Test per intolleranze alimentari “Alcat” un giudizio positivo
1. Test per Intolleranze alimentari “ALCAT”: un giudizio positivo
A cura del Dr. Francesco Lampugnani
Il problema delle intolleranze alimentari, sta diventando sempre più diffuso, tra la popolazione e
sicuramente, i pazienti che riescono a confermare la presenza di un’intolleranza alimentare
legandola ad una sequela di sintomi lamentati, è ancora una grossa minoranza rispetto al grande
numero di pazienti che pur lamentando problemi importanti legati al tipo di vita che si conduce,
non identificano un’intolleranza alimentare e di conseguenza un atteggiamento correttivo idoneo,
perché o non conoscono l’esistenza della problematica (intolleranza), o perché non hanno ricevuto
le giuste informazioni, o perché grosse dosi di scetticismo regnano ancora negli ambienti sanitari.
Fatta questa breve premessa, la mia esperienza in ambulatorio, mi permette di confermare quanto
riferito, in quanto una grossa percentuale di pazienti, si è avvicinata ed ha effettuato il test per le
intolleranze alimentari (che successivamente definiremo IA), solo dopo che ha avuto chiare tutte le
informazioni necessarie ad associare le diverse sintomatologie manifestate, alla presenza di un’IA.
Cosa molto importante è il non sapere, da parte del paziente, che tutta una serie di sintomi
manifestati (gonfiore, stanchezza, stipsi, diarrea, cefalea, disturbi dell’umore, ecc) possono essere
scatenati dalla presenza di un’IA. Arrivando insieme, durante l’importante momento conoscitivo
dell’anamnesi, il paziente si rende conto che tante situazioni (a cui molte volte non si da peso),
sono legate all’introduzione di determinati alimenti e che la successiva eliminazione o riduzione,
potrebbe essere di grande aiuto per il miglioramento della sintomatologia.
Come ormai sappiamo, definiamo Intolleranza Alimentare, una reazione ritardata fino a 72 ore
dopo l’assunzione di alimenti quotidiani e che si traduce in sintomi molto simili a quelli di
un’allergia.
Alla luce della mia esperienza, sicuramente inizio a delineare importanti risultati legati alla presenza
di un’IA e le abitudini di vita dei pazienti. Infatti, tra le associazioni più presenti, rientrano
sicuramente le ripetitività alimentari. Pazienti che ormai da anni, assumono sempre gli stessi
alimenti, vuoi per pigrizia, vuoi per ristrettezze di gusto. Altre situazioni che si presentano, sono
legate alla qualità alimentare. Pazienti con alimentazione poco “salutista”, con utilizzo di alimenti
molto sintetici (merendine, alimenti conservati, alimenti con molti grassi ed additivi chimici, ecc) e
con pochi alimenti freschi e naturali, hanno manifestato, dopo anni di alimentazione di questo tipo,
disturbi che ben indagati e sviscerati, hanno espresso la presenza di un’IA. Altra situazione molto
diffusa, è quella legata a pazienti che hanno fatto abbondante uso di antibiotici o che hanno una
situazione intestinale non ottimale. Infatti, riuscendo a ristabilire quel famoso equilibrio intestinale
che è alla base di una corretta funzionalità, associato al trattamento di alleggerimento verso certi
alimenti, si riesce a risolvere diverse situazioni alterate. Questi ultimi riferimenti, mi permettono di
sottolineare quanto sia importante avere sempre in giusta considerazione, l’Eubiosi intestinale, ed
infatti, il primo approccio operativo nei confronti di pazienti con disturbi associabili alla presenza di
un’IA, è proprio quello di riprendere uno stato di funzionalità intestinale ottimale. Cosa che di solito
2. riesco a fare, modificando le abitudini alimentari ed associando sempre Prebiotici e Probiotici, utili
anche per una ripresa immunitaria a livello intestinale.
Per quanto riguarda la mia casistica, penso di poter dare un piccolo contributo, analizzando un
parte di pazienti che hanno fatto il Test per le Intolleranze Alimentari, “ALCAT”. Nello specifico,
posso riferire di una casistica di : 46 pazienti (31 donne e 15 uomini), con un’età compresa tra i 15
ed 65 anni, con una maggior presenza tra i 46 e 50 anni (17%) ed i 41 e 45 anni (11%) e tra i 56
e 60 anni (11%). Si iniziano anche a delineare dei profili di insorgenza delle IA molto interessanti.
Infatti come dati molto preliminari, saltano all’occhio due importanti risultati: tra gli uomini,
l’intolleranza più rappresentata, è stata quella per lo Zucchero di Canna (60% del campione). A
seguire Cacao (46% del campione), Caffè (40% del campione), Lievito Chimico (20% del
campione) ed a seguire tutte le altre.
Per le donne invece, sempre per il campione analizzato, ho notato questo tipo di risposta: la più
rappresentata, è stata quella al Pomodoro (48% del campione), a seguire, Caffè, Frumento,Lievito
Chimico (per tutte 35%). Discorso a parte, merita l’intolleranza al Lattosio, sempre più diffusa (
ovviamente), che per i due gruppi ha rappresentato una percentuale tra il 26 ed il 32%. Molto
interessante, è una recente conferma pervenuta da uno studio Americano molto recente, che
confermava l’associazione nei pazienti studiati, tra Intolleranze al Frumento ed ai Lieviti e la
presenza di Tiroiditi. Anche nella mia casistica, ho potuto verificare quasi totalmente tale
affermazione, che meriterà logicamente maggiori approfondimenti.
In conclusione, un mio giudizio, anche se limitato, (pur considerando un discreto numero di
pazienti) molto positivo sul tipo di test. Ho avuto modo di confrontare i risultati con altre realtà e
sicuramente i risultati più importanti, li ho avuti con l’Alcat. Il test, cosa molto importante, mi
permette di avere una visione più completa del paziente, che a sua volta riesce a confermare quasi
del tutto, la presenza dell’Intolleranza ad un alimento molto sospetto, con la controprova del
miglioramento della sintomatologia legato alla disintossicazione ed alla riabilitazione verso
l’alimento interessato. Inoltre, grazie all’individuazione degli alimenti, riesco a costruire un piano
alimentare ritagliato a dovere e permettere tutta una serie di cambiamenti necessari per il paziente
(riduzione di peso o aumento di peso; sintomatologia generale; ed infine, cosa non da poco,
miglior educazione alimentare). Penso utile ai fine dell’informazione, aggiungere, che in un certo
numero di pazienti anche sportivi, ho avuto modo di constatare un miglioramento delle loro
prestazioni sportive, parallelamente al miglioramento della sintomatologia generale, dopo
l’individuazione di un’Intolleranza Alimentare.
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