2. È dunque l'universo uno, infinito, immobile; una è la possibilità
assoluta, uno l'atto, una la forma o anima, una la materia o
corpo, una la cosa, uno lo ente, uno il massimo et ottimo; il quale
non deve poter essere compreso; e perciò infinibile e
interminabile, e per tanto infinito e interminato e per
conseguenza immobile; questo non si muove localmente, perché
non ha cosa fuor di sé ove si trasporte, atteso che sia il tutto;
non si genera perché non è altro essere che lui possa derivare o
aspettare, atteso che abbia tutto l'essere; non si corrompe
perché non è altra cosa in cui si cange, atteso che lui sia ogni
cosa; non può sminuire o crescere, atteso che è infinito, a cui
non si può aggiungere, così è da cui non si può sottrarre, per ciò
che lo infinito non ha parti proporzionabili.
G. Bruno
3. Bruno, nella rivoluzione copernicana, intravede il
senso profondo di una liberazione dalla
superstizione e dal principio di autorità di
ascendenza aristotelica. Le tesi copernicane
infatti negano qualsiasi subordinazione al mondo
celeste del mondo terrestre.
4. L'universo, infinito come la sua causa, è
manifestazione di Dio e conoscendo l'universo è
possibile scoprire Dio: il divino non è trascendente
ma è nell'universo e in tutte le cose.
5. L'interesse per la natura dell'universo è
testimoniato da alcune osservazioni che
anticipano questioni proprie della relatività
galileiana.
6. Per spiegare l'infinità dell'universo, Bruno utilizza i
concetti di causa e principio:
● Causa → ciò che determina un effetto ma
esiste separatamente da esso
● Principio → ciò che diventa l'effetto che
determina
● Dio è causa e principio e in quanto principio
è nel mondo, resta presente in esso; ne
consegue che la natura è animata e la vita è
in tutte le cose.
7. L'universo è quindi concepito in maniera
panteistica, è una totalità a partire dalla quale le
parti acquistano senso, è un unico grande
organismo vivente, immobile e identico a sé, ma
che pure comprende ogni forma di divenire.
8. L'universo è un corpo unico, organicamente
formato, retto da un preciso ordine che struttura
ogni singola cosa e la pone in relazione con tutte
le altre. Alla base di quest'ordine sono le idee,
principi eterni ed immutabili, delle quali ogni
singolo ente è imitazione, immagine, ombra della
realtà ideale.
9. La mente umana, che ha in sé non le idee, ma le
ombre delle idee, rispecchiando in se stessa la
struttura dell'universo, può raggiungere la
conoscenza vera, ovvero le idee e la relazione
che lega ogni cosa con tutte le altre, al di là della
molteplicità degli elementi singolari e del loro
divenire nel tempo.
10. Serve quindi un mezzo conoscitivo che comprenda
la complessità della realtà, per arrivare alla struttura
ideale che sostiene il tutto.
Questo strumento conoscitivo è l'arte della memoria,
che deve evitare la confusione prodotta dalla
molteplicità delle immagini e deve porre in relazione
le immagini delle cose con i concetti, rappresentando
simbolicamente tutto il reale.
11. Una conseguenza importante di questa concezione
panteistica dell'universo come totalità è l'idea
bruniana di una pluralità di mondi abitati: la capacità
animatrice della natura si dispiega per tutto l'universo.
12. Non solo l'uomo non è più solo nell'universo, ma,
grazie alle mani e all'intelletto, l'uomo è facitore di
altre nature e altri corsi, divenendo creatore al
fianco di Dio nel vivificare e trasformare la natura.
Trasformando la natura, che è vestigio di Dio,
l'uomo Lo conosce e si fa simile a Lui.
13. Questo è possibile perché per Bruno l'uomo
manifesta una tensione continua verso l'agire ed il
conoscere, una tensione (l'eroico furore) spirituale
verso Dio, ovvero verso il superamento dei suoi
limiti individuali.
14. Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e
finalmente comprenderà chi è veramente e a chi
ha ceduto le redini della sua esistenza, a una
mente fallace, menzognera, che lo rende e lo
tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un
giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui
in questo mondo. G. Bruno
15. Se questa scienza che grandi vantaggi porterà
all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere
se stesso, finirà per rigirarsi contro l'uomo.
G. Bruno
16. Pietro Volpones 2009
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