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Tudor O. Bompa, Carlo A. Buzzichelli
Periodizzazione
Teoria e metodologia dell’allenamento
III
INDICE
Prefazione									VII
Aggiornamenti alla sesta edizione americana						 VIII
Ringraziamenti									IX
PARTE 1
Teoria dell’allenamento							1
Capitolo 1 - Le basi dell’allenamento 						3
Scopo dell’allenamento								3
Obiettivi dell’allenamento								4
Classificazione delle abilità							6
Sistema d’allenamento								6
Adattamenti									9
Ciclo della supercompensazione e adattamento					14
Fonti di energia									22
Riepilogo dei concetti principali 							31
Capitolo 2 - Principi dell’allenamento						33
Sviluppo multilaterale contro specializzazione					33
Individualizzazione								41
Sviluppo del modello d’allenamento						45
Progressione del carico								47
Sequenza del carico di allenamento						55
Riepilogo dei concetti principali 							56
Capitolo 3 - Componenti del processo d’allenamento				57
Allenamento fisico								58
Esercizi per l’allenamento fisico							61
Allenamento tecnico								63
Allenamento tattico								66
Allenamento teorico								78
Riepilogo dei concetti principali 							79
Capitolo 4 - Variabili dell’allenamento						81
Volume										81
Intensità									84
Relazione tra Volume e Intensità							90
Frequenza									95
Complessità									97
Indice di domanda complessiva							98
Riepilogo dei concetti principali 							98
IV
INDICE
PARTE 2
Periodizzazione e pianificazione						99
Capitolo 5 - Periodizzazione delle abilità biomotorie 				101
Breve storia della periodizzazione							102
Terminologia della periodizzazione							103
Applicare la periodizzazione allo sviluppo delle abilità biomotorie			 111
Integrazione delle abilità biomotorie: simultanea vs sequenziale			 115
Periodizzazione della forza							117
Periodizzazione della potenza, dell’agilità e della rapidità 				120
Periodizzazione della velocità							121
Periodizzazione della resistenza							124
Periodizzazione integrata								127
Riepilogo dei concetti principali							127
Capitolo 6 - Pianificazione della sessione di allenamento 				129
Importanza della pianificazione							130
Requisiti della pianificazione							131
Tipi di piani di allenamento							134
Sessione di allenamento							xx	135
Ciclo giornaliero di allenamento							149
Modellare il piano delle sessioni di allenamento				xx	151
Riepilogo dei concetti principali							153
Capitolo 7 - Pianificare i cicli di allenamento					155
Il microciclo									155
Il macrociclo									182
Riepilogo dei concetti principali							186
Capitolo 8 - Periodizzazione del piano annuale 					189
Il piano annuale e le sue caratteristiche 						189
Classificazione dei piani annuali 							202
Grafico del piano annuale 							xx	210
Criteri per la compilazione di un piano annuale				xx 	 218
Riepilogo dei concetti principali							232
Capitolo 9 - Raggiungimento del picco di forma					233
Condizioni di allenamento per il picco 					xx	233
Il picco di forma 								xx	235
Definire il taper 								xx	236
Fase competitiva nel piano annuale						x	244
Identificazione del picco	 							251
Mantenimento del picco	 							253
Riepilogo dei concetti principali							254
V
INDICE 	
PARTE 3
Metodi d’allenamento								255
Capitolo 10 - Sviluppo di forza e potenza 					257
La relazione tra le principali abilità biomotorie 					 257
La forza 									260
Metodi di allenamento della forza 							 267
Manipolazione delle variabili di allenamento 						 267
Implementazione di un programma di allenamento per la forza 			 	 283
Periodizzazione della forza 							 288
Riepilogo dei concetti principali							 292
Capitolo 11 - Allenamento di resistenza 						293
Classificazione della resistenza 							 293
Fattori che influenzano le prestazioni di resistenza aerobica 			 	 296
Fattori che influenzano le prestazioni di resistenza anaerobica 			 	 304
Metodi per lo sviluppo della resistenza 						 306
Metodi per lo sviluppo della resistenza ad alta intensità 			 	 315
Periodizzazione della resistenza 							 326
Riepilogo dei concetti principali 							 332
Capitolo 12 - Allenamento di velocità e agilità 					 333
Allenamento della velocità 							 333
Allenamento dell’agilità 								 344
Progettazione del programma di allenamento					 346
Periodizzazione dell’allenamento della velocità e dell’agilità 			 	 352
Riepilogo dei concetti principali							 356
Glossario 									 357
Bibliografia 								 	 363
Gli Autori 									395
3
LE BASI DELL’ALLENAMENTO
CAPITOLO 1
La scienza dello sport e la preparazione
degli atleti sono in continua evoluzione, sulla
spinta della sempre maggiore comprensione
degli adattamenti del corpo ai diversi stressor
fisici e psicologici.
Si continua a esplorare gli effetti fisiologici
e prestazionali delle diverse metodiche d’alle-
namento, modalità di recupero, contromisure
nutrizionali e dei fattori biochimici, al fine di
migliorare la capacità di prestazione dell’atle-
ta moderno.
I risultati hanno consentito agli scienziati
dello sport e agli allenatori di andare oltre i
concetti basici dell’allenamento. Un concetto
centrale nella teoria dell’allenamento è la pos-
sibilità di stabilire un sistema strutturato che
incorpori esercitazioni disegnate su specifi-
che caratteristiche fisiologiche, psicologiche
e prestazionali sia dello sport, sia dell’atleta.
Ne consegue che diventa possibile modu-
lare il processo adattativo e ottenere risultati
specifici. Questo processo di modulazione e
direzione è facilitato dalla conoscenza delle
funzioni bioenergetiche (come il corpo utilizza
energia) necessarie per soddisfare le richieste
fisiche di varie esercitazioni.
L’allenatore che comprenda la bioenergeti-
ca dell’attività fisica e dello sport, così come
l’impatto della tempistica nella presentazio-
ne degli stimoli allenanti adeguati nella linea
temporale degli adattamenti fisici, avrà una
maggiore possibilità di sviluppare piani d’alle-
namento efficaci.
SCOPO
DELL’ALLENAMENTO
Gli atleti si preparano a raggiungere un
obiettivo specifico attraverso un allenamento
strutturato e focalizzato con l’intento di incre-
mentare la loro abilità e capacità di lavoro, per
ottimizzare la prestazione.
Il lavoro allenante viene distribuito su un
lungo lasso di tempo ed è influenzato da mol-
te variabili fisiologiche, psicologiche e socio-
logiche. In questo tempo, l’allenamento viene
progressivamente incrementato, anche su
base individuale, dove possibile, al fine di mo-
dellare le funzioni fisiologiche e psicologiche
umane per soddisfare compiti difficili.
Nella tradizione dei Giochi Olimpici, gli at-
leti dovevano cercare di combinare la perfe-
zione fisica con il miglioramento spirituale e
la purezza morale. Perfezione fisica significa
sviluppo multilaterale, armonioso. L’atleta ac-
quisisce varie e fini abilità, coltiva qualità psi-
cologiche positive, ricerca uno stato di buona
salute e impara ad affrontare stimoli altamen-
te stressanti, sia in allenamento, sia in gara,
L’eccellenza fisica dovrebbe evolvere at-
traverso un programma organizzato e ben
pianificato, basato sull’esperienza pratica e
sull’applicazione di metodi supportati scienti-
ficamente.
Fondamentale per gli impegni dei princi-
pianti, come dei professionisti, è un obietti-
vo raggiungibile, pianificato tenendo conto
delle abilità individuali, dei tratti psicologici e
dell’ambiente sociale.
33
Dalla nascita dell’allenamento sportivo
più di 3.000 anni fa (vedi L’Eneide, scritta dal
poeta romano Virgilio nel secondo decennio
a.C.), atleti e allenatori hanno stabilito e segui-
to principi, che si sono evoluti nel corso degli
anni come risultato della ricerca nelle scien-
ze biologiche, pedagogiche e psicologiche e
sono alla base della teoria e della metodolo-
gia dell’allenamento, il cui obiettivo principale,
è l’aumento delle abilità sportive dell’atleta e,
in definitiva, del suo livello prestazionale.
Tali principi sono parti di un comples-
so più ampio e non dovrebbero essere visti
come unità isolate, anche se spesso vengono
esaminati separatamente per comprendere
meglio i concetti di base. Un loro uso corretto
si tradurrà in programmi migliori e atleti ben
allenati.
SVILUPPO MULTILATERALE
CONTRO SPECIALIZZAZIONE
Lo sviluppo generale degli atleti implica
un equilibrio tra sviluppo multilaterale e alle-
namento specializzato. In generale, all’inizio
ci si dovrebbe concentrare sullo sviluppo
multilaterale, che mira allo sviluppo fisico ge-
nerale degli atleti. Man mano che questo pro-
gredisce, la porzione di lavoro specializzato,
che si concentra principalmente sulle abilità
sport-specifiche, aumenta costantemente.
Per ottenere uno sviluppo efficace, l’allenato-
re deve comprendere l’importanza di ciascu-
na di queste due fasi e di come il focus del
lavoro cambi lungo il percorso.
Sviluppo multilaterale
Il supporto per il concetto di sviluppo mul-
tilaterale si trova in molte aree dell’educazio-
ne e delle imprese umane. Nello sport lo svi-
luppo multilaterale, o sviluppo fisico generale,
è una necessità (9, 25, 83).
L’uso di un piano di sviluppo multilaterale
è estremamente importante durante le pri-
me fasi dello sviluppo di un atleta, i suoi anni
formativi (83). in quanto pone le basi per le
fasi successive, quando la specializzazione
diventa un punto focale maggiore del piano
di allenamento. Se attuata correttamente, la
fase di allenamento multilaterale consentirà
all’atleta di sviluppare le basi fisiologiche e
psicologiche necessarie per massimizzare le
prestazioni più avanti nella sua carriera (83).
La tentazione di iniziare un allenamento
specializzato troppo presto può essere molto
grande, specialmente quando il giovane atle-
ta dimostra un rapido sviluppo in un’attività
sportiva. In tali casi è fondamentale che l’i-
struttore, l’allenatore o il genitore resistano a
questa tentazione; è stato ben documentato
che è necessaria un’ampia base multilaterale
di sviluppo fisico per il successivo allenamen-
to più specializzato (9, 25, 83).
Riassumendo, una corretta ed efficace se-
quenza di lavoro prevede la costruzione di una
solida base di allenamento multilaterale, all’ini-
zio dello sviluppo dell’atleta, che gli consentirà
di raggiungere livelli molto più elevati di prepa-
razione fisica e padronanza tecnica e, in ultima
analisi, livelli più elevati di prestazione.
PRINCIPI DELL’ALLENAMENTO
CAPITOLO 2
57
Tutti i programmi atletici dovrebbero af-
frontare gli aspetti fisici, tecnici, tattici, psico-
logici e teorici dell’allenamento; fattori essen-
ziali per qualsiasi programma di allenamento.
Tuttavia, l’enfasi posta su ciascuno di essi
varia in base al periodo dell’anno, all’età di
allenamento dell’atleta, alla sua età biologica
e allo sport praticato. Sebbene i fattori di alle-
namento siano altamente interdipendenti, la
modalità di sviluppo di ognuno di essi è spe-
cifica e diversa dalle altre.
La preparazione fisica è il fondamento su
cui tutti gli altri fattori legati all’allenamento
sono sviluppati (figura 3.1): più forte è il fon-
damento fisico, maggiore è il potenziale per
lo sviluppo degli attributi tecnici, tattici e psi-
cologici. Gli allenatori, in particolare quelli de-
gli sport di squadra, spesso trascurano la for-
te relazione tra allenamento fisico e tecnico.
Se la base fisica non è sviluppata adegua-
tamente, si possono avere alti livelli di fatica e
l’atleta non sarà in grado di sviluppare gli altri
fattori, fatto che si verifica spesso se la fase
preparatoria è troppo breve e non sono stati
sviluppati gli adattamenti fisiologici appro-
priati. In questo caso la capacità di sviluppa-
re efficacemente le abilità tattiche, tecniche e
psicologiche è compromessa, il che aumenta
il rischio di cattive prestazioni durante la fase
competitiva.
Si può considerare l’allenamento fisico
il fondamento per lo sviluppo della tecnica,
mentre la tecnica è fondamentale per la capa-
cità di sviluppare e utilizzare le abilità tattiche
nello sport. Inoltre, migliorando la capacità fi-
sica, migliorano anche le capacità tecniche e
tattiche, il che aumenterà la fiducia in sé stes-
si e altri fattori psicologici.
COMPONENTI DEL PROCESSO
D’ALLENAMENTO
CAPITOLO 3
E6954/Bompa/F03.01/578267/mh-R1
Allenamento
mentale
e psicologico
Allenamento tattico
Allenamento tecnico
Allenamento fisico FIGURA 3.1 Piramide dei fattori di allenamento
81
L’efficacia di un programma di allena-
mento fisico deriva dalla manipolazione del-
le variabili chiave rappresentate da volume
(durata, distanza, ripetizioni, o tonnellaggio),
intensità (carico, velocità, o potenza) e fre-
quenza (densità).
Queste variabili dovrebbero essere mani-
polate in base ai requisiti fisiologici e psicolo-
gici dell’obiettivo d’allenamento o di gara. Per-
tanto, nella progettazione del programma, va
prima deciso quale variabile enfatizzare per
raggiungere l’obiettivo di prestazione.
La manipolazione di queste variabili sta-
bilirà adattamenti distinti indotti dall’allena-
mento, che possono influenzare significativa-
mente le prestazioni dell’atleta.
Il programma dovrebbe enfatizzare le va-
riabili in rapporto alle esigenze dell’atleta.
L’allenatore deve monitorare continuamen-
te le risposte dell’atleta al programma di alle-
namento per determinare se le variabili richie-
dono ulteriori aggiustamenti.
VOLUME
Il Volume, a volte definito impropriamen-
te come durata, è una componente primaria
dell’allenamento, in quanto prerequisito per
un alto risultato tecnico, tattico e fisico.È defi-
nito dalle seguenti variabili:
• Il tempo o la durata dell’allenamento.
• La distanza percorsa o il tonnellaggio
nell’allenamento per la forza (tonnellaggio
= serie x ripetizioni x carico in Kg).
• Il numero di ripetizioni di un esercizio o di
un elemento tecnico che un atleta esegue
in un dato momento.
La definizione più semplice di volume è
la quantità totale di attività svolta in allena-
mento; può anche essere considerato come
la somma del lavoro svolto durante una ses-
sione o una fase di allenamento.
Va quantificato e monitorato con costan-
za, dato il suo impatto sugli adattamenti e
sulla capacità dell’atleta di recuperare dall’al-
lenamento.
La metodica di valutazione dipende dalla
disciplina o dall’attività: negli sport di resi-
stenza (ad esempio, corsa, ciclismo, canoa,
sci di fondo e canottaggio), l’unità appropria-
ta per determinarne il valore è la distanza
percorsa (22, 55); nel sollevamento pesi o
nell’allenamento per la forza, il tonnellaggio
(8, 47, 60, 64, 67, 74), espresso in tonnellate
o in chilogrammi è l’unità appropriata. In al-
ternativa un’unità molto pratica per la sua de-
terminazione è il numero totale di ripetizioni
per ciascuna zona di intensità; questo meto-
do può essere utilizzato anche per calcolare
il volume in attività quali pliometria (46), lanci
nel baseball (47) e atletica leggera (45).
VARIABILI DELL’ALLENAMENTO
CAPITOLO 4
101
La periodizzazione del piano annuale e la
periodizzazione delle abilità biomotorie sono
lo strumento che guida il processo d’allena-
mento in un anno. Sono le componenti essen-
ziali della periodizzazione perché aiutano l’al-
lenatore a dividere l’anno in fasi distinte con
obiettivi molto specifici.
Questi due strumenti metodologici sono
necessari per massimizzare gli adattamenti
fisiologici, fondamento intrinseco necessario
per migliorare le prestazioni.
È altrettanto importante riconoscere che
anche i piani d’allenamento tecnico, tattico,
psicologico e nutrizionale si basano sul con-
cetto di periodizzazione e dovrebbero essere
integrati nel piano annuale, al fine di apporta-
re adattamenti e prestazioni ai massimi livelli
possibili. In altre parole, le stesse fasi definite
nel piano annuale vengono utilizzate anche
per la periodizzazione di tutte le attività utiliz-
zate nell’allenamento di un atleta.
La periodizzazione rappresenta la base
per la compilazione del piano annuale di qual-
siasi atleta. Il termine periodizzazione deriva
dalla parola periodo.
Si tratta di un metodo, evolutosi nel corso
dei secoli dagli studi degli scienziati sportivi,
mediante il quale il processo d’allenamento è
suddiviso in segmenti più piccoli e facili da
gestire, che in genere vengono definiti come
fasi.
Matveyev (25) ha preso in prestito il termi-
ne di periodizzazione da altri campi d’attività
umana, in particolare dalla storia: per esem-
pio la storia umana è divisa in fasi specifiche
(non blocchi) o periodi, come l’età della pietra,
l’età del bronzo, l’età del ferro, il medioevo e il
rinascimento.
La periodizzazione è applicabile anche
alla letteratura inglese (shakespeariana, vitto-
riana), all’architettura (ionica, dorica, romana,
gotica, barocca) e all’economia (pre-commer-
cio, commercio, rivoluzione industriale, capi-
talismo, socialismo).
Forse senza la periodizzazione, l’allena-
mento degli atleti sarebbe ancora al livello
tecnico in cui era intorno alla Seconda guerra
mondiale!
PERIODIZZAZIONE DELLE
ABILITÀ BIOMOTORIE
CAPITOLO 5
129
La pianificazione dell’allenamento esiste
fin dagli antichi Giochi Olimpici. Come men-
zionato nel capitolo 5, le prove di ciò posso-
no essere trovate in diversi manuali scritti da
Flavio Filostrato (170-245 d.C.) per gli atleti
olimpici greci. Sebbene la maggior parte del
suo lavoro sia stata distrutta, i suoi manua-
li sopravvissuti, il Manuale per l’Allenatore di
Atletica e il Gymnasticus, insegnano al lettore
come allenarsi per la competizione e l’impor-
tanza del recupero, suggerendo che l’allena-
tore “dovrebbe essere uno psicologo con una
notevole conoscenza in anatomia ed eredita-
rietà”. Anche nell’antichità, la scienza era alla
base della questa pianificazione.
La prima evidenza di un piano di allena-
mento organizzato è menzionata nell’Eneide,
la grande opera del poeta romano Virgilio
(Publius Vergilius Maro, 70-19 AC). In questo
poema, Virgilio fa riferimento al viaggio di
Enea, un eroe troiano, che decise di emigra-
re in Italia dopo la distruzione di Troia (circa
1100 a.C.).
Durante il viaggio, Enea e il suo equipag-
gio dovettero fermarsi in diverse isole del
Mediterraneo, dove furono sfidati dai locali in
gare di canottaggio; nell’opera viene descritto
come Enea avesse organizzato una sessio-
ne di allenamento in cui i rematori avevano
eseguito alcuni esercizi che potevano essere
considerati un riscaldamento, per poi proce-
dere a remare per un po’.
Dopo aver completato la parte di canot-
taggio, avevano sollevato pietre per migliora-
re la loro forza, concludendo con un bagno e
un massaggio.
Ciò che è interessante di questo passag-
gio, è che la sessione descritta da Virgilio è
molto simile alla composizione del suo equi-
valente moderno.
Ancora più interessante è l’integrazione
dell’allenamento della forza al suo interno,
che nei tempi moderni è ancora un argomen-
to di discussione.
È chiaro come il concetto di allenamen-
to sia in un processo evolutivo che risale ai
tempi antichi, in continuo movimento. Questa
evoluzione continua come risultato del lavoro
instancabile degli scienziati sportivi, che ne
sviluppano le basi scientifiche, dei suoi teo-
rici e degli allenatori, che utilizzano questa
conoscenza per migliorare continuamente il
processo allenante.
PIANIFICAZIONE DELLA
SESSIONE DI ALLENAMENTO
CAPITOLO 6
155
I cicli di allenamento possono essere
strutturati in piani a lungo termine: ad esem-
pio, piano quadriennale (4 anni) e piano an-
nuale (1 anno). Sulla base della terminologia
utilizzata dagli specialisti dell’allenamento
tedeschi che preparavano le Olimpiadi del
1936, il piano annuale può essere ulterior-
mente suddiviso in grandi (macrociclo) e pic-
coli (microciclo) piani.
I macrocicli possono essere strutturati su
periodi da 2 a 6 settimane, mentre i microcicli
tradizionalmente durano 1 settimana.
Sebbene alcuni autori parlino di otto-nove
varianti di microciclo, è più semplice utilizza-
re quattro varianti di base: di sviluppo, com-
petitivo, di recupero-rigenerazione e di scari-
co/di picco. Sebbene questi siano le quattro
tipologie maggiormente usate, è probabile
che alcuni allenatori utilizzino varianti di que-
ste ampie categorie.
IL MICROCICLO
L’etimologia del termine microciclo viene
dalla parola greca micros, che significa “pic-
colo” e nella parola latina ciclus, che si riferi-
sce a una sequenza regolare di eventi. Nella
metodologia dell’allenamento, un microciclo
è un programma di allenamento settimanale
all’interno di un piano annuale ed è lo stru-
mento di programmazione più importante nel
processo d’allenamento, il cui contenuto de-
termina la qualità del processo globale.
Il microciclo è strutturato in base agli
obiettivi, al volume, all’intensità e ai metodi
che sono al centro della fase di allenamento.
Le richieste fisiologiche e psicologiche poste
all’atleta non possono essere costanti; il mix
di stimoli generali e sport-specifici deve cam-
biare in base alla fase del piano annuale; deve
anche prendere in considerazione la capacità
di lavoro e il bisogno di recupero dell’atleta e
il programma delle gare.
Il microciclo deve essere, quindi, sufficien-
temente flessibile da permettere la modifica
delle singole sessioni in funzione della fatica
residua dell’atleta (cioè il carico interno o pron-
tezza alla prestazione) in relazione agli obietti-
vi di allenamento della sessione stessa.
Quando una unità di allenamento viene
modificata, lo stesso deve essere fatto anche
per quelle successive, per mantenere il focus
del microciclo e assicurare che gli obiettivi di
allenamento della fase siano raggiunti.
Progettare i microcicli
Precedentemente si è detto di come il
microciclo non sia un’invenzione moderna,
in quanto già Filostrato, lo studioso greco an-
tesignano della periodizzazione, propose un
piano a breve termine che chiamò il “sistema
tetra”, un ciclo d’allenamento di 4 giorni:
• Giorno 1: eseguire un programma breve ed
energico
• Giorno 2: esercitarsi intensamente
• Giorno 3: relax per recuperare
• Giorno 4: eseguire un esercizio moderato
La struttura del sistema doveva essere ri-
petuta continuamente.
Tali antiche pratiche possono essere con-
siderate l’ispirazione per la struttura del mi-
crociclo, come oggi viene inteso.
PIANIFICARE I CICLI
DI ALLENAMENTO
CAPITOLO 7
189
L’efficienza è una delle qualità più deside-
rate da qualsiasi professionista. Per essere
efficienti, gli allenatori devono essere ben
organizzati e utilizzare la periodizzazione
come strumento per pianificare l’allenamen-
to di un atleta. Persino quelli estremamente
competenti possono compromettere la loro
efficacia se mancano di buone capacità di
pianificazione. Per questo motivo, questo li-
bro si concentra sulla periodizzazione, che
può essere utilizzata dai professionisti dello
sport per creare una grande varietà di piani.
Un allenatore ben organizzato ha a dispo-
sizione diversi tipi di piani, compresi i piani a
breve termine (ad esempio, i piani delle ses-
sioni giornaliere), i microcicli, i macrocicli
e i piani annuali. All’inizio di un nuovo anno
d’allenamento, l’allenatore dovrebbe creare il
cosiddetto “piano annuale”. Sebbene questo
piano debba essere il più dettagliato possi-
bile, è anche altrettanto importante un certo
grado di flessibilità nella sua applicazione.
Questo in realtà significa che, in base ai ri-
sultati dei test, dei progressi dell’allenamento
e delle eventuali competizioni, il piano origi-
nale potrebbe essere leggermente o profon-
damente modificato. L’allenatore dovrebbe
riflettere sul progresso o sulla stagnazione
nell’evoluzione delle prestazioni dell’atleta e,
di conseguenza, apportare modifiche al pia-
no. È importante ad essere flessibili; la piani-
ficazione e la programmazione non dovrebbe-
ro essere rigide.
IL PIANO ANNUALE
E LE SUE CARATTERISTICHE
Il piano annuale e le sue fasi sono stru-
menti essenziali utilizzati per massimizzare
l’adattamento fisiologico di un atleta, prere-
quisito per migliorare le prestazioni. Senza la
progressione del carico da una fase all’altra,
non è possibile ottenere prestazioni elevate.
Durante l’ultimo mese di allenamento (la fase
di transizione), il piano varierà rispetto al re-
sto dell’anno per ridurre lo stress fisiologico
e psicologico, rimuovere la fatica, indurre la
rigenerazione e preparare l’atleta per l’anno
successivo.
L’obiettivo dell’allenamento è indurre adat-
tamenti fisiologici e massimizzare le presta-
zioni in momenti specifici, di solito per le gare
principali dell’anno. Per raggiungere questo
obiettivo, le capacità fisiologiche dell’atleta
devono aumentare al momento opportuno,
garantendo così un maggiore potenziale per
un alto livello di prestazioni.
Il livello di preparazione dell’atleta alle
competizioni richiede una complessa intera-
zione di abilità tecniche, abilità biomotorie,
tratti psicologici, nutrizione ben pianificata
e gestione della fatica. L’approccio migliore
per raggiungere questi obiettivi è quello di
utilizzare un allenamento periodizzato che
sia costruito logicamente e opportunamente
sequenziato.
PERIODIZZAZIONE
DEL PIANO ANNUALE
CAPITOLO 8
233
Atleti, allenatori e scienziati dello sport la-
vorano continuamente per facilitare lo svilup-
po degli adattamenti fisiologici alla base delle
prestazioni ottimali. Gli atleti sono sottoposti
a rigorosi piani di allenamento che richiedono
loro di allenarsi a carichi elevati, intervallati
da fasi di scarico, per ottimizzare le presta-
zioni nelle principali competizioni. Di solito
l’incremento delle prestazioni di un atleta si
ottiene riducendo il carico di allenamento per
un periodo di tempo prestabilito, prima delle
competizioni principali, che viene definito ta-
per. Per ottimizzare le prestazioni al momen-
to opportuno, e raggiungere la condizione di
picco, gli allenatori e gli atleti devono capire
come integrare le competizioni e il taper nel
piano annuale.
CONDIZIONI DI
ALLENAMENTO PER IL PICCO
Il raggiungimento di prestazioni atletiche
superiori è il risultato diretto degli adattamen-
ti morfofunzionali di un atleta a vari tipi di
stimoli, rappresentati dal processo di allena-
mento. Questo è pianificato e organizzato in
varie fasi, durante le quali un atleta raggiunge
determinati stati di forma atletica. Raggiun-
gere il picco per una competizione è com-
plesso e realizzabile solo nel tempo, in modo
sequenziale e cumulativo, progredendo attra-
verso altri stati di allenamento prima che si
verifichi lo stato di picco di forma.
La figura 9.1 mostra l’evoluzione dello sta-
to di forma atletica durante un piano annuale
monociclico.
Una spiegazione dettagliata di ogni termi-
ne porterà a una migliore comprensione del
concetto di stati di allenamento.
Il grado di allenamento rappresenta la
base su cui l’allenatore può basare altri stati
di forma. Grazie all’allenamento organizzato
e sistematico, lo sviluppo delle abilità biomo-
torie dell’atleta raggiunge un alto livello, così
come l’acquisizione delle abilità tecniche
e delle manovre tattiche. Verso la fine della
fase preparatoria, questi miglioramenti si ri-
flettono nei risultati sopra la media e negli
standard elevati in tutti i test. Un alto grado
indica il raggiungimento di un alto livello di
adattamento fisico e psicologico ai program-
mi di di lavoro e il perfezionamento di tutte
le abilità biomotorie pertinenti allo sport pra-
ticato; in altre parole, il termine è sinonimo di
“livello di preparazione”.
Quando il livello di adattamento è basso,
vengono influenzati negativamente altri sta-
ti di forma (ad esempio, quello psicologico
e di prontezza per le competizioni); questo
diminuisce il grado di allenamento e, implici-
tamente, il livello raggiungibile come picco di
prestazione.
La preparazione può essere generale o
specifica. La preparazione generale indica un
alto adattamento alle diverse forme di allena-
mento; preparazione specifica significa che
l’atleta si è adattato alle esigenze sport-spe-
cifiche. È su una base così solida, o un cer-
to grado di allenamento, che durante la fase
competitiva l’atleta raggiunge lo stato di for-
ma atletica.
RAGGIUNGIMENTO
DEL PICCO DI FORMA
CAPITOLO 9
257
La capacità di generare forza e potenza è
un fattore critico nel determinare il successo
in una vasta gamma di sport, in particolare,
in tutti gli sport di squadra e quegli sport che
sono dominati dalla velocità.
I dati scientifici attuali rivelano che tale
capacità è importante anche per gli sport con
una grande componente di durata, come la
corsa e lo sci di fondo.
Data l’importanza della forza muscolare
e della potenza in così tanti sport, l’allenato-
re e l’atleta devono capire come lo sviluppo
di queste abilità biomotorie può influire sul-
le prestazioni e applicare i principi associati
all’allenamento con i sovraccarichi, al fine di
migliorare le prestazioni.
LA RELAZIONE TRA
LE PRINCIPALI ABILITÀ
BIOMOTORIE
Le prestazioni atletiche sono dominate da
combinazioni di forza, velocità e resistenza.
La figura 10.1 mostra tre esempi in cui
esse, rispettivamente, sono l’abilità biomoto-
ria dominante. La maggior parte delle attività
sportive può essere classificata in base alla
capacità biomotoria predominante, come mo-
strato dagli esempi in figura 10.2. Ad esem-
pio, la resistenza è generalmente considerata
dominante e necessaria per il successo nella
corsa di fondo.
Tuttavia, la ricerca contemporanea sugge-
risce che le varie discipline possono essere
influenzate da molte delle abilità biomotorie
(137, 140); ciò è evidenziato dal fatto che la
forza sembra influenzare sia la velocità di
corsa (13, 24, 36), sia la resistenza (114). Ad
esempio, forza e potenza degli arti inferiori
sembrano essere significativamente correla-
te alla velocità di sprint (13, 24, 36).
SVILUPPO DI FORZA
E POTENZA
CAPITOLO 10
Nessuno può essere veloce e agile prima di essere forte. La partenza nello sprint e i cambi
di direzione negli sport di racchetta e di squadra sono tipiche azioni di forza. I velocisti più
rapidi applicano una grande forza contro i blocchi di partenza nell’istante di inizio della gara.
I cambi di direzione, invece, si basano su un alto livello di forza eccentrica per rallentare e
una forza concentrica altrettanto alta per accelerare. Si vuole essere un atleta veloce e agile?
Aumenta la tua forza.
Basi fisiologiche per velocità e agilità
293
La resistenza può essere classificata in
diversi modi. Ad esempio, la resistenza aero-
bica, a volte chiamata low-intensity exercise
endurance (LIEE), consente a una persona
di svolgere un’attività, ininterrottamente, per
una lunga durata, mentre la resistenza ana-
erobica o high-intensity exercise endurance
(HIEE) rende possibile eseguire azioni ad
alta intensità in maniera ripetuta. Sebbene la
maggior parte degli sport faccia affidamento
su una qualche forma di resistenza, il tipo di
resistenza sviluppato (alta o bassa intensità)
può influenzare significativamente i risultati
delle prestazioni.
Pertanto, l’allenatore e l’atleta devono con-
siderare il tipo di resistenza di cui l’atleta ha
bisogno per lo sport, e in che modo questa
verrà allenata all’interno del piano annuale.
L’allenatore deve anche considerare le
risposte fisiologiche dell’atleta ai metodi uti-
lizzati per sviluppare la resistenza. Una volta
compreso il tipo di resistenza necessario e le
risposte fisiologiche, l’allenatore può proget-
tare un piano di allenamento per migliorare la
resistenza specifica per lo sport.
CLASSIFICAZIONE DELLA
RESISTENZA
Il concetto di resistenza si differenzia net-
tamente tra le varie attività sportive, e può
quindi essere definito in diversi modi. Ad
esempio, il tipo di resistenza necessario a
un maratoneta d’élite gli permette di correre
in maniera continua a una potenza o velocità
specifica, per un lungo periodo di tempo. Vi-
ceversa, un giocatore di hockey su ghiaccio
d’élite ha bisogno di ripetere azioni ripetute
ad alta velocità per una durata di 30-80 s, in-
tervallate da periodi di recupero della durata
compresa tra 4 e 5 minuti (106). Sebbene una
forma qualsiasi di allenamento della resisten-
za possa avere una qualche influenza sulle
prestazioni di entrambi i tipi di atleti, lo svilup-
po di questa caratteristica sarà nettamente
diverso.
Se venisse implementato una forma inap-
propriata, gli atleti potrebbero sviluppare ca-
ratteristiche di resistenza che non soddisfano
le esigenze del loro sport, e quindi la capacità
di prestazione potrebbe essere ridotta (45,
147). Per comprendere la corretta applicazio-
ne dell’allenamento di resistenza, l’allenatore
e l’atleta devono differenziare tra i due princi-
pali tipi di resistenza riportati nella letteratura
contemporanea: low-intensity exercise endu-
rance (LIEE) e high-intensity exercise enduran-
ce (HIEE) (147).
Low-intensity exercise endurance
Le attività che sono dominate dalla produ-
zione di energia aerobica tendono ad esibire
basse potenze medie e, quindi, possono es-
sere classificate come attività a bassa inten-
sità (29, 148). Queste attività richiedono all’at-
leta di eseguire azioni continuative, a bassa
intensità, per una durata sostanziale. Pertan-
to, questo tipo di resistenza è spesso definito
LIEE (148) o resistenza aerobica.
Molte attività si basano prevalentemente
sul metabolismo ossidativo o aerobico (vede-
re il capitolo 1 e la tabella 1.2), e richiedono
all’atleta di sviluppare un alto livello della LIEE
per un miglioramento significativo delle pre-
stazioni.
ALLENAMENTO
DI RESISTENZA
CAPITOLO 11
333
La velocità, l’agilità e la resistenza alla
velocità sono abilità cruciali in una grande
varietà di sport; sono tra loro correlate e di-
pendono in gran parte dalla forza muscolare
dell’atleta. L’integrazione di velocità, agilità
e allenamento di resistenza alla velocità nel
piano annuale, e la manipolazione di variabili
specifiche, possono massimizzare la capaci-
tà di prestazione. Pertanto, la comprensione
dei fattori che influenzano queste abilità con-
sente agli allenatori di sviluppare programmi
sport-specifici che massimizzano le presta-
zioni.
ALLENAMENTO
DELLA VELOCITÀ
La velocità è la capacità di coprire una
distanza rapidamente, che sia percorsa su
una linea retta o in direzioni diverse (cambi
di direzione), è una componente fondamenta-
le delle prestazioni in moltissime discipline.
Lo sprint in linea retta può essere suddiviso
in tre fasi: accelerazione, raggiungimento e
mantenimento della velocità massima (27,
75). L’accelerazione è la capacità di aumen-
tare la velocità, espressa dal rapporto tra la
velocità e il quadrato del tempo necessario a
raggiungerla (m/s²), e determina la capacità
di prestazione negli sprint su brevi distanze
(ad esempio, 5-20 m).
Ad esempio, in una gara di 100 m, i ve-
locisti non allenati raggiungono la velocità
massima entro 20-30 m (27), hanno quindi
una fase di accelerazione meno estesa per-
ché raggiungono rapidamente una velocità
massima inferiore, mentre i velocisti esperti
non raggiungono la velocità massima fino a
circa 50-60 m (65). È probabile che i livelli di
forza massima degli estensori del ginocchio,
degli estensori dell’anca e dei flessori plantari
(muscoli del polpaccio) spieghino la capacità
accelerativa di vari atleti, a causa della stret-
ta correlazione tra forza e capacità di sprint.
Diverse ricerche riportano l’osservazione che
gli sprinter più veloci sono significativamente
più forti e sono in grado di accelerare a rit-
mi più rapidi rispetto alla loro controparte più
lenta (6, 24, 69, 110).
In sport, come il calcio, la capacità di ac-
celerare è alla base del successo. Durante
una partita, la lunghezza media dello sprint è
di circa 17 m (9), variando da 5 a 50-60 m.
Spesso, questi sprint sono iniziati mentre l’at-
leta si muove già a velocità più basse (110)
o quando inizia un contropiede o esce da un
contrasto. Pertanto, la capacità di accelerare
rapidamente nei primi passi è essenziale per
un gioco efficace. Questi dati rivelano che un
programma di allenamento di sprint che punti
al miglioramento della fase di accelerazione
dovrebbe sviluppare caratteristiche di forza
specifiche (forza massima e potenza) e abi-
lità tecnica (110).
Dopo aver completato la fase di accele-
razione, l’atleta raggiunge la massima velo-
cità di corsa; si noti che potrebbe avere una
grande capacità acceleratoria ma non quella
di raggiungere alte velocità, il che suggerisce
come esse siano qualità molto specifiche
(26). Le differenze nella cinematica di queste
due parti di uno sprint supportano questa os-
servazione e suggeriscono che la meccanica
di corsa (78, 110) e le caratteristiche di resi-
stenza specifica (69) svolgono un ruolo fon-
damentale nel loro sviluppo.
ALLENAMENTO
DI VELOCITÀ E AGILITÀ
CAPITOLO 12
Tudor O. Bompa
Il professor Tudor Bompa ha rivoluzionato la metodologia dell’al-
lenamento sportivo con la sua fondamentale teoria sulla periodiz-
zazione dell’allenamento, presentata ad inizio carriera in Romania
nel 1963 e base indiscussa dei successi sportivi degli atleti che ha
potuto guidare alla conquista di 11 medaglie olimpiche (4 medaglie
d’oro). Fondamentale l’impulso all’innovazione introdotto con le sue
metodologie nel mondo della preparazione fisica e innumerevoli i
riconoscimenti e le onorificenze ricevuti per meriti scientifici dalle
istituzioni sportive e culturali di paesi di tutti continenti il prestigio-
sissimo premio alla carriera conferito negli Stati Uniti dalla National
Strength and Conditioning Association (NSCA).
Membro del Comitato Olimpico canadese e del Consiglio Sportivo
rumeno, ha insegnato per più di un ventennio presso l’università di
York, nella quale ha rivestito il ruolo di Professore Emerito. Tutt’oggi
svolge attività internazionale di conferenziere. I suoi libri sono stati
pubblicati in 19 lingue (180 nazioni interessate); in Italia ha avuto
già pubblicato Bompa-Buzzichelli - Periodizzazione dell’allenamen-
to sportivo – Calzetti-Mariucci Editore.
GLI AUTORI
Carlo A. Buzzichelli
Il dott. Carlo A. Buzzichelli è stato professore a contratto presso
l’Università di Milano, e ha tenuto lezioni di teoria e metodologia
dell’allenamento in altre otto università nel mondo; inoltre, ha fonda-
to l’International Strength & Conditioning Institute, presente in otto
nazioni. Dal 2002 ha svolto e svolge incarichi di primissimo livello
presso diverse federazioni di atletica leggera in tutti i continenti, ac-
compagnando come coach numerosi atleti di livello internazionale
in varie edizioni dei Giochi del Commonwealth, dei Campionati del
Mondo di atletica leggera e dei Giochi Olimpici.
Nelle altrettanto numerose esperienze di preparatore fisico negli
sport di squadra, nel brazilian jiu jitsu, nel powerlifting e nel nuo-
to, ha fatto ottenere decine di podi, medaglie e record ai suoi atleti
condotti in campionati nazionali e internazionali. Solo nel 2021, ha
preparato campioni italiani in quattro discipline diverse: salto in alto
indoor femminile, 100 m rana femminili, brazilian jiu jitsu cinture
nere gi e no-gi. Sempre nel 2021 è stato il preparatore della nuo-
tatrice italiana finalista alle Olimpiadi e campionessa europea nei
100m rana.
Carlo Buzzichelli ha un larghissimo seguito fra i preparatori di tutta
Europa, Stati Uniti, Asia e Australia, a favore dei quali, contestual-
mente all’attività sul campo, svolge attività di conferenziere in se-
minari organizzati in tutto il mondo da università, comitati Olimpici
e federazioni. Come coautore, assieme al prof. Tudor Bompa, ha
realizzato manuali che hanno avuto larga diffusione .
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  • 1. Tudor O. Bompa, Carlo A. Buzzichelli Periodizzazione Teoria e metodologia dell’allenamento
  • 2. III INDICE Prefazione VII Aggiornamenti alla sesta edizione americana VIII Ringraziamenti IX PARTE 1 Teoria dell’allenamento 1 Capitolo 1 - Le basi dell’allenamento 3 Scopo dell’allenamento 3 Obiettivi dell’allenamento 4 Classificazione delle abilità 6 Sistema d’allenamento 6 Adattamenti 9 Ciclo della supercompensazione e adattamento 14 Fonti di energia 22 Riepilogo dei concetti principali 31 Capitolo 2 - Principi dell’allenamento 33 Sviluppo multilaterale contro specializzazione 33 Individualizzazione 41 Sviluppo del modello d’allenamento 45 Progressione del carico 47 Sequenza del carico di allenamento 55 Riepilogo dei concetti principali 56 Capitolo 3 - Componenti del processo d’allenamento 57 Allenamento fisico 58 Esercizi per l’allenamento fisico 61 Allenamento tecnico 63 Allenamento tattico 66 Allenamento teorico 78 Riepilogo dei concetti principali 79 Capitolo 4 - Variabili dell’allenamento 81 Volume 81 Intensità 84 Relazione tra Volume e Intensità 90 Frequenza 95 Complessità 97 Indice di domanda complessiva 98 Riepilogo dei concetti principali 98
  • 3. IV INDICE PARTE 2 Periodizzazione e pianificazione 99 Capitolo 5 - Periodizzazione delle abilità biomotorie 101 Breve storia della periodizzazione 102 Terminologia della periodizzazione 103 Applicare la periodizzazione allo sviluppo delle abilità biomotorie 111 Integrazione delle abilità biomotorie: simultanea vs sequenziale 115 Periodizzazione della forza 117 Periodizzazione della potenza, dell’agilità e della rapidità 120 Periodizzazione della velocità 121 Periodizzazione della resistenza 124 Periodizzazione integrata 127 Riepilogo dei concetti principali 127 Capitolo 6 - Pianificazione della sessione di allenamento 129 Importanza della pianificazione 130 Requisiti della pianificazione 131 Tipi di piani di allenamento 134 Sessione di allenamento xx 135 Ciclo giornaliero di allenamento 149 Modellare il piano delle sessioni di allenamento xx 151 Riepilogo dei concetti principali 153 Capitolo 7 - Pianificare i cicli di allenamento 155 Il microciclo 155 Il macrociclo 182 Riepilogo dei concetti principali 186 Capitolo 8 - Periodizzazione del piano annuale 189 Il piano annuale e le sue caratteristiche 189 Classificazione dei piani annuali 202 Grafico del piano annuale xx 210 Criteri per la compilazione di un piano annuale xx 218 Riepilogo dei concetti principali 232 Capitolo 9 - Raggiungimento del picco di forma 233 Condizioni di allenamento per il picco xx 233 Il picco di forma xx 235 Definire il taper xx 236 Fase competitiva nel piano annuale x 244 Identificazione del picco 251 Mantenimento del picco 253 Riepilogo dei concetti principali 254
  • 4. V INDICE PARTE 3 Metodi d’allenamento 255 Capitolo 10 - Sviluppo di forza e potenza 257 La relazione tra le principali abilità biomotorie 257 La forza 260 Metodi di allenamento della forza 267 Manipolazione delle variabili di allenamento 267 Implementazione di un programma di allenamento per la forza 283 Periodizzazione della forza 288 Riepilogo dei concetti principali 292 Capitolo 11 - Allenamento di resistenza 293 Classificazione della resistenza 293 Fattori che influenzano le prestazioni di resistenza aerobica 296 Fattori che influenzano le prestazioni di resistenza anaerobica 304 Metodi per lo sviluppo della resistenza 306 Metodi per lo sviluppo della resistenza ad alta intensità 315 Periodizzazione della resistenza 326 Riepilogo dei concetti principali 332 Capitolo 12 - Allenamento di velocità e agilità 333 Allenamento della velocità 333 Allenamento dell’agilità 344 Progettazione del programma di allenamento 346 Periodizzazione dell’allenamento della velocità e dell’agilità 352 Riepilogo dei concetti principali 356 Glossario 357 Bibliografia 363 Gli Autori 395
  • 5. 3 LE BASI DELL’ALLENAMENTO CAPITOLO 1 La scienza dello sport e la preparazione degli atleti sono in continua evoluzione, sulla spinta della sempre maggiore comprensione degli adattamenti del corpo ai diversi stressor fisici e psicologici. Si continua a esplorare gli effetti fisiologici e prestazionali delle diverse metodiche d’alle- namento, modalità di recupero, contromisure nutrizionali e dei fattori biochimici, al fine di migliorare la capacità di prestazione dell’atle- ta moderno. I risultati hanno consentito agli scienziati dello sport e agli allenatori di andare oltre i concetti basici dell’allenamento. Un concetto centrale nella teoria dell’allenamento è la pos- sibilità di stabilire un sistema strutturato che incorpori esercitazioni disegnate su specifi- che caratteristiche fisiologiche, psicologiche e prestazionali sia dello sport, sia dell’atleta. Ne consegue che diventa possibile modu- lare il processo adattativo e ottenere risultati specifici. Questo processo di modulazione e direzione è facilitato dalla conoscenza delle funzioni bioenergetiche (come il corpo utilizza energia) necessarie per soddisfare le richieste fisiche di varie esercitazioni. L’allenatore che comprenda la bioenergeti- ca dell’attività fisica e dello sport, così come l’impatto della tempistica nella presentazio- ne degli stimoli allenanti adeguati nella linea temporale degli adattamenti fisici, avrà una maggiore possibilità di sviluppare piani d’alle- namento efficaci. SCOPO DELL’ALLENAMENTO Gli atleti si preparano a raggiungere un obiettivo specifico attraverso un allenamento strutturato e focalizzato con l’intento di incre- mentare la loro abilità e capacità di lavoro, per ottimizzare la prestazione. Il lavoro allenante viene distribuito su un lungo lasso di tempo ed è influenzato da mol- te variabili fisiologiche, psicologiche e socio- logiche. In questo tempo, l’allenamento viene progressivamente incrementato, anche su base individuale, dove possibile, al fine di mo- dellare le funzioni fisiologiche e psicologiche umane per soddisfare compiti difficili. Nella tradizione dei Giochi Olimpici, gli at- leti dovevano cercare di combinare la perfe- zione fisica con il miglioramento spirituale e la purezza morale. Perfezione fisica significa sviluppo multilaterale, armonioso. L’atleta ac- quisisce varie e fini abilità, coltiva qualità psi- cologiche positive, ricerca uno stato di buona salute e impara ad affrontare stimoli altamen- te stressanti, sia in allenamento, sia in gara, L’eccellenza fisica dovrebbe evolvere at- traverso un programma organizzato e ben pianificato, basato sull’esperienza pratica e sull’applicazione di metodi supportati scienti- ficamente. Fondamentale per gli impegni dei princi- pianti, come dei professionisti, è un obietti- vo raggiungibile, pianificato tenendo conto delle abilità individuali, dei tratti psicologici e dell’ambiente sociale.
  • 6. 33 Dalla nascita dell’allenamento sportivo più di 3.000 anni fa (vedi L’Eneide, scritta dal poeta romano Virgilio nel secondo decennio a.C.), atleti e allenatori hanno stabilito e segui- to principi, che si sono evoluti nel corso degli anni come risultato della ricerca nelle scien- ze biologiche, pedagogiche e psicologiche e sono alla base della teoria e della metodolo- gia dell’allenamento, il cui obiettivo principale, è l’aumento delle abilità sportive dell’atleta e, in definitiva, del suo livello prestazionale. Tali principi sono parti di un comples- so più ampio e non dovrebbero essere visti come unità isolate, anche se spesso vengono esaminati separatamente per comprendere meglio i concetti di base. Un loro uso corretto si tradurrà in programmi migliori e atleti ben allenati. SVILUPPO MULTILATERALE CONTRO SPECIALIZZAZIONE Lo sviluppo generale degli atleti implica un equilibrio tra sviluppo multilaterale e alle- namento specializzato. In generale, all’inizio ci si dovrebbe concentrare sullo sviluppo multilaterale, che mira allo sviluppo fisico ge- nerale degli atleti. Man mano che questo pro- gredisce, la porzione di lavoro specializzato, che si concentra principalmente sulle abilità sport-specifiche, aumenta costantemente. Per ottenere uno sviluppo efficace, l’allenato- re deve comprendere l’importanza di ciascu- na di queste due fasi e di come il focus del lavoro cambi lungo il percorso. Sviluppo multilaterale Il supporto per il concetto di sviluppo mul- tilaterale si trova in molte aree dell’educazio- ne e delle imprese umane. Nello sport lo svi- luppo multilaterale, o sviluppo fisico generale, è una necessità (9, 25, 83). L’uso di un piano di sviluppo multilaterale è estremamente importante durante le pri- me fasi dello sviluppo di un atleta, i suoi anni formativi (83). in quanto pone le basi per le fasi successive, quando la specializzazione diventa un punto focale maggiore del piano di allenamento. Se attuata correttamente, la fase di allenamento multilaterale consentirà all’atleta di sviluppare le basi fisiologiche e psicologiche necessarie per massimizzare le prestazioni più avanti nella sua carriera (83). La tentazione di iniziare un allenamento specializzato troppo presto può essere molto grande, specialmente quando il giovane atle- ta dimostra un rapido sviluppo in un’attività sportiva. In tali casi è fondamentale che l’i- struttore, l’allenatore o il genitore resistano a questa tentazione; è stato ben documentato che è necessaria un’ampia base multilaterale di sviluppo fisico per il successivo allenamen- to più specializzato (9, 25, 83). Riassumendo, una corretta ed efficace se- quenza di lavoro prevede la costruzione di una solida base di allenamento multilaterale, all’ini- zio dello sviluppo dell’atleta, che gli consentirà di raggiungere livelli molto più elevati di prepa- razione fisica e padronanza tecnica e, in ultima analisi, livelli più elevati di prestazione. PRINCIPI DELL’ALLENAMENTO CAPITOLO 2
  • 7. 57 Tutti i programmi atletici dovrebbero af- frontare gli aspetti fisici, tecnici, tattici, psico- logici e teorici dell’allenamento; fattori essen- ziali per qualsiasi programma di allenamento. Tuttavia, l’enfasi posta su ciascuno di essi varia in base al periodo dell’anno, all’età di allenamento dell’atleta, alla sua età biologica e allo sport praticato. Sebbene i fattori di alle- namento siano altamente interdipendenti, la modalità di sviluppo di ognuno di essi è spe- cifica e diversa dalle altre. La preparazione fisica è il fondamento su cui tutti gli altri fattori legati all’allenamento sono sviluppati (figura 3.1): più forte è il fon- damento fisico, maggiore è il potenziale per lo sviluppo degli attributi tecnici, tattici e psi- cologici. Gli allenatori, in particolare quelli de- gli sport di squadra, spesso trascurano la for- te relazione tra allenamento fisico e tecnico. Se la base fisica non è sviluppata adegua- tamente, si possono avere alti livelli di fatica e l’atleta non sarà in grado di sviluppare gli altri fattori, fatto che si verifica spesso se la fase preparatoria è troppo breve e non sono stati sviluppati gli adattamenti fisiologici appro- priati. In questo caso la capacità di sviluppa- re efficacemente le abilità tattiche, tecniche e psicologiche è compromessa, il che aumenta il rischio di cattive prestazioni durante la fase competitiva. Si può considerare l’allenamento fisico il fondamento per lo sviluppo della tecnica, mentre la tecnica è fondamentale per la capa- cità di sviluppare e utilizzare le abilità tattiche nello sport. Inoltre, migliorando la capacità fi- sica, migliorano anche le capacità tecniche e tattiche, il che aumenterà la fiducia in sé stes- si e altri fattori psicologici. COMPONENTI DEL PROCESSO D’ALLENAMENTO CAPITOLO 3 E6954/Bompa/F03.01/578267/mh-R1 Allenamento mentale e psicologico Allenamento tattico Allenamento tecnico Allenamento fisico FIGURA 3.1 Piramide dei fattori di allenamento
  • 8. 81 L’efficacia di un programma di allena- mento fisico deriva dalla manipolazione del- le variabili chiave rappresentate da volume (durata, distanza, ripetizioni, o tonnellaggio), intensità (carico, velocità, o potenza) e fre- quenza (densità). Queste variabili dovrebbero essere mani- polate in base ai requisiti fisiologici e psicolo- gici dell’obiettivo d’allenamento o di gara. Per- tanto, nella progettazione del programma, va prima deciso quale variabile enfatizzare per raggiungere l’obiettivo di prestazione. La manipolazione di queste variabili sta- bilirà adattamenti distinti indotti dall’allena- mento, che possono influenzare significativa- mente le prestazioni dell’atleta. Il programma dovrebbe enfatizzare le va- riabili in rapporto alle esigenze dell’atleta. L’allenatore deve monitorare continuamen- te le risposte dell’atleta al programma di alle- namento per determinare se le variabili richie- dono ulteriori aggiustamenti. VOLUME Il Volume, a volte definito impropriamen- te come durata, è una componente primaria dell’allenamento, in quanto prerequisito per un alto risultato tecnico, tattico e fisico.È defi- nito dalle seguenti variabili: • Il tempo o la durata dell’allenamento. • La distanza percorsa o il tonnellaggio nell’allenamento per la forza (tonnellaggio = serie x ripetizioni x carico in Kg). • Il numero di ripetizioni di un esercizio o di un elemento tecnico che un atleta esegue in un dato momento. La definizione più semplice di volume è la quantità totale di attività svolta in allena- mento; può anche essere considerato come la somma del lavoro svolto durante una ses- sione o una fase di allenamento. Va quantificato e monitorato con costan- za, dato il suo impatto sugli adattamenti e sulla capacità dell’atleta di recuperare dall’al- lenamento. La metodica di valutazione dipende dalla disciplina o dall’attività: negli sport di resi- stenza (ad esempio, corsa, ciclismo, canoa, sci di fondo e canottaggio), l’unità appropria- ta per determinarne il valore è la distanza percorsa (22, 55); nel sollevamento pesi o nell’allenamento per la forza, il tonnellaggio (8, 47, 60, 64, 67, 74), espresso in tonnellate o in chilogrammi è l’unità appropriata. In al- ternativa un’unità molto pratica per la sua de- terminazione è il numero totale di ripetizioni per ciascuna zona di intensità; questo meto- do può essere utilizzato anche per calcolare il volume in attività quali pliometria (46), lanci nel baseball (47) e atletica leggera (45). VARIABILI DELL’ALLENAMENTO CAPITOLO 4
  • 9. 101 La periodizzazione del piano annuale e la periodizzazione delle abilità biomotorie sono lo strumento che guida il processo d’allena- mento in un anno. Sono le componenti essen- ziali della periodizzazione perché aiutano l’al- lenatore a dividere l’anno in fasi distinte con obiettivi molto specifici. Questi due strumenti metodologici sono necessari per massimizzare gli adattamenti fisiologici, fondamento intrinseco necessario per migliorare le prestazioni. È altrettanto importante riconoscere che anche i piani d’allenamento tecnico, tattico, psicologico e nutrizionale si basano sul con- cetto di periodizzazione e dovrebbero essere integrati nel piano annuale, al fine di apporta- re adattamenti e prestazioni ai massimi livelli possibili. In altre parole, le stesse fasi definite nel piano annuale vengono utilizzate anche per la periodizzazione di tutte le attività utiliz- zate nell’allenamento di un atleta. La periodizzazione rappresenta la base per la compilazione del piano annuale di qual- siasi atleta. Il termine periodizzazione deriva dalla parola periodo. Si tratta di un metodo, evolutosi nel corso dei secoli dagli studi degli scienziati sportivi, mediante il quale il processo d’allenamento è suddiviso in segmenti più piccoli e facili da gestire, che in genere vengono definiti come fasi. Matveyev (25) ha preso in prestito il termi- ne di periodizzazione da altri campi d’attività umana, in particolare dalla storia: per esem- pio la storia umana è divisa in fasi specifiche (non blocchi) o periodi, come l’età della pietra, l’età del bronzo, l’età del ferro, il medioevo e il rinascimento. La periodizzazione è applicabile anche alla letteratura inglese (shakespeariana, vitto- riana), all’architettura (ionica, dorica, romana, gotica, barocca) e all’economia (pre-commer- cio, commercio, rivoluzione industriale, capi- talismo, socialismo). Forse senza la periodizzazione, l’allena- mento degli atleti sarebbe ancora al livello tecnico in cui era intorno alla Seconda guerra mondiale! PERIODIZZAZIONE DELLE ABILITÀ BIOMOTORIE CAPITOLO 5
  • 10. 129 La pianificazione dell’allenamento esiste fin dagli antichi Giochi Olimpici. Come men- zionato nel capitolo 5, le prove di ciò posso- no essere trovate in diversi manuali scritti da Flavio Filostrato (170-245 d.C.) per gli atleti olimpici greci. Sebbene la maggior parte del suo lavoro sia stata distrutta, i suoi manua- li sopravvissuti, il Manuale per l’Allenatore di Atletica e il Gymnasticus, insegnano al lettore come allenarsi per la competizione e l’impor- tanza del recupero, suggerendo che l’allena- tore “dovrebbe essere uno psicologo con una notevole conoscenza in anatomia ed eredita- rietà”. Anche nell’antichità, la scienza era alla base della questa pianificazione. La prima evidenza di un piano di allena- mento organizzato è menzionata nell’Eneide, la grande opera del poeta romano Virgilio (Publius Vergilius Maro, 70-19 AC). In questo poema, Virgilio fa riferimento al viaggio di Enea, un eroe troiano, che decise di emigra- re in Italia dopo la distruzione di Troia (circa 1100 a.C.). Durante il viaggio, Enea e il suo equipag- gio dovettero fermarsi in diverse isole del Mediterraneo, dove furono sfidati dai locali in gare di canottaggio; nell’opera viene descritto come Enea avesse organizzato una sessio- ne di allenamento in cui i rematori avevano eseguito alcuni esercizi che potevano essere considerati un riscaldamento, per poi proce- dere a remare per un po’. Dopo aver completato la parte di canot- taggio, avevano sollevato pietre per migliora- re la loro forza, concludendo con un bagno e un massaggio. Ciò che è interessante di questo passag- gio, è che la sessione descritta da Virgilio è molto simile alla composizione del suo equi- valente moderno. Ancora più interessante è l’integrazione dell’allenamento della forza al suo interno, che nei tempi moderni è ancora un argomen- to di discussione. È chiaro come il concetto di allenamen- to sia in un processo evolutivo che risale ai tempi antichi, in continuo movimento. Questa evoluzione continua come risultato del lavoro instancabile degli scienziati sportivi, che ne sviluppano le basi scientifiche, dei suoi teo- rici e degli allenatori, che utilizzano questa conoscenza per migliorare continuamente il processo allenante. PIANIFICAZIONE DELLA SESSIONE DI ALLENAMENTO CAPITOLO 6
  • 11. 155 I cicli di allenamento possono essere strutturati in piani a lungo termine: ad esem- pio, piano quadriennale (4 anni) e piano an- nuale (1 anno). Sulla base della terminologia utilizzata dagli specialisti dell’allenamento tedeschi che preparavano le Olimpiadi del 1936, il piano annuale può essere ulterior- mente suddiviso in grandi (macrociclo) e pic- coli (microciclo) piani. I macrocicli possono essere strutturati su periodi da 2 a 6 settimane, mentre i microcicli tradizionalmente durano 1 settimana. Sebbene alcuni autori parlino di otto-nove varianti di microciclo, è più semplice utilizza- re quattro varianti di base: di sviluppo, com- petitivo, di recupero-rigenerazione e di scari- co/di picco. Sebbene questi siano le quattro tipologie maggiormente usate, è probabile che alcuni allenatori utilizzino varianti di que- ste ampie categorie. IL MICROCICLO L’etimologia del termine microciclo viene dalla parola greca micros, che significa “pic- colo” e nella parola latina ciclus, che si riferi- sce a una sequenza regolare di eventi. Nella metodologia dell’allenamento, un microciclo è un programma di allenamento settimanale all’interno di un piano annuale ed è lo stru- mento di programmazione più importante nel processo d’allenamento, il cui contenuto de- termina la qualità del processo globale. Il microciclo è strutturato in base agli obiettivi, al volume, all’intensità e ai metodi che sono al centro della fase di allenamento. Le richieste fisiologiche e psicologiche poste all’atleta non possono essere costanti; il mix di stimoli generali e sport-specifici deve cam- biare in base alla fase del piano annuale; deve anche prendere in considerazione la capacità di lavoro e il bisogno di recupero dell’atleta e il programma delle gare. Il microciclo deve essere, quindi, sufficien- temente flessibile da permettere la modifica delle singole sessioni in funzione della fatica residua dell’atleta (cioè il carico interno o pron- tezza alla prestazione) in relazione agli obietti- vi di allenamento della sessione stessa. Quando una unità di allenamento viene modificata, lo stesso deve essere fatto anche per quelle successive, per mantenere il focus del microciclo e assicurare che gli obiettivi di allenamento della fase siano raggiunti. Progettare i microcicli Precedentemente si è detto di come il microciclo non sia un’invenzione moderna, in quanto già Filostrato, lo studioso greco an- tesignano della periodizzazione, propose un piano a breve termine che chiamò il “sistema tetra”, un ciclo d’allenamento di 4 giorni: • Giorno 1: eseguire un programma breve ed energico • Giorno 2: esercitarsi intensamente • Giorno 3: relax per recuperare • Giorno 4: eseguire un esercizio moderato La struttura del sistema doveva essere ri- petuta continuamente. Tali antiche pratiche possono essere con- siderate l’ispirazione per la struttura del mi- crociclo, come oggi viene inteso. PIANIFICARE I CICLI DI ALLENAMENTO CAPITOLO 7
  • 12. 189 L’efficienza è una delle qualità più deside- rate da qualsiasi professionista. Per essere efficienti, gli allenatori devono essere ben organizzati e utilizzare la periodizzazione come strumento per pianificare l’allenamen- to di un atleta. Persino quelli estremamente competenti possono compromettere la loro efficacia se mancano di buone capacità di pianificazione. Per questo motivo, questo li- bro si concentra sulla periodizzazione, che può essere utilizzata dai professionisti dello sport per creare una grande varietà di piani. Un allenatore ben organizzato ha a dispo- sizione diversi tipi di piani, compresi i piani a breve termine (ad esempio, i piani delle ses- sioni giornaliere), i microcicli, i macrocicli e i piani annuali. All’inizio di un nuovo anno d’allenamento, l’allenatore dovrebbe creare il cosiddetto “piano annuale”. Sebbene questo piano debba essere il più dettagliato possi- bile, è anche altrettanto importante un certo grado di flessibilità nella sua applicazione. Questo in realtà significa che, in base ai ri- sultati dei test, dei progressi dell’allenamento e delle eventuali competizioni, il piano origi- nale potrebbe essere leggermente o profon- damente modificato. L’allenatore dovrebbe riflettere sul progresso o sulla stagnazione nell’evoluzione delle prestazioni dell’atleta e, di conseguenza, apportare modifiche al pia- no. È importante ad essere flessibili; la piani- ficazione e la programmazione non dovrebbe- ro essere rigide. IL PIANO ANNUALE E LE SUE CARATTERISTICHE Il piano annuale e le sue fasi sono stru- menti essenziali utilizzati per massimizzare l’adattamento fisiologico di un atleta, prere- quisito per migliorare le prestazioni. Senza la progressione del carico da una fase all’altra, non è possibile ottenere prestazioni elevate. Durante l’ultimo mese di allenamento (la fase di transizione), il piano varierà rispetto al re- sto dell’anno per ridurre lo stress fisiologico e psicologico, rimuovere la fatica, indurre la rigenerazione e preparare l’atleta per l’anno successivo. L’obiettivo dell’allenamento è indurre adat- tamenti fisiologici e massimizzare le presta- zioni in momenti specifici, di solito per le gare principali dell’anno. Per raggiungere questo obiettivo, le capacità fisiologiche dell’atleta devono aumentare al momento opportuno, garantendo così un maggiore potenziale per un alto livello di prestazioni. Il livello di preparazione dell’atleta alle competizioni richiede una complessa intera- zione di abilità tecniche, abilità biomotorie, tratti psicologici, nutrizione ben pianificata e gestione della fatica. L’approccio migliore per raggiungere questi obiettivi è quello di utilizzare un allenamento periodizzato che sia costruito logicamente e opportunamente sequenziato. PERIODIZZAZIONE DEL PIANO ANNUALE CAPITOLO 8
  • 13. 233 Atleti, allenatori e scienziati dello sport la- vorano continuamente per facilitare lo svilup- po degli adattamenti fisiologici alla base delle prestazioni ottimali. Gli atleti sono sottoposti a rigorosi piani di allenamento che richiedono loro di allenarsi a carichi elevati, intervallati da fasi di scarico, per ottimizzare le presta- zioni nelle principali competizioni. Di solito l’incremento delle prestazioni di un atleta si ottiene riducendo il carico di allenamento per un periodo di tempo prestabilito, prima delle competizioni principali, che viene definito ta- per. Per ottimizzare le prestazioni al momen- to opportuno, e raggiungere la condizione di picco, gli allenatori e gli atleti devono capire come integrare le competizioni e il taper nel piano annuale. CONDIZIONI DI ALLENAMENTO PER IL PICCO Il raggiungimento di prestazioni atletiche superiori è il risultato diretto degli adattamen- ti morfofunzionali di un atleta a vari tipi di stimoli, rappresentati dal processo di allena- mento. Questo è pianificato e organizzato in varie fasi, durante le quali un atleta raggiunge determinati stati di forma atletica. Raggiun- gere il picco per una competizione è com- plesso e realizzabile solo nel tempo, in modo sequenziale e cumulativo, progredendo attra- verso altri stati di allenamento prima che si verifichi lo stato di picco di forma. La figura 9.1 mostra l’evoluzione dello sta- to di forma atletica durante un piano annuale monociclico. Una spiegazione dettagliata di ogni termi- ne porterà a una migliore comprensione del concetto di stati di allenamento. Il grado di allenamento rappresenta la base su cui l’allenatore può basare altri stati di forma. Grazie all’allenamento organizzato e sistematico, lo sviluppo delle abilità biomo- torie dell’atleta raggiunge un alto livello, così come l’acquisizione delle abilità tecniche e delle manovre tattiche. Verso la fine della fase preparatoria, questi miglioramenti si ri- flettono nei risultati sopra la media e negli standard elevati in tutti i test. Un alto grado indica il raggiungimento di un alto livello di adattamento fisico e psicologico ai program- mi di di lavoro e il perfezionamento di tutte le abilità biomotorie pertinenti allo sport pra- ticato; in altre parole, il termine è sinonimo di “livello di preparazione”. Quando il livello di adattamento è basso, vengono influenzati negativamente altri sta- ti di forma (ad esempio, quello psicologico e di prontezza per le competizioni); questo diminuisce il grado di allenamento e, implici- tamente, il livello raggiungibile come picco di prestazione. La preparazione può essere generale o specifica. La preparazione generale indica un alto adattamento alle diverse forme di allena- mento; preparazione specifica significa che l’atleta si è adattato alle esigenze sport-spe- cifiche. È su una base così solida, o un cer- to grado di allenamento, che durante la fase competitiva l’atleta raggiunge lo stato di for- ma atletica. RAGGIUNGIMENTO DEL PICCO DI FORMA CAPITOLO 9
  • 14. 257 La capacità di generare forza e potenza è un fattore critico nel determinare il successo in una vasta gamma di sport, in particolare, in tutti gli sport di squadra e quegli sport che sono dominati dalla velocità. I dati scientifici attuali rivelano che tale capacità è importante anche per gli sport con una grande componente di durata, come la corsa e lo sci di fondo. Data l’importanza della forza muscolare e della potenza in così tanti sport, l’allenato- re e l’atleta devono capire come lo sviluppo di queste abilità biomotorie può influire sul- le prestazioni e applicare i principi associati all’allenamento con i sovraccarichi, al fine di migliorare le prestazioni. LA RELAZIONE TRA LE PRINCIPALI ABILITÀ BIOMOTORIE Le prestazioni atletiche sono dominate da combinazioni di forza, velocità e resistenza. La figura 10.1 mostra tre esempi in cui esse, rispettivamente, sono l’abilità biomoto- ria dominante. La maggior parte delle attività sportive può essere classificata in base alla capacità biomotoria predominante, come mo- strato dagli esempi in figura 10.2. Ad esem- pio, la resistenza è generalmente considerata dominante e necessaria per il successo nella corsa di fondo. Tuttavia, la ricerca contemporanea sugge- risce che le varie discipline possono essere influenzate da molte delle abilità biomotorie (137, 140); ciò è evidenziato dal fatto che la forza sembra influenzare sia la velocità di corsa (13, 24, 36), sia la resistenza (114). Ad esempio, forza e potenza degli arti inferiori sembrano essere significativamente correla- te alla velocità di sprint (13, 24, 36). SVILUPPO DI FORZA E POTENZA CAPITOLO 10 Nessuno può essere veloce e agile prima di essere forte. La partenza nello sprint e i cambi di direzione negli sport di racchetta e di squadra sono tipiche azioni di forza. I velocisti più rapidi applicano una grande forza contro i blocchi di partenza nell’istante di inizio della gara. I cambi di direzione, invece, si basano su un alto livello di forza eccentrica per rallentare e una forza concentrica altrettanto alta per accelerare. Si vuole essere un atleta veloce e agile? Aumenta la tua forza. Basi fisiologiche per velocità e agilità
  • 15. 293 La resistenza può essere classificata in diversi modi. Ad esempio, la resistenza aero- bica, a volte chiamata low-intensity exercise endurance (LIEE), consente a una persona di svolgere un’attività, ininterrottamente, per una lunga durata, mentre la resistenza ana- erobica o high-intensity exercise endurance (HIEE) rende possibile eseguire azioni ad alta intensità in maniera ripetuta. Sebbene la maggior parte degli sport faccia affidamento su una qualche forma di resistenza, il tipo di resistenza sviluppato (alta o bassa intensità) può influenzare significativamente i risultati delle prestazioni. Pertanto, l’allenatore e l’atleta devono con- siderare il tipo di resistenza di cui l’atleta ha bisogno per lo sport, e in che modo questa verrà allenata all’interno del piano annuale. L’allenatore deve anche considerare le risposte fisiologiche dell’atleta ai metodi uti- lizzati per sviluppare la resistenza. Una volta compreso il tipo di resistenza necessario e le risposte fisiologiche, l’allenatore può proget- tare un piano di allenamento per migliorare la resistenza specifica per lo sport. CLASSIFICAZIONE DELLA RESISTENZA Il concetto di resistenza si differenzia net- tamente tra le varie attività sportive, e può quindi essere definito in diversi modi. Ad esempio, il tipo di resistenza necessario a un maratoneta d’élite gli permette di correre in maniera continua a una potenza o velocità specifica, per un lungo periodo di tempo. Vi- ceversa, un giocatore di hockey su ghiaccio d’élite ha bisogno di ripetere azioni ripetute ad alta velocità per una durata di 30-80 s, in- tervallate da periodi di recupero della durata compresa tra 4 e 5 minuti (106). Sebbene una forma qualsiasi di allenamento della resisten- za possa avere una qualche influenza sulle prestazioni di entrambi i tipi di atleti, lo svilup- po di questa caratteristica sarà nettamente diverso. Se venisse implementato una forma inap- propriata, gli atleti potrebbero sviluppare ca- ratteristiche di resistenza che non soddisfano le esigenze del loro sport, e quindi la capacità di prestazione potrebbe essere ridotta (45, 147). Per comprendere la corretta applicazio- ne dell’allenamento di resistenza, l’allenatore e l’atleta devono differenziare tra i due princi- pali tipi di resistenza riportati nella letteratura contemporanea: low-intensity exercise endu- rance (LIEE) e high-intensity exercise enduran- ce (HIEE) (147). Low-intensity exercise endurance Le attività che sono dominate dalla produ- zione di energia aerobica tendono ad esibire basse potenze medie e, quindi, possono es- sere classificate come attività a bassa inten- sità (29, 148). Queste attività richiedono all’at- leta di eseguire azioni continuative, a bassa intensità, per una durata sostanziale. Pertan- to, questo tipo di resistenza è spesso definito LIEE (148) o resistenza aerobica. Molte attività si basano prevalentemente sul metabolismo ossidativo o aerobico (vede- re il capitolo 1 e la tabella 1.2), e richiedono all’atleta di sviluppare un alto livello della LIEE per un miglioramento significativo delle pre- stazioni. ALLENAMENTO DI RESISTENZA CAPITOLO 11
  • 16. 333 La velocità, l’agilità e la resistenza alla velocità sono abilità cruciali in una grande varietà di sport; sono tra loro correlate e di- pendono in gran parte dalla forza muscolare dell’atleta. L’integrazione di velocità, agilità e allenamento di resistenza alla velocità nel piano annuale, e la manipolazione di variabili specifiche, possono massimizzare la capaci- tà di prestazione. Pertanto, la comprensione dei fattori che influenzano queste abilità con- sente agli allenatori di sviluppare programmi sport-specifici che massimizzano le presta- zioni. ALLENAMENTO DELLA VELOCITÀ La velocità è la capacità di coprire una distanza rapidamente, che sia percorsa su una linea retta o in direzioni diverse (cambi di direzione), è una componente fondamenta- le delle prestazioni in moltissime discipline. Lo sprint in linea retta può essere suddiviso in tre fasi: accelerazione, raggiungimento e mantenimento della velocità massima (27, 75). L’accelerazione è la capacità di aumen- tare la velocità, espressa dal rapporto tra la velocità e il quadrato del tempo necessario a raggiungerla (m/s²), e determina la capacità di prestazione negli sprint su brevi distanze (ad esempio, 5-20 m). Ad esempio, in una gara di 100 m, i ve- locisti non allenati raggiungono la velocità massima entro 20-30 m (27), hanno quindi una fase di accelerazione meno estesa per- ché raggiungono rapidamente una velocità massima inferiore, mentre i velocisti esperti non raggiungono la velocità massima fino a circa 50-60 m (65). È probabile che i livelli di forza massima degli estensori del ginocchio, degli estensori dell’anca e dei flessori plantari (muscoli del polpaccio) spieghino la capacità accelerativa di vari atleti, a causa della stret- ta correlazione tra forza e capacità di sprint. Diverse ricerche riportano l’osservazione che gli sprinter più veloci sono significativamente più forti e sono in grado di accelerare a rit- mi più rapidi rispetto alla loro controparte più lenta (6, 24, 69, 110). In sport, come il calcio, la capacità di ac- celerare è alla base del successo. Durante una partita, la lunghezza media dello sprint è di circa 17 m (9), variando da 5 a 50-60 m. Spesso, questi sprint sono iniziati mentre l’at- leta si muove già a velocità più basse (110) o quando inizia un contropiede o esce da un contrasto. Pertanto, la capacità di accelerare rapidamente nei primi passi è essenziale per un gioco efficace. Questi dati rivelano che un programma di allenamento di sprint che punti al miglioramento della fase di accelerazione dovrebbe sviluppare caratteristiche di forza specifiche (forza massima e potenza) e abi- lità tecnica (110). Dopo aver completato la fase di accele- razione, l’atleta raggiunge la massima velo- cità di corsa; si noti che potrebbe avere una grande capacità acceleratoria ma non quella di raggiungere alte velocità, il che suggerisce come esse siano qualità molto specifiche (26). Le differenze nella cinematica di queste due parti di uno sprint supportano questa os- servazione e suggeriscono che la meccanica di corsa (78, 110) e le caratteristiche di resi- stenza specifica (69) svolgono un ruolo fon- damentale nel loro sviluppo. ALLENAMENTO DI VELOCITÀ E AGILITÀ CAPITOLO 12
  • 17. Tudor O. Bompa Il professor Tudor Bompa ha rivoluzionato la metodologia dell’al- lenamento sportivo con la sua fondamentale teoria sulla periodiz- zazione dell’allenamento, presentata ad inizio carriera in Romania nel 1963 e base indiscussa dei successi sportivi degli atleti che ha potuto guidare alla conquista di 11 medaglie olimpiche (4 medaglie d’oro). Fondamentale l’impulso all’innovazione introdotto con le sue metodologie nel mondo della preparazione fisica e innumerevoli i riconoscimenti e le onorificenze ricevuti per meriti scientifici dalle istituzioni sportive e culturali di paesi di tutti continenti il prestigio- sissimo premio alla carriera conferito negli Stati Uniti dalla National Strength and Conditioning Association (NSCA). Membro del Comitato Olimpico canadese e del Consiglio Sportivo rumeno, ha insegnato per più di un ventennio presso l’università di York, nella quale ha rivestito il ruolo di Professore Emerito. Tutt’oggi svolge attività internazionale di conferenziere. I suoi libri sono stati pubblicati in 19 lingue (180 nazioni interessate); in Italia ha avuto già pubblicato Bompa-Buzzichelli - Periodizzazione dell’allenamen- to sportivo – Calzetti-Mariucci Editore. GLI AUTORI Carlo A. Buzzichelli Il dott. Carlo A. Buzzichelli è stato professore a contratto presso l’Università di Milano, e ha tenuto lezioni di teoria e metodologia dell’allenamento in altre otto università nel mondo; inoltre, ha fonda- to l’International Strength & Conditioning Institute, presente in otto nazioni. Dal 2002 ha svolto e svolge incarichi di primissimo livello presso diverse federazioni di atletica leggera in tutti i continenti, ac- compagnando come coach numerosi atleti di livello internazionale in varie edizioni dei Giochi del Commonwealth, dei Campionati del Mondo di atletica leggera e dei Giochi Olimpici. Nelle altrettanto numerose esperienze di preparatore fisico negli sport di squadra, nel brazilian jiu jitsu, nel powerlifting e nel nuo- to, ha fatto ottenere decine di podi, medaglie e record ai suoi atleti condotti in campionati nazionali e internazionali. Solo nel 2021, ha preparato campioni italiani in quattro discipline diverse: salto in alto indoor femminile, 100 m rana femminili, brazilian jiu jitsu cinture nere gi e no-gi. Sempre nel 2021 è stato il preparatore della nuo- tatrice italiana finalista alle Olimpiadi e campionessa europea nei 100m rana. Carlo Buzzichelli ha un larghissimo seguito fra i preparatori di tutta Europa, Stati Uniti, Asia e Australia, a favore dei quali, contestual- mente all’attività sul campo, svolge attività di conferenziere in se- minari organizzati in tutto il mondo da università, comitati Olimpici e federazioni. Come coautore, assieme al prof. Tudor Bompa, ha realizzato manuali che hanno avuto larga diffusione .
  • 18. www.calzetti-mariucci.it Visita il nostro sito Collegandoti al sito puoi visionare nel dettaglio e acquista- re gli articoli (libri, video, dvd, riviste), grazie ad un sistema di ricerca semplice ed intuitivo. CATALOGO ON LINE Inoltre il sito è sempre aggiornato con sezioni specifiche di approfon- dimento su tutti gli argomenti più interes- santi legati allo sport, come eventi, convegni e corsi di aggiornamento. APPROFONDIMENTI Iscrivendoti e dando la preferen- za alla disciplina sportiva che più ti interessa potrai ricevere tutte le news al tuo indiriz- zo e-mail. NEWSLETTER libri, video e riviste per lo sport