1. inquietamente
16 maggio 2009
Finale Ligure Borgo SV
Tavola rotonda
Buon lavoro? Trattare le persone
come le macchine utensili
Ridare valore al lavoro
Anna Giacobbe, Dirigente Sindacale
2. Tavola Rotonda “Buon Lavoro”
partecipano
Franco Bochicchio, Direttore Operations Azimut
Benetti
Alessandro Dallapè, Direttore di Stabilimento
Anna Giacobbe, segretaria generale regionale
dello SPI-CGIL Liguria,
interviene Luciano Pasquale, Direttore Unione
Industriali della Provincia di Savona;
conclude Domenico De Masi, professore ordinario di
Sociologia del Lavoro, Università di Roma - La
Sapienza;
coordina Claudio G. Casati del Circolo degli Inquieti.
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3. Ridare valore al lavoro
Il lavoro ha subito un processo di svalutazione
Nel Lavoro si sono prodotti mutamenti
significativi
Innovazione & Lavoro
Il Buon Lavoro è possibile solo in una “Buona
Economia” …
Questa provocazione è utile perché …
In che cosa non è convincente, anzi un po’
inquietante …
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5. Il lavoro ha subito un processo
di svalutazione
Per molto tempo il valore sociale del lavoro e di chi
lavora non è stato considerato centrale
La crisi finanziaria, le sue ragioni e conseguenze,
drammatiche proprio per il lavoro, mettono in luce
quanto sia sbagliata l’idea del “denaro che fa denaro”,
e ripropongono la necessità di dare valore alla
“faticosa” produzione della ricchezza attraverso il
lavoro, manuale e intellettuale, per usare un vecchio
schema
La svalutazione del lavoro è stata usata come
strumento politico per ridurre la funzione sociale di chi
lavora, dei singoli, e soprattutto del lavoro e dei
lavoratori come soggetto collettivo
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6. Nel Lavoro si sono prodotti
mutamenti significativi
Innovazione e globalizzazione hanno messo
in discussione le nozioni stesse di tempo e di
spazio;
questi mutamenti hanno spiazzato identità,
valori, pratiche di rappresentanza consolidate
questo ha portato anche ad una crisi della
rappresentanza del lavoro, sia sul piano
politico che su quello propriamente sindacale;
si tratta di un tema non risolto, che riguarda
direttamente il sindacalismo confederale in
Italia
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7. Innovazione & Lavoro
L’innovazione dovrebbe e potrebbe essere
(ma così non è stato, nella stragrande
maggioranza dei casi) lo strumento per
liberare il lavoro dalla fatica e dal pericolo
Il problema è non lo strumento , ma le finalità,
i valori di riferimento, le coordinate che
regolano le scelte politiche ed imprenditoriali,
le regole della contrattazione tra le parti.
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8. Perché si possa parlare seriamente di BUON
LAVORO occorre ridare valore al lavoro in sé,
non solo a quello di qualità, anche al lavoro
come fatica, al lavoro povero, sempre più
diffuso, (oggi sotto la soglia di povertà stanno
anche tanti lavoratori, mentre nel passato la
povertà è stata sempre assimilata, in Italia,
all’assenza di lavoro). Occorre, dunque,
ricordarsi che
“l’Italia è una Repubblica democratica
fondata sul lavoro”
e trarne le conseguenze.
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9. Il primo articolo della
Costituzione …
… riconosce il ruolo del lavoro, dei lavoratori e
delle lavoratrici, non solo come singoli, ma
come parte collettivamente consapevole della
società italiana.
Ci sono stati intellettuali, imprenditori,
professionisti, sacerdoti che hanno dato
contributi straordinari alla liberazione e alla
nascita della democrazia, ma l’unica forza
collettiva che ha esercitato una funzione
nazionale e politicamente decisiva è stato il
lavoro con la sua rappresentanza sindacale e
politica.
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10. Il primo articolo della
Costituzione …
L’azione di difesa dei macchinari dalla
distruzione da parte dell’esercito nazista in
fuga è in qualche modo la “base materiale”
del riconoscimento del valore del lavoro nella
Costituzione.
Ma solo le lotte sindacali di fine anni
Sessanta/ anni Settanta hanno fatto sì che
quel principio costituzionale iniziasse ad
avere un effetto reale.
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11. Il Buon Lavoro è possibile solo
in una “Buona Economia” …
Non è sufficiente la scelta etica della singola
impresa, che pure costituisce un elemento
importante.
Il buon lavoro ha bisogno di regole, anche di
vincoli per le imprese
La competizione basata sulla pura
compressione dei costi non consente alle
imprese di dare valore al lavoro, perché
spinge a comprimere costi e diritti del lavoro.
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12. Il Buon Lavoro è possibile solo
in una “Buona Economia” …
Solo una competizione basata sulla crescita
della qualità dei prodotti, del sistema di servizi
alle imprese comporta come “necessità”
anche la valorizzazione del lavoro, la “cura”
del lavoro come risorsa.
Se l’impresa può migliorare i propri risultati
economici aumentando lo sfruttamento del
lavoro, in scarsità di regole e strumenti di
tutela collettiva, sarà meno incentivata a
ricercare nell’innovazione l’incremento di
produttività e nella qualità dei suoi prodotti e
servizi il motivo di successo della sua attività.
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13. La discussione sulla crisi deve
essere indirizzata non al “toto-fine
crisi”, ma alla comprensione della
cause, all’intervento urgente sulle
conseguenze più dirette, alla
progettazione di un modello
economico che non riproponga i
limiti e le storture di quello che è
andato in crisi.
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14. Un nuovo modello economico
Le risorse naturali ed umane non sono
elementi da “consumare” per produrre profitto
L’investimento su istruzione, formazione e
ricerca deve diventare centrale sia nelle
politiche pubbliche sia nelle scelte d’impresa
Va dato valore alla rappresentanza collettiva
del lavoro e dell’impresa affinché esse
possano essere parte essenziale della
democrazia sostanziale e attori del negoziato.
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15. Un nuovo modello economico
Il negoziato non esaurisce il terreno della
definizione delle regole, una parte del quale
spetta alla legislazione, ma è essenziale per
usare le regole in modo finalizzato alla gestione
dei processi ed all’avanzamento della stessa
funzione della legge
Va considerato come fatto rilevante l’aumento
delle aspettative di vita e la società deve
progettarsi in modo da essere una “società
nella quale si vive più a lungo, e una società
per tutte le età” , e non “una società che
invecchia”.
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16. “L’obiettivo da perseguire è trattare le
persone come macchine utensili”,
cioè “avere per le persone almeno la
stessa attenzione che , nelle imprese,
viene dedicata alle macchine e agli
impianti”.
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17. Questa provocazione è utile
perché …
descrive una realtà nella quale “non è almeno
così”
sostiene l’idea di aggiornamento e
manutenzione delle competenze, come
strumento per tenere il lavoratore dentro il
lavoro e il lavoro dentro l’impresa, anche
quando ci sono trasformazioni nella
produzione o momenti di crisi
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18. Questa provocazione è utile
perché …
contrasta il principio della “rottamazione”,
azione praticata per risolvere i problemi di
continuità produttiva delle imprese. I pre-
pensionamenti sono stati un ammortizzatore
sociale che, nelle grandi ristrutturazioni, ha
evitato drammi sociali di grandi proporzioni,
ma ha bruciato competenze professionali,
capacità lavorative, esperienze
indica la formazione come elemento
essenziale della vita lavorativa, dall’accesso
al lavoro, alla gestione delle crisi e delle
trasformazioni produttive
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19. In che cosa non è convincente,
anzi un po’ inquietante …
per le persone esiste un rapporto tra
vita lavorativa e resto della propria vita
che condiziona il rapporto con il lavoro;
le persone esercitano la propria libertà
nel lavoro; quando non accade si apre
un problema rilevante
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20. In che cosa non è convincente,
anzi un po’ inquietante …
i lavoratori e la lavoratrici non sono solo
“singoli” di cui l’azienda si occupa e magari “si
cura”.
Perché il lavoro assuma la sua parte di
responsabilità nella costruzione dei risultati
(non solo aziendali, ma di sistema), non può
che essere soggetto collettivo, riconosciuto
come tale.
Le forme di rappresentanza vanno anch’esse
riconsiderate, discusse, ma sono essenziali
perché il lavoro eserciti la propria funzione e
responsabilità.
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