L’euro è la causa della nostra crisi?
Uscire dall’euro ci permetterebbe di svalutare la moneta favorendo esportazioni e crescita?
Quali sono i costi e quali i benefici dello stare nell’Euro?
Nella presentazione rispondiamo a queste e ad altre domande sull’Euro!
2. Di cosa parliamo:
1) Se L’Italia esce dall’euro, che succede?
2) Benefici e costi dell’euro
3) Politiche economiche senza euro
2
3. Immaginiamo di uscire fuori dall’euro…
Questo passo non potrebbe avvenire da un giorno all’altro, ma
andrebbe discusso e programmato.
Nel frattempo cosa accadrebbe?
3
4. Ci sarebbe un periodo turbolento iniziale:
fuga di risparmi
La gente cercherebbe di
portare i risparmi all’estero
perché la nuova lira varrebbe
meno dell’euro.
Il governo potrebbe bloccare i
conti corrente per evitare
questa possibilità.
4
5. Periodo turbolento iniziale (2): crollo dei
mercati
Ci sarebbe una forte vendita
di azioni e titoli di
obbligazione italiani.
Questo farebbe crollare le
borse ed il valore delle
imprese italiane quotate…
…ed aumenterebbero i costi
di approvvigionamento di
liquidità sui mercati sia per le
aziende che per il governo.
5
6. Periodo turbolento iniziale (3): dispute
giudiziarie sui debiti
Aumenterebbero le dispute
giudiziarie perché debiti
contratti in euro potrebbero
dover essere convertiti in lire,
creando molte controversie
legali.
6
7. Periodo turbolento iniziale (4): fuori dall’UE?
C’è il rischio di dover uscire
anche dall’Unione Europea e
non solo dall’Euro perché i
trattati non prevedono una
procedura di uscita dalla
moneta unica.
Questo avrebbe un grosso
impatto negativo su
esportazioni ed importazioni e
sulla libera circolazione delle
persone.
7
8. No Euro, sì party?
Supponiamo che passi questo
periodo turbolento iniziale.
E’ vero che uscendo
dall’Euro e svalutando la
moneta aumenterebbero le
esportazioni e l’economia
tornerebbero a crescere?
8
9. No Euro, sì party?
Supponiamo che passi questo
periodo turbolento iniziale.
E’ vero che uscendo
dall’Euro e svalutando la
moneta aumenterebbero le
esportazioni e l’economia
tornerebbero a crescere?
Non necessariamente.
Ci potrebbe essere qualche
vantaggio nel breve periodo,
ma alla fine non cambierebbe
la nostra situazione.
9
10. Il film del 1992:
• La lira svalutò del 30%
• Le esportazioni non cambiarono
di molto il loro corso
• L’effetto più grosso fu una
diminuzione delle importazioni;
quello che compravamo
all’estero divenne più caro
• La crescita media del PIL
aumentò appena sopra l’1% nei
tre anni successivi per poi
riabbassarsi
10Fonte dati:World Bank
0
50
100
150
200
250
300
350
400
Esportazioni ed Importazioni
(mld €, prezzi costanti)
Esportazioni
Importazioni
Svalutazione
11. Perchè uscire dall’euro e svalutare non
cambierebbe la nostra prospettiva di crescita
di lungo periodo?
• Perchè alla fine le esportazioni dipendono dal tasso di
cambio reale e non quello nominale.
• Perchè nei paesi sviluppati quello che determina la crescita
di lungo periodo sono fattori più strutturali come la
produttività e non il tasso di cambio.
11
12. Tassi di cambio
Tasso di cambio nominale
E’ quello che tutti conosciamo,
ad esempio 1000 Lire per
comprare 1 Dollaro.
Se nel 1970 ci vogliono 1000£
per 1$ e nel 1980 ci vogliono
2000£ per 1$ vuol dire che da
un punto di vista nominale la
lira si è svalutata
Tiene conto del livello dei
prezzi ed è dato dal potere
di acquisto che la valuta
possiede
Tasso di cambio reale
12
13. Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio
Supponiamo che nel 1970:
• il cambio nominale è 1000£
per 1$
• 1 Kg di pasta in Italia costa
1000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa 1$
Con 1$ un cittadino
americano può comprare sia
1Kg di pasta americana che
italiana
13
14. Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio
Supponiamo che nel 1970:
• il cambio nominale è 1000£
per 1$
• 1 Kg di pasta in Italia costa
1000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa 1$
Con 1$ un cittadino
americano può comprare sia
1Kg di pasta americana che
italiana
14
Supponiamo che nel 1980:
• il cambio nominale è 2000£
per 1$ (la lira si è svalutata)
• 1 Kg di pasta in Italia costa
4000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa sempre 1$
15. Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio
Supponiamo che nel 1970:
• il cambio nominale è 1000£
per 1$
• 1 Kg di pasta in Italia costa
1000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa 1$
Con 1$ un cittadino
americano può comprare sia
1Kg di pasta americana che
italiana
15
Supponiamo che nel 1980:
• il cambio nominale è 2000£
per 1$ (la lira si è svalutata)
• 1 Kg di pasta in Italia costa
4000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa sempre 1$
Con 1$ un cittadino
americano ora può comprare
1Kg di pasta americana, ma
solo 0.5Kg di pasta italiana
16. Cosa è successo nel nostro esempio?
Il tasso di cambio nominale si è svalutato ma la pasta italiana è
diventata meno competitiva a causa dell’andamento dei
prezzi; abbiamo avuto un rivalutazione del tasso di cambio reale.
Svalutare la moneta non garantisce quindi maggiore
competitività.
Ricordiamoci poi che il successo delle esportazioni dipende non
solo dai costi, ma anche dalla qualità dei prodotti offerti e dalla
capacità di distribuire i mercati internazionali.
16
17. Non solo un esempio teorico
17Fonte dati: Bank of International Settlements
Nel grafico vediamo che negli
anni ’70 ed ‘80 il tasso di
cambio nominale si svalutò
moltissimo, ma il tasso di
cambio reale prima scese, ma
dalla seconda metà degli anni
’70 continuò a rivalutarsi…
0
50
100
150
200
250
300
350
400
1964
1966
1968
1970
1972
1974
1976
1978
1980
1982
1984
1986
1988
1990
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
Cambio nominale
effettivo
Cambio reale
effettivo
Apprezzamento
reale
18. Produttività: un ruolo fondamentale
La produttività influenza prezzi
e tasso di cambio reale ed è
uno dei motori chiave per la
crescita di lungo periodo.
Nel grafico vediamo che in
Italia dal 1995 la crescita della
produttività dell’industria si
ferma.
Questo avviene ben prima
dell’Euro ed è una delle ragioni
principali del declino italiano.
18Fonte dati: EU-Klems
60.0
70.0
80.0
90.0
100.0
110.0
120.0
19801982198419861988199019921994199619982000200220042006
Produttività totale dei fattori,
industria (2005=100)
Italia
Francia
Germania
Crollo
produttività
19. 80
85
90
95
100
105
1975
1977
1979
1981
1983
1985
1987
1989
1991
1993
1995
1997
1999
2001
2003
2005
2007
2009
2011
Reddito Italia in % della media
Eurozona (EZ 12 = 100)
Ventennio perduto
Vediamo che che il nostro
reddito per-capita rispetto alla
media dell’eurozona diminuisce
stabilmente proprio dal ’95.
La crisi attuale è l’espressione
di un lento declino iniziato con
la Seconda Repubblica.
Le radici di tutto questo sono
disparate, ma non direttamente
imputabili all’Euro che è
arrivato dopo.
19Fonte dati:World Bank
Inizio di un
declino continuo
20. Per riassumere
• Uscire dall’euro e svalutare farebbe diminuire le
importazioni
• Non farebbe per forza aumentare le esportazioni nel medio
e lungo periodo, ma potrebbe avere dei vantaggi nel breve
periodo
• Una strategia di crescita di lungo periodo basata sulla
svalutazione del cambio nominale non reggerebbe
• La causa della nostra crisi non è dovuta all’euro, ma ad
elementi strutturali come il declino della produttività iniziata
prima dell’euro
20
22. Benefici dell’euro: meno spesa sul debito
Grazie all’euro il costo del
debito pubblico è fortemente
diminuito perchè i mercati ci
chiedono tassi di interesse più
bassi perchè non c’è più il
rischio di svalutazione.
Per un Paese con un debito
alto come il nostro ha
significato un risparmio di
centinaia di miliardi di euro
negli ultimi 15 anni.
Uscire dall’euro ed iniziare a
svalutare farebbe impennare il
costo del debito pubblico.
22Fonte dati: IMF
0
5
10
15
20
25
Tasso di interesse su titoli di
stato di durata a 10 anni
Italia
Germania
Ingresso
Euro
23. Benefici dell’euro (2): meno inflazione
Ancorando la nostra politica
monetaria e cambiaria alla
Banca Centrale Europea siamo
riusciti ad ottenere
un’inflazione più bassa rispetto
agli anni pre-Euro e quindi
abbiamo contenuto meglio
l’aumento dei prezzi.
23Fonte dati:World Bank
0
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
4
4.5
5
Tasso d'inflazione, media
annuale
Periodo pre-Euro
(1987-99)
Periodo post-Euro
(1999-2012)
24. Benefici dell’euro (3): più facile commerciare
Con l’Euro la probabilità di
esportare per un’azienda italiana
è aumentata del 2% circa.
La moneta unica stabilizza le
fluttuazioni del tasso di cambio
e riduce i costi legati al cambio
di valuta favorendo una
maggiore integrazione dei
mercati europei e promuovendo
l’export.
24Fonte dati: Baldwin et al. (2008) Rapporto Commissione Europea
25. Benefici dell’euro (4): più forti a shock globali
Essere parte dell’Euro ed avere
una Banca Centrale Europea
forte ci protegge meglio da
shock che colpiscono un po’
tutti gli stati membri come l’11
Settembre o la crisi finanziaria.
Una risposta collettiva a questi
shock è più efficace; ora è più
difficile essere oggetto di fuga di
capitali, speculatori o crisi
bancarie.
25
26. Costi dell’Euro: meno flessibilità per shock
che colpisono solo l’Italia
Non avendo il controllo della
politica monetaria e cambiaria
ed avendo dei vincoli anche
sulla politica fiscale abbiamo
minori strumenti per politiche
macroeconomiche specie in
risposta a shock specifici che
colpiscono l’Italia.
26
27. Costi dell’Euro (2): mancanza di meccanismi
riequilibratori
L’area dell’Euro rispetto ad
altre grosse aree con una
moneta unica come gli Stati
Uniti è caratterizzata da:
1) Una minore integrazione
del mercato del lavoro
2) La mancanza di
trasferimenti fiscali verso
Stati in difficoltà
27
28. Costi dell’Euro (2): mancanza di meccanismi
riequilibratori
L’area dell’Euro rispetto ad
altre grosse aree con una
moneta unica come gli Stati
Uniti è caratterizzata da:
1) Una minore integrazione
del mercato del lavoro
2) La mancanza di
trasferimenti fiscali verso
Stati in difficoltà
Quindi se un Paese è in crisi i
lavoratori disoccupati fanno
fatica a spostarsi a lavorare in
altri Paesi.
Inoltre manca la possibilità di
avere uno stimolo fiscale
attraverso un budget
comunitario.
Migliorare questi aspetti
renderebbe molto piu facile
uscire da una crisi pur stando
nell’Euro.
28
29. Costi dell’Euro (3): vincoli fiscali sempre più
stringenti
Regole come il fiscal compact
impongono all’Italia di avere un
deficit strutturale (ossia il deficit
fiscale che ci sarebbe se ci
fosse piena occupazione) non
sopra lo 0.5% del PIL.
Questo limita eccessivamente
la possibilità di politiche
economiche espansive che
possono essere necessarie per
uscire da una recessione.
29
30. Per riassumere
L’Euro presenta benefici, ma anche costi.
Riteniamo che al momento i benefici superino i costi e che
convenga all’Italia stare nell’Euro; tuttavia non è detto che
questo sia valido per sempre.
Con il protrarsi della crisi ed in mancanza di meccanismi che
consentano ed aiutino un Paese a superare uno shock negativo,
c’è il rischio che in futuro possa diventare più vantaggioso uscire
dall’Euro; non adesso però.
30
32. Politica monetaria e cambiaria
Se non ci sono restrizioni sui
flussi di capitali, è
tecnicamente impossibile per
un Paese controllare allo
stesso tempo sia il tasso di
cambio che la politica
monearia.
Questo è il cossiddetto
"trilemma" dell’economia
internazionale.
32
Autonomia
politica
monetaria
Autonomia
tasso di
cambio
Flussi
finanziari
liberi
33. Uscendo dall’euro saremmo piu autonomi?
Senza l’euro se volessimo
controllare sia la politica
monetaria che cambiaria
dovremmo impedire il libero
flusso dei capitali finanziari.
Per fare questo bisognerebbe
uscire dall’Unione Europea e
dal mercato unico europeo
dato che uno dei capisaldi è la
libera circolazione dei capitali.
Non è un’opzione desiderabile.
33
34. Sarebbe meglio essere come la Danimarca?
La Danimarca ha deciso di
mantenere il controllo del
tasso di cambio tenendo però
una parità fissa con l’euro.
Questo implica che la
Danimarca "importa" la
politica monetaria della BCE
senza avere voce in capitolo a
riguardo.
Il nostro vantaggio è che
possiamo influenzare la
politica monetaria dato che
sediamo nel consiglio
direttivo della BCE .
Il loro vantaggio è che
possono riaggiustare la parità
con l’euro se necessario (ma
non svalutare continuamente).
34
35. Sarebbe meglio essere come la Gran Bretagna?
La Gran Bretagna ha deciso di
mantenere il controllo della
politica monetaria, ma lascia
fluttuare il tasso di cambio.
Senza l’euro potremmo
adottare questa soluzione, ma
comunque non ci sarebbe la
possibilità di controllare il
tasso di cambio che è
l’obiettivo di chi propone di
uscire dall’euro.
35
36. Quello che si potrebbe davvero fare uscendo
dall’euro
• Uscendo dall’euro si potrebbe cambiare la parità del tasso di
cambio nominale. Non si potrebbe però adottare una
strategia di continue svalutazioni; porterebbe a forte
inflazione e maggiori tassi di interesse sul debito.
• Uscendo dall’euro avremmo più margini di autonomia per la
politica fiscale.
• Avremmo però meno autonomia di quello che chi vuole
uscire dall’euro generalmente pensa. I flussi di capitale sui
mercati finanziari sono una forza tale da limitare il raggio di
azione di politica economica.
36
37. Nel giudicare l’euro non dimentichiamoci le
sue origini
L’Euro è il prodotto di un
lungo processo di integrazione
che ha garantito all’Europa
uno dei periodi di pace più
duraturi della sua storia.
Oggi ridiamo all’idea di una
guerra tra Germania e Francia,
ma in passato è stata più la
regola che l’eccezione. Questa
è la magia dell’Unione
Europea.
37
38. Se hai apprezzato la presentazione,
inoltra il link ai tuoi amici e sostieni il nostro progetto!
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quattrogatti@quattrogatti.info | @_quattrogatti | facebook.com/quattrogatti.info
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Si ringrazia Gianmarco Ottaviano (LSE) per i commenti ricevuti
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