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Euro: se stiamo insieme ci sarà un
perché! Fadi Hassan
Data
Di cosa parliamo:
1) Se L’Italia esce dall’euro, che succede?
2) Benefici e costi dell’euro
3) Politiche economiche senza euro
2
Immaginiamo di uscire fuori dall’euro…
Questo passo non potrebbe avvenire da un giorno all’altro, ma
andrebbe discusso e programmato.
Nel frattempo cosa accadrebbe?
3
Ci sarebbe un periodo turbolento iniziale:
fuga di risparmi
La gente cercherebbe di
portare i risparmi all’estero
perché la nuova lira varrebbe
meno dell’euro.
Il governo potrebbe bloccare i
conti corrente per evitare
questa possibilità.
4
Periodo turbolento iniziale (2): crollo dei
mercati
Ci sarebbe una forte vendita
di azioni e titoli di
obbligazione italiani.
Questo farebbe crollare le
borse ed il valore delle
imprese italiane quotate…
…ed aumenterebbero i costi
di approvvigionamento di
liquidità sui mercati sia per le
aziende che per il governo.
5
Periodo turbolento iniziale (3): dispute
giudiziarie sui debiti
Aumenterebbero le dispute
giudiziarie perché debiti
contratti in euro potrebbero
dover essere convertiti in lire,
creando molte controversie
legali.
6
Periodo turbolento iniziale (4): fuori dall’UE?
C’è il rischio di dover uscire
anche dall’Unione Europea e
non solo dall’Euro perché i
trattati non prevedono una
procedura di uscita dalla
moneta unica.
Questo avrebbe un grosso
impatto negativo su
esportazioni ed importazioni e
sulla libera circolazione delle
persone.
7
No Euro, sì party?
Supponiamo che passi questo
periodo turbolento iniziale.
E’ vero che uscendo
dall’Euro e svalutando la
moneta aumenterebbero le
esportazioni e l’economia
tornerebbero a crescere?
8
No Euro, sì party?
Supponiamo che passi questo
periodo turbolento iniziale.
E’ vero che uscendo
dall’Euro e svalutando la
moneta aumenterebbero le
esportazioni e l’economia
tornerebbero a crescere?
Non necessariamente.
Ci potrebbe essere qualche
vantaggio nel breve periodo,
ma alla fine non cambierebbe
la nostra situazione.
9
Il film del 1992:
• La lira svalutò del 30%
• Le esportazioni non cambiarono
di molto il loro corso
• L’effetto più grosso fu una
diminuzione delle importazioni;
quello che compravamo
all’estero divenne più caro
• La crescita media del PIL
aumentò appena sopra l’1% nei
tre anni successivi per poi
riabbassarsi
10Fonte dati:World Bank
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Esportazioni ed Importazioni
(mld €, prezzi costanti)
Esportazioni
Importazioni
Svalutazione
Perchè uscire dall’euro e svalutare non
cambierebbe la nostra prospettiva di crescita
di lungo periodo?
• Perchè alla fine le esportazioni dipendono dal tasso di
cambio reale e non quello nominale.
• Perchè nei paesi sviluppati quello che determina la crescita
di lungo periodo sono fattori più strutturali come la
produttività e non il tasso di cambio.
11
Tassi di cambio
Tasso di cambio nominale
E’ quello che tutti conosciamo,
ad esempio 1000 Lire per
comprare 1 Dollaro.
Se nel 1970 ci vogliono 1000£
per 1$ e nel 1980 ci vogliono
2000£ per 1$ vuol dire che da
un punto di vista nominale la
lira si è svalutata
Tiene conto del livello dei
prezzi ed è dato dal potere
di acquisto che la valuta
possiede
Tasso di cambio reale
12
Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio
Supponiamo che nel 1970:
• il cambio nominale è 1000£
per 1$
• 1 Kg di pasta in Italia costa
1000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa 1$
Con 1$ un cittadino
americano può comprare sia
1Kg di pasta americana che
italiana
13
Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio
Supponiamo che nel 1970:
• il cambio nominale è 1000£
per 1$
• 1 Kg di pasta in Italia costa
1000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa 1$
Con 1$ un cittadino
americano può comprare sia
1Kg di pasta americana che
italiana
14
Supponiamo che nel 1980:
• il cambio nominale è 2000£
per 1$ (la lira si è svalutata)
• 1 Kg di pasta in Italia costa
4000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa sempre 1$
Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio
Supponiamo che nel 1970:
• il cambio nominale è 1000£
per 1$
• 1 Kg di pasta in Italia costa
1000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa 1$
Con 1$ un cittadino
americano può comprare sia
1Kg di pasta americana che
italiana
15
Supponiamo che nel 1980:
• il cambio nominale è 2000£
per 1$ (la lira si è svalutata)
• 1 Kg di pasta in Italia costa
4000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa sempre 1$
Con 1$ un cittadino
americano ora può comprare
1Kg di pasta americana, ma
solo 0.5Kg di pasta italiana
Cosa è successo nel nostro esempio?
Il tasso di cambio nominale si è svalutato ma la pasta italiana è
diventata meno competitiva a causa dell’andamento dei
prezzi; abbiamo avuto un rivalutazione del tasso di cambio reale.
Svalutare la moneta non garantisce quindi maggiore
competitività.
Ricordiamoci poi che il successo delle esportazioni dipende non
solo dai costi, ma anche dalla qualità dei prodotti offerti e dalla
capacità di distribuire i mercati internazionali.
16
Non solo un esempio teorico
17Fonte dati: Bank of International Settlements
Nel grafico vediamo che negli
anni ’70 ed ‘80 il tasso di
cambio nominale si svalutò
moltissimo, ma il tasso di
cambio reale prima scese, ma
dalla seconda metà degli anni
’70 continuò a rivalutarsi…
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1984
1986
1988
1990
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
Cambio nominale
effettivo
Cambio reale
effettivo
Apprezzamento
reale
Produttività: un ruolo fondamentale
La produttività influenza prezzi
e tasso di cambio reale ed è
uno dei motori chiave per la
crescita di lungo periodo.
Nel grafico vediamo che in
Italia dal 1995 la crescita della
produttività dell’industria si
ferma.
Questo avviene ben prima
dell’Euro ed è una delle ragioni
principali del declino italiano.
18Fonte dati: EU-Klems
60.0
70.0
80.0
90.0
100.0
110.0
120.0
19801982198419861988199019921994199619982000200220042006
Produttività totale dei fattori,
industria (2005=100)
Italia
Francia
Germania
Crollo
produttività
80
85
90
95
100
105
1975
1977
1979
1981
1983
1985
1987
1989
1991
1993
1995
1997
1999
2001
2003
2005
2007
2009
2011
Reddito Italia in % della media
Eurozona (EZ 12 = 100)
Ventennio perduto
Vediamo che che il nostro
reddito per-capita rispetto alla
media dell’eurozona diminuisce
stabilmente proprio dal ’95.
La crisi attuale è l’espressione
di un lento declino iniziato con
la Seconda Repubblica.
Le radici di tutto questo sono
disparate, ma non direttamente
imputabili all’Euro che è
arrivato dopo.
19Fonte dati:World Bank
Inizio di un
declino continuo
Per riassumere
• Uscire dall’euro e svalutare farebbe diminuire le
importazioni
• Non farebbe per forza aumentare le esportazioni nel medio
e lungo periodo, ma potrebbe avere dei vantaggi nel breve
periodo
• Una strategia di crescita di lungo periodo basata sulla
svalutazione del cambio nominale non reggerebbe
• La causa della nostra crisi non è dovuta all’euro, ma ad
elementi strutturali come il declino della produttività iniziata
prima dell’euro
20
Benefici e costi dell’euro
21
Benefici dell’euro: meno spesa sul debito
Grazie all’euro il costo del
debito pubblico è fortemente
diminuito perchè i mercati ci
chiedono tassi di interesse più
bassi perchè non c’è più il
rischio di svalutazione.
Per un Paese con un debito
alto come il nostro ha
significato un risparmio di
centinaia di miliardi di euro
negli ultimi 15 anni.
Uscire dall’euro ed iniziare a
svalutare farebbe impennare il
costo del debito pubblico.
22Fonte dati: IMF
0
5
10
15
20
25
Tasso di interesse su titoli di
stato di durata a 10 anni
Italia
Germania
Ingresso
Euro
Benefici dell’euro (2): meno inflazione
Ancorando la nostra politica
monetaria e cambiaria alla
Banca Centrale Europea siamo
riusciti ad ottenere
un’inflazione più bassa rispetto
agli anni pre-Euro e quindi
abbiamo contenuto meglio
l’aumento dei prezzi.
23Fonte dati:World Bank
0
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
4
4.5
5
Tasso d'inflazione, media
annuale
Periodo pre-Euro
(1987-99)
Periodo post-Euro
(1999-2012)
Benefici dell’euro (3): più facile commerciare
Con l’Euro la probabilità di
esportare per un’azienda italiana
è aumentata del 2% circa.
La moneta unica stabilizza le
fluttuazioni del tasso di cambio
e riduce i costi legati al cambio
di valuta favorendo una
maggiore integrazione dei
mercati europei e promuovendo
l’export.
24Fonte dati: Baldwin et al. (2008) Rapporto Commissione Europea
Benefici dell’euro (4): più forti a shock globali
Essere parte dell’Euro ed avere
una Banca Centrale Europea
forte ci protegge meglio da
shock che colpiscono un po’
tutti gli stati membri come l’11
Settembre o la crisi finanziaria.
Una risposta collettiva a questi
shock è più efficace; ora è più
difficile essere oggetto di fuga di
capitali, speculatori o crisi
bancarie.
25
Costi dell’Euro: meno flessibilità per shock
che colpisono solo l’Italia
Non avendo il controllo della
politica monetaria e cambiaria
ed avendo dei vincoli anche
sulla politica fiscale abbiamo
minori strumenti per politiche
macroeconomiche specie in
risposta a shock specifici che
colpiscono l’Italia.
26
Costi dell’Euro (2): mancanza di meccanismi
riequilibratori
L’area dell’Euro rispetto ad
altre grosse aree con una
moneta unica come gli Stati
Uniti è caratterizzata da:
1) Una minore integrazione
del mercato del lavoro
2) La mancanza di
trasferimenti fiscali verso
Stati in difficoltà
27
Costi dell’Euro (2): mancanza di meccanismi
riequilibratori
L’area dell’Euro rispetto ad
altre grosse aree con una
moneta unica come gli Stati
Uniti è caratterizzata da:
1) Una minore integrazione
del mercato del lavoro
2) La mancanza di
trasferimenti fiscali verso
Stati in difficoltà
Quindi se un Paese è in crisi i
lavoratori disoccupati fanno
fatica a spostarsi a lavorare in
altri Paesi.
Inoltre manca la possibilità di
avere uno stimolo fiscale
attraverso un budget
comunitario.
Migliorare questi aspetti
renderebbe molto piu facile
uscire da una crisi pur stando
nell’Euro.
28
Costi dell’Euro (3): vincoli fiscali sempre più
stringenti
Regole come il fiscal compact
impongono all’Italia di avere un
deficit strutturale (ossia il deficit
fiscale che ci sarebbe se ci
fosse piena occupazione) non
sopra lo 0.5% del PIL.
Questo limita eccessivamente
la possibilità di politiche
economiche espansive che
possono essere necessarie per
uscire da una recessione.
29
Per riassumere
L’Euro presenta benefici, ma anche costi.
Riteniamo che al momento i benefici superino i costi e che
convenga all’Italia stare nell’Euro; tuttavia non è detto che
questo sia valido per sempre.
Con il protrarsi della crisi ed in mancanza di meccanismi che
consentano ed aiutino un Paese a superare uno shock negativo,
c’è il rischio che in futuro possa diventare più vantaggioso uscire
dall’Euro; non adesso però.
30
Politiche economiche senza euro: tra miti e
realtà
31
Politica monetaria e cambiaria
Se non ci sono restrizioni sui
flussi di capitali, è
tecnicamente impossibile per
un Paese controllare allo
stesso tempo sia il tasso di
cambio che la politica
monearia.
Questo è il cossiddetto
"trilemma" dell’economia
internazionale.
32
Autonomia
politica
monetaria
Autonomia
tasso di
cambio
Flussi
finanziari
liberi
Uscendo dall’euro saremmo piu autonomi?
Senza l’euro se volessimo
controllare sia la politica
monetaria che cambiaria
dovremmo impedire il libero
flusso dei capitali finanziari.
Per fare questo bisognerebbe
uscire dall’Unione Europea e
dal mercato unico europeo
dato che uno dei capisaldi è la
libera circolazione dei capitali.
Non è un’opzione desiderabile.
33
Sarebbe meglio essere come la Danimarca?
La Danimarca ha deciso di
mantenere il controllo del
tasso di cambio tenendo però
una parità fissa con l’euro.
Questo implica che la
Danimarca "importa" la
politica monetaria della BCE
senza avere voce in capitolo a
riguardo.
Il nostro vantaggio è che
possiamo influenzare la
politica monetaria dato che
sediamo nel consiglio
direttivo della BCE .
Il loro vantaggio è che
possono riaggiustare la parità
con l’euro se necessario (ma
non svalutare continuamente).
34
Sarebbe meglio essere come la Gran Bretagna?
La Gran Bretagna ha deciso di
mantenere il controllo della
politica monetaria, ma lascia
fluttuare il tasso di cambio.
Senza l’euro potremmo
adottare questa soluzione, ma
comunque non ci sarebbe la
possibilità di controllare il
tasso di cambio che è
l’obiettivo di chi propone di
uscire dall’euro.
35
Quello che si potrebbe davvero fare uscendo
dall’euro
• Uscendo dall’euro si potrebbe cambiare la parità del tasso di
cambio nominale. Non si potrebbe però adottare una
strategia di continue svalutazioni; porterebbe a forte
inflazione e maggiori tassi di interesse sul debito.
• Uscendo dall’euro avremmo più margini di autonomia per la
politica fiscale.
• Avremmo però meno autonomia di quello che chi vuole
uscire dall’euro generalmente pensa. I flussi di capitale sui
mercati finanziari sono una forza tale da limitare il raggio di
azione di politica economica.
36
Nel giudicare l’euro non dimentichiamoci le
sue origini
L’Euro è il prodotto di un
lungo processo di integrazione
che ha garantito all’Europa
uno dei periodi di pace più
duraturi della sua storia.
Oggi ridiamo all’idea di una
guerra tra Germania e Francia,
ma in passato è stata più la
regola che l’eccezione. Questa
è la magia dell’Unione
Europea.
37
Se hai apprezzato la presentazione,
inoltra il link ai tuoi amici e sostieni il nostro progetto!
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Grazie!
Si ringrazia Gianmarco Ottaviano (LSE) per i commenti ricevuti
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Euro: se stiamo assieme ci sarà un perché!

  • 1. Euro: se stiamo insieme ci sarà un perché! Fadi Hassan Data
  • 2. Di cosa parliamo: 1) Se L’Italia esce dall’euro, che succede? 2) Benefici e costi dell’euro 3) Politiche economiche senza euro 2
  • 3. Immaginiamo di uscire fuori dall’euro… Questo passo non potrebbe avvenire da un giorno all’altro, ma andrebbe discusso e programmato. Nel frattempo cosa accadrebbe? 3
  • 4. Ci sarebbe un periodo turbolento iniziale: fuga di risparmi La gente cercherebbe di portare i risparmi all’estero perché la nuova lira varrebbe meno dell’euro. Il governo potrebbe bloccare i conti corrente per evitare questa possibilità. 4
  • 5. Periodo turbolento iniziale (2): crollo dei mercati Ci sarebbe una forte vendita di azioni e titoli di obbligazione italiani. Questo farebbe crollare le borse ed il valore delle imprese italiane quotate… …ed aumenterebbero i costi di approvvigionamento di liquidità sui mercati sia per le aziende che per il governo. 5
  • 6. Periodo turbolento iniziale (3): dispute giudiziarie sui debiti Aumenterebbero le dispute giudiziarie perché debiti contratti in euro potrebbero dover essere convertiti in lire, creando molte controversie legali. 6
  • 7. Periodo turbolento iniziale (4): fuori dall’UE? C’è il rischio di dover uscire anche dall’Unione Europea e non solo dall’Euro perché i trattati non prevedono una procedura di uscita dalla moneta unica. Questo avrebbe un grosso impatto negativo su esportazioni ed importazioni e sulla libera circolazione delle persone. 7
  • 8. No Euro, sì party? Supponiamo che passi questo periodo turbolento iniziale. E’ vero che uscendo dall’Euro e svalutando la moneta aumenterebbero le esportazioni e l’economia tornerebbero a crescere? 8
  • 9. No Euro, sì party? Supponiamo che passi questo periodo turbolento iniziale. E’ vero che uscendo dall’Euro e svalutando la moneta aumenterebbero le esportazioni e l’economia tornerebbero a crescere? Non necessariamente. Ci potrebbe essere qualche vantaggio nel breve periodo, ma alla fine non cambierebbe la nostra situazione. 9
  • 10. Il film del 1992: • La lira svalutò del 30% • Le esportazioni non cambiarono di molto il loro corso • L’effetto più grosso fu una diminuzione delle importazioni; quello che compravamo all’estero divenne più caro • La crescita media del PIL aumentò appena sopra l’1% nei tre anni successivi per poi riabbassarsi 10Fonte dati:World Bank 0 50 100 150 200 250 300 350 400 Esportazioni ed Importazioni (mld €, prezzi costanti) Esportazioni Importazioni Svalutazione
  • 11. Perchè uscire dall’euro e svalutare non cambierebbe la nostra prospettiva di crescita di lungo periodo? • Perchè alla fine le esportazioni dipendono dal tasso di cambio reale e non quello nominale. • Perchè nei paesi sviluppati quello che determina la crescita di lungo periodo sono fattori più strutturali come la produttività e non il tasso di cambio. 11
  • 12. Tassi di cambio Tasso di cambio nominale E’ quello che tutti conosciamo, ad esempio 1000 Lire per comprare 1 Dollaro. Se nel 1970 ci vogliono 1000£ per 1$ e nel 1980 ci vogliono 2000£ per 1$ vuol dire che da un punto di vista nominale la lira si è svalutata Tiene conto del livello dei prezzi ed è dato dal potere di acquisto che la valuta possiede Tasso di cambio reale 12
  • 13. Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio Supponiamo che nel 1970: • il cambio nominale è 1000£ per 1$ • 1 Kg di pasta in Italia costa 1000£ • 1 Kg di pasta negli Stati Uniti costa 1$ Con 1$ un cittadino americano può comprare sia 1Kg di pasta americana che italiana 13
  • 14. Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio Supponiamo che nel 1970: • il cambio nominale è 1000£ per 1$ • 1 Kg di pasta in Italia costa 1000£ • 1 Kg di pasta negli Stati Uniti costa 1$ Con 1$ un cittadino americano può comprare sia 1Kg di pasta americana che italiana 14 Supponiamo che nel 1980: • il cambio nominale è 2000£ per 1$ (la lira si è svalutata) • 1 Kg di pasta in Italia costa 4000£ • 1 Kg di pasta negli Stati Uniti costa sempre 1$
  • 15. Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio Supponiamo che nel 1970: • il cambio nominale è 1000£ per 1$ • 1 Kg di pasta in Italia costa 1000£ • 1 Kg di pasta negli Stati Uniti costa 1$ Con 1$ un cittadino americano può comprare sia 1Kg di pasta americana che italiana 15 Supponiamo che nel 1980: • il cambio nominale è 2000£ per 1$ (la lira si è svalutata) • 1 Kg di pasta in Italia costa 4000£ • 1 Kg di pasta negli Stati Uniti costa sempre 1$ Con 1$ un cittadino americano ora può comprare 1Kg di pasta americana, ma solo 0.5Kg di pasta italiana
  • 16. Cosa è successo nel nostro esempio? Il tasso di cambio nominale si è svalutato ma la pasta italiana è diventata meno competitiva a causa dell’andamento dei prezzi; abbiamo avuto un rivalutazione del tasso di cambio reale. Svalutare la moneta non garantisce quindi maggiore competitività. Ricordiamoci poi che il successo delle esportazioni dipende non solo dai costi, ma anche dalla qualità dei prodotti offerti e dalla capacità di distribuire i mercati internazionali. 16
  • 17. Non solo un esempio teorico 17Fonte dati: Bank of International Settlements Nel grafico vediamo che negli anni ’70 ed ‘80 il tasso di cambio nominale si svalutò moltissimo, ma il tasso di cambio reale prima scese, ma dalla seconda metà degli anni ’70 continuò a rivalutarsi… 0 50 100 150 200 250 300 350 400 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 Cambio nominale effettivo Cambio reale effettivo Apprezzamento reale
  • 18. Produttività: un ruolo fondamentale La produttività influenza prezzi e tasso di cambio reale ed è uno dei motori chiave per la crescita di lungo periodo. Nel grafico vediamo che in Italia dal 1995 la crescita della produttività dell’industria si ferma. Questo avviene ben prima dell’Euro ed è una delle ragioni principali del declino italiano. 18Fonte dati: EU-Klems 60.0 70.0 80.0 90.0 100.0 110.0 120.0 19801982198419861988199019921994199619982000200220042006 Produttività totale dei fattori, industria (2005=100) Italia Francia Germania Crollo produttività
  • 19. 80 85 90 95 100 105 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 Reddito Italia in % della media Eurozona (EZ 12 = 100) Ventennio perduto Vediamo che che il nostro reddito per-capita rispetto alla media dell’eurozona diminuisce stabilmente proprio dal ’95. La crisi attuale è l’espressione di un lento declino iniziato con la Seconda Repubblica. Le radici di tutto questo sono disparate, ma non direttamente imputabili all’Euro che è arrivato dopo. 19Fonte dati:World Bank Inizio di un declino continuo
  • 20. Per riassumere • Uscire dall’euro e svalutare farebbe diminuire le importazioni • Non farebbe per forza aumentare le esportazioni nel medio e lungo periodo, ma potrebbe avere dei vantaggi nel breve periodo • Una strategia di crescita di lungo periodo basata sulla svalutazione del cambio nominale non reggerebbe • La causa della nostra crisi non è dovuta all’euro, ma ad elementi strutturali come il declino della produttività iniziata prima dell’euro 20
  • 21. Benefici e costi dell’euro 21
  • 22. Benefici dell’euro: meno spesa sul debito Grazie all’euro il costo del debito pubblico è fortemente diminuito perchè i mercati ci chiedono tassi di interesse più bassi perchè non c’è più il rischio di svalutazione. Per un Paese con un debito alto come il nostro ha significato un risparmio di centinaia di miliardi di euro negli ultimi 15 anni. Uscire dall’euro ed iniziare a svalutare farebbe impennare il costo del debito pubblico. 22Fonte dati: IMF 0 5 10 15 20 25 Tasso di interesse su titoli di stato di durata a 10 anni Italia Germania Ingresso Euro
  • 23. Benefici dell’euro (2): meno inflazione Ancorando la nostra politica monetaria e cambiaria alla Banca Centrale Europea siamo riusciti ad ottenere un’inflazione più bassa rispetto agli anni pre-Euro e quindi abbiamo contenuto meglio l’aumento dei prezzi. 23Fonte dati:World Bank 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 Tasso d'inflazione, media annuale Periodo pre-Euro (1987-99) Periodo post-Euro (1999-2012)
  • 24. Benefici dell’euro (3): più facile commerciare Con l’Euro la probabilità di esportare per un’azienda italiana è aumentata del 2% circa. La moneta unica stabilizza le fluttuazioni del tasso di cambio e riduce i costi legati al cambio di valuta favorendo una maggiore integrazione dei mercati europei e promuovendo l’export. 24Fonte dati: Baldwin et al. (2008) Rapporto Commissione Europea
  • 25. Benefici dell’euro (4): più forti a shock globali Essere parte dell’Euro ed avere una Banca Centrale Europea forte ci protegge meglio da shock che colpiscono un po’ tutti gli stati membri come l’11 Settembre o la crisi finanziaria. Una risposta collettiva a questi shock è più efficace; ora è più difficile essere oggetto di fuga di capitali, speculatori o crisi bancarie. 25
  • 26. Costi dell’Euro: meno flessibilità per shock che colpisono solo l’Italia Non avendo il controllo della politica monetaria e cambiaria ed avendo dei vincoli anche sulla politica fiscale abbiamo minori strumenti per politiche macroeconomiche specie in risposta a shock specifici che colpiscono l’Italia. 26
  • 27. Costi dell’Euro (2): mancanza di meccanismi riequilibratori L’area dell’Euro rispetto ad altre grosse aree con una moneta unica come gli Stati Uniti è caratterizzata da: 1) Una minore integrazione del mercato del lavoro 2) La mancanza di trasferimenti fiscali verso Stati in difficoltà 27
  • 28. Costi dell’Euro (2): mancanza di meccanismi riequilibratori L’area dell’Euro rispetto ad altre grosse aree con una moneta unica come gli Stati Uniti è caratterizzata da: 1) Una minore integrazione del mercato del lavoro 2) La mancanza di trasferimenti fiscali verso Stati in difficoltà Quindi se un Paese è in crisi i lavoratori disoccupati fanno fatica a spostarsi a lavorare in altri Paesi. Inoltre manca la possibilità di avere uno stimolo fiscale attraverso un budget comunitario. Migliorare questi aspetti renderebbe molto piu facile uscire da una crisi pur stando nell’Euro. 28
  • 29. Costi dell’Euro (3): vincoli fiscali sempre più stringenti Regole come il fiscal compact impongono all’Italia di avere un deficit strutturale (ossia il deficit fiscale che ci sarebbe se ci fosse piena occupazione) non sopra lo 0.5% del PIL. Questo limita eccessivamente la possibilità di politiche economiche espansive che possono essere necessarie per uscire da una recessione. 29
  • 30. Per riassumere L’Euro presenta benefici, ma anche costi. Riteniamo che al momento i benefici superino i costi e che convenga all’Italia stare nell’Euro; tuttavia non è detto che questo sia valido per sempre. Con il protrarsi della crisi ed in mancanza di meccanismi che consentano ed aiutino un Paese a superare uno shock negativo, c’è il rischio che in futuro possa diventare più vantaggioso uscire dall’Euro; non adesso però. 30
  • 31. Politiche economiche senza euro: tra miti e realtà 31
  • 32. Politica monetaria e cambiaria Se non ci sono restrizioni sui flussi di capitali, è tecnicamente impossibile per un Paese controllare allo stesso tempo sia il tasso di cambio che la politica monearia. Questo è il cossiddetto "trilemma" dell’economia internazionale. 32 Autonomia politica monetaria Autonomia tasso di cambio Flussi finanziari liberi
  • 33. Uscendo dall’euro saremmo piu autonomi? Senza l’euro se volessimo controllare sia la politica monetaria che cambiaria dovremmo impedire il libero flusso dei capitali finanziari. Per fare questo bisognerebbe uscire dall’Unione Europea e dal mercato unico europeo dato che uno dei capisaldi è la libera circolazione dei capitali. Non è un’opzione desiderabile. 33
  • 34. Sarebbe meglio essere come la Danimarca? La Danimarca ha deciso di mantenere il controllo del tasso di cambio tenendo però una parità fissa con l’euro. Questo implica che la Danimarca "importa" la politica monetaria della BCE senza avere voce in capitolo a riguardo. Il nostro vantaggio è che possiamo influenzare la politica monetaria dato che sediamo nel consiglio direttivo della BCE . Il loro vantaggio è che possono riaggiustare la parità con l’euro se necessario (ma non svalutare continuamente). 34
  • 35. Sarebbe meglio essere come la Gran Bretagna? La Gran Bretagna ha deciso di mantenere il controllo della politica monetaria, ma lascia fluttuare il tasso di cambio. Senza l’euro potremmo adottare questa soluzione, ma comunque non ci sarebbe la possibilità di controllare il tasso di cambio che è l’obiettivo di chi propone di uscire dall’euro. 35
  • 36. Quello che si potrebbe davvero fare uscendo dall’euro • Uscendo dall’euro si potrebbe cambiare la parità del tasso di cambio nominale. Non si potrebbe però adottare una strategia di continue svalutazioni; porterebbe a forte inflazione e maggiori tassi di interesse sul debito. • Uscendo dall’euro avremmo più margini di autonomia per la politica fiscale. • Avremmo però meno autonomia di quello che chi vuole uscire dall’euro generalmente pensa. I flussi di capitale sui mercati finanziari sono una forza tale da limitare il raggio di azione di politica economica. 36
  • 37. Nel giudicare l’euro non dimentichiamoci le sue origini L’Euro è il prodotto di un lungo processo di integrazione che ha garantito all’Europa uno dei periodi di pace più duraturi della sua storia. Oggi ridiamo all’idea di una guerra tra Germania e Francia, ma in passato è stata più la regola che l’eccezione. Questa è la magia dell’Unione Europea. 37
  • 38. Se hai apprezzato la presentazione, inoltra il link ai tuoi amici e sostieni il nostro progetto! Contatti: quattrogatti@quattrogatti.info | @_quattrogatti | facebook.com/quattrogatti.info Grazie! Si ringrazia Gianmarco Ottaviano (LSE) per i commenti ricevuti Per contattare l’autore: fadi.hassan@quattrogatti.info