2. Disoccupazione in Europa
A metà del 2013 si è arrestata la crescita
della disoccupazione in Europa
Il problema è maggiormente accentuato nei
Pae si del Su d Eu ro pa e colpisce
prevalentemente la fascia dei giovani da 18
a 25 anni
I NEET hanno raggiunto il 12,9%
3. Disoccupazione in Italia
Nel nostro Paese la situazione
occupazionale non rispetta
l’andamento generale europeo
A fine 2013 la
disoccupazione ha
oltrepassato il 12%, quella
giovanile il 40%
4. Il contesto italiano
Post-industrializzazione
Si manifesta con la deindustrializzazione, ovvero
la delocalizzazione delle unità produttive, e con il
potenziamento del terziario avanzato
Incertezza economica
Il periodo di incertezza economica amplifica gli
effett i della p o st-in du str ializzazio n e
a c c e l e r a n d o n e g l i e f f e t t i s u l l a
destandardizzazione del lavoro
5. Disoccupazione, Nuovo Rischio
Sociale
In questo contesto osserviamo quotidianamente che
la disoccupazione non è più prerogativa dei giovani
in attesa di stabilizzazione e che, anzi, è divenuta
un nuovo rischio sociale
Per la prima volta nel corso degli ultimi 60 anni,
in maniera strutturale, persone con esperienza
perdono la propria occupazione senza giusta
causa
6. Disoccupazione di Lunga Durata
La disoccupazione di lunga durata (LTU), ovvero la condizione di
disoccupazione che si protrae oltre i 365 giorni, continua comunque a
crescere coinvolgendo in Europa il 5% della popolazione attiva (12,5 milioni)
Le persone in condizioni di LTU hanno più difficoltà ad affrontare la
ricerca di lavoro con motivazione e proattività
In tutti i Paesi le fasce d’età più elevata sono quelle più vulnerabili; nei
paesi più avanzati colpisce fino e oltre al 70% dei disoccupati oltre ai 50
anni di età
Nel nostro Paese questa forma di disoccupazione coinvolge tutte le fasce
d’età più o meno allo stesso modo
Circa la metà degli inoccupati soffrono questo problema
E’ ragionevole ritenere che questa minaccia arriverà a coinvolgere la
maggioranza dei disoccupati oltre i 45 anni
7. Numeri
Circa il 25% del PIL è prodotto da agricoltura e industria,
molto di più se contiamo costruzioni e attività immobiliari
Il 85% dei lavoratori ha più di 30 anni, il 30% (circa 5
milioni) più di 50
Quanti sono gli occupati
a rischio?
8. Inoltre...
L’obiettivo fissato dal Consiglio di Lisbona del 2000 è quello di
trasformare l’Europa nella “economia basata sulla conoscenza
più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una
crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di
lavoro e una maggiore coesione sociale”
Quindi, nella prospettiva che l’Italia rimanga fra i Paesi capofila
dell’Unione Europea e coi numeri attuali dobbiamo aspettarci
che
finanziamenti nazionali e d europei agevoleranno
prevalentemente l’industria della conoscenza
vi saranno nuovi cambiamenti e nuove trasformazioni nel
mondo del lavoro che avranno impatto sulla disoccupazione
9. Disoccupazione: effetti collaterali
Lo stato di disoccupazione per un tempo prolungato espone l’individuo a
rischio di
carenza di autostima
problemi motivazionali o psicologici
esclusione sociale
L’indennità di disoccupazione percepita in assenza di attività può portare
l’individuo
in uno stato di passività dal quale può essere difficile risollevarsi
a cercare di attivarsi alimentando forme di economia sommersa
In condizioni particolari, fenomeni di disoccupazione di lunga durata possono
innescare fenomeni di degrado sociale
10. Bisogni del disoccupato
Non sentirsi solo, avere relazioni sociali
Sentirsi utile alla società e perciò riconosciuto
Provare amor proprio, aver fiducia in sé stesso
Sentirsi capace di influenzare positivamente il
proprio futuro
Avere visibilità sulle opportunità offerte dal
territorio
11. Quindi?
Negli altri Paesi europei, le stesse trasformazioni
sociali sono avvenute vent’anni prima, a partire
dagli anni ’70, quando il contesto economico e
politico ha permesso ai differenti governi di
contrastare le minacce sociali ed adeguare i
rispettivi sistemi di welfare
Per contrastare le minacce che abbiamo di fronte è
necessario intervenire tempestivamente e in
maniera decisa sul nostro sistema di welfare,
facendo tesoro dell’esperienza altrui
12. L’esperienza europea
I Paesi europei che hanno vissuto prima di noi la stessa
trasformazione sociale oggi riconoscono che un sistema di welfare
che contrasti la disoccupazione è costruito sui seguenti temi:
occupazione
istruzione
servizi alla famiglia, riconosciuta come prima forma sociale di
sussidiarietà, che negli ultimi 50 anni ha subito una profonda
trasformazione strutturale
Per approfondimenti: Il libro bianco di Delors (1993), Il trattato di Amsterdam (1997), Il
vertice sull’occupazione di Lussemburgo (1997)
13. Le linee guida nazionali
Le linee guida nazionali accolgono quelle definite dall’Europa
Le linee guida definite nel libro bianco del mercato del lavoro (“Proposte
per una società attiva e per un lavoro di qualità”, 2001), puntando
sull’individuazione di nuove forme di flessibilità lavorativa, tenta di
individuare delle contromisure ai rischi dovuti alla destandardizzazione del
lavoro
Le linee guida Europee, riprese dal libro bianco del welfare (“Proposte per
una società dinamica e solidale”, 2003), identifica come principali attori
nella determinazione e nella realizzazione delle politiche sociali la società,
e quindi anche il cittadino, attribuendo allo Stato e agli Enti Locali la
responsabilità di favorire l’iniziativa dei cittadini, singoli e associati
Le linee guida del libro bianco del welfare (“La vita buona nella società
attiva”, 2009) completano la definizione del welfare state del futuro
delegandogli la responsabilità di intervenire in anticipo rispetto al formarsi
del bisogno e di prevenire i fenomeni di esclusione sociale stimolando
comportamenti e stili di vita responsabili e perciò utili alla società
14. L’attualità...
I fenomeni che si osservano fanno pensare che il sistema
normativo abbiano recepito parzialmente le indicazioni
delle linee guida nazionali ed europee
I numeri sulla disoccupazione suggeriscono che il
sistema attuale ha difficoltà a contrastare le minacce
che affliggono il mercato del lavoro e i rischi che si
prospettano nel futuro prossimo
I tradizionali percorsi di reinserimento al lavoro basati
sulla formazione spesso risultano demotivanti per
persone in età avanzata e con significativa esperienza
professionale
15. Alcuni esempi reali
Guido, mulettista disoccupato, 35 anni (16 di esperienza)
Erogata formazione di Lingue (inglese), uso del
computer (pacchetto Office)
Renato, operaio specializzato nella produzione di materiali
edili, 55 anni, 35 di esperienza nello stesso settore
Erogata formazione sull’uso del computer (pacchetto
Office), addetto alla segreteria e all’amministrazione
d’ufficio
Perché sono stati scelti quei corsi per Guido e Renato?
16. Su Guido e Renato
Una volta formati Guido e Renato cercano lavoro, in competizione con
molte persone più giovani e fresche di studi
Quanto sentiranno propria la conoscenza acquisita con la formazione?
Quanto riusciranno ad essere più convincenti di un giovane?
Un’azienda privata assumerebbe loro o un giovane che costa meno ed
è più motivato?
Come gli consigliereste di proporsi sul mercato?
A nostro avviso la formazione non basta perché queste persone si trovano
comunque svantaggiate sul libero mercato e disorientate perché non hanno
la sicurezza di essere adatti a nuovi ruoli
E’ possibile elaborare percorsi di riposizionamento più virtuosi?
17. Il bisogno sociale
Riteniamo ci sia il bisogno di individuare una modalità alternativa di
reinserimento al lavoro dei disoccupati con comprovata e significativa
esperienza
economicamente sostenibile
economicamente vantaggiosa, rispetto ai percorsi tradizionali, per la
persona che vi aderisce
che non disperda l’esperienza in possesso dei disoccupati
che soddisfi i bisogni della persona disoccupata
capace di innescare opportunità per il territorio
che contribuisca a contrastare il fenomeno della disoccupazione di
lunga durata e i suoi effetti sull’individuo e sulla società
18. L’idea
L’idea presentata in questo documento, che intendiamo analizzare in maniera più
dettagliata in un apposito tavolo di lavoro, intende dare un proprio contributo per il
raggiungimento dei seguenti obiettivi:
Integrare i servizi a sostegno dell’occupazione per risolvere i fenomeni di
disoccupazione di persone con esperienze e capacità specifiche
Contrastare la disoccupazione di lunga durata e i suoi rischi sull’individuo e sulla
società
Mettere a riuso l’esperienza dei disoccupati
Impegnare le persone disoccupate con esperienza per innescare dinamiche di
sussidiarietà a beneficio dei soggetti economici a rischio di fallimento e per
rispondere a bisogni specifici del territorio
Stimolare l’avvio di progetti di innovazione sul territorio
Strutturare questo tipo di impegno in modo che sia vantaggioso per tutti gli
azionisti (Ente Locale, individuo, realtà economiche locali)
19. Di cosa si parla?
La visione è quella di un’organizzazione no-profit
che agisca innescando dinamiche di sussidiarietà tra
le persone disoccupate e le aziende/organizzazioni
locali
facendo leva sui bisogni e sulle opportunità di
investimento offerte dal tessuto economico locale
dando priorità ad azioni di innovazione o di
supporto alle aziende in evidente difficoltà
economico/finanziaria
20. Cosa fa?
Offre supporto organizzativo e assicurativo permettendo a coloro che devono
reinserirsi nel mondo del lavoro
di prestare opera nelle realtà locali:
a sostegno delle aziende che sono in stato di difficoltà economico/finanziaria
a sostegno di giovani imprese (<2 anni di vita)
Svolgendo formazione presso le aziende del territorio, attività di
affiancamento di giovani lavoratori o apprendisti, cooperazione in materia di
salute e sicurezza (servizio prevenzione e protezione, L. 81/2008)
di organizzarsi in autonomia, sotto forma di impresa, per sopperire a specifici
fabbisogni del tessuto economico locale:
fornendo supporto per accedere a forme di finanziamento pubbliche (locali,
nazionali o europee) o private
21. Come fa?
Costruita attorno ad un nucleo di competenze specifiche (alcune di queste attualmente hanno difficoltà
a collocarsi sul lavoro), fra cui
Diritto del lavoro
Economia e organizzazione aziendale
Fundraising ed europrogettazione
Psicologia
Scienze della formazione
Raccoglie, mantiene e studia informazioni su:
Composizione del tessuto economico locale
Specificità e fabbisogno delle aziende locali
Aziende locali in stato di difficoltà economica
Opportunità di innovazione di interesse per il territorio
Organizza e distribuisce l’effort dei soggetti aderenti sulla base delle informazioni raccolte, dei bisogni
e delle opportunità sul territorio
Fa rete con il tessuto economico locale e con le organizzazioni dello stesso tipo sul territorio
22. Accesso del soggetto alla struttura
Il disoccupato che soddisfa i criteri di selezione richiede l’accesso alla struttura al
momento stesso in cui domanda l’indennità di disoccupazione o di mobilità
La domanda verrà accettata presso la struttura in grado di mettere a riuso le
competenze del soggetto o di integrarle/completarle/adeguarle ai bisogni
mediante attività di formazione da parte dei collaboratori già presenti
Tra il soggetto e la struttura vige un rapporto di collaborazione non onerosa
Svolgendo le attività individuate dalla struttura il soggetto potrà integrare
l’indennità percepita, mantenersi occupato e adoperarsi in prima persona per
guadagnare nuove opportunità
La struttura promuoverà la cooperazione tra più soggetti e svolgerà una funzione
di facilitazione delle attività del soggetto verso terze parti
Quando il soggetto non presta opera presso aziende del territorio, questi potrà
impegnarsi in attività di volontariato interno alla struttura, di fundraising, oppure di
sviluppo di valore
23. Accesso ai servizi della struttura
L’azienda che accede ai servizi di uno o più
collaboratori della struttura corrisponde per ogni
giorno di servizio prestato una quota dipendente dal
proprio stato di salute finanziaria e che deve
almeno compensare:
l’incremento dell’indennità percepita dal
collaboratore e le relative imposte
parte dei costi operativi della struttura
24. Sostenibilità economica
La struttura organizzativa sarà mantenuta con
una quota del compenso corrisposto dalle imprese per i servizi o la manodopera erogati
i fondi ottenuti dalla struttura attraverso le attività di
fundraising sul territorio
partecipazione a bandi per il finanziamento di progetti nell’area del welfare
i servizi amministrativi prestati ai collaboratori nell’ambito dell’esecuzione di progetti
finanziati che sono stati vinti col supporto organizzativo e di competenze della struttura
stessa
Forme di crowdfunding (p.e., 5 per mille)
La struttura stessa potrà essere mantenuta anche attraverso forme di crowdsourcing (p.e., attività
volontaria, oppure con l’aiuto degli stessi individui in cerca di occupazione)
individuazione di nuovi canali di finanziamento per le attività della struttura (fundraising,
partecipazione a bandi)
parte dell’effort potrebbe essere impiegato per innovare la struttura o creare nuove
opportunità, p.e.
proposizione di nuovi servizi da integrare nella struttura (e del relativo modello di
sostenibilità)
25. Il compenso degli aderenti
Come programma di riposizionamento sul lavoro, gli aderenti percepiscono
indennità di disoccupazione o di mobilità
una maggiorazione rispetto all’indennità percepita sulla base delle
giornate lavorate presso un’azienda del territorio
Infine gli aderenti
rimangono attivi sul mercato del lavoro e possono reinserirsi nel mercato
del lavoro durante l’esperienza di collaborazione con la struttura
possono fare rete fra loro e con le realtà locali, guadagnando la
possibilità di
scoprire opportunità di investimento
riposizionarsi nel mondo del lavoro attraverso la costituzione di realtà
imprenditoriali o associative (crowdsourcing)
26. Domande
Come gestire l’integrazione economica mantenendo lo status di
disoccupato?
Attraverso voucher INPS fino ad un massimo di circa 3000 €/anno
Attraverso un adeguamento normativo
In questo modo non si rischia che non assumano più i giovani?
Soltanto le aziende in stato di crisi economica, che quindi non
possono assumere, possono accedere ai servizi di prestazione di
manodopera
Come fanno le aziende in stato di crisi a generare lavoro?
Attivando progetti di innovazione (R&D) che in genere sono i
progetti che per primi subiscono contrazioni quando l’azienda entra
in stato di crisi
27. Scenari: ipotesi 1
Un’azienda è in cassa integrazione
C’è copertura finanziaria per il 50% del tempo lavorato, i dipendenti
lavorano comunque full-time
Ritmi produttivi incalzanti, le risorse disponibili sono impegnate
almeno per il 100% del tempo
Non si rinnova, si tagliano le attività di formazione e di innovazione
Spesso queste dinamiche amplificano gli effetti di una situazione di crisi
Come potrebbe l’azienda beneficiare della struttura?
Per liberare risorse chiave da impegnare in attività strategiche per
la ripresa
Acquisendo risorse parzialmente da formare a cui delegare
attività a basso contenuto professionale
28. Scenari: ipotesi 2
Startup e spinoff universitari, forti dal punto di
vista tecnico, spesso mancano di conoscenza del
mercato e della capacità di maturare un’idea
precisa del valore per il cliente tipo
Gli aderenti alla struttura possono intervenire
come collaboratori oppure come formatori o
consulenti
Permettendo di perfezionare un prodotto
Attivando nuovi canali e contatti per la vendita
29. Scenari: ipotesi 3
Piattaforma di Crowdsourcing
La struttura raccoglie e valuta proposte di progetti innovativi
o di interesse per l’Ente o il territorio
La struttura
organizza le risorse disponibili
offre un servizio di networking per individuare potenziali
partner o azionisti (anche incubatori)
forma le risorse per procurarsi i fondi (finanziamenti
pubblici o privati)
offre supporto gestionale per la realizzazione dei progetti
30. Conclusioni
Questa prima analisi permette di affermare che ci sono le basi per ritenere
gli obiettivi raggiungibili
E’ possibile prevedere percorsi virtuosi, vantaggiosi per tutti gli azionisti
Mantenere attivo il disoccupato permette di scongiurare i rischi della
disoccupazione di lunga durata
Sostenibilità economica, è economicamente vantaggioso per tutte le
parti
Il modello previsto, agendo per sussidiarietà in aiuto dei soggetti
economici a rischio, interviene per risollevare situazioni di precarietà
economico/finanziaria
Inoltre, esperienza a parte, i criteri di accesso al servizio sono i medesimi
che regolano gli accessi alle indennità di mobilità/disoccupazione e pertanto le
metriche di accesso rimangono invariate rispetto a quelle previste dallo Stato
31. Altre opportunità
Attorno ad una realtà no-profit come questa
possono orbitare diverse aziende for-profit per
fornire servizi complementari, per esempio:
servizio di consulenza per aiutare le aziende in
stato di crisi economica affinché possano
beneficiare al meglio dei servizi della struttura
Alcune di queste possono essere il risultato
dell’associazione, spontanea o incubata, degli
aderenti alla struttura
32. Che fine hanno fatto Guido e
Renato?
Guido e Renato hanno trascorso il periodo di disoccupazione formandosi e
acquisendo nuova esperienza presso realtà economiche bisognose
La nuova esperienza gli ha permesso di acquisire
una rinnovata consapevolezza di loro stessi, delle loro abilità, e della loro
capacità di adattarsi a nuovi contesti e ruoli aziendali
nuove competenze
nuove relazioni
maggiore autostima e fiducia nel futuro
maggiore possibilità di ricollocamento
Ora:
Guido è operatore logistico nel magazzino di un venditore al dettaglio
Renato svolge controlli di qualità in un’azienda che produce materiali per
pavimentazioni
33. Le prossime attività
Consolidamento di un tavolo di lavoro allo
scopo di
raffinare l’idea ed elaborare nuovi scenari
di attività
coordinare e svolgere attività di networking
per facilitare la realizzazione del progetto