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n° 1/2016 Paese e DintorniANNO 8°- n° 1 novembre 2016—Reg. Trib. Gorizia N° 4/08 dd. 27/09/2008—St.tip. IDEAGO s.a.s di V.Suligoj—vial IV Novembre 35/a Gorizia—nov.16—Direttore Responsabile Oliviero Furlan
1
2016
Turriaco
2 Paese e Dintorni n°1/ 2016
L’editoriale: L’inverno del nostro scontento
di Roberto Cettul—segretario Circolo PD Turriaco
Carissimi, stia-
m o a t -
traversando un
momento per certi
versi molto difficile,
ma, secondo me, mai
come in questo perio-
do la nostra socetà è
in fermento, ricca di
idee certamente con-
trastanti ma presenti
e continue.
Ciò premesso, va fatto il punto della situazione.
In paese ci troviamo ad organizzare l'accoglienza di
una dozzina di migranti: so come per molti questo sia
motivo di preoccupazione soprattutto per quelle fami-
glie che per forza di cose saranno a più stretto contat-
to. Credo comunque che la nostra comunità saprà es-
sere unita e propositiva nei confronti di persone che
hanno dovuto lasciare la propria famiglia e il loro pae-
se a causa di guerre e persecuzioni, lasciando affetti a
casa e sogni nel cassetto ed intraprendendo una stra-
da ben più incognita. Vorrei ben vedere noi, in con-
dizioni simili, cosa avremmo fatto.
La redazione del periodico “Paese e Dintorni” è
aperta agli interventi di associazioni e singoli citta-
dini che desiderassero apportare un proprio contri-
buto al dibattito politico e sociale.
Inviando il proprio articolo, gli autori si impegnano
a mantenere toni e contenuti nei limiti sanciti dalla
legge e ad assumersi la propria responsabilità
sull’autenticità di quanto scritto e sulla verifica
delle eventuali fonti.
La redazione si riserva di pubblicare, nei tempi e
negli spazi consentiti dalle esigenze del giornale, i
contributi giunti in tempo utile, salvo diversa dispo-
sizione del direttore responsabile.
Sommario
Di Sergio Staino—da l’Unità — settembre 2015
L’editoriale: l’inverno del nostro scontento
di Roberto Cettul pag. 2
Non è tutta colpa della luna...
di Marco Rossi pag. 4
Che fine ha fatto la questione sociale?
di Marco Rossi pag. 5
Brexit: come eludere i problemi
di Alessandro Maran pag. 7
Le ragioni di una riforma che tutti volevamo
di Riccardo Cattarini pag.
12 richiedenti asilo a Turriaco
di Enrico Bullian pag. 10
Si fa presto a dire cultura
di Carla De Faveri pag. 12
Paese e Dintorni
Direttore Responsabile: Oliviero Furlan
Caporedattore: Roberto Cettul
In redazione: Marco Bearzi, Carla De Faveri, Annama-
ria Farfoglia, Lorenza Marani, Giovanni Schiavon.
Numero chiuso per la stampa il 15.11.2016
Copertina di Giovanni Schiavon
n° 1/2016 Paese e Dintorni 3
Prima di alzare muri nei confronti dei "diversi" bi-
sognerà pur tentare di conoscerli. E allora il pas-
so successive sarà integrarli nella nostra comuni-
tà: a mio avviso, questa strada sarà certo diffi-
coltosa, ma sicuramente la più proficua. Questo
renderà più ricchi noi, che avremo l'opportunità di
conoscere persone con cultura diversa, e sarà
utile a loro che hanno più che mai bisogno della
nostra accoglienza.
Politicamente non siamo messi bene, si sa: ci tro-
viamo ad affrontare un periodo controverso, con
varie anime all'interno del partito che gettano in
confusione la base stessa. Abbiamo assistito, an-
che in quest’ultima tornata, a campagne elet-
torali sul nostro territorio che non hanno dato l'e-
sito sperato, che hanno fatto emergere di un par-
tito non propriamente forte e incisivo proprio al
suo interno e non in grado di recidere I rami sec-
chi, quelle figure che hanno personalizzato trop-
po il partito stesso, se ne sono serviti senza poi
dare I frutti promessi.
E veniamo al dunque: il referendum. Se ne sono
dette di cotte e di crude, se ne è fatta una que-
stione ancora una volta personale, si è spostata
l’attenzione su aspetti non attinenti, mentre
quello che va detto, secondo il mio modesto
parere, è che è ora di tagliare con il passato e
superare un bicameralismo perfetto che aveva
forse la sua ragione d’essere in un mondo che
ormai è preistoria.
Parliamoci chiaro: le stesse persone che hanno
generato il programma del PDS nel lontano 1994
presentato dall'allora segretario Achille Occhetto
ora si schierano per il "NO". Dobbiamo allora dire
che la coerenza in quelle persone deve averla
mangiata il gatto! Non è una novità: del resto,
sono quegli stessi che hanno approvato la rifor-
ma nelle votazioni in Parlamento, quelli che in-
vocano il partito “di un tempo” facendo finta di
non sapere che, in quel mondo, parlare diversa-
mente da quanto deliberato dalla maggioranza
assembleare avrebbe sicuramente significato la-
sciare il partito stesso. Ma mi stupisco anche dei
cosiddetti nuovi emergenti che si sgolano a
gridare che è giusto non cambiare, per far in mo-
do che tutto resti com'è, dopo aver a lungo soste-
nuto che le cose in Italia non vanno.
Beh, io non so come la pensiate voi, cari concit-
tadini, ma a voler parlare come certuni che arrin-
gano le folle, io sono per togliere un bel po’ di
sedie da sotto le onorevoli terga ed ora ne abbi-
amo la possibilità.
Perchè tocca a noi far valere un nostro diritto, per
far sì che il nostro paese si rinnovi e cambi final-
mente volto. Perchè non basta esprimere il pro-
prio scontento. Occorre cercare una soluzione e
questo potrebbe essere un primo passo.
Testimonianze del lungo percorso di condivisione che ha generato questa riforma costituzionale
4 Paese e Dintorni n°1/ 2016
S
e in questi giorni avete
letto alcune delle analisi
politiche che sono state
pubblicate sulle elezioni negli
Stati Uniti, avrete notato che,
tranne qualche dettaglio, esse
potrebbero essere trasferite nel
nostro Paese e sarebbero al-
trettanto pertinenti. Addirittura,
sarebbero in buona parte perti-
nenti anche se trasferite nel
territorio della Sinistra Isonzo.
Certo, la sconfitta elettorale del
centrosinistra a Monfalcone ha
molte cause specifiche che
traggono origine da problemati-
che di quella città e dal giudizio
sull’esperienza di governo di
centrosinistra a Monfalcone ne-
gli ultimi anni. Essa tuttavia, ha
implicazioni di ampia portata
per tutti i cittadini isontini che
guardano ad una politica pro-
gressista ed ai valori di solida-
rietà sociale e di modernizzazio-
ne che caratterizza l’operato
del centrosinistra di governo
anche nelle amministrazioni
locali.
La sconfitta elettorale del cen-
trosinistra a Monfalcone chiude
un lungo ciclo politico che,
dall’inizio degli anni Novanta,
aveva consentito al centrosini-
stra di governare il mandamen-
to monfalconese, facendo per-
no sul suo capoluogo naturale e
sfruttando l’omogeneità sociale
e politica. Questa omogeneità
politica ha fatto sì che i comuni
del mandamento potessero col-
laborare fra loro per sviluppare
servizi che proponevano un’i-
dea di governo locale fondato
su quei principi di solidarietà
sociale, di tutela dei diritti indi-
viduali e collettivi, di avanza-
mento della società e moderni-
tà che traeva linfa dalle batta-
glie politiche e sociali della sini-
stra democratica isontina. L’u-
nione tra la tradizione post-
comunista e quella della sini-
stra ex democristiana aveva
rafforzato quest’impostazione,
nel solco dell’Ulivo che ha ca-
ratterizzato la vita del centrosi-
nistra fino a tempi recenti.
Le sconfitte elettorali di San
Pier d’Isonzo e Fogliano Redipu-
glia sono ormai di lunga data e,
per prime, hanno reso possibile
per il centrodestra la conquista
di “roccaforti” rosse: a testimo-
niare che il voto amministrativo
non è sempre e solo un voto di
fedeltà politica agli schieramen-
ti nazionali, e che la qualità del
progetto politico e delle candi-
dature che vengono proposte a
livello locale è altrettanto im-
portante. Esse hanno però testi-
moniato anche che la struttura
sociale e demografica dei nostri
comuni è molto cambiata negli
ultimi venti-trenta anni per cui
parlare di “cintura rossa” attor-
no a Monfalcone, è oggi poco
fondato. Se molti comuni hanno
un consolidato voto amministra-
tivo e politico di centrosinistra è
per una cultura diffusa tra i cit-
tadini fondata sui principi di so-
lidarietà, di tutela dei diritti indi-
viduali e delle minoranze, di ac-
coglienza. Ma c’è un certo effet-
to di “inerzia” in tutti i luoghi
dove tradizionalmente si votava
sempre da una stessa parte, a
sinistra come a destra: non pos-
siamo dimenticare che laddove
quest’orientamento si mantiene
forte e radicato è per merito del
buon esempio degli amministra-
tori locali che, ogni giorno, man-
tengono saldi e rinnovano que-
gli stessi valori, sia traducendoli
in pratica sia alimentandoli nel-
Non è tutta colpa della luna...
di Marco Rossi—Segretario Provinciale PD
n° 1/2016 Paese e Dintorni 5
le nuove generazioni. È quello
che, e ne va dato merito ai suoi
componenti, fa da molti anni
l’amministrazione comunale di
Turriaco, sia con l’attuale sinda-
co Bullian che con i precedenti
sindaci come Alessandra Bru-
mat.
Potremmo sicuramente cullarci
nell’addebitare la sconfitta elet-
torale a Monfalcone in tutto e
per tutto al giudizio negativo de-
gli elettori monfalconesi rispetto
alla giunta uscente – e derubri-
care la Cisint a qualcosa di ana-
logo a quello che l’elezione di
Guazzaloca a sindaco di Bolo-
gna fu nel 2001 per gli allora
Democratici di Sinistra – oppure
sostenere che tutto è dipeso
dalla crisi del PD nazionale op-
pure dalle politiche regionali.
Tutti questi elementi hanno con-
tribuito.
La vera lezione, però, è che nel
mandamento monfalconese
dobbiamo ricostruire un proget-
to politico che consenta agli am-
ministratori locali di sentirsi par-
te di una squadra comune, tor-
nare a formare amministratori
capaci di interpretare il sentire
popolare ma anche di guidare i
propri cittadini verso i valori di
solidarietà e integrità sui quali
abbiamo costruito decenni di
buona amministrazione di cen-
trosinistra.
Il PD deve recuperare il suo spi-
rito ulivista, perché il PD esiste
in quanto traduzione in partito
dell’Ulivo, quel progetto unitario
di tutti i progressisti italiani, fon-
dato sul principio di confronto,
inclusione e contaminazione tra
culture diverse. E sicuramente a
livello regionale come Partito
Democratico dobbiamo invocare
con forza una più celere e effi-
ciente realizzazione degli obiet-
tivi del programma di governo
regionale.
Per fare questo serve un PD
che, se a livello locale deve im-
pegnarsi con assoluta dedizione
e unità per questo obiettivo, a
livello nazionale deve smetterla
di dedicare più tempo alle lotte
interne che al fare politica: un
comportamento oramai assolu-
tamente inaccettabile e di cui
spesso pagano le conseguenze
onesti amministratori e militanti.
Dalla dirigenza nazionale
(maggioranza o minoranza che
sia) dobbiamo esigere un com-
portamento responsabile. Da
noi stessi – e parlo da membro
del PD isontino – un rinnovato
impegno, anche con il coraggio
di essere indipendenti dalle po-
sizioni espresse da altri livelli di
governo e di conduzione politi-
ca, per tutelare invece i nostri
cittadini e i valori che ci distin-
guono in questo territorio, con la
sua orgogliosa storia di battaglie
politiche e conquiste sociali.
Che fine ha fatto la questione sociale?
di Marco Rossi—Segretario Provinciale PD
L
e elezioni amministrative
di giugno hanno rappre-
sentato, per il Partito De-
mocratico, una significativa bat-
tuta d’arresto. Non tanto per i
risultati in sé, che sono oggetti-
vamente negativi, ma che fanno
parte del gioco della democra-
zia: a volte si vince, a volte si
perde, e su molti di questi risul-
tati hanno certamente pesato
un giudizio negativo sui candi-
dati in sé, una voglia di cambia-
mento rispetto a scenari da
tempo immutati, divisioni locali
o semplicemente il fatto che vi
erano candidati migliori (non
dimentichiamo mai che, per
quanto possiamo non condivi-
derne la visione politica, anche
il centrodestra talvolta presenta
buoni candidati…).
Ad essere degno di analisi, dopo
questa tornata elettorale, è la
chiave di lettura che non può
fare a meno di cercare un comu-
ne denominatore tra le elezioni
in Spagna, quelle in Austria di
poco più recenti, e il referendum
sull’uscita del Regno Unito
6 Paese e Dintorni n°1/ 2016
dall’Unione europea.
Tutti appuntamenti elettorali che
hanno visto l’enorme risultato
politico del voto antisistema: che
talvolta si è canalizzato in realtà
populiste trasversali (M5S, che
tuttavia sulle materie che divido-
no veramente destra e sinistra,
votano come la destra), altre vol-
te in formazioni populiste di sini-
stra (Podemos), altre volte nell’e-
strema destra (Francia, Austria),
altre volte facendo fare una svol-
ta a destra ai partiti di centrode-
stra (come sembra stia accaden-
do nella CDU della Merkel o
com’è accaduto ai conservatori
britannici). In tutta Europa si è
quindi manifestato l’immenso
disagio sociale provocato da ora-
mai 8 ininterrotti anni di crisi
economica (lo scoppio della bol-
la finanziaria risale al 2008), ag-
gravato da errate politiche eco-
nomiche che, condotte indipen-
dentemente dai vari paesi euro-
pei, hanno tuttavia tratti comuni
molto chiari (a dimostrazione
che, nei fatti, un coordinamento
delle politiche economiche già
c’è): politica monetaria restrittiva
(per mantenere bassa l’inflazio-
ne, ma che ha reso più difficile
l’accesso al credito per il siste-
ma produttivo), austerità di bi-
lancio, taglio dei sistemi di wel-
fare pubblici, scarsi investimenti
pubblici (provocati proprio dalle
politiche di austerità). In sostan-
za, nessuna vera risposta-shock
alla crisi che, per dimensioni e
la durata, è tra le più rilevanti.
Poco importa notare che alcuni
paesi, come la Germania, hanno
vissuto marginalmente questa
crisi: come dimostrato da nume-
rose analisi, lo hanno fatto sem-
plicemente perché il mercato
unico e la moneta unica hanno
favorito una redistribuzione del-
la ricchezza all’interno dell’Unio-
ne europea, dai paesi meno
competitivi (Grecia, Portogallo,
Spagna) a quelli più competitivi
(Germania, Scandinavia). L’Italia
si è in qualche barcamenata sol-
tanto per la dimensione del suo
comparto manifatturiero (per
quanto in crisi) e perché proveni-
va da una gestione finanziaria
oculata: non dimentichiamo che
alla fine del secondo governo
Prodi, nel 2008, il ministro Tom-
maso Padoa Schioppa lasciava il
ministero dell’economia con uno
spread ad appena 37 punti e un
ampio avanzo primario nel bilan-
cio pubblico. In questo contesto,
la disoccupazione giovanile è
cresciuta a dismisura. Ad essa si
è aggiunta una crescente insicu-
rezza nei lavoratori di mezza età
dei settori produttivi in crisi, con
notevole difficoltà a ricollocarsi e
un generale impoverimento delle
famiglie che ha ridotto i consumi
danneggiando il piccolo commer-
cio (quanti negozi chiusi nelle
nostre città?).
Non solo: le poche iniziative pen-
sate per far fronte alla situazio-
ne sono state scarsamente effi-
caci: perché è chiaro che i posti
di lavoro, in definitiva, si creano
solo con politiche di crescita che
aumentino la richiesta di lavoro:
non con il ricorso a stage retri-
buiti dall’Unione europea!
Questa situazione, dopo 8 anni
di speranze deluse, ha creato un
enorme onda di riflusso. Dove si
combinano sentimenti di rivalsa
generazionale, delusione verso
la politica e i tradizionali blocchi
di centrodestra e centrosinistra,
una crescente insofferenze ver-
so le potenziali “minacce” al pro-
prio posto di lavoro (gli immigra-
ti), un sempre maggiore incattivi-
mento del clima sociale (per il
quale basta guardare toni e con-
tenuti che si vedono su certe pa-
gine facebook…).
È la questione sociale, dunque,
al centro della politica.
Romano Prodi, partendo da que-
sta situazione di fatto, così si
esprimeva recentemente: «Al
momento si sente la mancanza
di risposte che affrontino il pro-
blema delle paure e delle cause
reali delle paure. […] Non abbia-
mo un Keynes, un progetto per
uscire in modo collettivo dalla
crisi. Quando governi, devi dare
operativamente il messaggio
che sai affrontare i problemi, e
questo non lo puoi fare senza il
coinvolgimento di una forte base
popolare nel cambiamento delle
politiche. Devi dimostrare di ca-
pire e di andare incontro ai pro-
blemi».
Il Partito Democratico deve porre
in cima alla sua agenda politica
n° 1/2016 Paese e Dintorni 7
il problema dell’occupazione (in
specie dei giovani), della redistri-
buzione del reddito, dell’equità
fiscale, dell’accesso alla casa,
dell’accesso alle libere profes-
sioni, del diritto all’opportunità di
avviare una propria impresa (per
vocazione, non per necessità! E
il cammino verso questi risultati
sociali richiede anche un nuovo
patto tra istituzioni e cittadino
del quale minore burocrazia e
fisco “amico” (cioè severo ma
non vessatorio e astruso) sono
ingredienti fondamentali.
Il PD deve saper chiaramente e
definitivamente allontanare da
se stesso la “sbornia” di provve-
dimenti inefficaci e ingiusti: non
esistono altre alternative. Se
non quella di rifugiarsi in un eli-
tarismo utopico, o di limitarsi a
gestire posizioni di potere. Che
la prima di queste due alternati-
ve sia altrettanto nefasta della
seconda lo dimostra il caso in-
glese della Brexit.
G
li inglesi hanno deciso,
con una maggioranza
modesta, di lasciare l'U-
nione europea. Il loro voto, si
dirà, non è poi la fine del mondo.
Certo ci mostra però come, dagli
oggi dagli domani, ci si possa
arrivare. Lo ha spiegato Thomas
Friedman sul New York Times.
Uno dei principali paesi euro-
pei, paladino da sempre della
democrazia liberale, del plura-
lismo e della libertà di merca-
to, è caduto nelle grinfie di
politici cinici e calcolatori che
hanno visto l'opportunità di
sfruttare, per il proprio torna-
conto, le paure della gente
sull'immigrazione.
«Hanno creato una netta opzio-
ne binaria su una questione in-
credibilmente complessa - ha
scritto Friedman - , della quale
poche persone afferrano fino in
fondo la portata: restare nell'U-
nione europea o andarsene. In
realtà, questi politici pensavano
che il cane non sarebbe mai riu-
scito a raggiungere l'auto e che
avrebbero potuto avere il meglio
del meglio: opporsi a qualcosa di
impopolare senza doversi preoc-
cupare delle conseguenze. Il
guaio è che hanno banalizzato a
tal punto il dibattito a forza di
fandonie, hanno a tal punto dis-
seminato paura e fuorviato la
discussione, che l'opinione di
quanti vogliono davvero lasciare
l'Unione europea ha finito per
prevalere. Per vincere, oltretutto,
bastava una maggioranza sem-
plice. In altre parole, il cane ha
raggiunto l'auto. E, naturalmen-
te, ora non ha idea di cosa farse-
ne. Non c'è un piano. Si limita ad
abbaiare».
Non è la fine del mondo (non
ancora). Ma se un altro paio di
paesi della Ue tentassero lo
stesso trucchetto, ci troveremmo
davvero nei guai. Certo, avverte
Friedman, bisognerebbe mettere
in guardia gli elettori di Donald
Trump (ma vale anche per quelli
di Beppe Grillo): questo è quel
che succede quando un paese si
innamora di un imbroglione che
pensa che la vita possa imitare
Twitter (che ci siano, cioè, rispo-
ste semplici a problemi comples-
si), e quando si finisce per cre-
dere che si possa davvero riordi-
nare grandi sistemi complessi
semplicemente tirando su un
muro e che poi tutto andrà alla
grande.
Brexit : come eludere i problemi (senza risolverli)
di Alessandro Maran—Parlamentare e Vicecapogruppo PD al Senato
8 Paese e Dintorni n°1/ 2016
Ma il fatto che questo punto
di vista abbia vinto, sia pure
con le menzogne, ci dice che
la gente si sente parecchio in
ansia per qualcosa. È la realtà
del nostro tempo: il ritmo del
cambiamento tecnologico, la glo-
balizzazione, il cambiamento cli-
matico hanno spiazzato il nostro
sistema politico e la sua capaci-
tà di costruire, nelle comunità e
nei posti di lavoro, le innovazioni
sociali, formative e politiche che
sono necessarie a molti cittadini
per stare al passo con i tempi.
Abbiamo globalizzato il commer-
cio e la manifattura, abbiamo
introdotto i robot e i sistemi di
intelligenza artificiale, ma non
siamo stati capaci di progettare,
altrettanto velocemente, le reti
di protezione sociale, i progressi
nelle scelte formative che avreb-
bero consentito alle persone in-
trappolate in questa transizione
di procurarsi il tempo, lo spazio
e gli strumenti per adattarsi con
successo. Il che ha lasciato un
sacco di gente spaesata.
Non per caso, i dati mostrano
che la globalizzazione, e non
l’immigrazione, ha determina-
to l'esito del referendum
(specie quei distretti elettorali
più esposti alla concorrenza ci-
nese). Allo stesso tempo, speri-
mentiamo l'influenza dell'immi-
grazione da stati falliti in una
scala senza precedenti. E anche
questo ha lasciato in parecchia
gente la sensazione di ritrovarsi
(culturalmente) disancorata, di
stare perdendo la propria «casa»
nel senso più profondo della pa-
rola. La realtà concreta dell'im-
migrazione in Europa è andata
oltre non solo la capacità dei
paesi ospitanti di integrare la
gente ma anche oltre la capacità
degli immigrati di integrarsi. Ed
entrambe le cose sono necessa-
rie per la stabilità sociale. Inol-
tre, tutti questi rapidi cambia-
menti stanno avvenendo mentre
(dovunque) la politica non è mai
stata più in stallo e incapace di
rispondere con buon senso. Ba-
sterebbe questo a spiegare la
necessità della riforma costi-
tuzionale.
In altre parole, la vera que-
stione davanti a noi è l'inte-
grazione non l'immigrazione.
E non c'è dubbio che i paesi ca-
paci di favorire meglio il plurali-
smo saranno quelli in grado di
prosperare meglio nel 21° seco-
lo. Avranno maggiore stabilità
politica e saranno capaci di at-
trarre più talenti. Ma non sarà
facile e bisogna lavorarci seria-
mente. Tenendo bene a mente
che, dopo le distruzioni della se-
conda guerra mondiale, il pro-
getto europeo è emerso come
una forza di pace, prosperità,
democrazia e libertà nel mondo.
E che questo sia uno dei risultati
più grandi dell'umanità, non de-
ve ricordarcelo Obama. Anziché
lasciare che l'Europa vada in
pezzi, dovremmo usare lo shock
del voto inglese per ripensarla,
riformarla e ricostruirla. Anche
perché «ogni giorno perdiamo
una parte della nostra sovranità
a favore dei paesi emergenti,
eppure ancora ci chiediamo se
dobbiamo rinunciare o meno
alla nostra sovranità in favore
dell'Unione Europea». Lo ha det-
to qualche anno fa l'ex ministro
degli Esteri tedesco Joschka Fi-
scher. E siamo sempre lì.
n° 1/2016 Paese e Dintorni 9
D
ura, anzi durissima, in
questo meraviglioso Pae-
se, la vita del riformista,
anche se questa volta abbiamo
l’occasione di farlo cambiare
davvero!
Ogni volta che qualcuno propo-
ne il cambiamento, come per
incanto si risvegliano, palesati o
travestiti, gli gnomi della conser-
vazione.
Se poi è il popolo a decidere,
come avviene con il referendum,
è anche peggio. Quarant’anni fa,
all’epoca de referendum sul di-
vorzio, giravano tristi figuri che
raccontavano alle donne che,
una volta passato il divorzio, che
pure già allora esisteva in tutti i
Paesi del mondo, il loro marito
sarebbe immediatamente scap-
pato con una ballerina, di solito,
chissà perché, francese.
Solo pochi mesi fa, abili propa-
gandisti cercavano di raccontar-
ci che un referendum inutile,
che toccava solo una norma de
tutto secondaria in tema di ricer-
ca petrolifera marina, era un re-
ferendum sull’ambiente intero,
dove si decideva su tutto, com-
preso il surriscaldamento del
Pianeta.
Questo strani personaggi, sem-
pre uguali a loro stessi, non do-
vrebbero dimenticare che l’elet-
tore è soggetto intelligente e in-
formato, e almeno dovrebbero
raccontarla giusta.
Nel referendum istituzionale la
scena, sempre la stessa, si ripe-
te.
Una vasta compagnia di giro,
che va da una sinistra estrema
superata dalla storia, e senza
fortune elettorali, ad una Lega
Nord sempre più estremista, e
ormai decisamente qualificata
come partito di estrema destra,
con le più varie aggiunte di per-
sonaggi politici da tempo per-
denti e in cerca di visibilità o di
rappresentanti di categorie so-
ciali che dal non cambiamento
hanno tutto da guadagnare, ha
creato il “Fronte del No”. Non
hanno nulla in comune, se non
la voglia di trovare, o ritrovare,
collocazione e consenso. Molti
di questi, quando la legge costi-
tuzionale oggi portata al referen-
dum venne votata in Parlamen-
to, la approvarono. Oggi, e la
proposta di legge non è cambia-
ta, le fanno propaganda contro.
Non dobbiamo seguire questa
strada: vada come vada, non vi
saranno modifiche nel Governo
e la legislatura finirà, come pre-
visto nel 2018. Aggiungo, e non
ho certo alcun timore in questo
(ma credetemi, neanche nel re-
sto) di criticare decisamente il
vertice del nostro Partito, che è
stato un errore, come Matteo
Renzi e la segreteria nazionale
hanno di sicuro fatto inizialmen-
te, dare a questo referendum
una colorazione politica.
Andiamo nel merito, andia-
mo a votare informati: tutto
il resto è solo propaganda.
Proviamoci, cercando di liberarci
dagli argomenti, alcuni vere e
proprie bugie, che abbiamo sen-
tito in queste ultime settimane.
La prima: la Costituzione non si
tocca. Falso: la nostra Costi-
tuzione, ormai ultrasettan-
tenne, è stata modificata,
se ho contato bene, 29 vol-
te. Alcune volte in meglio (sono
molto orgoglioso della modifica
dell’art. 111, che ha introdotto
precise garanzie per gli accusati
nel processo penale, all’epoca
partecipai con vivacità al dibatti-
to e agli incontri) altre in peggio,
ma l’argomento è decisamente
pretestuoso: le leggi, tutte le leg-
gi, trovano la loro collocazione in
un epoca storica e in un deter-
minato assetto sociale, quando
questi cambiano anche le leggi
vanno cambiate, è già successo
e risuccederà.
La seconda: si aumentano i po-
teri del Presidente del Consiglio.
Non so come dirlo, ma è decisa-
mente falso: nessuna delle
norme sottoposte a referen-
dum tocca i poteri del Presi-
dente del Consiglio e quelli
dei Ministri. Siamo, e vogliamo
rimanere, una Repubblica parla-
mentare, e non c'è nulla nella
legge costituzionale che vada in
senso contrario.
Le ragioni di una riforma che tutti volevamo
di Riccardo Cattarini—Presidente Assemblea PD provinciale
10 Paese e Dintorni n°1/ 2016
di Enrico Bullian —Sindaco di Turriaco
Per chi volesse testare le proprie conoscenze in merito
http://www.termometropolitico.it/1233483_riforma-
costituzionale-quiz.html
Il problema centrale è il Senato.
Allora diciamola tutta: il bica-
meralismo perfetto, cioè
quel sistema per cui la fidu-
cia al Governo e le leggi de-
vono essere, oggi, approva-
te dalle due Camere in iden-
tico testo, non esiste in nes-
sun Paese democratico al
mondo. Era giustificato in un
Paese distrutto dal Fascismo e
dalla guerra, oggi non ha davve-
ro senso.
Sbagliamo noi o sbagliano tutti
gli altri? Seguendo in fondo ab-
bastanza il modello tedesco il
nuovo Senato, che del vecchio
conserva solo il nome, viene
composto da rappresentanti del
territorio, ridotti a 100, in mag-
gioranza Sindaci e Consiglieri
Regionali, e comprenderà tutte
quella pletora di organismi, dalla
Conferenza Stato Regioni ad al-
tre simili, che oggi disperdono i
processi decisionali.
Gli slogan dei sostenitori del no
dicono che non si tratta di perso-
ne scelte dal popolo, ma questo
non è vero. E’ una forma di
elezione indiretta, e ne co-
nosciamo altre. Se fosse vero
quello che dicono, sarebbe anti-
democratica anche l’elezione del
Presidente della Repubblica.
Si potrebbe andare avanti anco-
ra, ma riempirei tutto questo
simpatico giornalino. Si potrebbe
dire che la riforma facilita, intro-
ducendo un quorum proporzio-
nale agli elettori delle ultime po-
litiche, non quello degli aventi
diritto al voto, facilita, non li-
mita, il ricorso al referen-
dum popolare: in pratica signi-
fica che un referendum sarà vali-
do se voteranno non la metà più
uno degli elettori,
ma solo la metà
degli elettori che
votarono alle ulti-
me politiche, cioè
circa la metà.
Non dirò, infine, che vorrei ri-
spondere con un po’ d’orgoglio
ai mie amici stranieri, che mi
chiedono: “ma stavolta, cambia-
te qualcosa o sarete ancora gli
stessi, quelli che non fanno mai
un passo avanti?”
Chiedo, allora, solo una cosa:
che si vada a votare e che lo si
faccia informati.
Attorno a questo referendum si è
creata una tempesta politica.
Peccato. Leggiamo le norme,
partecipiamo agli incontri che
stiamo organizzando un po’ dap-
pertutto sul territorio, invitando
sempre anche un sostenitore del
no, e poi decidiamo. Sono con-
vinto che, se seguiremo questo
metodo, non c’è davvero partita,
e finalmente si cambia!
#bastaunsì
12 richiedenti asilo a Turriaco
N
on voglio pensare che
l'accoglienza di 12 richie-
denti asilo politico possa
incrinare o mettere in difficoltà
un paese dinamico, vitale, solida-
le e propositivo come Turriaco. Il
dovere di accogliere chi non è
libero nel proprio Paese è sancito
dalla Costituzione (che molti in
questa fase sembrano voler
“difendere”) e il principio dell'ac-
coglienza è regolamentato da
accordi internazionali sottoscritti
dall'Italia. D'altra parte, finché si
sviluppano guerre e persistono le
esasperate diseguaglianze eco-
nomiche su scala globale, i flussi
migratori saranno inarrestabili.
Su questa prossima accoglienza,
l'Amministrazione comunale di
Turriaco – assieme alla propria
comunità – si assumerà la pro-
pria parte di responsabilità, come
previsto dalla cosiddetta
“accoglienza diffusa”, che mira a
rendere più praticabile un'effetti-
va integrazione sociale, riducen-
do i problemi che elevate concen-
n° 1/2016 Paese e Dintorni 11
trazioni di richiedenti asilo in
attesa del riconoscimento dello
status di rifugiati possono far
nascere. Si dovrà perciò guarda-
re alle esperienze positive di co-
munità quali Staranzano, San
Canzian, Cormons o Romans,
dove l'accoglienza a gruppi ri-
stretti di migranti ha consentito
l'instaurarsi di processi di inte-
grazione.
Nei mesi passati sono state or-
ganizzate diverse iniziative lega-
te alla conoscenza della questio-
ne, sia da forze di maggioranza
(PD e LiberaMente a Turriaco),
sia dall'Amministrazione stessa,
in particolare con la serie di
eventi all'interno della rassegna
“Note di costituzione 2016” in-
centrate proprio sul tema
dell'accoglienza.
I 12 richiedenti asilo dovrebbero
arrivare a Turriaco a cavallo fra
il 2015 e il 2016 e troveranno
alloggio nei due appartamenti
dell'ex palazzina dei carabinieri.
La scelta dei due appartamenti,
la cui risistemazione è quasi
completata con un finanziamen-
to ad hoc del Ministero dell'In-
terno/Prefettura di Gorizia di
43.000€ che non pesa sulle
casse comunali, è stata in qual-
che modo dettata dal fatto che
erano gli unici due alloggi pub-
blici sfitti, ma utilizzabili in quan-
to proprietà del Demanio. Que-
sto può venir anche letto come
un segnale positivo per quanto
riguarda la gestione del patrimo-
nio immobiliare comunale, dal
momento che tutti gli edifici
dell’ente locale hanno già una
loro destinazione definita e ven-
gono utilizzati direttamente o
indirettamente dall’Amministra-
zione.
Il dialogo con gli altri inquilini
della palazzina coinvolta è stato
costante e sono stati infatti or-
ganizzati, assieme all'assessore
Paola Spanghero, due incontri
per fornire tutte le in-
formazioni che giunge-
vano all'Amministra-
zione dalla Prefettura
in una situazione in
divenire che necessa-
riamente deve tener
conto, nel determinare
chi verrà ospitato, del-
la consistenza e della
composizione dei flus-
si migratori (anche se
risulta ininfluente la
nazionalità ospitata,
mentre è rilevante la
condizione “di parten-
za”). A questo è segui-
to un incontro alla
Prefettura di Gorizia,
alla presenza di Pre-
fetto e VicePrefetto.
Si è cercato inoltre di suddivide-
re il più possibile le proprietà
indivise, creando degli apparta-
menti autonomi dal punto di vi-
sta dei contatori/utenze e sepa-
rando il giardino e le entrate,
per venire incontro alle richieste
dei condomini e per favorire in
futuro l'autonoma fruibilità
dell'immobile.
E' chiaro che ci potranno essere
delle difficoltà, come in ogni fa-
se di cambiamenti e innovazio-
ni. La convivenza, di qualsiasi
natura essa sia, implica neces-
sariamente un adattamento re-
ciproco per salvaguardare le li-
bertà personali in modo che non
entrino in conflitto con quelle
altrui. Sarà dovere dell'ammini-
strazione mettere in atto tutte le
attività utili al controllo, ma, so-
prattutto, all'integrazione dei
richiedenti asilo nella comunità
di Turriaco.
Come Amministrazione comuna-
le possiamo stabilire alcuni cri-
teri: lo Stato italiano tutela i ri-
chiedenti asilo e, per quanto ci
riguarda, la riconoscenza verso
chi li ospita comporterà il loro
impegno a svolgere opere di
“pubblica utilità”, non appena
gli avremo fornito gli strumenti
base per comunicare e lavorare
in sicurezza. Si potranno così
impiegare nelle piccole manu-
tenzioni del patrimonio comuna-
le, nella cura del verde pubblico,
nella pulizia delle strade, nella
riqualificazione della palazzina
dove sono ospitati e via dicen-
do. Sarà opportuna una forma-
zione che riguardi anche l'edu-
cazione civica, dove emerga
un'impostazione chiara: la cono-
scenza della nostra Costituzione
repubblicana; il rispetto delle
leggi e dei codici; la condivisione
della laicità delle istituzioni e
della società nella quale vengo-
no ospitati. L'approccio laico
consente di far convivere le per-
sone che hanno diverse fedi reli-
giose o che non ne hanno affat-
to. Da qui può emerge un nuovo
spirito favorevole alla solidarie-
tà, come portato storico delle
culture socialiste e cristiane che
tanta parte hanno avuto nella
costruzione dell'Europa, che
dobbiamo ricordarlo, pur tra mil-
le difetti e contraddizioni, conti-
nua a rimanere il continente do-
ve è più sicuro vivere.
Dati sulla popolazione a Turriaco al 01.01.15
Numero abitanti 2.861
Totale stranieri - di cui: 166 5,80%
Macedoni 40 1,40%
Rumeni 27 0,94%
Kosovari 21 0,73%
Bosniaci 15 0,52%
12 Paese e Dintorni n°1/ 2016
Si fa presto a dir cultura...
di Carla De Faveri—Assessore alla Cutura e Politiche Giovanili Comune di Turriaco
C
redo che in un comune del-
le dimensioni di Turriaco si
debba pensare alla cultura
nel modo più esteso del termine,
che ci riporta all’atto di
“coltivare” quello che in fondo
compone il sapere generale
dell’uomo. Quindi le azioni che si
intraprendono hanno come filo
conduttore quello di favorire, in-
centivare, integrare l’educazione
del cittadino in quanto partecipe
di una comunità che è varia, com-
plessa e in continuo mutamento.
Proprio sviluppando questa
idea di comunità il nostro pae-
se ha assunto un proprio ruolo
all’interno del territorio pur li-
mitato della provincia di Gori-
zia e la sua vivacità è al tempo
stesso il risultato e lo stimolo
per le iniziative che via via pro-
poniamo e sviluppiamo anche
assieme alle associazioni.
L’attività più in vista
è sicuramente quella
che mira a portare gli
abitanti ed i nostri
visitatori in piazza: se
Note di Costituzione,
nella sua edizione
2016 ha cercato di
affrontare i due temi
conduttori - quello
della profuganza e
quello della libertà di
stampa - attraverso spettacoli,
mostre e incontri di approfondi-
mento con ospiti di tutto rispetto,
come il dott. Sergio Zilli dell’Uni-
versità di Trieste e il dott. Alberto
Vanin dell’Università di Udine, per
giungere al giornalista Massimo
Bordin e al direttore di radio radi-
cale Alessio Falconio, molto più
popolare è la rassegna estiva Ci-
nema sotto le stelle che da que-
st’anno ha aumentato, passando
a da 3 a 4, gli appuntamenti in
cartellone.
Proprio perchè riteniamo irrinun-
ciabile questa offerta culturale
abbiamo provveduto a rendere
più decoroso e stabile anche l’al-
lestimento della piazza con la
predisposizione fissa per i pali
che reggono il maxischermo. Per
creare la giusta atmosfera in at-
tesa dei film di animazione sono
stati previsti anche due appunta-
menti di letture animate con
Francesca Pozzi e Francesca Feri-
go dell’Associazione Tra Le Ri-
ghe: “Disegnami una pecora”
ispirato al Piccolo Principe e, a
grande richiesta, la replica di “Oh
com’è bella Panama”, racconto
itinerante e avventuroso per in-
trodurre Snoopy and Friends.
Nel frattempo, abbiamo prosegui-
to con le mostre nell’atrio del
Municipio che da quest’anno è
anche fornito di musica abbinata
ai temi delle esposizioni: con ca-
denza mensile si sono succeduti
gli acquarelli Fotoricordi di Dani-
lo Ceccone, le foto di Maurizio
Costanzo con Luce Dentro, le
tele al femminile di Paolo Pizzin
con Grace Under Pressure, le in-
credibili fotografie di flora e fauna
ne Colori – visti da vicino di Ales-
sandra Tribuson e Lucio Ulian.
Per Note di Costituzione abbiamo
avuto la mostra di approfondi-
mento con gli originali della Cro-
naca locale da l’Unità degli anni
‘60, e subito dopo le tavole foto-
grafiche Legami. Storia di un cor-
dino di Luisa Rodà, che ha dona-
to all’Amministrazione di Turriaco
una sua opera con la quale ha
partecipato ad un concorso na-
zionale per la lotta alla violenza
sulle donne.
Siamo approdati alla stagione
estiva con 2 appunta-
menti con autori ancora
una volta triestini: Alvise
Vendramin con la sua
personale Pupoli, colora-
tissime fantasie realizza-
te con e su materiali di
recupero, di cui un
esempio, donato dall’au-
tore, è esposto nella Sa-
la Giovani della Bibliote-
ca Comunale; singola-Da sinistra: Massimo Bordin, Enrico Bullian, Alessandro Maran, Alessio Falconio
Luisa Rodà consegna al Sindaco Bullian una
tavola fotografica per lo spazio d’ascolto sociale
n° 1/2016 Paese e Dintorni 13
rissima la mostra di Gastone
Bianchi, giovane e poliedrico au-
tore triestino che a Turriaco ha
portato la prima volta una esposi-
zione di acrilici su tela a tema
musicale, ritratti a tinte forte di
autori di canzoni, accompagnati
dai testi e dalle musiche, colonna
sonora di un’esposizione godibi-
lissima da tutti i sensi. L’ultima
mostra dell’estate è stata dedica-
ta invece al territorio, con le foto-
grafie dall’elicottero di Lucio But-
tignon e Graziella Sgubin. Altre 2
mostre ci hanno accompagnato
verso l’inverno: la collettiva Emo-
zioni e Colori di autori triestini e
giuliani curata da Gabriella Mach-
nè e l’attuale singolarissima
esposizione di mosaici in pietra
di Nives Vocchi Abitare il Carso.
È un impegno costante quello
che ci siamo assunti per dare
spazio a tante espressività, tene-
re desta l’attenzione, abituare il
nostro spirito ad apprezzare la
diversità e la varietà.
Ma cultura significa anche
avere un occhio privilegiato
verso le nuove generazioni:
con questo spirito abbiamo orga-
nizzato e continuiamo ad offrire
attività di lettura per varie età,
dai piccolissimi, ai più grandicelli,
passando per le presentazioni di
libri, come quella
che ha visto il debut-
to al Live Drawing
della giovanissima
Margherita Cragno-
lin, passando per la
Terza giornata Re-
gionale per il Fo-
mento della Lettura
con le iniziative Libri
in barattolo e unli-
brolungoungiorno
che ha coinvolto anche scuole e
bar, puntando anche sulla costi-
tuzione di un Club di Lettori che
avrà nuovo impulso con il prossi-
mo anno. Nel frattempo ai bar
del centro sono stati donati libri
da prendere a prestito, leggere
sul posto, portar via, grazie all’ini-
ziativa Libri al bar: lo speciale
scaffale si riconosce dai reggilibri
impreziositi dal disegno della no-
stra dipendente Flavia Piapan.
E sempre con
questo spirito
abbiamo adibi-
to la Sala Gio-
vani della Bi-
blioteca ad at-
tività di studio
assistito per
ragazzi delle
scuole secon-
darie di secon-
do grado:
un’attività nata
spontaneamente, dalla necessità
di alcuni studenti e dalla disponi-
bilità dei loro insegnanti in previ-
sione dell’esame di Stato e che è
proseguita nelle mattinate di ca-
nicola estiva con dei gruppi auto-
costituiti di ragazzi che si sono
ritrovati a studiare assieme per
aree tematiche, con la supervi-
sione e l’assistenza del persona-
le della biblioteca e di volontari,
con il primario scopo di giungere
preparati agli esami di fine ago-
sto. Un’iniziativa, questa, che
vuole essenzialmente responsa-
bilizzare gli studenti nel percorso
di recupero, offrendo loro gli spa-
zi ed i mezzi per uno studio auto-
nomo.
Ed ancora con questo spirito ab-
biamo avviato e finalmente con-
cretizzato il progetto di uno Spa-
zio Giovani in area sportiva: in
questi giorni abbiamo raddoppia-
to l’appuntamento quindi i ragaz-
zi si incontrano il giovedì e il sa-
bato nel tardo pomeriggio presso
la sala della palazzina servizi,
che loro stessi ancora tra prima-
vera ed estate avevano tinteggia-
to, ripulito, arredato e decorato,
realizzando nello stile dei Writers
un murale con il nome da loro
scelto per la sala: Turryoung; uno
spazio attrezzato, aperto a tutti,
con la supervisione di un educa-
tore, grazie al contributo della
Provincia di Gorizia e della Fon-
dazione Carigo. E ci saranno an-
che aperture straordinarie per
l’organizzazione di eventi vari:
perché Turriaco non è solo il
paese in cui fioriscono e rifiori-
scono tradizioni, ma anche do-
ve si costruisce e si lavora per
e con i giovani.
Prima apertura dello spazio giovani Turryoung
Margherita Cragnolin al lavoro durante la lettu-
ra del Manuale di Cherubini di Paolo Sceusa
I volontari del SCN alle prese con le letture al bar per la Terza
Giornata Regionale del Fomento della Lettura
14 Paese e Dintorni n°1/ 2016
Ed è sempre pensando ai gio-
vani che interveniamo sulle
due scuole del nostro Comune
per migliorarle dal punto di vi-
sta dell’efficientamento ener-
getico, della sicurezza e della
fruibilità, ma anche dell’esteti-
ca, come si è visto sin all’aper-
tura del nuovo anno scolastico,
in occasione della Festa
dell’Accoglienza che quest’an-
no è “partita” dalla scuola pri-
maria con la donazione simbo-
lica alla comunità del lavoro di
Alvise Vendramin, che ha gene-
rosamente abbellito con la pro-
pria opera artistica una faccia-
ta dell’edificio scolastico. Ma
anche il resto dell’edificio è
stato resto singolare dal lavoro
particolare di tinteggiatura
svolto dai nostri operai e dai
lavoratori socialmente utili.
Nel frattempo l’estate è stata
ancora una volta l’occasione
per proporre i centri estivi, ge-
stiti da associazioni locali ma,
con il patrocinio dell’Ammini-
strazione Comunale, perché
siamo convinti che i bambini
traggano giovamento dal stare
assieme ai propri pari, e che
possano divertirsi in modo in-
telligente lavorando assieme
per un progetto comune, per
quanto a breve scadenza que-
sto possa essere.
E con le associazioni abbiamo
sempre molto in cantiere: dopo
l’appuntamento di Nei Suoni
dei Luoghi, il 29 luglio, diversi
sono stati gli eventi sotto le
stelle proposti dalle nostre as-
sociazioni culturali, fino ad arri-
vare all’attesa Festa in Piazza,
coordinata dalla Pro Loco, che
ha concluso l’estate e ci ha tra-
ghettato verso nuovi traguardi,
tra cui l’organizzazione dell’8
dicembre e l’accensione
dell’albero di Natale in piazza il
prossimo 4 dicembre.
Merita infine ricordare che
quello che stiamo facendo co-
me giunta comunale, non solo
con gli addetti alla cultura e ai
servizi sociali, ma anche attra-
verso il nostro Ufficio Tecnico -
dalla predisposizione di piste
ciclabili e di percorsi ciclo-
pedonali alla riqualificazione
dei giardini pubblici e di aree
verdi, dai lavori di ri-asfaltatura
stradale alla realizzazione di
marciapiedi - non è semplice-
mente buona amministrazione:
tutto questo ha come princi-
pale obiettivo quello di crea-
re spazi aperti, confortevoli
ed attrezzati, per offrire oc-
casione di incontro, confron-
to e condivisione a tutti colo-
ro che intendono concreta-
mente “vivere” il proprio
paese. E non è cultura que-
sta?
La parete della scuola primaria decorata coi “pupoli” di Alvise Vendramin
n° 1/2016 Paese e Dintorni 15
Turriaco, Sala Consiliare
Lunedì 28 novembre 2016
Ore 18.00
LA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE
ne parliamo con
Laura Fasiolo
Senatrice PD
e con interventi
del prof. Ivan Bratina
e dell’avv. Riccardo Cattarini
LUNEDì 28 NOVEMBRE 2016
ORE 18.00
SALA CONSILIARE
TURRIACO
16 Paese e Dintorni n°1/ 2016
Paese e Dintorni
Giornale del Partito Democratico
Quadrimestrale—Anno VIII- n. 1
St.tip. IDEAGO s.a.s. di V.Suligoj
Via IV novembre, 35/a Gorizia
novembre 2016
Registrato al Tribunale di Gorizia
n. 4/08 dd. 27/09/2008—Giornale Murale
Direttore Responsabile: Oliviero Furlan
Editore:
Partito Democratico—Circolo di Turriaco
Via Aquileia, 12, Turriaco
Redazione:
Via Oberdan, 45
34070 Turriaco
tel 0481/470405
pdturriaco@libero.it
https://www.facebook.com/pdturriaco/

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  • 1. n° 1/2016 Paese e DintorniANNO 8°- n° 1 novembre 2016—Reg. Trib. Gorizia N° 4/08 dd. 27/09/2008—St.tip. IDEAGO s.a.s di V.Suligoj—vial IV Novembre 35/a Gorizia—nov.16—Direttore Responsabile Oliviero Furlan 1 2016 Turriaco
  • 2. 2 Paese e Dintorni n°1/ 2016 L’editoriale: L’inverno del nostro scontento di Roberto Cettul—segretario Circolo PD Turriaco Carissimi, stia- m o a t - traversando un momento per certi versi molto difficile, ma, secondo me, mai come in questo perio- do la nostra socetà è in fermento, ricca di idee certamente con- trastanti ma presenti e continue. Ciò premesso, va fatto il punto della situazione. In paese ci troviamo ad organizzare l'accoglienza di una dozzina di migranti: so come per molti questo sia motivo di preoccupazione soprattutto per quelle fami- glie che per forza di cose saranno a più stretto contat- to. Credo comunque che la nostra comunità saprà es- sere unita e propositiva nei confronti di persone che hanno dovuto lasciare la propria famiglia e il loro pae- se a causa di guerre e persecuzioni, lasciando affetti a casa e sogni nel cassetto ed intraprendendo una stra- da ben più incognita. Vorrei ben vedere noi, in con- dizioni simili, cosa avremmo fatto. La redazione del periodico “Paese e Dintorni” è aperta agli interventi di associazioni e singoli citta- dini che desiderassero apportare un proprio contri- buto al dibattito politico e sociale. Inviando il proprio articolo, gli autori si impegnano a mantenere toni e contenuti nei limiti sanciti dalla legge e ad assumersi la propria responsabilità sull’autenticità di quanto scritto e sulla verifica delle eventuali fonti. La redazione si riserva di pubblicare, nei tempi e negli spazi consentiti dalle esigenze del giornale, i contributi giunti in tempo utile, salvo diversa dispo- sizione del direttore responsabile. Sommario Di Sergio Staino—da l’Unità — settembre 2015 L’editoriale: l’inverno del nostro scontento di Roberto Cettul pag. 2 Non è tutta colpa della luna... di Marco Rossi pag. 4 Che fine ha fatto la questione sociale? di Marco Rossi pag. 5 Brexit: come eludere i problemi di Alessandro Maran pag. 7 Le ragioni di una riforma che tutti volevamo di Riccardo Cattarini pag. 12 richiedenti asilo a Turriaco di Enrico Bullian pag. 10 Si fa presto a dire cultura di Carla De Faveri pag. 12 Paese e Dintorni Direttore Responsabile: Oliviero Furlan Caporedattore: Roberto Cettul In redazione: Marco Bearzi, Carla De Faveri, Annama- ria Farfoglia, Lorenza Marani, Giovanni Schiavon. Numero chiuso per la stampa il 15.11.2016 Copertina di Giovanni Schiavon
  • 3. n° 1/2016 Paese e Dintorni 3 Prima di alzare muri nei confronti dei "diversi" bi- sognerà pur tentare di conoscerli. E allora il pas- so successive sarà integrarli nella nostra comuni- tà: a mio avviso, questa strada sarà certo diffi- coltosa, ma sicuramente la più proficua. Questo renderà più ricchi noi, che avremo l'opportunità di conoscere persone con cultura diversa, e sarà utile a loro che hanno più che mai bisogno della nostra accoglienza. Politicamente non siamo messi bene, si sa: ci tro- viamo ad affrontare un periodo controverso, con varie anime all'interno del partito che gettano in confusione la base stessa. Abbiamo assistito, an- che in quest’ultima tornata, a campagne elet- torali sul nostro territorio che non hanno dato l'e- sito sperato, che hanno fatto emergere di un par- tito non propriamente forte e incisivo proprio al suo interno e non in grado di recidere I rami sec- chi, quelle figure che hanno personalizzato trop- po il partito stesso, se ne sono serviti senza poi dare I frutti promessi. E veniamo al dunque: il referendum. Se ne sono dette di cotte e di crude, se ne è fatta una que- stione ancora una volta personale, si è spostata l’attenzione su aspetti non attinenti, mentre quello che va detto, secondo il mio modesto parere, è che è ora di tagliare con il passato e superare un bicameralismo perfetto che aveva forse la sua ragione d’essere in un mondo che ormai è preistoria. Parliamoci chiaro: le stesse persone che hanno generato il programma del PDS nel lontano 1994 presentato dall'allora segretario Achille Occhetto ora si schierano per il "NO". Dobbiamo allora dire che la coerenza in quelle persone deve averla mangiata il gatto! Non è una novità: del resto, sono quegli stessi che hanno approvato la rifor- ma nelle votazioni in Parlamento, quelli che in- vocano il partito “di un tempo” facendo finta di non sapere che, in quel mondo, parlare diversa- mente da quanto deliberato dalla maggioranza assembleare avrebbe sicuramente significato la- sciare il partito stesso. Ma mi stupisco anche dei cosiddetti nuovi emergenti che si sgolano a gridare che è giusto non cambiare, per far in mo- do che tutto resti com'è, dopo aver a lungo soste- nuto che le cose in Italia non vanno. Beh, io non so come la pensiate voi, cari concit- tadini, ma a voler parlare come certuni che arrin- gano le folle, io sono per togliere un bel po’ di sedie da sotto le onorevoli terga ed ora ne abbi- amo la possibilità. Perchè tocca a noi far valere un nostro diritto, per far sì che il nostro paese si rinnovi e cambi final- mente volto. Perchè non basta esprimere il pro- prio scontento. Occorre cercare una soluzione e questo potrebbe essere un primo passo. Testimonianze del lungo percorso di condivisione che ha generato questa riforma costituzionale
  • 4. 4 Paese e Dintorni n°1/ 2016 S e in questi giorni avete letto alcune delle analisi politiche che sono state pubblicate sulle elezioni negli Stati Uniti, avrete notato che, tranne qualche dettaglio, esse potrebbero essere trasferite nel nostro Paese e sarebbero al- trettanto pertinenti. Addirittura, sarebbero in buona parte perti- nenti anche se trasferite nel territorio della Sinistra Isonzo. Certo, la sconfitta elettorale del centrosinistra a Monfalcone ha molte cause specifiche che traggono origine da problemati- che di quella città e dal giudizio sull’esperienza di governo di centrosinistra a Monfalcone ne- gli ultimi anni. Essa tuttavia, ha implicazioni di ampia portata per tutti i cittadini isontini che guardano ad una politica pro- gressista ed ai valori di solida- rietà sociale e di modernizzazio- ne che caratterizza l’operato del centrosinistra di governo anche nelle amministrazioni locali. La sconfitta elettorale del cen- trosinistra a Monfalcone chiude un lungo ciclo politico che, dall’inizio degli anni Novanta, aveva consentito al centrosini- stra di governare il mandamen- to monfalconese, facendo per- no sul suo capoluogo naturale e sfruttando l’omogeneità sociale e politica. Questa omogeneità politica ha fatto sì che i comuni del mandamento potessero col- laborare fra loro per sviluppare servizi che proponevano un’i- dea di governo locale fondato su quei principi di solidarietà sociale, di tutela dei diritti indi- viduali e collettivi, di avanza- mento della società e moderni- tà che traeva linfa dalle batta- glie politiche e sociali della sini- stra democratica isontina. L’u- nione tra la tradizione post- comunista e quella della sini- stra ex democristiana aveva rafforzato quest’impostazione, nel solco dell’Ulivo che ha ca- ratterizzato la vita del centrosi- nistra fino a tempi recenti. Le sconfitte elettorali di San Pier d’Isonzo e Fogliano Redipu- glia sono ormai di lunga data e, per prime, hanno reso possibile per il centrodestra la conquista di “roccaforti” rosse: a testimo- niare che il voto amministrativo non è sempre e solo un voto di fedeltà politica agli schieramen- ti nazionali, e che la qualità del progetto politico e delle candi- dature che vengono proposte a livello locale è altrettanto im- portante. Esse hanno però testi- moniato anche che la struttura sociale e demografica dei nostri comuni è molto cambiata negli ultimi venti-trenta anni per cui parlare di “cintura rossa” attor- no a Monfalcone, è oggi poco fondato. Se molti comuni hanno un consolidato voto amministra- tivo e politico di centrosinistra è per una cultura diffusa tra i cit- tadini fondata sui principi di so- lidarietà, di tutela dei diritti indi- viduali e delle minoranze, di ac- coglienza. Ma c’è un certo effet- to di “inerzia” in tutti i luoghi dove tradizionalmente si votava sempre da una stessa parte, a sinistra come a destra: non pos- siamo dimenticare che laddove quest’orientamento si mantiene forte e radicato è per merito del buon esempio degli amministra- tori locali che, ogni giorno, man- tengono saldi e rinnovano que- gli stessi valori, sia traducendoli in pratica sia alimentandoli nel- Non è tutta colpa della luna... di Marco Rossi—Segretario Provinciale PD
  • 5. n° 1/2016 Paese e Dintorni 5 le nuove generazioni. È quello che, e ne va dato merito ai suoi componenti, fa da molti anni l’amministrazione comunale di Turriaco, sia con l’attuale sinda- co Bullian che con i precedenti sindaci come Alessandra Bru- mat. Potremmo sicuramente cullarci nell’addebitare la sconfitta elet- torale a Monfalcone in tutto e per tutto al giudizio negativo de- gli elettori monfalconesi rispetto alla giunta uscente – e derubri- care la Cisint a qualcosa di ana- logo a quello che l’elezione di Guazzaloca a sindaco di Bolo- gna fu nel 2001 per gli allora Democratici di Sinistra – oppure sostenere che tutto è dipeso dalla crisi del PD nazionale op- pure dalle politiche regionali. Tutti questi elementi hanno con- tribuito. La vera lezione, però, è che nel mandamento monfalconese dobbiamo ricostruire un proget- to politico che consenta agli am- ministratori locali di sentirsi par- te di una squadra comune, tor- nare a formare amministratori capaci di interpretare il sentire popolare ma anche di guidare i propri cittadini verso i valori di solidarietà e integrità sui quali abbiamo costruito decenni di buona amministrazione di cen- trosinistra. Il PD deve recuperare il suo spi- rito ulivista, perché il PD esiste in quanto traduzione in partito dell’Ulivo, quel progetto unitario di tutti i progressisti italiani, fon- dato sul principio di confronto, inclusione e contaminazione tra culture diverse. E sicuramente a livello regionale come Partito Democratico dobbiamo invocare con forza una più celere e effi- ciente realizzazione degli obiet- tivi del programma di governo regionale. Per fare questo serve un PD che, se a livello locale deve im- pegnarsi con assoluta dedizione e unità per questo obiettivo, a livello nazionale deve smetterla di dedicare più tempo alle lotte interne che al fare politica: un comportamento oramai assolu- tamente inaccettabile e di cui spesso pagano le conseguenze onesti amministratori e militanti. Dalla dirigenza nazionale (maggioranza o minoranza che sia) dobbiamo esigere un com- portamento responsabile. Da noi stessi – e parlo da membro del PD isontino – un rinnovato impegno, anche con il coraggio di essere indipendenti dalle po- sizioni espresse da altri livelli di governo e di conduzione politi- ca, per tutelare invece i nostri cittadini e i valori che ci distin- guono in questo territorio, con la sua orgogliosa storia di battaglie politiche e conquiste sociali. Che fine ha fatto la questione sociale? di Marco Rossi—Segretario Provinciale PD L e elezioni amministrative di giugno hanno rappre- sentato, per il Partito De- mocratico, una significativa bat- tuta d’arresto. Non tanto per i risultati in sé, che sono oggetti- vamente negativi, ma che fanno parte del gioco della democra- zia: a volte si vince, a volte si perde, e su molti di questi risul- tati hanno certamente pesato un giudizio negativo sui candi- dati in sé, una voglia di cambia- mento rispetto a scenari da tempo immutati, divisioni locali o semplicemente il fatto che vi erano candidati migliori (non dimentichiamo mai che, per quanto possiamo non condivi- derne la visione politica, anche il centrodestra talvolta presenta buoni candidati…). Ad essere degno di analisi, dopo questa tornata elettorale, è la chiave di lettura che non può fare a meno di cercare un comu- ne denominatore tra le elezioni in Spagna, quelle in Austria di poco più recenti, e il referendum sull’uscita del Regno Unito
  • 6. 6 Paese e Dintorni n°1/ 2016 dall’Unione europea. Tutti appuntamenti elettorali che hanno visto l’enorme risultato politico del voto antisistema: che talvolta si è canalizzato in realtà populiste trasversali (M5S, che tuttavia sulle materie che divido- no veramente destra e sinistra, votano come la destra), altre vol- te in formazioni populiste di sini- stra (Podemos), altre volte nell’e- strema destra (Francia, Austria), altre volte facendo fare una svol- ta a destra ai partiti di centrode- stra (come sembra stia accaden- do nella CDU della Merkel o com’è accaduto ai conservatori britannici). In tutta Europa si è quindi manifestato l’immenso disagio sociale provocato da ora- mai 8 ininterrotti anni di crisi economica (lo scoppio della bol- la finanziaria risale al 2008), ag- gravato da errate politiche eco- nomiche che, condotte indipen- dentemente dai vari paesi euro- pei, hanno tuttavia tratti comuni molto chiari (a dimostrazione che, nei fatti, un coordinamento delle politiche economiche già c’è): politica monetaria restrittiva (per mantenere bassa l’inflazio- ne, ma che ha reso più difficile l’accesso al credito per il siste- ma produttivo), austerità di bi- lancio, taglio dei sistemi di wel- fare pubblici, scarsi investimenti pubblici (provocati proprio dalle politiche di austerità). In sostan- za, nessuna vera risposta-shock alla crisi che, per dimensioni e la durata, è tra le più rilevanti. Poco importa notare che alcuni paesi, come la Germania, hanno vissuto marginalmente questa crisi: come dimostrato da nume- rose analisi, lo hanno fatto sem- plicemente perché il mercato unico e la moneta unica hanno favorito una redistribuzione del- la ricchezza all’interno dell’Unio- ne europea, dai paesi meno competitivi (Grecia, Portogallo, Spagna) a quelli più competitivi (Germania, Scandinavia). L’Italia si è in qualche barcamenata sol- tanto per la dimensione del suo comparto manifatturiero (per quanto in crisi) e perché proveni- va da una gestione finanziaria oculata: non dimentichiamo che alla fine del secondo governo Prodi, nel 2008, il ministro Tom- maso Padoa Schioppa lasciava il ministero dell’economia con uno spread ad appena 37 punti e un ampio avanzo primario nel bilan- cio pubblico. In questo contesto, la disoccupazione giovanile è cresciuta a dismisura. Ad essa si è aggiunta una crescente insicu- rezza nei lavoratori di mezza età dei settori produttivi in crisi, con notevole difficoltà a ricollocarsi e un generale impoverimento delle famiglie che ha ridotto i consumi danneggiando il piccolo commer- cio (quanti negozi chiusi nelle nostre città?). Non solo: le poche iniziative pen- sate per far fronte alla situazio- ne sono state scarsamente effi- caci: perché è chiaro che i posti di lavoro, in definitiva, si creano solo con politiche di crescita che aumentino la richiesta di lavoro: non con il ricorso a stage retri- buiti dall’Unione europea! Questa situazione, dopo 8 anni di speranze deluse, ha creato un enorme onda di riflusso. Dove si combinano sentimenti di rivalsa generazionale, delusione verso la politica e i tradizionali blocchi di centrodestra e centrosinistra, una crescente insofferenze ver- so le potenziali “minacce” al pro- prio posto di lavoro (gli immigra- ti), un sempre maggiore incattivi- mento del clima sociale (per il quale basta guardare toni e con- tenuti che si vedono su certe pa- gine facebook…). È la questione sociale, dunque, al centro della politica. Romano Prodi, partendo da que- sta situazione di fatto, così si esprimeva recentemente: «Al momento si sente la mancanza di risposte che affrontino il pro- blema delle paure e delle cause reali delle paure. […] Non abbia- mo un Keynes, un progetto per uscire in modo collettivo dalla crisi. Quando governi, devi dare operativamente il messaggio che sai affrontare i problemi, e questo non lo puoi fare senza il coinvolgimento di una forte base popolare nel cambiamento delle politiche. Devi dimostrare di ca- pire e di andare incontro ai pro- blemi». Il Partito Democratico deve porre in cima alla sua agenda politica
  • 7. n° 1/2016 Paese e Dintorni 7 il problema dell’occupazione (in specie dei giovani), della redistri- buzione del reddito, dell’equità fiscale, dell’accesso alla casa, dell’accesso alle libere profes- sioni, del diritto all’opportunità di avviare una propria impresa (per vocazione, non per necessità! E il cammino verso questi risultati sociali richiede anche un nuovo patto tra istituzioni e cittadino del quale minore burocrazia e fisco “amico” (cioè severo ma non vessatorio e astruso) sono ingredienti fondamentali. Il PD deve saper chiaramente e definitivamente allontanare da se stesso la “sbornia” di provve- dimenti inefficaci e ingiusti: non esistono altre alternative. Se non quella di rifugiarsi in un eli- tarismo utopico, o di limitarsi a gestire posizioni di potere. Che la prima di queste due alternati- ve sia altrettanto nefasta della seconda lo dimostra il caso in- glese della Brexit. G li inglesi hanno deciso, con una maggioranza modesta, di lasciare l'U- nione europea. Il loro voto, si dirà, non è poi la fine del mondo. Certo ci mostra però come, dagli oggi dagli domani, ci si possa arrivare. Lo ha spiegato Thomas Friedman sul New York Times. Uno dei principali paesi euro- pei, paladino da sempre della democrazia liberale, del plura- lismo e della libertà di merca- to, è caduto nelle grinfie di politici cinici e calcolatori che hanno visto l'opportunità di sfruttare, per il proprio torna- conto, le paure della gente sull'immigrazione. «Hanno creato una netta opzio- ne binaria su una questione in- credibilmente complessa - ha scritto Friedman - , della quale poche persone afferrano fino in fondo la portata: restare nell'U- nione europea o andarsene. In realtà, questi politici pensavano che il cane non sarebbe mai riu- scito a raggiungere l'auto e che avrebbero potuto avere il meglio del meglio: opporsi a qualcosa di impopolare senza doversi preoc- cupare delle conseguenze. Il guaio è che hanno banalizzato a tal punto il dibattito a forza di fandonie, hanno a tal punto dis- seminato paura e fuorviato la discussione, che l'opinione di quanti vogliono davvero lasciare l'Unione europea ha finito per prevalere. Per vincere, oltretutto, bastava una maggioranza sem- plice. In altre parole, il cane ha raggiunto l'auto. E, naturalmen- te, ora non ha idea di cosa farse- ne. Non c'è un piano. Si limita ad abbaiare». Non è la fine del mondo (non ancora). Ma se un altro paio di paesi della Ue tentassero lo stesso trucchetto, ci troveremmo davvero nei guai. Certo, avverte Friedman, bisognerebbe mettere in guardia gli elettori di Donald Trump (ma vale anche per quelli di Beppe Grillo): questo è quel che succede quando un paese si innamora di un imbroglione che pensa che la vita possa imitare Twitter (che ci siano, cioè, rispo- ste semplici a problemi comples- si), e quando si finisce per cre- dere che si possa davvero riordi- nare grandi sistemi complessi semplicemente tirando su un muro e che poi tutto andrà alla grande. Brexit : come eludere i problemi (senza risolverli) di Alessandro Maran—Parlamentare e Vicecapogruppo PD al Senato
  • 8. 8 Paese e Dintorni n°1/ 2016 Ma il fatto che questo punto di vista abbia vinto, sia pure con le menzogne, ci dice che la gente si sente parecchio in ansia per qualcosa. È la realtà del nostro tempo: il ritmo del cambiamento tecnologico, la glo- balizzazione, il cambiamento cli- matico hanno spiazzato il nostro sistema politico e la sua capaci- tà di costruire, nelle comunità e nei posti di lavoro, le innovazioni sociali, formative e politiche che sono necessarie a molti cittadini per stare al passo con i tempi. Abbiamo globalizzato il commer- cio e la manifattura, abbiamo introdotto i robot e i sistemi di intelligenza artificiale, ma non siamo stati capaci di progettare, altrettanto velocemente, le reti di protezione sociale, i progressi nelle scelte formative che avreb- bero consentito alle persone in- trappolate in questa transizione di procurarsi il tempo, lo spazio e gli strumenti per adattarsi con successo. Il che ha lasciato un sacco di gente spaesata. Non per caso, i dati mostrano che la globalizzazione, e non l’immigrazione, ha determina- to l'esito del referendum (specie quei distretti elettorali più esposti alla concorrenza ci- nese). Allo stesso tempo, speri- mentiamo l'influenza dell'immi- grazione da stati falliti in una scala senza precedenti. E anche questo ha lasciato in parecchia gente la sensazione di ritrovarsi (culturalmente) disancorata, di stare perdendo la propria «casa» nel senso più profondo della pa- rola. La realtà concreta dell'im- migrazione in Europa è andata oltre non solo la capacità dei paesi ospitanti di integrare la gente ma anche oltre la capacità degli immigrati di integrarsi. Ed entrambe le cose sono necessa- rie per la stabilità sociale. Inol- tre, tutti questi rapidi cambia- menti stanno avvenendo mentre (dovunque) la politica non è mai stata più in stallo e incapace di rispondere con buon senso. Ba- sterebbe questo a spiegare la necessità della riforma costi- tuzionale. In altre parole, la vera que- stione davanti a noi è l'inte- grazione non l'immigrazione. E non c'è dubbio che i paesi ca- paci di favorire meglio il plurali- smo saranno quelli in grado di prosperare meglio nel 21° seco- lo. Avranno maggiore stabilità politica e saranno capaci di at- trarre più talenti. Ma non sarà facile e bisogna lavorarci seria- mente. Tenendo bene a mente che, dopo le distruzioni della se- conda guerra mondiale, il pro- getto europeo è emerso come una forza di pace, prosperità, democrazia e libertà nel mondo. E che questo sia uno dei risultati più grandi dell'umanità, non de- ve ricordarcelo Obama. Anziché lasciare che l'Europa vada in pezzi, dovremmo usare lo shock del voto inglese per ripensarla, riformarla e ricostruirla. Anche perché «ogni giorno perdiamo una parte della nostra sovranità a favore dei paesi emergenti, eppure ancora ci chiediamo se dobbiamo rinunciare o meno alla nostra sovranità in favore dell'Unione Europea». Lo ha det- to qualche anno fa l'ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fi- scher. E siamo sempre lì.
  • 9. n° 1/2016 Paese e Dintorni 9 D ura, anzi durissima, in questo meraviglioso Pae- se, la vita del riformista, anche se questa volta abbiamo l’occasione di farlo cambiare davvero! Ogni volta che qualcuno propo- ne il cambiamento, come per incanto si risvegliano, palesati o travestiti, gli gnomi della conser- vazione. Se poi è il popolo a decidere, come avviene con il referendum, è anche peggio. Quarant’anni fa, all’epoca de referendum sul di- vorzio, giravano tristi figuri che raccontavano alle donne che, una volta passato il divorzio, che pure già allora esisteva in tutti i Paesi del mondo, il loro marito sarebbe immediatamente scap- pato con una ballerina, di solito, chissà perché, francese. Solo pochi mesi fa, abili propa- gandisti cercavano di raccontar- ci che un referendum inutile, che toccava solo una norma de tutto secondaria in tema di ricer- ca petrolifera marina, era un re- ferendum sull’ambiente intero, dove si decideva su tutto, com- preso il surriscaldamento del Pianeta. Questo strani personaggi, sem- pre uguali a loro stessi, non do- vrebbero dimenticare che l’elet- tore è soggetto intelligente e in- formato, e almeno dovrebbero raccontarla giusta. Nel referendum istituzionale la scena, sempre la stessa, si ripe- te. Una vasta compagnia di giro, che va da una sinistra estrema superata dalla storia, e senza fortune elettorali, ad una Lega Nord sempre più estremista, e ormai decisamente qualificata come partito di estrema destra, con le più varie aggiunte di per- sonaggi politici da tempo per- denti e in cerca di visibilità o di rappresentanti di categorie so- ciali che dal non cambiamento hanno tutto da guadagnare, ha creato il “Fronte del No”. Non hanno nulla in comune, se non la voglia di trovare, o ritrovare, collocazione e consenso. Molti di questi, quando la legge costi- tuzionale oggi portata al referen- dum venne votata in Parlamen- to, la approvarono. Oggi, e la proposta di legge non è cambia- ta, le fanno propaganda contro. Non dobbiamo seguire questa strada: vada come vada, non vi saranno modifiche nel Governo e la legislatura finirà, come pre- visto nel 2018. Aggiungo, e non ho certo alcun timore in questo (ma credetemi, neanche nel re- sto) di criticare decisamente il vertice del nostro Partito, che è stato un errore, come Matteo Renzi e la segreteria nazionale hanno di sicuro fatto inizialmen- te, dare a questo referendum una colorazione politica. Andiamo nel merito, andia- mo a votare informati: tutto il resto è solo propaganda. Proviamoci, cercando di liberarci dagli argomenti, alcuni vere e proprie bugie, che abbiamo sen- tito in queste ultime settimane. La prima: la Costituzione non si tocca. Falso: la nostra Costi- tuzione, ormai ultrasettan- tenne, è stata modificata, se ho contato bene, 29 vol- te. Alcune volte in meglio (sono molto orgoglioso della modifica dell’art. 111, che ha introdotto precise garanzie per gli accusati nel processo penale, all’epoca partecipai con vivacità al dibatti- to e agli incontri) altre in peggio, ma l’argomento è decisamente pretestuoso: le leggi, tutte le leg- gi, trovano la loro collocazione in un epoca storica e in un deter- minato assetto sociale, quando questi cambiano anche le leggi vanno cambiate, è già successo e risuccederà. La seconda: si aumentano i po- teri del Presidente del Consiglio. Non so come dirlo, ma è decisa- mente falso: nessuna delle norme sottoposte a referen- dum tocca i poteri del Presi- dente del Consiglio e quelli dei Ministri. Siamo, e vogliamo rimanere, una Repubblica parla- mentare, e non c'è nulla nella legge costituzionale che vada in senso contrario. Le ragioni di una riforma che tutti volevamo di Riccardo Cattarini—Presidente Assemblea PD provinciale
  • 10. 10 Paese e Dintorni n°1/ 2016 di Enrico Bullian —Sindaco di Turriaco Per chi volesse testare le proprie conoscenze in merito http://www.termometropolitico.it/1233483_riforma- costituzionale-quiz.html Il problema centrale è il Senato. Allora diciamola tutta: il bica- meralismo perfetto, cioè quel sistema per cui la fidu- cia al Governo e le leggi de- vono essere, oggi, approva- te dalle due Camere in iden- tico testo, non esiste in nes- sun Paese democratico al mondo. Era giustificato in un Paese distrutto dal Fascismo e dalla guerra, oggi non ha davve- ro senso. Sbagliamo noi o sbagliano tutti gli altri? Seguendo in fondo ab- bastanza il modello tedesco il nuovo Senato, che del vecchio conserva solo il nome, viene composto da rappresentanti del territorio, ridotti a 100, in mag- gioranza Sindaci e Consiglieri Regionali, e comprenderà tutte quella pletora di organismi, dalla Conferenza Stato Regioni ad al- tre simili, che oggi disperdono i processi decisionali. Gli slogan dei sostenitori del no dicono che non si tratta di perso- ne scelte dal popolo, ma questo non è vero. E’ una forma di elezione indiretta, e ne co- nosciamo altre. Se fosse vero quello che dicono, sarebbe anti- democratica anche l’elezione del Presidente della Repubblica. Si potrebbe andare avanti anco- ra, ma riempirei tutto questo simpatico giornalino. Si potrebbe dire che la riforma facilita, intro- ducendo un quorum proporzio- nale agli elettori delle ultime po- litiche, non quello degli aventi diritto al voto, facilita, non li- mita, il ricorso al referen- dum popolare: in pratica signi- fica che un referendum sarà vali- do se voteranno non la metà più uno degli elettori, ma solo la metà degli elettori che votarono alle ulti- me politiche, cioè circa la metà. Non dirò, infine, che vorrei ri- spondere con un po’ d’orgoglio ai mie amici stranieri, che mi chiedono: “ma stavolta, cambia- te qualcosa o sarete ancora gli stessi, quelli che non fanno mai un passo avanti?” Chiedo, allora, solo una cosa: che si vada a votare e che lo si faccia informati. Attorno a questo referendum si è creata una tempesta politica. Peccato. Leggiamo le norme, partecipiamo agli incontri che stiamo organizzando un po’ dap- pertutto sul territorio, invitando sempre anche un sostenitore del no, e poi decidiamo. Sono con- vinto che, se seguiremo questo metodo, non c’è davvero partita, e finalmente si cambia! #bastaunsì 12 richiedenti asilo a Turriaco N on voglio pensare che l'accoglienza di 12 richie- denti asilo politico possa incrinare o mettere in difficoltà un paese dinamico, vitale, solida- le e propositivo come Turriaco. Il dovere di accogliere chi non è libero nel proprio Paese è sancito dalla Costituzione (che molti in questa fase sembrano voler “difendere”) e il principio dell'ac- coglienza è regolamentato da accordi internazionali sottoscritti dall'Italia. D'altra parte, finché si sviluppano guerre e persistono le esasperate diseguaglianze eco- nomiche su scala globale, i flussi migratori saranno inarrestabili. Su questa prossima accoglienza, l'Amministrazione comunale di Turriaco – assieme alla propria comunità – si assumerà la pro- pria parte di responsabilità, come previsto dalla cosiddetta “accoglienza diffusa”, che mira a rendere più praticabile un'effetti- va integrazione sociale, riducen- do i problemi che elevate concen-
  • 11. n° 1/2016 Paese e Dintorni 11 trazioni di richiedenti asilo in attesa del riconoscimento dello status di rifugiati possono far nascere. Si dovrà perciò guarda- re alle esperienze positive di co- munità quali Staranzano, San Canzian, Cormons o Romans, dove l'accoglienza a gruppi ri- stretti di migranti ha consentito l'instaurarsi di processi di inte- grazione. Nei mesi passati sono state or- ganizzate diverse iniziative lega- te alla conoscenza della questio- ne, sia da forze di maggioranza (PD e LiberaMente a Turriaco), sia dall'Amministrazione stessa, in particolare con la serie di eventi all'interno della rassegna “Note di costituzione 2016” in- centrate proprio sul tema dell'accoglienza. I 12 richiedenti asilo dovrebbero arrivare a Turriaco a cavallo fra il 2015 e il 2016 e troveranno alloggio nei due appartamenti dell'ex palazzina dei carabinieri. La scelta dei due appartamenti, la cui risistemazione è quasi completata con un finanziamen- to ad hoc del Ministero dell'In- terno/Prefettura di Gorizia di 43.000€ che non pesa sulle casse comunali, è stata in qual- che modo dettata dal fatto che erano gli unici due alloggi pub- blici sfitti, ma utilizzabili in quan- to proprietà del Demanio. Que- sto può venir anche letto come un segnale positivo per quanto riguarda la gestione del patrimo- nio immobiliare comunale, dal momento che tutti gli edifici dell’ente locale hanno già una loro destinazione definita e ven- gono utilizzati direttamente o indirettamente dall’Amministra- zione. Il dialogo con gli altri inquilini della palazzina coinvolta è stato costante e sono stati infatti or- ganizzati, assieme all'assessore Paola Spanghero, due incontri per fornire tutte le in- formazioni che giunge- vano all'Amministra- zione dalla Prefettura in una situazione in divenire che necessa- riamente deve tener conto, nel determinare chi verrà ospitato, del- la consistenza e della composizione dei flus- si migratori (anche se risulta ininfluente la nazionalità ospitata, mentre è rilevante la condizione “di parten- za”). A questo è segui- to un incontro alla Prefettura di Gorizia, alla presenza di Pre- fetto e VicePrefetto. Si è cercato inoltre di suddivide- re il più possibile le proprietà indivise, creando degli apparta- menti autonomi dal punto di vi- sta dei contatori/utenze e sepa- rando il giardino e le entrate, per venire incontro alle richieste dei condomini e per favorire in futuro l'autonoma fruibilità dell'immobile. E' chiaro che ci potranno essere delle difficoltà, come in ogni fa- se di cambiamenti e innovazio- ni. La convivenza, di qualsiasi natura essa sia, implica neces- sariamente un adattamento re- ciproco per salvaguardare le li- bertà personali in modo che non entrino in conflitto con quelle altrui. Sarà dovere dell'ammini- strazione mettere in atto tutte le attività utili al controllo, ma, so- prattutto, all'integrazione dei richiedenti asilo nella comunità di Turriaco. Come Amministrazione comuna- le possiamo stabilire alcuni cri- teri: lo Stato italiano tutela i ri- chiedenti asilo e, per quanto ci riguarda, la riconoscenza verso chi li ospita comporterà il loro impegno a svolgere opere di “pubblica utilità”, non appena gli avremo fornito gli strumenti base per comunicare e lavorare in sicurezza. Si potranno così impiegare nelle piccole manu- tenzioni del patrimonio comuna- le, nella cura del verde pubblico, nella pulizia delle strade, nella riqualificazione della palazzina dove sono ospitati e via dicen- do. Sarà opportuna una forma- zione che riguardi anche l'edu- cazione civica, dove emerga un'impostazione chiara: la cono- scenza della nostra Costituzione repubblicana; il rispetto delle leggi e dei codici; la condivisione della laicità delle istituzioni e della società nella quale vengo- no ospitati. L'approccio laico consente di far convivere le per- sone che hanno diverse fedi reli- giose o che non ne hanno affat- to. Da qui può emerge un nuovo spirito favorevole alla solidarie- tà, come portato storico delle culture socialiste e cristiane che tanta parte hanno avuto nella costruzione dell'Europa, che dobbiamo ricordarlo, pur tra mil- le difetti e contraddizioni, conti- nua a rimanere il continente do- ve è più sicuro vivere. Dati sulla popolazione a Turriaco al 01.01.15 Numero abitanti 2.861 Totale stranieri - di cui: 166 5,80% Macedoni 40 1,40% Rumeni 27 0,94% Kosovari 21 0,73% Bosniaci 15 0,52%
  • 12. 12 Paese e Dintorni n°1/ 2016 Si fa presto a dir cultura... di Carla De Faveri—Assessore alla Cutura e Politiche Giovanili Comune di Turriaco C redo che in un comune del- le dimensioni di Turriaco si debba pensare alla cultura nel modo più esteso del termine, che ci riporta all’atto di “coltivare” quello che in fondo compone il sapere generale dell’uomo. Quindi le azioni che si intraprendono hanno come filo conduttore quello di favorire, in- centivare, integrare l’educazione del cittadino in quanto partecipe di una comunità che è varia, com- plessa e in continuo mutamento. Proprio sviluppando questa idea di comunità il nostro pae- se ha assunto un proprio ruolo all’interno del territorio pur li- mitato della provincia di Gori- zia e la sua vivacità è al tempo stesso il risultato e lo stimolo per le iniziative che via via pro- poniamo e sviluppiamo anche assieme alle associazioni. L’attività più in vista è sicuramente quella che mira a portare gli abitanti ed i nostri visitatori in piazza: se Note di Costituzione, nella sua edizione 2016 ha cercato di affrontare i due temi conduttori - quello della profuganza e quello della libertà di stampa - attraverso spettacoli, mostre e incontri di approfondi- mento con ospiti di tutto rispetto, come il dott. Sergio Zilli dell’Uni- versità di Trieste e il dott. Alberto Vanin dell’Università di Udine, per giungere al giornalista Massimo Bordin e al direttore di radio radi- cale Alessio Falconio, molto più popolare è la rassegna estiva Ci- nema sotto le stelle che da que- st’anno ha aumentato, passando a da 3 a 4, gli appuntamenti in cartellone. Proprio perchè riteniamo irrinun- ciabile questa offerta culturale abbiamo provveduto a rendere più decoroso e stabile anche l’al- lestimento della piazza con la predisposizione fissa per i pali che reggono il maxischermo. Per creare la giusta atmosfera in at- tesa dei film di animazione sono stati previsti anche due appunta- menti di letture animate con Francesca Pozzi e Francesca Feri- go dell’Associazione Tra Le Ri- ghe: “Disegnami una pecora” ispirato al Piccolo Principe e, a grande richiesta, la replica di “Oh com’è bella Panama”, racconto itinerante e avventuroso per in- trodurre Snoopy and Friends. Nel frattempo, abbiamo prosegui- to con le mostre nell’atrio del Municipio che da quest’anno è anche fornito di musica abbinata ai temi delle esposizioni: con ca- denza mensile si sono succeduti gli acquarelli Fotoricordi di Dani- lo Ceccone, le foto di Maurizio Costanzo con Luce Dentro, le tele al femminile di Paolo Pizzin con Grace Under Pressure, le in- credibili fotografie di flora e fauna ne Colori – visti da vicino di Ales- sandra Tribuson e Lucio Ulian. Per Note di Costituzione abbiamo avuto la mostra di approfondi- mento con gli originali della Cro- naca locale da l’Unità degli anni ‘60, e subito dopo le tavole foto- grafiche Legami. Storia di un cor- dino di Luisa Rodà, che ha dona- to all’Amministrazione di Turriaco una sua opera con la quale ha partecipato ad un concorso na- zionale per la lotta alla violenza sulle donne. Siamo approdati alla stagione estiva con 2 appunta- menti con autori ancora una volta triestini: Alvise Vendramin con la sua personale Pupoli, colora- tissime fantasie realizza- te con e su materiali di recupero, di cui un esempio, donato dall’au- tore, è esposto nella Sa- la Giovani della Bibliote- ca Comunale; singola-Da sinistra: Massimo Bordin, Enrico Bullian, Alessandro Maran, Alessio Falconio Luisa Rodà consegna al Sindaco Bullian una tavola fotografica per lo spazio d’ascolto sociale
  • 13. n° 1/2016 Paese e Dintorni 13 rissima la mostra di Gastone Bianchi, giovane e poliedrico au- tore triestino che a Turriaco ha portato la prima volta una esposi- zione di acrilici su tela a tema musicale, ritratti a tinte forte di autori di canzoni, accompagnati dai testi e dalle musiche, colonna sonora di un’esposizione godibi- lissima da tutti i sensi. L’ultima mostra dell’estate è stata dedica- ta invece al territorio, con le foto- grafie dall’elicottero di Lucio But- tignon e Graziella Sgubin. Altre 2 mostre ci hanno accompagnato verso l’inverno: la collettiva Emo- zioni e Colori di autori triestini e giuliani curata da Gabriella Mach- nè e l’attuale singolarissima esposizione di mosaici in pietra di Nives Vocchi Abitare il Carso. È un impegno costante quello che ci siamo assunti per dare spazio a tante espressività, tene- re desta l’attenzione, abituare il nostro spirito ad apprezzare la diversità e la varietà. Ma cultura significa anche avere un occhio privilegiato verso le nuove generazioni: con questo spirito abbiamo orga- nizzato e continuiamo ad offrire attività di lettura per varie età, dai piccolissimi, ai più grandicelli, passando per le presentazioni di libri, come quella che ha visto il debut- to al Live Drawing della giovanissima Margherita Cragno- lin, passando per la Terza giornata Re- gionale per il Fo- mento della Lettura con le iniziative Libri in barattolo e unli- brolungoungiorno che ha coinvolto anche scuole e bar, puntando anche sulla costi- tuzione di un Club di Lettori che avrà nuovo impulso con il prossi- mo anno. Nel frattempo ai bar del centro sono stati donati libri da prendere a prestito, leggere sul posto, portar via, grazie all’ini- ziativa Libri al bar: lo speciale scaffale si riconosce dai reggilibri impreziositi dal disegno della no- stra dipendente Flavia Piapan. E sempre con questo spirito abbiamo adibi- to la Sala Gio- vani della Bi- blioteca ad at- tività di studio assistito per ragazzi delle scuole secon- darie di secon- do grado: un’attività nata spontaneamente, dalla necessità di alcuni studenti e dalla disponi- bilità dei loro insegnanti in previ- sione dell’esame di Stato e che è proseguita nelle mattinate di ca- nicola estiva con dei gruppi auto- costituiti di ragazzi che si sono ritrovati a studiare assieme per aree tematiche, con la supervi- sione e l’assistenza del persona- le della biblioteca e di volontari, con il primario scopo di giungere preparati agli esami di fine ago- sto. Un’iniziativa, questa, che vuole essenzialmente responsa- bilizzare gli studenti nel percorso di recupero, offrendo loro gli spa- zi ed i mezzi per uno studio auto- nomo. Ed ancora con questo spirito ab- biamo avviato e finalmente con- cretizzato il progetto di uno Spa- zio Giovani in area sportiva: in questi giorni abbiamo raddoppia- to l’appuntamento quindi i ragaz- zi si incontrano il giovedì e il sa- bato nel tardo pomeriggio presso la sala della palazzina servizi, che loro stessi ancora tra prima- vera ed estate avevano tinteggia- to, ripulito, arredato e decorato, realizzando nello stile dei Writers un murale con il nome da loro scelto per la sala: Turryoung; uno spazio attrezzato, aperto a tutti, con la supervisione di un educa- tore, grazie al contributo della Provincia di Gorizia e della Fon- dazione Carigo. E ci saranno an- che aperture straordinarie per l’organizzazione di eventi vari: perché Turriaco non è solo il paese in cui fioriscono e rifiori- scono tradizioni, ma anche do- ve si costruisce e si lavora per e con i giovani. Prima apertura dello spazio giovani Turryoung Margherita Cragnolin al lavoro durante la lettu- ra del Manuale di Cherubini di Paolo Sceusa I volontari del SCN alle prese con le letture al bar per la Terza Giornata Regionale del Fomento della Lettura
  • 14. 14 Paese e Dintorni n°1/ 2016 Ed è sempre pensando ai gio- vani che interveniamo sulle due scuole del nostro Comune per migliorarle dal punto di vi- sta dell’efficientamento ener- getico, della sicurezza e della fruibilità, ma anche dell’esteti- ca, come si è visto sin all’aper- tura del nuovo anno scolastico, in occasione della Festa dell’Accoglienza che quest’an- no è “partita” dalla scuola pri- maria con la donazione simbo- lica alla comunità del lavoro di Alvise Vendramin, che ha gene- rosamente abbellito con la pro- pria opera artistica una faccia- ta dell’edificio scolastico. Ma anche il resto dell’edificio è stato resto singolare dal lavoro particolare di tinteggiatura svolto dai nostri operai e dai lavoratori socialmente utili. Nel frattempo l’estate è stata ancora una volta l’occasione per proporre i centri estivi, ge- stiti da associazioni locali ma, con il patrocinio dell’Ammini- strazione Comunale, perché siamo convinti che i bambini traggano giovamento dal stare assieme ai propri pari, e che possano divertirsi in modo in- telligente lavorando assieme per un progetto comune, per quanto a breve scadenza que- sto possa essere. E con le associazioni abbiamo sempre molto in cantiere: dopo l’appuntamento di Nei Suoni dei Luoghi, il 29 luglio, diversi sono stati gli eventi sotto le stelle proposti dalle nostre as- sociazioni culturali, fino ad arri- vare all’attesa Festa in Piazza, coordinata dalla Pro Loco, che ha concluso l’estate e ci ha tra- ghettato verso nuovi traguardi, tra cui l’organizzazione dell’8 dicembre e l’accensione dell’albero di Natale in piazza il prossimo 4 dicembre. Merita infine ricordare che quello che stiamo facendo co- me giunta comunale, non solo con gli addetti alla cultura e ai servizi sociali, ma anche attra- verso il nostro Ufficio Tecnico - dalla predisposizione di piste ciclabili e di percorsi ciclo- pedonali alla riqualificazione dei giardini pubblici e di aree verdi, dai lavori di ri-asfaltatura stradale alla realizzazione di marciapiedi - non è semplice- mente buona amministrazione: tutto questo ha come princi- pale obiettivo quello di crea- re spazi aperti, confortevoli ed attrezzati, per offrire oc- casione di incontro, confron- to e condivisione a tutti colo- ro che intendono concreta- mente “vivere” il proprio paese. E non è cultura que- sta? La parete della scuola primaria decorata coi “pupoli” di Alvise Vendramin
  • 15. n° 1/2016 Paese e Dintorni 15 Turriaco, Sala Consiliare Lunedì 28 novembre 2016 Ore 18.00 LA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE ne parliamo con Laura Fasiolo Senatrice PD e con interventi del prof. Ivan Bratina e dell’avv. Riccardo Cattarini LUNEDì 28 NOVEMBRE 2016 ORE 18.00 SALA CONSILIARE TURRIACO
  • 16. 16 Paese e Dintorni n°1/ 2016 Paese e Dintorni Giornale del Partito Democratico Quadrimestrale—Anno VIII- n. 1 St.tip. IDEAGO s.a.s. di V.Suligoj Via IV novembre, 35/a Gorizia novembre 2016 Registrato al Tribunale di Gorizia n. 4/08 dd. 27/09/2008—Giornale Murale Direttore Responsabile: Oliviero Furlan Editore: Partito Democratico—Circolo di Turriaco Via Aquileia, 12, Turriaco Redazione: Via Oberdan, 45 34070 Turriaco tel 0481/470405 pdturriaco@libero.it https://www.facebook.com/pdturriaco/