1. Francesco Porcelli
DiBCA sez. Entomologia e Zoologia, Università degli Studi di Bari Aldo Moro
gorcelli@agr.uniba.it
Entomologia Agraria (6 cfu), Corso di Laurea
in Scienze e Tecnologie Agrarie (d.m. 270)
Curriculum "Produzione vegetale e Protezione delle colture"
2. Obiettivi Formativi
Scopo del corso è di qualificare lo studente a riconoscere i principali insetti fìtofagi di interesse agrario
della regione mediterranea con i loro ausiliari ed antagonisti, valut arne e prevederne il danno, suggerire
efficaci interventi di controllo integrato delle loro popolazioni.
Argomenti
Introduzione a.l corso.
Morfologia e Biologia degli insetti; etologia ed ecologia applicata; controllo integrato delle popolazioni;
Sistematica e Tassonomia. Aspetti di entomologia generale ut ili al controllo delle singole specie
vengono proposti di volta in volta, secondo opport unità.
Fitofagi dell'Olivo: Saissetia oleae, Euphilfura olivina, Zeuzera pyrina, Prays oleae, Bactrocera oleae,
Otiorrhynchus spp., Rhynchites cribripennis, Phloeotribus scarabaeoides, Cicadidae.
Fitofagi della Vite: Franklinie/la occidentalis, Thrips spp., Asymmetrasca decedens, Scaphoideus titanus,
Daktulosphaira vitifo/iae, Lobesia botrana, Vesperus luridus.
Fitofagi degli Agrumi: Aleurothrixus noccosus, Toxoptera aurantii,lcerya purchasi, Planococcus citri, Aonidie/la
aurantii, Phy/locnistis citre/la, Ceratitis capitata.
Fitofagi dell e erbacee: Trialeurodes vaporariorum, Myzus persicae, Phtorimaea opercule/la, He/icoverpa
armigera, Gortyna xanthenes, Uriomyza huidobrensis, Delia spp., Agriotes spp.
Fitofagi degli altri fruttiferi: Monosteira unicostata, P entatomidae, Miriade, Cimicoidea, Cacopsyl/a pyri,
Eriosoma lanigerum, Aphis gossypii, Hyalopterus pruni, Pseudaulacaspis pentagono, Comstockaspis
perniciosa, Anarsia lineate/la, Archips rosanus, Cydia molesta, Rhagoletis cerasi, Capnodis tenebrionis,
Hoplocampa nova.
Insetti dannosi nelle case e nei magazzini: Dermestes undulatus, Lasioderma serricome, S itophilus
granarius, Formicidae, Vespula spp.
4. Gli insetti e l'uomo
L'interesse dell'uomo verso gli
insetti è ant i ch i ss i mo e
profondamente radicato nella
cultura e nella storia del popoli.
Molti insetti sono stati sfruttati
dall'uomo a fini commerciai, le api
mellifere sono conosciute ed
allevate fino dalla civiltà Mlnolca.
Le cocciniglie del carminio sono
responsabili dell'esportazione di
fico d'india in tutto il mondo cd l
bachi da seta hanno stimolato
l'esplorazione dell'oriente.
Questo corso si occupa, però,
degli insetti dannosi alle
coltur-e.
Un interessante esempio di
•
"co ntrollo biologi co", forse il
primo noto, è que.llo che vede un
Sacerdote formulare un esorcismo
contro de i bruchi c h e,
evidentemente, i nfestavano i
campi.
5.
6. Il Danno ..•
Durante questo corso ricorreranno espressioni come "danno
trascurabile", "danno estetico", "diminuzione della
produzione", "riduzione dei prezzi al commercio",
"minore commerciabilità", "declassamento del
prodotto", "incommerciabilità", "danno importante",
"perdita totale del prodotto", "morte di branche e
della pianta".
Si tratta sempre di danno economico, e sempre le considerazioni
che faremo riguardo agli interventi seguono un giudizio di
economicità dell'intervento rispetto al danno causato dal fìtofago.
In altre parole la domanda che ogni volta dovrete porvi è: dato un
danno stimato di "X" (X= a: danno attuale + b: danno futuro) il
costo del trattamento "Y" è maggiore del danno futuro "b"?
15. Curve logistiche
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clilribii é d e lla h~ p re !4rticA indi C~tno t' h c 1:. tona m otrict! del s-is te111.:il di erano p~~ nd scull'isola dre11 40 000 caribù: nel 1915, 11 scguho dcU:a
alt~ rn:il n '-"' di prNic- ~ il ric:lo d eccn n aJe proprio d e Ua lepre sl.'arpa da pl'eda..dun ~ ddl -.- lind e dcl.lM ~uc:<-bl pnalic:.iiUI d1o!U' u tnuu, ess.i eN!ortù
ucv~. Il s•rimo lll iiiM ÌIIH ) n u m e rico d<"UM popolazione di ques-l"uhhna p robabihne nle rldotli • 1000 ~~mp l~l'i o 1ué u o. La p <fpOI.ado né di
lesm.~ 11 Tt•rnenQVII ~ s t:~~to 11 ph) allo: l s:u« ('Ssfvl sono s t.af.i u n a•oeo p iù l l'prl Ul'ti('ht! ~ n e Ua • f triSa d ~l predatore• : nmlinua u cSiSh~ re p é rd•t
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b~~i. Prima ddl'arrlvo su ll'b~o la dcii~ lca•ri ~aran• dJ:~ n eve. le linc:i è ~n,.a t: rum può u~be da t(UC$1M s ituazione. Se t!.ol~ll au rn e nt11~~
enm o talmente rar(' <'hi." si d ubita ;~ neon:a ch e qu4."St i 11n inudi ~i11no u n i.l n unu~ ricamt:nlc , le lin d i n brew ~ te mpo la rid.,rrc bbt·l'~ n (ln »ppena
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APR1l MAY JUNE JUlY AUG. SEPT. OCT . NOV. OEC . J AN . HB . MA R. APR.
PREOATOR • - - • - - • P REY - - -
Fig. 1.2 Changes in dcnsity of Tanonemus pallidus ( = prey) in predator-present and predator-
inhibited (free) plots a nd Typhlodrom1.lS ( = prcdalOr) freque ncics. One p lot ( l H) with full pre-
dator prese nte; the other ( l A) wit h the predators largely removed with parathion {P) treat-
ments. See Huffaker and Kennett ( 1956) for d etail s and further data .
18. F itn e ss o/ d e l potenziale te o ric o
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T e mpe1·a t m ·a oc
20. Fi,g. -1 . Op timum sinecolof?ico (SO) di una s pecie fitofa,ga monofaga. ii: dcte rmi ·
nato dalla sovrapposiz.ione spa:t.iale incompleta della z.ona di diffusion e d c ll· ospite
c lki suoi nemici dficaci . KP = z.o na di diffu s ione climaticamente poten:t.ialc dci
fiwfagi . VN = z.ona di diffusione delle piante. KO = 7.on a climaticam<.>nte otti ·
male. CSO = 7.ona climaticamente subottimalc. EF = diffusione dcii<.> spcci<.> t:ffi ·
c:aci dci n emici natura li (da Franz. 1964b).
25. Rispetto alla presenza di un orologio interno capace di fissare il
numero di generazioni annuali di una certa specie,
distinguiamo specie
omodiname (senza diapause)
da specie
eterodiname (con diapause).
Lo sviluppo delle specie omodiname dipende quindi solo dalle
condizioni ambientali, mentre quello delle specie eterodiname
prima dalla diapausa, determinata geneticamente,
poi dalle condizioni ambientali
26. . '
L ecomuruta
La più semplice definizione di comunità e: "un gruppo di popolazioni
di specie differenti che si trovano neUo stesso tempo e neOo stesso luogo".
Questa definizione non indica esplicitamente che vi siano
interazioni fra le specie coesistenti. Una definizione più utile per i
nostri usi può essere: "un gruppo di popolazioni di specie differenti che..-
interagiscono neUo stesso tempo e neUo stesso luogo ".
Preferiamo la seconda definizione anche se sembrerebbe assai
strano che popolazioni nello stesso habitat (=ecosistema) non
interagiscano in un qualche modo.
Nella pratica si usa il termine "associazione" per riferirsi ad
organismi che interagiscono decisamente (simbionti).
Comunque, "popolazioni" ed "associazioni" hanno confini definiti a
seconda delle nostre convenienze.
27. Interazioni Popolazioni/ Comunità
La competizione per le risorse disponibili è il fattore
principale delle fluttuazioni di popolazione negli
agroecosistemi.
Negli agroecosistemi le poche specie presenti possono creare poche interazioni. I fattori
dipendenti dalla densità non contribuiscono in modo determinante alla stabilità
deli' ecosistema.
- Viceversa, gli ecosistemi naturali contengono molte specie capaci di creare molte
interazioni stabilizzanti.
La competizione per le risorse disponibili è collegata alla
struttura trofica delle popolazioni. Maggiore complessità
significa maggiore stabilità dell'ecosistema.
28. Strutture trofiche
Le strutture trofiche sono basate sul cibo. Infatti alcuni organismi sono in
grado di trasformare direttamente l'energia solare per crescere e riprodursi,
mentre altri, incapaci di tanto, sono costretti ad utilizzare risorse di altri. In
questo modo distinguiamo i produttori ed i conswnatori.
Il livello di base costituito da produttori, mentre molti livelli di consumatori
sono possibili.
Una generale schematizzazione può essere:
Produttori primari <Autotrofi) - Producono sost anza organica da energia esterna
Consumatori primari (Erbivori.Fitofagi) - Consumano il prodotto primario
Cosnmatori secondari (Predatori, Parassitoidi, Parassiti) -consumano i Consumatori primari
Consumatori terziari- E t c. Etc.
29. Le Nicchie
Sebbene il concetto di nicchia si sia raffinatonel corso degli anni, ha
sempre riguardato organismi nel loro ambiente. La definizione
originaria recita che la nicchia consiste: "nel ruolo funzionale e neUa
posizione di un organismo neUa sua comunità". Attualmente possiamo
ritenere che una nicchia sia: "il complesso totale deUe condizioni sotto /e.--
quali un individuo, unapopolazione o una specie vive e si riproduce.--".
Descrivendo la nicchia di un organismo descriviamo tutte le
condizioni (biotiche ed abiotiche) di un ambiente che influiscono
sulla capacità di un organismo di sopravvivere. Per definizione una
nicchia contiene una sola specie, ma nicchie molto vicine possono
sovrapporsi originando competizione fra le specie che le occupano.
Tale sovrapposizione di nicchie conduce a competizione ed a
stabilizzazione degli ecosistemi creando rapporti orizzontali o
diagonali nella catena trofica.
30. Comunque, tutte le situazioni che possiamo osservare
abitualmente hanno in comune l'equilibrio.
Questa stato può essere descritto anche come bilancio
netto pari a zero fra produzione e consumo
all'interno dell'ecosistema.
D'altronde l'agroecosistema non è un ecosistema
innaturale, possiamo invece configurarlo come un
ecosistema naturalmente contenente l'uomo, che
consuma sottraendo il prodotto agli altri consumatori.
Questa concezione permette l'uso del razionale
ecologico all'agroecosistema.
31. Interazioni fra livelli trofici
Predatori
·0 Parassitoidi
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~ Fitofagi
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Piante
Stabile Poco stabile
Ecosistema naturale Agroecosistema
32. Analisi dei fattori chiave con l'uso di "Life table" modificate
Permette di conoscere la tendenza della
popolazione fra una generazione e la seguente
Permette di identificare i principali fattori di
regolazione delle popolazioni
Permette di identificare i fattori principali di
mortalità e di prevedere cambiamenti e la
necessità di controllo artificiale nel controllo
integrato.
33. Life table
Le tavole vitali (Life table) forniscono una visione
sintetica di alcuni aspetti delle popolazioni utili a:
• Prevedere le esplosioni demografiche dei fitofagi;
• Controllare le popolazioni e ritardare il ritorno delle
popolazioni a livelli dannosi;
• Identificare fattori di mortalità naturale (biotici o abiotici) delle
popolazioni;
• Identificare potenziali fattori di controllo biologico;
• Incoraggiare l'uso e la diffusione del controllo biologico.
34. Costruzione di una tavola vitale
• Si inizia con una Coorte (un gruppo di individui della stessa età);
• chiamiamo "x" l' intervallo di età che, nel nostro caso può essere uno stadio dello
sviluppo;
• "lx" è il numero di individui vivi all' inizio dell' intervallo "x" ,
·
• individuiamo "dxf'' , il fattore "f' chiave responsabile della morte di un certo numero di
individui "d" individui in un certo stadio "x" ;
• Individuiamo "dx" ossia il numero di morti in ciascun stadio o intervallo;
• calcoliamo "qx" la mortalità percentuale dello stadio "x" ("dx" come% di "lx");
• calcoliamo la mortalità per ogni stadio: " lOO*dx/N" dove "N" è lo stadio considerato;
35. Esempio: lepidottero delle gemme sul melo
x lx dxf dx IOO*qx IOO*dx/N
Parassitoide 30 30% 30%
Uova (N1) 100
Predatori 10 10% 10%
larve 60 Gelo 55 92% 55%
aisalidi 5 Parassiloidl 3 60% 3%
2
adulti aex ratio =1 (100
uova per coppia)
Uova (N2) 100 etc. etc. etc...
Calcolo della tendenza delle popolazione "T"
"T" N2/Nl l = =
La popolazione è stabile se ''T" = l
La popolazione è in crescita se ''T" > l
35
La popolazione diminuisce se ''T" <l
36. Western Com Rootworm in Europe 2007
RUSSIA
GERMANY UKRAINE
O Range orAc1ivity 2007
RAN E •
SPAIN
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JVGO by C. R. Edwards .u.nd J. Kiss, bascd on d~111 from Bnufcld, Smossa, Boriani, ~. Cobo$. Cot11, Eyrc, Furlan, Grabenwcger.lqn; Bu.rcic,
Jvano·a, Karic, Kubik, Konefal Konsumtinova, Melnik. Palmicri, Poning, Ripka, Schaub, Sivccv, Strcito, Urck, Vahala, Van EcS1cr, and laruba
37. Assessment ol mottall1y in eaeh me stage
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Con.struetlon of llf«t • table
45. Si trotto di comporto mento, premesso che:
--[ le simbiosi considerate non sono mutualistiche;
--[ nelle simbiosi considerate alcune specie sono
attive altre passive;
--[ non consideriamo canoni come ecto/endo, idiojkoino, i
Taxa di appartenenza, l'esistenza di cicli, etc. etc.
46. Si trotto di comportamento, premesso che:
----{ la specie affiva usa quella passiva come cibo;
- utilizziamo il momento della riproduzionel
mo ione della specie affiva rispeffo alla vitalità
dell'individuo della specie passiva usato, come primo canone
di distinzione;
- utilizziamo il numero di individui della specie
passiva usati da ciascun "individuo" della specie affiva come
secondo canone di distinzione
47. Il comporto mento sorò do:
----{ parassita quando lo specie attivo si riproduce/moltiplico
prima della morte degli individui della
specie passiva utilizzati;
il parassita induce sempre malaHia che sia
conclamato o silente;
corollario: il parassita è anche patogeno;
48. Il comporto mento sorò do:
----{ predatore o parassitoide quando lo specie attivo si
riproduce/moltiplico dopo la morte degli
individui della specie passiva utilizzati;
predatore quando un individuo della specie attiva utilizza più
di un individuo della specie passiva per diventare adulto;
parassitoide quando un individuo della specie attiva utilizza
un solo individuo della specie passiva per diventare adulto;
49. Si trotto di comporto mento:
Lo stesso specie attivo può
comportarsi come predatore,
porossitoide o porossito o secondo
dei momenti dello proprio biologia;
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Harmonia axirides
52. Metodi e mezzi di controllo delle
popolazioni di insetti fitofagi
Naturale
Biologico
Chimico
Guidato
Integrato
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Ontogenesis of rhe cuticular ducr in class 3 cells: rhe terga! glands of rhc cockroach Blat·
te/la. A ciliary process develops from rhe innermost celi of rhe tetrad of each glandular unit
(A), the three other cells secrete the conducring canal (B). 1l1cn, rhe innermost cell or ciliary
celi develops a muff around rhe basal part of the ciliary process and secretes the receiving canal
(C). Afterwards, rbe ciliary ceU resorbs while tbe upper ceU or enveloping celi begins to degeo·
erate (0). One day after adulr moulr, rhe secretory unir is composed only of two funcrional
ceUs (E). l, enveloping ceU; 2, canal ceU; 3, secrerory cell; 4, ciliary celi; mf, moulting fluid;
(modiiìed from Sreng and Quennedey, 1976).
93.
94.
95. lONGITUDIN A,L FliGHT MUSCtE
THORA.CIC SAUVAU GLANO
OUFOUR' S GLANO OVIOUCT
S'ERMATHECA
FIGURE.S 1.1 1 a nd 1.1 2. Dingrams showing cer1ain organ Apls. tf.r(Jbic numerals indicate s.lfUctUJ'(S associ:ned witb th o·
systems of an adult re mole bee. The: o bjcccive is to show as racic scgments; roman numerals indicale abdom inal segments.
many or the rnnjor organs as possible for any bee, but some (Origioal dtawings by Ba.rry 5ilcr.)
o( thC' glands are specifically th o:;e or honeybees or the genus
Figure 19.6 (Michenc:-, 1974)
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96. ~if-*fif' 1 -lft'SM··i-&n•~
~iMI t IO rJ;fllftt!llli!lllfflJlièl.s:.
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------~
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Ftg. 56. The wa.x g!ands.
A, stemum of segment VI of worlc:er, ventral, showing polished "mirrors"
beneath wa.x glands. B, lengthwise section through two wax glands with over-
lying ma.sse3 of fat cells and oenocytes ( from Ri:isch, 1930). C, stages in the
development and regression of a wax gland ( from Ri:iscb, 1927a).
For explanat.ion of abbreviations see pages 168-167.
Figure 19.5 (Snodgrass, 1956)
108. l PSEUDOZAMPE PRESENn N EL 3° - 6" E 10° URITE (IN ALTO) E NEL 6" E 10" QN BASSO)
100 urite
t> LaJVa di
Lepidottero
(regola
generale)
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pseudoZamptt
1fr utite
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Lepldottero
vncJn/ Geometride
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7{Jmpe tcraclche
l PSEUOOZAMPE PRESEN TI N EL 2" - a• E 1 o• UAITE
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Imenottero
Sinfito
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109. V REGIONI MORFOLOGICHE, APPENDICI E PROCESSI NEL MASCHIO (SOPRA) E NELLA
FEMMINA (SOTTO)
J• uriUJ tr urlUJ g> urire ffP 4N'I!C
MJprocro
l""""'•
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<!eGI 1' urite)
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110. V PARTE POSTERIORE DELL'ADDOME DEL MASCHIO CON APPARATO COPULATORE (FALLO)
ESTROFUESSO
'P urite 9' urite 1(/' (Jrita cercc
e,oiprocto (sc!er
Jte
dorsaJ& ds/!'11° un~eJ
- - p.t.lf3j)r0do (sclerite
fa!erovemra,e dello
11 11 urite)
tcil;ouerna
spermatozof
apparato coputatcfot
--------
(fallo)
valva (gcncrx>tiiYe)
122. V IMiNOTTeAI SINffil CSPAOCATO 0CU.~rOM:
PAOPAIA.-.40fl€ DETTO. IN BAI$0-'&.. C(NTAO)
a• vrite
• •
V TetCredìrtil
Cll/lSie
dslr!JOVO
va/vu/6 del
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123. "il JJ>I>AAATO PU'fGENTE INPOStZIOI'.E OIAJ'OSO t'o~ E t.emE INlllOCllU l 'loCU.fO
Na. CORPO CB1A '-'"lJIA "' CESTRAJ '
---
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~0...,~
124. The bee has just started the sti ngl ng process. Thl s wor ker i s
r ather weak, so the sting di d not penetr ate per pendicu lar to
the skln su rface and the stlng i s not deep.
125. The Jling ls l eft behlnd and che bee ls now free. Thc
compte~e left behind (the sting, t:he venom Qllnd, ond
mustiC!S eontrolllnglng thc gland) wlll work outonomousty
A worker bee trylng to get away after stlnging. The sting to pump venom lnto d'le vlctlm. Alarm phoromone 11 also
has borbs prcvcnting tho stlng to be pullcd out1 parto( hcr relcased to "mark• the vlctim, so t!x~ct more bces to
digestive systcm ls seen dragglng behind her. Stln) you lf you ha ve got onc.
126. ·- --
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135. Fm
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FIG. 104.-Middle leg of a grasehopper, anterior view.
Fi ure 5.4 M iddle lego fa grasshopper (Snodgrass, 1935).
-Mer
PlS __.
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A
F igure 5.5 GJ'3Sshoppet coxa. di.:.grnrnatic (A) and actuaJ (B) (Snodgrass. 1935).
136.
137. Figure S.7 &~•rinsic lcg musdc;s (SnodJfl'$$. 19)5).
Fro. 116.-Mu,elet ol t.be hind lea: ()f" gr"esbopper, Di.uoftti.M carolino~ JSI. 131..
levt.to111 of U'Qc.hanter; 1334. ooxa.l brsnch or deprMl!Or of tl'O~IIli U!r; 134, 1M.Ievatoaor
tibia: I!JtJ. depre11110r of Lib~ : J$1'. ISB. levator snd deprCMOr o! t.am~': 1$11. dcpr estOr or
prt~W.n1• (retraetor of <::lJ)w•>·
138.
139.
140.
141. Fw. 118.-Pretarsus of a grasshopper, Disso!teira carolina.
A. t!fS!lS and prctarsus disjointed, showing tendonlike
apodeme (110Ap) of depressor or pretarsus.
B, prctarsus and end of tarsus, dorsal view.
C, same, ventral view.
Ar, arolium; t'In, pianta; Tar,tarsus; U/, unguifer;
Un, ungues; Utr, unguitractor plat~.
--Uf
Tar
A
B C
Figure 5.6 Pretarsusofagrasshopper(Snodgrass, I935).
146. V FASI E MODALITÀ DI ACCUMULO DEL POWNE NELLE CFSTELLE
v Ape che 1"'1 volo V distacco del polline V aooumulo del oo li-
lraslerisce il polline dalla spazzola di una ne medianle il
dalla spazzola di una zampa con il penine movimento pendo-
zampa alla ceslella di quella opposla e lare del basitarso
di Q uella opposla convogliamenlo del che pressa 11 polli-
strofinando allernaii- polline nella cestclla ne con t'auricola
vamente le zampe ad opera dell'auricola nella ceslella
ocste>• --+---
l
'l avriccla
•
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~ COtl se!ole e
/11;/l"lt tlefllo(O/azioro . , ,'
e/le lmQedlSOOtlo la -~-- ....
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cadula dfll IXJII•ne nel
passayglo doliO stesso ,, ....'·'
dalle spazzole a11e ces/e!le '
161. B
A
C+Sc •R. 1
FIG. 127.-Exarnplés or wing vona.tion. A, lYlo.qicicada 8t:ptt.m.dccim, hind wing,
extende d. B. s oet ion of s.:.mo n.long lino a--b when foldc d. C. A1U4co dom<1atica, wing and
ca.Iypter ea. D , Epicauta pcmnaylvant:ca.
F ig u re 10.5 (Snodg rass. 1935. p.228)