2. Categorie semantico-pragmatiche
A livello pragmatico, il contenuto informativo di ogni
enunciato si può sintetizzare così: ci deve essere un
argomento rispetto al quale si "dice" qualcosa.
In questo processo l’informazione va normalmente dal
noto al nuovo, ovvero si comincia da ciò che si assume
come "dato" (da condizioni esterne al testo o da
elementi contenuti nel testo stesso) e si aggiungono poi
le informazioni che si presentano come nuove.
Es. Cesare ha scritto un discorso brevissimo.
3. Tema e rema
Per studiare la struttura informativa degli enunciati, ai
concetti di soggetto e predicato vanno affiancati altre
categorie: nella terminologia della Scuola di Praga ciò di
cui si parla è detto tema; ciò che si dice del tema è
detto rema (o rhema).
Es. Cesare ha scritto un discorso brevissimo.
Le etichette inglesi corrispondenti sono
rispettivamente: topic ("argomento") e comment
("commento").
4. Tema e rema
La parte tematica dell'enunciato (ciò di cui si parla)
coincide di solito, ma non necessariamente con il dato;
la parte rematica (ciò che si dice sul tema) coincide
invece con il nuovo.
5. Tema e rema
Il rema nella disposizione normale delle frasi italiane
tende a occupare la fine degli enunciati e dei loro
segmenti; il tema tende ad essere all’inizio (Simone è il
fratello di Luca).
Nella progressione di un testo o di un discorso la parte
rematica di un enunciato può diventare il tema "dato”
degli enunciati che lo seguono (Simone è il fratello di
Luca. Quest’ultimo ha frequentato il liceo con me).
6. Proposizioni non marcate
In latino, negli enunciati costituiti da una sola proposizione,
l'ordine dei costituenti era tendenzialmente SOV (soggetto-
oggetto-verbo), ma c'era molta più libertà di collocazione
poiché i morfemi delle parole indicavano anche la loro
desinenza.
In italiano l'ordine normale dei costituenti è SVO
(soggetto-verbo-oggetto diretto) e SVOOI (soggetto-verbo-
oggetto diretto-oggetto indiretto).
In questa struttura canonica, detta non marcata, basica o
normale, il soggetto grammaticale funziona come tema,
mentre tutta la parte di enunciato successiva, che predica
l'informazione sul soggetto, si configura come rema.
7. Proposizioni non marcate
Nelle proposizioni non marcate hanno il ruolo di tema
anche quei costituenti che possono occupare la
posizione tipica del soggetto, a sinistra del predicato
(Ieri e oggi è stato bel tempo. Guardare troppa
televisione fa male.), compresi i cosiddetti soggetti
psicologici, per esempio nella frase A Mario piace la
musica classica l'espressione A Mario è il soggetto
psicologico (indica l’argomento esperiente del verbo) e
non coincide con il soggetto grammaticale la musica
classica.
8. Soggetto posposto
Rispetto alla posizione canonica, in italiano il soggetto può
essere normalmente posposto al predicato nei seguenti casi:
• per espressività, marcatezza, enfatizzazione (È buonissima la
pizza.)
• per contrasto (È venuto Giovanni, non Mario.)
• nelle frasi interrogative, esclamative, esortative con i
cosiddetti verba dicendi (Ha detto Paolo di andare subito da
lui. Ha chiesto il nonno a che ora vieni.)
• con determinati verbi inaccusativi di accadimento (È arrivato il
treno. È affondata la nave.)
• quando il soggetto è "appesantito" da altri elementi, per
esempio una subordinata relativa (Ha parlato Giovanni, che
aveva studiato bene l'argomento.)
9. Proposizioni marcate
La costruzione normale (o basica o non marcata) delle proposizioni è quella
più neutra possibile, appropriata al maggior numero di contesti possibile.
Per es. la frase Luca ha comprato una moto. è un costrutto non marcato risponde a diverse
domande in diversi possibili contesti: «Di che si tratta?» «Cosa ha fatto Luca?» «Chi ha
comprato una moto?» «Come ha procurato la moto Luca?» «Che cosa ha comprato Luca?»…
Nel linguaggio parlato, come nei linguaggi scritti che lo emulano o in quelli
meno formali, si preferiscono spesso andamenti sintattici che adottano un
ordine diverso da quello normale per spostare il "fuoco" informativo su uno
dei componenti della frase. Tali frasi sono dette costrutti marcati.
Per esempio per rispondere alla sola domanda «Chi ha comprato una moto?» si può
sottolineare la parola “Luca” con la sola intonazione (o facendola seguire da una virgola),
oppure, con mezzi sintattici, si possono spostare o modificare i costituenti della frase in
costrutti come È Luca che ha comprato una moto.
La qualifica di costrutto marcato può riguardare l'intonazione, la sintassi, la
dimensione testuale e pragmatica degli enunciati.
10. Dislocazione a sinistra con ripresa
Nelle lingue romanze sono frequenti costruzioni in cui
un costituente diverso dal soggetto viene tematizzato,
ovvero enfatizzato (ed assunto a tema) tramite la
collocazione a sinistra del predicato/rema.
• costrutto non marcato: Mio marito legge il giornale alla sera.
• costrutto marcato: [«Quando leggete il giornale a casa vostra?»] «Il
giornale mio marito lo legge alla sera, io lo leggo alla mattina.»
Tale dislocazione a sinistra implica anche una
connessione sintattica tramite ripresa pronominale
anaforica tra l'elemento anteposto e il resto della frase.
11. Dislocazione a sinistra con ripresa
In italiano la dislocazione a sinistra con ripresa
pronominale anaforica più frequente è quella del
complemento oggetto, ma può avvenire anche con altri
costituenti:
• con complementi indiretti: A tuo padre gli ho già parlato.
Di tua sorella non ne so niente.
• con la parte nominale di un predicato nominale o con il
complemento predicativo del soggetto: Stupido Arturo lo
è sempre stato. Avvocato non lo diventerò presto.
• con intere proposizioni: Che non sarei venuto te l'avevo
già detto da tempo.
12. Dislocazione a sinistra con ripresa
La dislocazione a sinistra con ripresa è molto comune,
specie nel parlato, nello scritto informale o nella
narrativa contemporanea, ma viene evitata negli scritti
formali e negli scritti scientifici o settoriali.
Questo perché, soprattutto nel caso dei complementi
indiretti che possono essere anticipati senza ripresa
pronominale, la dislocazione a sinistra comporta una
ridondanza pronominale avvertita come fortemente
colloquiale (A tuo fratello gli ho parlato ieri.)
13. Dislocazione a sinistra senza ripresa
In italiano può avvenire anche la dislocazione a sinistra
senza ripresa pronominale anaforica. Essa non è una
tematizzazione, esprime solo una funzione contrastiva,
anche nota come topicalizzazione contrastiva, (nel
costrutto [Io] Giovanni ho visto [non Paolo]. Giovanni,
che viene messo in rilievo, è l'elemento nuovo, non il
tema).
Raramente la dislocazione a sinistra senza ripresa può
rappresentare anche una forma letteraria ricercata
(Tavoli di mogano intarsiato, candelabri d'argento ed
altro ancora trovammo nella stanza.).
14. Altri tipi di tematizzazione
La tematizzazione di un costituente è possibile anche
con altre costruzioni che mettono in rilievo l'elemento
centrale dal punto di vista informativo. Per esempio…
• trasformando un complemento in complemento di
limitazione tematizzato, che indica un ambito o un
punto di vista (In quanto a te, regoliamo dopo i conti.
Riguardo al menu ho già deciso).
• trasformando una frase dalla forma attiva alla forma
passiva: l'oggetto della frase attiva diventa soggetto
grammaticale e tema della frase passiva (Il furto è
stato commesso dalla Banda Bassotti).
15. Tema sospeso
Il tema sospeso (detto anche tema libero, nominativo
assoluto o anacoluto) è un costrutto formato da un
costituente del tutto esterno alla frase ma con
apparente funzione di soggetto, collocato a sinistra e
seguito da una virgola e da una costruzione non
congruente e senza collegamento pronominale (Gli
asparagi, adesso non è stagione.)
Il tema sospeso è un costrutto perlopiù limitato alla
lingua parlata (che rispetto alla scritta è meno
pianificata) e ad alcuni brani letterari (anche illustri) che
simulano la lingua parlata (Quelli che moiono, bisogna
pregare Iddio per loro.).
16. Dislocazione a destra con anticipazione
La dislocazione a destra consiste nella collocazione di un
costituente in posizione finale, a destra, e nella sua
anticipazione con un pronome cataforico (Gliel'avevo
detto, a Paolo. Lo so che sei in ritardo). La differenza
rispetto alla costruzione normale è la presenza del pronome
in posizione tematica.
L'elemento noto, il tema, viene presentato in forma
pronominale e ripetuto nel pezzo finale della frase (senza il
quale la frase sarebbe comunque completa e
comprensibile).
La dislocazione a destra ricorre perlopiù nel parlato
informale o nelle forme scritte fortemente espressive ed è
più comune nelle varianti meridionali dell'italiano.
17. Frase scissa
La frase scissa è un periodo costituito da due proposizioni:
• una che contiene il verbo essere e il rema
• l'altra, introdotta dal pronome che, che contiene il tema,
l’informazione presupposta
Es. È Giovanni che mi ha detto di te. È a te che penso in
continuazione.
Tale costrutto ha la funzione di far identificare più facilmente
l'elemento nuovo (generalmente un nome o un pronome, ma
anche un avverbio, un sintagma preposizionale, …), di
enfatizzarlo, ma anche di spezzare il contenuto della frase per
mantenere una continuità referenziale con il discorso
precedente.
18. Frase pseudoscissa
La frase pseudoscissa, analogamente alla frase scissa, è un periodo
costituito da due proposizioni (nelle quali l’ordine di tema e rema è
inverso rispetto alla frase scissa):
• una, introdotta dal pronome chi o pronome dimostrativo + che,
che contiene il tema, l’informazione presupposta
• l'altra che contiene il verbo essere e il rema
Es. Ciò che vediamo è che l'agricoltura sta scomparendo. Quello che non capisco
è perché ti comporti così.
Si parla di frase scissa e pseudoscissa solo in determinate
condizioni informative: nella frase scissa il contenuto nuovo
precede quello noto, mentre nella pseudoscissa accade il contrario;
la condizione indispensabile è la presupposizione di un contenuto
noto, altrimenti non si parla di frase scissa, ma di normale
subordinazione relativa.
19. C'è presentativo
Un tipo particolare di frase scissa è formato dalla struttura c'è
+ che (C'è Giovanni che vuole entrare. dove C'è segnala
l'effettiva presenza di Giovanni, ma anche C'è mio fratello che
non ti crede).
In questo caso non ci sono dati o presupposti già noti all’atto
della comunicazione, ma solo elementi rematici.
Il fine di questo costrutto è quello di spezzare l’informazione
in due momenti distinti e più semplici, a vantaggio sia del
locutore, che pianifica meglio l’enunciato, sia del destinatario
che lo riceve in due fasi distinte ciascuna contenente
un’informazione più semplice dell’originale.
Notas del editor
Spesso alla parte tematica appartengono anche le informazioni come le determinazioni di tempo e di luogo, dette di setting.
La Scuola di Praga era un gruppo di critici letterari e linguisti cechi e russi della prima metà del ventesimo secolo che elaborò il concetto di funzione nel linguaggio.
Nella frase presa come esempio, il tema coincide con il soggetto grammaticale mentre il rema con il predicato verbale.
Nella progressione del linguaggio la parte rematica può diventare il tema "dato" in un enunciato che segua o immediatamente a distanza.
Le coppie tema-rema e dato-nuovo vanno distinte perché la prima fa riferimento alla programmazione dell’enunciato del emittente, la seconda al punto di vista del ricevente.
Il latino era una lingua più flessiva dell’italiano perché i suoi monemi grammaticali contenevano anche l’informazione del caso.
Occorre distinguere le diverse definizioni di soggetto che ci sono in linguistica: il soggetto grammaticale è quello che si accorda col verbo; il soggetto psicologico è il punto di partenza informativo dell’emittente; il soggetto logico è colui che compie l’azione
Alcune lingue, per esempio il somalo o il coreano, hanno addirittura una segnalazione morfologica dei ruoli informativi tema e rema.
In altre lingue, come il francese esiste la dislocazione a sinistra con ripresa pronominale anche del soggetto. Per enfatizzare il soggetto nella nostra lingua si ricorre ad altri costrutti (Sua sorella, quella sì che è furba. Marco, è furbo.).
La ripresa col pronome atono del complemento oggetto invece è ormai molto accettata (Il giornale lo leggo alla sera).
Tavoli di mogano intarsiato, candelabri d'argento ed altro ancora trovammo nella stanza. L’esempio è tratto da La grande Eulalia di Paola Capriolo.
Tavoli di mogano intarsiato, candelabri d'argento ed altro ancora trovammo nella stanza. L’esempio è tratto da La grande Eulalia di Paola Capriolo.
[Sono le parole che Renzo rivolge a Lucia quando la ritrova al lazzaretto e dopo aver sentito che ha fatto voto di castità alla Madonna «ma non è giusto, né anche per questo, che quelli che vivono abbiano a viver disperati...»]
La catafora in linguistica è il contrario dell’anafora: l’anafora rimanda a qualcosa di già detto, la catafora a qualcosa che ancora non è stato espresso.
La dislocazione a destra nel parlato può rappresentare anche una correzione del messaggio, un ripensamento non pianificato: L'ho già salutata, [intendo] tua sorella.
Quando c’è la virgola sarebbe come dire "ho dimenticato di dire il tema, di cosa stavo parlando”.
Il nesso è detto pseudo relativo perché in realtà l’elemento relativizzato ripreso dal pronome che può essere solo soggetto.
La frase scissa è stata stigmatizzata a lungo dalla norma grammaticale perché individuata come costrutto francesizzante (identico in francese: C’est vous qui l’avez dit.).
Il nesso è detto pseudo relativo perché in realtà il pronome relativo che non introduce una subordinata, ma la proposizione principale della frase (della quale l’altra è un’estensione).