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I batteri patogeni
I batteri patogeni

                                           Gli agenti patogeni sono in continua
                                           evoluzione, perché i batteri e l’ospite, così
                                           come le condizioni ecologiche che
                                           prevedono la loro interazione, subiscono
                                           continui cambiamenti.
                                           Gli agenti patogeni emergono e perdono
                                           virulenza nel corso tempo.
                                           Malattie infettive emergenti sono causate da
                                           organismi      che    esistono   già     come
                                           opportunisti o veri patogeni e che
                                           acquistano ulteriori elementi di DNA
                                           codificanti per un determinante di virulenza.
                                           La transizione verso la patogenicità può
                                           essere causata da cambiamenti nei batteri,
                                           o, in alternativa, nell ’ ospite divenuto
                                           sensibile, o per l ’ acquisita capacità di
                                           sopravvivere da parte dei batteri nell’uomo.
Una ricerca sul sito di PubMed del National Institute of Heath degli Stati Uniti
(http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/) alla voce bacterial pathogenicity lista
quasi 60 000 articoli scientifici.
Salmonella

Il nome Salmonella deriva dal nome del veterinario americano Daniel
Elmer Salmon, ma il vero scopritore di tale batterio, fu il suo
assistente, il patologo Theobald Smith nel 1885.
Smith e Salmon identificarono l’agente causale del colera nel maiale,
e lo chiamarono Hog-cholera bacillus.

                                Nel 1900 lo scienziato francese
                                Joseph Léon Lignières propose di
                                sostituire il nome Hog-cholera
                                bacillus con Salmonella in onore di
                                Salmon (solo successivamente si e
                                scoperto che Salmonella cholerae-
                                suis non è la vera causa della peste
                                suina, che è invece una malattia
                                virale).



                                                                        3
Salmonella
                                             Habitat
L'habitat principale delle salmonelle è il tratto intestinale dell'uomo e di altri animali sia a
sangue caldo che freddo.
I serbatoi animali più comuni sono polli, tacchini, maiali e decine di altri animali domestici e
selvatici.
Attraverso le feci dell’animale, il batterio viene diffuso nell’ambiente (acqua, suolo, piante,
successivamente ingerite) causando notevoli perdite di bestiame e rappresentando un grave
problema di salute pubblica.
Nell ’ uomo la salmonellosi di solito è un ’ intossicazione alimentare autolimitante
(gastroenterite), e solo occasionalmente si manifesta come una grave infezione sistemica
                                                               Al genere Salmonella appartengono
(febbre tifoide) che richiede immediato trattamento antibiotico.
                                                               batteri Gram- della famiglia delle
                                                              Enterobacteriaceae.
                                                              Salmonella è un bacillo di 0.7 - 1.5 x
                                                              2-5 μ in grado di crescere sia in
                                                              condizioni      aerobiche         che
                                                              anaerobiche.



Le salmonelle sono prive di capsula e sono asporigene.
Le salmonelle crescono in modo ottimale a 37°C su
terreni di coltura standard, dove si sviluppano piccole
colonie di 2-4 mm di diametro, lisce, brillanti e di colore
omogeneo.
                                                                                                       4
Salmonella
                                              Habitat

Alcune caratteristiche metaboliche di Salmonella sono l'utilizzo di citrato come unica fonte di
carbonio e la produzione di gas a partire da glucosio.
Generalmente, non fermentano il lattosio a eccezione di alcuni ceppi di S. diarizonae.
Come per la maggior parte dei batteri, il loro pH ottimale di crescita è intorno alla neutralità (pH 6.5
- 7.5), anche se possono crescere in una vasta gamma di pH (da 4.5 a 9.5) a seconda delle altre
condizioni ambientali.
 La temperatura più bassa alla quale è stata isolata Salmonella è di 2°C e la più alta è di 54°C
(per S. typhimurium).


                                                           La       stragrande       maggioranza          delle
                                                           salmonelle è mobile grazie alla presenza di
                                                           flagelli peritrichi (flagelli distribuiti su tutta la
                                                           superficie cellulare,) a eccezione di rari
                                                           sierotipi non mobili come S. gallinarum e S.
                                                           pullorum.
                                                           Come altre cellule flagellate, le salmonelle
                                                           mobili possono perdere la loro capacità di
                                                           sviluppare flagelli sotto l'effetto di stress
                                                           sub-letali, quali la refrigerazione o l ’ alta
                                                           temperatura.

                                                                                                             5
Salmonella
                                      Struttura antigenica

•Il genere Salmonella presenta tre tipi di antigeni principali:Antigeni somatici (antigene O, o della
parete cellulare);Antigene capsulare (o di superficie);Antigene Flagellare (H).


Gli antigeni somatici rappresentano i componenti più esterni del lipopolisaccaride (LPS), che
sono stabili al calore e resistenti all'alcool.
Sono formati da due parti:
•la prima, più interna, è composta da cinque carboidrati ed è comune a tutte le Enterobacteriaceae;
•la seconda, più esterna, è formata da catene saccaridiche dalle quali dipende la diversità degli
antigeni somatici.


Gli antigeni capsulari (o di superficie) sono associati alla capsula che sono identificati con
 Studi di cross-assorbimento hanno individuato circa 67 diversi antigeni O polisaccaridica e sono
numeri romani. sierotipi di Salmonella e in altri generi di batteri enterici (per esempio, E. coli e
presenti in alcuni
Klebsiella):
•l’antigene Vi (Vi sta per virulenza, in quanto i sierotipi che lo possiedono risultano più virulenti);
l’antigeni K (capsulare) di altri enterobatteri corrisponde all’antigene Vi delle salmonelle.

Tali antigeni possono mascherare gli antigeni O impedendo l’agglutinazione del batterio con
antisieri O.

Su circa 2.500 sierotipi di Salmonella, questo antigene è presente solo in tre sierotipi: Typhi,
Paratyphi C, e Dublino.
Alcuni ceppi di questi sierotipi possono anche non avere l'antigene Vi.                          6
Salmonella
                                      Struttura antigenica



Antigene Flagellare (H)
In Salmonella si conoscono circa 35 antigeni flagellari (la flagellina è una proteina termolabile che
si organizza in un cilindro cavo per formare il flagello).
Salmonella è unico tra i batteri enterici in quanto, la maggior parte dei suoi sierotipi può esprimere
alternativamente due flagelli con diversa specificità antigenica (Fase 1 o Fase 2).
Poche salmonelle (a esempio, Enteritidis, Typhi) producono flagelli con un unico tipo di flagellina e
quindi con la stessa specificità antigenica (Antigene H monofasico);
Salmonelle monofasiche si possono ottenere anche attraverso l'inattivazione del gene che codifica
per la Fase 1 o per la Fase 2.
Pochissime specie hanno 3 fasi sierologiche H e sono dette “trifasiche”, mentre, in rari casi le
salmonelle possono perdere tale struttura antigenica H, diventando immobili.




                                                                                                         7
Salmonella
                                Tassonomia




La parete cellulare dei microrganismi contiene una serie di proteine e
lipopolisaccaridi con molte varianti strutturali e molecolari.
Ognuna di queste strutture può fungere da antigene e reagire con un
anticorpo.


Facendo reagire un microrganismo con diversi anticorpi si ottiene la sua
tipizzazione sierologica (stabilire cioè quali antigeni sono presenti su quel
determinato microrganismo).
Sulla base della presenza di tali antigeni e in base a alcuni caratteri
biochimici, una singola specie può essere suddivisa in centinaia o anche
migliaia di sierotipi diversi.




                                                                                8
Salmonella
                                 Tassonomia




S. enterica è suddivisa ulteriormente in sei sottospecie o gruppi (che si
differenziano biochimicamente) e più di 2.500 sierotipi.


Salmonella enterica sottospecie enterica, rappresenta quasi il 99% delle
salmonelle isolate nella pratica medica.


Oggi il sierotipo non è più identificativo di una specie, peraltro i nomi sono
mantenuti solamente per i sierotipi appartenenti a S. enterica subsp. enterica
(per esempio, S. Typhimurium), mentre quelli ascrivibili alle altre sottospecie
vengono identificati attraverso le relative formule antigeniche.




                                                                                  9
Classificazione della Salmonella
Salmonella
                                  Patogenesi




Salmonella enterica è soprattutto un patogeno gastrointestinale, che ha la
capacità di provocare un ampio spettro di malattie che vanno da una
infiammazione gastrointestinale locale autolimitante, a malattie sistemiche
letali come la febbre tifoide.
L'esito della malattia dipende principalmente dal sierotipo di S. enterica.
S. enterica sierotipo Typhi e, in misura minore, S. enterica sierotipo Paratyphi
causano infezioni sistemiche che rappresentano un grave problema di salute
nei paesi emergenti e negli individui immunocompromessi (AIDS).
Le infezioni gastrointestinali da Salmonella sono un problema globale
causato soprattutto da sierotipi come Enteritidis e Typhimurium.




                                                                               11
Salmonella
 Patogenesi


 In seguito all ’ ingestione per via orale,
 Salmonella infetta le cellule dell'epitelio
 gastrointestinale (cellule non fagocitiche), e
 in particolare colonizza l'intestino tenue
 Sebbene la maggior parte delle infezioni da
 Salmonella rimangono localizzate a livello
 intestinale, in cui la stimolazione della
 risposta infiammatoria contribuisce alla
 diarrea, nel caso del tifo la Salmonella riesce
 a traslocare attraverso lo strato epiteliale
 intestinale e a raggiungere il vano sotto-
 epiteliale dove può interagire con le cellule
 dendritiche e i macrofagi.




                                             12
Salmonella




Salmonella essendo anche un patogeno intracellulare facoltativo sia in grado di sopravvivere e
replicare anche all’interno di tali cellule fagocitiche, nelle quali non entra nel citoplasma ma risiede nel
fagosoma, facendo fronte a cambiamenti ambientali quali la rapida diminuzione del pH e la carenza
nutrizionale, per poi diffondere al fegato e alla milza attraverso il flusso sanguigno e il sistema linfatico.
Isole di Patogenicità e Sistemi di
                           Secrezione di Tipo III
La patogenesi delle malattie provocate da Salmonella spp. dipende dal
coordinamento dell’espressione temporale di numerosi fattori di virulenza, Isole di
Patogenicità e Sistemi di Secrezione di Tipo III codificati dalle isole di patogenicità
(PAI) che nel corso dell'evoluzione Salmonella ha acquisito, anche da specie affini,
attraverso eventi ripetuti di trasferimento genico orizzontale (HGT).
Isole di Patogenicità

La patogenesi delle malattie provocate da Salmonella spp. dipende dal coordinamento
dell’espressione temporale di numerosi fattori di virulenza, Isole di Patogenicità e Sistemi
di Secrezione di Tipo III codificati dalle isole di patogenicità (PAI) che nel corso
dell'evoluzione Salmonella ha acquisito, anche da specie affini, attraverso eventi ripetuti di
trasferimento genico orizzontale (HGT).
Le PAI possono avere sia una localizzazione cromosomiale che plasmidica e in Salmonella
sono definite isole di patogenicità di Salmonella (SPI).
Tra queste, SPI-1 e SPI-2 codificano per due distinti Sistemi di Secrezione di Tipo III
(T3SS) chiamati T3SS-1 e T3SS-2.
Questi sistemi rilasciano nella cellula ospite oltre 30 proteine specializzate (proteine
effettrici), che sono codificate dalle SPI e agiscono coordinatamente per
•modificare il citoscheletro,
•le vie di trasduzione del segnale,
•il traffico di membrana della cellula ospite e
•le risposte pro-infiammatorie dell’ospite.
Ciò consente a Salmonella di
•invadere le cellule epiteliali non fagocitiche,
•stabilire e mantenere una nicchia intracellulare replicativa,
•o vacuolo contenente Salmonella (SCV, Salmonella containing vacuole) e,
•in alcuni casi, diffondere e causare malattie sistemiche.
Isole di Patogenicità e Sistemi di Secrezione di Tipo III
                               Rappresentazione schematica degli stadi di infezione di Salmonella.

SPI1 è necessario per l'invasione di cellule ospiti non fagocitiche (invasione diretta), mentre
SPI2 è essenziale per la sopravvivenza e replicazione dei batteri all’interno delle cellule fagocitiche.
La trasmigrazione dei leucociti polimorfonucleati (PMN) contribuisce all’infiammazione intestinale.


Gli effettori SPI-1 e SPI-2 non operano sequenzialmente e indipendentemente gli uni dagli altri, ma
cooperano alla maturazione, posizionamento e replicazione degli SCV.
I sierotipi di Salmonella associati a malattie sistemiche sono in grado di entrare nei macrofagi intestinali,
inducendo la morte cellulare e/o utilizzandoli come veicolo per la diffusione al fegato e alla milza attraverso
il flusso sanguigno e il sistema linfatico.
Isole di Patogenicità e Sistemi
                                        di Secrezione di Tipo III

I geni di SPI-1 sono espressi durante la tarda fase logaritmica in condizioni di alta osmolarità e bassa
tensione di ossigeno, tipiche dell’ambiente intestinale.
In particolare, la funzione di SPI-1 è richiesta per le fasi iniziali della salmonellosi, cioè per l'ingresso di
Salmonella in cellule non fagocitiche, innescando l'invasione e la penetrazione dell'epitelio gastrointestinale
(sintomi diarroici).
La funzione di SPI-2 è richiesta per le fasi successive del contagio, sopravvivenza e replicazione nei
fagociti, diffusione sistemica e colonizzazione degli organi dell’ospite.
Sistemi di Secrezione di
         Tipo II
         T3SS-1
             Il T3SS-1 è un apparato multi-proteico costituito da
             più di 20 proteine altamente conservate, e comune
             a molti batteri patogeni Gram-.
              La regione centrale di questo sistema è una
              struttura macromolecolare conosciuta come il
              needle complex (il complesso dell ’ ago) che
              attraversa la parete batterica.
              I Sistemi di Secrezione di Tipo III hanno molte
              analogie con il corpo basale dei flagelli,
              suggerendo una relazione evolutiva tra questi due
              tipi di strutture.
              Il needle complex è composto da una base a più
              anelli e un sottile ago (un tubo rettilineo di circa 80
              nm di lunghezza) formato da una singola proteina,
              PrgI (PhoP-repressed gene) che sporge verso
              l'esterno della parete batterica e attraverso la
              quale vengono iniettate le proteine effettrici nel
              citoplasma della cellula ospite.
              L ’ anello associato alla membrana esterna del
              batterio (outer ring) che ha un diametro più piccolo
              ed è formato da 12-14 subunità della proteina InvG
              (secretin), mentre l ’ anello associato alla
              membrana interna (inner ring) ha un diametro
              maggiore ed è costituito da due anelli posti uno
Sistemi di Secrezione di
         Tipo II
         T3SS-1
            Negli ultimi anni sono state identificate almeno 13 proteine
            effettrici iniettate dal T3SS-1 nelle cellule epiteliali
            dell’intestino:
                    AvrA, SipA, SipB, SipC, SipD, SlrP, SopA,
                    SopB, SopD, SopE, SopE2, SptP e SspH1.
            Alcune di queste proteine sono codificate da SPI-1 e altre
            da altre isole di patogenicità o altri loci cromosomici.
            Questo primo gruppo di effettori è fondamentale per
            l’ingresso dei batteri nelle cellule dei mammiferi, in quanto
            portano alla riorganizzazione dell’actina del citoscheletro
            della cellula ospite e ne deformano la membrana
            plasmatica.
            Per esempio, le proteine SipA e C (Salmonella invasion
            protein), legano l’actina raggruppandola in fasci nel punto
            di entrata del batterio.
            La proteina SopB (Salmonella outer protein B) è una
            fosfatasi fosfoinositide che de-fosforila la fosfatidil-inositolo-
            4,5-bis-fosfato [PI(4,5)P2] a livello della membrana
            plasmatica alterandone la carica superficiale. SopB è
            anche considerata una enterotossina in quanto innalza i
            livelli di 1,4,5,6-tetrafosfato con conseguente perdita di ioni
            cloro e secrezione di fluidi nel lume intestinale. Il risultato
            finale dell ’ azione coordinata di queste proteine è la
            formazione di pseudopodi e increspature a livello della
            membrana della cellula ospite (membrane ruffling) che
            portano all ’ internalizzazione dei batteri, e quindi alla
            biogenesi degli SCV.
Sistemi di Secrezione di
                                         Tipo II
                                                 T3SS-2




                                                          Successivamente all’invasione, attraverso T3SS-
                                                          2 viene rilasciato un secondo gruppo di effettori
                                                          che cooperando con il primo gruppo, consentendo
                                                          ai batteri di sopravvivere e replicare all’interno
                                                          degli SCV e ne impediscono la fusione con i
                                                          lisosomi.
                                                          La posizione degli SCV, e la successiva fusione
                                                          fagosoma-lisosoma è strettamente correlata ai
                                                          microtubuli e alla loro polarità (le loro estremità
                                                          negative e positive sono orientate rispettivamente
                                                          dal centro verso la periferia della cellula).
                                                           Gli organelli si muovono lungo i microtubuli grazie
                                                           all ’ azione di proteine motrici tra le quali
                                                           ricordiamo la dineina e la chinesina che fanno
                                                           muovere gli organelli in senso centripeto o
La dineina è coinvolta nel trasporto retrogrado negli assoni rispettivamente. elementi del reticolo
                                                           centrifugo e convoglia gli
endoplasmatico, gli endosomi tardivi e i lisosomi fino al centro della cellula.
La chinesina è associata al trasporto anti-retrogrado e convoglia i mitocondri, i lisosomi e un assortimento
di vescicole di membrana verso l’ER o verso la periferia della cellula.
Sistemi di Secrezione di
                                       Tipo II
                                               T3SS-2
                                                    La Figura mostra il secretion system apparatus (ssa,
                                                    apparato di secrezione), il secretion system effectors
                                                    (sse, effettori del sistema di secrezione) e lo
                                                    chaperone ssc, e i due componenti A e B del
                                                    secretion system regulator (ssr, regolatori del sistema
                                                    di secrezione).
                                                    Il sistema T3SS-2 è costituito da 31 geni organizzati
                                                    in 4 operoni distinti. Il meccanismo di base utilizzato
                                                    da S. Typhimurium per stabilire la propria nicchia
                                                    replicativa intracellulare è la carica elettrostatica della
                                                    superficie di membrana degli SCV.
                                                    Tra i diversi effettori (oltre 10) liberati nel citoplasma
                                                    dal T3SS-2 vi è la proteina SopB (già traslocata nella
                                                    cellula ospite dal T3SS-1), che riducendo i livelli di
                                                    PI(4,5)P2 e PS (fosfatidil-serina, un altro fosfolipide
                                                    carico negativamente) degli SCV nascenti, ne
                                                    diminuisce la carica negativa superficiale di
                                                    membrana.
                                                Una delle conseguenze dell’azione di SopB è che
                                                alcune proteine della cellula ospite, il cui legame alla
                                                membrana dipende dalle interazioni elettrostatiche
                                                con essa, non sono più in grado di interagire con gli
La mancata interazione delle Rabs con la membrana degli SCV fa si che questi non possano essere
                                                SCV.
trasportati verso i lisosomi inibendo la fusione fagosoma-lisosoma (minore del le Rabs, coinvolteceppo
                                                     Tra queste proteine vi sono 25% rispetto al nel
controllo).                                          reclutamento della dineina.
Sistemi di Secrezione di
                               Tipo II
                                   T3SS-2




4 - 6 ore dall ’ inizio dell ’ infezione delle cellule epiteliali, la proteina
effettrice SseG induce l’accumulo di SCV intorno alle vescicole del Golgi.
Questo permette, attraverso un continuo scambio di vescicole, nutrienti e
membrane, la moltiplicazione dei batteri contenuti nel SCV.
La moltiplicazione batterica porta alla formazione di strutture tubulo-
vescicolari chiamate Filamenti Indotti da Salmonella (SIF).
Questi filamenti si originano dagli SCV e si estendono attraverso l’intera
cellula                                                                          22
Funzione di PhoQ/PhoP

                                                               La      sopravvivenza     di   Salmonella
                                                               all’interno dei macrofagi avviene grazie a
                                                               un sistema a due componenti:

                                                               •il regolatore trascrizionale PhoP e
                                                               •il sensore PhoQ,
                                                               entrambi in grado di regolare i sistemi
                                                               SPI-1 T3SS e SPI-2 T3SS.

                                                               PhoQ è una histidine kinase di membrana
                                                               (membrana interna del batterio), con un
                                                               dominio periplasmico che funge da
                                                               sensore a diversi stimoli ambientali, e un
                                                               dominio chinasico citoplasmatico.



In vitro, l’attività del sensore chinasico PhoQ è repressa dagli ioni Mg2+, Ca2+ o Mn2+ che si legano alla
sua regione periplasmica
Funzione di PhoQ/PhoP
                                                       In vivo, la presenza di questi cationi bivalenti, in particolare quella del
                                                       Mg2+, all’interno degli SCV non è sufficiente per reprimere PhoQ che
                                                       viene attivato da altri fattori come il pH acido (circa 5 - 6.5), peptidi
                                                       antimicrobici cationici (CAMP) e radicali dell’ossigeno
                                                       Gli ioni Mg2+ o Ca2+ mantengono il dominio periplasmico di PhoQ
                                                       ripiegato sulla membrana (stato represso), all’interno degli SCV,
                                                       gli CAMP inducono un cambiamento conformazionale di tale dominio
                                                       attivandolo.
                                                       Così come i cationi bivalenti, anche gli CAMP sono carichi
                                                       positivamente e competono per gli stessi residui del dominio
                                                       periplasmico di PhoQ, ma con maggiore affinità rispetto a Mg2+ o
                                                       Ca2+, ed essendo strutturalmente più ingombranti di questi ultimi,
                                                       allontanano tale dominio dalla membrana, attivando PhoQ.
                                                      Il pH acido degli SCV provoca una perdita della rigidità del dominio
Quindi, verosimilmente, all’interno degli SCV, questi periplasmico di PhoQ, facilitandone il cambiamento conformazionale
                                                      due fattori attivano PhoQ additivamente.
                                                      da parte degli CAMP.
L’attivazione di PhoQ permette la trans-autofosforilazione della sua regione citoplasmatica e il conseguente trasferimento
di un Pi a PhoP.
È proprio questa fosforilazione che attiva la capacità di PhoP di legare il promotore dei geni pho-regolati.
È stato dimostrato con esperimenti di microarray che PhoP controlla la trascrizione di più di 100 geni, attivandoli (geni pag,
PhoP-activated genes) o reprimendoli (geni prg, PhoP-repressed genes).
Il sistema PhoPQ regola in modo opposto le due caratteristiche principali di Salmonella:
l’induzione dell’endocitosi da parte delle cellule epiteliali e la sopravvivenza nei macrofagi.
I geni del sistema SPI-1 T3SS, così come pure i geni coinvolti nella sintesi dei flagelli, sono PhoP-repressi, mentre i geni
del sistema SPI-2 T3SS, sono PhoP-attivati.
Funzione di PhoQ/PhoP
                                                                Regolazione negativa del sistema SPI-1 T3SS


                                                   La regolazione negativa, da parte di PhoP, del sistema SPI-1 T3SS
    SsrA
                                                   avviene tramite il controllo della trascrizione dei geni del locus hil
                                                   (hyper-invasion locus) codificanti le proteine regolatrici HilA, HilC e
                                                   HilD, che a loro volta regolano l’espressione dei geni dei sistemi SPI-
                                                   1 e SPI-5.
                                                                Regolazione positiva del sistema SPI-2 T3SS


                                                   L’espressione di diversi operoni del sistema SPI-2 T3SS è controllata
                                                   positivamente dal sistema a due componenti SsrAB, costituito dal
                                                   sensore SsrA (histidine kinase) e dalla proteina SsrB (response
                                                   regulator). Quando PhoP è fosforilato si lega al promotore di SsrB,
                                                   inducendone la trascrizione, e influenza, a livello post-trascrizionale, le
                                                   concentrazione di SsrA.



A differenza del sistema PhoP/PhoQ, che risulta altamente conservato tra specie affini, il sistema SsrAB è caratteristico di
S. enterica (esempio di trasferimento genico orizzontale).
Variazione antigenica
                                 S. enterica possiede due flagelli antigenicamente
                                 diversi codificati dai geni fliC e fljB.
                                 Sia la porzione N-terminale che quella C-terminale
                                 delle proteine flagellari FljB e FliC sono altamente
                                 conservate (i primi 71 e gli ultimi 46 aminoacidi
                                 sono identici), mentre la parte esposta al
                                 riconoscimento da parte degli anticorpi differisce
                                 notevolmente (diversità antigenica).
                                 Le     singole      cellule batteriche esprimono
                                 alternativamente i due flagelli ogni 103 - 105
                                 divisioni cellulari.
                                 Questo fenomeno è conosciuto come variazione
                                 di fase:


                                 le cellule esprimenti fliC sono definite cellule di
                                 fase 1, mentre le cellule esprimenti fljB sono di
                                 fase 2.
Il gene fljB è parte di un operone contenente anche il gene
                             fljA,
codificante un repressore post-trascrizionale del gene fliC.
Variazione antigenica


                                                        La variazione di fase avviene attraverso una
                                                        inversione reversibile di un segmento di DNA
                                                        chiamato segmento H, contenente il promotore
                                                        per i geni fljB-fljA.
                                                        Il segmento H è fiancheggiato da sequenze
                                                        ripetute e invertite hixL e hixR (sequenze di
                                                        inversione), all ’ interno delle quali avviene una
                                                        ricombinazione sito-specifica che permette
                                                        l’inversione del segmento H.
                                                        L’enzima ricombinasi che effettua tale inversione
                                                        è codificata dal gene hin, localizzato all’interno
                                                        del segmento H stesso.



Quando il segmento H si trova nell’orientamento ON, i geni fljB e fljA sono co-trascritti, portando alla
generazione di cellule in fase 2, mentre quando il segmento H si trova nell’orientamento OFF non viene
prodotta né la flagellina FljB né il repressore FljA, ma solo la flagellina FliC generando cellule in fase 1.
Anche nelle cellule in fase 2 il gene fliC viene trascritto, ma il messaggero risultante viene degradato
velocemente a causa della presenza di FljA. Questo fattore è una ribonucleoproteina che si lega al 5‘-UTR
(intorno alla sequenza Shine-Dalgarno) dell ’ mRNA di fliC impedendone il legame ai ribosomi e
causandone quindi la rapida degradazione.
Shigella
Il nome Shigella deriva dal nome del batteriologo giapponese Kiyoshi Shiga che per primo
            nel 1898 isolò e identificò un batterio appartenente a tale genere.


                                L’habitat naturale delle shigelle è l’intestino dei primati
                                superiori, soprattutto dell’uomo. Questi patogeni intestinali
                                sono gli agenti eziologici della dissenteria bacillare. Il
                                contagio avviene per via oro-fecale attraverso la
                                contaminazione fecale soprattutto di alimenti (le mosche
                                possono fungere da vettori meccanici).
                                Raramente i bacilli vengono isolati da acque superficiali e
                                potabili o da scarichi o acque contaminate da feci.
                                Non solo Shigella è sopraffatto dall’ antagonismo di altri
                                microrganismi eventualmente presenti nelle acque (per
                                esempio, Escherichia) ma soprattutto è particolarmente
                                sensibile ai trattamenti di disinfezione.
                                Le epidemie di shighellosi avvengono, in genere, in zone ad
                                alta densità demografica e in cui non vengono rispettate le
                                normali con condizioni igienico-sanitarie. In genere,
                                l’eliminazione dei bacilli da parte dei soggetti infetti avviene
                                nell ’ arco di qualche settimana, ma alcuni soggetti,
                                soprattutto i bambini, rimangono portatori sani per mesi e
                                raramente anche per anni.
Shigella
                                  Struttura antigenica - Classificazione -
                                                Patogenesi
 Struttura antigenica Il genere Shigella appartiene alla famiglia delle Enterobacteriaceae. La Shigella
 è un bacillo Gram- di 0.4 - 0.75 x 1 - 2 μ, aerobio e anaerobio facoltativo, non mobile (e quindi privo
 dell’antigene flagellare H) e asporigeno.
 Possiede
 •antigeni somatici (O) termostabili, e talvolta
 •l’antigene K termolabile che può inibire l'agglutinazione degli antigeni somatici con gli antisieri
 corrispondenti.
 Classificazione In base alle caratteristiche biochimiche (capacità di fermentare il D-mannitolo) e
 antigeniche il genere Shigella viene suddiviso in 4 sottogruppi principali, indicati come A, B, C e D, e
 44 sierotipi. I sottogruppi sono sempre stati trattati come specie:




Patogenesi La patogenicità di questo microrganismo è associata anche alla sua dose minima
infettante che è molto bassa (10-100 cellule). Questa elevata capacità infettiva di Shigella è in parte
dovuta alla presenza di sistemi di acido resistenza che gli permettono di sopravvivere nell’ambiente
acido dello stomaco, e alla capacità del batterio di reprimere l’espressione di peptidi antimicrobici che
vengono normalmente rilasciati dalla superficie della mucosa intestinale. Dopo il passaggio attraverso
Shigella
                                                Patogenesi

Shigella nella fase iniziale dell'infezione non invade le cellule epiteliali intestinali dalla parte apicale,
ma innesca invece il suo assorbimento nelle cellule M ((membranose) sono una sottopopolazione del
MALT (Tessuto Linfoide Associato alle Mucose). La loro funzione che è quella di discriminare ciò che
è Self dal Non Self,), che permettono l’attraversamento dello strato epiteliale, al di sotto del quale
entra a contatto con i macrofagi che rapidamente vanno incontro ad apoptosi.
La distruzione dei macrofagi è accompagnata dal rilascio di citochine proinfiammatorie che
richiamano cellule polimorfonucleate, le quali distruggendo il rivestimento epiteliale consentono ad
altri batteri di raggiungere lo strato al di sotto della mucosa (senza l’aiuto delle cellule M).
L ’ induzione dell ’ apoptosi dei macrofagi da parte di Shigella è uno stadio fondamentale
dell’infezione perché consente al batterio di invadere le cellule epiteliali dalla base, all’interno delle
quali riesce a evadere dal fagosoma e replicare all’interno del citoplasma.




     I sintomi della malattia (diarrea, nausea e vomito) si manifestano
     dopo un periodo di incubazione di circa 12 - 96 ore, con una durata
     di circa 4 -7 giorni nei casi lievi, e di 3 - 6 settimane nei casi gravi.
Isole di patogenicità
Il numero e la localizzazione genomica delle isole di patogenicità di Shigella (SHI) cambiano tra i
diversi ceppi, riflettendone la diversa virulenza. Esse sono localizzate sia sul cromosoma batterico
che su un grosso plasmide (pINV, plasmide della virulenza) di circa 200 kb, contenente un
centinaio di geni. La regione principale di questo plasmide è la cosiddetta entry region (regione
d'ingresso) di circa 31 kb, altamente conservata, la cui presenza è necessaria e sufficiente per
l'invasione delle cellule intestinali, e la distruzione dei macrofagi.
Essa è costituita da 34 geni organizzati in due unità, la cui trascrizione avviene in direzioni
Il primo gruppo èalle loro funzioni, questi geni possono essere divisi(Sistema di Secrezione di Tipo
opposte. In base costituito da proteine effettrici secrete dal T3SS in quattro gruppi diversi.
III), che interferendo con diversi processi della cellula ospite, permettono l ’ invasione e la
sopravvivenza del microrganismo all’interno di essa. Tra queste proteine vi​sono gli antigeni
plasmidici di invasione IpaA, B, C D (invasion plasmid antigens) che oltre ad avere funzioni
effettrici, controllano anche la secrezione e la traslocazione di altri effettori nella cellula ospite.Il
secondo gruppo comprende più della metà dei geni della entry region ed è necessario per la
secrezione di proteine effettrici tra cui le Ipa. Questi geni sono stati chiamati membrane expression
of ipa (mxi) e surface presentation of ipa antigens (spa). Il locus mxi-spa codifica i componenti
necessari per l’assemblaggio e la funzionalità del T3SS, che insieme a IpaB, C e D, permette il
trasferimento di circa 25 proteine effettrici nel citoplasma della cellula ospite.
Il terzo gruppo comprende 2 attivatori trascrizionali: VirB e MxiE, che regolano i geni del sistema
T3SS.
IlL’espressione dei geni del plasmide della virulenza avviene in seguito ai cambiamenti ambientali
   quarto gruppo codifica per gli chaperoni (IpgA, IpgC, IpgE e Spa15).
  (temperatura, pH, osmolarità e concentrazione di ferro) a cui viene sottoposto il batterio una volta
  penetrato nell’ospite. Tra questi, il passaggio a una temperatura di 37° C è il segnale principale
  per l’attivazione dell’espressione dei geni della entry region.


                                                                                                         31
Sistema di Secrezione di Tipo III.



                    Shigella, così come altri batteri Gram-, riesce a
                    invadere e sopravvivere all’interno di una cellula
                    eucariotica grazie all’azione di proteine effettrici
                    che il batterio inietta direttamente all’interno della
                    cellula ospite attraverso un Sistema di Secrezione
                    di Tipo III.
                    T3SS di Shigella che come quello di altri batteri è
                    un apparato multiproteico (needle complex)
                    costituito da una base a più anelli e un sottile ago
                    che attraversano la parete batterica fino ad
                    arrivare alla membrana della cellula ospite.
                    Il costituente maggiore dell’anello associato alla
                    membrana esterna del batterio (outer ring, anello
                    esterno) è la proteina MixD (secretina), mentre gli
                    anelli localizzati nella membrana interna (inner
                    ring, anello interno) e nello spazio periplasmico
                    sono costituiti dalla proteina di membrana MxiG e
                    dalla lipoproteina MxiJ.
Sistema di Secrezione di Tipo III.

                    La struttura dell’ago è costituita principalmente
                    dalla proteina MxiH, e in minor misura da MxiI.
                    L ’ assemblaggio dell ’ ago è controllato dal
                    cosiddetto anello C, costituito da proteine
                    citoplasmatiche associate all’inner ring.
                    La proteina Spa33 interagisce con altri
                    componenti del T3SS per estroflettere l ’ ago
                    mentre la Spa32 ne determina la lunghezza. In
                    condizioni di anaerobiosi (caratteristica del lume
                    intestinale) il fattore di trascrizione Fnr reprime la
                    trascrizione di Spa32 e di Spa33, fino a quando,
                    in prossimità della superficie epiteliale dove vi è
                    un ’ ossigenazione relativamente superiore, Fnr
                    viene silenziato permettendo la trascrizione di
                    Spa32 e Spa33 e il contatto con le cellule ospiti.
                    L ’ energia necessaria per l ’ assemblaggio e il
                    funzionamento del T3SS derivano dall'attività
                     La lunghezza dell’ago è evolutivamente correlata
                    ATPasica di Spa47, anch ’ essa associata
                     alla lunghezza degli antigeni O degli LPS, dai
                    all’anello C.
                     quali esso è circondato.
                    Durante l ’ interazione con la cellula ospite,
                    Shigella modifica la conformazione degli LPS
                    attraverso una glucosilazione che li rende più
                    compatti e corti, facilitando il contatto dell’ago
                    con la membrana cellulare delle cellule ospiti.
Sistema di Secrezione di Tipo III.



                    All’estremità dell’ago si associano le proteine
                    IpaB, C e D.
                    In assenza di cellule ospiti, la proteina idrofilica
                    IpaD interagisce con la proteina idrofobica IpaB
                    bloccandola all ’ interno del canale dell ’ ago,
                    impedendo così la secrezione delle proteine
                    effettrici.
                    Quindi, durante la crescita dei batteri in un terreno
                    liquido a 37° C, il T3SS è assemblato, ma non
                    attivo. È solo il contatto con la cellula ospite che
                    determina un cambiamento conformazionale di
                    IpaD, che a sua volta permette la localizzazione di
                    IpaB nella membrana plasmatica della cellula
                    eucariotica, dove insieme all ’ altra proteina
                    idrofobica IpaC forma un poro multimerico di
                    traslocazione.
                    In particolare, IpaB (così come il suo omologo
                    SipB di Salmonella), IpaC e IpaD interagiscono
                    direttamente con i microdomini di membrana,
                    ricchi in colesterolo, delle cellule eucariotiche.
                    Nel momento in cui l’ago è nella conformazione
                    “aperta” altre proteine Ipa e altri effettori proteici
                    possono raggiungere direttamente i loro bersagli
                    nella cellula ospite.
Patogenesi.



        Le proteine effettrici che sono traslocate
        cooperano per riorganizzare il citoscheletro della
        cellula ospite, e formare pseudopodi e
        increspature (membrane ruffling) che inglobano il
        batterio.
        A differenza di Salmonella che rimane nell’SCV,
        Shigella 15 minuti dopo l’internalizzazione lisa il
        fagosoma in cui è stata inglobata.
        IpaB, IpaD e soprattutto IpaC sono i fattori decisivi
        per la lisi della membrana del fagosoma. In
        seguito all’invasione della cellula ospite Shigella
        sintetizza due proteine regolatrici codificate dal
        plasmide di virulenza pINV: VirF e VirB.
        VirF è una proteina attivatrice AraC-like, che porta
        all’attivazione della cascata regolatrice che attiva
        i geni virB e icsA.
        VirB è una proteina che attiva diversi operoni
        codificanti fattori necessari per l’invasione e la
        colonizzazione della mucosa intestinale.
Patogenesi.

La proteina IcsA (intracellular spread, disseminazione intracellulare) è una outer membrane protein
nota anche come VirG che si localizza a uno dei poli della cellula batterica, richiamando e attivando
proteine della cellula ospite che nel complesso catalizzano l’allungamento dei filamenti di actina.
Contemporaneamente, la proteina VirA secreta dal T3SS, degrada l’α-tubulina creando dei tunnel
attraverso i quali i batteri si muovono più facilmente all’interno del fitto citoscheletro in cui si vengono
a trovare.
Questa polimerizzazione direzionale dell’actina conferisce una spinta propulsiva che permette al
batterio di spingere sulla membrana plasmatica a livello delle tight junctions di cellule adiacenti.
La sporgenza derivante può essere internalizzata dalle cellule vicine. Grazie all’azione di IpaB, C e D
la doppia membrana plasmatica viene lisata e Shigella viene liberata nel citoplasma dove può iniziare
un nuovo ciclo di replicazione e diffusione cellula-cellula.
Quindi, pur essendo prive di flagelli le Shigelle liberate nel citoplasma della cellula ospite si muovono
grazie alla polimerizzazione dell’actina in corrispondenza di uno dei due poli del batterio.
Patogenesi di Shigella

 In seguito all’invasione della cellula ospite Shigella sintetizza due proteine regolatrici codificate dal
                                plasmide di virulenza pINV: VirF e VirB

VirF è una proteina attivatrice AraC-like, che porta all’attivazione della cascata regolatrice che attiva
i geni virB e icsA.
VirB è una proteina che attiva diversi operoni codificanti fattori necessari per l’invasione e la
 La proteina IcsA (intracellular spread, disseminazione intracellulare) è una outer membrane protein
colonizzazione della mucosa intestinale.
 nota anche come VirG che si localizza a uno dei poli della cellula batterica, richiamando e attivando
 proteine della cellula ospite che nel complesso catalizzano l’allungamento dei filamenti di actina.
 Contemporaneamente, la proteina VirA secreta dal T3SS, degrada l’α-tubulina creando dei tunnel
 attraverso i quali i batteri si muovono più facilmente all’interno del fitto citoscheletro in cui si
 vengono a trovare.
 Questa depolimerizzazione direzionale dell’actina conferisce una spinta propulsiva che permette al
 batterio di spingere sulla membrana plasmatica a livello delle tight junctions di cellule adiacenti.
 La sporgenza derivante può essere internalizzata dalle cellule vicine. Grazie all’azione di IpaB, C e
 D la doppia membrana plasmatica viene lisata e Shigella viene liberata nel citoplasma dove può
 iniziare un nuovo ciclo di replicazione e diffusione cellula-cellula.
 Quindi, pur essendo prive di flagelli le Shigelle liberate nel citoplasma della cellula ospite si
 muovono grazie alla polimerizzazione dell’actina in corrispondenza di uno dei due poli del batterio.




                                                                                                             37
Patogenesi di Shigella




La regolazione della trascrizione del gene icsA dipende anche dalla proteina nucleoide H-NS, che a
basse temperature (30ºC, ma non a 37ºC) interagisce con il promotore di icsA reprimendone la
trascrizione.


La proteina H-NS, a basse temperature, reprime la trascrizione anche di virF e virB, svolgendo un
ruolo diretto nel silenziamento del regulone della virulenza di Shigella al di fuori dell’ospite.


Il filamento complementare al gene icsA contiene un gene che codifica un RNA antisenso di 450
nucleotidi chiamato RnaG che non viene tradotto, ma che blocca la trascrizione del nascente
messaggero di icsA (80 dei 450 nucleotidi di RnaG formano il cosiddetto kissing complex con
l’mRNA icsA bloccandone prematuramente la trascrizione).




                                                                                                38
La curvatura del promotore di virF determina l’attivazione
                                    trascrizionale da parte di H-NS

 Tra gli eventi primari che avvengono in Shigella quando penetra nell’uomo vi è la sintesi della
 proteina VirF che attiva a cascata diversi operoni con funzioni diverse.
 È stato fatto che H-NS interagisse con il promotore di virFtemperature al ditemperature32°C,
         Il dimostrato che tale attivazione avviene solo a solo a particolari sopra dei
       fece ipotizzare che ciò fosse dovuto a una modifica strutturale (supercoiling) del DNA
 mentre a temperature inferiori H-NS reprime l’espressione di virF interagendo con il promotore
 di virF in due siti specifici.                target.

 La proteina H-NS, a basse temperature, reprime la trascrizione di virF e virB, svolgendo un
 ruolo diretto nel silenziamento del regulone della virulenza di Shigella al di fuori dell’ospite.




A basse temperature (< 32°C) i due siti di riconoscimento di H-NS del promotore di virF sono
occupati dalla proteina H-NS che ripiegando il DNA forma una struttura stabile impedendo l’accesso
all’RNA polimerasi e quindi la trascrizione.
A 37°C questo frammento di DNA viene rilassato impedendo che si formi il legame stabile tra H-NS e
il promotore e quindi l’RNA polimerasi può legarsi al promotore e attivare la trascrizione del gene virF.
Quindi il bending (ripiegamento) di questo tratto di DNA è dipendente da una particolare sequenza di
Il rilassamentofunziona da termosensore etrascrizione dal promotore virFlegame con H-NS e regola la
nucleotidi che del DNA che permette la altera in maniera reversibile il è stato anche ottenuto con
mutazioni indel gene virF. di promotore che mimano lo stesso fenomeno di quando la temperatura è
trascrizione questa regione
di 37°C.
L’induzione di 1/2 giro di elica, tramite l’inserimento di 4-6 bp, cambia l’orientamento dei siti I e II sul
promotore (e la relativa posizione di H-NS) così da permettere la trascrizione.
Shiga toxins
Le Shiga toxins (Stxs) sono enterotossine espresse da Shigella dysenteriae sierotipo 1 e alcuni ceppi
di E. coli denominati Stx-producing E.coli (STEC).
Tutte le Stxs presentano una struttura A-5B:
la subunità A (A, da active) è costituita da due frammenti A1 e A2 legati da un ponte disolfuro;
le 5 subunità B (B, da binding) formano un anello (pentamero) nel cui poro centrale è associata
(legame non covalente) l’estremità carbossi-terminale del frammento A2.




                                                                                                   40
Shiga toxins
Le subunità B si legano a un glicolipide di membrana delle cellule eucariotiche, il
globotriaosilceramide (Gb3).
Ogni pentamero B possiede 10-15 siti di legame Gb3, che sono alla base dell’alta affinità di legame
della tossina al recettore.
Tale legame porta all’endocitosi della tossina nella cellula ospite.
Gli endosomi contenenti Stxs sono indirizzati al Golgi attraverso il quale raggiungono il reticolo
endoplasmatico (trasporto retrogado).
All’interno del ER la subunità A subisce una proteolisi che porta alla scissione di A1 e A2.
Al frammento A1 è associata l’attività tossica delle Stxs, infatti essendo tale frammento una N-
glicosidasi, rimuove uno specifico residuo di adenina dalla subunità 28S dei ribosomi eucariotici (60S),
determinando l'inibizione della sintesi proteica, e morte cellulare. Oltre al blocco della sintesi proteica,
le Stxs inducono apoptosi in molte linee cellulari.




                                                                                                        41
Figura 7.12
Figura 7.13
Tabelle
Tabella 7.3
Tabella 7.5
Tabella 7.4

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  • 2. I batteri patogeni Gli agenti patogeni sono in continua evoluzione, perché i batteri e l’ospite, così come le condizioni ecologiche che prevedono la loro interazione, subiscono continui cambiamenti. Gli agenti patogeni emergono e perdono virulenza nel corso tempo. Malattie infettive emergenti sono causate da organismi che esistono già come opportunisti o veri patogeni e che acquistano ulteriori elementi di DNA codificanti per un determinante di virulenza. La transizione verso la patogenicità può essere causata da cambiamenti nei batteri, o, in alternativa, nell ’ ospite divenuto sensibile, o per l ’ acquisita capacità di sopravvivere da parte dei batteri nell’uomo. Una ricerca sul sito di PubMed del National Institute of Heath degli Stati Uniti (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/) alla voce bacterial pathogenicity lista quasi 60 000 articoli scientifici.
  • 3. Salmonella Il nome Salmonella deriva dal nome del veterinario americano Daniel Elmer Salmon, ma il vero scopritore di tale batterio, fu il suo assistente, il patologo Theobald Smith nel 1885. Smith e Salmon identificarono l’agente causale del colera nel maiale, e lo chiamarono Hog-cholera bacillus. Nel 1900 lo scienziato francese Joseph Léon Lignières propose di sostituire il nome Hog-cholera bacillus con Salmonella in onore di Salmon (solo successivamente si e scoperto che Salmonella cholerae- suis non è la vera causa della peste suina, che è invece una malattia virale). 3
  • 4. Salmonella Habitat L'habitat principale delle salmonelle è il tratto intestinale dell'uomo e di altri animali sia a sangue caldo che freddo. I serbatoi animali più comuni sono polli, tacchini, maiali e decine di altri animali domestici e selvatici. Attraverso le feci dell’animale, il batterio viene diffuso nell’ambiente (acqua, suolo, piante, successivamente ingerite) causando notevoli perdite di bestiame e rappresentando un grave problema di salute pubblica. Nell ’ uomo la salmonellosi di solito è un ’ intossicazione alimentare autolimitante (gastroenterite), e solo occasionalmente si manifesta come una grave infezione sistemica Al genere Salmonella appartengono (febbre tifoide) che richiede immediato trattamento antibiotico. batteri Gram- della famiglia delle Enterobacteriaceae. Salmonella è un bacillo di 0.7 - 1.5 x 2-5 μ in grado di crescere sia in condizioni aerobiche che anaerobiche. Le salmonelle sono prive di capsula e sono asporigene. Le salmonelle crescono in modo ottimale a 37°C su terreni di coltura standard, dove si sviluppano piccole colonie di 2-4 mm di diametro, lisce, brillanti e di colore omogeneo. 4
  • 5. Salmonella Habitat Alcune caratteristiche metaboliche di Salmonella sono l'utilizzo di citrato come unica fonte di carbonio e la produzione di gas a partire da glucosio. Generalmente, non fermentano il lattosio a eccezione di alcuni ceppi di S. diarizonae. Come per la maggior parte dei batteri, il loro pH ottimale di crescita è intorno alla neutralità (pH 6.5 - 7.5), anche se possono crescere in una vasta gamma di pH (da 4.5 a 9.5) a seconda delle altre condizioni ambientali. La temperatura più bassa alla quale è stata isolata Salmonella è di 2°C e la più alta è di 54°C (per S. typhimurium). La stragrande maggioranza delle salmonelle è mobile grazie alla presenza di flagelli peritrichi (flagelli distribuiti su tutta la superficie cellulare,) a eccezione di rari sierotipi non mobili come S. gallinarum e S. pullorum. Come altre cellule flagellate, le salmonelle mobili possono perdere la loro capacità di sviluppare flagelli sotto l'effetto di stress sub-letali, quali la refrigerazione o l ’ alta temperatura. 5
  • 6. Salmonella Struttura antigenica •Il genere Salmonella presenta tre tipi di antigeni principali:Antigeni somatici (antigene O, o della parete cellulare);Antigene capsulare (o di superficie);Antigene Flagellare (H). Gli antigeni somatici rappresentano i componenti più esterni del lipopolisaccaride (LPS), che sono stabili al calore e resistenti all'alcool. Sono formati da due parti: •la prima, più interna, è composta da cinque carboidrati ed è comune a tutte le Enterobacteriaceae; •la seconda, più esterna, è formata da catene saccaridiche dalle quali dipende la diversità degli antigeni somatici. Gli antigeni capsulari (o di superficie) sono associati alla capsula che sono identificati con Studi di cross-assorbimento hanno individuato circa 67 diversi antigeni O polisaccaridica e sono numeri romani. sierotipi di Salmonella e in altri generi di batteri enterici (per esempio, E. coli e presenti in alcuni Klebsiella): •l’antigene Vi (Vi sta per virulenza, in quanto i sierotipi che lo possiedono risultano più virulenti); l’antigeni K (capsulare) di altri enterobatteri corrisponde all’antigene Vi delle salmonelle. Tali antigeni possono mascherare gli antigeni O impedendo l’agglutinazione del batterio con antisieri O. Su circa 2.500 sierotipi di Salmonella, questo antigene è presente solo in tre sierotipi: Typhi, Paratyphi C, e Dublino. Alcuni ceppi di questi sierotipi possono anche non avere l'antigene Vi. 6
  • 7. Salmonella Struttura antigenica Antigene Flagellare (H) In Salmonella si conoscono circa 35 antigeni flagellari (la flagellina è una proteina termolabile che si organizza in un cilindro cavo per formare il flagello). Salmonella è unico tra i batteri enterici in quanto, la maggior parte dei suoi sierotipi può esprimere alternativamente due flagelli con diversa specificità antigenica (Fase 1 o Fase 2). Poche salmonelle (a esempio, Enteritidis, Typhi) producono flagelli con un unico tipo di flagellina e quindi con la stessa specificità antigenica (Antigene H monofasico); Salmonelle monofasiche si possono ottenere anche attraverso l'inattivazione del gene che codifica per la Fase 1 o per la Fase 2. Pochissime specie hanno 3 fasi sierologiche H e sono dette “trifasiche”, mentre, in rari casi le salmonelle possono perdere tale struttura antigenica H, diventando immobili. 7
  • 8. Salmonella Tassonomia La parete cellulare dei microrganismi contiene una serie di proteine e lipopolisaccaridi con molte varianti strutturali e molecolari. Ognuna di queste strutture può fungere da antigene e reagire con un anticorpo. Facendo reagire un microrganismo con diversi anticorpi si ottiene la sua tipizzazione sierologica (stabilire cioè quali antigeni sono presenti su quel determinato microrganismo). Sulla base della presenza di tali antigeni e in base a alcuni caratteri biochimici, una singola specie può essere suddivisa in centinaia o anche migliaia di sierotipi diversi. 8
  • 9. Salmonella Tassonomia S. enterica è suddivisa ulteriormente in sei sottospecie o gruppi (che si differenziano biochimicamente) e più di 2.500 sierotipi. Salmonella enterica sottospecie enterica, rappresenta quasi il 99% delle salmonelle isolate nella pratica medica. Oggi il sierotipo non è più identificativo di una specie, peraltro i nomi sono mantenuti solamente per i sierotipi appartenenti a S. enterica subsp. enterica (per esempio, S. Typhimurium), mentre quelli ascrivibili alle altre sottospecie vengono identificati attraverso le relative formule antigeniche. 9
  • 11. Salmonella Patogenesi Salmonella enterica è soprattutto un patogeno gastrointestinale, che ha la capacità di provocare un ampio spettro di malattie che vanno da una infiammazione gastrointestinale locale autolimitante, a malattie sistemiche letali come la febbre tifoide. L'esito della malattia dipende principalmente dal sierotipo di S. enterica. S. enterica sierotipo Typhi e, in misura minore, S. enterica sierotipo Paratyphi causano infezioni sistemiche che rappresentano un grave problema di salute nei paesi emergenti e negli individui immunocompromessi (AIDS). Le infezioni gastrointestinali da Salmonella sono un problema globale causato soprattutto da sierotipi come Enteritidis e Typhimurium. 11
  • 12. Salmonella Patogenesi In seguito all ’ ingestione per via orale, Salmonella infetta le cellule dell'epitelio gastrointestinale (cellule non fagocitiche), e in particolare colonizza l'intestino tenue Sebbene la maggior parte delle infezioni da Salmonella rimangono localizzate a livello intestinale, in cui la stimolazione della risposta infiammatoria contribuisce alla diarrea, nel caso del tifo la Salmonella riesce a traslocare attraverso lo strato epiteliale intestinale e a raggiungere il vano sotto- epiteliale dove può interagire con le cellule dendritiche e i macrofagi. 12
  • 13. Salmonella Salmonella essendo anche un patogeno intracellulare facoltativo sia in grado di sopravvivere e replicare anche all’interno di tali cellule fagocitiche, nelle quali non entra nel citoplasma ma risiede nel fagosoma, facendo fronte a cambiamenti ambientali quali la rapida diminuzione del pH e la carenza nutrizionale, per poi diffondere al fegato e alla milza attraverso il flusso sanguigno e il sistema linfatico.
  • 14. Isole di Patogenicità e Sistemi di Secrezione di Tipo III La patogenesi delle malattie provocate da Salmonella spp. dipende dal coordinamento dell’espressione temporale di numerosi fattori di virulenza, Isole di Patogenicità e Sistemi di Secrezione di Tipo III codificati dalle isole di patogenicità (PAI) che nel corso dell'evoluzione Salmonella ha acquisito, anche da specie affini, attraverso eventi ripetuti di trasferimento genico orizzontale (HGT).
  • 15. Isole di Patogenicità La patogenesi delle malattie provocate da Salmonella spp. dipende dal coordinamento dell’espressione temporale di numerosi fattori di virulenza, Isole di Patogenicità e Sistemi di Secrezione di Tipo III codificati dalle isole di patogenicità (PAI) che nel corso dell'evoluzione Salmonella ha acquisito, anche da specie affini, attraverso eventi ripetuti di trasferimento genico orizzontale (HGT). Le PAI possono avere sia una localizzazione cromosomiale che plasmidica e in Salmonella sono definite isole di patogenicità di Salmonella (SPI). Tra queste, SPI-1 e SPI-2 codificano per due distinti Sistemi di Secrezione di Tipo III (T3SS) chiamati T3SS-1 e T3SS-2. Questi sistemi rilasciano nella cellula ospite oltre 30 proteine specializzate (proteine effettrici), che sono codificate dalle SPI e agiscono coordinatamente per •modificare il citoscheletro, •le vie di trasduzione del segnale, •il traffico di membrana della cellula ospite e •le risposte pro-infiammatorie dell’ospite. Ciò consente a Salmonella di •invadere le cellule epiteliali non fagocitiche, •stabilire e mantenere una nicchia intracellulare replicativa, •o vacuolo contenente Salmonella (SCV, Salmonella containing vacuole) e, •in alcuni casi, diffondere e causare malattie sistemiche.
  • 16. Isole di Patogenicità e Sistemi di Secrezione di Tipo III Rappresentazione schematica degli stadi di infezione di Salmonella. SPI1 è necessario per l'invasione di cellule ospiti non fagocitiche (invasione diretta), mentre SPI2 è essenziale per la sopravvivenza e replicazione dei batteri all’interno delle cellule fagocitiche. La trasmigrazione dei leucociti polimorfonucleati (PMN) contribuisce all’infiammazione intestinale. Gli effettori SPI-1 e SPI-2 non operano sequenzialmente e indipendentemente gli uni dagli altri, ma cooperano alla maturazione, posizionamento e replicazione degli SCV. I sierotipi di Salmonella associati a malattie sistemiche sono in grado di entrare nei macrofagi intestinali, inducendo la morte cellulare e/o utilizzandoli come veicolo per la diffusione al fegato e alla milza attraverso il flusso sanguigno e il sistema linfatico.
  • 17. Isole di Patogenicità e Sistemi di Secrezione di Tipo III I geni di SPI-1 sono espressi durante la tarda fase logaritmica in condizioni di alta osmolarità e bassa tensione di ossigeno, tipiche dell’ambiente intestinale. In particolare, la funzione di SPI-1 è richiesta per le fasi iniziali della salmonellosi, cioè per l'ingresso di Salmonella in cellule non fagocitiche, innescando l'invasione e la penetrazione dell'epitelio gastrointestinale (sintomi diarroici). La funzione di SPI-2 è richiesta per le fasi successive del contagio, sopravvivenza e replicazione nei fagociti, diffusione sistemica e colonizzazione degli organi dell’ospite.
  • 18. Sistemi di Secrezione di Tipo II T3SS-1 Il T3SS-1 è un apparato multi-proteico costituito da più di 20 proteine altamente conservate, e comune a molti batteri patogeni Gram-. La regione centrale di questo sistema è una struttura macromolecolare conosciuta come il needle complex (il complesso dell ’ ago) che attraversa la parete batterica. I Sistemi di Secrezione di Tipo III hanno molte analogie con il corpo basale dei flagelli, suggerendo una relazione evolutiva tra questi due tipi di strutture. Il needle complex è composto da una base a più anelli e un sottile ago (un tubo rettilineo di circa 80 nm di lunghezza) formato da una singola proteina, PrgI (PhoP-repressed gene) che sporge verso l'esterno della parete batterica e attraverso la quale vengono iniettate le proteine effettrici nel citoplasma della cellula ospite. L ’ anello associato alla membrana esterna del batterio (outer ring) che ha un diametro più piccolo ed è formato da 12-14 subunità della proteina InvG (secretin), mentre l ’ anello associato alla membrana interna (inner ring) ha un diametro maggiore ed è costituito da due anelli posti uno
  • 19. Sistemi di Secrezione di Tipo II T3SS-1 Negli ultimi anni sono state identificate almeno 13 proteine effettrici iniettate dal T3SS-1 nelle cellule epiteliali dell’intestino: AvrA, SipA, SipB, SipC, SipD, SlrP, SopA, SopB, SopD, SopE, SopE2, SptP e SspH1. Alcune di queste proteine sono codificate da SPI-1 e altre da altre isole di patogenicità o altri loci cromosomici. Questo primo gruppo di effettori è fondamentale per l’ingresso dei batteri nelle cellule dei mammiferi, in quanto portano alla riorganizzazione dell’actina del citoscheletro della cellula ospite e ne deformano la membrana plasmatica. Per esempio, le proteine SipA e C (Salmonella invasion protein), legano l’actina raggruppandola in fasci nel punto di entrata del batterio. La proteina SopB (Salmonella outer protein B) è una fosfatasi fosfoinositide che de-fosforila la fosfatidil-inositolo- 4,5-bis-fosfato [PI(4,5)P2] a livello della membrana plasmatica alterandone la carica superficiale. SopB è anche considerata una enterotossina in quanto innalza i livelli di 1,4,5,6-tetrafosfato con conseguente perdita di ioni cloro e secrezione di fluidi nel lume intestinale. Il risultato finale dell ’ azione coordinata di queste proteine è la formazione di pseudopodi e increspature a livello della membrana della cellula ospite (membrane ruffling) che portano all ’ internalizzazione dei batteri, e quindi alla biogenesi degli SCV.
  • 20. Sistemi di Secrezione di Tipo II T3SS-2 Successivamente all’invasione, attraverso T3SS- 2 viene rilasciato un secondo gruppo di effettori che cooperando con il primo gruppo, consentendo ai batteri di sopravvivere e replicare all’interno degli SCV e ne impediscono la fusione con i lisosomi. La posizione degli SCV, e la successiva fusione fagosoma-lisosoma è strettamente correlata ai microtubuli e alla loro polarità (le loro estremità negative e positive sono orientate rispettivamente dal centro verso la periferia della cellula). Gli organelli si muovono lungo i microtubuli grazie all ’ azione di proteine motrici tra le quali ricordiamo la dineina e la chinesina che fanno muovere gli organelli in senso centripeto o La dineina è coinvolta nel trasporto retrogrado negli assoni rispettivamente. elementi del reticolo centrifugo e convoglia gli endoplasmatico, gli endosomi tardivi e i lisosomi fino al centro della cellula. La chinesina è associata al trasporto anti-retrogrado e convoglia i mitocondri, i lisosomi e un assortimento di vescicole di membrana verso l’ER o verso la periferia della cellula.
  • 21. Sistemi di Secrezione di Tipo II T3SS-2 La Figura mostra il secretion system apparatus (ssa, apparato di secrezione), il secretion system effectors (sse, effettori del sistema di secrezione) e lo chaperone ssc, e i due componenti A e B del secretion system regulator (ssr, regolatori del sistema di secrezione). Il sistema T3SS-2 è costituito da 31 geni organizzati in 4 operoni distinti. Il meccanismo di base utilizzato da S. Typhimurium per stabilire la propria nicchia replicativa intracellulare è la carica elettrostatica della superficie di membrana degli SCV. Tra i diversi effettori (oltre 10) liberati nel citoplasma dal T3SS-2 vi è la proteina SopB (già traslocata nella cellula ospite dal T3SS-1), che riducendo i livelli di PI(4,5)P2 e PS (fosfatidil-serina, un altro fosfolipide carico negativamente) degli SCV nascenti, ne diminuisce la carica negativa superficiale di membrana. Una delle conseguenze dell’azione di SopB è che alcune proteine della cellula ospite, il cui legame alla membrana dipende dalle interazioni elettrostatiche con essa, non sono più in grado di interagire con gli La mancata interazione delle Rabs con la membrana degli SCV fa si che questi non possano essere SCV. trasportati verso i lisosomi inibendo la fusione fagosoma-lisosoma (minore del le Rabs, coinvolteceppo Tra queste proteine vi sono 25% rispetto al nel controllo). reclutamento della dineina.
  • 22. Sistemi di Secrezione di Tipo II T3SS-2 4 - 6 ore dall ’ inizio dell ’ infezione delle cellule epiteliali, la proteina effettrice SseG induce l’accumulo di SCV intorno alle vescicole del Golgi. Questo permette, attraverso un continuo scambio di vescicole, nutrienti e membrane, la moltiplicazione dei batteri contenuti nel SCV. La moltiplicazione batterica porta alla formazione di strutture tubulo- vescicolari chiamate Filamenti Indotti da Salmonella (SIF). Questi filamenti si originano dagli SCV e si estendono attraverso l’intera cellula 22
  • 23. Funzione di PhoQ/PhoP La sopravvivenza di Salmonella all’interno dei macrofagi avviene grazie a un sistema a due componenti: •il regolatore trascrizionale PhoP e •il sensore PhoQ, entrambi in grado di regolare i sistemi SPI-1 T3SS e SPI-2 T3SS. PhoQ è una histidine kinase di membrana (membrana interna del batterio), con un dominio periplasmico che funge da sensore a diversi stimoli ambientali, e un dominio chinasico citoplasmatico. In vitro, l’attività del sensore chinasico PhoQ è repressa dagli ioni Mg2+, Ca2+ o Mn2+ che si legano alla sua regione periplasmica
  • 24. Funzione di PhoQ/PhoP In vivo, la presenza di questi cationi bivalenti, in particolare quella del Mg2+, all’interno degli SCV non è sufficiente per reprimere PhoQ che viene attivato da altri fattori come il pH acido (circa 5 - 6.5), peptidi antimicrobici cationici (CAMP) e radicali dell’ossigeno Gli ioni Mg2+ o Ca2+ mantengono il dominio periplasmico di PhoQ ripiegato sulla membrana (stato represso), all’interno degli SCV, gli CAMP inducono un cambiamento conformazionale di tale dominio attivandolo. Così come i cationi bivalenti, anche gli CAMP sono carichi positivamente e competono per gli stessi residui del dominio periplasmico di PhoQ, ma con maggiore affinità rispetto a Mg2+ o Ca2+, ed essendo strutturalmente più ingombranti di questi ultimi, allontanano tale dominio dalla membrana, attivando PhoQ. Il pH acido degli SCV provoca una perdita della rigidità del dominio Quindi, verosimilmente, all’interno degli SCV, questi periplasmico di PhoQ, facilitandone il cambiamento conformazionale due fattori attivano PhoQ additivamente. da parte degli CAMP. L’attivazione di PhoQ permette la trans-autofosforilazione della sua regione citoplasmatica e il conseguente trasferimento di un Pi a PhoP. È proprio questa fosforilazione che attiva la capacità di PhoP di legare il promotore dei geni pho-regolati. È stato dimostrato con esperimenti di microarray che PhoP controlla la trascrizione di più di 100 geni, attivandoli (geni pag, PhoP-activated genes) o reprimendoli (geni prg, PhoP-repressed genes). Il sistema PhoPQ regola in modo opposto le due caratteristiche principali di Salmonella: l’induzione dell’endocitosi da parte delle cellule epiteliali e la sopravvivenza nei macrofagi. I geni del sistema SPI-1 T3SS, così come pure i geni coinvolti nella sintesi dei flagelli, sono PhoP-repressi, mentre i geni del sistema SPI-2 T3SS, sono PhoP-attivati.
  • 25. Funzione di PhoQ/PhoP Regolazione negativa del sistema SPI-1 T3SS La regolazione negativa, da parte di PhoP, del sistema SPI-1 T3SS SsrA avviene tramite il controllo della trascrizione dei geni del locus hil (hyper-invasion locus) codificanti le proteine regolatrici HilA, HilC e HilD, che a loro volta regolano l’espressione dei geni dei sistemi SPI- 1 e SPI-5. Regolazione positiva del sistema SPI-2 T3SS L’espressione di diversi operoni del sistema SPI-2 T3SS è controllata positivamente dal sistema a due componenti SsrAB, costituito dal sensore SsrA (histidine kinase) e dalla proteina SsrB (response regulator). Quando PhoP è fosforilato si lega al promotore di SsrB, inducendone la trascrizione, e influenza, a livello post-trascrizionale, le concentrazione di SsrA. A differenza del sistema PhoP/PhoQ, che risulta altamente conservato tra specie affini, il sistema SsrAB è caratteristico di S. enterica (esempio di trasferimento genico orizzontale).
  • 26. Variazione antigenica S. enterica possiede due flagelli antigenicamente diversi codificati dai geni fliC e fljB. Sia la porzione N-terminale che quella C-terminale delle proteine flagellari FljB e FliC sono altamente conservate (i primi 71 e gli ultimi 46 aminoacidi sono identici), mentre la parte esposta al riconoscimento da parte degli anticorpi differisce notevolmente (diversità antigenica). Le singole cellule batteriche esprimono alternativamente i due flagelli ogni 103 - 105 divisioni cellulari. Questo fenomeno è conosciuto come variazione di fase: le cellule esprimenti fliC sono definite cellule di fase 1, mentre le cellule esprimenti fljB sono di fase 2. Il gene fljB è parte di un operone contenente anche il gene fljA, codificante un repressore post-trascrizionale del gene fliC.
  • 27. Variazione antigenica La variazione di fase avviene attraverso una inversione reversibile di un segmento di DNA chiamato segmento H, contenente il promotore per i geni fljB-fljA. Il segmento H è fiancheggiato da sequenze ripetute e invertite hixL e hixR (sequenze di inversione), all ’ interno delle quali avviene una ricombinazione sito-specifica che permette l’inversione del segmento H. L’enzima ricombinasi che effettua tale inversione è codificata dal gene hin, localizzato all’interno del segmento H stesso. Quando il segmento H si trova nell’orientamento ON, i geni fljB e fljA sono co-trascritti, portando alla generazione di cellule in fase 2, mentre quando il segmento H si trova nell’orientamento OFF non viene prodotta né la flagellina FljB né il repressore FljA, ma solo la flagellina FliC generando cellule in fase 1. Anche nelle cellule in fase 2 il gene fliC viene trascritto, ma il messaggero risultante viene degradato velocemente a causa della presenza di FljA. Questo fattore è una ribonucleoproteina che si lega al 5‘-UTR (intorno alla sequenza Shine-Dalgarno) dell ’ mRNA di fliC impedendone il legame ai ribosomi e causandone quindi la rapida degradazione.
  • 28. Shigella Il nome Shigella deriva dal nome del batteriologo giapponese Kiyoshi Shiga che per primo nel 1898 isolò e identificò un batterio appartenente a tale genere. L’habitat naturale delle shigelle è l’intestino dei primati superiori, soprattutto dell’uomo. Questi patogeni intestinali sono gli agenti eziologici della dissenteria bacillare. Il contagio avviene per via oro-fecale attraverso la contaminazione fecale soprattutto di alimenti (le mosche possono fungere da vettori meccanici). Raramente i bacilli vengono isolati da acque superficiali e potabili o da scarichi o acque contaminate da feci. Non solo Shigella è sopraffatto dall’ antagonismo di altri microrganismi eventualmente presenti nelle acque (per esempio, Escherichia) ma soprattutto è particolarmente sensibile ai trattamenti di disinfezione. Le epidemie di shighellosi avvengono, in genere, in zone ad alta densità demografica e in cui non vengono rispettate le normali con condizioni igienico-sanitarie. In genere, l’eliminazione dei bacilli da parte dei soggetti infetti avviene nell ’ arco di qualche settimana, ma alcuni soggetti, soprattutto i bambini, rimangono portatori sani per mesi e raramente anche per anni.
  • 29. Shigella Struttura antigenica - Classificazione - Patogenesi Struttura antigenica Il genere Shigella appartiene alla famiglia delle Enterobacteriaceae. La Shigella è un bacillo Gram- di 0.4 - 0.75 x 1 - 2 μ, aerobio e anaerobio facoltativo, non mobile (e quindi privo dell’antigene flagellare H) e asporigeno. Possiede •antigeni somatici (O) termostabili, e talvolta •l’antigene K termolabile che può inibire l'agglutinazione degli antigeni somatici con gli antisieri corrispondenti. Classificazione In base alle caratteristiche biochimiche (capacità di fermentare il D-mannitolo) e antigeniche il genere Shigella viene suddiviso in 4 sottogruppi principali, indicati come A, B, C e D, e 44 sierotipi. I sottogruppi sono sempre stati trattati come specie: Patogenesi La patogenicità di questo microrganismo è associata anche alla sua dose minima infettante che è molto bassa (10-100 cellule). Questa elevata capacità infettiva di Shigella è in parte dovuta alla presenza di sistemi di acido resistenza che gli permettono di sopravvivere nell’ambiente acido dello stomaco, e alla capacità del batterio di reprimere l’espressione di peptidi antimicrobici che vengono normalmente rilasciati dalla superficie della mucosa intestinale. Dopo il passaggio attraverso
  • 30. Shigella Patogenesi Shigella nella fase iniziale dell'infezione non invade le cellule epiteliali intestinali dalla parte apicale, ma innesca invece il suo assorbimento nelle cellule M ((membranose) sono una sottopopolazione del MALT (Tessuto Linfoide Associato alle Mucose). La loro funzione che è quella di discriminare ciò che è Self dal Non Self,), che permettono l’attraversamento dello strato epiteliale, al di sotto del quale entra a contatto con i macrofagi che rapidamente vanno incontro ad apoptosi. La distruzione dei macrofagi è accompagnata dal rilascio di citochine proinfiammatorie che richiamano cellule polimorfonucleate, le quali distruggendo il rivestimento epiteliale consentono ad altri batteri di raggiungere lo strato al di sotto della mucosa (senza l’aiuto delle cellule M). L ’ induzione dell ’ apoptosi dei macrofagi da parte di Shigella è uno stadio fondamentale dell’infezione perché consente al batterio di invadere le cellule epiteliali dalla base, all’interno delle quali riesce a evadere dal fagosoma e replicare all’interno del citoplasma. I sintomi della malattia (diarrea, nausea e vomito) si manifestano dopo un periodo di incubazione di circa 12 - 96 ore, con una durata di circa 4 -7 giorni nei casi lievi, e di 3 - 6 settimane nei casi gravi.
  • 31. Isole di patogenicità Il numero e la localizzazione genomica delle isole di patogenicità di Shigella (SHI) cambiano tra i diversi ceppi, riflettendone la diversa virulenza. Esse sono localizzate sia sul cromosoma batterico che su un grosso plasmide (pINV, plasmide della virulenza) di circa 200 kb, contenente un centinaio di geni. La regione principale di questo plasmide è la cosiddetta entry region (regione d'ingresso) di circa 31 kb, altamente conservata, la cui presenza è necessaria e sufficiente per l'invasione delle cellule intestinali, e la distruzione dei macrofagi. Essa è costituita da 34 geni organizzati in due unità, la cui trascrizione avviene in direzioni Il primo gruppo èalle loro funzioni, questi geni possono essere divisi(Sistema di Secrezione di Tipo opposte. In base costituito da proteine effettrici secrete dal T3SS in quattro gruppi diversi. III), che interferendo con diversi processi della cellula ospite, permettono l ’ invasione e la sopravvivenza del microrganismo all’interno di essa. Tra queste proteine vi​sono gli antigeni plasmidici di invasione IpaA, B, C D (invasion plasmid antigens) che oltre ad avere funzioni effettrici, controllano anche la secrezione e la traslocazione di altri effettori nella cellula ospite.Il secondo gruppo comprende più della metà dei geni della entry region ed è necessario per la secrezione di proteine effettrici tra cui le Ipa. Questi geni sono stati chiamati membrane expression of ipa (mxi) e surface presentation of ipa antigens (spa). Il locus mxi-spa codifica i componenti necessari per l’assemblaggio e la funzionalità del T3SS, che insieme a IpaB, C e D, permette il trasferimento di circa 25 proteine effettrici nel citoplasma della cellula ospite. Il terzo gruppo comprende 2 attivatori trascrizionali: VirB e MxiE, che regolano i geni del sistema T3SS. IlL’espressione dei geni del plasmide della virulenza avviene in seguito ai cambiamenti ambientali quarto gruppo codifica per gli chaperoni (IpgA, IpgC, IpgE e Spa15). (temperatura, pH, osmolarità e concentrazione di ferro) a cui viene sottoposto il batterio una volta penetrato nell’ospite. Tra questi, il passaggio a una temperatura di 37° C è il segnale principale per l’attivazione dell’espressione dei geni della entry region. 31
  • 32. Sistema di Secrezione di Tipo III. Shigella, così come altri batteri Gram-, riesce a invadere e sopravvivere all’interno di una cellula eucariotica grazie all’azione di proteine effettrici che il batterio inietta direttamente all’interno della cellula ospite attraverso un Sistema di Secrezione di Tipo III. T3SS di Shigella che come quello di altri batteri è un apparato multiproteico (needle complex) costituito da una base a più anelli e un sottile ago che attraversano la parete batterica fino ad arrivare alla membrana della cellula ospite. Il costituente maggiore dell’anello associato alla membrana esterna del batterio (outer ring, anello esterno) è la proteina MixD (secretina), mentre gli anelli localizzati nella membrana interna (inner ring, anello interno) e nello spazio periplasmico sono costituiti dalla proteina di membrana MxiG e dalla lipoproteina MxiJ.
  • 33. Sistema di Secrezione di Tipo III. La struttura dell’ago è costituita principalmente dalla proteina MxiH, e in minor misura da MxiI. L ’ assemblaggio dell ’ ago è controllato dal cosiddetto anello C, costituito da proteine citoplasmatiche associate all’inner ring. La proteina Spa33 interagisce con altri componenti del T3SS per estroflettere l ’ ago mentre la Spa32 ne determina la lunghezza. In condizioni di anaerobiosi (caratteristica del lume intestinale) il fattore di trascrizione Fnr reprime la trascrizione di Spa32 e di Spa33, fino a quando, in prossimità della superficie epiteliale dove vi è un ’ ossigenazione relativamente superiore, Fnr viene silenziato permettendo la trascrizione di Spa32 e Spa33 e il contatto con le cellule ospiti. L ’ energia necessaria per l ’ assemblaggio e il funzionamento del T3SS derivano dall'attività La lunghezza dell’ago è evolutivamente correlata ATPasica di Spa47, anch ’ essa associata alla lunghezza degli antigeni O degli LPS, dai all’anello C. quali esso è circondato. Durante l ’ interazione con la cellula ospite, Shigella modifica la conformazione degli LPS attraverso una glucosilazione che li rende più compatti e corti, facilitando il contatto dell’ago con la membrana cellulare delle cellule ospiti.
  • 34. Sistema di Secrezione di Tipo III. All’estremità dell’ago si associano le proteine IpaB, C e D. In assenza di cellule ospiti, la proteina idrofilica IpaD interagisce con la proteina idrofobica IpaB bloccandola all ’ interno del canale dell ’ ago, impedendo così la secrezione delle proteine effettrici. Quindi, durante la crescita dei batteri in un terreno liquido a 37° C, il T3SS è assemblato, ma non attivo. È solo il contatto con la cellula ospite che determina un cambiamento conformazionale di IpaD, che a sua volta permette la localizzazione di IpaB nella membrana plasmatica della cellula eucariotica, dove insieme all ’ altra proteina idrofobica IpaC forma un poro multimerico di traslocazione. In particolare, IpaB (così come il suo omologo SipB di Salmonella), IpaC e IpaD interagiscono direttamente con i microdomini di membrana, ricchi in colesterolo, delle cellule eucariotiche. Nel momento in cui l’ago è nella conformazione “aperta” altre proteine Ipa e altri effettori proteici possono raggiungere direttamente i loro bersagli nella cellula ospite.
  • 35. Patogenesi. Le proteine effettrici che sono traslocate cooperano per riorganizzare il citoscheletro della cellula ospite, e formare pseudopodi e increspature (membrane ruffling) che inglobano il batterio. A differenza di Salmonella che rimane nell’SCV, Shigella 15 minuti dopo l’internalizzazione lisa il fagosoma in cui è stata inglobata. IpaB, IpaD e soprattutto IpaC sono i fattori decisivi per la lisi della membrana del fagosoma. In seguito all’invasione della cellula ospite Shigella sintetizza due proteine regolatrici codificate dal plasmide di virulenza pINV: VirF e VirB. VirF è una proteina attivatrice AraC-like, che porta all’attivazione della cascata regolatrice che attiva i geni virB e icsA. VirB è una proteina che attiva diversi operoni codificanti fattori necessari per l’invasione e la colonizzazione della mucosa intestinale.
  • 36. Patogenesi. La proteina IcsA (intracellular spread, disseminazione intracellulare) è una outer membrane protein nota anche come VirG che si localizza a uno dei poli della cellula batterica, richiamando e attivando proteine della cellula ospite che nel complesso catalizzano l’allungamento dei filamenti di actina. Contemporaneamente, la proteina VirA secreta dal T3SS, degrada l’α-tubulina creando dei tunnel attraverso i quali i batteri si muovono più facilmente all’interno del fitto citoscheletro in cui si vengono a trovare. Questa polimerizzazione direzionale dell’actina conferisce una spinta propulsiva che permette al batterio di spingere sulla membrana plasmatica a livello delle tight junctions di cellule adiacenti. La sporgenza derivante può essere internalizzata dalle cellule vicine. Grazie all’azione di IpaB, C e D la doppia membrana plasmatica viene lisata e Shigella viene liberata nel citoplasma dove può iniziare un nuovo ciclo di replicazione e diffusione cellula-cellula. Quindi, pur essendo prive di flagelli le Shigelle liberate nel citoplasma della cellula ospite si muovono grazie alla polimerizzazione dell’actina in corrispondenza di uno dei due poli del batterio.
  • 37. Patogenesi di Shigella In seguito all’invasione della cellula ospite Shigella sintetizza due proteine regolatrici codificate dal plasmide di virulenza pINV: VirF e VirB VirF è una proteina attivatrice AraC-like, che porta all’attivazione della cascata regolatrice che attiva i geni virB e icsA. VirB è una proteina che attiva diversi operoni codificanti fattori necessari per l’invasione e la La proteina IcsA (intracellular spread, disseminazione intracellulare) è una outer membrane protein colonizzazione della mucosa intestinale. nota anche come VirG che si localizza a uno dei poli della cellula batterica, richiamando e attivando proteine della cellula ospite che nel complesso catalizzano l’allungamento dei filamenti di actina. Contemporaneamente, la proteina VirA secreta dal T3SS, degrada l’α-tubulina creando dei tunnel attraverso i quali i batteri si muovono più facilmente all’interno del fitto citoscheletro in cui si vengono a trovare. Questa depolimerizzazione direzionale dell’actina conferisce una spinta propulsiva che permette al batterio di spingere sulla membrana plasmatica a livello delle tight junctions di cellule adiacenti. La sporgenza derivante può essere internalizzata dalle cellule vicine. Grazie all’azione di IpaB, C e D la doppia membrana plasmatica viene lisata e Shigella viene liberata nel citoplasma dove può iniziare un nuovo ciclo di replicazione e diffusione cellula-cellula. Quindi, pur essendo prive di flagelli le Shigelle liberate nel citoplasma della cellula ospite si muovono grazie alla polimerizzazione dell’actina in corrispondenza di uno dei due poli del batterio. 37
  • 38. Patogenesi di Shigella La regolazione della trascrizione del gene icsA dipende anche dalla proteina nucleoide H-NS, che a basse temperature (30ºC, ma non a 37ºC) interagisce con il promotore di icsA reprimendone la trascrizione. La proteina H-NS, a basse temperature, reprime la trascrizione anche di virF e virB, svolgendo un ruolo diretto nel silenziamento del regulone della virulenza di Shigella al di fuori dell’ospite. Il filamento complementare al gene icsA contiene un gene che codifica un RNA antisenso di 450 nucleotidi chiamato RnaG che non viene tradotto, ma che blocca la trascrizione del nascente messaggero di icsA (80 dei 450 nucleotidi di RnaG formano il cosiddetto kissing complex con l’mRNA icsA bloccandone prematuramente la trascrizione). 38
  • 39. La curvatura del promotore di virF determina l’attivazione trascrizionale da parte di H-NS Tra gli eventi primari che avvengono in Shigella quando penetra nell’uomo vi è la sintesi della proteina VirF che attiva a cascata diversi operoni con funzioni diverse. È stato fatto che H-NS interagisse con il promotore di virFtemperature al ditemperature32°C, Il dimostrato che tale attivazione avviene solo a solo a particolari sopra dei fece ipotizzare che ciò fosse dovuto a una modifica strutturale (supercoiling) del DNA mentre a temperature inferiori H-NS reprime l’espressione di virF interagendo con il promotore di virF in due siti specifici. target. La proteina H-NS, a basse temperature, reprime la trascrizione di virF e virB, svolgendo un ruolo diretto nel silenziamento del regulone della virulenza di Shigella al di fuori dell’ospite. A basse temperature (< 32°C) i due siti di riconoscimento di H-NS del promotore di virF sono occupati dalla proteina H-NS che ripiegando il DNA forma una struttura stabile impedendo l’accesso all’RNA polimerasi e quindi la trascrizione. A 37°C questo frammento di DNA viene rilassato impedendo che si formi il legame stabile tra H-NS e il promotore e quindi l’RNA polimerasi può legarsi al promotore e attivare la trascrizione del gene virF. Quindi il bending (ripiegamento) di questo tratto di DNA è dipendente da una particolare sequenza di Il rilassamentofunziona da termosensore etrascrizione dal promotore virFlegame con H-NS e regola la nucleotidi che del DNA che permette la altera in maniera reversibile il è stato anche ottenuto con mutazioni indel gene virF. di promotore che mimano lo stesso fenomeno di quando la temperatura è trascrizione questa regione di 37°C. L’induzione di 1/2 giro di elica, tramite l’inserimento di 4-6 bp, cambia l’orientamento dei siti I e II sul promotore (e la relativa posizione di H-NS) così da permettere la trascrizione.
  • 40. Shiga toxins Le Shiga toxins (Stxs) sono enterotossine espresse da Shigella dysenteriae sierotipo 1 e alcuni ceppi di E. coli denominati Stx-producing E.coli (STEC). Tutte le Stxs presentano una struttura A-5B: la subunità A (A, da active) è costituita da due frammenti A1 e A2 legati da un ponte disolfuro; le 5 subunità B (B, da binding) formano un anello (pentamero) nel cui poro centrale è associata (legame non covalente) l’estremità carbossi-terminale del frammento A2. 40
  • 41. Shiga toxins Le subunità B si legano a un glicolipide di membrana delle cellule eucariotiche, il globotriaosilceramide (Gb3). Ogni pentamero B possiede 10-15 siti di legame Gb3, che sono alla base dell’alta affinità di legame della tossina al recettore. Tale legame porta all’endocitosi della tossina nella cellula ospite. Gli endosomi contenenti Stxs sono indirizzati al Golgi attraverso il quale raggiungono il reticolo endoplasmatico (trasporto retrogado). All’interno del ER la subunità A subisce una proteolisi che porta alla scissione di A1 e A2. Al frammento A1 è associata l’attività tossica delle Stxs, infatti essendo tale frammento una N- glicosidasi, rimuove uno specifico residuo di adenina dalla subunità 28S dei ribosomi eucariotici (60S), determinando l'inibizione della sintesi proteica, e morte cellulare. Oltre al blocco della sintesi proteica, le Stxs inducono apoptosi in molte linee cellulari. 41