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     del patrimonio Archeologico in Siti Sommersi




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                  SIMPASS
           STORIA DEI MATERIALI

            Prof.ssa Philomène Gattuso
LEGNO - MEDIOEVO
Il legno è un materiale molto usato nel Medioevo: viene impiegato, oltre che per le opere di
carpenteria vere e proprie, nella realizzazione di utensili di vario tipo, per le palizzate di difesa,
per le imbarcazioni, per ogni sorta di macchina ingegneristica, per i mulini e come
combustibile.
L'ampio impiego che ne viene fatto spiega come mai nell'XI e XII secolo, quando ancora le
foreste ricoprono enormi spazi in tutta l'Europa occidentale, sia già ritenuto difficile trovare
alberi di grande diametro.
Nel periodo medievale la lavorazione del legno impiega numerose figure professionali:
taglialegna, segatori, carpentieri, fino agli architetti , e poichè i monumenti venivano costruiti
essenzialmente in legno, il carpentiere
(carpentarius) e il falegname (lignarius o
tignarius), insieme al muratore (caementarius)
e allo scalpellino (latomus o caesor lapidum),
svolgevano, sul cantiere, i ruoli più importanti.
La carpenteria, arte della lavorazione e
dell'assemblaggio degli elementi lignei
occorrenti alla costruzione, era molto
importante.
Come i cavapietre, anche i falegnami trovavano facilmente lavoro nelle loro città di residenza ed
erano raramente costretti all'itineranza dal mestiere che esercitavano.
I maestri carpentieri dovevano saper effettuare tutte le operazioni concernenti la lavorazione e
l'utilizzo del legno come materiale da costruzione per la realizzazione di tetti, solai, pareti, porte,
finestre, scale, impalcature, centine, ecc.
Nel cuore della pianura padana, nei secoli centrali dell'Altomedioevo si afferma un'edilizia
esclusivamente in legno, come testimoniano gli scavi archeologici condotti a Ferrara, Piadena,
Poviglio, Manerbio e Fidenza.

Tutti questi luoghi, tranne Fidenza, sono centri di nuova fondazione, quindi privi di stratificazioni
precedenti da cui recuperare materiali e lontani da cave o fiumi (dove recuperare ciottoli),
mentre sono vicini a boschi ricchi di querce e di altre piante adatte alle costruzioni.

Anche nelle zone montane e pedemontane troviamo edifici interamente in legno, ma la tecnica
edilizia più diffusa, soprattutto in ambito urbano, è quella mista, in cui legno e altri materiali di
origine vegetale si integrano con tratti di murature antiche di recupero, dando luogo ad un tipo
di edilizia di sussistenza, dovuta alle condizioni di decadenza economica del tempo.

Anche l'edilizia in pietra dei centri urbani dell'XI, XIII secolo mostra tracce ben visibili di un
consistente impiego del legno: gli alloggi delle travi orizzontali, le mensole per l'appoggio della
carpenteria, le porte per accedere all'esterno poste ad altezze inconsuete, rivelano l'antica
presenza di scale, ballatoi, sporti, terrazze e tettoie in legno, che ampliano verso l'esterno la
superficie abitativa della casa medievale.
Il legno di castagno e di quercia era molto ricercato, soprattutto per la costruzione delle capriate
che richiedevano alberi di grandi dimensioni.

I larici e gli olmi, più difficilmente soggetti a putrescenza, venivano usati per la copertura dei
tetti, sotto forma di piccole tessere rettangolari, o per la realizzazione di pali per le fondazioni
dei ponti, destinati a restare a lungo immersi nell'acqua.

Le difficoltà maggiori si incontravano soprattutto nel reperimento degli alberi ad alto fusto, a
causa dell'eccessivo sfruttamento delle foreste praticato per tutto l'arco medievale.
In effetti, gli alberi tagliati troppo frequentemente, non riuscivano a raggiungere una fase
matura di crescita. La penuria era causata anche dalla necessaria diversificazione degli impieghi:
a parte le opere di carpenteria vera e propria, il legno veniva utilizzato per l'artigianato, per la
realizzazione di utensili di vario tipo, per la costruzione di palizzate di difesa, imbarcazioni,
macchine "ingegneristiche" e mulini, senza dimenticare il largo uso che se ne faceva come
combustibile.

Il vescovo Sugerio, in occasione della consacrazione della chiesa benedettina di Saint-Denis a
Parigi, decise di recarsi, personalmente, nonostante il parere contrario dei tagliaboschi e dei
contadini, nella regione di Auxerre, a 165 km da Parigi, alla ricerca di alberi di diametro e
lunghezza sufficienti per la realizzazione delle capriate. Mentre escogitava soluzioni pratiche per
abbreviare il tempo della sosta e della durata dei lavori, quasi miracolosamente, trovò ciò che
cercava a soli 30-40 km da Parigi, nell'attuale foresta di Chevreuse.
Le protezione delle foreste

Nei pressi delle rinate città medievali, pochissimi erano i boschi, peraltro conservati e protetti
gelosamente dal re e dai feudatari che li possedevano. Al popolo era consentito, per usi
domestici, il rifornimento nelle foreste reali, ma aumentava sempre più la distanza tra le città e
le fonti di approvvigionamento di materiale ligneo da costruzione.

La foresta rappresentava una solida fonte di reddito ed era solitamente amministrata dal potere
centrale; nessuna concessione era accordata senza la previa autorizzazione, pena il pagamento
di forti multe, se non addirittura la prigione o l'esilio.
Gli edifici religiosi (chiese, cattedrali e monasteri) ricevevano in dono, all'atto della fondazione, il
legno necessario per la costruzione oppure godevano di diritti d'uso sulle foreste signorili.
Anche per l'Italia meridionale, le fonti storiche dell'epoca segnalano foreste oggi purtroppo
scomparse. In Calabria, specialmente nella Sila, esistevano ampie distese di pino, mentre in
Sicilia la foresta più ricca si trovava nella zona dell'Etna.

L'utilizzo massiccio del legno comportò, tuttavia, alcune restrizioni di ordine giuridico.
Tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, i testi e le misure per proteggere la foresta si
moltiplicarono.
Problemi di approvvigionamento e trasporto
Il problema dell'approvvigionamento del legno rappresentò, dunque, una delle cause principali
dell'evoluzione dei rapporti sociali tra signori, clero e contadini.
Nella letteratura coeva, sono spesso menzionate le foreste dove era possibile reperire il miglior
legno per realizzare, ad esempio, la copertura degli edifici monastici.
Nel medioevo, le difficoltà di trasporto del materiale da costruzione erano acuite dalla scarsa
viabilità, dal cattivo stato delle poche e malsicure vie di comunicazione.
I costruttori medievali (architetti, ingegneri e carpentieri) sentirono la necessità di inventare
un sistema che permettesse loro di realizzare le opere di carpenteria, anche più sofisticate e
complesse, con legni di lunghezza limitata e di facile rifornimento.
Un architetto, Villard de Honnecourt, vissuto nella prima metà del XIII secolo, per primo
testimoniò, nei suoi taccuini, il comune desiderio dei costruttori gotici di utilizzare legname di
piccolo taglio.
Le numerose testimonianze riportate dalle cronache, circa la penuria e le difficoltà di reperire
legname di grande dimensione, aiutano a comprendere meglio le scelte tecniche,
apparentemente poco logiche, adottate in questo periodo.
Il legno veniva tagliato durante l'inverno, quando la linfa era meno densa e le fibre più
compatte. A volte i tronchi si lasciavano all'aria aperta per qualche mese in modo che si
imbevessero d'acqua piovana, rendendo così la linfa più fluida.
Venivano conservati per molti mesi in luoghi asciutti per facilitare l'evaporazione dell'acqua ed
erano poi pronti per l'impiego nella costruzione di capriate, pilastri, colonne, ponti.
Per il legname destinato invece alle impalcature e alle centine non era necessario alcun
Il legno costituiva la materia prima indispensabile non solo per le costruzioni edili e navali, ma
anche per il riscaldamento e la fabbricazione di utensili di varia destinazione.
Oltre alle porte, anche le finestre e alcune suppellettili in legno, come i tavoli, le panche, le sedie
e gli armadi, venivano generalmente costruite dai falegnami con l'ausilio di vari tavolati
assemblati insieme con varie commessure e caviglie che seguivano lo sviluppo tecnologico delle
più complesse capriate.

Nella fase preliminare si selezionavano gli alberi del bosco per poi squadrare i tronchi con
l'ascia. In seguito, si classificavano i vari tronchi per specie e, in base alle dimensioni, si
ottenevano pali, travi, tavole, ecc.

Le specie più diffuse nel Medioevo sembrano essere querce, faggi, olmi, larici e castagni;
nell'Europa settentrionale e centrale sono numerosi anche pini e abeti.

In Italia, nell'Appennino emiliano, sono presenti il castagno, la quercia e il faggio.


Per quanto riguarda le tecniche di lavorazione del legno, sappiamo che i tronchi venivano
dapprima tagliati con seghe, semplici o a telaio con due manici: in quest'ultimo caso, i due
operai che vi lavoravano percepivano un solo salario.

Il legno veniva poi smussato e rifinito con asce, in modo da eliminare i segmenti di sezione
circolare (sciàveri) e trasformare il materiale in sezioni pressappoco quadrate, agevolandone
l'assemblaggio.
Strutture provvisionali e collegamenti
È noto che appena una costruzione raggiungeva l'altezza di un uomo le maestranze medievali si
servivano di strutture provvisorie in legno per permettere ai muratori di accedere ai diversi livelli
dell'edificio, per costruire, consolidare o restaurare.

L'uso dell'impalcato è attestato, non solo per l'epoca antica ma anche per l'età medievale,
dall'iconografia dei cantieri di costruzione, che rappresenta un documento prezioso per la
comprensione e lo studio dei diversi sistemi adottati.
Le       strutture     lignee,       elevate
parallelamente all'edificio in costruzione,
permettevano agli operai di muoversi,
lavorare e deporre i materiali, utilizzando
piattaforme composte da elementi
verticali, trasversali e obliqui. I vari
elementi erano legati insieme da corde,
costituite da una resina estratta dal tiglio,
oppure da rami flessibili di salice o di
quercia.
La costruzione delle volte (di
qualsiasi tipologia esse fossero)
richiedeva      la      precedente
realizzazione di strutture lignee di
supporto, dette centine delle
quali si occupava il mastro
bancalaro, autore di tutte le
opere in legno del cantiere, fisse
o provvisorie.

Terminata la posa dei mattoni e
della calce, la volta poteva auto-
sostenersi. Le centine venivano
quindi rimosse ed eventualmente
riutilizzate.
In epoca medievale, comunque, le centine non venivano quasi mai appoggiate a terra, ma
direttamente sui pilastri di sostegno o sulle cornici in pietra che sporgevano in parte dalla
muratura,
Stavkirke

Una stavkirker è una chiesa medioevale costruita interamente in legno strutturale.

La struttura dei muri è costituita da assi verticali. Le assi portanti (stafr) hanno dato il nome alla
tecnica di costruzione.
Chiese di tipo simile sono le chiese con muri di palizzate.

Tutte le stavkirke esistenti, eccetto una, si trovano in Norvegia, ma chiese simili erano comuni in
tutta l'Europa nord orientale.
Scavi archeologici hanno mostrato che le stavkirke, oggi rappresentate al meglio dalla Stavkirke
di Borgund, discendono dalle palizzate e dalle successive chiese di pali interrati.
Costruzioni di palizzate simili sono conosciute come quelle dell'era vichinga.
I ceppi venivano tagliati in due parti, piantati nel terreno e coperti con un tetto. Questo era un
tipo di costruzione semplice, ma molto resistente
Resti di simili costruzioni vengono trovati in gran parte dell'Europa. Uno scavo archeologico
presso Lund ha scoperto diversi buchi nel terreno appartenenti a chiese di questo tipo.
Nelle costruzioni successive i muri erano supportati da piattaforme, lasciando soltanto i pali
angolari piantati direttamente nel terreno.
Questo tipo di chiese si vedono comunemente nei siti archeologici poiché lasciano segni
distintivi nei punti in cui i pali sono stati piantati. A volte i loro resti sono ben conservati, il che
da ottime possibilità di datazione degli edifici. Sotto la chiesa di Urnes sono stati trovati i resti di
due chiese simili, con tombe cristiane sotto la più vecchia.
La fase successiva risultò dall'osservazione che i pali interrati sono suscettibili all'umidità, che li
fa marcire nel tempo. Per evitarlo venivano messi sopra a grosse pietre, aumentandone
significativamente la durata. Si crede che la Stavkirke di Røldal sia di questo tipo.

Nelle chiese successive i pali venivano posizionati su piattaforme sollevate, che posavano su
fondazioni in pietra. Questo è il tipo di stavkirke nella sua natura più matura.

Oggi si usa raggruppare queste chiese in due categorie; la prima senza pali "liberi" (non
direttamente collegati alle mura) a cui ci si riferisce spesso come Tipo A, l'altra con un tetto
sollevato e pali liberi all'interno, chiamata usualmente Tipo B.

Molte stavkirke avevano o hanno ancora gallerie esterne lungo l'intero perimetro, lievemente
connesse alle mura di assi. Probabilmente servivano a proteggere la chiesa dal clima rigido e per
le processioni.

Ogni pezzo viene bloccato in posizione dagli altri, rendendo la costruzione molto rigida. Inoltre
tutti i punti altrimenti suscettibili alle dure condizioni meteorologiche vengono coperti.
La Norvegia è uno dei pochi paesi del Nord Europa in cui le chiese in legno risalenti al medioevo
sono ancora intatte.

Nel medioevo, mentre in Europa venivano costruite immense cattedrali in pietra, in Norvegia
venne sviluppata una tecnica simile per costruirle in legno.

La costruzione di navi e abitazioni nell'era vichinga aveva sviluppato la tecnica e la tradizione
nell'unire l'arte alla lavorazione del legno: il risultato di questa unione furono le chiese in legno.

Le chiese in legno sono una preziosa parte dell'eredità architettonica norvegese, considerate un
tesoro nazionale e mondiale.
Le stavkirke sono chiese realizzate interamente in legno con pali infissi verticalmente nel
terreno.
Il termine "staver" da cui deriva stavkirke sta a indicare il palo montante su cui poggia la
struttura portante dell'edificio.

Il legno che compone le chiese (generalmente pino e abete, tipici delle estese foreste della
Scandinavia) non si limita alla struttura portante e alle pareti dell'edificio ma costituisce l'unico
materiale con cui sono realizzati tutti i componenti della chiesa, perfino i chiodi.

Gli    unici    componenti       non      di    legno     sono      i    cardini     delle    porte.

I tronchi venivano tagliati in modo da poter essere affiancati perfettamente e uniti medianti
incastri speciali, venivano realizzati piloni, pareti perimetrali, assi di copertura per il tetto e
mensole.

L'abilità della costruzione di queste meravigliose strutture era affidata a maestri artigiani che
utilizzavano una tecnica molto simile ai maestri d'ascia che costruivano le navi vichinghe.

Queste chiese sorsero nel periodo medioevale, con la diffusione del cristianesimo.

Là dove si costruivano chiese in pietra (per la disponibilità del materiale), qui in Norvegia si
costruivano    le    chiese    in     legno,    materia      prima    facilmente      reperibile.
Ne sorgevano circa 750, alcune andate distrutte dai frequenti incendi della Norvegia, gran parte
conservate per l'ottima fattura con cui venivano costruite e grazie all'accorgimento di isolarle da
terra per salvaguardarle dall'umidità.

L'interno di queste chiese è decorato con intagli nel legno (molto simili a quelli delle navi
vichinghe) e decorazioni pittoriche, che rappresentano la massima espressione artistica
medioevale conservata fino ad oggi in Norvegia.

La solidità di queste stavkirker è stata messa ulteriormente alla prova durante la più violenta
tempesta che si abbatté sulla Norvegia, nel 1991, che scoperchiò case e mosse automobili,
nessuna delle stavkirker venne danneggiata.

La Norvegia al giorno d'oggi ne conserva ancora una trentina in ottime condizioni.
Una chiesa davvero particolare è quella di Borgund, una delle poche interamente in legno
(chiamate Stavkirke) arrivate ai giorni nostri.

La chiesa risale al 1180, ed è forse la meglio preservata del suo genere: questo tipo di
costruzioni, con la struttura portante interamente in legno, era infatti tanto comune nel
medioevo quanto “fragile”, tant’è che ne sono rimasti in piedi pochi esempi, la maggior parte
dei quali in Norvegia.
Chiesa di Urnes
La chiesa di Urnes è una chiesa in legno
strutturale del XII secolo situata a Lusterfjord,
nella Norvegia centrale.
È      la      più     antica      delle      circa
trenta stavkirke attualmente esistenti in Norvegia
e rappresentò un modello per l'architettura
scandinava in legno.

La chiesa venne costruita attorno al 1130 o poco
dopo, e si trova tuttora nella sua originale
posizione.

Nel 1979 divenne patrimonio
dell'umanità dell'UNESCO.

La     chiesa      venne     costruita  con
una navata rettangolare ed uno stretto coro.
Navata e coro sono rialzati.
I suoi costruttori conoscevano le tecniche architettoniche in voga in quei tempi, e le trasferirono
dalla pietra al legno.
Che la chiesa sia una sorta di collegamento tra l'epoca vichinga e l'architettura cristiana lo
testimoniano una serie di incisioni sul portone della facciata nord che raffigurano la lotta tra il
bene e il male sotto forma di animali che combattono contro i serpenti: scene che possono
essere interpretate nel simbolismo cristiano come il Cristo (il leone) in lotta con il diavolo (il
serpente) ma anche collegate alla mitologia norrena in cui il serpente ed il drago intrecciati
rappresenterebbero la fine del mondo.

I suoi interni sono arricchiti da preziose decorazioni con motivi faunistici come colombe e alci,
ed anche animali di fantasia come centauri e dragoni.

Queste decorazioni prendono il nome di Stile di Urnes.
Stavkirke di Gol
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Legno - 5

  • 1. INVESTIAMO NEL VOSTRO FUTURO Sistemi e Materiali innovativi per la conservazione del patrimonio Archeologico in Siti Sommersi LEGNO 5 SIMPASS STORIA DEI MATERIALI Prof.ssa Philomène Gattuso
  • 2. LEGNO - MEDIOEVO Il legno è un materiale molto usato nel Medioevo: viene impiegato, oltre che per le opere di carpenteria vere e proprie, nella realizzazione di utensili di vario tipo, per le palizzate di difesa, per le imbarcazioni, per ogni sorta di macchina ingegneristica, per i mulini e come combustibile. L'ampio impiego che ne viene fatto spiega come mai nell'XI e XII secolo, quando ancora le foreste ricoprono enormi spazi in tutta l'Europa occidentale, sia già ritenuto difficile trovare alberi di grande diametro. Nel periodo medievale la lavorazione del legno impiega numerose figure professionali: taglialegna, segatori, carpentieri, fino agli architetti , e poichè i monumenti venivano costruiti essenzialmente in legno, il carpentiere (carpentarius) e il falegname (lignarius o tignarius), insieme al muratore (caementarius) e allo scalpellino (latomus o caesor lapidum), svolgevano, sul cantiere, i ruoli più importanti. La carpenteria, arte della lavorazione e dell'assemblaggio degli elementi lignei occorrenti alla costruzione, era molto importante. Come i cavapietre, anche i falegnami trovavano facilmente lavoro nelle loro città di residenza ed erano raramente costretti all'itineranza dal mestiere che esercitavano. I maestri carpentieri dovevano saper effettuare tutte le operazioni concernenti la lavorazione e l'utilizzo del legno come materiale da costruzione per la realizzazione di tetti, solai, pareti, porte, finestre, scale, impalcature, centine, ecc.
  • 3. Nel cuore della pianura padana, nei secoli centrali dell'Altomedioevo si afferma un'edilizia esclusivamente in legno, come testimoniano gli scavi archeologici condotti a Ferrara, Piadena, Poviglio, Manerbio e Fidenza. Tutti questi luoghi, tranne Fidenza, sono centri di nuova fondazione, quindi privi di stratificazioni precedenti da cui recuperare materiali e lontani da cave o fiumi (dove recuperare ciottoli), mentre sono vicini a boschi ricchi di querce e di altre piante adatte alle costruzioni. Anche nelle zone montane e pedemontane troviamo edifici interamente in legno, ma la tecnica edilizia più diffusa, soprattutto in ambito urbano, è quella mista, in cui legno e altri materiali di origine vegetale si integrano con tratti di murature antiche di recupero, dando luogo ad un tipo di edilizia di sussistenza, dovuta alle condizioni di decadenza economica del tempo. Anche l'edilizia in pietra dei centri urbani dell'XI, XIII secolo mostra tracce ben visibili di un consistente impiego del legno: gli alloggi delle travi orizzontali, le mensole per l'appoggio della carpenteria, le porte per accedere all'esterno poste ad altezze inconsuete, rivelano l'antica presenza di scale, ballatoi, sporti, terrazze e tettoie in legno, che ampliano verso l'esterno la superficie abitativa della casa medievale.
  • 4. Il legno di castagno e di quercia era molto ricercato, soprattutto per la costruzione delle capriate che richiedevano alberi di grandi dimensioni. I larici e gli olmi, più difficilmente soggetti a putrescenza, venivano usati per la copertura dei tetti, sotto forma di piccole tessere rettangolari, o per la realizzazione di pali per le fondazioni dei ponti, destinati a restare a lungo immersi nell'acqua. Le difficoltà maggiori si incontravano soprattutto nel reperimento degli alberi ad alto fusto, a causa dell'eccessivo sfruttamento delle foreste praticato per tutto l'arco medievale. In effetti, gli alberi tagliati troppo frequentemente, non riuscivano a raggiungere una fase matura di crescita. La penuria era causata anche dalla necessaria diversificazione degli impieghi: a parte le opere di carpenteria vera e propria, il legno veniva utilizzato per l'artigianato, per la realizzazione di utensili di vario tipo, per la costruzione di palizzate di difesa, imbarcazioni, macchine "ingegneristiche" e mulini, senza dimenticare il largo uso che se ne faceva come combustibile. Il vescovo Sugerio, in occasione della consacrazione della chiesa benedettina di Saint-Denis a Parigi, decise di recarsi, personalmente, nonostante il parere contrario dei tagliaboschi e dei contadini, nella regione di Auxerre, a 165 km da Parigi, alla ricerca di alberi di diametro e lunghezza sufficienti per la realizzazione delle capriate. Mentre escogitava soluzioni pratiche per abbreviare il tempo della sosta e della durata dei lavori, quasi miracolosamente, trovò ciò che cercava a soli 30-40 km da Parigi, nell'attuale foresta di Chevreuse.
  • 5. Le protezione delle foreste Nei pressi delle rinate città medievali, pochissimi erano i boschi, peraltro conservati e protetti gelosamente dal re e dai feudatari che li possedevano. Al popolo era consentito, per usi domestici, il rifornimento nelle foreste reali, ma aumentava sempre più la distanza tra le città e le fonti di approvvigionamento di materiale ligneo da costruzione. La foresta rappresentava una solida fonte di reddito ed era solitamente amministrata dal potere centrale; nessuna concessione era accordata senza la previa autorizzazione, pena il pagamento di forti multe, se non addirittura la prigione o l'esilio. Gli edifici religiosi (chiese, cattedrali e monasteri) ricevevano in dono, all'atto della fondazione, il legno necessario per la costruzione oppure godevano di diritti d'uso sulle foreste signorili. Anche per l'Italia meridionale, le fonti storiche dell'epoca segnalano foreste oggi purtroppo scomparse. In Calabria, specialmente nella Sila, esistevano ampie distese di pino, mentre in Sicilia la foresta più ricca si trovava nella zona dell'Etna. L'utilizzo massiccio del legno comportò, tuttavia, alcune restrizioni di ordine giuridico. Tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, i testi e le misure per proteggere la foresta si moltiplicarono.
  • 6. Problemi di approvvigionamento e trasporto Il problema dell'approvvigionamento del legno rappresentò, dunque, una delle cause principali dell'evoluzione dei rapporti sociali tra signori, clero e contadini. Nella letteratura coeva, sono spesso menzionate le foreste dove era possibile reperire il miglior legno per realizzare, ad esempio, la copertura degli edifici monastici. Nel medioevo, le difficoltà di trasporto del materiale da costruzione erano acuite dalla scarsa viabilità, dal cattivo stato delle poche e malsicure vie di comunicazione. I costruttori medievali (architetti, ingegneri e carpentieri) sentirono la necessità di inventare un sistema che permettesse loro di realizzare le opere di carpenteria, anche più sofisticate e complesse, con legni di lunghezza limitata e di facile rifornimento. Un architetto, Villard de Honnecourt, vissuto nella prima metà del XIII secolo, per primo testimoniò, nei suoi taccuini, il comune desiderio dei costruttori gotici di utilizzare legname di piccolo taglio. Le numerose testimonianze riportate dalle cronache, circa la penuria e le difficoltà di reperire legname di grande dimensione, aiutano a comprendere meglio le scelte tecniche, apparentemente poco logiche, adottate in questo periodo. Il legno veniva tagliato durante l'inverno, quando la linfa era meno densa e le fibre più compatte. A volte i tronchi si lasciavano all'aria aperta per qualche mese in modo che si imbevessero d'acqua piovana, rendendo così la linfa più fluida. Venivano conservati per molti mesi in luoghi asciutti per facilitare l'evaporazione dell'acqua ed erano poi pronti per l'impiego nella costruzione di capriate, pilastri, colonne, ponti. Per il legname destinato invece alle impalcature e alle centine non era necessario alcun
  • 7. Il legno costituiva la materia prima indispensabile non solo per le costruzioni edili e navali, ma anche per il riscaldamento e la fabbricazione di utensili di varia destinazione. Oltre alle porte, anche le finestre e alcune suppellettili in legno, come i tavoli, le panche, le sedie e gli armadi, venivano generalmente costruite dai falegnami con l'ausilio di vari tavolati assemblati insieme con varie commessure e caviglie che seguivano lo sviluppo tecnologico delle più complesse capriate. Nella fase preliminare si selezionavano gli alberi del bosco per poi squadrare i tronchi con l'ascia. In seguito, si classificavano i vari tronchi per specie e, in base alle dimensioni, si ottenevano pali, travi, tavole, ecc. Le specie più diffuse nel Medioevo sembrano essere querce, faggi, olmi, larici e castagni; nell'Europa settentrionale e centrale sono numerosi anche pini e abeti. In Italia, nell'Appennino emiliano, sono presenti il castagno, la quercia e il faggio. Per quanto riguarda le tecniche di lavorazione del legno, sappiamo che i tronchi venivano dapprima tagliati con seghe, semplici o a telaio con due manici: in quest'ultimo caso, i due operai che vi lavoravano percepivano un solo salario. Il legno veniva poi smussato e rifinito con asce, in modo da eliminare i segmenti di sezione circolare (sciàveri) e trasformare il materiale in sezioni pressappoco quadrate, agevolandone l'assemblaggio.
  • 8. Strutture provvisionali e collegamenti È noto che appena una costruzione raggiungeva l'altezza di un uomo le maestranze medievali si servivano di strutture provvisorie in legno per permettere ai muratori di accedere ai diversi livelli dell'edificio, per costruire, consolidare o restaurare. L'uso dell'impalcato è attestato, non solo per l'epoca antica ma anche per l'età medievale, dall'iconografia dei cantieri di costruzione, che rappresenta un documento prezioso per la comprensione e lo studio dei diversi sistemi adottati. Le strutture lignee, elevate parallelamente all'edificio in costruzione, permettevano agli operai di muoversi, lavorare e deporre i materiali, utilizzando piattaforme composte da elementi verticali, trasversali e obliqui. I vari elementi erano legati insieme da corde, costituite da una resina estratta dal tiglio, oppure da rami flessibili di salice o di quercia.
  • 9. La costruzione delle volte (di qualsiasi tipologia esse fossero) richiedeva la precedente realizzazione di strutture lignee di supporto, dette centine delle quali si occupava il mastro bancalaro, autore di tutte le opere in legno del cantiere, fisse o provvisorie. Terminata la posa dei mattoni e della calce, la volta poteva auto- sostenersi. Le centine venivano quindi rimosse ed eventualmente riutilizzate.
  • 10. In epoca medievale, comunque, le centine non venivano quasi mai appoggiate a terra, ma direttamente sui pilastri di sostegno o sulle cornici in pietra che sporgevano in parte dalla muratura,
  • 11. Stavkirke Una stavkirker è una chiesa medioevale costruita interamente in legno strutturale. La struttura dei muri è costituita da assi verticali. Le assi portanti (stafr) hanno dato il nome alla tecnica di costruzione. Chiese di tipo simile sono le chiese con muri di palizzate. Tutte le stavkirke esistenti, eccetto una, si trovano in Norvegia, ma chiese simili erano comuni in tutta l'Europa nord orientale. Scavi archeologici hanno mostrato che le stavkirke, oggi rappresentate al meglio dalla Stavkirke di Borgund, discendono dalle palizzate e dalle successive chiese di pali interrati. Costruzioni di palizzate simili sono conosciute come quelle dell'era vichinga. I ceppi venivano tagliati in due parti, piantati nel terreno e coperti con un tetto. Questo era un tipo di costruzione semplice, ma molto resistente Resti di simili costruzioni vengono trovati in gran parte dell'Europa. Uno scavo archeologico presso Lund ha scoperto diversi buchi nel terreno appartenenti a chiese di questo tipo. Nelle costruzioni successive i muri erano supportati da piattaforme, lasciando soltanto i pali angolari piantati direttamente nel terreno. Questo tipo di chiese si vedono comunemente nei siti archeologici poiché lasciano segni distintivi nei punti in cui i pali sono stati piantati. A volte i loro resti sono ben conservati, il che da ottime possibilità di datazione degli edifici. Sotto la chiesa di Urnes sono stati trovati i resti di due chiese simili, con tombe cristiane sotto la più vecchia.
  • 12. La fase successiva risultò dall'osservazione che i pali interrati sono suscettibili all'umidità, che li fa marcire nel tempo. Per evitarlo venivano messi sopra a grosse pietre, aumentandone significativamente la durata. Si crede che la Stavkirke di Røldal sia di questo tipo. Nelle chiese successive i pali venivano posizionati su piattaforme sollevate, che posavano su fondazioni in pietra. Questo è il tipo di stavkirke nella sua natura più matura. Oggi si usa raggruppare queste chiese in due categorie; la prima senza pali "liberi" (non direttamente collegati alle mura) a cui ci si riferisce spesso come Tipo A, l'altra con un tetto sollevato e pali liberi all'interno, chiamata usualmente Tipo B. Molte stavkirke avevano o hanno ancora gallerie esterne lungo l'intero perimetro, lievemente connesse alle mura di assi. Probabilmente servivano a proteggere la chiesa dal clima rigido e per le processioni. Ogni pezzo viene bloccato in posizione dagli altri, rendendo la costruzione molto rigida. Inoltre tutti i punti altrimenti suscettibili alle dure condizioni meteorologiche vengono coperti.
  • 13. La Norvegia è uno dei pochi paesi del Nord Europa in cui le chiese in legno risalenti al medioevo sono ancora intatte. Nel medioevo, mentre in Europa venivano costruite immense cattedrali in pietra, in Norvegia venne sviluppata una tecnica simile per costruirle in legno. La costruzione di navi e abitazioni nell'era vichinga aveva sviluppato la tecnica e la tradizione nell'unire l'arte alla lavorazione del legno: il risultato di questa unione furono le chiese in legno. Le chiese in legno sono una preziosa parte dell'eredità architettonica norvegese, considerate un tesoro nazionale e mondiale.
  • 14. Le stavkirke sono chiese realizzate interamente in legno con pali infissi verticalmente nel terreno. Il termine "staver" da cui deriva stavkirke sta a indicare il palo montante su cui poggia la struttura portante dell'edificio. Il legno che compone le chiese (generalmente pino e abete, tipici delle estese foreste della Scandinavia) non si limita alla struttura portante e alle pareti dell'edificio ma costituisce l'unico materiale con cui sono realizzati tutti i componenti della chiesa, perfino i chiodi. Gli unici componenti non di legno sono i cardini delle porte. I tronchi venivano tagliati in modo da poter essere affiancati perfettamente e uniti medianti incastri speciali, venivano realizzati piloni, pareti perimetrali, assi di copertura per il tetto e mensole. L'abilità della costruzione di queste meravigliose strutture era affidata a maestri artigiani che utilizzavano una tecnica molto simile ai maestri d'ascia che costruivano le navi vichinghe. Queste chiese sorsero nel periodo medioevale, con la diffusione del cristianesimo. Là dove si costruivano chiese in pietra (per la disponibilità del materiale), qui in Norvegia si costruivano le chiese in legno, materia prima facilmente reperibile.
  • 15. Ne sorgevano circa 750, alcune andate distrutte dai frequenti incendi della Norvegia, gran parte conservate per l'ottima fattura con cui venivano costruite e grazie all'accorgimento di isolarle da terra per salvaguardarle dall'umidità. L'interno di queste chiese è decorato con intagli nel legno (molto simili a quelli delle navi vichinghe) e decorazioni pittoriche, che rappresentano la massima espressione artistica medioevale conservata fino ad oggi in Norvegia. La solidità di queste stavkirker è stata messa ulteriormente alla prova durante la più violenta tempesta che si abbatté sulla Norvegia, nel 1991, che scoperchiò case e mosse automobili, nessuna delle stavkirker venne danneggiata. La Norvegia al giorno d'oggi ne conserva ancora una trentina in ottime condizioni.
  • 16. Una chiesa davvero particolare è quella di Borgund, una delle poche interamente in legno (chiamate Stavkirke) arrivate ai giorni nostri. La chiesa risale al 1180, ed è forse la meglio preservata del suo genere: questo tipo di costruzioni, con la struttura portante interamente in legno, era infatti tanto comune nel medioevo quanto “fragile”, tant’è che ne sono rimasti in piedi pochi esempi, la maggior parte dei quali in Norvegia.
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  • 26. Chiesa di Urnes La chiesa di Urnes è una chiesa in legno strutturale del XII secolo situata a Lusterfjord, nella Norvegia centrale. È la più antica delle circa trenta stavkirke attualmente esistenti in Norvegia e rappresentò un modello per l'architettura scandinava in legno. La chiesa venne costruita attorno al 1130 o poco dopo, e si trova tuttora nella sua originale posizione. Nel 1979 divenne patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. La chiesa venne costruita con una navata rettangolare ed uno stretto coro. Navata e coro sono rialzati.
  • 27. I suoi costruttori conoscevano le tecniche architettoniche in voga in quei tempi, e le trasferirono dalla pietra al legno. Che la chiesa sia una sorta di collegamento tra l'epoca vichinga e l'architettura cristiana lo testimoniano una serie di incisioni sul portone della facciata nord che raffigurano la lotta tra il bene e il male sotto forma di animali che combattono contro i serpenti: scene che possono essere interpretate nel simbolismo cristiano come il Cristo (il leone) in lotta con il diavolo (il serpente) ma anche collegate alla mitologia norrena in cui il serpente ed il drago intrecciati rappresenterebbero la fine del mondo. I suoi interni sono arricchiti da preziose decorazioni con motivi faunistici come colombe e alci, ed anche animali di fantasia come centauri e dragoni. Queste decorazioni prendono il nome di Stile di Urnes.
  • 28.