2. Il mio nome è Durante, ma vengo chiamato
Dante. Sono nato a Firenze nel 1265. Di mia
madre non so molto, dato che è venuta a
mancare presto, ricordo solo il nome grazioso
quanto lei: Bella.
Mio padre invece si chiamava Alighiero è morto
nel 1283 in seguito alla seconda crociata. Non
ho mai capito di cosa si occupasse, forse era un
prestatore, ma sono certo che comunque si
occupasse di affari.
La nostra era una famiglia di piccola nobiltà
cittadina.
All’età di dodici anni fu stipulato il mio accordo
matrimoniale con Gemma Donati. E così ebbi tre
figli: due maschi chiamati Pietro e Jacopo e una
femmina chiamata Antonia, diventata in seguito
suora sotto il nome di Beatrice.
Beatrice. Questo nome mi risuonava nella mente
da quando avevo pressoché nove anni.
La prima volta che la vidi ero in Chiesa quando
scorsi il suo volto delicato. Era splendida. Il suo
sguardo era perplesso: probabilmente non
capiva perché la stessi fissando. La amavo e così
decisi di scrivere rime e versi su di lei da
raccogliere in un libro.
3. Così a diciotto anni scrissi il mio primo sonetto
dedicato a lei, alla donna incantevole di cui
sono stato innamorato tutta la vita, che però
possedevo solo nei miei sogni più profondi.
Ho studiato grammatica e filosofia presso i
francescani di S. Croce e retorica con il mio
maestro Brunetto Latini a Bologna.
Dopo il 1290 decisi di approfondire gli studi di
filosofia e teologia presso i domenicani di
Santa Maria Novella, a Firenze.
Continuando a studiare decisi, inoltre, di
servire il Comune partecipando alla battaglia
di Campaldino nel 1289.
L’estate del 1300 fu una vera e propria
tragedia per me. Fui eletto uno dei sei priori e
sono stato costretto ad esiliare due dei miei
più cari amici: Corso Donati e Guido
Cavalcanti.
Che tragedia, cosa mai mi era passato per la
mente?!
Ma dovevo farlo per non essere punito a mia
volta…
4. Nel 1301 Carlo di Valois entra a Firenze e permette il
rientro di tutti i Neri esiliati, formando un nuovo
governo.
Fu allora che mi condannarono a morte in
contumacia, un anno dopo. Non misi più piede nella
mia amata e allo stesso tempo odiata Firenze, ma ho
sempre affermato di essere fiorentino di nascita e
senza colpa.
Durante il mio esilio ho dato il via alla mia più
grande opera, intitolata La Divina Commedia .
Ho viaggiato molto durante questo periodo, ho
soggiornato in Toscana, Verona, Treviso, Padova…
Dopo il mio esilio, continuo a rifiutare l’offerta della
mia città natale, di tornare da essa e mi trasferisco a
Verona. È stato durante questo periodo che ho
composto il De Monarchia.
Gli ultimi anni della mia vita gli ho spesi a
completare la mia grand’opera, nonché la Divina
Commedia, ultimando l’ultimo libro: il Paradiso.
5. Tra il 1318 e il 1321 mi trasferisco a Ravenna, la mia
ultima tappa.
Qui, incontro Guido Novello da Polenta.
Il settembre del 1321 fu fatale per me dato che, a
causa di febbri malariche, mi addormentai in un
sonno dal quale tutt’ora non riesco a svegliarmi.
Fu così che dopo tanto soffrire, mi spensi a
Ravenna quel fatidico settembre dell’anno 1321.