1. Alberi e sentieri
naturalistici
…un escursus….
sulle caratteristiche degli
alberi osservati lungo il
percorso naturalistico…
dell’Eremo dei Romiti di
Domegge
2. Perché ci sono gli alberi?
Catturano l’energia solare
Purificano l’aria (assorbono CO2…)
Influenzano la temperatura e l’umidità
Difendono il suolo e lo proteggono dalle
frane e dall’erosione
Purificano l’acqua che va nelle falde
Sono rifugio per gli animali
Stimola la sensibilità di bambini e adulti
Alberi
5. Larice: caratteristicheIl larice ha tronco unico e dritto con chioma piramidale. Il fusto è ramificato fin dalla base e i rami
principali sono orizzontali, i rametti secondari sono lunghi, sottili e penduli mentre le branche basali sono
rivolte verso il basso con la parte apicale rivolta verso l’alto.
La scorza è grigiastra e liscia negli esemplari giovani, ma col passare del tempo tende a fessurarsi e
diventare sfaldabile e rugosa mostrando, dalle screpolature verticali, la scorza sottostante di colore
bruno-rossastro.
Il tronco è costituito da una parte esterna bianco-giallastra (alburno) e una interna rosso-bruna molto
resistente e di lunga durata, infatti, il legno del larice è ottimo e molto ricercato.
Le foglie sono aghiformi e flessibili, lunghe 2-4 cm. Durante la primavera sono verde vivo e lucenti, si
mantengono tali per tutta l’estate per poi diventare dorate-rossiccie in autunno prima di cadere. Sono
disposte a spirale attorno al ramo sui macroblasti mentre sono riunite in fascetti di 15-20 sui brachiblasti
(rami corti).
Il larice è una pianta monoica, infatti ha infiorescenze maschili e femminili portate su uno stesso
individuo.
Le infiorescenze femminili sono coni ovoidali di colore giallo-rosato, raggruppate in grappoli e lunghe 1
- 2,5 cm sono rivolte verso l’alto. In estate queste infiorescenze producono piccole pigne che maturano in
Settembre - Ottobre. Le pigne sono erette, legnose, lunghe 2 - 4 cm e larghe 1,5 - 2,5 cm di colore
prima rossiccio e poi bruno scuro sono persistenti sui rametti. Il seme è tondo con un’ala membranosa
semiovata.
Le infiorescenze maschili sono costituite da coni ovoidali, posti sui brachiblasti. Hanno colore giallo
chiaro e sono pendule, emettono il polline alla fine di Marzo.
Per incisione della corteccia si ottiene la trementina di Venezia: liquido viscoso, giallognolo trasparente,
dall’odore balsamico e dal sapore acre.
Larice
Il larice è l'unica conifera delle nostre regioni che perde le foglie durante l'inverno.
Questa particolare caratteristica consente alla pianta di difendersi efficacemente dalla perdita d’acqua per
traspirazione fogliare che difficilmente troverebbe compensazione nel suolo gelato.
7. Abete rosso: caratteristiche
Abete rosso
L’abete rosso è attualmente l’albero di Natale per eccellenza. Grazie alla sua crescita rapida e
all'ampio uso per il rimboschimento è una delle conifere sempreverdi più diffuse in Europa. Le peccete
oggi occupano in Italia vaste aree dell’orizzonte montano
Picea excelsa L. o Picea abies (L.) Karsten, chiamato comunemente abete rosso o peccio, è una
gimnosperma appartenente alla famiglia delle Pinaceae.
E’ una conifera longeva a foglie sempreverdi, aghiformi, pungenti con sezione tetragonale e lunghe circa
2,5 cm inserite a spirale direttamente sul rametto.
Albero a chioma piramidale ampia fio a 6-8 metri, alto sino a 60 metri, l'abete rosso è detto "eccelso" per
l'altezza che possono aggiungere i suoi tronchi. I rami sono orizzontali leggermente pendenti e con la
parte terminale rivolta verso l’alto. Molto resinoso ha tronco diritto, regolare e cilindrico, la corteccia
grossa grigio-rossastra si fessura e si sfalda in placche.
Proprio per il colore rossastro della corteccia il peccio viene comunemente chiamato “abete rosso”.
Le infiorescenze sono indicate col nome di sporofilli i quali maturano da aprile a giugno e sono
unisessuali. I macrosporofilli sono le infiorescenze femminili. Formano coni sessili nella parte apicale dei
rami, riuniti in genere in 3-4, appaiono dapprima eretti, piccoli e rossi, poi penduli e verdi.
I microsporofilli sono le infiorescenze maschili. Formano coni lunghi circa 1 cm all'estremità dei rami
dell'anno precedente, nella parte superiore della chioma, sotto ai coni femminili. Hanno forma ovale e
sono provvisti di un breve peduncolo. Si trovano in amenti dapprima di colore rosso poi giallo in gruppi da
due a sei.
Si distingue dall'Abete bianco per gli aghi poiché nell'Abete rosso hanno una forma quadrangolare
mentre nell'Abete bianco sono piatti; per la corteccia poiché nell'Abete rosso è più scura e si stacca in
lastre grosse 1/2 centimetro; per le pigne che nel Peccio sono pendule e cadono intere (e si possono
dunque osservare sul terreno) mentre nell’abete bianco sono erette e non cadono ma si sfaldano; per il
portamento dei rami poiché nel Peccio i principali sono orientati verso l'alto mentre i secondari sono
penduli, l'abete bianco li ha invece esclusivamente orizzontali.
Si distingue dal Pino silvestre (Pinus sylvestris L.) e dal larice, con i quali condivide nelle Alpi l'habitat,
per l'attacco degli aghi, che nei pini sono raggruppati a ciuffetti, mentre negli abeti sono inseriti
singolarmente sui rametti.
9. Abete bianco: caratteristiche
L’abete bianco, il principe delle conifere, è sempre meno frequente nei nostri boschi. Da un lato per motivi
economici esso viene sostituito dall’abete rosso, specie economicamente più interessante. D’altra parte gli abeti
bianchi figurano in cima alla lista degli alimenti preferiti dal capriolo e dal cervo.
L’abete bianco, una delle conifere indigene più frequenti, è una specie ombrivaga che appartiene alla famiglia
delle Pinacee.
Su terreni fertili nelle nostre regioni gli abeti bianchi possono raggiungere i 50-55 metri di altezza e vivere fino a 600
anni. Durante questo periodo essi sono in grado di produrre più legname rispetto all’abete rosso. L’abete bianco
possiede una ramificazione molto regolare, con rami principali sempreverdi raggruppati in palchi regolari disposti
lungo il fusto, lungo e rettilineo. I rametti secondari sono invece disposti lungo il fusto secondo un andamento a
spirale.
Tra le conifere è una delle specie che meglio si ancora al terreno ed è dunque meno soggetta a rotture o
sradicamenti provocati dalle tempeste.
La corteccia dei giovani abeti presenta un colore grigio chiaro argenteo e mantiene a lungo una superficie piuttosto
liscia, caratterizzata dalla presenza di piccole "vescichette" di resina. Più tardi, vale a dire oltre i 50 anni d’età, la
corteccia diviene più rugosa formando scaglie spesse da 3 a 8 millimetri dal colore cha va dal grigio-biancastro al
grigio-scuro, struttura segnata da evidenti "fessure" trasversali.
Gli aghi dell’abete bianco presentano una punta arrotondata che non punge, hanno una forma appiattita con una
leggera incisione verso la punta. Il lato superiore degli aghi è lucente e di colore verde scuro, mentre quello inferiore
è contraddistinto da due linee di colore bianco-azzurro. di consistenza cerosa.
Contrariamente all’abete rosso, gli strobili dell’abete bianco (i cosiddetti "coni") sono disposti verticalmente verso
l’alto e sono presenti quasi unicamente nei rami superiori della chioma.
Dopo la maturazione dei semi, verso la fine di settembre, i coni non si staccano cadendo integralmente al suolo, ma
tendono piuttosto a sfaldarsi rimanendo comunque attaccati all’albero. Non appena le scaglie squamose si aprono,
i semi fuoriescono e si disperdono volteggiando nell’aria, mentre il "torsolo" interno nudo rimane ancora a lungo
attaccato ai rami della chioma. Un cono di abete contiene all’incirca 50 semi fertili, dunque in grado di germinare.
I semi hanno una forma triangolare, sono di colore bruno scuro, presentano un’ala saldamente attaccata ai semi e
sono all’incirca 6 volte più pesanti rispetto a quelli dell’abete rosso.
Abete bianco
11. Pino mugo: caratteristiche
Il Pino mugo Pinus mugo, o anche semplicemente mugo, è un cespuglio aghiforme sempreverde,
dal portamento prostrato, appartenente alla famiglia delle Pinacee.
Un bosco di pino mugo si chiama mugheto. Viene utilizzato per estrarre un olio dai rametti. È stato
inserito nell'elenco delle piante officinali spontanee. Dai suoi rametti verdi, non ancora lignificati,
viene estratto l'olio essenziale di mugolio.
generalmente arbustivo, ma molto variabile, da prostrato con rami ascendenti a cespuglioso fino
ad alberello eretto a seconda delle varietà e delle condizioni ambientali. Piccolo e compatto,
presenta rami caratteristici che nella parte inferiore possono crescere adagiati sul terreno
nascondendo la base del tronco per non offrire resistenza al vento.
Corteccia grigia scura a squame sottili.
Foglie aghiformi lunghe 3–5 cm e riunite in mazzetti di due, di colore verde scuro.
Fiori meglio indicati come sporofilli, maturano in aprile-maggio e presentano sessi separati.
•Macrosporofilli: sono rosso-violacei e più piccoli dei fiori maschili. Sono riuniti in piccoli coni e
spuntano in cima al fusto; una volta fecondati, diventano pigne color verde-rossastro.
•Microsporofilli: numerosi, gialli, molto più vistosi dei femminili. Sono situati alla base dei rami e
producono polline che viene diffuso dal vento.
Strobili di forma ovale-conica, sono lunghi 3–5 cm. Contengono dei piccoli semi scuri muniti di un'ala
membranosa che li fa volare lontano.
Caratteristiche del legno
Il legno di Pino mugo viene utilizzato come combustibile, in falegnameria, per fabbricare carbone,
rivestimenti e arredi da interni. E’ un legno dalla tessitura fine, di bassa durezza, che nella pratica
può essere utilizzato poco non tanto per la sua qualità, quanto per la sua disponibilità unita al fatto
che i tronchi spesso sono contorti.
Pino mugo
13. Faggio: caratteristiche
Il faggio è un albero monumentale che vive tra i 700 e i 2.000 m di altezza e si trova in tutta Europa. Il
suo legno pregevole è facilmente lavorabile, ma anche i suoi frutti, le faggiole, sono ricche di olio
commestibile e usate per l'alimentazione animale.
Il faggio ama climi molto freschi.
Faggio (Fagus sylvatica) è il più importante albero della famiglia botanica delle Fagacee.
Il suo areale, cioè la regione dove vive e prospera, si estende a quasi tutta l'Europa, arrivando verso
oriente fino ai monti del Caucaso. Raggiunge in media i 25÷30 m d'altezza e i 2 m di diametro.
Cresce bene tra i 700 e i 1.600-2.000 m d'altitudine ma si trova anche in pianura, purché il terreno sia
umido e ci sia ombra e vento. L'impollinazione in questa pianta infatti è detta anemofila in quanto
sono le folate di vento a trasportare il polline da un albero all'altro. Nel nostro paese il faggio forma
dei boschi ‒ le faggete ‒ che troviamo sulle Alpi, sugli Appennini, sulle pendici dell'Etna.
Si trova spesso associato all'abete.
Le sue foglie, che cadono in autunno, sono verde scuro e lucide superiormente, più pallide e con
5÷8 spesse nervature pelose al di sotto.
I fiori sono separati: quelli maschili formano ciuffetti di amenti, infiorescenze a spiga formate solo da
stami, mentre i fiori femminili, posti alla base delle foglie, sono circondati da un rivestimento che,
maturando, diventa legnoso e spinoso. Al suo interno si sviluppa la faggiola, un frutto che ricorda la
noce. Quando cade a terra, la faggiola germina subito per cui, andando per i boschi in autunno,
alla base degli alberi si possono notare numerose piantine di faggi neonati.
Il faggio, oltre a essere un albero maestoso, dall'ampia e fitta chioma, è anche molto utile. Il suo
legno, di ottima qualità e dai riflessi rosati, viene usato per fare mobili, liste per il parquet, remi e
costruzioni navali, nonché un tipo di carta pregiata. Dalle faggiole si ricava un olio commestibile,
mentre dal legno si estrae una sostanza scura e catramosa, la pece di faggio, usata per curare
alcune malattie della pelle.
Nell'antica India e in Oriente, esisteva il costume di celebrare le nozze tra uomini o donne e alberi,
segno del rispetto sacro di cui queste meraviglie della natura sono state sempre circondate.
Faggio
15. Betulla: caratteristicheNome comune della pianta arborea Betula alba della famiglia Betulacee, ben riconoscibile per
la corteccia bianca, la chioma leggera. E’ un albero quasi inconfondibile per la sua corteccia
bianca, liscia, sottile che si sfoglia in esili pellicole.
La corteccia è impermeabile all’acqua ed era usata dagli indiani dell’America settentrionale
per rivestire capanne, canoe, …
Raggiunge i 20 -25 m di altezza e si trova di frequente nei boschi della nostra Regione fino a
2.000 m di altezza .
Le foglie hanno forma ovoidale – triangolare con margine doppiamente seghettato; la pagina
inferiore è più chiara.
Le infiorescenze maschili sono degli amenti penduli, lunghi e colorati, isolati o riuniti in gruppi;
quelle femminili sono amenti verdi e corti.
I frutti sono anch’essi riuniti in infiorescenze pendule che poi si trasformano in semi alati.
La betulla è una pianta caratteristica dell’emisfero settentrionale. E’ associata spesso alle
conifere.
Il legno è utilizzato per la costruzione di oggetti di artigianato e mobili ed è apprezzato come
combustibile, mentre la pianta viene usata anche a scopo ornamentale
Dal tronco si ottiene un succo zuccherino, zucchero di betulla, che, fermentato, dà la birra di
betulla; nelle foglie è contenuto un olio etereo, in passato impiegato in medicina come
diuretico e per favorire l'escrezione dell'acido urico;
dalla corteccia si estrae un principio amaro di struttura aromatica policiclica (betulina), che per
ossidazione energica si trasforma in un acido , detto acido betulinico; per distillazione secca del
legno di betulla si ottiene una sostanza catramosa, detta catrame di betulla, ricca di fenoli e di
cresoli, usata come disinfettante e nell'industria della concia.
Le betulle sono state anche celebrate da Guido Gozzano nelle sue poesie come simbolo di
bellezza. Nei Paesi scandinavi ed in quelli dell’ex Unione Sovietica sono l’emblema della
giovinezza, della vita che rinasce dopo il freddo invernale.
Betulla
17. Ontano: caratteristiche
L’Ontano è una pianta della famiglia delle Betulaceae .
Gli ontani sono alberi, generalmente di piccola taglia, o cespugli. Si sviluppano sino a 8-10 metri,
eccezionalmente raggiungono i 25-30 metri .
Le foglie sono semplici, caduche, alterne, a margine dentato.
I fiori sono riuniti in amenti a sessi separati sulla medesima pianta (l'ontano è una
pianta monoica). Gli amenti maschili sono allungati i femminili ovali e più corti.
L‘impollinazione nel genere è per lo più anemofila raramente possono essere visitati dalle api. La
fioritura avviene prima della fogliazione.
Le infruttescenze hanno un tipico aspetto legnoso e non si disintegrano a maturità,
caratteristiche che aiutano a differenziare gli ontani dalle betulle, unico altro genere della
famiglia.
Sono dei magnifici colonizzatori e per questo spesso vengono utilizzati per bonificare i terreni
poveri, umidi, malsani; infatti attraverso le loro radici fissano l’azoto al terreno, svolgendo
appunto la azotizzazione.
Il legno è molto resistente all'acqua (Venezia è tutta costruita su fondazioni di pali, in massima
parte di ontano, prelevati dai boschi delle Prealpi venete e friulane e da quelli cadorini, carnici).
Il legno di ontano è una delle essenze più utilizzate nella liuteria elettrica per la produzione di
corpi per chitarre. Veniva anche impiegato per fare secchi e tinozze (venivano utilizzati anche
altri legni; come il pino, il rovere, il larice)
Ontano
19. Frassino: caratteristiche
Il frassino appartiene alla famiglia delle Oleacee.
E’ un albero slanciato e alto dai 10 ai 30 m a seconda delle condizioni in cui vive; il tronco può
raggiungere i 3 – 4 m di circonferenza ed è dritto e sprovvisto di rami fino ad una certa altezza; la
chioma è più o meno ovale a seconda che si presenti isolato o fra altri alberi.
La corteccia è grigio chiara e presenta alcune screpolature tondeggianti.
Le foglie, composte, sono lunghe fino a 25 cm; sono opposte e imparipennate, formate da un
numero di foglioline variabili da 7 a 13, lanceolate con l’apice acuto e il margine seghettato.
I frutti, detti samare, sono riuniti in mazzetti e hanno un’espansione alare membranosa che li
rende adatti per essere trasportati dal vento. Restano attaccati ai rami per tutto l’inverno e
si staccano in primavera per favorire la nascita di nuove piante.
E’ comune nell’Italia settentrionale fino ai 1500 m d’altitudine, mentre è raro in quella centrale e
molto raro nelle regioni meridionali. In genere gli individui non sono numerosi ma sporadici all’interno
del bosco misto di latifoglie. In pianura si trova spontaneo lungo le siepi che separano i diversi poderi.
Non è tra gli alberi più longevi, infatti, non supera quasi mai i due secoli di vita.
Il frassino si accompagna spesso alla farnia, all’acero, all’ontano, al tiglio e all’onnipresente e
infestante robinia.
In passato le foglie sono state utilizzate come foraggio per il bestiame in molte regioni europee. Il
legno è uno dei più pregiati delle nostre zone: elastico, flessibile, è usato per la costruzione di remi,
stecche da biliardo, mobili.
Anche il frassino nell’antichità è stato oggetto di culto, soprattutto nel centro e nord Europa, ad
esempio presso i Vichinghi, secondo i quali il primo uomo sarebbe stato scolpito in un ceppo di
frassino.
Frassino
21. Acero: caratteristiche
Acero di montagna [Acer pseudoplatanus] appartiene alla famiglia delle Aceracee
L'acero di monte è un albero dalla fitta chioma a forma tondeggiante. La foglia è divisa in 5 lobi
dentati e acuti.
Vive sparso o in piccoli gruppi quando si associa al faggio ed all'abete rosso nelle formazioni
forestali del piano montano e altimontano, mentre nella fascia submontana e collinare, lungo i
versanti freschi e ombrosi, può dominare e dare origine, insieme al frassino maggiore e al tiglio
selvatico, a veri acereti.
Le foglie sono grandi (fino a 15 cm e più), tanto larghe quanto lunghe, ma mai pesanti, mosse anche
dal vento più leggero, pronte a piegarsi verso l’alto in presenza di correnti ascensionali che si
generano dal riscaldamento del terreno, mostrando la pagina inferiore più chiara con le venature
principali in rilievo.
Il picciolo è lungo e robusto, spesso tinto di rosso. Anche la nuova vegetazione, specie nelle giovani
piante ed in posizione apicale, assume all’inizio questo colore.
Le foglie presentano cinque lobi dal margine variamente dentato, sempre acuti all’apice anche
quando assumono una forma leggermente ovata. I due in posizione basale possono essere più o
meno accentuati.
Dopo l’apertura delle gemme e il dispiegamento delle foglie compaiono i fiori, sempre poco
appariscenti, raccolti in racemi penduli.
Il frutto è la caratteristica “elica”, si tratta di una disamara, formata dall’unione di due samare, in
forma di “V” capovolta e più o meno aperta, con espansione alare membranacea, dapprima
verde e poi rossastra.
Dove si trova
Molto comune sulle Alpi e sugli Appennini settentrionali e centrali, diviene raro in pianura, ma può
adattarvisi se seminato o messo a dimora.
Si trova lungo le strade, ai margini delle foreste di conifere, frammisto alle faggete, nei prati e nei
pascoli in abbandono dove è fra le prime piante ad alto fusto colonizzatrici insieme al frassino, nei
boschi radi e luminosi.
Acero
23. Ginepro: caratteristicheAlle nostre latitudini si trova lo Juniperus communis, che appartiene, come il cipresso, alla famiglia delle
Cupressacee, sottoclasse Conifere.
Cresce nei boschi di media altitudine, si trova oltre i 2.000 m sulle Alpi ma anche nella zona polare, con
la sottospecie nana, dall'andamento prostrato e strisciante.
I suoi arbusti, alti da 1 a 2 m, danno il nome, in senso figurato, a situazioni difficili e intricate: "È un bel
ginepraio!" si dice per indicare qualcosa di molto complicato e astruso.
In effetti il ginepro forma fitti cespugli contorti e spinosi, "dall'aspetto privo di grazia" come scrisse il
naturalista latino Plinio, dalle brevi foglie aghiformi disposte a verticilli ternati, cioè tre a tre.
Il ginepro è una pianta a sessi separati: esiste il ginepro femmina che porta il fiore femminile, una piccola
pigna dalle foglie squamose, e il ginepro maschio con i fiori che portano il polline.
L'impollinazione avviene quando un grano di polline atterra su di una parte femminile della pianta. I semi
maturano nell'autunno successivo all'impollinazione e sono racchiusi in un cono di colore brunastro
chiamata galbulo; squamoso e pruinoso, è composta da 4 squame carnose saldate tra loro contenenti
da 1 a 3 semi angolosi ricchi di un olio essenziale aromatico. Per il loro aspetto i coni sono facilmente
scambiati per bacche e dunque volgarmente chiamati "bacche di ginepro". Sono ampiamente
apprezzati per le loro doti aromatiche.
I frutti, galbule carnose dette coccole, una volte maturati diventano di colore bluastro e assumono un
caratteristico profumo aromatico.
Il loro odore confonde i cani da caccia che non riescono più a scovare la piccola selvaggina che si
mette al riparo nascondendosi tra i rami di questa pianta ed è un «antivipera» perché l’odore l’allontana.
Un tempo le bacche di ginepro venivano polverizzate e mischiate al pepe, allora spezie preziosissima.
Oggi le bacche si utilizzano per aromatizzare molte acquaviti di cereali che danno il superalcolico gin,
che prende il nome proprio dalla pianta.
Il ginepro nella tradizione. Fonti medievali riportano che la Croce di Cristo fu fatta con legno di ginepro. Per
questo nel passato, la domenica delle Palme rametti della pianta venivano benedetti insieme a quelli
dell'olivo e custoditi nelle case come portafortuna. Sempre con le bacche di ginepro, soprattutto in zone di
montagna si preparano infusi e tisane. Ma è in cucina che le bacche trovano grande impiego, per
aromatizzare salumi e piatti di carni, in particolare di selvaggina, in arrosto o in salmì e per dare sapore a
sughi un po’ forti e minestre.
Ginepro