall’unione incestuosa con la sorellastra Morgana, che mi risulti, mai riportato come cane.) Ricordando quanto ci ha già esposto nei bracci possiamo però intuire che, attraverso la figura del Cavaliere e del gatto lupesco - che vuole simboleggiare la Dea nella sua veste terribile – il monaco ci dice che è tutta l’Umanità che non passò e che, attraverso la catastrofe, fu rimandata in un Livello di Coscienza più basso. Considerato che il monaco proprio sopra Caino ed Abele (che prima disegna messi fuori dal giardino terrestre) mette la terribile Medusa, capiamo che ci sta dicendo che è perché dei cloni (quindi degli esseri non iscritti nel Libro della Vita di conseguenza senz’anima) furono messi fuori dal luogo dove erano, dandogli la possibilità di unirsi con gli originali abitanti terrestri, che venne ucciso il Bene. Quindi il monaco in quella sezione dell’opera ci sta ribadendo che la prima catastrofe avvenne a causa di quell’esperimento genetico che quei nostri antichissimi evoluti avi fecero, e che è a causa di quell’esperimento che la Grande Madre si adirò e fermò l’umanità rimandandola indietro nell’orologio della Vita. Attraverso la figura di Osiride (sole ucciso) il cui mito narra dovrà attraversare dodici stanze prima di poter uscire alla Luce, il monaco ci sta dicendo anche che l’umanità ha dovuto ripercorrere le dodici Case dello Zodiaco prima di potersi ritrovare davanti alla Porta che permette l’accesso ad un Livello superiore. Porta di cui però bisogna avere la Chiave per poter aprire ed attraversare.
  • 36. 36 Immagine contenuta nel palazzo dei Borgia di Subiaco Tempo trascorso che per l’umanità è stato però una sorta di gioco dell’oca essendo andata più volte in prigione. Cioè caratterizzato da altre catastrofi che l’hanno portata ulteriormente indietro, ed accadute perché, essendo in un Livello più basso, delle donne in cui era incarnata la Monade della Dea, anche se a tradimento, poterono essere fecondate da Zeus. Cioè quelle donne diedero inconsapevolmente la possibilità a degli altri ibridi di nascere e mischiarsi con gli umani veri e possessori di Anima facendo adirare ulteriormente la Grande Intelligenza Superiore che inviò altre catastrofi. Una qualche leggenda legata allo Zodiaco Celeste, che è cosa di cui secondo me ci parla in modo celato anche Leonardo da Vinci nell’ultima cena, veniva probabilmente già narrata ai tempi di Gesù. E probabilmente per questo, ma solo circa un secolo dopo - forse perché capito in parte l’errore, o forse perché volevano far diventare Gesù come i precedenti Horus, Mithras, Krishna, Dioniso - gli attribuirono dodici apostoli e un tredicesimo che lo tradì, mai veramente esistiti. Ma anche i miti nati da Horus, Mithras, Krishna, Dioniso ed altri maschi potrebbero essere nati da incomprensioni teologiche perché, come si evince nei miti delle più antiche Grandi Madri, questi non accennano a loro figli particolari in quanto, essendo i possessori di anima stelle incarnate in questo livello, siamo tutti figli di una sola Grande Madre. Ma mentre quello dei dodici apostoli e di Gesù è un racconto fraudolento, il mito di Osiride, come quello di Artù e dei Cavalieri della Tavola rotonda non ci vuole parlare di persone realmente esistite. Sono stati usati nomi di persone forse già mitiche ma per tramandarci la notizia di una grande catastrofe che accadde quando l’Umanità si trovava sotto il tredicesimo Segno, che per questo venne considerato traditore. Tramandando il racconto attraverso il mito, quei nostri avi volevano mettere in guardia le genti del futuro che si sarebbero ritrovate a vivere sotto quel Segno sperando che la notizia gli sarebbe arrivata perché sapevano che la catastrofe si sarebbe ripetuta o potuta ripetere, ed attraverso le caratteristiche dei diversi personaggi simbolici presenti nella saga, suggerire la ricerca animica che l’umanità avrebbe dovuto affrontare per ritrovare la Verità ed il suo Centro, ma soprattutto imparare cosa le era permesso fare e cosa non lo era. Tutto questo lo vedremo confermato quando più avanti decripteremo un’altra parte dell’opera, ma anche nel mosaico di Aquileia, fatto realizzare dal vescovo Teodoro nel IV secolo, potrebbe essere riportato un messaggio simile a quello dell’opera di Pantaleone. E ritengo che, quando Berenger Saunierè, il curato di Rennes le Chateau, parlava di un segreto terribile, anche lui si riferisse in buona parte a questi fatti. Può sembrare assurdo che nel XII sec. (secolo in cui fu realizzato il mosaico) si potesse già sapere del DNA e degli esperimenti genetici, dei moti terrestri e di quelli cosmici e di altre cose così rilevanti che noi abbiamo cominciato a scoprire solo qualche secolo fa con Isaac Newton e con Galileo Galilei che forse per i loro studi
  • 37. 37 ripartirono dalle ricerche e lavori dell’anteriore Nicola Cusano, vissuto nel XV secolo (guarda caso ucciso). Quello che risulta ancora più incomprensibile, è perché su tutto questo è stato mantenuto il segreto. Ma, come vanno dimostrando sempre più numerosi studiosi e ricercatori attraverso una neanche tanto diversa lettura degli antichi testi, se sappiamo osservare, tutto è stato sempre sotto i nostri occhi raccontato nei pavimenti cosmateschi, nei dipinti di svariati artisti, e negli assemblaggi strutturali delle costruzioni religiose più antiche. Ma per nostra ignoranza e impossibilità non eravamo in grado di comprenderlo perché le alte gerarchie ecclesiastiche insegnavano che quei testi e/o opere non andavano recepiti letteralmente ma andavano interpretati. Cosa che facevano loro raccontandoci poi cose false. Quindi chi ci doveva aiutare a crescere e doveva metterci in guardia perché sapeva bene che quello che era successo in passato si sarebbe potuto ripetere nel futuro, non lo ha fatto! Non lo potevano fare, evidentemente perché poi si sarebbe capito anche CHI era realmente il dio in cui ci hanno sempre detto di credere e a cui rivolgersi! Come, seppur dichiarandosi contrarie, non hanno spiegato perché lo erano quando sono cominciate le fecondazioni in vitro. Come potevano dirci che loro già sapevano da millenni che quel tipo di sperimentazione aveva portato milioni di anni prima alla distruzione dell’umanità visto che ce lo avevano sempre tenuto nascosto? Lo strumento che la Grande Madre usò per fermare l’Umanità potrebbe essere stata la catastrofe di Toba, avvenuta 75/78.000 anni fa, da cui, a quanto si racconta, solo pochi terrestri si salvarono, e la leggenda di Deucalione e Pirra potrebbe essere una conferma, ma vero è, che se realmente il reperto trovato in Russia risale a 450 milioni di anni fa, tutto è da retrodatare almeno a quella data. Naturalmente la Vita sulla Terra rinasce sempre, ma come Anime, attraverso le nuove incarnazioni, dovevamo rifare il Percorso di crescita visto che non avevano capito, o avevano dimenticato, le Regole riguardo cosa ci era permesso fare e non fare su questa Terra. Il guaio è che una volta qui, un po’ per le Entità che hanno preso a parassitarci e deviarci facendosi passare per ciò che non erano (e non sono), un po’ perché di catastrofe in catastrofe sono andati perduti quasi tutti gli Antichi Insegnamenti e chi ha trovato qualcosa ce lo ha tenuto nascosto, seppur fatti a immagine e somiglianza di Dio - che non è il dio biblico che conosciamo ma è la Grande Madre/Padre e tutto è in noi come tutto è in Lei - , non siamo più riusciti a risalire né in Coscienza né come umani. Tutte cose simboleggiate nella Via Crucis, in quanto quattordici erano fino al 2012 le Stazioni, e tre le volte che Gesù veniva fatto cadere. Stazioni della via Crucis che guarda caso, dopo che inviai a Benedetto XVI la relazione sul mosaico chiedendo aiuto e di svelare la verità perché capivo l’importante momento che stavamo vivendo ed io stavo ancora arrancando nelle ricerche, sono state fatte diventare XV. (L’indirizzo Web riportato sotto contiene la notizia e la motivazione della quindicesima Stazione, che guarda caso viene simboleggiata come resurrezione di Gesù! http://www.qumran2.net/materiale/anteprima.php?id=33664&anchor=documento_14&ritorna=%2Findice.ph p%3Fid%3D98&width=1366&height=667 ) Con quella modifica al numero delle Stazioni da quattordici a quindici, numero simbolico importantissimo che non a caso Pantaleone evidenzia nel quadrato del mosaico, e col fatto che lui nel 2013 si rifiutò di portare la croce in processione, ebbi la conferma, oltre che la relazione gli era arrivata e che era stata letta, che le alte gerarchie ecclesiastiche conoscevano quello che andavo scoprendo anche se questa certezza me l’avevano già data alcune frasi e certi comportamenti di Giovanni Paolo II. Per questo le successive dimissioni di Ratzinger non mi sorpresero poi più di tanto. Mi cominciarono a far pensare poi però, che alle spalle delle alte gerarchie ecclesiastiche, o quantomeno di quello che veniva eletto papa, poteva esserci qualcuno che teneva i fili e che sotto ricatto costringeva i papi al silenzio sulla Verità per poter continuare indisturbato a mantenere lo status quo del mondo.
  • 38. 38 Una conferma che il papa di turno potrebbe essere tenuto sotto ricatto, potrebbe essere la strana morte di Albino Luciani, che guarda caso, morì dopo che aveva detto in un angelus domenicale che Dio è prima di tutto Madre; un’altra conferma, potrebbero essere le dimissioni di Benedetto XVI, che pur di togliersi da quella Sedia ha scelto una vita da recluso; ed un’altra conferma ancora forse la potremmo trovare nello strano incidente che ha causato la morte di moglie e figli del nipote di Bergoglio. Che forse scalpitava un po’ e voleva fare qualcosa.. e l’incidente del nipote è servito a convincerlo a stare buono.. (di seguito è riportato l’ indirizzo Web del Messaggero dove è riporta la notizia dell’incidente http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/VATICANO/dramma_familiare_papa_francesco_parenti_morti_i ncidente/notizie/853623.shtml ) Ma riguardo lo Zodiaco c’è un’altro importante fatto da tenere in considerazione. Non tutti sono a conoscenza, e quando l’ho scoperto è stata una sorpresa anche per me, che oltre lo Zodiaco solare è stato elaborato un altro sentiero basato sulle rivoluzioni della Luna intorno alla Terra durante il corso di un anno legato alla vita animica e subconscia. Il nome dei segni dello Zodiaco lunare è lo stesso di quello solare, va solo aggiunto, invece che Aracne, come probabilmente i nostri avi facevano, l’Ofiuco, che è considerata una costellazione e non un segno come gli altri. Nello Zodiaco lunare sono supposti tredici segni in corrispondenza dei cicli lunari che durante un anno sono più di dodici e meno di tredici. Tutte teorie osteggiate dalle religioni nate successivamente al punto da farlo considerare un numero malefico. Invece fino a non troppo tempo fa gli indiani d’America ancora contavano il loro tempo con le lune. a b a: La costellazione dell’Ofiuco nel mito. b: Lo Zodiaco col tredicesimo segno Gli antichi conoscevano e usavano lo Zodiaco lunare con scopi magici e profetici, tant’è che il calendario dei Celti era composto di tredici mesi ciascuno composto da ventotto giorni. I Druidi avrebbero dato una grande importanza alla stella della Piccola Capra che si trova nella costellazione dell’Auriga, avrebbero collegato proprio questa costellazione al misterioso tredicesimo segno dello Zodiaco lunare Aracne, il segno della pura forza psichica. E anche in certe tavole magiche egizie e in altri reperti archeologici di carattere astronomico ricorre il numero tredici, riportando o i mesi lunari o le tredici lune. La leggenda di Aracne racconta che viveva a Colofone, nella Lidia. Era figlia del tintore Idmone e sorella di Falange, era abilissima nel tessere, tanto che girava voce che avesse imparato l’arte direttamente da Athena, mentre lei affermava che fosse la dea ad aver imparato da lei. Ne era talmente sicura che sfidò la dea a duello. Di lì a poco un’anziana signora si presentò ad Aracne, consigliandole di ritirare la sfida per non causare l’ira della dea.
  • 39. 39 a b c a: Aracne riportata come ragno nel mosaico di Aquileia. b: Aracne del Veronese c: Immagine su pietra col simbolo della Dea Tanit Quando lei replicò con sgarbo, la vecchia uscì dalle spoglie rivelandosi come la dea Atena, e la gara iniziò. Nella tela di Atena erano rappresentate le grandi imprese compiute dalla dea e i poteri divini che le erano propri; Aracne invece, raffigurava gli amori di alcuni dei, le loro colpe e i loro inganni; il suo lavoro era così perfetto che Athena si adirò, distrusse la tela e colpì Aracne con la spola. Aracne, disperata si impiccò, ma la dea la trasformò in una ragno costringendola a filare e tessere per tutta la vita dalla bocca, punita per l’arroganza dimostrata nell’aver osato sfidare la dea. Aracne è divenuta una figura mitologica, ma probabilmente è stata un’incarnazione della Dea, e come nel mosaico quella donna e la ragazza dietro che cavalcano quel grande pesce stanno a simboleggiare la Grande Dea e la Fortuna primigenia, Aracne vuole simboleggiare Madre Terra. a b c a: La Dea e Fortuna nel mosaico. b: Tyche, Dea Fortuna Primigenia, ha infatti in mano la Ruota della vita integra. c. Athena posta sopra ed al centro di quella colonna che termina con quattro riccioli (i 4 punti Cardinali) per simboleggiare che la Dea è il centro del mondo. Ovidio narra la storia di Aracne nelle Metamorfosi, Virgilio la inserisce nel IV libro delle Georgiche, Dante nella Divina Commedia la mette nel girone dei superbi. E secondo me, Omero, nell’Ulisse, con Penelope richiama proprio questa figura. Il mito può cambiare nei secoli, modificarsi, essere ritoccato o collegarsi a figure diverse, tuttavia, il significato sostanziale del racconto non cambia. Ma tutto questo i poeti e i filosofi che conoscevano cosa celava realmente il racconto di Aracne lo ripresero per non farlo dimenticare perché era il modo per ricordare e tramandare la catastrofe avvenuta sulla terra in quanto quella catastrofe si sarebbe potuta ripetere. Quindi dentro al mito c’è la verità. E questa verità era narrata con il personaggio principale femminile perché quello era il modo giusto. Se i nostri avi avessero tramandato semplicemente il ricordo
  • 40. 40 della catastrofe avvenuta sulla terra, forse quell’informazione non ci sarebbe mai giunta mentre il mito è immortale. Il monaco nel mosaico ci dice della caduta della Dea ma non solo questo. Ci dice il motivo per cui avvenne quella catastrofe e le successive, più le altre cose successe sulla terra per quella stessa ragione!Si tratta di una verità molto molto antica ma, dopo che arrivò il dio maschile e il culto nei suoi confronti prese sempre più piede, questi miti persero la loro importanza e vennero modificati e collegati all'elemento maschile; intanto però, a Caprarola, i Farnese che conoscevano come stavano realmente le cose, si facevano costruire l’abitazione in un certo modo richiamando il ciclo di Venere e la stella a cinque punte di Hecate. Ma a sapere queste cose non sono stati solo gli appartenenti a famiglie nobili, di cui alcuni elementi sono diventati anche papi. Possiamo intuire che sono verità conosciute da tempo e mai rivelate. Perché? Timore di far conoscere cose del genere per paura del panico che provocherebbero? Perché chi ci governa e le alte gerarchie ecclesiastiche sono uomini manipolati? Uomini posseduti?? Uomini addormentati? Perché una cosa del genere ci è stata sempre celata senza darci la possibilità di scegliere e poter usare il nostro Libero Arbitrio? Possibile che nessuno ha mai capito che se la verità non veniva rivelata non saremmo mai usciti da questo inferno?? a b c d e a. Palazzo Farnese di Caprarola b. La scala elicoidale interna c. Cerchio nel grano d. Il soffitto della cappella del palazzo, dove al centro è riportata una donna e non un uomo come sole. e. Il Giovanni dipinto nella cappella; che è chiaramente una donna, ed i simboli ed i colori con cui l’artista l’ha dipinta, ci dicono palesemente chi egli fosse in realtà. Giovann* si può esaminare meglio nella biblioteca multimediale di questo indirizzo web: http://www.futouring.com/web/filas/biblioteca--%20panoramiche?fedora_item=turismoCulturale%3A3657
  • 41. 41 Il quadrato con i mesi La sezione di mosaico che simboleggia i mesi è disegnata sotto al giardino terrestre, Re Artù, e Caino ed Abele. Non sappiamo però se rappresentando i dodici mesi subito sotto quella sezione il monaco abbia voluto simboleggiare il passare di un altro Grande Ciclo prima che si verificassero il diluvio e il salvataggio di Noè poiché è di lui che ci racconta subito dopo, o se attraverso le caratteristiche delle stagioni e dei mesi quella parte vuole simboleggiare l'illusorio trascorrere del tempo sulla terra. Quello che sappiamo, è che il racconto posto sotto i dodici mesi riguarda il periodo che comincia da Noè ed arriva fino ai nostri giorni. Periodo, come possiamo vedere dalla sezione del mosaico riportata di seguito, che questa volta il monaco poggia su degli elefanti. a b c a. b.: sezioni diverse del mosaico. c: antica immagine della Dea
  • 42. 42 Quei sue elefanti, come i due cani riportati e che sono al centro del quadrato dell’opera (fig.a), come il cane ed il cervo Diana tiene per il collo (fig.c), vogliono simboleggiare sempre il Bene ed il Male. Richiamando indirettamente ancora Rama, il monaco ha usato la simbologia degli elefanti perché intendeva riferirsi a quella parte di storia dell’umanità che inizia con i Deva e gli Asura della religione Indù, che è forse quella più antica conosciuta dell'eterna lotta tra il Bene ed il Male. Simboleggiando quei due elefanti vuole richiamare anche i due fratellastri che, con nomi diversi ma con storie simili, appartengono agli antichi miti delle diverse culture di tutto il mondo. L’elefante più grande vuole simboleggiare il Male; il monaco l’ha fatto più grande dell’altro in quanto dopo l’esperimento genetico è diventato molto forte. L’elefante più piccolo diventa ovvio simboleggi il Bene; Pantaleone gli ha messo davanti uno specchio per dirci che comunque il Bene si specchia in questa realtà, che non è totalmente sconfitto. Per dirci che anche nel Bene c’è un po’ di Male che comunque l’elefante controlla, gli mette sotto la pancia dell’elefante un topolino. Anche di un po’ di Male c’è bisogno in quanto insegna
  • 43. 43 Iside ed Osiride Nel pantheon egizio abbiamo Osiride ed Iside e Seth e Sefti: come Ermete scrisse, il sopra si rispecchia nel sotto e viceversa; come abbiamo potuto vedere la leggenda narra che Seth uccide Osiride che Iside poi resuscita il tempo necessario a generare Horus, poi che Osiride diventa il dio del Duat. Se nel Sotto Osiride era Enki come credo, Iside è quindi Ninmah, la moglie scienziata che lo aiutò a creare l’Adamo. Se è così ma tranne le mie visioni rivelatrici non ho prove, è scontato che Ninmah/Iside conoscesse quel nome segreto che si riferiva al codice genetico del compagno e che, una volta ucciso dal fratello, sia lei che replicandolo abbia tentato di riportarlo in vita facendo nascere il mito di Iside che resuscita Osiride. a b c d e f a: Il dio del Duat Osiride b:Triade Egizia c: La Trimurti Indù d: la triade capitolina e: La triade cristiana f: La Triade dipinta da Michelangelo nel giudizio universale Ninmah/Iside, che la leggenda ci dice ha usato una candela come fallo per far nascere Horus (cioè il dna – fonte energetica del Divino), è alla radice del mito che conosciamo, ma nei fatti Osiride morì ma non passò – o non salì – come gli esseri creati dall’esperimento posti sotto Satana nel braccio destro divenne quello che definiremmo un morto che cammina. Mentre nel mito Osiride si trasformò nel dio del Duat, ci fu Horus che grazie alla clonazione del dna di Osiride nacque veramente e diventato adulto si batté davvero con (suo zio) Seth (Enlil). Ma Horus, come dimostra la stella nata dall’impatto tra Osiride e Seth a cui è collegato, essendo nato da una clonazione, era ed è un sole mai nato, cioè non ha mai avuto anima! Quei fatti sono due vicende diverse che vanno separate: una riguarda il Cosmo l’altra il Livello terrestre; ma quanto accadde nel Cosmo, essendo questo specchio della realtà che si vive sulla Terra, si verificò poiché nel livello terrestre era stato fatto tale esperimento da Ninmah!
  • 44. 44 Quindi l’esperimento dove viene creata Adapa, poi quello che resuscita Osiride attraverso la nascita di Horus, oltre causare la prima grande catastrofe e determinare la fine dell’Era dell’Oro, aprì porte che dovevano restare chiuse permettendo probabilmente l’ingresso di Entità malevoli, che accoppiandosi con le donne terrestri aggravò la situazione terrestre portando ad altre catastrofi. La prima immagine riguarda una tavola sumera dove viene riportata Ninmah che crea Adapa ((tutto in modo diverso ma uguale si è già ripetuto? Questo indirizzo riporta la notizia della prima bambina nata in provetta http://www.focus.it/.../storia-di-una-nascita-straordinaria)) La seconda è sempre una tavola sumera dove vengono riportati Enki e Ninmah. Mentre se non è solo una figura mitica e non vuole simboleggiare solo la stella Sirio e quanto accadde con la sua stella sorella/marito a causa dell’esperimento genetico fatto sulla terra, forse l’incarnazione più antica della Grande Madre di cui potrebbe essere rimasta memoria potrebbe essere quella di Ninmah, collegata comunque ad Iside, che divenne una delle più popolari divinità dell’antico Egitto che fu adorata ovunque. Ma dobbiamo tener presente che oltre essere detta la nera, e forse non solo a causa del colore della sua pelle ma perché era collegata alla magia egizia, delle immagini sempre molto antiche dei templi egizi riportano Iside che rende omaggio ad Hator, forse incarnazione della Grande Madre ancora precedente. E Hator viene ricordata anche come una Dea della Distruzione, una vendicatrice divina che ci ricorda l’immagine della hindu Kali. Il mito, trovato tra una delle bende della tomba di Tutankhamon, che racconta la storia della Distruzione dell’Umanità. Questo mito ci fa riflettere sulla dualità di questa Dea ed a sua volta ci ricorda i simboli presenti nei reperti ritrovati dall’archeologa Maria Gimbutas riguardanti le Dee della Vita, della Morte e della Rigenerazione. a. b
  • 45. 45 c d e a: Iside b: Iside rende omaggio ad Hator c: Hator d. Hator Mucca e: La tavola dove viene riportato Toth che cerca di ammansire la dea Reperti Gimbutas In età ellenistica, il culto di Iside, viene assimilato a divinità locali in Fenicia, Palestina, Asia Minore e infine in Campania e a Roma, e conobbe una rapida diffusione nel mondo mediterraneo. Divenne la protettrice dei naviganti, la dea del mondo sotterraneo e della magia: fu chiamata Panthea e Dea dai mille nomi divenendo una grande dea universale.
  • 46. 46 C’è da dire comunque che, per la Legge del Cosmo e della Natura, e poiché Madre Terra fa da specchio all’Intelligenza Superiore e viceversa, quella Monade, in vesti e con compiti diversi, è sempre incarnata sulla terra. Generalmente è incarnata in modo anonimo, nei momenti di Passaggio invece, alla persona in cui è incarnata la Monade viene aperta la porta del Nous svegliandola. a b c a. Iside Panthea b. Diana Efesina c. Diana Efesina a villa D’Este
  • 47. 47 Zacharia Sitchin Traducendo dalle tavole sumere, Zacaria Sitcin ci racconta che, quando gli Igigi si ribellarono per il troppo e pesante lavoro (ma chi erano gli Igigi? Forse entità di un Livello ancora più basso?), il loro capo Supremo Enki, diede loro ragione e propose di creare un lulu, cioè un lavoratore primitivo che li sostituisse nel pesante lavoro. Enki sembra disse a Ninmah che per fare il lulu poteva essere usato un essere che lui aveva visto aggirarsi tra i boschi, che sembrava molto docile, ma che era pieno di peli. Secondo Sitcin, e secondo molti altri ricercatori, per creare il lulu Enki potrebbe aver usato una scimmia, accelerando l’evoluzione di quello che poi, come umani, saremmo comunque diventati. A parte il credere personalmente che l’Enki e l’Enlil biblici, nonché gli Anunnaki di cui scrive Zaccharia Sitchin, se davvero calpestarono il suolo terrestre non erano che una manifestazione diversa delle stesse entità negative di cui abbiamo già scritto, ritengo che l’esperimento, oltre non farci evolvere e riportarci indietro e non averlo fatto loro, da quanto sembra emergere dal racconto che fa Pantaleone potrebbero averlo fatto un Enki ed una Ninmah terrestri davvero esistiti come scienziati in chissà quale era precedente – era in cui forse la società si era talmente evoluta da essere arrivata alla clonazione umana, e la cui fama di quelle persone fece inserire i loro nomi nel mito per tramandare un qualcosa di importante. Nomi usati poi da quelle Entità per nascondervisi dietro. Un qualcosa che sembrandogli impossibile, gli studiosi che si occupavano di decriptare i testi antichi non hanno forse mai compreso dando adito ancora oggi a credenze sull’esistenza di fratelli celesti che visitarono anticamente la terra. Pertanto non credo che per quell’esperimento possa esser stata usata una scimmia. Quell’animale da diversi millenni è rimasto sempre uguale. Credo invece, grazie a quanto narrato anche da Pantaleone nei bracci e le ricerche fatte, che l’Homo Selvaticus sia l’originale abitante terrestre, che questo chissà quando ed in che parte del mondo, sia riuscito ad evolversi, e che arrivato ad un certo punto della sua evoluzione si sia messo a manipolare il dna (un po’ quello che abbiamo fatto noi oggi con la pecora Dolly, con i bambini nati in provetta, con gli OGM e forse anche con chissà che altro..), sia arrivato alla sperimentazione genetica, e che sia riuscito a creare degli ibridi tanto perfetti che arrivarono a riprodursi da soli. Una volta usciti quei cloni fuori dal Giardino Terrestre, cioè dal laboratorio dove erano tenuti, questi si unirono ai veri umani accendendo l’Ira della Grande Madre che inviò la prima grande catastrofe innescando quella ciclicità dalla quale non siamo ancora usciti. Dopo una delle numerose catastrofi, alcuni di quegli ibridi che si salvarono, nelle loro migrazioni alla ricerca di cibo, potrebbero aver raggiunto il luogo dove erano sopravvissuti gli ultimi Homo Selvaticus, cioè gli ultimi elementi di quella razza Ariana che popolava la terra, ed essersi ibridati con loro senza problemi, determinando così la loro salvezza. E leggende diffuse sia sulle Alpi che sugli Appennini, nonché tutti i disegni rupestri ritrovati in val Camonica, dove possiamo riconoscere riportati con molta semplicità simboli solari legati alla Grande Madre, sembrano dire che gli ultimi Homo Selvaticus vissero in Europa. Ci dicono i nostri archeologi che le incisioni rupestri in val Camonica furono realizzate lungo un arco di tempo di ottomila anni, fino a quella che conosciamo come Età del ferro. Le figure si presentano a volte semplicemente sovrapposte senza ordine apparente, spesso invece appaiono in relazione logica tra loro e sembrano illustrare o un rito religioso, o di caccia, o di lotta. Ognuna delle immagini non rappresenta tanto l’oggetto reale quanto la sua idea e la loro funzione è riconducibile a riti celebrativi, commemorativi, iniziatici o propiziatori. In alcune incisioni possiamo riconoscere anche simboli che riguardano la Grande Madre. Erano quindi davvero così selvagge quelle persone?