2. Principali tecniche di riabilitazione neuro(psico)motoria
Si rivolgono al trattamento di disabilità conseguenti a lesioni e patologie del
s.n.c. e periferico (nel bambino anche a disordini neuropsicomotori) quali:
•Disturbi ed asimmetrie posturali;
•Disturbi della coordinazione
•Disturbi del movimento
•Persistenza dei riflessi arcaici;
•Alterazione del tono
•Squilibrio tra agonisti ed antagonisti;
•Disturbi dell'equilibrio;
•Compromissione:
della strutturazione ed integrazione dello schema corporeo
della rappresentazione mentale dell'atto motorio agito
della strutturazione dei processi di comunicazione
3. IL MOVIMENTO COSIDETTO VOLONTARIO SI BASA SU UNA
PIATTAFORMA DI INTEGRAZIONE SOTTOCORTICALE CHE
REGOLA IN CONTINUAZIONE ED IN MODO INCOSCIENTE
LA POSTURA DELLE VARIE PARTI DEL CORPO TRA LORO E
DEL CORPO NEL SUO INSIEME NELLO SPAZIO
UNA LESIONE CEREBRALE CHE ALTERA IL MECCANISMO DI
INTEGRAZIONE POSTURALE DANNEGGIA LA
“PIATTAFORMA” E, DI CONSEGUENZA IMPEDISCE LA
NORMALE ESECUZIONE DEL MOVIMENTO VOLONTARIO
Metodo Bobath 1 (concetti fondamentali)
4. UNA LESIONE CENTRALE
ALTERA:
1.IL TONO MUSCOLARE
2. LA COORDINAZIONE AGONISTI
ANTAGONISTI
3. IL CONTROLLO DI POSTURE TIPICHE
DEI PRIMI STADI DELLO SVILUPPO
Metodo Bobath 2 (alterazioni indotte)
5. Metodo Bobath 2b (alterazioni del tono)
ALTERAZIONI DEL TONO MUSCOLARE:
1.RIGIDITÀ SPASTICA
2.RIGIDITÀ PLASTICA
3.TONO INSTABILIE (IPOTONO – IPERTONO)
6. ALTERAZIONI DELLA COORDINAZIONE
AGONISTI - ANTAGONISTI :
1. CO-CONTRAZIONE A LIVELLO DEL TRONCO CON
SPASTICITÀ FLESSORIA ED ESTENSORIA
2. SPASTICITÀ FLESSORIA AGLI ARTI SUPERIORI
3. SPASTICITÀ ESTENSORIA AGLI ARTI INFERIORI
Metodo Bobath 2c (alterazioni coordinazione)
7. ALTERAZIONI DEL CONTROLLO
POSTURALE:
1.SINERGIE FLESSORIE ED ESTENSORIE
2. REAZIONI POSTURALI RIFLESSE
(estensione crociata, riflessi tonici del collo e
del tronco, riflessi labirintici, riflessi di
raddrizzamento, grasping etc.)
Metodo Bobath 2d (alterazioni posturali)
8. Metodo Bobath 3a (principi “neuroevolutivi”)
•le tappe motorie non vengono acquisite una dopo l’altra
ma in modo sovrapposto ed integrato
o NO stazione seduta “perfetta” e poi stazione eretta “perfetta”
o SI parziale controllo da seduto ed iniziale aggrapparsi;
o NO cammino “perfetto” e poi corsa “perfetta”
o SI cammino “traballante” e corsa “traballante”
le tappe motorie
9. Metodo Bobath 3b (principi “neuroevolutivi”)
movimenti funzionali 1
I movimenti funzionali richiedono lo sviluppo di
schemi di coordinazione posturali
Gli schemi di coordinazione posturali
accompagnano e precedono il movimento
costituendone la base
10. Metodo Bobath 3c (principi “neuroevolutivi”)
movimenti funzionali 2
i movimenti funzionali possono consistere in:
modificazioni o fluttuazioni diffuse del tono muscolare
o in
movimenti di compenso
11. Metodo Bobath 3d (principi “neuroevolutivi”)
movimenti funzionali 3
i movimenti funzionali sono automatici ed inconsci
e possono essere compresi nella denominazione di
” meccanismo posturale riflesso”
costituito da due tipi di reazioni automatiche:
le reazioni di raddrizzamento e
le reazioni di equilibrio.
12. Metodo Bobath 4a (fattori responsabili)
anormalità del tono muscolare (ipertonia, ipotonia, distonia);
difetto di innervazione reciproca, nel senso di una accentuata
o diminuita contrazione muscolare;
anormale attività riflessa;
difetto di sviluppo dei meccanismi riflessi per il mantenimento
della postura e dell'equilibrio.
i fattori responsabili delle alterazioni nell’interazione
delle tappe di sviluppo e del meccanismo posturale
riflesso sono secondo Bobath identificabili in:
13. Metodo Bobath 4b (fattori responsabili)
2) possono essere modificati con
A) manovre tendenti ad inibire direttamente l'attività
riflessa primitiva,
B) manovre tendenti a facilitare l'autoinibizione
Cioè a permettere i movimenti fisiologici ed automatici che
concorrono alle reazioni fondamentali di raddrizzamento e
di equilibrio.
1) i fattori responsabili
A) delle alterazioni nell’interazione delle tappe di sviluppo (nel
bambino con PCI od altre Neurolesioni) e
B) del meccanismo posturale riflesso (nel bambino e nell’adulto
neurolesi)
14. Metodo Bobath 5 (principi del trattamento )
Le manovre proposte tendono quindi a:
inibire l'attività riflessa primitiva
facilitare l'autoinibizione
permettere i movimenti fisiologici ed
automatici
concorrere alle reazioni fondamentali di
raddrizzamento e di equilibrio.
15. Metodo Bobath 6a (strategia di trattamento)
La strategia di trattamento
A) CONSIDERA due aspetti molto importanti:
• gli effetti esercitati dalla lesione encefalica
responsabile della patologia motoria sui normali
processi di maturazione del sistema nervoso;
• l'interferenza dei patterns motori riflessi
sull'organizzazione delle varie funzioni motorie
16. Metodo Bobath 6b (strategia di trattamento)
La strategia di trattamento
B) SI BASA sulla verifica della:
• presenza di schemi motori anormali, che vanno inibiti,
• assenza di schemi di movimento (povertà dell’esperienza
motoria), che vanno arricchiti attraverso manovre
facilitanti.
17. Metodo Bobath 7a (programma di trattamento)
1- favorire l'acquisizione dei pattern motori più importanti
(controllo della testa in relazione alle altre parti del corpo ed allo
spazio, capacità di rotolarsi, di mettersi seduto, in ginocchio ed in
piedi, capacità di bilanciarsi in tutte le posture)
2 - ridurre (se ipertonia) o aumentare il tono (se ipotonia);
3 - sviluppare le normali reazioni posturali;
4 - prevenire e ridurre le contratture e le deformità;
5 - facilitare i patterns funzionali
attraverso manipolazioni e gesti finalizzati (gioco nel bambino), utili
nella vita quotidiana e per l'autonomia.
18. Metodo Bobath 7b (programma di trattamento)
Inibizione e facilitazione possono susseguirsi e
combinarsi in modo vario nel corso del
trattamento in rapporto alla sua evoluzione
Progressivamente si cerca sempre più “di
eliminare l'uso delle mani del terapista” per
affidare al paziente il controllo del suo
movimento e delle posture inibitorie
dell’ipertono.
19. 1- INIBIZIONE DELLE REAZIONI POSTURALI ANORMALI
MEDIANTE CORREZIONI POSTURALI O CINETICHE
SPECIFICHE
2- RIPRODUZIONE DELLE TAPPE DELLO SVILUPPO
MOTORIO:
A - raddrizzamento del controllo del capo rispetto al corpo
B - rotolamento
C - posizione seduta
D - posizione carponi
E - stazione eretta
F - passaggi posturali e loro mantenimento, catene cinetiche
complesse, deambulazione
3- APPROCCIO PSICOMOTORIO E GIOCO
Metodo Bobath 8 (costruzione di una Seduta Tipo)
21. Bobath: controllo del
tronco da seduto
Bobath: rotolamento
al lettoBobath: postura al letto
Bobath: iniziale
controllo del tronco
BOBATH: FASI INIZIALI DEL TRATTAMENTO
22. Il terapista siede dalla parte colpita e
porta il carico del paziente verso di sé
in modo che il lato plegico del tronco si
allunghi;
questo allungamento viene facilitato dal
terapista mettendo una mano sotto
l'ascella del paziente tirandolo verso di
se, mentre l'altra viene posta sul lato
opposto del tronco per aiutare
l'accorciamento.
Reazione di appoggio
BOBATH: FASI AVANZATE DEL TRATTAMENTO
trasferimento laterale del carico da seduto 1
23. Il trasferimento del carico dalla parte
sana richiede un accorciamento attivo
del fianco plegico, che può essere
facilitato
a) Con una pressione esercitata dal
terapista sul lato del tronco facilitata
dalla mano del terapista che preme in
basso la spalla
b) elicitando la reazione di raddrizzamento
del capo,con una mano che stira e ruota
il capo verso il lato sano
Raddrizzamento
Facilitazione del riflesso
tonico di raddrizzamento
del collo
BOBATH: FASI AVANZATE DEL TRATTAMENTO
trasferimento laterale del carico da seduto 2
24. Bobath: trasferimento laterale del carico in stazione eretta:
Trasferimento del carico di lato con entrambe le ginocchia flesse.
Dalla posizione di partenza il paziente trasferisce il carico da un
lato all'altro con le anche leggermente flesse e ruotando come se
stesse sciando; le braccia oscillano rilassate lungo i fianchi. Il
terapista coadiuva la rotazione ponendo le mani sul bacino.
Esercizio statico Esercizio dinamico
BOBATH: FASI FINALI DEL TRATTAMENTO
26. Tale metodo si propone
a) di osservare le relazioni che esistono tra i
vari livelli organizzativi superiori ed il livello
periferico
b) di mettere in relazione ciò che è
“quantificabile” (muscoli, ossa, ecc.) e ciò
che non lo è (attenzione, memoria,
intenzionalità).
“Esercizio terapeutico conoscitivo” 1
27. “Esercizio terapeutico conoscitivo” 2
Il movimento viene considerato non come
somma di tante contrazioni attivate
volontariamente o per via riflessa, ma come
risultato di processi messi in atto da un
sistema che interagisce con l'ambiente
secondo le proprie necessità.
Stretta relazione tra reclutamento muscolare
(movimento) ed elaborazione delle
informazioni (conoscenza).
28. 1- qualunque movimento ha un significato
conoscitivo in quanto serve a mettere in
contatto l'uomo con la realtà circostante,
2- il recupero dopo la lesione può essere
considerato come un processo di
apprendimento in condizione patologiche
“Esercizio terapeutico conoscitivo”
(concetti fondamentali 1):
29. 3- il paziente deve fin dai primi momenti del
trattamento prendere coscienza di varie
esperienze sensomotorie senza il ricorso a
costrizioni meccaniche o riflesse.
4- la presa di coscienza da parte del soggetto
ha la precedenza rispetto all’esecuzione del
gesto che gli viene proposto.
“Esercizio terapeutico conoscitivo”
(concetti fondamentali 2):
31. 1) fase del colloquio, dove si ricercano le
motivazioni più adeguate al soggetto da
trattare, parlando con il paziente o i suoi
familiari;
2) fase del rilassamento, ogni movimento viene
proibito attraverso la mobilizzazione
passiva;
“Esercizio terapeutico conoscitivo”
(le 4 fasi del trattamento)_1
32. 3) fase della mobilizzazione passiva guidata,
che è utilizzata per costruire il movimento
corretto attraverso particolari accorgimenti;
4) fase della motilità attiva, che consiste nel
far partecipare volontariamente al
movimento il paziente senza scatenare
alcuno schema patologico.
“Esercizio terapeutico conoscitivo”
(le 4 fasi del trattamento)_2
33. POSIZIONE: Il terapista cerca di spostare il tronco da seduto in avanti, indietro
e di lato; questi movimenti avvengono soprattutto a livello delle anche e consistono
in uno spostamento del tronco rispetto alle cosce senza che la colonna vertebrale si
fletta. Il paziente è seduto su una sedia a schienale rigido e si sostiene con il
braccio colpito; nei primi tentativi il terapista guida i movimenti del tronco e del
braccio e, se l'equilibrio del tronco del paziente è carente, il terapista può
utilizzare le sue ginocchia per stabilizzare quelle del paziente (il ginocchio dell'arto
plegico tende a cadere in extrarotazione e abduzione).
Esercizio terapeutico conoscitivo: risposta di equilibrio da seduto
• SCOPO: riacquisizione della capcità
sostegno da parte del tronco attraverso,
la funzione d’appoggio degli arti superiori
• CONTENUTO: Con questo esercizio il
malato deve iniziare a percepire la
posizione del tronco con l’aiuto degli arti
superiori che lo sostengono.
34. • SCOPO: riacquisizione della funzione di
sostegno da parte del tronco, liberando
entrambi gli arti superiori dalla funzione
d’appoggio.
• CONTENUTO: Con questo esercizio il
malato deve iniziare a percepire la
disposizione degli arti superiori rispetto al
tronco che diventa punto di riferimento
per entrambi gli arti superiori in azione.
Esercizio terapeutico conoscitivo: esercizi biartuali e di
comparazione tra gli arti superiori
POSIZIONE: Il paziente è seduto con gli avambracci appoggiati al tavolo
e tiene gli occhi chiusi; il terapista posiziona l’arto plegico in più punti sul
piano orizzontale senza superare la linea mediana e chiede al malato la
copia con l’arto sano.
36. Metodo Vojta 1.
Utilizzato nei bambini molto piccoli.
Il metodo parte dal presupposto che nelle lesioni
infantili del SNC, periferico e nei disordini
neuropsicomotori non si realizza l'integrazione tra
alcune funzioni e cioè:
•la componente posturale
•la componente di raddrizzamento
•la componente fasica
37. Metodo Vojta 2. (LE COMPONENTI)
•componente posturale: consiste nell'attività automatica
riflessa di tutto il corpo; ossia l'attività di orientamento del
corpo nello spazio, sia in riposo che in movimento;
•componente di raddrizzamento consiste nella possibilità di
avere sempre, in qualsiasi posizione, la testa orientata in
maniera che la rima boccale sia orizzontale e la faccia sia
dritta frontalmente nello spazio;
•componente fasica coordinazione motoria che porta ad una
traslazione con una sua direzione ed una sua velocità.
38. Metodo Vojta 3a.
Qualsiasi tipo di movimento possiede
caratteristiche posturali, di raddrizzamento e
fasiche.
La carenza prolungata di adeguate stimolazione
sensitivo-sensoriali, (dovuta ad un danno
cerebrale anche minimo), incide negativamente
sulla organizzazione delle attività encefaliche.
(legge della reciprocità di Gessell: “lo sviluppo di ogni struttura
nervosa è sempre legato a quelle di altre strutture nervose a cui essa
è collegata o è destinata a collegarsi”)
39. Metodo Vojta 3b.
Scopo del trattamento:
indurre la coordinazione automatica
riflessa del comportamento motorio
attraverso la stimolazione di aree
somatiche chiamate zone grilletto o
reflessogene.
Le zone reflessogene: 4 zone principali e
5 ausiliarie corrispondenti a determinati
livelli spinali.
40. Metodo Vojta zone grilletto azione zone ausiliarie
arto superiore
facciale
epicondilo mediale
dell'omero
Raddrizzamento
tonico
Margine mediale
della scapola
facciale
arto inferiore
facciale
condilo mediale del
femore
Strisciamento
fasico
spina iliaca antero
superiore
omolaterale
arto superiore
occipitale
parte distale
laterale
dell'avambraccio
Raddrizzamento
tonico
a) margine
anteriore
della spalla
b) regione D8
del torace
arto inferiore
occipitale,
zona calcaneare Strisciamento
fasico
regione del gran
troncantere.
zone grilletto, azioni e zone ausiliarie
Metodo Vojta 4
46. Metodo Vojta 5a (zone trigger).
La stimolazione delle zone grilletto ha lo scopo di
provocare risposte motorie complesse, che
devono contenere i requisiti fondamentali del
movimento:
determinata modalità posturale,
definiti meccanismi di raddrizzamento
specifica motilità fasica.
47. Metodo Vojta 5b (risposte motorie complesse).
Le risposte motorie complesse vengono elicitate
con la stimolazione dei punti grilletto attraverso
due schemi riflessi fondamentali, ritenuti i
modelli di ogni successivo movimento coordinato
il rotolamento
lo strisciamento,
48. Secondo Vojta la stimolazione di tali
schemi, ripetuta più volte nella giornata
può trasformare la risposta inizialmente
automatica in movimento attivo perché
la stimolazione contemporanea di più
zone reflessogene, attiverebbe la
sommazione spaziale e temporale degli
impulsi, che attraverso il midollo
perverrebbero alle strutture superiori
fino alla corteccia cerebrale.
Metodo Vojta 5c (dalla periferia al centro).