Secondo Draghi le quote rosa non sono lo strumento adatto a risolvere la disuguaglianza di genere. Ma allora, come garantire che le donne siano rappresentate tanto in politica quanto nel lavoro?
2. QUOTE ROSA E
DIVARIO DI GENERE
Il 17 febbraio 2021, il Presidente del
Consiglio Mario Draghi interviene al Senato:
Una vera parità di genere non significa un
farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla
legge, richiede che siano garantite parità di
condizioni competitive tra generi.
[bisogna garantire] eguale accesso alla
formazione di quelle competenze chiave che
sempre più permetteranno di fare carriera –
digitali, tecnologiche e ambientali
Secondo Draghi, quindi, le quote rosa non
sono lo strumento adatto a risolvere la
disuguaglianza di genere. Ma allora, come
garantire che le donne siano rappresentate
tanto in politica quanto nel lavoro?
“
3. I PRIMI PASSI (IN SALITA) DELLE QUOTE ROSA
i diritti di elettorato passivo
sono rigorosamente garantiti in
egual misura a tutti i cittadini in
quanto tali ed è esclusa qualsiasi
differenziazione in base al sesso
“
Dopo l’approvazione di alcuni
provvedimenti che avevano
introdotto le quote di genere per le
elezioni nazionali, regionali e locali,
la Corte Costituzionale, nel 1995,
(sentenza n. 422/1995), interpreta
in maniera formale il principio
di uguaglianza e quello di pari
opportunità stabilito dagli artt. 3 e
5 della Costituzione e stabilisce che:
4. PER LE QUOTE ROSA SI CAMBIA LA COSTITUZIONE
Nel 2001 e nel 2003, due
Leggi di Riforma Costituzionale
hanno sancito l’introduzione
delle Quote Rosa nei sistemi
elettorali regionali e in quello
nazionale.
La Legge Costituzionale n. 3/2003
introduce l’art 51, c. 2 Cost.
Le leggi regionali rimuovono ogni
ostacolo che impedisce la piena parità
degli uomini e delle donne nella vita
sociale, culturale ed economica e
promuovono la parità di accesso tra
donne e uomini alle cariche elettive
“
la Repubblica promuove con appositi
provvedimenti le pari opportunità tra
uomini e donne
“
La Legge Costituzionale n. 3/2001
introduce l’art. 117, c. 7 Cost.
5. IL ROSATELLUM
Eppure, solo con la riforma elettorale del
2017 le quote rosa vengono introdotte
per legge con il cd. “Rosatellum”, dal
nome del suo relatore, l’On. Ettore Rosato
(allora membro del PD, oggi in Italia Viva).
Si stabilisce che:
❯ ogni lista o coalizione di liste nei collegi
uninominali della Regione non può
rappresentare nessun genere oltre il
60% del totale;
❯ i candidati delle liste plurinominali sono
collocati in ordine alternato rispetto al
genere (un uomo/una donna).
6. Nonostante la Legge, il risultato
dell’inserimento delle quote sulla parità
di genere tra gli eletti non è stato quello
auspicato. Se nella Legislatura XVII (2013-
2018) sono state elette in Parlamento 299
donne, nel 2018, Legislatura XVIII, ne sono
state elette 334, solo il 5% in più.
Com’è stato possibile? Nonostante
nelle liste elettorali vi fosse una presenza
pressoché eguale di uomini e donne, è
possibile ipotizzare che i partiti abbiano
fatto ricorso ad alcuni trucchetti per
aggirarne gli effetti.
2018: LE PRIME ELEZIONI
CON IL ROSATELLUM
7. COSA È ACCADUTO NEI COLLEGI UNINOMINALI
Nei collegi uninominali, dove vince
chi ottiene anche solo un voto in
più, i partiti hanno candidato molte
donne nei collegi meno sicuri e,
nei collegi più sicuri, un numero
maggiore di uomini.
Alle elezioni politiche del 2018:
❯ nel centro-destra: dei 139 uomini
candidati ne vengono eletti 72
(52%), e solo 39 (42%) delle 92
donne candidate;
❯ nel centro sinistra: dei 137
uomini candidati ne vengono eletti
18 (13%), e solo 8 (8%) delle 95
donne candidate;
❯ nel Movimento 5 Stelle: dei 134
uomini candidati ne vengono eletti
59 (44%) e solo 34 (34%) delle 98
donne candidate.
8. COSA È ACCADUTO NEI COLLEGI PLURINOMINALI
Il numero degli eletti dipende
dalla percentuale di voti ottenuti
dal proprio partito, quindi il/la
capolista verrà certamente eletto/a,
mentre i candidati a seguire hanno
progressivamente minori possibilità
di elezione.
Nei collegi plurinominali più sicuri,
i partiti candidano donne capilista,
perché è probabile che venga
eletto anche il secondo candidato
in lista (un uomo). Al contrario, si
tende a candidare uomini capilista
nei collegi meno sicuri, dove le
possibilità di elezione per i secondi
candidati in lista (donne) sono più
scarse.
E infatti nel 2018 vengono eletti 247
uomini (64%) e 139 donne (36%).
9. QUOTE DI GENERE IN PARLAMENTO
Il Gruppo più egualitario è il
Movimento 5 Stelle: 53% degli
eletti uomini e 47% donne.
Gli altri Gruppi:
Italia Viva: 71% uomini e 29%
donne.
FdI: 70% uomini e 30% donne.
Lega: 69% uomini e 31% donne.
PD: 67% uomini e 33% donne.
FI: 62% uomini e 38% donne.
Il Gruppo più egualitario è il
Movimento 5 Stelle: 53% degli
eletti uomini e 47% donne.
Quello che lo è meno è Fratelli
d’Italia, dove gli uomini sono
l’85% del totale.
Gli altri partiti:
PD: 68% uomini e 32% donne.
FI: 67% uomini e 33% donne.
Lega: 67% uomini e 33% donne.
IV: 64% uomini e 36% donne.
CAMERA
DEI
DEPUTATI
SENATO
10. QUOTE DI GENERE NELLE
REGIONI
La prima Regione a recepire gli obblighi
di parità di genere imposti dalla Legge di
Riforma Costituzionale n. 3/2001 è stata
la Campania che, con la Legge n. 4/2009,
stabilisce:
in ogni lista nessuno dei due sessi
può essere rappresentato in misura
superiore ai due terzi dei candidati
“
Il Piemonte non ha mai approvato una
legge elettorale ad hoc.
In 16 Regioni è in vigore anche la doppia
preferenza di genere: se l’elettore
intende dare una doppia preferenza, i
candidati devono essere di sesso diverso.
11. Dai numeri sembrerebbe di sì:
prima dell’introduzione delle quote
rosa, alle Elezioni Regionali del
2000, che coinvolsero le 15 Regioni
a Statuto ordinario, vennero elette
nei Consigli Regionali 98 donne; alle
ultime del 2020 (in Emilia-Romagna,
Campania, Valle d’Aosta, Veneto,
Liguria, Marche, Puglia), le donne
elette sono state 152.
Particolarmente virtuose sono
state l’Emilia-Romagna, dove le
Consigliere sono passate da 10 a
20, e il Lazio, dove sono passate
da 10 a 16.
Tuttavia, ad oggi, in 13 Regioni le
donne in Consiglio Regionale sono
meno del 25%.
LE QUOTE ROSA SONO STATE EFFICACI
NELLE REGIONI?
12. L’uguaglianza di genere
è tornata ad essere un
tema al centro dell’agenda
politica in occasione della
formazione del Governo
Draghi. In particolare nel
PD, dove i tre Ministri
espressi dal partito sono
stati tutti uomini.
Il dibattito interno è stato
così acceso che, per
compensare la presenza
maschile al Governo, in
LA PROTESTA NEL PD
Parlamento sono state
nominate due donne
Capigruppo PD: alla
Camera l’On. Debora
Serracchiani e, al Senato,
la Sen. Simona Malpezzi.
Inoltre, il nuovo Segretario
PD Enrico Letta, eletto
dall’Assemblea il 18 marzo
2021, ha nominato una
Segreteria composta da
8 uomini e 8 donne.
13. LE QUOTE ROSA NEI CONSIGLI DI
AMMINISTRAZIONE
La Legge Golfo-Mosca (n. 120/2011) stabilisce che almeno
il 30% dei componenti dei Consigli di Amministrazione e
del Collegi sindacali delle società quotate in borsa e
di quelle a controllo pubblico debba essere donna.
14. LA LEGGE GOLFO-MOSCA
La Legge di Bilancio 2020 ha
prorogato la validità della Golfo-
Mosca, che sarebbe scaduta
nel 2022, ed innalzato la quota
di genere al 40%.
La Consob vigila sull’attuazione
della Golfo-Mosca, e ogni anno
pubblica il Report annuale
sulle società italiane quotate.
Se una società risulta inadempiente,
la Consob procede alla diffida;
in caso di reiterata inadempienza,
la società può essere sanzionata.
L’Osservatorio Cerved-Fondazione
Bellisario ed INPS hanno pubblicato
a febbraio 2020 il Rapporto “Le
Donne ai vertici delle imprese”
sugli effetti della Legge Golfo-
Mosca sulla presenza di donne
nelle aziende: a 11 anni dalla
sua entrata in vigore, le quote di
genere hanno prodotto i risultati
prefissati, senza tuttavia andare
oltre gli obblighi previsti dalla
Legge.
15. IL DIVARIO RETRIBUTIVO DI GENERE
In Italia, i dati relativi alla sola differenza
di salario medio orario tra uomini e donne
mostrano che le donne percepiscono il
5% in meno rispetto agli uomini (la media
europea è il 15% in meno).
Un indicatore più raffinato è il “gender
overall earnings gap” che misura
l’impatto di tre fattori: guadagno orario,
numero di ore retribuite annue e
tasso di occupazione.
Il gender overall earnings gap evidenzia
che le donne italiane percepiscono in
media il 44% in meno rispetto agli uomini
(la media europea è il 40%).
16. CHI È CONTRARIO E CHI È FAVOREVOLE
ALLE QUOTE ROSA SOSTIENE CHE...
Sono incompatibili con il
merito, perché alcune donne
potrebbero essere scelte non per
la loro preparazione, ma solo in
quanto donne. Sarebbe meglio
salvaguardare la meritocrazia invece
che introdurre corsie preferenziali.
Producono le riserve indiane, cioè
garantiscono formalmente alle
donne un ruolo ai vertici politici
e aziendali, ma non introducono
veri miglioramenti sul loro status
lavorativo e soprattutto salariale.
Servono a dare attuazione al
principio della parità di genere
e delle pari opportunità stabiliti
dalla Costituzione.
Sono state efficaci nell’incrementare
il numero di donne in posizioni di
potere. Grazie alle quote rosa in
alcuni ambiti si è arrivati ad avere una
presenza femminile quasi al 40%.
Sono uno strumento transitorio,
indispensabile per raggiungere
più in fretta l’uguaglianza reale tra
uomo/donna.
CONTRARI
FAVOREVOLI
17. Palazzo Doria Pamphilj
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