2. Origini e carriera politica
Tito Flavio Vespasiano nacque presso Rieti nel 9 d.C. e morì a Cutilie, in
Sabina, nel 79.
Figlio di Flavio Sabino e di Vespasia Polla, sposò Flavia Domitilla ed ebbe
tre figli: Tito, Domiziano e Domitilla.
Fu questore nella provincia di Creta e Cirene. Sotto Caligola fu edile e
pretore e sotto Claudio fu legato della legione II Augusta sul Reno ed in
Britannia, dove riportò notevoli vittorie. Esercitò poi il proconsolato
d'Africa con somma integrità. Mentre nel 66 era in Grecia al seguito di
Nerone, fu allontanato, ma poi fu richiamato per soffocare la ribellione
giudaica, e nel 67 riuscì, col figlio Tito, a sottomettere la Galilea. Occupò,
quindi, il territorio attorno a Gerusalemme, ma la guerra fu interrotta dalla
notizia della morte di Nerone e dalle complicazioni politiche che
seguirono.
Tito Flavio Vespasiano
3. Ascesa al potere
Mentre prometteva fedeltà ai successori di Nerone, preparò, con l'aiuto del
governatore della Siria, Muciano, il piano per conquistare il trono. L’ascesa
al potere fu favorita dall’appoggio delle truppe di Giudea, di Siria e delle
province asiatiche, e quindi delle legioni di Mesia (Basso Danubio), di
Pannonia e di Dalmazia.
Sotto il comando di Antonio Primo le truppe di Vespasiano entrarono in
Italia dal nord oriente, sconfissero l'esercito di Vitellio (seconda battaglia di
Bedriaco), saccheggiarono Cremona ed avanzarono verso Roma, dove
entrarono ed ingaggiarono furiosi combattimenti che portarono anche alla
distruzione del Campidoglio a causa del fuoco. Fu acclamato imperatore
dalle truppe e, nel dicembre del 69 d. C., il Senato ratificò la sua elezione.
Vitellio, rivale di
Vespasiano
4. Gestione del potere
Con Vespasiano si inaugurò la dinastia Flavia. Egli non era legato da vincoli di parentela con Augusto
e proveniva da una famiglia non appartenente all’aristocrazia senatoria, ma al ceto equestre.
Durante il suo regno, Vespasiano mostrò grande rispetto per la tradizione politica, cercando di
riportare l’ordine nell’esercito, arginando le ambizioni dei generali delle legioni stanziate in tutto
l’impero e ripristinando ruoli e funzioni delle antiche istituzioni. Aumentò nuovamente il potere del
Senato, che era stato ridotto a compiti di sola ratifica dell’elezione del pretendente al trono.
Riuscì a riportare nell'Impero l'equilibrio politico, economico e sociale, realizzando una revisione del
catasto e importanti opere pubbliche nella città di Roma. Cercò da subito di riparare i danni causati
dalla guerra civile e, con la collaborazione del Senato, instaurò nuove e solide basi per il governo e le
finanze.
5. Lex de imperio Vespasiani
Uno dei primi provvedimenti di Vespasiano fu la
promulgazione della Lex de imperio Vespasiani,
per la quale egli ed i suoi successori avrebbero
governato in base alla legittimazione giuridica e
non più in base a poteri divini come avevano
fatto i “Giulio-Claudii”. Questo provvedimento
può essere riassunto in due formule: «il principe
è svincolato dalle leggi» (princeps a legibus
solutus est); «quanto piace al principe ha vigore
di legge» (quod placuit principi legis habet
vigorem).
Rappresentazione di una seduta del Senato:
Cicerone denuncia Catilina, affresco del XIX
secolo
6. Amministrazione finanziaria
Vespasiano, per risollevare la situazione economica
dell’impero, chiese l’esazione delle imposte non pagate,
impose nuove imposte e revisionò il catasto,
procurandosi fama di cupidigia e avarizia. Svolse
un'azione politica in favore delle province, sia dal lato
della romanizzazione (soprattutto nell'Occidente), sia da
quello dell’organizzazione.
Ebbe nel complesso un occhio attento sulle finanze
pubbliche ed agli storici sembra che la sua sia stata, in
realtà, un’illuminata economia, che, nello stato
disordinato delle finanze di Roma, era una necessità
assoluta a causa dell'immensa povertà in cui versava sia
il fiscus sia l'aerarium.
7. Tassa sui «vespasiani»
Inoltre l’imperatore Vespasiano ordinò la
costruzione e la tassazione sugli orinatoi (gabinetti
pubblici, che da allora vennero chiamati anche
vespasiani). Rimproverato dal figlio Tito, che
riteneva la cosa sconveniente, gli mise sotto il naso
il primo danaro ricavato, dicendogli «Pecunia non
olet».
È una frase che viene cinicamente usata per indicare
che, qualunque sia la sua provenienza, «il denaro è
sempre denaro», nel senso che il mezzo non
determina l'intenzione e che la provenienza non dà
alcuna connotazione positiva o negativa al mezzo/
strumento che è il denaro.Vespasiano a Bordighera (IM)
8. Conquista di Gerusalemme
Nel 70 d.C. Vespasiano inviò il figlio Tito a reprimere
l’ennesima ribellione della Giudea, che il giovane principe
concluse positivamente dopo il lungo assedio di
Gerusalemme. Soffocati gli ultimi focolai di rivoltosi,
asserragliatisi nella fortezza di Masada, Tito fece abbattere
il tempio di Salomone, razziandone i tesori, compresa la
menorah, il grande candelabro in argento a sette bracci,
simbolo dell’ebraismo. Questo avvenimento segnò l’inizio
della diaspora degli Ebrei.
L’imperatore Vespasiano obbligò gli Ebrei a versare ogni
anno due dracme ciascuno (fiscus iudaicus).
Anche tramite questo tributo l'imperatore riuscì a risanare
le finanze dell'impero, dando slancio all'economia e
creando numerose opere pubbliche.
Tempio di Salomone
Menorah, simbolo
dell’ebraismo
9. Riforma giudiziaria
Il numero di processi giudiziari erano aumentati, poiché alle precedenti liti ancora irrisolte, a
causa dell'interruzione dovuta alla precedente guerra civile, se ne erano aggiunte di nuove.
Vespasiano sorteggiò nuovi giudici per restituire i beni trafugati durante la guerra civile e risolvere
le controversie.
E poiché la lussuria e la libidine si erano largamente diffusi in questo periodo, fece decretare dal
Senato che ogni donna libera, che si fosse concessa ad uno schiavo di altri, venisse considerata
anch'essa una schiava; che gli usurai, quando avessero concesso un prestito ad un figlio di
famiglia, non potessero esigerne la restituzione neppure dopo la morte del padre.
10. Organizzazione dell’esercito
Vespasiano ripristinò l'antica disciplina militare e si preoccupò di evitare che l'eccessivo lealismo
delle legioni potesse generare una nuova guerra civile. Fu necessario porre rimedio a ciò attraverso
una nuova serie di riforme, che completasse quanto era già stato fatto durante la dinastia giulio-
claudia:
• data la crescente scarsità di reclute, decise di aumentare l'impiego di truppe ausiliarie provinciali,
facendo in modo che le generazioni future avessero un numero maggiore di potenziali cittadini
romani da arruolare nelle legioni;
• al fine di aumentare la capacità difensiva dei confini imperiali per tutta la loro lunghezza (oltre
9.500 km), dispose di ricostruire numerose fortezze legionarie in pietra in posizioni strategiche, in
modo da non trascurare la sicurezza delle legioni acquartierate.
11. Atti benefici ed impulsi culturali
Spesso Vespasiano offriva banchetti sontuosi (epulae) per far guadagnare i macellai. In occasione dei
Saturnalia offriva doni agli uomini, alle calende di marzo alle donne. Nel 73 Vespasiano e Tito
rivestirono una magistratura repubblicana ormai quasi dimenticata, la censura, con l'obiettivo di
ampliare il pomerium, ovvero il confine sacro della città, e iniziare una generale ristrutturazione
urbanistica.
Vespasiano fu generoso verso senatori e cavalieri impoveriti e verso moltissime città devastate da
terremoti o incendi, favorendo anche gli ingegni e le arti. Egli fu, infatti, il primo imperatore a
stanziare una somma di centomila sesterzi all'anno a favore di retori greci e latini, a spese del fiscus.
12. Opere pubbliche
Molto danaro fu speso in lavori pubblici e in restauri e
abbellimenti di Roma come:
• La ricostruzione del Campidoglio: Vespasiano diede lui stesso
una mano a rimuovere le macerie e trasportandole
personalmente in spalla. In questa circostanza fece rifare
tremila tavole in bronzo, andate completamente distrutte nel
recente incendio, dove erano conservati i senatoconsulti fin
quasi dalla fondazione della città, i plebiscita, i trattati e le
alleanze.
• iniziò la costruzione di un nuovo e funzionale foro, il terzo
dopo quelli di Cesare e Augusto, con annesso un tempio
dedicato alla Pace. Il grandioso complesso fu decorato con le
statue prese da Nerone in Grecia ed in Asia Minore, antichi
capolavori di pittura e di scultura, oltre che con la suppellettile
d'oro presa nel tempio dei Giudei, di cui Vespasiano andava
fiero.
Foro di Vespasiano e
annesso Tempio della pace
13. Opere pubbliche
Vespasiano portò a termine il tempio del
Divo Claudio sul Celio, iniziato da
Agrippina, ma quasi interamente demolito da
Nerone.
Potenziò e manutenne i più importanti tratti
viari della penisola ed, in particolare, le vie
consolari Appia, Salaria e Flaminia.
Tempio del Divo Claudio sul Celio
14. Il Colosseo
Il Colosseo fu iniziato da Vespasiano verso il 75 d.C. e
inaugurato da Tito nell'80 con cento giorni di
spettacoli.
Domiziano aggiunse l'ultimo ordine di gradinate ed
impiantò vasti magazzini al disotto dell'arena.
Il Colosseo, impostosi per la sua splendida e audace
architettura, è il simbolo mondiale della civiltà
romana.
In origine noto come Anfiteatro Flavio, fu chiamato
così nel Medioevo a causa delle sue dimensioni
colossali. Secondo altri, ma con minore probabilità,
l'edificio attirò a sé il nome del vicino colosso bronzeo
di Nerone, il quale scomparve durante le invasioni
barbariche.
Il monumento fu eretto nel luogo dove, al tempo di
Nerone, un laghetto raccoglieva le acque delle colline
circostanti.
A un monaco medievale si deve una celebre
profezia: «Finché starà in piedi il Colosseo,
starà in piedi anche Roma. Quando cadrà il
Colosseo cadrà anche Roma. Quando cadrà
Roma, cadrà anche il mondo.»
15. Funzione e Struttura
Per la costruzione del Colosseo sono state impiegati immense
quantità di travertino, mattoni, cemento, pietra, legname e
ferro.
L'edificio aveva una capacità massima di 45.000 spettatori: un
sistema di organizzazione perfetto, le numerose scale e gli
ampî corridoi permettevano il rapido afflusso e deflusso del
pubblico
Gli spettacoli che abitualmente si davano nell'anfiteatro erano
i ludi gladiatorii e le venationes (spettacoli di caccia).
I primi gradini erano divisi dall'arena per mezzo di un alto
muro, che doveva riparare gli spettatori dagli assalti delle
belve.
Le belve destinate alle cacce ed alle giostre venivano chiuse
entro piccole celle nei corridoi sottostanti all'arena, donde, per
mezzo di piani inclinati e di montacarichi, venivano portate
fuori nell'arena.
Un ampio corridoio, situato ad uno degli estremi dell'asse
maggiore in relazione con la porta «libitinaria», che serviva
per portare via i cadaveri degli uomini e degli animali uccisi.
Disegno ricostruttivo del Colosseo
16. Funzione e Struttura
L’anfiteatro era costituito da quattro piani: i primi
tre avevano arcate sovrapposte, mentre il quarto era
cieco.
Alla sommità erano fissati dei pali che servivano a
reggere un enorme tendone a spicchi, il velario,
destinato a proteggere gli spettatori dal sole. La
manovra del velario era affidata ad un centinaio di
marinai.
L’entrata era quasi sempre gratuita, ma si accedeva
tramite un «biglietto», che stabiliva il settore delle
gradinate destinate a ciascuno spettatore.
L’imperatore e la sua famiglia sedevano nel palco
di onore, mentre ad altri gruppi privilegiati erano
riservati i posti che consentivano la vista migliore.
L’arena era quasi interamente in legno, sul quale
veniva sparsa sabbia.
Disegno ricostruttivo dell’interno del Colosseo