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REVIEW
         AVRIL
         THAT HORSE MUST BE STARVING
         F Com / Family Affair

         Muoversi dalla nicchia verso il mainstream, e vedere un
         po’ che succede: questa è una delle avventure più sti-
         molanti che la musica elettronica può concedersi oggi.
         Forse non la più affascinante a livello artistico, ma sa-
         persi confrontare con gli (eterni?) stilemi del pop, della
         forma canzone, è un tentativo che merita attenzione e,
         ma sì, incoraggiamento: per vedere cosa può saltare fuo-
         ri… L’esempio migliore resta Bristol, coi Portishead e al-
         cune cose dei Massive Attack, così come i lavori di Bjork
         e dei Lamb, esempi splendidi di come un’attitudine stret-       che affidate ad archi, sonorità da musica elettronica di
         tamente elettronica può rinnovare il linguaggio del pop.        piglio e asprezze piuttosto sperimentali (usate però con
         Stiamo comunque parlando di artisti fantastici che han-         una cura, qualità e pulizia che ricorda le produzioni più
         no sfornato dischi che sono delle autentiche pietre milia-      mainstream). Il pop del nuovo millennio? Probabile. An-
         ri; ma col passare del tempo, non sarebbe male che ve-          che perché, coerentemente con la routine da
         nisse a formarsi con una certa continuità uno standard          postmodernità, non mancano i richiami tremendamente
         medio-alto, una serie piuttosto continua di uscite che,         anni ’80 (la new wave di “Like Everybody Else”) o anni
         pur non essendo capolavori, presentino un approccio in-         ’70 (lo sci-fi di “Arlanda Epilogue”). Un album di canzo-
         teressante e uno svolgimento di qualità mettendo insie-         ni: non ancora bellissime dal punto di vista compositivo,
         me architetture pop e patrimonio elettronico.                   ma quando migliorerà anche questo aspetto le uscite di
         In questa direzione sta già da un po’ lavorarando la Fran-      Avril saranno pericolosamente vicino al termine “capola-
         cia: in maniera furba con produzioni house alla Modjo et        voro”, per ora ci si accontenta di un apprezzabile “beh,
         similia, in maniera stilizzata e ieratica con gli Air, in ma-   un buon disco”. Un album di canzoni: ma per ora, atten-
         niera interessante con alcune uscite F Comm. “That Horse        zione, il pezzo migliore del cd resta il remake della stori-
         Must Be Starving” di Avril, nuovo cd in uscita per l’eti-       ca “French Kiss” del buon Lil’ Louie, inno dell’acid house
         chetta di Laurent Garnier, è proprio un esempio perfetto        pionieristica. Nessuna struttura da forma-canzone, niente
         di una forma-canzone che sia sincronizzata con le               strofe e ritornelli, solo flussi di suoni e energia che se-
         digitalizzazioni da nuovo millennio. Pezzi come “Global         guono un andamento a spirale (e Avril regala a tutto ciò
         Headphones” o “The Date” mettono insieme struttura              nuovo splendore). Troppo complicato e mistico per esse-
         compositiva da pop song, una voce che ricorda mooolto           re pop. Ma tremendamente bello, per chi lo sa apprezza-
         da vicino Thom Yorke dei Radiohead, aperture melodi-            re.




   40                                                   Damir Ivic            press agency
   40
BOARDS OF CANADA
      La nostalgia dell’infanzia ai confini del mondo
      Tra il Canada e la Scozia, alle estremità settentrionali del nostro emisfero
      l’elegia pastorale dei Boards cattura lo spirito nostalgico
      di una generazione.




                            “Le frontiere politiche sono una specie di follia…” Bruce Chatwin

      La quiete, la serenità, la pace estatica, la solitudine. Una     ghiotti. Le poche fotografie disponibili li mostrano ostag-
      natura scontrosa e tiranna, sullo sfondo le colline scoz-        gi delle leggi segrete della natura, immersi in orizzonti
      zesi, tutte le gradazioni del verde possibili, lo spazio, le     fuggevoli di terre incòlte, tra foglie morte, mulini a vento
      immense distese disabitate dall’uomo. Lontane le luci            in pietra, nubi smarrite, venti solitari e superbi. La co-
      delle città, i confini del mondo sono i confini dell’anima.      pertina del loro album di debutto “Music has the right to
      Sono queste le immagini o gli stati d’animo che suggeri-         children” li vede ritratti in una cornice metarurale anni
      scono le immacolate composizioni elettroniche dei Boards         settanta - le fogge alla zuava dei pantaloni delle madri
      of Canada. L’elegia pastorale, da uomini abituati a domi-        non lascia dubbi - con i propri volti su cui è cesellato il
      nare l’intorpidimento dell’anima grazie alle dure condi-         vuoto metafisico, i lineamenti cancellati arresi alle pro-
      zioni climatiche, segnala anche una profonda e differen-         prie ombre... visi senza bordi: con i Boards of Canada è
      te attitudine alla vita. Alla coppia scozzese, l’immobili-       sempre una faccenda di confini, contorni, uno sfaldarsi
      smo dell’esistenza urbana non interessa. La loro scelta,         di linee e di tempi. Il tema dell’infanzia e della natura,
      di vivere in una comune sulle colline scozzesi, a nord di        ricorrenti nella loro estetica, riemergono con l’ultimo Ep
      ogni dove, senza nemmeno segnalare a chiunque il pro-            “In a beautiful place out in the country”. L’ ep ripropone
      prio indirizzo e recapito telefonico o elettronico, è radi-      in copertina riquadri con disegni di fanciulli, cortecce d’al-
      cale e irrinunciabile. A nulla valgono gli intorti orditi dai    beri, uccelli, orizzonti. Torna per intero il mondo rurale e
      media specializzati. Alla propria geografia personale i          fatato dei Boards of Canada, che magicamente esalta il
      Boards of Canada sono molto legati…..                            contesto della countryside e la fanciullezza come habitat
      Peraltro, di queste schive iconografie, i Boards ne sono         innocente dell’uomo…



14        Paolo Davoli                            Artwork CD / press agency
 14
                                                  + Letizia Rustichelli
I due scozzesi si ergono a volontari      permea invece le altre formazioni
                    aedi del twoism elettronico. Il           elettroniche. Da grimpeur di terre
                    twoism, che si potrebbe tradurre, fa-     alte quali sono, i Boards fanno gar-
                    ticosamente, in duismo, cela in re-       bata critica al mito della Modernità,
                    altà un forte tratto generazionale in-    la città: l’incanto loro è tutto ecolo-
                    glese. Dai Chemical ai Leftfield, dai     gico, ma di una ecologia non torva-
                    Fsol ai Two Lone Swordsmen, la cop-       mente anti-storica e back to the
                    pia di produttori elettronici sembra      roots, ma filtrata dal realismo ma-
                    la formula vin-                                              gico dell’ambiente
                    cente per la cre-                                            scozzese. Un altro
                    atività digitale.                                            profondo tratto di-
                    D’altra parte                                                stintivo è il richiamo
                    sono tempi que-                                              all’infanzia. A diffe-
                    sti di unità leg-                                            renza di tutti gli altri
                    gere, minimali:                                              elektro boys che pri-
                    due è il numero                                              vilegiano la stagione
                    ultimo prima del                                             ardita e fuggevole
                    precipitare nel-                                             della giovinezza, i
                    l’individualismo.                                            Boards esaltano la
                    Due è l’equilibrio                                           divinità fanciullesca
                    perfetto tra l’ego                                           dell’uomo. Il fanciul-
                    di uno e il                                                  lo, eterno Dioniso,
                    protagonismo                                                 regna puro in un
                    dei molti. Le fecondità si moltiplica-    mondo incorrotto, dove tutti i godi-
                    no sempre all’interno di nuclei twoist,   menti sono morbidi, il mondo è sen-
                    quasi avesse ragione il geniale           za angoli e il rapporto con la natura
                    Pitagora, con la sua teoria sull’ar-      è perfetto e immanente. Musical-
                    monia celeste…                            mente questo viene tradotto in
                    I Boards of Canada, pur nella loro        campionamenti di voci infantili o
                    totale originalità, appartengono a un     morbidamente lunari, sempre
                    albero discreto, mai evanescente,         ovattate, sognanti. Il clima evoca-
                    dell’elettronica contemporanea i cui      to, come negli splendidi cento se-
                    rami si chiamano Autechre, Plaid,         condi di “The color of the fire”, ci pre-
                    Bola, Mira Calix. Oltre alla propria      cipita in un favoloso mondo delle
                    etichetta, la Skam, e il proprio di-      meraviglie. Le severe melodie dei
                    stributore, la Warp di Sheffield, la      Boards of Canada ingentilite dai sot-
                    coppia scozzese può vantare altre         tili campionamenti di crepitii di fuo-
                    emotive alleanze in etichette come        chi, di pecore vegliarde, di sbatter
                    Too Pure e Rephlex, dove l’elettro-       d’ali frugali, di minestre di farfalle,
                    nica angolare e fuori dalle traietto-     di volatili gaudenti e stridenti, di
                    rie dell’edonismo imperante, è sem-       bambini festanti, favoleggia di un
                    pre ben coltivata. Per non dimenti-       mondo a misura della coppia scoz-
                    care poi oltremanica, nelle fonderie      zese, primordiale ed emozionante
  I Boards of       continentali del nuovo suono, collet-     allo stesso tempo.
                    tivi piuma e microunità dal nome di       Della parca bellezza, dell’austera
 Canada, pur        To Rococo Rot, Mouse on Mars, Pole        cadenza dei suoni di Boards of Ca-
                    e via luneggiando. Altri ancora sono      nada un po’ tutta la critica mondiale
nella loro totale   appesi alle lande scandinave e già i      ha detto un gran bene. Giusto per
                    nomi dicono tutto: Biosphere,             sbrogliar la matassa da ingombri inu-
  originalità,      Vladislav Delay, Electronique Noir. La    tili va sottolineato che la coppia scoz-
                    creta pastosa dell’elettronica più        zese nulla ha da spartire con
appartengono a      emotiva in essere sembra calamitata       ambientalismi enyani oppure con fi-
  un albero         dalle brume del Nord Europa, terra        losofie californiane in stile new age.
                    irritabile, oziosa e poco avvezza alla    Il loro percorso è tutto dentro al
 discreto, mai      presenza dell’uomo…                       rizoma della migliore elettronica eu-
                    I Boards of Canada sono differenti.       ropea. Delle loro trasparenti melo-
 evanescente,       Dal folto manto di auctores               die metafisiche, profonde e strug-
                    sopracitati è la limpida vocazione        genti, leggere e fluttuanti, rimarrà
dell’elettronica    agreste a emanciparli dal lotto: lon-     un ricordo indelebile nel tempo.
                    tanissimi quindi dal pathos urbano,       La molteplice discografia del grup-
contemporanea       dalla tensione metropolitana che          po, disseminata per tutti gli anni




                                                                                                            15
                                                                                                             15
Novanta in variegate forme - nastri, sin-                                                      matica ambientale dalle labili
      goli, ep, remix, albi in 50 copie - rende                                                      numerologie, intime stereometrie che
      impossibili da trovare tutti i singoli ed                                                      sono certificati d’esistenza: più che le
      ep su Skam e Musica 70 ante 1997 e                                                             serie del matematico Fibonacci, i
      pure il primo album BOC Maxima del                                                             suoni dei BOC richiamano la “diafana
      1996. Va sicuramente segnalata l’ope-                                                          fragilità” delle foglie pitagoriche del-
      ra, reperibilissima, di debutto su Skam/                                                       l’artista tedesco Beuys. Da moderni
      Warp, Music has the right to children,                                                         alchimisti, la coppia scozzese si aggi-
      capolavoro luminoso dell’elettronica pa-                                                       ra per le terre nere cercando scozzesi
      storale. Sempre datato 1998 le Peel                                                            caducei o mirando la rugiada mattu-
      Session con un inedito Happy Cycling e                                                         tina come sperma celeste: manca
      due brani rimescolati dall’album Music.                                                        poco e incocceranno nell’omphalos
      L’anno scorso, come preludio all’immi-                                                         aurale, l’ombelico che produce il suo-
      nente Geogaddi, esce il mini lp In a                                                           no armonico del mondo. Geogaddi è
      Beautiful Place Out In The Country, scri-     La regolarità matematica della natura,           colmo di abbaglianti e superbe
                                                    l’intuizione di fondo del Pitagorismo, nel       fumisterie elettroniche: racchiude,
      gno prezioso di quattro composizioni al
                                                    disegno di un artista moderno, J Beuys (1948)
      di là del tempo e dello spazio…                                                                come uno scrigno, il segreto della bel-
      Geogaddi, geografia esistenziale degli                                                         lezza… Dettagli della memoria, sogni
      spazi nostalgici, è la nuova opera dei Boards of Canada.                 trasfigurati, nature selvagge dell’io profondo, spaesamenti
      Geogaddi: richiami ad un inner cinema percettivo, allo                   interiori, ipertrofie dello spirito, elevazioni, blue cinema…
      spazio di appartenenza, al mondo capovolto e sbirciato                   Geogaddi è… ma perché citare i singoli brani? Sarebbe
      con movimenti lenti, attraverso un camminare che è pri-                  come descrivere gli spazi bianchi tra le parole. Oltre i
      ma di tutto dentro se stessi: è bandito l’avventurarsi al                confini della Scozia, fuori dalla loro corazza protettrice, i
      di fuori dei propri territori personali. Lo scavo è interio-             Boards of Canada sanno ancora convincere e commuo-
      re, lo spazio è ordinato in oniriche tessiture geometri-                 vere come altri non sanno più fare. Nel loro schermo
      che-impressioniste, il punto di vista sempre spoglio ed                  poetico si proietta la dimensione essenziale delle cose, e
      inconsueto. Geogaddi è il ritorno alla poesia dei corian-                oggi, questo fascio di luce è miracoloso.
      doli lunari, delle magiche finestre da cui si sente il cielo,
      oltre il radar dell’orizzonte.                                        Discografia:
                                                                            B.O.C. Maxima                   1996 – Music 70
      Questa volta il cannocchiale sonoro è puntato sui cristal-
                                                                            Music has the right to children 1998 – Skam/Warp
      li della natura, sulla purezza matematica delle forme am-             Geogaddi                        2002 – Warp
      bientali, sulle aurore di suoni dalla lenta fluvialità. Mate-         Peel Session (ep)               1998 - Skam/Warp
                                                                            In A Beautiful Place... (ep)    2000 - Skam/Warp




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REVIEW 7 x 7”                   by Peeddoo                  COMPILAS                 by Peeddoo
SHAKADELIC BEATS

                                                                                ONE FOR THE SUMMER
                                                                                “Heavyweight     Rib
                                                                                Ticklers”
                                                                                compiled by Mr Scruff
                                                                                (Unfold)

                                                                                Arriva l’estate e puntual-
                                                                                mente siamo invasi da
                                                                                caterve di compilation
                                                                                qualunquiste, con il meglio
                                              1                                 di quello ed il top di quel-
                                      Sixto Rodriguez                           l’altro. Mr. Scruff da
                                   “Sugarman” (13 Amp)                          Manchester ha però pensa-
                   Imperdibile 45 promozionale estratto dall’ultima immensa     to a noi, divoratori di novità che non si accontentano dei
                         compila di David Holmes… my summer hit!                “The Greatest Hits”. Lo scudiero della Ninja Tune si è tuffato
                                                                                nel suo archivio ed ha pescato il reggae più malato ed il dub
                                                                                più bastardo mai amalgamato in una sola raccolta: i Wailers
                                                                                senza il buon Bob, l’uomo del momento Bjorn Torske (la b-
                                                                                side del suo primo disco per Tellé), i Sons of Silence, noti
                                                                                per essere stati inclusi nella colonna sonora della rivisitazione
                                                                                cinematografica di Acid House di Welsh, e pure il Butch
                                                                                Cassidy Sound System… per la serie è la musica che conta,
                                                                                non i nomi coinvolti. Oltre alle ottime note di copertina di
                                                                                Treva Whateva, ciò che vi farà strippare saranno le istruzio-
                                                                                ni per costruire il proprio sound system di cartone. Solare e
                                                                                intelligente… l’esatto complemento alla recente raccolta di
                                               2                                Don Letts su Heavenly.
                                            J-Walk
                      “Tearaway / Heavens Above” (Pleasure Music)
                           Terzo singolo per i mitici da Manchester…            KEB DARGE
                             aspettiamo con trepidazione l’album!               “Live At The Pulp”

                                                                                Notevole selezione di scono-
                                                                                sciuto soul ed introvabile
                                                                                funk on 45s ad opera di Keb
                                                                                Darge, uno dei personaggi
                                                                                che ha fatto del collezioni-
                                                                                smo di vinile un arte (si
                                                                                vocifera che il suo arsenale
                                                                                sia composto da più di
                                                                                45000 pezzi), capace in pas-
                                                                                sato di sfidare Dj Shadow e
                                               3                                Kenny Dope Gonzalez nella compilazione di alcune delle mi-
                                             Annie                              gliori raccolte della BBE.
                               “I will get on” (Tellé Records)                  Registrato in uno dei templi del rare groove francese il 24
                   Nuovo singolo per Annie, che sorprende alla grande dopo      giugno dello scorso anno, riproduce fedelmente la vibe che
                       la “disco” di “The Greatest Hit”. Heavy Rotation.        un buon set di piccoli dischetti può offire, click compresi.

                                               4
                                           Bandulu
                            “Jahquarius / Detention” (Music Man)                UNKLESOUNDS
                   Dal loro nuovo album, grande lezione DUB dai maestri della   “Do Androids Dream Of
                                      techno. Bentornati.                       Electric Beats”

                                               5                                Ci troviamo di fronte ad un
                                         The Maytals                            esclusivo triplo CD promo-
                                   “54-46 was my number”                        zionale giapponese, tre parti
                                       (Trojan records)                         di un unico mixato origina-
                     Incendiaria reggae-party music. Imperdibile ristampa.      riamente partorito da James
                                                                                Lavelle per Radio Ape; con-
                                               6                                tiene inediti brani e remix di
                                           Afrotid                              Unkle e DJ Shadow (la ver-
                                     “Law of the Wild”                          sione originale del classico
                                      (WahWahMoose)                             Organ Donors) mixati con strambe rivisitazioni di Beatles e
                    Produzione norvegesi degli anni 70, quando i Royksopp e     Red Hot Chilli Peppers, più i soliti sospetti: Ian Brown,
                    Kings of Convenience erano giusto bambini… ora capisco      Chemical Brothers, Howie B, Layo & Bushwaka. La selezio-
                                            tutto!                              ne, veramente creativa e coinvolgente, dimostra ancora una
                                                                                volta il ricercato eclettismo di James Lavelle, come recente-
                                                7                               mente dimostrato nella prima vincente selezione per la se-
                              Snares Man “Breakbeat Malaria”                    rata Fabric Live.
                                    (History of the Future)                     Come sempre grande artwork e sofisticato packaging by Fu-
                           Qui si esplora un nuovo genere: Dancehall            tura.
                                          Polka Core!!!!

                                                                                                                                                    41
                                                                                                                                                     41
SUSSAN DEYHIM

   Sacerdotessa
      dei fiori
  e timido angelo
        della
  musica persiana



   “Vediamo che fu creato nel quarto
   cielo, il corpo fatto principalmente
di terra rossa, da cui proviene il nome
     di Adam , termine che in arabo,
ma anche in ebraico, significa rosso…”
      Jean Chardin – Voyages en Perse




                                    Paolo Davoli   Shirin Neshat,
                                                   Edizioni Charta, Milano 2002           99
                                                   per gentile concessione dell’editore
Che beatitudine poter parlare di quell’estrema folgore             Madman of God, una raccolta di poesie mistico-eretiche
      che è la figura femminile di Sussan Deyhim. Danzatrice             e di canzoni d’amore divino scritte dagli antichi Maestri
      dionisiaca, cantante intensa e regale, performer spiritata         Sufi persiani, i “pazzi di Dio”, ribattezzate dalla stessa
      e tenebrosa. I suoi occhi immensi e pungenti ricordano             Sussan come le “torch songs” della musica classica
      quelli di Qurratu ‘l’Ain, poetessa persiana strangolata da         persiana. Ora esce Shy Angels, la versione remix
      notturni assassini; i suoi lunghi capelli corvini, ora raccolti    dell’album ad opera del bass killah Bill Laswell. Che
      come usava la regina assira Semiramide, ora sciolti e              beatitudine poter parlare della gioiosa follia musicale degli
      ricciuti come un’onda parlante, sono quelli delle donne            Angeli Timidi…
      che abitano i paesi adamitici e caucasici. Il viso, duro e
      pungente come un chiodo di ferro, ricorda una Diamanda             “L’astratto deve essere sensualizzato e il sensibile deve
      Galas ancor più orientale e petrosa. Il portamento è               divenire astratto” (Novalis – Werke)
      verticale e indomabile come le querce secolari di Persia
      e i movimenti , gli accenni, i passi di danza sono quelli          Shy Angels è un’inebriante viaggio onirico di oltre 45
      mistici dei dervisci levantini oppure dei “sonnambuli              minuti con il basso di Bill Laswell che “corre per il mondo
      dell’accademia degli spiritati”. Ogni concerto di Sussan           come un rasoio aperto” (Buchner) e intaglia dub perlati
      Deyhim è un evento che s’imprime a fuoco nella nostra              dalla voce austera e febbrile di Sussan Deyhim; sitar e
      memoria, così poco avvezza alle altitudini del “profondo           violini fluttuano sotto vento, i ritmi si dilettano in folate
      sentire”. Il suo gruppo poi, è un crocicchio di persiani,          drum and bass o in pressioni dub che triterebbero massi.
      indiani, armeni, newyorchesi ebraici; nomadi diasporici,           L’incedere è maestoso, a volte nervoso, a volte al limite
      rifugiati politici, musicisti esistenzialisti, profeti del suono   dello “specchio mesmerizzante”: ci sono pure accenni di
      che scendono dagli altopiani mediorientali. Suonano                mistic-jazz con tastiere liquide e passaggi bisbiglianti
      valigie di ferro e pelle, violini della steppa, tamburi            come nella monumentale Bade Saba, a cui auguriamo
      ottomani, tablas del Gujarat, zarb e setar caspici: li             la stessa durata dei poemi Sufi di Nezami e Rumi, creati
      mischiano con elettroniche amare e coraggiose, grooves             nell’XI e XV secolo. I bassi, fondamento e sfondamento
      nobili ed errabondi, smaltati con gli echi e i ritorni del         dell’audio-scenario di Bade Saba, si aggrovigliano titanici
      dub spirituale. Il primo album di Sussan Deyhim è                  e obliqui sui riddim persiani.


 10
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La voce vibrante di Sussan gorgheggia e braveggia,            “Siediti, Gul mullah!”
straordinaria sacerdotessa della passione.                    Una nera bevanda bollente mi spruzzò in viso.
Una voce, la sua, che trascende in modo stupefacente la
                                                              “Vuoi acqua nera?” – mi guardò Alì Mohammad,
paradisiaca materia sonora impastata dallo sciamano
                                                              si mise a ridere:
newyorchese Laswell, coadiuvato, tra imille Re Magi del
                                                              “Io so chi sei”
suono visionario qui presenti, dall’Ustad Zakir Hussain
e Karsh Kale alle tablas, Richard Horowitz agli archi, e da   “Chi sono?”
Reza Derakhshani, musicista culto della tradizione            “Un Gul mullah” – “Un sacerdote dei fiori?”
classica iraniana.                                            “Sì-sì-sì”
Shy Angels propone un paesaggio acustico che aspira           Ride, rema.
all’elevazione, alla seduzione della passione, all’eresia     Corriamo in un golfo di specchio
Sufi vista come arte sacra. Ed è qui che Shy Angels           accanto ad una nube di cordami e di mostri di ferro
assume l’orda tempestosa della visione superiore: mai         arabescati…
opera è stata, forse, più profonda e poetica del dub
persiano in cui la coppia Laswell-Deyhim ha sciolto           (Velimir Chlebnikov - La tromba del Gul mullah)
arcobaleni sfavillanti nei colori del suono.
Bisogna esser disponibili a “perdersi” per afferrare la
“potenza” di brani come The Wind of Saba, Inextrica-          DISCOGRAFIA CONSIGLIATA
ble, Wine Cave, Savage Bird… Gli angeli timidi di NY
                                                              Sussan Deyhim & Richard Horowitz
e Teheran ci sprofondano in un’aura perfetta e profonda,
                                                              Desert Equations – MTM Crammed 1988
che è frammento di amore e devozione, vino e lacrime,
ebbrezza e sacralità, poesia e profezia.                      Sussan Deyhim
Un delirio insostenibile, sensuale e spirituale allo stesso   Madman of God – Crammed 2000
tempo, mistico e sovversivo in egual misura… Con Shy          Sussan Deyhim & Bill Laswell
Angels l’ascolto diventa “esperienza” pura,                   Shy Angels – Crammed 2002
indimenticabile…


                                                                                                                     11
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Shirin Neshat nasce a Qazvin, In Iran, nel 1957. Lascia il suo
                                                                    paese per seguire gli studi artistici negli Stati Uniti. Si trova a Los
                                                                    Angeles quando in Iran la rivoluzione del 1979 pone fine alla mo-
                                                                    narchia dello Scià e instaura il regime islamico di Khomeini e de-
                                                                    gli Ayatollah. Il cambiamento politico le impedisce di tornare in
                                                                    patria per ricongiungersi con la sua famiglia fino alla morte di
                                                                    Khomeini, avvenuta nel 1989. Così nel 1990 l’artista compie il
                                                                    suo primo viaggio di ritorno in Iran e rimane fortemente colpita
                                                                    dallo stile di vita che il regime teocratico impone ai sudditi, in
                                                                    particolare alle donne. Da queste visite, ripetute poi negli anni,
                                                                    discende la decisione di dedicare il proprio lavoro alla riflessione
                                                                    sulle profonde differenze che separano la cultura occidentale, a
                                                                    cui ormai è assimilata, e quella islamico-orientale, da cui provie-
                                                                    ne. La sua opera, rappresentata principalmente da fotografie e
                                                                    video, pone in relazione la religione islamica, il femminismo, il
                                                                    rapporto fra i sessi e le censure di ordine sociale che regolano
                                                                    l’espressione del desiderio.

                                                                     L’incontro con Sussan Deyhim avviene in occasione del video
                                                                           Turbulent che si aggiudicherà il Primo Premio Internazio-
                                                                                  nale alla Biennale di Venezia del 1999. La Deyhim
                                                                                      curerà poi altri lavori a venire, come Pulse e
                                                                                        Possessed, aumentando con le sue composi-
                                                                                           zioni musicali e con la sua voce la dramma-
                                                                                              ticità delle immagini, fondendo i diversi
                                                                                                 linguaggi con intensa emotività. La col-
                                                                                                    laborazione fra le due artiste iraniane
                                                                                                      diviene fortemente caratterizzan-
                                                                                                       te di un mondo che chiede rispo-
                                                                                                       ste alla possibile e necessaria con-
                                                                                                       vivenza di culture differenti.


                                                                                                      Estratti dal catalogo: Shirin
                                                                                                      Neshat, Edizioni Charta, Milano
                                                                                                      2002, edito in occasione della
                                                                                                      mostra personale dell’artista al
                                                                                                      “Museo d’Arte Contemporanea”
                                                                                                      - Castello di Rivoli (TO)




      Sussan Deyhim: biografia
      Artista poliedrica dell’avanguardia artistica internazionale, la Deyhim è stata ballerina a Parigi, dall’età di 15 anni, prima nel
      Ballet National Perse, poi con la compagnia di Bejart. Spostatasi quindi a New York, recita a teatro con Peter Brook, e
      frequenta la scena musicale d’avanguardia. Nel 1988 per l’etichetta belga Crammed/Made To Measure, Sussan Deyhim
      realizza in compagnia di Richard Horowitz l’album Desert Equations: Azax Attra. Di questo album s’invaghisce Bernardo
      Bertolucci, il quale incarica Horowitz di comporre parte delle musiche del film Il Tè nel deserto, tratto dal romanzo di Paul
      Bowles. Dopo aver collaborato con Bill Laswell, Peter Gabriel, Reggie Workman (bassista di John Coltrane), Jah Wobble e Loop
      Guru, Sussan Deyhim debutta come solista con l’album Madman of God (Crammed, 2000): con il suo gruppo guadagna
      consensi entusiasti al Festival di Montreux edizione 2001 e porta quindi il suo album nelle magiche mani del remixer newyorchese
      Bill Laswell con il quale appronta Shy Angels, album uscito nell’aprile di quest’anno. L’artista iraniana, dal 1998, è anche
      attrice, cantante e compositrice delle musiche nei film e video di Shirin Neshat, anche lei iraniana, con la quale ha vinto il
      Primo Premio Internazionale alla Biennale di Venezia 1999. Da allora ha realizzato con Neshat Soliloquy, Rapture (1999),
      Pulse, Possessed (2000) e Logic of the Birds (2001), tutte opere che sono state presentate nei maggiori festival e nelle
      migliori rassegne artistiche di tutto il mondo, riscuotendo un enorme successo di critica e pubblico.



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FATBRIGHTONSLIM

      LA GRANDE SPIAGGIA
      DI BRIGHTON




          Damir Ivic                 artwork cd

      Un eroe. Un’icona. Ma simpatica… come raramente ca-           situazionista, i corridoi e volteggia in mezzo ad attoniti
      pita alle icone. Questo è Quentin Cook (ma lui preferi-       (o divertiti) shoppers. Abbastanza stupido da restare
      sce farsi conoscere col nome di Norman). Colui che,           impresso nella memoria collettiva, abbastanza chic da
      ormai lo sanno un po’ tutti, suonicchiava coi frizzanti       essere inneggiato dai trend setter. Attenzione però:
      Housemartins sul finire degli anni ’80, dispensando pop       Fatboy Slim non è né chic, né snob. E’ semplicemente
      allegro, proletario e intelligente (l’album “London 0 Hull    uno che adora divertirsi; poi è anche una persona intel-
      4” finì nelle camerette di un sacco di gente). Colui che      ligente, ma questo può andare in secondo piano (come
      sciolti gli Housemartins ha messo su il progetto Freak        le persone intelligenti sanno che è giusto che sia).
      Power, dispensando dosi di elegante funk e soul con una       Video dopo video, singolo azzeccato dopo singolo
      sana attitudine pop (una sorta di “il groove spiegato alle    azzeccato, Norman Cook aka Fatboy Slim diventa quasi
      masse”).                                                      un modo di dire – “fatboislìm, quellodelvideoche…”, det-
      Colui che (e questa in Italia non la sanno in molti, pec-     to tutto intero, mentre se un minimo volevate far vedere
      cato!) ha creato la macchietta di Pizzaman, grande ca-        di essere addentro nei segreti della club culture allora si
      valiere della house demenziale, parrucca alla Maradona        optava per “ah, Norman Cook, ovvio”. Quello su cui tutti
      in testa e attitudine disperatamente tamarra e caciarona.     erano d’accordo erano i pezzi di “You’ve Come A Long
      Colui che poi è diventato Fatboy Slim. E qua possiamo         Way, Baby”, l’lp: raramente nella storia della musica è
      rallentare il nostro piano-sequenza, soffermarci su un        uscito un album con un tale numero di singoli potenziali,
      po’ di fotogrammi, per vedere come un videoclip geniale       praticamente tutti. Una hit ad ogni traccia. Sempre con
      associato ad una canzone sfrontatissima, quasi tardo-         la capacità di mettere d’accordo cultura alta e cultura
      barocca nel suo uso di sample sguaiatamente                   bassa – e non per un complotto accademico o per una
      “riempipista” (e usiamo non a caso quest’aggettivo che        teorizzazione raffinata, ma semplicemente perché la cosa,
      imperversava, ricordate?, più di un decennio fa su Deejay     oggettivamente, funzionava. Un congegno perfetto.
      Television…), insomma, “Rockafeller Skank”, sia riuscita      Congegno perfetto, ma anche potenziale trappola: per-
      nel miracolo: mettere d’accordo le frange più avvertite       ché dopo il disco, Norman Cook pareva condannato ad
      della club culture col pubblico da villaggi-turistici-ani-    essere sempre e solo un hit-maker, una macchina per
      mazione-compresa. Praticamente, un miracolo: soprat-          singoli accattivanti, un nazionalpopolare del sample. Ne
      tutto a quei tempi. (ora la club culture è un po’ più         è venuto fuori nella maniera più bella, con un album
      sdoganata, un po’ meno di nicchia, un po’ meno sospet-        successivo (“Halfway Between The Gutter And The Stars”)
      tata di essere troppo o troppo poco sovversiva). Miraco-      capito da pochi per i suoi veri pregi e per i suoi veri
      lo che si è ripetuto con “Praise”, altro capolavoro strate-   intenti, un album giudicato per lo più col metro sbaglia-
      gico di canzone+video: stavolta però il divertissement è      to. In sintesi: da molti questo lavoro è stato visto come
      molto più furbo, dato che ci si mette di mezzo quell’as-      un tentativo, meno riuscito, di accumulare ancora dei
      soluto snob di Spike Jonze, regista del video. Una can-       beat e grooves irresistibili per sbancare le classifiche e le
      zone divertente ma non esplosiva come “Rockafeller            playlist delle radio. Pochi hanno intuito che il vero valore
      Skank” viene nobilitata catapultandola in un centro com-      di “Halfway” sta nel suo essere un esempio di rigorosa
      merciale come colonna sonora di una sbrindellata com-         filologia. Un’accurata interpretazione operata da Norman
      pagnia di danza che occupa, con nonchalance                   Quentin Cook su quelle che sono le radici e i caposaldi
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Un indizio che questa interpretazione non è campata
                                                                 in aria? Facile, basta ascoltare il “Live At The
                                                                 Brighton Beach”, uscito un pugno di mesi fa. Im-
                                                                 maginatevi la situazione: Norman Cook / Fatboy Slim
                                                                 che suona nella sua città, d’estate, sulla spiaggia,
                                                                 evento strapubblicizzato ed ipercoperto dai media,
                                                                 40.000 persone presenti.
                                                                 Decide di aprire con le tastierone di “Born Slippy” de-
                                                                 gli Underworld (altra hit di qualità che è stata perfi-
                                                                 no imbarazzante nella sua capacità di successivamente
                                                                 varcare, tracimare i confini), intersecandole con l’incipit
                                                                 della sua “Right Here, Right Now” (uno dei singoli di
                                                                 “You’ve Come…”, e quindi un pezzone nazionalpopolare
                                                                 anch’esso!). Inserisce poi nella scaletta altri brani suoi
                                                                 o la tamarrissima “Put Your Hands Up” (un must degli
                                                                 autoscontro al luna park…), o “Where’s Your Head At”
                                                                 dei Basement Jaxx.
                                                                 Insomma, tutti gli ingredienti per una furbetta raccol-
                                                                 ta di successi, buona per sbancare il mercato degli
                                                                 scaffali dei supermercati o degli espositori da Autogrill.
                                                                 Una “Deejay Time Compilation” in salsa anglosasso-
                                                                 ne, per intenderci: a leggere la scaletta del cd il so-
                                                                 spetto è lecito.
                                                                 Al massimo, la versione big beat di quei micidiali con-
                                                                 gegni commerciali che sono le compile del Ministry
                                                                 Of Sound. Bene. Se invece vi prendete la briga di
                                                                 ascoltare il cd, vedrete che questi ingredienti vengo-
della house culture, quella originaria, sì, anche quella dello   no mescolati e trattati in modo tale che ciò che viene
“smiley”, il sole che ride (non il par-                                                  fuori è una serissima session
tito politico di casa nostra, va da                                                      di tech-house, per nulla com-
sé…). Basta che ascoltiate la traccia                                                    piaciuta e compiacente, e an-
d’apertura, dove la parola ad entra-                                                     che per nulla facile. In mezzo
re in loop è “big bright yellow sun!”           L’insieme è scuro,                       ai classiconi ci sono anche pre-
mentre scorre come tappeto un                                                            senze “strane”, prima fra tutte
classicissimo giro sincopato di tastie-      energico, non dà facili                     quella, per ben due brani!, del
re house, quelle per intenderci                                                          “nostro” Santos.
innercity-esche, o anche la seguen-
                                                concessioni ma al                        L’insieme è scuro, energico,
te “Star 69”, con le sue spirali               tempo stesso non fa                       non dà facili concessioni ma al
tranceggianti che piovono su una                                                         tempo stesso non fa mai cala-
cassa martellante. Ma anche il                       mai calare                          re l’adrenalina del party. Né
minimalismo rumorista su cui viene                                                       cade nell’autocompiacimento:
fatta calare la voce di Macy Gray è          l’adrenalina del party.                     il deejay resta sempre al ser-
indicativo, o l’attitudine hi-nrg (vi                                                    vizio della folla, ed è bello che
ricordate questa catalogazione?!
                                                      Né cade                            la folla esploda in un boato di
Pura archeologia della musica                   nell’autocompiaci-                       piacere quando riconosce “Born
dance!) di “Ya Mama”. E pure il                                                          Slippy” o i pezzi di Fatboy Slim.
gospel di “Demons” può trovare la            mento: il deejay resta                      Ci mancherebbe altro.
sua giustificazione nelle radici “deep”                                                  Ma la spiaggia di Brighton è così
di Chicago, altro archetipo della cul-       sempre al servizio del-                     grande che c’è spazio per altro
tura house.                                                                              e altro ancora, anche soluzioni
Norman Quentin Cook è una perso-
                                                la folla, ed è bello                     meno semplici, c’è spazio per
na molto simpatica, spiritosa, per              che la folla esploda                     40.000 persone, c’è spazio per
nulla snob, ma in tutto questo                                                           il nazionalpopolare e la ricer-
irreprensibilmente seria ed accura-           in un boato di piacere                     ca, c’è lo spazio per celebrare
ta. E la sua musica, analizzata con                                                      un inedito matrimonio fra di
attenzione, riflette tutto ciò. Non è il         quando riconosce                        loro e farlo sembrare scontato
pagliaccio, non è una macchietta,                                                        e naturale. Grande, la spiaggia
non è una macchina per fare soldi e
                                              “Born Slippy” o i pezzi                    di Brighton. Grazie a Norman
sfornare hit ecumeniche rifinite da               di Fatboy Slim.                        Cook per averci invitato in que-
video divertenti e creativi. Se gli va,                                                  sti anni a farci un giro…
è capace di fare anche questo, cer-
to; ma alla base di tutto sta il lavoro, e la serietà di esso.   FATBOY SLIM
                                                                 Live On Brighton Beach
Senza di questi, non sarebbe possibile scherzare come fa.
                                                                 Southern Fried / Sony - UK 2002
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FEEDBACK CON SPARTITO
LIVE
                               l’arte del rumore è di scena a teatro
          A distanza di 27 anni dalla sua pubblicazione viene eseguita per la
           prima volta dal vivo Metal Music Machine di Lou Reed, da parte di
          un’orchestra anti-conformista berlinese, l’Ensemble Zeitkratzer.

       “NO, NO, NO!!!....I’m only a rock and roll guitar player!”     appartengono a quella parte (indicando la sua destra),
       questa la secca replica, alzando di non poco la voce, di       io appartengo a questa parte (indicando la sua sinistra).
       Lou Reed a uno smarrito giornalista (Franco Fabbri, Ra-        Sono solo un chitarrista di rock and roll”.
       dio3 RAI), il quale aveva avuto l’ardire di porre quest’ul-    L’intervista anticipatoria del concerto – e il relativo teatrino
       tima domanda all’ironico newyorchese: “A New York ne-          di autoincensazione dell’evento - finisce lì e Lou Reed se
       gli anni sessanta LaMonte Young e altri musicisti d’avan-      ne va dal palco, tra gli applausi del pubblico. Ancora die-
       guardia componevano musiche con feedback teorizzando           ci minuti d’attesa ed inizierà una delle performance di
       una relazione tra numeri e...” E’ a quel punto che Lou         musica contemporanea più attese degli ultimi anni.
       Reed, sbotta, aggiungendo alla frase sopracitata: “Loro



       Strana occasione “la prima esecuzione in pubblico” da          pagine di avanguardia quasi-colta. La senilità, raggiunta
       parte dell’Ensemble Zeitkratzer di Metal Music Machine,        in compagnia della performer Laurie Anderson (lei sì,
       l’album “maledetto” (1975) di un rocker “maledetto”, così      degna di una carriera di altissimo profilo), non sembra
       viene definito dall’agiografia rock contemporanea Lou          portare maggiore saggezza all’ironico chitarrista-cantan-
       Reed, performer di NY in odor di santità grazie al lavoro      te, che naviga a vista, bello e imbalsamato, tra serate di
       svolto negli anni Sessanta con i Velvet Underground.           poesia, album perfettamente inutili e dignitose colonne
       L’attesa dell’evento veneziano-berlinese è eclatante: il       sonore per spettacoli teatrali come le 13 Pieces:
       teatro registra, naturalmente, il tutto esaurito. La conci-    Meditations on Poe. Ed è proprio l’esecuzione dei 13
       tazione è da serata “storica”, con tutto il demi-monde         movimenti su Poe che apre la serata dell’Ensemble
       sgargiante e iperbolico stipato nel folto della platea.        Zeitkratzer di Berlino, giovane orchestra dedita a
       Il sentore però è di morta accademia, di “museificazione”      riletture eterodosse, da anti-accademia estrema, in am-
       à la Madame Tussaud, e questo rende assai inquieto Lou         bito contemporaneo. Hanno infatti collaborato e/o
       Reed. Il teatro, si sa, è la morte del rock, che per defini-   rielaborato musiche di/con Phill Niblock, Sonic Youth, La
       zione appartiene alla “strada”. E questo Lou Reed lo ha        Monte Young, John Cage, Terre Thaemlitz, Vladislav Delay,
       ben presente. Lui è un “rock’n’roll animal”, come ben          Manuel Gottsching (E2-E4!!) e molti altri, occupando così
       fotografa l’omonimo album live di metà anni Settanta,          quella terra di nessuno che sta a metà tra l’elettronica, il
       che fu Bibbia e palestra per, l’allora nascente,               rock d’avanguardia e la musica contemporanea colta.
       intellettualità punk newyorchese. D’altra parte la carrie-     L’Ensemble Zeitkratzer è stato il vero mattatore della
       ra di Lou Reed si è spesso divincolata, non sempre in          serata con le 13 Meditazioni giocate magistralmente ora
       maniera egregia, tra alti e bassi, tra filisteismi pop e       tra chiaroscuri maestosi e astratti, ora tra zampate free-
       fondotinta glam, provocazioni da guitto metropolitano e        noise, notturne e orrorifiche. Una POE-try di suoni e at-

                                            Paolo Davoli               David Heerde




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mosfere molto dense e intelligenti, che ci hanno regala-        drammaturghi dell’apocalisse. Sul finale di partitura, s’in-
to un primo tempo delizioso. Naturalmente il popolo rock        serisce la chitarra di Lou Reed, con feedback sonici so-
scalpita, abbarbicato impaziente sul frontespizio sedioso.      vraccarichi, fatalmente inutili, giusto per dare un saluti-
Dov’è il digrigno assordante delle nostre chitarrine, si        no al pubblico pagante. Finita la serata, si esce dal tea-
chiedono i “kurombo” in marsina nera-nera che torvi             tro ammutoliti e turbati, con alcune domande in più e
cavalcano le soffici poltroncine teatrali? Dove issare come     qualche risposta in meno. La melodia più bella, è quella
vessilli i nostri blouson noir nel cuculiante “wall of noise”   che non esiste? Son queste le trombe dell’apocalisse
dei mordaci berlinesi? Nel corso della serata i berlinesi       ventura? Il “contemporary white noise” ha un senso a
Zeitkratzer restituiscono loro pan per focaccia, amplifi-       teatro o così se ne documenta la definitiva
cando ancor più il lato “granitico” di Metal Music Machine,     mummificazione?
grazie a un panzerumorismo ringhioso che recupera la
concettualità di “masse organiche” e di “blocchi di suo-        Venezia ci accoglie, usciti dal teatro, con l’ingombrante
no” che interagiscono con la fisicità audiovolumetrica,         afflato della nebbia. Ha ragione Tony Herrington. “Il punto
unendo idealmente l’avanguardia di NY - La Monte Young,         d’arrivo del rumore è l’oblio. Poi viene il silenzio”. Finia-
Tony Conrad at alii - con il “teatro del rumore” della ge-      mo la serata in un’osteria notturna dove la tetra e assor-
nerazione post-rock. La devastazione aurale di M.M.M. è         data umanità ha il ghigno di John Cage...
definitiva, tra violini con ansie di giovinezza e viole stri-
tolanti, tra elettroniche caliginose e fiati e tamburi tem-
pestosi. Assaltano il pubblico stridori veementi, atonalità     Rassegna Risonanze 2002 – Venezia 20.03.02
ferali, collages di ronzii, digrignii tracotanti, fiammate      Teatro Malibran: Ensemble Zeitkratzer in 13 Pieces:
aurali, esplosioni acustiche, doloranti fonemi: gli             Meditations on Poe, Metal Music Machine. Lou Reed sound
Zeitkratzer, con l’impeto d’un uragano, si trasformano in       direction.




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GAMESPOTTING

                GameScapes
                Pop-up music
                ludicamente
                modificata


                   Matteo Bittanti                                                Press Office


               Ultramoderno e retrofuturo. Da una parte Xbox, la con-         mi a dettare legge in rete. Entrambi trasformano gli os-
               sole più sofisticata del momento, 256 canali audio, sup-       sessionanti jingle dell’era Sega, nintendo, Atari e
               porto hardware a 64-bit, codificatore dolby digital, ma        Commodore in travolgenti cavalcate ska. Jazz. Jungle.
               soprattutto la possibilità di convertire i brani musicali da   Techno. Hip Hop. Trip hop. Salsa. Gli obiettivi sono quat-
               CD in formato .wma e salvarle sull’hard disk interno, per      tro: onorare gli artisti che realizzano musica per
               poi ascoltarle quando si gioca. Xbox è il Jukebox del nuovo    videogiochi, che in Occidente non ricevono la dovuta at-
               millennio.                                                     tenzione. Secondo, riportare l’attenzione della comunità
               Dall’altra, gli appassionati che creano nuove versioni dei     dei videogiocatori, sempre e comunque proiettata al
               più grandi successi ludo-musicali. Musicisti militanti,        futuro, verso il passato, quando artisti come Rob Hubbard
               emulatori convinti, otaku che creano un’elettronica che        creavano capolavori lavorando su una tecnologia incre-
               non si prende mai troppo sul serio. Artigianale e speri-       dibilmente limitata. Terzo, dare l’opportunità a remixers
               mentale quanto volete, ma pur sempre elettronica. Del          ed appassionati di esprimersi liberamente con il medium
               resto, le colonne sonore dei videogiochi classici sono come    digitale. Last but not least, per divertirsi.
               le madeleines proustiane: rimandano ad un passato che          Siti come GameMusic, VGMix OverClocked ReMix [cura-
               non esiste se non nell’immaginazione aurale di giocatori       to dall’immarcescibile Dj Pretzel, ventitreenne appas-
               che non vogliono saperne di crescere. Ma la sindrome da        sionato di technologia che vive in Virginia, negli Stati
               Peter Pan è solo una delle ragioni di un fenomeno, quello      Uniti] offrono gratuitamente centinaia di arrangiamenti
               della videogame music, cresciuto a livelli impensabili solo    di videogiochi di culto. VGMusic offre una serie di se-
               fino a pochi anni fa.                                          quenze MIDI di brani di giochi più o meno famosi.
               Le scuole di pensiero sono due: da una parte i remixers,       Zophar’s Domain ha un archivio di rips di colonne sono-
               dall’altra gli arrangiatori. I primi reinterpretano un brano   re ludiche. Da Frogger a Super Mario Bros, senza passa-
               videoludico a partire da materiale sonoro già esistente. I     re dal via. Il formato è quello “classico”, MP3. Lunghez-
               secondi lo riscrivono ex novo. E sono proprio questi ulti-     za massima: 15 minuti. Brani irresistibili che talvolta




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fanno tenerezza, talvolta infiammano. Brani che hanno          brano cantato dall’artista Rikku di Final Fantasy X, che si
quel calore pop che diventa colore, con synth che non sa       è tradotto in uno straordinario successo di vendite. Sem-
decidersi tra l’analogico e il digitale, un flashback aurale   pre più spesso, inoltre, le case che producono videogiochi
che ci riporta ai primi anni ottanta. Suoni a volte un po’     si rivolgono a compositori professionisti. È il caso del
omogenei, altre irresistibili ed impensabili. Come il remix    best-seller per PlayStation2, Metal Gear Solid 2: The Sons
Jungle di Bubble Bobble firmato da Astroboy, quello            of Liberty di Hideo Kojima. La colonna sonora porta la
SpeedGarage di Deakin Scott o il mitico Mute Radiology         firma di Harry Gregson-Williams, autore dei brani di film
di DJ Pretzel, un divertissement sul tema di F-Zero. L’esi-    come Shrek, Spy Game e Armageddon. Il 4 maggio 2002
larante AcidTechnoTrip (tuttoattaccato) di The Sims cu-        si è svolto a Tokyo il primo concerto di musica video
rato da Daknit… I migliori arrangiatori stanno lavorando       ludica. Organizzato da All-About, uno dei più popolari
a “Project Majestic Mix: A Tribute to Nobuo Uematsu”,          internet provider, l’evento ha coinvolto personalità del
un omaggio al grande compositore di Final                      calibro di Shinji Hosoe (Namco, Ridge Racer ), Jun
Fantasy, che in Giappone è idolatrato quan-                         Kobayashi (Sega, REZ ) e Yuzo Koshiro (Sega,
to una pop star (insieme all’amico/rivale                                         Shenmue). Ma non vanno dimenticati
di sempre, Koji Kondo, autore della co-                                                         anche le serate del
lonna sonora di The Legend of Zelda).                                                           Soundlab di New York, con
E a proposito dei grandi autori, ci sono                                                       gli happening dedicati ai
in rete decine e decine di siti dedicati                                                      suoni dei videogame curati
ai più grandi compositori di musica                                                          da DJ Spooky, Anti-Pop
videoludica. Oltre a Kondo e                                                                Consortium, Cannibal Ox e con
Uematsu vanno segnalati anche                                                              i visual di Madame Chao,
Koichi Sugiyama (autore del                                                               Fondue, How2, PanOptic, Luke
soundtrack del primo gioco di                                                            and Blip.
ruolo “moderno”, Dragon                                                                 Infine, vanno ricordati meta-
Quest), Yuzo Koshiro (Bare                                                             videogiochi come Frequency (Sony,
Knuckles,        Actraiser ),                                                         PlayStation2) il cui gameplay con-
Yasunori Mitsuda ( Chrono                                                            sente nel mixare brani di house, rap,
Trigger, Xenogears) Yoko Shimomura                                                  trance, drum’n’bass e alternative rock
( Parasite Eve, Front Mission ), Noriyuki                                          in tempo reale in allucinanti gallerie di
Iwadare (Lunar Series, Grandia), Hiroki Kikuta (Seiken                            suoni e luci che ricordano Tron e
Denetsu 2 e 3), Kenji Ito (la serie di SaGa), Yoko Kanno                         Tempest. Soundtrack curato da artisti
(Romance of the Three Kingdoms, Nobunaga’s ambition,           come Orbital, Meat Beat Manifesto, Funkstar De Luxe,
Uncharted Waters), Motoi Sakuraba (la serie di Shining,        Paul Oakenfold, Roni Size, Lo Fidelity All Stars, Fear
i giochi della Wolfteam, Beyond the Beyond), Masaharu          Factory, BT, Juno Reactor, DJ Q-Bert, Jungle Brothers,
Iwata & Hitoshi Sakimoto (Final Fantasy Tactics, Ogre          Curve, Akrobatik e Dub Pistol.
Battle ), Noriko Matsueda ( Front Mission , Bahamut            La musica del futuro non si ascolta: si gioca.
Lagoon), Bjorn Lynne (X2, la serie di Worms), Alistair
Brimble (attivo sin dai tempi degli otto bit), Tommy
Tallarico (la popstar americana della game music), Jeremy      Links
Soule (Total Annihilation, Secret of Evermore), Mark           OverClocked Remix (http://remix.overclocked.org)
Seibert (i giochi della Sierra, Quest for Glory), Chris        VGMix (http://www.vgmix.com)
Hulsbeck (il re della musica su Amiga), Michael Land (i        C64audio (http://www.C64audio.com)
giochi LucasArt), Jesper Kyd (Red Zone, Scorcher,              Soundtrack Central (http://www.altpop.com/stc/)
Messiah) e molti altri.                                        Retrogames (http://www.retrogames.com)
E non va poi dimenticato il sempre più pervasivo feno-         Zophar’s Domain ((http://www.zophar.net/index.phtml)
meno dei dance games, in particolare dei bemani targati        GameMusicRevolution (http://www.gmronline.com/)
Konami. In Giappone, i soundtrack videoludici dei bemani,      GameTrax (http://www.gametrax.net/)
come la serie di Dance Dance Revolution, spesso supe-          GamingForce Audio (http://www.gamingforce.com/audio/)
rano popstar americane dalle classifiche dei CD più ven-       Project Majestic Mix (http://www.MajesticMix.com)
duti. Fate un giro su Dance Dance Revolution Freak per         Soundlab (http://www.soundlab.org)
un’immersione di J-Pop allucinante. L’ultimo esempio è il      Dance Dance Revolution Freal (http://www.ddrfreak.com)

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ROBERTO PACI DALÒ E L’ESPERIENZA DI GIARDINI PENSILI
      Gettarsi nel precipizio che separa la musica dal suono

      A volte mi chiedo quale sia la finalità di
      un’intervista. Sovente la s’intende come
      un semplice veicolo promozionale, che ha ridotto
      molti dialoghi fra musicisti e giornalisti ad
      un’accozzaglia di luoghi comuni preconfezionati.
      Mancano spesso le argomentazioni per risvegliare
      un briciolo di curiosità, e non si trova il terreno su
      cui poggiare qualsiasi conversazione degna di
      questo nome. Roberto Paci Dalò supera di slancio
      questa trappola e ci offre un “racconto artistico”,
      questo sì di grande interesse, sul divenire
      della sua ricerca. Non mi pare il caso di sviluppare
      oltre questo cappello introduttivo rimandandovi per
      ogni ulteriore approfondimento, biografico ed
      artistico, al sito web di Giardini Pensili, che sarà un
      seguito ideale a quest’intervista e permetterà ad
      altri di conoscere un artista italiano di spessore
      internazionale.



     UT: Da dove nasce l’interesse di ar-                                                       vo per poi collocarsi in un universo
     tisti come John Cage, Robert Ashley,                                                       ideale? Possiamo immaginare un
     Giya Kancheli per il tuo lavoro e che                                                      rapporto dialettico fra questi due
     cos’è Giardini Pensili?                                                                    estremi?
     Roberto Paci Dalò: Sul campo! Con                                                          Penso a un rapporto profondo tra
     John Cage c’è stata una lunga ami-                                                         questi che in realtà non vedo come
     cizia fatta di visite a casa sua tutte                                                     “estremi”. Ogni opera realizzata è
     le volte che mi sono trovato a New                                                         fortemente debitrice del luogo e del
     York. Durante queste visite non si                                                         particolare momento di creazione.
     parlava molto di musica preferendo                                                         Penso anche che sia presente una
                                               foyer Kancheli (che all’epoca parla-
     argomenti come la cucina o l’osser-                                                        dimensione performativa in qualsi-
                                               va esclusivamente russo e
     vazione della natura. Con Cage ho                                                          asi circostanza, anche di fronte alla
                                               georgiano) mi ha abbracciato in si-
     assistito a concerti di altri musicisti                                                    cosiddetta ‘riproduzione dell’opera’.
                                               lenzio per qualche minuto scatenan-
     guidato dai suoi commenti (sempre                                                          Per fare degli esempi concreti: il ci-
                                               do la commozione dei presenti.
     partecipi e sempre dolcemente iro-                                                         nema è solitamente considerato una
                                               Dopodichè ha scritto un bellissimo
     nici). Ho incontrato Bob Ashley al                                                         forma “chiusa” nel senso che, una
                                               commento al mio lavoro. Tempo
     termine di un mio concerto a New                                                           volta terminato, il film resta uguale
                                               dopo mi aveva anche proposto di cu-
     York. Ashley ha mostrato sincero                                                           a se stesso per sempre. Ora assi-
                                               rare la regia di un suo lavoro. Anco-
     entusiasmo per il lavoro chiedendo-                                                        stiamo invece a film che vengono
                                               ra non è stato fatto però potrebbe
     mi se poteva interessarmi eseguire                                                         rilavorati uscendo di nuovo nelle sale
                                               succedere in futuro. Giardini Pensili
     sue musiche per clarinetto. Devo dire                                                      a distanza di anni. Questo comporta
                                               è l’ensemble multidisciplinare che
     che amo il lavoro di Ashley e il par-                                                      in certi casi durate maggiori con l’in-
                                               dirigo, nato nel 1985. È con Giardini
     ticolare rapporto tra parole e suono                                                       serimento di scene inizialmente ta-
                                               Pensili che produco tutti i miei pro-
     che riesce a costruire nelle sue ope-                                                      gliate. Ma non solo questo. Infatti la
                                               getti grazie a una serie di collabora-
     re. Con Kancheli c’è una amicizia                                                          qualità della proiezione modifica la
                                               zioni con artisti, programmatori, te-
     nata durante il mio soggiorno a Ber-                                                       percezione dell’opera. Gli autori co-
                                               orici da tutto il mondo.
     lino dal 1993 al 1995 come ospite                                                          noscono talvolta autentici momenti
     del DAAD. La stima reciproca molto                                                         di orrore nel vedere il proprio lavoro
                                               Alla luce delle tue esperienze si può
     forte - legata anche alla mia passio-                                                      duramente colpito da suoni sbaglia-
                                               intendere l’arte ed in particolare la
     ne per la tradizione musicale                                                              ti, colori non giusti e così via.
                                               musica come calata all’interno di un
     georgiana - si è ulteriormente raf-                                                        Questo dà al film una fragilità e
                                               universo fenomenologico, riferendo-
     forzata nel febbraio 1994 al termine                                                       mutabilità che contraddice i luoghi
                                               la ad un evento ed a uno spazio?
     di una replica della mia opera                                                             comuni del cinema come arte
                                               Oppure la partitura resta ancorata
     “Auroras” allo Hebbel Theater. Nel                                                         “statica” nella sua forma. Ho sentito
                                               esclusivamente al processo creati-

         a cura di Enrico Marani                    metamorfosi (con Anna Bonaiuto) foto di Luca Botticelli
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storie straordinarie recentemente          no si sviluppa contribuisce fortemen-    ferenza cruciale che separa il suono
dove un autore come Stanley                te alla sua struttura. Le circostanze    dalle altre arti: il suo esistere nella
Kubrick conosceva i luoghi di pro-         indirizzano la scelta dei materiali e    fisicità dello spazio; il suo esistere
iezione dei suoi film in tutto il mon-     il suono usato per una installazione     quindi nella messa in risonanza del-
do e verificava telefonicamente che        (come nel caso di Ozio) risponde a       l’ambiente. Echi, riverberi, frequen-
i mascherini dei proiettori fossero        criteri diversi rispetto al suono cre-   ze. Pensiamo all’utilizzo di alcuni
giusti o che il suono fosse diffuso in     ato in performance. Ma anche nel         autori delle frequenze “estreme”:
sala correttamente.                        caso in cui i due suoni siano esatta-    molto gravi e molto acute quasi
                                           mente gli stessi (ad esempio il suo-     subliminali, dove la musica si fa suo-
La musica elettronica, pensi sia le-       nare una traccia del cd in concerto)     no e il suono crea un’architettura pa-
gata all’incedere della tecnica, che       quella che è radicalmente diversa è      rallela e invisibile dello spazio. Ogni
le ha dato un forte impulso, o credi       la percezione del pubblico che infat-    edificio ha così due architetture com-
che ormai si sia sedimentata come          ti cambia anche nome: da ‘spetta-        plementari, una visibile e l’altra in-
linguaggio indipendente dal proces-        tore’ di un concerto, diventa ‘visita-   visibile. Il gioco drammaturgico tra
so tecnico?                                tore’ di una installazione. Il montag-   questi piani definisce territori altri
Anche in questo caso vedo una              gio, che nella performance è nelle       che hanno a che fare con un
compresenza tra queste due rifles-         mie mani, diventa nell’installazione     auspicato mistero.
sioni. Allo stesso tempo la musica         possibilità del visitatore che decide
elettronica è fortemente legata al-        quindi come ricombinare - a sua di-      Ascoltando molte tue composizioni,
l’evoluzione tecnologica - penso ad        screzione - i materiali e la scansione   si ha la netta percezione di incon-
esempio alla miniaturizzazione e alla      temporale. Un concerto dura il tem-      trare progetti sonori, sovente pen-
“laptop music” - e contemporanea-          po che decido io, un’installazione può   sati a partire da precisi luoghi fisici
mente esiste una pratica dell’ascol-       essere visitata in 3 minuti come in      o mentali. Il processo creativo che
to del suono in generale debitrice         ore.                                     presiede al tuo lavoro parte comun-
della cultura elettronica. Ma questa                                                que da precise sollecitazioni e com-
è la storia della musica e del suono.      A proposito del tuo lavoro OZIO,         missioni o si sviluppa anche in as-
                                                                                    senza di detti stimoli, senza partire




Un certo modo di trattare gli stru-        commissionato in occasione del pre-      cioè da precise coordinate?
menti tradizionali (e anche la voce        mio Trattocontinuo per la grafica        Entrambe. Talvolta si tratta di com-
in certi casi) è legato all’allargamento   Europea, sono rimasto colpito dalle      missioni di musica “tout-court”, al-
dello spettro auditivo provocato dal-      note di copertina là dove operi una      tre volte sono commissioni in rela-
l’elettronica.                             distinzione fra musica e suono, de-      zione a uno spazio ben definito. Al-
                                           finendo quest’ultimo come “qualco-       tre volte ancora è una mia idea che
È lecito parlare di un’identità propria    sa di ben più grande della musica”.      nasce a tavolino e che poi trova for-
della musica elettronica? Oppure           Potresti ampliare ed argomentare         ma in uno spazio dato. Mi piace
siamo in presenza di un perenne mu-        questa distinzione ?                     molto ascoltare musica (sembra
tante? Privo cioè di un’identità fon-      La musica è un dettaglio (ben orga-      un’ovvietà) ma molta della musica
dante. Che importanza ha l’evento          nizzato) del suono. Da John Cage in      che ascolto non ha direttamente a
attraverso cui, od in cui, si dispiega     poi (ma anche prima di Cage) non         che fare col mio lavoro. Infatti tra i
una composizione elettronica?              possiamo non tener conto di un           miei ascolti preferiti c’è musica ba-
Vedo un’identità della musica elet-        soundscape nel quale siamo peren-        rocca e in particolare lavori per vio-
tronica, ma si tratta di un’identità       nemente immersi e che è fatto dai        la da gamba e per voci. Ho dei brani
della mutazione. Una non rigidità che      suoni da noi prodotti (cosidetta ‘mu-    come le “Leçons de Tenebres” di
fa sì che l’elettronica definisca un       sica’) in relazione con i suoni am-      François       Couperin        (nella
territorio del possibile, teso ad am-      bientali dove quindi sono collocati      intepretazione di Alfred Deller) che
pliare la percezione del suono in ge-      spazi di (apparente) silenzio che        mi accompagnano da decenni ormai.
nerale. Non bisogna dimenticare che        mettono in risalto il luogo stesso.
tanta musica elettronica lavora sul                                                 Un’altra fascinazione emersa ascol-
campionamento di suoni analogici           Pensi che la musica elettronica pos-     tando alcune tue composizioni é le-
permettendo spesso di azzerare l’an-       sa “gettarsi” nel precipizio che se-     gata all’evidente volontà di utilizza-
tica distanza tra suono e rumore.          para il suono dalla musica cercando      re ogni fonte sonora come “sirena
L’evento è per me fondamentale. Il         un’unione impossibile?                   evocatrice”, di trance nel caso di
luogo nel quale un certo tipo di suo-      Esatto. Anche considerando la dif-       saturazioni ritmiche, o di spazi

                                                                                                                              27
architettonicamente possibili, là        Perché è ancora assente nel nostro         (Montevideo e GMEM) dove sto svi-
     dove le atmosfere si fanno più rare-     paese quella rete di fruttifero scam-      luppando ulteriori utilizzi di software
     fatte o puntuali. Il suono, nella sua    bio ed infezione fra musicisti inte-       per la spazializzazione del suonoin
     accezione naturalistica o nelle sue      ressati alla musica elettronica, che       un progetto con la scrittrice Colette
     forme digitali può essere inteso         invece appare svilupparsi impetuo-         Tron. Altra residenza permanente è
     come una sorta di sciamano dome-         samente in tutta Europa?                   al FutureLab di Ars Electronica
     stico? In proposito il moderno musi-     Questa assenza non riguarda solo la        Center di Linz in Austria e STEIM di
     cista elettronico può guardare con       musica elettronica. L’Italia è il luogo    Amsterdam dove sviluppo sistemi
     interesse a determinate esperienze       principe della disorganizzazione.          interattivi per i miei progetti.
     musicali legate a civiltà diverse da     Luogo che produce (secondo i più           “Dust” è il mio nuovo solo elettro-
     quella occidentale? Questo sguardo       diffusi luoghi comuni) tanti artisti che   nico che sarà pronto in tournée da
     fa parte del tuo bagaglio artistico?     però hanno la necessità di trovare         maggio mentre continuano le pre-
     Lavoro sul “problema trance” da          altrove i luoghi e le strutture in gra-    sentazioni di “Blue Stories”, live ci-
     sempre e ho creato una serie di ope-     do di presentare il lavoro. In parti-      nema con musica rigorosamente dal
     re che pensano alla trance da più        colare una cosa che manca in Italia        vivo. Il progetto sta andando molto
     punti di vista. Non solamente quindi     è la continuità nel rapporto con gli       bene e - dopo la selezione ufficiale
     i 180 bpm di area techno, ma anche       artisti al di là dell’estemporaneità del   al festival del film di Locarno - sono
     una trance minimale quasi silenzio-      singolo evento. Questa continuità          previste presentazioni in Europa e
     sa. La parola sciamanesimo è perti-      permette la creazione all’estero di        Nord America. In agosto inaugure-
     nente e ho sempre lavorato anche         progetti che in Italia difficilmente si    rò una installazione interattiva suo-
     su culture musicali non occidentali.     riescono a sviluppare in modo così         no/luce nella miniera di Jesenice
     Ma non mi ha mai interessato la fi-      strutturato e coerente.                    (Slovenia), in ottobre ci sarà la pri-
     losofia patchwork di tanta ‘world                                                   ma di un lavoro di danza e elettro-
     music’ e chiaramente aborrisco stra-     In questa deficienza qual è il ruolo       nica live ad Atene. Lavorerò in no-
     ni fenomeni come la cosidetta ‘new       della committenza pubblica e priva-        vembre a un progetto tra Vienna,




     age’. C’è da dire che in molti negozi    ta?                                        Graz e Roma con - tra gli altri -
     di dischi si trovano sotto l’etichetta   Non sono chiaramente in grado di           Jerome Nothinger (Metamkine). Sto
     new age artisti come Steve Reich o       dare una risposta a questa doman-          poi definendo alcuni lavori in duo con
     Meredith Monk! In questo mio lavo-       da. È un mistero. C’è da dire che          musicisti come Philip Jeck (Londra),
     ro sulla trance c’è la collaborazione    anche l’Italia è “plurale” e nelle molte   il violoncellista Jean-Paul Dessy
     fondamentale con la “Scuola J.           Italie ci sono quindi anche spazi,         (Bruxelles) e David Moss (col quale
     Bleger” di Rimini diretta da Leonardo    network e persone capaci di pensa-         lavoro da 10 anni!). Altro progetto
     Montecchi. Un posto molto partico-       re in maniera continuativa all’elabo-      di relazione tra parola e suono è
     lare che ospita regolarmente perso-      razione di processi artistici. Però        “Rimi” con lo scrittore Gabriele Fra-
     ne come Georges Lapassade.               spesso queste organizzazioni non           sca. Si tratta di un lavoro totalmen-
                                              sono in grado di creare un network         te a quattro mani che conoscerà
     Se la musica elettronica ha “un’iden-    a causa del basso livello di comuni-       performance, spettacoli e uscite edi-
     tità debole” credi, come sembrano        cazione tra di loro.                       toriali inusuali. Il Kronos Quartet mi
     confermare i tuoi progetti che possa                                                ha chiesto un nuovo pezzo che do-
     interagire con altre arti poteziandone   Puoi parlarmi dei tuoi prossimi pro-       vrei riuscire a terminare entro la fine
     la reciproca fruizione? E se ritieni     getti e delle ricerche che stai svilup-    dell’anno (spero!) e fin da ora sto
     che questo sia possibile , come evi-     pando ?                                    lavorando a “Morse”, un nuovo spet-
     tare che una forma espressiva si         Arduo sintetizzare. Diciamo che non        tacolo che sarà interamente creato
     ponga come “sfondo” dell’altra?          smetto di studiare per cui continua-       e presentato in prima a Bruxelles
     Non penso che la musica elettronica      mente ci sono nuovi software di cui        nell’autunno del 2003. Si tratta di
     abbia una “identità debole”. Credo       mi devo “impadronire”. Riesco a farlo      un lavoro abbastanza complesso e il
     piuttosto che sia necessario parlare     anche grazie a collaboratori di valo-      tempo non è mai abbastanza.
     di identità plurime e parallele. Abi-    re come il mitico hacker Jaromil col
     tando un tempo del parallelismo,         quale sto sviluppando da anni pro-         Informazioni on-line sul tuo lavoro?
                                                                                         Il sito di Giardini Pensili è http://
     anche la musica elettronica defini-      getti basati su software open source
                                                                                         giardini.sm. È aggiornato quotidiana-
     sce (spesso con grande precisione)       per la gestione di suono e video live.     mente e comprende numerosi file au-
     questa definizione della possibilità.    In questo pratica dello studio si          dio e video. Posso essere sempre con-
                                              inscrivono residenze a Marsiglia           tattato via email a: dalo@giardini.sm


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BLUE STORIES BACKGROUND
                                                              COSA SIGNIFICA ‘LIVE CINEMA’?

“Accoglimi, deserto. Accogli l’ombra nera                     Live Cinema è un ulteriore passo verso il futuro del cin-
che si addentra smarrita in te,                               ema. Questo significa che, attraverso l’uso di tecnologie
nella distesa di dune, questa piccola ombra                   digitali, è ora possibile non solo lavorare su produzioni a
che ha divorato di nuovo la sua pillola,
                                                              basso costo, ma anche ripensare al cinema come per-
che divora anche te con gli occhi, la tua maniera
di essere e di non essere,                                    forming arts. Ritrovando l’emozione del cinema degli
la tua sabbia illuminata, dove si consuma                     albori attraverso le tecnologie più innovative e creando
il caos di questa follia.”                                    un set dove l’azione accade dal vivo di fronte al pubblico.
Ingeborg Bachmann                                             Il desiderio di molti: essere sul set di un film. Blue Sto-
                                                              ries è tutto questo.




                                                                  Roberto Paci Dalò / Giardini Pensili
                                                                  Fotogrammi del video


                                                              Il progetto procede accumulando materiali e combinan-
                                                              do fiction con documentario insieme a esplorazioni urba-
                                                              ne e architettoniche. Nella performance tutti i materiali
                                                              sono mixati dal vivo creando un cinema da vivo che ri-
                                                              porta all’emozione del pre-cinema realizzato attraverso
                                                              camere oscure e lanterne magiche. Gioco in Blue Stories
                                                              con la termi nologia e il linguaggio dei programmatori e
                                                              in particolare del mondo Linux (release, open source) e
                                                              allo stesso tempo della musica (version, remix).

                                                              Testo guida di Blue Stories è Libro del deserto di
                                                              Ingeborg Bachmann, pubblicato in Italia da Cronopio
Yves Klein e Derek Jarman mi guidano nel mondo del
                                                              Edizioni. Nel volume vi sono due testi Libro del deserto e
blu, della visione e dell’ascolto. Insieme a loro il fonda-
                                                              Verrà la morte (Wüstenbuch e Der Tod wird kommen).
mentale lavoro di Dziga Vertov con il suo Kinoglaz. Una
riflessione a tutto tondo sul cinema che ricollega il cine-
                                                              Blue Stories ha già operato a Roma (Roma Remix) il 13
ma degli albori con le nuove tecnologie digitali per arri-
                                                              marzo scorso a Rialto/S.Ambrogio.
vare a evocare un particolare artigianato nuovo e antico
                                                              Questo il testo della presentazione: Roberto Paci Dalò/
allo stesso tempo dell’arte cinematografica. Dove tra
                                                              Giardini Pensili presenta il suo nuovo progetto di “live
expanded cinema e nuovi formati si può pensare a un
                                                              cinema” già ospite di festival e rassegne in Italia, Sviz-
cinema come arte del tempo.
                                                              zera, Belgio, Austria e prossimamente in Canada e Ame-
Attraverso la creazione di una serie di moduli acustici e
                                                              rica Latina.
visivi sviluppo una serie di performance “released” ogni
                                                              BLUE STORIES ha fatto parte della selezione ufficiale
volta in maniera più o meno diversa. Stanze e edifici
                                                              del 54 Festival Internazionale del Film di Locarno ed è
sono abitati dal cinema che è prodotto in tempo reale, in
                                                              sostenuto da Italia Cinema quale esempio di innovativo
performance, di fronte a un pubblico. Elettronica
                                                              incontro tra cinema e tecnologie digitali.
innovativa, città, paesaggi sonori, campionamento come
                                                              Durata 45 minuti
pratiche di lavoro.


                                                                                                                            29
DALLA TERRA DI LAPTOPIA
     ECCO IL JAZZ DI “SECONDA MANO”
     Il problema con l’opera
     di Herbert è tutta nella
     calibratura, nella misura da
     tenere. Herbert, ormai
     non riusciamo più a tenerlo
     segreto,
     è l’artista che amiamo di più.
     E’ a fatica che riusciamo a
     evitare i toni enfatici quand
     mettiamo le nostre rapaci
     mani sulle sue opere.
     Ed è perfino imbarazzante
     notare quanta “intelligenza
     al lavoro” c’è in quest’opera
     di “suoni di seconda mano”
     che ci apprestiamo
     a recensire.




         Paolo Davoli                      cd cover + roberto ugolotti
                                           (live@maffia)

     L’occasione, straordinaria, è     Qui, l’abisso filosofico è appena
     la summa di alcuni “ri-           sfiorato. Quand’è che una trac-
     maneggiamenti” di brani pro-      cia audio, nel campo dell’elet-
     pri e di altri artisti, pratica   tronica, si può definire “finita”?
     conosciuta qui in Occidente       Ripetizione è perversione? So-
     come “remix”.                     miglianza è diseguaglianza? Il
     Il lavoro è assai fantasioso,     “re-cycling” è eticamente leci-
     data la capacità conclamata       to? La traccia sonora è come
     di Matthew Herbert di “pos-       quel fiume di Eraclito in cui “non
     sedere” creativamente, e          ci si bagna mai due volte”?
     quindi di giocarli in senso
     estetico, generi musicali         Artista non indifferente al mon-
     quanto mai lontani tra loro –     do e alle idee, Herbert si lascia
     jazz, house, dub ed electro-      prendere assai spesso dalla
     breakbeat – e di amalgamarli      teoresi e dalla malinconia pop
     in fruttuose e fantastiche        allo stesso tempo, per cui gli
     circonvoluzioni aurali. Il con-   capita di “frequentare” Deleuze
     cetto teoretico che sta dietro    e di sentire invece Louie Austen,
     l’albo è quello della “seconda    di calibrare pensieri alla
     mano” cioè del “montaggio”        Amartya Sen e di rivisitare in-
     di essenze che hanno “assen-      vece Motorbass e Moloko.
     ze di origini assegnabili” come   “Pensare non rende felici” scris-
     nel caso della manipolazione      se Michel Foucault, così Herbert
     – infinita? – di propri brani.    rileva che “remixare non rende


30
felici”, ed ecco quindi che ogni       sionato di nightclubbing e
brano, soprattutto proprio, diven-     “assemblement”            no-
ta per lui una sfida, un turbinio di   global; la filosofia e l’agire
dadi, un caleidoscopio di jazz alie-   herbertiano ha il pregio,
nato digitalmente in cui trasloca-     infine, di scardinare parec-
re la tecnica libertaria dei suoni     chi luoghi comuni dell’ac-
dei vecchi leoni giamaicani come       cademia bolsa e della club
King Tubby. E questo trasloco          culture edonista. Una par-
avviene a Laptopia, il luogo del-      te del futuro della nostra
l’utopia elettronica, della            musica passa qui, nella
contemporaneità della technè da        rete memorabile di suoni
laptop, della musica da club ri-       che Matthew Herbert ri-
combinata con l’agire da               elabora instancabilmente
“bricoleur” sovversivo che tanto       per noi.
lo intriga.                            “Secondhand Sounds”, di
I risultati sono veramente             innumerevoli ascolti futu-
“monumentali” e sorprendenti.          ri, rimarrà nostro commo-
Herbert è la quintessenza dell’ar-     vente compagno…
tista contemporaneo: si trova a
proprio agio sulla tastiera del pia-   HERBERT
noforte come su quella del pc, è       SECONDHAND SOUNDS
lettore accanito di Marx e Cage,       (HERBERT REMIXES)
ascoltatore partecipe di Bordieu       PEACEFROG UK 2002
e Coltrane, frequentatore appas-


                                                                        31
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  • 1. REVIEW AVRIL THAT HORSE MUST BE STARVING F Com / Family Affair Muoversi dalla nicchia verso il mainstream, e vedere un po’ che succede: questa è una delle avventure più sti- molanti che la musica elettronica può concedersi oggi. Forse non la più affascinante a livello artistico, ma sa- persi confrontare con gli (eterni?) stilemi del pop, della forma canzone, è un tentativo che merita attenzione e, ma sì, incoraggiamento: per vedere cosa può saltare fuo- ri… L’esempio migliore resta Bristol, coi Portishead e al- cune cose dei Massive Attack, così come i lavori di Bjork e dei Lamb, esempi splendidi di come un’attitudine stret- che affidate ad archi, sonorità da musica elettronica di tamente elettronica può rinnovare il linguaggio del pop. piglio e asprezze piuttosto sperimentali (usate però con Stiamo comunque parlando di artisti fantastici che han- una cura, qualità e pulizia che ricorda le produzioni più no sfornato dischi che sono delle autentiche pietre milia- mainstream). Il pop del nuovo millennio? Probabile. An- ri; ma col passare del tempo, non sarebbe male che ve- che perché, coerentemente con la routine da nisse a formarsi con una certa continuità uno standard postmodernità, non mancano i richiami tremendamente medio-alto, una serie piuttosto continua di uscite che, anni ’80 (la new wave di “Like Everybody Else”) o anni pur non essendo capolavori, presentino un approccio in- ’70 (lo sci-fi di “Arlanda Epilogue”). Un album di canzo- teressante e uno svolgimento di qualità mettendo insie- ni: non ancora bellissime dal punto di vista compositivo, me architetture pop e patrimonio elettronico. ma quando migliorerà anche questo aspetto le uscite di In questa direzione sta già da un po’ lavorarando la Fran- Avril saranno pericolosamente vicino al termine “capola- cia: in maniera furba con produzioni house alla Modjo et voro”, per ora ci si accontenta di un apprezzabile “beh, similia, in maniera stilizzata e ieratica con gli Air, in ma- un buon disco”. Un album di canzoni: ma per ora, atten- niera interessante con alcune uscite F Comm. “That Horse zione, il pezzo migliore del cd resta il remake della stori- Must Be Starving” di Avril, nuovo cd in uscita per l’eti- ca “French Kiss” del buon Lil’ Louie, inno dell’acid house chetta di Laurent Garnier, è proprio un esempio perfetto pionieristica. Nessuna struttura da forma-canzone, niente di una forma-canzone che sia sincronizzata con le strofe e ritornelli, solo flussi di suoni e energia che se- digitalizzazioni da nuovo millennio. Pezzi come “Global guono un andamento a spirale (e Avril regala a tutto ciò Headphones” o “The Date” mettono insieme struttura nuovo splendore). Troppo complicato e mistico per esse- compositiva da pop song, una voce che ricorda mooolto re pop. Ma tremendamente bello, per chi lo sa apprezza- da vicino Thom Yorke dei Radiohead, aperture melodi- re. 40 Damir Ivic press agency 40
  • 2. BOARDS OF CANADA La nostalgia dell’infanzia ai confini del mondo Tra il Canada e la Scozia, alle estremità settentrionali del nostro emisfero l’elegia pastorale dei Boards cattura lo spirito nostalgico di una generazione. “Le frontiere politiche sono una specie di follia…” Bruce Chatwin La quiete, la serenità, la pace estatica, la solitudine. Una ghiotti. Le poche fotografie disponibili li mostrano ostag- natura scontrosa e tiranna, sullo sfondo le colline scoz- gi delle leggi segrete della natura, immersi in orizzonti zesi, tutte le gradazioni del verde possibili, lo spazio, le fuggevoli di terre incòlte, tra foglie morte, mulini a vento immense distese disabitate dall’uomo. Lontane le luci in pietra, nubi smarrite, venti solitari e superbi. La co- delle città, i confini del mondo sono i confini dell’anima. pertina del loro album di debutto “Music has the right to Sono queste le immagini o gli stati d’animo che suggeri- children” li vede ritratti in una cornice metarurale anni scono le immacolate composizioni elettroniche dei Boards settanta - le fogge alla zuava dei pantaloni delle madri of Canada. L’elegia pastorale, da uomini abituati a domi- non lascia dubbi - con i propri volti su cui è cesellato il nare l’intorpidimento dell’anima grazie alle dure condi- vuoto metafisico, i lineamenti cancellati arresi alle pro- zioni climatiche, segnala anche una profonda e differen- prie ombre... visi senza bordi: con i Boards of Canada è te attitudine alla vita. Alla coppia scozzese, l’immobili- sempre una faccenda di confini, contorni, uno sfaldarsi smo dell’esistenza urbana non interessa. La loro scelta, di linee e di tempi. Il tema dell’infanzia e della natura, di vivere in una comune sulle colline scozzesi, a nord di ricorrenti nella loro estetica, riemergono con l’ultimo Ep ogni dove, senza nemmeno segnalare a chiunque il pro- “In a beautiful place out in the country”. L’ ep ripropone prio indirizzo e recapito telefonico o elettronico, è radi- in copertina riquadri con disegni di fanciulli, cortecce d’al- cale e irrinunciabile. A nulla valgono gli intorti orditi dai beri, uccelli, orizzonti. Torna per intero il mondo rurale e media specializzati. Alla propria geografia personale i fatato dei Boards of Canada, che magicamente esalta il Boards of Canada sono molto legati….. contesto della countryside e la fanciullezza come habitat Peraltro, di queste schive iconografie, i Boards ne sono innocente dell’uomo… 14 Paolo Davoli Artwork CD / press agency 14 + Letizia Rustichelli
  • 3. I due scozzesi si ergono a volontari permea invece le altre formazioni aedi del twoism elettronico. Il elettroniche. Da grimpeur di terre twoism, che si potrebbe tradurre, fa- alte quali sono, i Boards fanno gar- ticosamente, in duismo, cela in re- bata critica al mito della Modernità, altà un forte tratto generazionale in- la città: l’incanto loro è tutto ecolo- glese. Dai Chemical ai Leftfield, dai gico, ma di una ecologia non torva- Fsol ai Two Lone Swordsmen, la cop- mente anti-storica e back to the pia di produttori elettronici sembra roots, ma filtrata dal realismo ma- la formula vin- gico dell’ambiente cente per la cre- scozzese. Un altro atività digitale. profondo tratto di- D’altra parte stintivo è il richiamo sono tempi que- all’infanzia. A diffe- sti di unità leg- renza di tutti gli altri gere, minimali: elektro boys che pri- due è il numero vilegiano la stagione ultimo prima del ardita e fuggevole precipitare nel- della giovinezza, i l’individualismo. Boards esaltano la Due è l’equilibrio divinità fanciullesca perfetto tra l’ego dell’uomo. Il fanciul- di uno e il lo, eterno Dioniso, protagonismo regna puro in un dei molti. Le fecondità si moltiplica- mondo incorrotto, dove tutti i godi- no sempre all’interno di nuclei twoist, menti sono morbidi, il mondo è sen- quasi avesse ragione il geniale za angoli e il rapporto con la natura Pitagora, con la sua teoria sull’ar- è perfetto e immanente. Musical- monia celeste… mente questo viene tradotto in I Boards of Canada, pur nella loro campionamenti di voci infantili o totale originalità, appartengono a un morbidamente lunari, sempre albero discreto, mai evanescente, ovattate, sognanti. Il clima evoca- dell’elettronica contemporanea i cui to, come negli splendidi cento se- rami si chiamano Autechre, Plaid, condi di “The color of the fire”, ci pre- Bola, Mira Calix. Oltre alla propria cipita in un favoloso mondo delle etichetta, la Skam, e il proprio di- meraviglie. Le severe melodie dei stributore, la Warp di Sheffield, la Boards of Canada ingentilite dai sot- coppia scozzese può vantare altre tili campionamenti di crepitii di fuo- emotive alleanze in etichette come chi, di pecore vegliarde, di sbatter Too Pure e Rephlex, dove l’elettro- d’ali frugali, di minestre di farfalle, nica angolare e fuori dalle traietto- di volatili gaudenti e stridenti, di rie dell’edonismo imperante, è sem- bambini festanti, favoleggia di un pre ben coltivata. Per non dimenti- mondo a misura della coppia scoz- care poi oltremanica, nelle fonderie zese, primordiale ed emozionante I Boards of continentali del nuovo suono, collet- allo stesso tempo. tivi piuma e microunità dal nome di Della parca bellezza, dell’austera Canada, pur To Rococo Rot, Mouse on Mars, Pole cadenza dei suoni di Boards of Ca- e via luneggiando. Altri ancora sono nada un po’ tutta la critica mondiale nella loro totale appesi alle lande scandinave e già i ha detto un gran bene. Giusto per nomi dicono tutto: Biosphere, sbrogliar la matassa da ingombri inu- originalità, Vladislav Delay, Electronique Noir. La tili va sottolineato che la coppia scoz- creta pastosa dell’elettronica più zese nulla ha da spartire con appartengono a emotiva in essere sembra calamitata ambientalismi enyani oppure con fi- un albero dalle brume del Nord Europa, terra losofie californiane in stile new age. irritabile, oziosa e poco avvezza alla Il loro percorso è tutto dentro al discreto, mai presenza dell’uomo… rizoma della migliore elettronica eu- I Boards of Canada sono differenti. ropea. Delle loro trasparenti melo- evanescente, Dal folto manto di auctores die metafisiche, profonde e strug- sopracitati è la limpida vocazione genti, leggere e fluttuanti, rimarrà dell’elettronica agreste a emanciparli dal lotto: lon- un ricordo indelebile nel tempo. tanissimi quindi dal pathos urbano, La molteplice discografia del grup- contemporanea dalla tensione metropolitana che po, disseminata per tutti gli anni 15 15
  • 4. Novanta in variegate forme - nastri, sin- matica ambientale dalle labili goli, ep, remix, albi in 50 copie - rende numerologie, intime stereometrie che impossibili da trovare tutti i singoli ed sono certificati d’esistenza: più che le ep su Skam e Musica 70 ante 1997 e serie del matematico Fibonacci, i pure il primo album BOC Maxima del suoni dei BOC richiamano la “diafana 1996. Va sicuramente segnalata l’ope- fragilità” delle foglie pitagoriche del- ra, reperibilissima, di debutto su Skam/ l’artista tedesco Beuys. Da moderni Warp, Music has the right to children, alchimisti, la coppia scozzese si aggi- capolavoro luminoso dell’elettronica pa- ra per le terre nere cercando scozzesi storale. Sempre datato 1998 le Peel caducei o mirando la rugiada mattu- Session con un inedito Happy Cycling e tina come sperma celeste: manca due brani rimescolati dall’album Music. poco e incocceranno nell’omphalos L’anno scorso, come preludio all’immi- aurale, l’ombelico che produce il suo- nente Geogaddi, esce il mini lp In a no armonico del mondo. Geogaddi è Beautiful Place Out In The Country, scri- La regolarità matematica della natura, colmo di abbaglianti e superbe l’intuizione di fondo del Pitagorismo, nel fumisterie elettroniche: racchiude, gno prezioso di quattro composizioni al disegno di un artista moderno, J Beuys (1948) di là del tempo e dello spazio… come uno scrigno, il segreto della bel- Geogaddi, geografia esistenziale degli lezza… Dettagli della memoria, sogni spazi nostalgici, è la nuova opera dei Boards of Canada. trasfigurati, nature selvagge dell’io profondo, spaesamenti Geogaddi: richiami ad un inner cinema percettivo, allo interiori, ipertrofie dello spirito, elevazioni, blue cinema… spazio di appartenenza, al mondo capovolto e sbirciato Geogaddi è… ma perché citare i singoli brani? Sarebbe con movimenti lenti, attraverso un camminare che è pri- come descrivere gli spazi bianchi tra le parole. Oltre i ma di tutto dentro se stessi: è bandito l’avventurarsi al confini della Scozia, fuori dalla loro corazza protettrice, i di fuori dei propri territori personali. Lo scavo è interio- Boards of Canada sanno ancora convincere e commuo- re, lo spazio è ordinato in oniriche tessiture geometri- vere come altri non sanno più fare. Nel loro schermo che-impressioniste, il punto di vista sempre spoglio ed poetico si proietta la dimensione essenziale delle cose, e inconsueto. Geogaddi è il ritorno alla poesia dei corian- oggi, questo fascio di luce è miracoloso. doli lunari, delle magiche finestre da cui si sente il cielo, oltre il radar dell’orizzonte. Discografia: B.O.C. Maxima 1996 – Music 70 Questa volta il cannocchiale sonoro è puntato sui cristal- Music has the right to children 1998 – Skam/Warp li della natura, sulla purezza matematica delle forme am- Geogaddi 2002 – Warp bientali, sulle aurore di suoni dalla lenta fluvialità. Mate- Peel Session (ep) 1998 - Skam/Warp In A Beautiful Place... (ep) 2000 - Skam/Warp 16 16
  • 5. REVIEW 7 x 7” by Peeddoo COMPILAS by Peeddoo SHAKADELIC BEATS ONE FOR THE SUMMER “Heavyweight Rib Ticklers” compiled by Mr Scruff (Unfold) Arriva l’estate e puntual- mente siamo invasi da caterve di compilation qualunquiste, con il meglio 1 di quello ed il top di quel- Sixto Rodriguez l’altro. Mr. Scruff da “Sugarman” (13 Amp) Manchester ha però pensa- Imperdibile 45 promozionale estratto dall’ultima immensa to a noi, divoratori di novità che non si accontentano dei compila di David Holmes… my summer hit! “The Greatest Hits”. Lo scudiero della Ninja Tune si è tuffato nel suo archivio ed ha pescato il reggae più malato ed il dub più bastardo mai amalgamato in una sola raccolta: i Wailers senza il buon Bob, l’uomo del momento Bjorn Torske (la b- side del suo primo disco per Tellé), i Sons of Silence, noti per essere stati inclusi nella colonna sonora della rivisitazione cinematografica di Acid House di Welsh, e pure il Butch Cassidy Sound System… per la serie è la musica che conta, non i nomi coinvolti. Oltre alle ottime note di copertina di Treva Whateva, ciò che vi farà strippare saranno le istruzio- ni per costruire il proprio sound system di cartone. Solare e intelligente… l’esatto complemento alla recente raccolta di 2 Don Letts su Heavenly. J-Walk “Tearaway / Heavens Above” (Pleasure Music) Terzo singolo per i mitici da Manchester… KEB DARGE aspettiamo con trepidazione l’album! “Live At The Pulp” Notevole selezione di scono- sciuto soul ed introvabile funk on 45s ad opera di Keb Darge, uno dei personaggi che ha fatto del collezioni- smo di vinile un arte (si vocifera che il suo arsenale sia composto da più di 45000 pezzi), capace in pas- sato di sfidare Dj Shadow e 3 Kenny Dope Gonzalez nella compilazione di alcune delle mi- Annie gliori raccolte della BBE. “I will get on” (Tellé Records) Registrato in uno dei templi del rare groove francese il 24 Nuovo singolo per Annie, che sorprende alla grande dopo giugno dello scorso anno, riproduce fedelmente la vibe che la “disco” di “The Greatest Hit”. Heavy Rotation. un buon set di piccoli dischetti può offire, click compresi. 4 Bandulu “Jahquarius / Detention” (Music Man) UNKLESOUNDS Dal loro nuovo album, grande lezione DUB dai maestri della “Do Androids Dream Of techno. Bentornati. Electric Beats” 5 Ci troviamo di fronte ad un The Maytals esclusivo triplo CD promo- “54-46 was my number” zionale giapponese, tre parti (Trojan records) di un unico mixato origina- Incendiaria reggae-party music. Imperdibile ristampa. riamente partorito da James Lavelle per Radio Ape; con- 6 tiene inediti brani e remix di Afrotid Unkle e DJ Shadow (la ver- “Law of the Wild” sione originale del classico (WahWahMoose) Organ Donors) mixati con strambe rivisitazioni di Beatles e Produzione norvegesi degli anni 70, quando i Royksopp e Red Hot Chilli Peppers, più i soliti sospetti: Ian Brown, Kings of Convenience erano giusto bambini… ora capisco Chemical Brothers, Howie B, Layo & Bushwaka. La selezio- tutto! ne, veramente creativa e coinvolgente, dimostra ancora una volta il ricercato eclettismo di James Lavelle, come recente- 7 mente dimostrato nella prima vincente selezione per la se- Snares Man “Breakbeat Malaria” rata Fabric Live. (History of the Future) Come sempre grande artwork e sofisticato packaging by Fu- Qui si esplora un nuovo genere: Dancehall tura. Polka Core!!!! 41 41
  • 6. SUSSAN DEYHIM Sacerdotessa dei fiori e timido angelo della musica persiana “Vediamo che fu creato nel quarto cielo, il corpo fatto principalmente di terra rossa, da cui proviene il nome di Adam , termine che in arabo, ma anche in ebraico, significa rosso…” Jean Chardin – Voyages en Perse Paolo Davoli Shirin Neshat, Edizioni Charta, Milano 2002 99 per gentile concessione dell’editore
  • 7. Che beatitudine poter parlare di quell’estrema folgore Madman of God, una raccolta di poesie mistico-eretiche che è la figura femminile di Sussan Deyhim. Danzatrice e di canzoni d’amore divino scritte dagli antichi Maestri dionisiaca, cantante intensa e regale, performer spiritata Sufi persiani, i “pazzi di Dio”, ribattezzate dalla stessa e tenebrosa. I suoi occhi immensi e pungenti ricordano Sussan come le “torch songs” della musica classica quelli di Qurratu ‘l’Ain, poetessa persiana strangolata da persiana. Ora esce Shy Angels, la versione remix notturni assassini; i suoi lunghi capelli corvini, ora raccolti dell’album ad opera del bass killah Bill Laswell. Che come usava la regina assira Semiramide, ora sciolti e beatitudine poter parlare della gioiosa follia musicale degli ricciuti come un’onda parlante, sono quelli delle donne Angeli Timidi… che abitano i paesi adamitici e caucasici. Il viso, duro e pungente come un chiodo di ferro, ricorda una Diamanda “L’astratto deve essere sensualizzato e il sensibile deve Galas ancor più orientale e petrosa. Il portamento è divenire astratto” (Novalis – Werke) verticale e indomabile come le querce secolari di Persia e i movimenti , gli accenni, i passi di danza sono quelli Shy Angels è un’inebriante viaggio onirico di oltre 45 mistici dei dervisci levantini oppure dei “sonnambuli minuti con il basso di Bill Laswell che “corre per il mondo dell’accademia degli spiritati”. Ogni concerto di Sussan come un rasoio aperto” (Buchner) e intaglia dub perlati Deyhim è un evento che s’imprime a fuoco nella nostra dalla voce austera e febbrile di Sussan Deyhim; sitar e memoria, così poco avvezza alle altitudini del “profondo violini fluttuano sotto vento, i ritmi si dilettano in folate sentire”. Il suo gruppo poi, è un crocicchio di persiani, drum and bass o in pressioni dub che triterebbero massi. indiani, armeni, newyorchesi ebraici; nomadi diasporici, L’incedere è maestoso, a volte nervoso, a volte al limite rifugiati politici, musicisti esistenzialisti, profeti del suono dello “specchio mesmerizzante”: ci sono pure accenni di che scendono dagli altopiani mediorientali. Suonano mistic-jazz con tastiere liquide e passaggi bisbiglianti valigie di ferro e pelle, violini della steppa, tamburi come nella monumentale Bade Saba, a cui auguriamo ottomani, tablas del Gujarat, zarb e setar caspici: li la stessa durata dei poemi Sufi di Nezami e Rumi, creati mischiano con elettroniche amare e coraggiose, grooves nell’XI e XV secolo. I bassi, fondamento e sfondamento nobili ed errabondi, smaltati con gli echi e i ritorni del dell’audio-scenario di Bade Saba, si aggrovigliano titanici dub spirituale. Il primo album di Sussan Deyhim è e obliqui sui riddim persiani. 10 10
  • 8. La voce vibrante di Sussan gorgheggia e braveggia, “Siediti, Gul mullah!” straordinaria sacerdotessa della passione. Una nera bevanda bollente mi spruzzò in viso. Una voce, la sua, che trascende in modo stupefacente la “Vuoi acqua nera?” – mi guardò Alì Mohammad, paradisiaca materia sonora impastata dallo sciamano si mise a ridere: newyorchese Laswell, coadiuvato, tra imille Re Magi del “Io so chi sei” suono visionario qui presenti, dall’Ustad Zakir Hussain e Karsh Kale alle tablas, Richard Horowitz agli archi, e da “Chi sono?” Reza Derakhshani, musicista culto della tradizione “Un Gul mullah” – “Un sacerdote dei fiori?” classica iraniana. “Sì-sì-sì” Shy Angels propone un paesaggio acustico che aspira Ride, rema. all’elevazione, alla seduzione della passione, all’eresia Corriamo in un golfo di specchio Sufi vista come arte sacra. Ed è qui che Shy Angels accanto ad una nube di cordami e di mostri di ferro assume l’orda tempestosa della visione superiore: mai arabescati… opera è stata, forse, più profonda e poetica del dub persiano in cui la coppia Laswell-Deyhim ha sciolto (Velimir Chlebnikov - La tromba del Gul mullah) arcobaleni sfavillanti nei colori del suono. Bisogna esser disponibili a “perdersi” per afferrare la “potenza” di brani come The Wind of Saba, Inextrica- DISCOGRAFIA CONSIGLIATA ble, Wine Cave, Savage Bird… Gli angeli timidi di NY Sussan Deyhim & Richard Horowitz e Teheran ci sprofondano in un’aura perfetta e profonda, Desert Equations – MTM Crammed 1988 che è frammento di amore e devozione, vino e lacrime, ebbrezza e sacralità, poesia e profezia. Sussan Deyhim Un delirio insostenibile, sensuale e spirituale allo stesso Madman of God – Crammed 2000 tempo, mistico e sovversivo in egual misura… Con Shy Sussan Deyhim & Bill Laswell Angels l’ascolto diventa “esperienza” pura, Shy Angels – Crammed 2002 indimenticabile… 11 11
  • 9. Shirin Neshat nasce a Qazvin, In Iran, nel 1957. Lascia il suo paese per seguire gli studi artistici negli Stati Uniti. Si trova a Los Angeles quando in Iran la rivoluzione del 1979 pone fine alla mo- narchia dello Scià e instaura il regime islamico di Khomeini e de- gli Ayatollah. Il cambiamento politico le impedisce di tornare in patria per ricongiungersi con la sua famiglia fino alla morte di Khomeini, avvenuta nel 1989. Così nel 1990 l’artista compie il suo primo viaggio di ritorno in Iran e rimane fortemente colpita dallo stile di vita che il regime teocratico impone ai sudditi, in particolare alle donne. Da queste visite, ripetute poi negli anni, discende la decisione di dedicare il proprio lavoro alla riflessione sulle profonde differenze che separano la cultura occidentale, a cui ormai è assimilata, e quella islamico-orientale, da cui provie- ne. La sua opera, rappresentata principalmente da fotografie e video, pone in relazione la religione islamica, il femminismo, il rapporto fra i sessi e le censure di ordine sociale che regolano l’espressione del desiderio. L’incontro con Sussan Deyhim avviene in occasione del video Turbulent che si aggiudicherà il Primo Premio Internazio- nale alla Biennale di Venezia del 1999. La Deyhim curerà poi altri lavori a venire, come Pulse e Possessed, aumentando con le sue composi- zioni musicali e con la sua voce la dramma- ticità delle immagini, fondendo i diversi linguaggi con intensa emotività. La col- laborazione fra le due artiste iraniane diviene fortemente caratterizzan- te di un mondo che chiede rispo- ste alla possibile e necessaria con- vivenza di culture differenti. Estratti dal catalogo: Shirin Neshat, Edizioni Charta, Milano 2002, edito in occasione della mostra personale dell’artista al “Museo d’Arte Contemporanea” - Castello di Rivoli (TO) Sussan Deyhim: biografia Artista poliedrica dell’avanguardia artistica internazionale, la Deyhim è stata ballerina a Parigi, dall’età di 15 anni, prima nel Ballet National Perse, poi con la compagnia di Bejart. Spostatasi quindi a New York, recita a teatro con Peter Brook, e frequenta la scena musicale d’avanguardia. Nel 1988 per l’etichetta belga Crammed/Made To Measure, Sussan Deyhim realizza in compagnia di Richard Horowitz l’album Desert Equations: Azax Attra. Di questo album s’invaghisce Bernardo Bertolucci, il quale incarica Horowitz di comporre parte delle musiche del film Il Tè nel deserto, tratto dal romanzo di Paul Bowles. Dopo aver collaborato con Bill Laswell, Peter Gabriel, Reggie Workman (bassista di John Coltrane), Jah Wobble e Loop Guru, Sussan Deyhim debutta come solista con l’album Madman of God (Crammed, 2000): con il suo gruppo guadagna consensi entusiasti al Festival di Montreux edizione 2001 e porta quindi il suo album nelle magiche mani del remixer newyorchese Bill Laswell con il quale appronta Shy Angels, album uscito nell’aprile di quest’anno. L’artista iraniana, dal 1998, è anche attrice, cantante e compositrice delle musiche nei film e video di Shirin Neshat, anche lei iraniana, con la quale ha vinto il Primo Premio Internazionale alla Biennale di Venezia 1999. Da allora ha realizzato con Neshat Soliloquy, Rapture (1999), Pulse, Possessed (2000) e Logic of the Birds (2001), tutte opere che sono state presentate nei maggiori festival e nelle migliori rassegne artistiche di tutto il mondo, riscuotendo un enorme successo di critica e pubblico. 12 12
  • 10. FATBRIGHTONSLIM LA GRANDE SPIAGGIA DI BRIGHTON Damir Ivic artwork cd Un eroe. Un’icona. Ma simpatica… come raramente ca- situazionista, i corridoi e volteggia in mezzo ad attoniti pita alle icone. Questo è Quentin Cook (ma lui preferi- (o divertiti) shoppers. Abbastanza stupido da restare sce farsi conoscere col nome di Norman). Colui che, impresso nella memoria collettiva, abbastanza chic da ormai lo sanno un po’ tutti, suonicchiava coi frizzanti essere inneggiato dai trend setter. Attenzione però: Housemartins sul finire degli anni ’80, dispensando pop Fatboy Slim non è né chic, né snob. E’ semplicemente allegro, proletario e intelligente (l’album “London 0 Hull uno che adora divertirsi; poi è anche una persona intel- 4” finì nelle camerette di un sacco di gente). Colui che ligente, ma questo può andare in secondo piano (come sciolti gli Housemartins ha messo su il progetto Freak le persone intelligenti sanno che è giusto che sia). Power, dispensando dosi di elegante funk e soul con una Video dopo video, singolo azzeccato dopo singolo sana attitudine pop (una sorta di “il groove spiegato alle azzeccato, Norman Cook aka Fatboy Slim diventa quasi masse”). un modo di dire – “fatboislìm, quellodelvideoche…”, det- Colui che (e questa in Italia non la sanno in molti, pec- to tutto intero, mentre se un minimo volevate far vedere cato!) ha creato la macchietta di Pizzaman, grande ca- di essere addentro nei segreti della club culture allora si valiere della house demenziale, parrucca alla Maradona optava per “ah, Norman Cook, ovvio”. Quello su cui tutti in testa e attitudine disperatamente tamarra e caciarona. erano d’accordo erano i pezzi di “You’ve Come A Long Colui che poi è diventato Fatboy Slim. E qua possiamo Way, Baby”, l’lp: raramente nella storia della musica è rallentare il nostro piano-sequenza, soffermarci su un uscito un album con un tale numero di singoli potenziali, po’ di fotogrammi, per vedere come un videoclip geniale praticamente tutti. Una hit ad ogni traccia. Sempre con associato ad una canzone sfrontatissima, quasi tardo- la capacità di mettere d’accordo cultura alta e cultura barocca nel suo uso di sample sguaiatamente bassa – e non per un complotto accademico o per una “riempipista” (e usiamo non a caso quest’aggettivo che teorizzazione raffinata, ma semplicemente perché la cosa, imperversava, ricordate?, più di un decennio fa su Deejay oggettivamente, funzionava. Un congegno perfetto. Television…), insomma, “Rockafeller Skank”, sia riuscita Congegno perfetto, ma anche potenziale trappola: per- nel miracolo: mettere d’accordo le frange più avvertite ché dopo il disco, Norman Cook pareva condannato ad della club culture col pubblico da villaggi-turistici-ani- essere sempre e solo un hit-maker, una macchina per mazione-compresa. Praticamente, un miracolo: soprat- singoli accattivanti, un nazionalpopolare del sample. Ne tutto a quei tempi. (ora la club culture è un po’ più è venuto fuori nella maniera più bella, con un album sdoganata, un po’ meno di nicchia, un po’ meno sospet- successivo (“Halfway Between The Gutter And The Stars”) tata di essere troppo o troppo poco sovversiva). Miraco- capito da pochi per i suoi veri pregi e per i suoi veri lo che si è ripetuto con “Praise”, altro capolavoro strate- intenti, un album giudicato per lo più col metro sbaglia- gico di canzone+video: stavolta però il divertissement è to. In sintesi: da molti questo lavoro è stato visto come molto più furbo, dato che ci si mette di mezzo quell’as- un tentativo, meno riuscito, di accumulare ancora dei soluto snob di Spike Jonze, regista del video. Una can- beat e grooves irresistibili per sbancare le classifiche e le zone divertente ma non esplosiva come “Rockafeller playlist delle radio. Pochi hanno intuito che il vero valore Skank” viene nobilitata catapultandola in un centro com- di “Halfway” sta nel suo essere un esempio di rigorosa merciale come colonna sonora di una sbrindellata com- filologia. Un’accurata interpretazione operata da Norman pagnia di danza che occupa, con nonchalance Quentin Cook su quelle che sono le radici e i caposaldi 32 32
  • 11. Un indizio che questa interpretazione non è campata in aria? Facile, basta ascoltare il “Live At The Brighton Beach”, uscito un pugno di mesi fa. Im- maginatevi la situazione: Norman Cook / Fatboy Slim che suona nella sua città, d’estate, sulla spiaggia, evento strapubblicizzato ed ipercoperto dai media, 40.000 persone presenti. Decide di aprire con le tastierone di “Born Slippy” de- gli Underworld (altra hit di qualità che è stata perfi- no imbarazzante nella sua capacità di successivamente varcare, tracimare i confini), intersecandole con l’incipit della sua “Right Here, Right Now” (uno dei singoli di “You’ve Come…”, e quindi un pezzone nazionalpopolare anch’esso!). Inserisce poi nella scaletta altri brani suoi o la tamarrissima “Put Your Hands Up” (un must degli autoscontro al luna park…), o “Where’s Your Head At” dei Basement Jaxx. Insomma, tutti gli ingredienti per una furbetta raccol- ta di successi, buona per sbancare il mercato degli scaffali dei supermercati o degli espositori da Autogrill. Una “Deejay Time Compilation” in salsa anglosasso- ne, per intenderci: a leggere la scaletta del cd il so- spetto è lecito. Al massimo, la versione big beat di quei micidiali con- gegni commerciali che sono le compile del Ministry Of Sound. Bene. Se invece vi prendete la briga di ascoltare il cd, vedrete che questi ingredienti vengo- della house culture, quella originaria, sì, anche quella dello no mescolati e trattati in modo tale che ciò che viene “smiley”, il sole che ride (non il par- fuori è una serissima session tito politico di casa nostra, va da di tech-house, per nulla com- sé…). Basta che ascoltiate la traccia piaciuta e compiacente, e an- d’apertura, dove la parola ad entra- che per nulla facile. In mezzo re in loop è “big bright yellow sun!” L’insieme è scuro, ai classiconi ci sono anche pre- mentre scorre come tappeto un senze “strane”, prima fra tutte classicissimo giro sincopato di tastie- energico, non dà facili quella, per ben due brani!, del re house, quelle per intenderci “nostro” Santos. innercity-esche, o anche la seguen- concessioni ma al L’insieme è scuro, energico, te “Star 69”, con le sue spirali tempo stesso non fa non dà facili concessioni ma al tranceggianti che piovono su una tempo stesso non fa mai cala- cassa martellante. Ma anche il mai calare re l’adrenalina del party. Né minimalismo rumorista su cui viene cade nell’autocompiacimento: fatta calare la voce di Macy Gray è l’adrenalina del party. il deejay resta sempre al ser- indicativo, o l’attitudine hi-nrg (vi vizio della folla, ed è bello che ricordate questa catalogazione?! Né cade la folla esploda in un boato di Pura archeologia della musica nell’autocompiaci- piacere quando riconosce “Born dance!) di “Ya Mama”. E pure il Slippy” o i pezzi di Fatboy Slim. gospel di “Demons” può trovare la mento: il deejay resta Ci mancherebbe altro. sua giustificazione nelle radici “deep” Ma la spiaggia di Brighton è così di Chicago, altro archetipo della cul- sempre al servizio del- grande che c’è spazio per altro tura house. e altro ancora, anche soluzioni Norman Quentin Cook è una perso- la folla, ed è bello meno semplici, c’è spazio per na molto simpatica, spiritosa, per che la folla esploda 40.000 persone, c’è spazio per nulla snob, ma in tutto questo il nazionalpopolare e la ricer- irreprensibilmente seria ed accura- in un boato di piacere ca, c’è lo spazio per celebrare ta. E la sua musica, analizzata con un inedito matrimonio fra di attenzione, riflette tutto ciò. Non è il quando riconosce loro e farlo sembrare scontato pagliaccio, non è una macchietta, e naturale. Grande, la spiaggia non è una macchina per fare soldi e “Born Slippy” o i pezzi di Brighton. Grazie a Norman sfornare hit ecumeniche rifinite da di Fatboy Slim. Cook per averci invitato in que- video divertenti e creativi. Se gli va, sti anni a farci un giro… è capace di fare anche questo, cer- to; ma alla base di tutto sta il lavoro, e la serietà di esso. FATBOY SLIM Live On Brighton Beach Senza di questi, non sarebbe possibile scherzare come fa. Southern Fried / Sony - UK 2002 33 33
  • 12. FEEDBACK CON SPARTITO LIVE l’arte del rumore è di scena a teatro A distanza di 27 anni dalla sua pubblicazione viene eseguita per la prima volta dal vivo Metal Music Machine di Lou Reed, da parte di un’orchestra anti-conformista berlinese, l’Ensemble Zeitkratzer. “NO, NO, NO!!!....I’m only a rock and roll guitar player!” appartengono a quella parte (indicando la sua destra), questa la secca replica, alzando di non poco la voce, di io appartengo a questa parte (indicando la sua sinistra). Lou Reed a uno smarrito giornalista (Franco Fabbri, Ra- Sono solo un chitarrista di rock and roll”. dio3 RAI), il quale aveva avuto l’ardire di porre quest’ul- L’intervista anticipatoria del concerto – e il relativo teatrino tima domanda all’ironico newyorchese: “A New York ne- di autoincensazione dell’evento - finisce lì e Lou Reed se gli anni sessanta LaMonte Young e altri musicisti d’avan- ne va dal palco, tra gli applausi del pubblico. Ancora die- guardia componevano musiche con feedback teorizzando ci minuti d’attesa ed inizierà una delle performance di una relazione tra numeri e...” E’ a quel punto che Lou musica contemporanea più attese degli ultimi anni. Reed, sbotta, aggiungendo alla frase sopracitata: “Loro Strana occasione “la prima esecuzione in pubblico” da pagine di avanguardia quasi-colta. La senilità, raggiunta parte dell’Ensemble Zeitkratzer di Metal Music Machine, in compagnia della performer Laurie Anderson (lei sì, l’album “maledetto” (1975) di un rocker “maledetto”, così degna di una carriera di altissimo profilo), non sembra viene definito dall’agiografia rock contemporanea Lou portare maggiore saggezza all’ironico chitarrista-cantan- Reed, performer di NY in odor di santità grazie al lavoro te, che naviga a vista, bello e imbalsamato, tra serate di svolto negli anni Sessanta con i Velvet Underground. poesia, album perfettamente inutili e dignitose colonne L’attesa dell’evento veneziano-berlinese è eclatante: il sonore per spettacoli teatrali come le 13 Pieces: teatro registra, naturalmente, il tutto esaurito. La conci- Meditations on Poe. Ed è proprio l’esecuzione dei 13 tazione è da serata “storica”, con tutto il demi-monde movimenti su Poe che apre la serata dell’Ensemble sgargiante e iperbolico stipato nel folto della platea. Zeitkratzer di Berlino, giovane orchestra dedita a Il sentore però è di morta accademia, di “museificazione” riletture eterodosse, da anti-accademia estrema, in am- à la Madame Tussaud, e questo rende assai inquieto Lou bito contemporaneo. Hanno infatti collaborato e/o Reed. Il teatro, si sa, è la morte del rock, che per defini- rielaborato musiche di/con Phill Niblock, Sonic Youth, La zione appartiene alla “strada”. E questo Lou Reed lo ha Monte Young, John Cage, Terre Thaemlitz, Vladislav Delay, ben presente. Lui è un “rock’n’roll animal”, come ben Manuel Gottsching (E2-E4!!) e molti altri, occupando così fotografa l’omonimo album live di metà anni Settanta, quella terra di nessuno che sta a metà tra l’elettronica, il che fu Bibbia e palestra per, l’allora nascente, rock d’avanguardia e la musica contemporanea colta. intellettualità punk newyorchese. D’altra parte la carrie- L’Ensemble Zeitkratzer è stato il vero mattatore della ra di Lou Reed si è spesso divincolata, non sempre in serata con le 13 Meditazioni giocate magistralmente ora maniera egregia, tra alti e bassi, tra filisteismi pop e tra chiaroscuri maestosi e astratti, ora tra zampate free- fondotinta glam, provocazioni da guitto metropolitano e noise, notturne e orrorifiche. Una POE-try di suoni e at- Paolo Davoli David Heerde 48 48
  • 13. mosfere molto dense e intelligenti, che ci hanno regala- drammaturghi dell’apocalisse. Sul finale di partitura, s’in- to un primo tempo delizioso. Naturalmente il popolo rock serisce la chitarra di Lou Reed, con feedback sonici so- scalpita, abbarbicato impaziente sul frontespizio sedioso. vraccarichi, fatalmente inutili, giusto per dare un saluti- Dov’è il digrigno assordante delle nostre chitarrine, si no al pubblico pagante. Finita la serata, si esce dal tea- chiedono i “kurombo” in marsina nera-nera che torvi tro ammutoliti e turbati, con alcune domande in più e cavalcano le soffici poltroncine teatrali? Dove issare come qualche risposta in meno. La melodia più bella, è quella vessilli i nostri blouson noir nel cuculiante “wall of noise” che non esiste? Son queste le trombe dell’apocalisse dei mordaci berlinesi? Nel corso della serata i berlinesi ventura? Il “contemporary white noise” ha un senso a Zeitkratzer restituiscono loro pan per focaccia, amplifi- teatro o così se ne documenta la definitiva cando ancor più il lato “granitico” di Metal Music Machine, mummificazione? grazie a un panzerumorismo ringhioso che recupera la concettualità di “masse organiche” e di “blocchi di suo- Venezia ci accoglie, usciti dal teatro, con l’ingombrante no” che interagiscono con la fisicità audiovolumetrica, afflato della nebbia. Ha ragione Tony Herrington. “Il punto unendo idealmente l’avanguardia di NY - La Monte Young, d’arrivo del rumore è l’oblio. Poi viene il silenzio”. Finia- Tony Conrad at alii - con il “teatro del rumore” della ge- mo la serata in un’osteria notturna dove la tetra e assor- nerazione post-rock. La devastazione aurale di M.M.M. è data umanità ha il ghigno di John Cage... definitiva, tra violini con ansie di giovinezza e viole stri- tolanti, tra elettroniche caliginose e fiati e tamburi tem- pestosi. Assaltano il pubblico stridori veementi, atonalità Rassegna Risonanze 2002 – Venezia 20.03.02 ferali, collages di ronzii, digrignii tracotanti, fiammate Teatro Malibran: Ensemble Zeitkratzer in 13 Pieces: aurali, esplosioni acustiche, doloranti fonemi: gli Meditations on Poe, Metal Music Machine. Lou Reed sound Zeitkratzer, con l’impeto d’un uragano, si trasformano in direction. 49 49
  • 14. GAMESPOTTING GameScapes Pop-up music ludicamente modificata Matteo Bittanti Press Office Ultramoderno e retrofuturo. Da una parte Xbox, la con- mi a dettare legge in rete. Entrambi trasformano gli os- sole più sofisticata del momento, 256 canali audio, sup- sessionanti jingle dell’era Sega, nintendo, Atari e porto hardware a 64-bit, codificatore dolby digital, ma Commodore in travolgenti cavalcate ska. Jazz. Jungle. soprattutto la possibilità di convertire i brani musicali da Techno. Hip Hop. Trip hop. Salsa. Gli obiettivi sono quat- CD in formato .wma e salvarle sull’hard disk interno, per tro: onorare gli artisti che realizzano musica per poi ascoltarle quando si gioca. Xbox è il Jukebox del nuovo videogiochi, che in Occidente non ricevono la dovuta at- millennio. tenzione. Secondo, riportare l’attenzione della comunità Dall’altra, gli appassionati che creano nuove versioni dei dei videogiocatori, sempre e comunque proiettata al più grandi successi ludo-musicali. Musicisti militanti, futuro, verso il passato, quando artisti come Rob Hubbard emulatori convinti, otaku che creano un’elettronica che creavano capolavori lavorando su una tecnologia incre- non si prende mai troppo sul serio. Artigianale e speri- dibilmente limitata. Terzo, dare l’opportunità a remixers mentale quanto volete, ma pur sempre elettronica. Del ed appassionati di esprimersi liberamente con il medium resto, le colonne sonore dei videogiochi classici sono come digitale. Last but not least, per divertirsi. le madeleines proustiane: rimandano ad un passato che Siti come GameMusic, VGMix OverClocked ReMix [cura- non esiste se non nell’immaginazione aurale di giocatori to dall’immarcescibile Dj Pretzel, ventitreenne appas- che non vogliono saperne di crescere. Ma la sindrome da sionato di technologia che vive in Virginia, negli Stati Peter Pan è solo una delle ragioni di un fenomeno, quello Uniti] offrono gratuitamente centinaia di arrangiamenti della videogame music, cresciuto a livelli impensabili solo di videogiochi di culto. VGMusic offre una serie di se- fino a pochi anni fa. quenze MIDI di brani di giochi più o meno famosi. Le scuole di pensiero sono due: da una parte i remixers, Zophar’s Domain ha un archivio di rips di colonne sono- dall’altra gli arrangiatori. I primi reinterpretano un brano re ludiche. Da Frogger a Super Mario Bros, senza passa- videoludico a partire da materiale sonoro già esistente. I re dal via. Il formato è quello “classico”, MP3. Lunghez- secondi lo riscrivono ex novo. E sono proprio questi ulti- za massima: 15 minuti. Brani irresistibili che talvolta 72 72
  • 15. fanno tenerezza, talvolta infiammano. Brani che hanno brano cantato dall’artista Rikku di Final Fantasy X, che si quel calore pop che diventa colore, con synth che non sa è tradotto in uno straordinario successo di vendite. Sem- decidersi tra l’analogico e il digitale, un flashback aurale pre più spesso, inoltre, le case che producono videogiochi che ci riporta ai primi anni ottanta. Suoni a volte un po’ si rivolgono a compositori professionisti. È il caso del omogenei, altre irresistibili ed impensabili. Come il remix best-seller per PlayStation2, Metal Gear Solid 2: The Sons Jungle di Bubble Bobble firmato da Astroboy, quello of Liberty di Hideo Kojima. La colonna sonora porta la SpeedGarage di Deakin Scott o il mitico Mute Radiology firma di Harry Gregson-Williams, autore dei brani di film di DJ Pretzel, un divertissement sul tema di F-Zero. L’esi- come Shrek, Spy Game e Armageddon. Il 4 maggio 2002 larante AcidTechnoTrip (tuttoattaccato) di The Sims cu- si è svolto a Tokyo il primo concerto di musica video rato da Daknit… I migliori arrangiatori stanno lavorando ludica. Organizzato da All-About, uno dei più popolari a “Project Majestic Mix: A Tribute to Nobuo Uematsu”, internet provider, l’evento ha coinvolto personalità del un omaggio al grande compositore di Final calibro di Shinji Hosoe (Namco, Ridge Racer ), Jun Fantasy, che in Giappone è idolatrato quan- Kobayashi (Sega, REZ ) e Yuzo Koshiro (Sega, to una pop star (insieme all’amico/rivale Shenmue). Ma non vanno dimenticati di sempre, Koji Kondo, autore della co- anche le serate del lonna sonora di The Legend of Zelda). Soundlab di New York, con E a proposito dei grandi autori, ci sono gli happening dedicati ai in rete decine e decine di siti dedicati suoni dei videogame curati ai più grandi compositori di musica da DJ Spooky, Anti-Pop videoludica. Oltre a Kondo e Consortium, Cannibal Ox e con Uematsu vanno segnalati anche i visual di Madame Chao, Koichi Sugiyama (autore del Fondue, How2, PanOptic, Luke soundtrack del primo gioco di and Blip. ruolo “moderno”, Dragon Infine, vanno ricordati meta- Quest), Yuzo Koshiro (Bare videogiochi come Frequency (Sony, Knuckles, Actraiser ), PlayStation2) il cui gameplay con- Yasunori Mitsuda ( Chrono sente nel mixare brani di house, rap, Trigger, Xenogears) Yoko Shimomura trance, drum’n’bass e alternative rock ( Parasite Eve, Front Mission ), Noriyuki in tempo reale in allucinanti gallerie di Iwadare (Lunar Series, Grandia), Hiroki Kikuta (Seiken suoni e luci che ricordano Tron e Denetsu 2 e 3), Kenji Ito (la serie di SaGa), Yoko Kanno Tempest. Soundtrack curato da artisti (Romance of the Three Kingdoms, Nobunaga’s ambition, come Orbital, Meat Beat Manifesto, Funkstar De Luxe, Uncharted Waters), Motoi Sakuraba (la serie di Shining, Paul Oakenfold, Roni Size, Lo Fidelity All Stars, Fear i giochi della Wolfteam, Beyond the Beyond), Masaharu Factory, BT, Juno Reactor, DJ Q-Bert, Jungle Brothers, Iwata & Hitoshi Sakimoto (Final Fantasy Tactics, Ogre Curve, Akrobatik e Dub Pistol. Battle ), Noriko Matsueda ( Front Mission , Bahamut La musica del futuro non si ascolta: si gioca. Lagoon), Bjorn Lynne (X2, la serie di Worms), Alistair Brimble (attivo sin dai tempi degli otto bit), Tommy Tallarico (la popstar americana della game music), Jeremy Links Soule (Total Annihilation, Secret of Evermore), Mark OverClocked Remix (http://remix.overclocked.org) Seibert (i giochi della Sierra, Quest for Glory), Chris VGMix (http://www.vgmix.com) Hulsbeck (il re della musica su Amiga), Michael Land (i C64audio (http://www.C64audio.com) giochi LucasArt), Jesper Kyd (Red Zone, Scorcher, Soundtrack Central (http://www.altpop.com/stc/) Messiah) e molti altri. Retrogames (http://www.retrogames.com) E non va poi dimenticato il sempre più pervasivo feno- Zophar’s Domain ((http://www.zophar.net/index.phtml) meno dei dance games, in particolare dei bemani targati GameMusicRevolution (http://www.gmronline.com/) Konami. In Giappone, i soundtrack videoludici dei bemani, GameTrax (http://www.gametrax.net/) come la serie di Dance Dance Revolution, spesso supe- GamingForce Audio (http://www.gamingforce.com/audio/) rano popstar americane dalle classifiche dei CD più ven- Project Majestic Mix (http://www.MajesticMix.com) duti. Fate un giro su Dance Dance Revolution Freak per Soundlab (http://www.soundlab.org) un’immersione di J-Pop allucinante. L’ultimo esempio è il Dance Dance Revolution Freal (http://www.ddrfreak.com) 73 73
  • 16. ROBERTO PACI DALÒ E L’ESPERIENZA DI GIARDINI PENSILI Gettarsi nel precipizio che separa la musica dal suono A volte mi chiedo quale sia la finalità di un’intervista. Sovente la s’intende come un semplice veicolo promozionale, che ha ridotto molti dialoghi fra musicisti e giornalisti ad un’accozzaglia di luoghi comuni preconfezionati. Mancano spesso le argomentazioni per risvegliare un briciolo di curiosità, e non si trova il terreno su cui poggiare qualsiasi conversazione degna di questo nome. Roberto Paci Dalò supera di slancio questa trappola e ci offre un “racconto artistico”, questo sì di grande interesse, sul divenire della sua ricerca. Non mi pare il caso di sviluppare oltre questo cappello introduttivo rimandandovi per ogni ulteriore approfondimento, biografico ed artistico, al sito web di Giardini Pensili, che sarà un seguito ideale a quest’intervista e permetterà ad altri di conoscere un artista italiano di spessore internazionale. UT: Da dove nasce l’interesse di ar- vo per poi collocarsi in un universo tisti come John Cage, Robert Ashley, ideale? Possiamo immaginare un Giya Kancheli per il tuo lavoro e che rapporto dialettico fra questi due cos’è Giardini Pensili? estremi? Roberto Paci Dalò: Sul campo! Con Penso a un rapporto profondo tra John Cage c’è stata una lunga ami- questi che in realtà non vedo come cizia fatta di visite a casa sua tutte “estremi”. Ogni opera realizzata è le volte che mi sono trovato a New fortemente debitrice del luogo e del York. Durante queste visite non si particolare momento di creazione. parlava molto di musica preferendo Penso anche che sia presente una foyer Kancheli (che all’epoca parla- argomenti come la cucina o l’osser- dimensione performativa in qualsi- va esclusivamente russo e vazione della natura. Con Cage ho asi circostanza, anche di fronte alla georgiano) mi ha abbracciato in si- assistito a concerti di altri musicisti cosiddetta ‘riproduzione dell’opera’. lenzio per qualche minuto scatenan- guidato dai suoi commenti (sempre Per fare degli esempi concreti: il ci- do la commozione dei presenti. partecipi e sempre dolcemente iro- nema è solitamente considerato una Dopodichè ha scritto un bellissimo nici). Ho incontrato Bob Ashley al forma “chiusa” nel senso che, una commento al mio lavoro. Tempo termine di un mio concerto a New volta terminato, il film resta uguale dopo mi aveva anche proposto di cu- York. Ashley ha mostrato sincero a se stesso per sempre. Ora assi- rare la regia di un suo lavoro. Anco- entusiasmo per il lavoro chiedendo- stiamo invece a film che vengono ra non è stato fatto però potrebbe mi se poteva interessarmi eseguire rilavorati uscendo di nuovo nelle sale succedere in futuro. Giardini Pensili sue musiche per clarinetto. Devo dire a distanza di anni. Questo comporta è l’ensemble multidisciplinare che che amo il lavoro di Ashley e il par- in certi casi durate maggiori con l’in- dirigo, nato nel 1985. È con Giardini ticolare rapporto tra parole e suono serimento di scene inizialmente ta- Pensili che produco tutti i miei pro- che riesce a costruire nelle sue ope- gliate. Ma non solo questo. Infatti la getti grazie a una serie di collabora- re. Con Kancheli c’è una amicizia qualità della proiezione modifica la zioni con artisti, programmatori, te- nata durante il mio soggiorno a Ber- percezione dell’opera. Gli autori co- orici da tutto il mondo. lino dal 1993 al 1995 come ospite noscono talvolta autentici momenti del DAAD. La stima reciproca molto di orrore nel vedere il proprio lavoro Alla luce delle tue esperienze si può forte - legata anche alla mia passio- duramente colpito da suoni sbaglia- intendere l’arte ed in particolare la ne per la tradizione musicale ti, colori non giusti e così via. musica come calata all’interno di un georgiana - si è ulteriormente raf- Questo dà al film una fragilità e universo fenomenologico, riferendo- forzata nel febbraio 1994 al termine mutabilità che contraddice i luoghi la ad un evento ed a uno spazio? di una replica della mia opera comuni del cinema come arte Oppure la partitura resta ancorata “Auroras” allo Hebbel Theater. Nel “statica” nella sua forma. Ho sentito esclusivamente al processo creati- a cura di Enrico Marani metamorfosi (con Anna Bonaiuto) foto di Luca Botticelli 26
  • 17. storie straordinarie recentemente no si sviluppa contribuisce fortemen- ferenza cruciale che separa il suono dove un autore come Stanley te alla sua struttura. Le circostanze dalle altre arti: il suo esistere nella Kubrick conosceva i luoghi di pro- indirizzano la scelta dei materiali e fisicità dello spazio; il suo esistere iezione dei suoi film in tutto il mon- il suono usato per una installazione quindi nella messa in risonanza del- do e verificava telefonicamente che (come nel caso di Ozio) risponde a l’ambiente. Echi, riverberi, frequen- i mascherini dei proiettori fossero criteri diversi rispetto al suono cre- ze. Pensiamo all’utilizzo di alcuni giusti o che il suono fosse diffuso in ato in performance. Ma anche nel autori delle frequenze “estreme”: sala correttamente. caso in cui i due suoni siano esatta- molto gravi e molto acute quasi mente gli stessi (ad esempio il suo- subliminali, dove la musica si fa suo- La musica elettronica, pensi sia le- nare una traccia del cd in concerto) no e il suono crea un’architettura pa- gata all’incedere della tecnica, che quella che è radicalmente diversa è rallela e invisibile dello spazio. Ogni le ha dato un forte impulso, o credi la percezione del pubblico che infat- edificio ha così due architetture com- che ormai si sia sedimentata come ti cambia anche nome: da ‘spetta- plementari, una visibile e l’altra in- linguaggio indipendente dal proces- tore’ di un concerto, diventa ‘visita- visibile. Il gioco drammaturgico tra so tecnico? tore’ di una installazione. Il montag- questi piani definisce territori altri Anche in questo caso vedo una gio, che nella performance è nelle che hanno a che fare con un compresenza tra queste due rifles- mie mani, diventa nell’installazione auspicato mistero. sioni. Allo stesso tempo la musica possibilità del visitatore che decide elettronica è fortemente legata al- quindi come ricombinare - a sua di- Ascoltando molte tue composizioni, l’evoluzione tecnologica - penso ad screzione - i materiali e la scansione si ha la netta percezione di incon- esempio alla miniaturizzazione e alla temporale. Un concerto dura il tem- trare progetti sonori, sovente pen- “laptop music” - e contemporanea- po che decido io, un’installazione può sati a partire da precisi luoghi fisici mente esiste una pratica dell’ascol- essere visitata in 3 minuti come in o mentali. Il processo creativo che to del suono in generale debitrice ore. presiede al tuo lavoro parte comun- della cultura elettronica. Ma questa que da precise sollecitazioni e com- è la storia della musica e del suono. A proposito del tuo lavoro OZIO, missioni o si sviluppa anche in as- senza di detti stimoli, senza partire Un certo modo di trattare gli stru- commissionato in occasione del pre- cioè da precise coordinate? menti tradizionali (e anche la voce mio Trattocontinuo per la grafica Entrambe. Talvolta si tratta di com- in certi casi) è legato all’allargamento Europea, sono rimasto colpito dalle missioni di musica “tout-court”, al- dello spettro auditivo provocato dal- note di copertina là dove operi una tre volte sono commissioni in rela- l’elettronica. distinzione fra musica e suono, de- zione a uno spazio ben definito. Al- finendo quest’ultimo come “qualco- tre volte ancora è una mia idea che È lecito parlare di un’identità propria sa di ben più grande della musica”. nasce a tavolino e che poi trova for- della musica elettronica? Oppure Potresti ampliare ed argomentare ma in uno spazio dato. Mi piace siamo in presenza di un perenne mu- questa distinzione ? molto ascoltare musica (sembra tante? Privo cioè di un’identità fon- La musica è un dettaglio (ben orga- un’ovvietà) ma molta della musica dante. Che importanza ha l’evento nizzato) del suono. Da John Cage in che ascolto non ha direttamente a attraverso cui, od in cui, si dispiega poi (ma anche prima di Cage) non che fare col mio lavoro. Infatti tra i una composizione elettronica? possiamo non tener conto di un miei ascolti preferiti c’è musica ba- Vedo un’identità della musica elet- soundscape nel quale siamo peren- rocca e in particolare lavori per vio- tronica, ma si tratta di un’identità nemente immersi e che è fatto dai la da gamba e per voci. Ho dei brani della mutazione. Una non rigidità che suoni da noi prodotti (cosidetta ‘mu- come le “Leçons de Tenebres” di fa sì che l’elettronica definisca un sica’) in relazione con i suoni am- François Couperin (nella territorio del possibile, teso ad am- bientali dove quindi sono collocati intepretazione di Alfred Deller) che pliare la percezione del suono in ge- spazi di (apparente) silenzio che mi accompagnano da decenni ormai. nerale. Non bisogna dimenticare che mettono in risalto il luogo stesso. tanta musica elettronica lavora sul Un’altra fascinazione emersa ascol- campionamento di suoni analogici Pensi che la musica elettronica pos- tando alcune tue composizioni é le- permettendo spesso di azzerare l’an- sa “gettarsi” nel precipizio che se- gata all’evidente volontà di utilizza- tica distanza tra suono e rumore. para il suono dalla musica cercando re ogni fonte sonora come “sirena L’evento è per me fondamentale. Il un’unione impossibile? evocatrice”, di trance nel caso di luogo nel quale un certo tipo di suo- Esatto. Anche considerando la dif- saturazioni ritmiche, o di spazi 27
  • 18. architettonicamente possibili, là Perché è ancora assente nel nostro (Montevideo e GMEM) dove sto svi- dove le atmosfere si fanno più rare- paese quella rete di fruttifero scam- luppando ulteriori utilizzi di software fatte o puntuali. Il suono, nella sua bio ed infezione fra musicisti inte- per la spazializzazione del suonoin accezione naturalistica o nelle sue ressati alla musica elettronica, che un progetto con la scrittrice Colette forme digitali può essere inteso invece appare svilupparsi impetuo- Tron. Altra residenza permanente è come una sorta di sciamano dome- samente in tutta Europa? al FutureLab di Ars Electronica stico? In proposito il moderno musi- Questa assenza non riguarda solo la Center di Linz in Austria e STEIM di cista elettronico può guardare con musica elettronica. L’Italia è il luogo Amsterdam dove sviluppo sistemi interesse a determinate esperienze principe della disorganizzazione. interattivi per i miei progetti. musicali legate a civiltà diverse da Luogo che produce (secondo i più “Dust” è il mio nuovo solo elettro- quella occidentale? Questo sguardo diffusi luoghi comuni) tanti artisti che nico che sarà pronto in tournée da fa parte del tuo bagaglio artistico? però hanno la necessità di trovare maggio mentre continuano le pre- Lavoro sul “problema trance” da altrove i luoghi e le strutture in gra- sentazioni di “Blue Stories”, live ci- sempre e ho creato una serie di ope- do di presentare il lavoro. In parti- nema con musica rigorosamente dal re che pensano alla trance da più colare una cosa che manca in Italia vivo. Il progetto sta andando molto punti di vista. Non solamente quindi è la continuità nel rapporto con gli bene e - dopo la selezione ufficiale i 180 bpm di area techno, ma anche artisti al di là dell’estemporaneità del al festival del film di Locarno - sono una trance minimale quasi silenzio- singolo evento. Questa continuità previste presentazioni in Europa e sa. La parola sciamanesimo è perti- permette la creazione all’estero di Nord America. In agosto inaugure- nente e ho sempre lavorato anche progetti che in Italia difficilmente si rò una installazione interattiva suo- su culture musicali non occidentali. riescono a sviluppare in modo così no/luce nella miniera di Jesenice Ma non mi ha mai interessato la fi- strutturato e coerente. (Slovenia), in ottobre ci sarà la pri- losofia patchwork di tanta ‘world ma di un lavoro di danza e elettro- music’ e chiaramente aborrisco stra- In questa deficienza qual è il ruolo nica live ad Atene. Lavorerò in no- ni fenomeni come la cosidetta ‘new della committenza pubblica e priva- vembre a un progetto tra Vienna, age’. C’è da dire che in molti negozi ta? Graz e Roma con - tra gli altri - di dischi si trovano sotto l’etichetta Non sono chiaramente in grado di Jerome Nothinger (Metamkine). Sto new age artisti come Steve Reich o dare una risposta a questa doman- poi definendo alcuni lavori in duo con Meredith Monk! In questo mio lavo- da. È un mistero. C’è da dire che musicisti come Philip Jeck (Londra), ro sulla trance c’è la collaborazione anche l’Italia è “plurale” e nelle molte il violoncellista Jean-Paul Dessy fondamentale con la “Scuola J. Italie ci sono quindi anche spazi, (Bruxelles) e David Moss (col quale Bleger” di Rimini diretta da Leonardo network e persone capaci di pensa- lavoro da 10 anni!). Altro progetto Montecchi. Un posto molto partico- re in maniera continuativa all’elabo- di relazione tra parola e suono è lare che ospita regolarmente perso- razione di processi artistici. Però “Rimi” con lo scrittore Gabriele Fra- ne come Georges Lapassade. spesso queste organizzazioni non sca. Si tratta di un lavoro totalmen- sono in grado di creare un network te a quattro mani che conoscerà Se la musica elettronica ha “un’iden- a causa del basso livello di comuni- performance, spettacoli e uscite edi- tità debole” credi, come sembrano cazione tra di loro. toriali inusuali. Il Kronos Quartet mi confermare i tuoi progetti che possa ha chiesto un nuovo pezzo che do- interagire con altre arti poteziandone Puoi parlarmi dei tuoi prossimi pro- vrei riuscire a terminare entro la fine la reciproca fruizione? E se ritieni getti e delle ricerche che stai svilup- dell’anno (spero!) e fin da ora sto che questo sia possibile , come evi- pando ? lavorando a “Morse”, un nuovo spet- tare che una forma espressiva si Arduo sintetizzare. Diciamo che non tacolo che sarà interamente creato ponga come “sfondo” dell’altra? smetto di studiare per cui continua- e presentato in prima a Bruxelles Non penso che la musica elettronica mente ci sono nuovi software di cui nell’autunno del 2003. Si tratta di abbia una “identità debole”. Credo mi devo “impadronire”. Riesco a farlo un lavoro abbastanza complesso e il piuttosto che sia necessario parlare anche grazie a collaboratori di valo- tempo non è mai abbastanza. di identità plurime e parallele. Abi- re come il mitico hacker Jaromil col tando un tempo del parallelismo, quale sto sviluppando da anni pro- Informazioni on-line sul tuo lavoro? Il sito di Giardini Pensili è http:// anche la musica elettronica defini- getti basati su software open source giardini.sm. È aggiornato quotidiana- sce (spesso con grande precisione) per la gestione di suono e video live. mente e comprende numerosi file au- questa definizione della possibilità. In questo pratica dello studio si dio e video. Posso essere sempre con- inscrivono residenze a Marsiglia tattato via email a: dalo@giardini.sm 28
  • 19. BLUE STORIES BACKGROUND COSA SIGNIFICA ‘LIVE CINEMA’? “Accoglimi, deserto. Accogli l’ombra nera Live Cinema è un ulteriore passo verso il futuro del cin- che si addentra smarrita in te, ema. Questo significa che, attraverso l’uso di tecnologie nella distesa di dune, questa piccola ombra digitali, è ora possibile non solo lavorare su produzioni a che ha divorato di nuovo la sua pillola, basso costo, ma anche ripensare al cinema come per- che divora anche te con gli occhi, la tua maniera di essere e di non essere, forming arts. Ritrovando l’emozione del cinema degli la tua sabbia illuminata, dove si consuma albori attraverso le tecnologie più innovative e creando il caos di questa follia.” un set dove l’azione accade dal vivo di fronte al pubblico. Ingeborg Bachmann Il desiderio di molti: essere sul set di un film. Blue Sto- ries è tutto questo. Roberto Paci Dalò / Giardini Pensili Fotogrammi del video Il progetto procede accumulando materiali e combinan- do fiction con documentario insieme a esplorazioni urba- ne e architettoniche. Nella performance tutti i materiali sono mixati dal vivo creando un cinema da vivo che ri- porta all’emozione del pre-cinema realizzato attraverso camere oscure e lanterne magiche. Gioco in Blue Stories con la termi nologia e il linguaggio dei programmatori e in particolare del mondo Linux (release, open source) e allo stesso tempo della musica (version, remix). Testo guida di Blue Stories è Libro del deserto di Ingeborg Bachmann, pubblicato in Italia da Cronopio Yves Klein e Derek Jarman mi guidano nel mondo del Edizioni. Nel volume vi sono due testi Libro del deserto e blu, della visione e dell’ascolto. Insieme a loro il fonda- Verrà la morte (Wüstenbuch e Der Tod wird kommen). mentale lavoro di Dziga Vertov con il suo Kinoglaz. Una riflessione a tutto tondo sul cinema che ricollega il cine- Blue Stories ha già operato a Roma (Roma Remix) il 13 ma degli albori con le nuove tecnologie digitali per arri- marzo scorso a Rialto/S.Ambrogio. vare a evocare un particolare artigianato nuovo e antico Questo il testo della presentazione: Roberto Paci Dalò/ allo stesso tempo dell’arte cinematografica. Dove tra Giardini Pensili presenta il suo nuovo progetto di “live expanded cinema e nuovi formati si può pensare a un cinema” già ospite di festival e rassegne in Italia, Sviz- cinema come arte del tempo. zera, Belgio, Austria e prossimamente in Canada e Ame- Attraverso la creazione di una serie di moduli acustici e rica Latina. visivi sviluppo una serie di performance “released” ogni BLUE STORIES ha fatto parte della selezione ufficiale volta in maniera più o meno diversa. Stanze e edifici del 54 Festival Internazionale del Film di Locarno ed è sono abitati dal cinema che è prodotto in tempo reale, in sostenuto da Italia Cinema quale esempio di innovativo performance, di fronte a un pubblico. Elettronica incontro tra cinema e tecnologie digitali. innovativa, città, paesaggi sonori, campionamento come Durata 45 minuti pratiche di lavoro. 29
  • 20. DALLA TERRA DI LAPTOPIA ECCO IL JAZZ DI “SECONDA MANO” Il problema con l’opera di Herbert è tutta nella calibratura, nella misura da tenere. Herbert, ormai non riusciamo più a tenerlo segreto, è l’artista che amiamo di più. E’ a fatica che riusciamo a evitare i toni enfatici quand mettiamo le nostre rapaci mani sulle sue opere. Ed è perfino imbarazzante notare quanta “intelligenza al lavoro” c’è in quest’opera di “suoni di seconda mano” che ci apprestiamo a recensire. Paolo Davoli cd cover + roberto ugolotti (live@maffia) L’occasione, straordinaria, è Qui, l’abisso filosofico è appena la summa di alcuni “ri- sfiorato. Quand’è che una trac- maneggiamenti” di brani pro- cia audio, nel campo dell’elet- pri e di altri artisti, pratica tronica, si può definire “finita”? conosciuta qui in Occidente Ripetizione è perversione? So- come “remix”. miglianza è diseguaglianza? Il Il lavoro è assai fantasioso, “re-cycling” è eticamente leci- data la capacità conclamata to? La traccia sonora è come di Matthew Herbert di “pos- quel fiume di Eraclito in cui “non sedere” creativamente, e ci si bagna mai due volte”? quindi di giocarli in senso estetico, generi musicali Artista non indifferente al mon- quanto mai lontani tra loro – do e alle idee, Herbert si lascia jazz, house, dub ed electro- prendere assai spesso dalla breakbeat – e di amalgamarli teoresi e dalla malinconia pop in fruttuose e fantastiche allo stesso tempo, per cui gli circonvoluzioni aurali. Il con- capita di “frequentare” Deleuze cetto teoretico che sta dietro e di sentire invece Louie Austen, l’albo è quello della “seconda di calibrare pensieri alla mano” cioè del “montaggio” Amartya Sen e di rivisitare in- di essenze che hanno “assen- vece Motorbass e Moloko. ze di origini assegnabili” come “Pensare non rende felici” scris- nel caso della manipolazione se Michel Foucault, così Herbert – infinita? – di propri brani. rileva che “remixare non rende 30
  • 21. felici”, ed ecco quindi che ogni sionato di nightclubbing e brano, soprattutto proprio, diven- “assemblement” no- ta per lui una sfida, un turbinio di global; la filosofia e l’agire dadi, un caleidoscopio di jazz alie- herbertiano ha il pregio, nato digitalmente in cui trasloca- infine, di scardinare parec- re la tecnica libertaria dei suoni chi luoghi comuni dell’ac- dei vecchi leoni giamaicani come cademia bolsa e della club King Tubby. E questo trasloco culture edonista. Una par- avviene a Laptopia, il luogo del- te del futuro della nostra l’utopia elettronica, della musica passa qui, nella contemporaneità della technè da rete memorabile di suoni laptop, della musica da club ri- che Matthew Herbert ri- combinata con l’agire da elabora instancabilmente “bricoleur” sovversivo che tanto per noi. lo intriga. “Secondhand Sounds”, di I risultati sono veramente innumerevoli ascolti futu- “monumentali” e sorprendenti. ri, rimarrà nostro commo- Herbert è la quintessenza dell’ar- vente compagno… tista contemporaneo: si trova a proprio agio sulla tastiera del pia- HERBERT noforte come su quella del pc, è SECONDHAND SOUNDS lettore accanito di Marx e Cage, (HERBERT REMIXES) ascoltatore partecipe di Bordieu PEACEFROG UK 2002 e Coltrane, frequentatore appas- 31