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UNIVERSIDAD NACIONAL DEL CENTRO DEL PERÚ
CENTRO DE IDIOMAS
TRABAJO DE TRADUCCIÓN
ACREDITACIÓN DEL IDIOMA: ITALIANO
ALUMNO: JOSÉ LUIS, CLAROS CUADRADO
DOCENTE: DANNY DAVID, ANDIA CONISLLA
HUANCAYO, ENERO 2022
MEJORA DE LA PRODUCCIÓN DE MADERA DE
LOS BOSQUES DE CASTAÑOS.
VALORIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE
LEGNOSA DEI BOSCHI DI CASTAGNO.
Contributo di ricerca / Research Paper
RAFFAELLO GIANNINI (*) - ALBERTO MALTONI (**) - BARBARA MARIOTTI (**) DONATELLA
PAFFETTI (***) - ANDREA TANI (**) - DAVIDE TRAVAGLINI (**) (°)
VALORIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE LEGNOSADEI BOSCHI DI CASTAGNO
(*) Accademia Italiana di Scienze Forestali. Piazza Edison, 11 - 50133 Firenze.
(**) Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari, Alimentari e Forestali, Università degli Studi di
Firenze. Via San Bonaventura, 13 - 50145 Firenze.
(***) Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente, Università degli
Studi di Firenze. Piazzale delle Cascine, 18 - 50144 Firenze.
(°) Autore corrispondente; davide.travaglini@unifi.it
Il percorso nel tempo dei boschi di castagno sfocia nella realtà odierna che si identifica in tre
tipologie prevalenti: i castagneti da frutto coltivati, i castagneti abbandonati in fase di
riconversione naturale per insediamento spontaneo delle specie legnose tipiche delle fasce di
vegetazione in cui il castagneto era stato impiantato, i cedui destinati alla produzione legnosa.
Questi ultimi, che occupano una superficie di 593.242 ettari, rivestono grande interesse sia per
la capacità produttiva sia per la molteplicità di assortimenti legnosi che possono fornire. Modelli
colturali appropriati e definiti da una gestione corretta ed ecosostenibile che può coinvolgere
differenti turni di utilizzazione ed interventi intercalari appropriati, consentono di ottenere elevate
quantità di legname in tempi relativamente brevi valorizzandone quantità e qualità.
Parole chiave: castagno; ceduo; produzione legnosa; biomasse.
Keywords: chestnut; coppice system; wood production; biomass.
Citazione - Giannini R., Maltoni A., Mariotti B., Paffetti D., Tani A., Travaglini D., 2014 –
Valorizzazione della produzione legnosa dei boschi di castagno. L’Italia Forestale e Montana, 69
(6): 307-317. http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2014.6.01
1. Introduzione
I soprassuoli di castagno in Italia hanno svolto un ruolo essenziale per l’economia delle
popolazioni dei territori interni e montani, così che la coltivazione di questo albero ha avuto un
più o meno ampio spazio in tutte le regioni italiane. Il mondo agreste ha operato nel tempo
integrando un’azione di diffusione ad una domesticazione tesa alla selezione e alla
valorizzazione di un ampio gruppo di genotipi di pregio adatti ed efficaci anche in relazione a
condizioni stazionali differenti.
All’inizio del Novecento, il castagno presentava un areale imponente, sia come superficie (circa
800.000 ettari tra fustaie e cedui) sia come capacità produttive di biomassa legnosa e di frutti.
Per questi ultimi veniva stimato come decine di milioni di alberi producessero un raccolto medio
annuo di circa 6 milioni di quintali.
Ciò nonostante si assisteva, con non poco rammarico, ad un progressivo decremento della
superficie dei castagneti da frutto a causa di mutate esigenze economiche congiunte alla
diffusione di alcune patologie. Corrispondeva in modo marcato, un incremento dei soprassuoli
da legno favorito dalla ceduazione, quasi spontanea, ovvero dalla riconquista naturale della
vegetazione forestale che era stata allontanata dall’uomo nella realizzazione dei castagneti da
frutto.
Più in generale, il percorso nel tempo dei boschi di castagno sfocia nella realtà odierna, ad
identificarsi in tre grandi tipologie più o meno diversificate riferibili ai castagneti da frutto oggetto
di cure colturali, ai castagneti abbandonati in fase di riconversione naturale verso soprassuoli
puri e misti, ai soprassuoli, in netta prevalenza cedui (semplici e matricinati), specializzati nella
produzione legnosa.
In questo contesto socio-economico generale si deve osservare che ai grandi cambiamenti
avvenuti a livello di tipologia, non sono corrisposte variazioni altrettanto intense nella struttura e
nella proprietà aziendale. Questo fatto, che certamente mostra aspetti positivi soprattutto nei
confronti dei rapporti tra uomo, foresta e tradizione, non è certo scevro di inconvenienti in una
visione globale della gestione sostenibile del territorio.
Con il presente lavoro vengono illustrate le motivazioni, supportandole con dati di indagini e
ricerche di dettaglio, a favore della potenzialità della produzione legnosa dei boschi di castagno.
Nello stesso tempo si è voluto evidenziare la necessità di individuare le più efficaci strategie per
valorizzare la produzione legnosa che questi boschi possono fornire.
2. Perché è così vivace l’interesse per la produzione legnosa dei boschi di castagno?
Cinque fattori depongono a favore e sono di supporto alla valorizzazione della massa legnosa
dei boschi di castagno. Questi si identificano nell’estensione della superficie occupata, nella
potenzialità produttiva, nella capacità pollonifera, nei numerosi possibili impieghi del legno, nella
presenza di tipi riconosciuti di pregio.
2.1. Estensione della superficie
Non facile risulta pervenire ad una valutazione della superficie attuale dei castagneti da legno e
ancora più disporre di un’analisi della variazione temporale nell’ultimo cinquantennio. Attraverso
una sintesi dei dati riportati dalle statistiche ISTAT (Adua et al., 2002) e di quelli indicati
dall’Inventario Forestale Nazionale (IFNI, 1988; INFC, 2005, 2007a, 2007b) è stato elaborato il
grafico riportato in Fig. 1, dal quale si evince che la superficie occupata dai boschi cedui di
castagno nel 2000 è valutabile in 593.242 ettari, che corrispondono a circa il 4,8% della
superficie bosco in Italia. L’ISTAT, nello stesso anno, indica in 209.000 ettari i castagneti da
frutto, specificando però che le superfici realmente coltivate possono stimarsi a meno della metà
[circa il 40% secondo Adua et al. (2002)], mentre l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei
Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC, 2005) specifica che i castagneti da frutto occupano, a
livello nazionale, circa 66.000 ettari. Molte delle discordanze che emergono sono imputabili alla
diversa definizione di bosco adottata da ISTAT e INFC e alla diversità di definizione del tipo
colturale che, nel caso dei castagneti da frutto, resta spesso indeterminato essendo moltissime
le effettive differenze legate alla intensità di coltivazione o modalità d’uso.
Figura 1 – Superficie in ettari dei boschi cedui di castagno e dei castagneti da frutto (fonte:
ADUA et al., 2002; IFNI, 1988; INFC, 2005, 2007a, 2007b)
I maggiori comprensori dei boschi da legno si concentrano in alcune regioni. Infatti, Piemonte,
Toscana e Liguria possiedono oltre il 50% del patrimonio nazionale; considerando poi le regioni
che hanno un patrimonio superiore a 30.000 ettari (Lombardia, Calabria, Campania, Emilia-
Romagna e Lazio), si giunge al 90% dell’intera superficie nazionale.
Il bosco ceduo rappresenta il tipo di governo più diffuso ed i turni di utilizzazione di 15-24 (36)
anni sono oggi i più frequenti. In generale il ceduo è caratterizzato da una gestione semplice,
assicurando la rinnovazione naturale del soprassuolo in tempi brevi ed a costo zero. Nei casi di
aree in abbandono colturale, il ceduo supera l’età dei turni consuetudinari di utilizzazione per cui
spesso si fa riferimento al ceduo “invecchiato” che può rivestire interesse nei confronti della
quantità e qualità del legname ritraibile, per cui la ceduazione è regolata dalla convenienza
economica nella gestione degli assortimenti. Altre strutture diverse da quelle sopra indicate, ma
ancora dominate dalla presenza del castagno, sono i soprassuoli originati dall’abbattimento a
raso dei castagneti da frutto, che, in relazione alla loro storia evolutiva e/o di utilizzazione,
possono sfociare in tipologie e strutture miste differenziate. Invero dobbiamo ricordare che non
tutti questi soprassuoli sono “buoni cedui”. Le condizioni eco-stazionali e la loro storia nel tempo,
ovvero la loro origine, possono determinare differenze anche marcate nella quantità della massa
legnosa e nella qualità degli assortimenti ritra.
2.2. Elevata capacità pollonifera
«Il castagno produce con facilità dal ceppo…polloni… robusti e di rapida crescenza dopo la
ceduazione al piede, per 200 o 250 anni…»: è così che Lodovico Piccioli, nella sua Monografia
del Castagno (1922), descrive l’elevata capacità pollonifera di questa specie. Questa
caratteristica, che si mantiene alta nel tempo, ed il fatto che i nuovi getti sono caratterizzati da
rapida crescita che consente in condizioni ambientali molto favorevoli di raggiungere i 3 metri
all’età di 1 anno (dati non pubblicati osservati nei cedui in provincia di Avellino) e i 12 metri
all’età di 15 anni (Piccioli, 1922), rappresentano componenti importanti che depongono a favore
della valorizzazione di questi boschi.
La storia del popolamento condiziona la densità dei polloni e le loro caratteristiche morfologiche.
Ceppaie di grandi dimensioni che possono usufruire di piena e diffusa illuminazione, rigenerano
molti polloni che in considerazione della densità e della loro localizzazione sulla ceppaia,
possono assumere forme diverse a scapito dei requisiti di valore richiesti dagli assortimenti di
maggior pregio. Ciò è stato dimostrato analizzando la curvatura basale dei polloni, porzione di
più alto valore mercantile, in cedui non diradati, derivanti da conversione di castagneti da frutto,
che rappresentano la maggior parte dei cedui nelle nostre regioni (Tab. 1).
2.3. Potenzialità produttiva
Alla rapida crescita nella fase giovanile dei polloni, si associa una forte potenzialità produttiva
che permane sostenuta anche dopo la culminazione dell’incremento corrente in altezza. Tutto
ciò, congiuntamente ad una spiccata dominanza apicale dei fusti e ad una efficace reazione
biologica al diradamento, ha consentito di mettere a punto modelli colturali che rappresentano
forme gestionali di rilevante interesse per valorizzare i boschi di castagno (Tab. 2).
Nel caso dei cedui l’obiettivo è quello di gestire, attraverso diradamenti selettivi dal basso, un
soprassuolo definitivo di polloni «…presenti…in piccolo numero…e distribuiti a distanza
uniforme intorno alla ceppaia; debbono dare affidamento di crescere alti, grossi e ben
conformati per avere maggiore valore in commercio…» (Piccioli, 1922). Ma non è da
sottovalutare anche la possibilità di realizzare fustaie con turni di 80-100 anni, così come
indicato da Piccioli (1922) «….per l’eccellente comportamento di questa specie nella sua
crescenza e per la proprietà di mantenersi anche a fustaia abbastanza folta…»
Per i cedui la letteratura riporta produzioni medie di 6-12 m3 /ha/anno per turni standard (Tab.
3), ma, in condizioni stazionali particolarmente favorevoli, non sono rari valori fino a 30
m3/ha/anno (Piccioli, 1922). Per quanto riguarda la produzione legnosa, i dati ISTAT indicano
circa 940.000 m3 ripartiti nei seguenti assortimenti: paleria 36%, tondame da segheria e trancia
18%; estratti tannici 26%, doghe 8%, altri impieghi 12%.
2.4. Possibili impieghi del legno
Il castagno è l’albero il cui legno ha forse il massimo numero di impieghi. Questo presenta una
serie di peculiarità che lo rendono apprezzato. Esteticamente trova riscontro nei gusti del
consumatore “producendo moda” (edilizia ed arredo): possiede buone caratteristiche di
resistenza meccanica, buona efficienza statica e stabilità dimensionale. É caratterizzato da una
discreta durabilità naturale che si manifesta già in stadi precoci ed è impiegato per la produzione
di segati per uso strutturale, di lamellari e prodotti ricomposti, ovvero prodotti a diverso grado di
tecnologia e caratterizzati da processi di lavorazione molto differenziati.
L’impiego vastissimo è documentato nel caso della produzione dei cedui i cui turni e cicli di
produzione sono spesso definiti in funzione di specifiche filiere produttive (Tab. 4) legate alle
attività connesse al territorio. Per alcuni oggetti realizzati in passato con legno di castagno
potrebbe essere di interesse il ripristino in un contesto di valorizzazione di produzione di nicchia
in filiere corte legate all’artigianato.
2.5. Tipi di pregio
In riferimento alle caratteristiche tecnologiche del legno, sono noti tipi, cultivar, varietà di pregio.
In riferimento a ciò, il castagno potrebbe a pieno titolo rientrare nell’elenco delle specie idonee
per l’arboricoltura da legno, fornendo in questo modo interessanti prospettive anche per la
piccola proprietà aziendale.
Tra le principali cultivar, di cui si hanno indicazioni dalla letteratura forestale circa la loro elevata
rapidità di crescita e buona qualità del legno, si segnalano: Cardaccio, Mondistollo, Mozza,
Perticaccio e Politora. Dai risultati di indagini sperimentali condotte in parcelle comparative,
monitorate per 12 anni dall’impianto e realizzate in ambienti diversi dell’area Appenninica
centro-settentrionale, emergono sostanziali differenze tra queste cultivar (Emiliani et al., 2006;
Tani et al., 2010). Dallo studio di caratterizzazione genetica, eseguita tramite l’utilizzo di diversi
marcatori molecolari, è stata osservata una ripartizione delle 5 cultivar in due gruppi: Perticaccio,
Politora e Cardaccio da un lato, Mondistollo e Mozza dall’altro. Tale ripartizione risulta
confermata, su base statistica, per caratteristiche rappresentative di attecchimento, adattabilità,
accrescimento e sviluppo architetturale.
Alle cultivar del primo gruppo spettano i migliori risultati confermando quanto ad esse veniva
attribuito sulla base di osservazioni condotte nelle zone appenniniche originarie. Tali cultivar
pertanto risultano interessanti per l’impiego in impianti specializzati per la produzione di legname
di qualità. In particolare la cultivar Politora è quella che oltre a fare registrare accrescimenti
elevati presenta anche una buona qualità dei fusti: dritti, cilindrici e con rami di dimensioni
contenute. Le cultivar Cardaccio e Perticaccio presentano anch’esse ottimi accrescimenti ma, se
confrontate con la Politora, manifestano, rispettivamente, scarsa dominanza apicale e una più
consistente e vigorosa ramosità; pertanto, per queste due cultivar, un loro impiego in
arboricoltura da legno può essere preso in considerazione solo nel caso si possa dedicare
all’impianto una elevata intensità di coltivazione con tempestivi e frequenti interventi di potatura.
Mozza e Mondistollo, a seguito delle scarse percentuali di attecchimento degli innesti e dei
modesti accrescimenti fatti registrare fin dai primi anni, non si dimostrano meritevoli di essere
coltivate, almeno entro i limiti dell’aerea geografica a cui le ricerche si riferiscono. Per quanto
riguarda la qualità del legno, test atti ad evidenziare differenze anatomiche e densitometriche,
condotti su giovani piante, non hanno evidenziato apprezzabili differenze tra tutte le cultivar
considerate (Cappelletti, 2002). Tali analisi necessitano comunque di essere ripetute ricorrendo
a campioni di legno più maturo.
3. Criticità delle filiere produttive
La riconosciuta necessità di interventi a sostegno del settore castanicolo deve trovare supporto
da una accurata analisi dello stato di fatto di questo comparto che non riguarda solo il tema della
produzione primaria, ma anche quelli di conservazione e presidio di vaste aree del nostro
Paese. Si deve sottolineare che questi soprassuoli svolgono una importante funzione ecologico-
ambientale tra cui quella di difesa idrogeologica.
In forma di sintesi, si indicano qui di seguito la principali criticità del settore.
a) Condizioni eco-orografiche e stazionali. La maggior parte dei boschi di castagno sono ubicati
in stazioni di media ed alta collina (bassa montagna) di aree interne. Alla loro diffusione è stata
determinante l’attività antropica nella realizzazione di castagneti da frutto, che, talvolta, per
necessità, sono stati impiantati anche al di fuori delle fasce vegetazionali più appropriate
all’autoecologia della specie. Essendo stata prioritaria la destinazione agricola in senso stretto,
ai castagneti da frutto venivano riservate le “migliori delle peggiori” aree.
b) Azienda agricolo-forestale. La quasi totalità dei soprassuoli di castagno è di proprietà privata,
anche se in alcune regioni (es., in Lazio) la proprietà pubblica dei cedui castanili non è
trascurabile. Le dimensioni della proprietà del bosco possono essere ridottissime perché legate
alle vicende storiche generazionali (successioni) dei soprassuoli. Ciò rappresenta un ostacolo
determinante nella gestione della produzione lorda vendibile del settore forestale e nelle fasi
delle filiere di mercato.
c) Accessibilità. Le componenti morfologiche del territorio e l’orografia (pendenza),
congiuntamente all’accidentalità delle aree, rappresentano un fortissimo ostacolo alla
accessibilità dei boschi che, oltretutto, soffrono di cronica carenza di viabilità forestale che limita
anche le possibilità di coltivazione, di utilizzazione e di raccolta. Tra l’altro queste situazioni
limitano l’impiego di tecnologie e di processi di produzione moderni.
d) Selvicoltura e gestione. È fortemente sentita la mancanza di una gestione selvicolturale attiva
che faccia riferimento a modelli colturali che considerino nella globalità gli aspetti di filiera e che
ricadano in una programmazione che prenda in considerazione sia le caratteristiche stazionali e
strutturali dei popolamenti (castagneti da frutto e boschi da legno), sia gli aspetti socio-
economici e i regimi di tutela del territorio. Con riferimento a quest’ultimo aspetto, si deve infatti
considerare che non è trascurabile la superficie dei cedui castanili che ricadono in aree protette,
incluso i siti della Rete Natura 2000 dove le Foreste di Castanea sativa rappresentano un
habitat di interesse comunitario (codice Natura 2000: 9260) il cui riconoscimento nei diversi
contesti nazionali è avvalorato da alcuni studi che hanno di fatto dimostrano che il castagno può
essere considerato una specie autoctona in Italia (Conedera et al., 2004; Krebs et al., 2004). In
queste realtà, dove la conservazione della biodiversità è preminente, l’applicazione di modelli
colturali del ceduo basati su turni lunghi (Amorini et al., 2002) consente da un lato la formazione
di soprassuoli dotati di caratteri strutturali e micro-habitat che favoriscono la presenza di specie
animali e vegetali tipiche degli ambienti forestali più maturi e meno disturbati (Vuidot et al., 2011;
Matteucci et al., 2012) e, dall’altro, la valorizzazione della produzione di legname di qualità.
Inoltre, come già menzionato, non è da escludere la possibilità di realizzare soprassuoli
governati a fustaia (Piccioli, 1922).
e) Aspetti tecnologici. Le principali limitazioni sono identificabili nella scarsa disponibilità di
materiale di grosse dimensioni, imputabile alla forma di governo più diffusa (ceduo) e alla
limitata lunghezza dei turni solitamente utilizzati, e all’incidenza del fenomeno della cipollatura,
che è determinata da una serie di fattori connessi alle caratteristiche del legno di castagno,
all’età dei soprassuoli e alle pratiche colturali (Fonti et al., 2002; Spina e Romagnoli, 2010). Per
cercare di attenuare il fenomeno della cipollatura è stata evidenziata l’importanza di anticipare
l’età a cui effettuare i diradamenti (Becagli et al., 2006) e la necessità di applicare sistemi
colturali che tendono a mantenere costanti gli accrescimenti radiali annuali (Tani et al., 2003),
anche se è stato osservato che dirada menti troppo forti possono determinare una riduzione dei
valori di densità del legno di castagno e delle proprietà a questa collegate quando lo spessore
degli anelli legnosi è superiore a 6 mm (Fioravanti, 1999).
f) Avversità biotiche. Tra le principali avversità del castagno si ricordano il cancro corticale
(Cryphonectria parasitica (Murr.) Barr.), il mal dell’inchiostro (Phytophtora cambivora (Petri)
Buis.) e il cinipide (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu). Allo stato attuale, il cancro corticale
desta minore preoccupazione rispetto agli anni passati per la comparsa e la diffusione di ceppi
ipovirulenti dell’agente patogeno, mentre, le segnalazioni sulla presenza del mal dell’inchiostro
sono in aumento (Turchetti et al., 2000). Il cinipide, introdotto accidentalmente in Italia
settentrionale nel 2002, si è diffuso rapidamente sul territorio nazionale ed oggi rappresenta una
seria minaccia per i soprassuoli di castagno da legno e da frutto (Graziosi e Santi, 2008; Maltoni
et al., 2012).
g) Valorizzazione dei prodotti. È spesso una carenza diffusa ed è un aspetto sentito nella
produzione legnosa di cui tra l’altro lacunose sono le informazioni circa la disponibilità e la
qualità.
h)Carenza delle conoscenze. Le statistiche ISTAT e INFC offrono una base di dati utile per la
programmazione forestale in senso lato. Le conoscenze disponibili permettono di derivare per
l’intero territorio nazionale risultati raccolti ed elaborati utilizzando metodologie omogenee,
indipendentemente dai confini amministrativi, consentendo quindi di operare confronti e
proiezioni basati su riferimenti uniformi. Tuttavia si rileva una forte carenza di conoscenze su
aspetti di rilevante interesse per la valorizzazione del settore castanicolo a livello locale.
4. Aspetti propositivi e conclusioni
Appare evidente che l’ultimo punto dell’analisi sopra riportata assume valenza prioritaria in un
contesto propositivo legato alla valorizzazione della produzione legnosa dei boschi di castagno.
Un rilancio della multifunzionalità del settore castanicolo richiede la conoscenza di una serie di
informazioni aggiornate e sufficientemente dettagliate capaci di supportare l’individuazioni delle
migliori scelte di politica forestale congiuntamente alle più efficaci linee di ricerca i cui risultati
sono attesi in tempi brevi per la soluzione dei problemi più urgenti.
Per la produzione legnosa, una migliore conoscenza permetterebbe di ottenere una serie di
vantaggi, tra gli altri:
- individuare le aree più favorevoli per la coltivazione del castagno attraverso il riconoscimento
della loro potenzialità produttiva;
- definire in modo puntuale e specialistico una selvicoltura del castagno da legno, mediante
l’individuazione dei popolamenti che possono produrre assortimenti destinati ad usi strutturali,
dotati di migliori caratteristiche tecnologiche;
- incentivare le forme più efficaci di associazionismo tra i proprietari al fine di incidere
maggiormente sulle dinamiche di mercato;
- fornire alle Pubbliche Amministrazioni strumenti di valutazione per incentivare in modo mirato
interventi di miglioramento colturale delle formazioni forestali;
- implementare le conoscenze sia sulla struttura delle aziende castanicole e sulle loro produzioni
di frutto e di legno, sia sulle imprese che utilizzano i prodotti del castagno in tutte le fasi di
trasformazione;
- certificare attraverso metodi innovativi le produzioni e le filiere ad esse collegate.
Più in generale viene proposto di operare per giungere alla messa a punto di un Sistema
Informativo Territoriale (SIT) aperto ed organizzato in modo tale da consentire la massima
condivisione informatizzata dei dati in rete, in attuazione della recente normativa nazionale
(DLgs 32/2010), con la sovrapposizione di altri tematismi utili disponibili presso altri sistemi
nazionali già esistenti. Peraltro, il SIT potrà costituire il primo elemento per la realizzazione di un
Sistema di Supporto alle Decisioni (SSD), che può divenire in primo luogo un tavolo permanente
di interlocuzione tra gli Enti pubblici territoriali, proprietari ed imprenditori privati finalizzato alla
scelta delle innovazioni da introdurre nella gestione dei boschi di castagno.
Ringraziamenti
Gli Autori desiderano ringraziare i componenti del “IV Gruppo – Valorizzazione della produzione
legnosa e sua multifunzionalità” (Coordinatore Prof. Raffaello Giannini) che hanno collaborato
alla redazione del Piano del Settore Castanicolo 2010/2013 del Ministero delle Politiche Agricole
Alimentari e Forestali. Inoltre, si ringraziano due revisori anonimi per i preziosi suggerimenti
forniti.
Il presente lavoro è stato presentato al Seminario “Il Piano nazionale del Settore castanicolo e la
sua attuazione nel territorio regionale”, tenuto a Vittorio Veneto (TV) il 16 marzo 2012, ed
organizzato da Veneto Agricoltura, Settore
Divulgazione Tecnica, Formazione Professionale ed Educazione Naturalistica, nell’ambito
dell’Azione 2, Misura 111, del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013
Trabajo de investigación / Trabajo de investigación,
RAFFAELLO GIANNINI (*) - ALBERTO MALTONI (**) - BARBARA MARIOTTI (**) DONATELLA
PAFFETTI (***) - ANDREA TANI (**) - DAVIDE TRAVAGLINI (**) (°)
MEJORADE LA PRODUCCIÓN DE MADERADE LOS BOSQUES DE CASTAÑOS
(*) Academia Italiana de Ciencias Forestales. Plaza Edison, 11 - 50133 Florencia
(**) Departamento de Gestión de Sistemas Agrícolas, Alimentarios y Forestales, Universidad de
Florencia. Via San Bonaventura, 13 - 50145 Florencia
(***) Departamento de Producción Agroalimentaria y Ciencias Ambientales, Universidad de
Florencia. Piazzale delle Cascine, 18 - 50144 Florencia.
(°) Autor de correspondencia; davide.travaglini@unifi.i
El recorrido en el tiempo por los castaños conduce a la realidad actual que se identifica en tres
tipologías predominantes: los castaños frutales cultivados, los castaños abandonados en
reconversión natural para el asentamiento espontáneo de las especies leñosas propias de las
franjas vegetales en las que se encuentra el castaño. se ha plantado, los montes bajos
destinados a la producción leñosa. Estos últimos, que ocupan una superficie de 593.242
hectáreas, son de gran interés tanto por su capacidad de producción como por la multiplicidad
de surtidos de madera que pueden suministrar. Modelos de cultivo adecuados, definidos por
una gestión correcta y ecosostenible que puede implicar diferentes turnos de uso e
intervenciones adecuadas entre capas, permiten obtener grandes cantidades de madera en un
tiempo relativamente corto, mejorando su cantidad y calidad.
Palabras clave: castaño; sistema de monte bajo; producción de madera; biomasa
Palabras clave: castaño; matorral; producción de madera; biomasa
Cita - Giannini R., Maltoni A., Mariotti B., Paffetti D., Tani A., Travaglini D., 2014 - Mejora de la
producción de madera de castaño. Italia Forestal y Montana, 69 (6): 307-317.
http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2014.6.01
1. Introducción
Los castañares en Italia han jugado un papel fundamental en la economía de las poblaciones
del interior y de las zonas montañosas, por lo que el cultivo de este árbol ha tenido un espacio
más o menos amplio en todas las regiones italianas. El mundo rural ha operado a lo largo del
tiempo integrando una acción de difusión con una domesticación dirigida a la selección y mejora
de un gran grupo de genotipos valiosos adecuados y efectivos también en relación con
diferentes condiciones estacionarias.
A principios del siglo XX, el castaño tenía una variedad impresionante, tanto en términos de
superficie (unas 800.000 hectáreas de bosques altos y montes bajos) como en términos de
capacidad de producción de biomasa leñosa y fruta. Para este último se estimó que decenas de
millones de árboles producían una cosecha anual promedio de unos 6 millones de quintales.
No obstante, se produjo, con mucha pena, una disminución progresiva de la superficie de
castañares debido al cambio de necesidades económicas unido a la propagación de algunas
patologías. Se produjo un marcado aumento de los rodales favorecidos por el rebrote casi
espontáneo, o mejor dicho, por la reconquista natural de la vegetación forestal que había sido
eliminada por el hombre en la creación de castañares frutales.
De manera más general, el recorrido temporal de los castaños conduce a la realidad actual,
para identificarse en tres grandes tipos más o menos diversificados atribuibles a los castañares
frutales sujetos a cuidados culturales, a los castaños abandonados en fase de conversión
natural hacia rodales puros y mixtos, sobre los rodales, con un claro predominio de montes
bajos (simples y matriculados), especializados en la producción de madera.
En este contexto socioeconómico general, cabe señalar que los grandes cambios que se han
producido en cuanto a tipología no se corresponden con cambios igualmente intensos en la
estructura y propiedad de la empresa. Este hecho, que ciertamente muestra aspectos positivos
especialmente en lo que respecta a las relaciones entre el hombre, el bosque y la tradición,
ciertamente no está exento de inconvenientes en una visión global de la gestión sostenible de la
tierra.
Con este trabajo se ilustran las razones, apoyándolas con datos de encuestas e investigaciones
detalladas, a favor del potencial de producción maderera de los castaños. Al mismo tiempo,
queríamos resaltar la necesidad de identificar las estrategias más efectivas para mejorar la
producción de madera que estas maderas pueden proporcionar.
2. ¿Por qué existe un interés tan vivo en la producción de madera de castaños?
Cinco factores están a favor y apoyan la puesta en valor de la masa leñosa de los castaños.
Estos se identifican en la extensión de la superficie ocupada, en el potencial de producción, en
la capacidad polinífera, en los múltiples usos posibles de la madera, en presencia de tipos de
valor reconocidos.
2.1. Extensión de superficie
No es fácil llegar a una valoración de la superficie actual de los castaños y más aún a un
análisis de la variación temporal en los últimos cincuenta años. Mediante una síntesis de los
datos reportados por las estadísticas del ISTAT (Adua et al., 2002) y los señalados por el
Inventario Nacional Forestal (IFNI, 1988; INFC, 2005, 2007a, 2007b) se elaboró el gráfico que
se muestra en la Fig. 1 , de lo que se deduce que la superficie ocupada por bosques de
castaños de monte bajo en el año 2000 puede estimarse en 593.242 hectáreas, lo que
corresponde aproximadamente al 4,8% de la superficie forestal en Italia. El ISTAT, en el mismo
año, señala los castañares para frutales en 209.000 hectáreas, especificando, sin embargo, que
las superficies realmente cultivadas pueden estimarse en menos de la mitad [alrededor del 40%
según Adua et al. (2002)], mientras que el Inventario Nacional de Bosques y Depósitos de
Carbono Forestal (INFC, 2005) especifica que los castañares ocupan, a nivel nacional, unas
66.000 hectáreas. Muchas de las discrepancias que surgen son atribuibles a la diferente
definición de bosque adoptada por ISTAT e INFC y a la diversidad de definición del tipo de
cultivo que, en el caso de los castañares frutales, a menudo permanece indeterminado ya que
hay muchas diferencias reales relacionadas con la intensidad del cultivo o los métodos de
cultivo.
Figura 1 - Superficie en hectáreas de monte bajo de castaños y castañares frutales (fuente:
ADUA et al., 2002; IFNI, 1988; INFC, 2005, 2007a, 2007b)
Las principales áreas de bosques madereros se concentran en algunas regiones. De hecho,
Piamonte, Toscana y Liguria poseen más del 50% de los activos nacionales; luego,
considerando las regiones que tienen un patrimonio de más de 30.000 hectáreas (Lombardía,
Calabria, Campania, Emilia-Romagna y Lazio), llegamos al 90% de toda la superficie nacional.
El monte bajo es el tipo de gobierno más extendido y los turnos de uso de 15-24 (36) años son
los más frecuentes en la actualidad. En general, el monte bajo se caracteriza por un manejo
sencillo, asegurando la renovación natural de la capa superior del suelo en poco tiempo y sin
costo alguno. En los casos de zonas en cultivo descuidado, el monte bajo supera la edad de los
turnos de uso habituales por lo que se suele hacer referencia al monte bajo "envejecido" que
puede ser de interés en relación a la cantidad y calidad de madera retráctil, por lo que el monte
bajo se regula desde la conveniencia económica en la gestión de los surtidos. Otras estructuras
distintas a las indicadas anteriormente, pero aún dominadas por la presencia del castaño, son
los rodales originados por la nivelación de los castañares de frutos, que, en relación con su
historia evolutiva y/o uso, pueden dar lugar a tipologías y estructuras mixta diferenciada. De
hecho, debemos recordar que no todos estos rodales son "buenos montes bajos". Las
condiciones ambientales y su historia en el tiempo, o su origen, pueden determinar incluso
marcadas diferencias en la cantidad de la masa leñosa y en la calidad de los surtidos
retratados.
2.2. Alta capacidad de rebrote
"El castaño produce fácilmente a partir del tocón... chupones... robustos y de rápido crecimiento
después del rebrote al pie, durante 200 o 250 años...": así lo expresa Lodovico Piccioli, en su
Monografia del Castagno (1922) , describe la alta capacidad de rebrote de esta especie. Esta
característica, que se mantiene alta en el tiempo, y el hecho de que los nuevos brotes se
caracterizan por un rápido crecimiento que les permite, en condiciones ambientales muy
favorables, alcanzar los 3 metros a la edad de 1 año (datos no publicados observados en
montes bajos de la provincia de Avellino) y 12 metros a los 15 años (Piccioli, 1922), representan
componentes importantes que favorecen la valorización de estos bosques.
La historia de la población condiciona la densidad de los hijuelos y sus características
morfológicas. Tocones de gran tamaño que pueden aprovechar la iluminación plena y difusa,
regeneran muchos retoños que, teniendo en cuenta su densidad y su ubicación en el tocón,
pueden adoptar formas diferentes en detrimento de los requisitos de valor exigidos por los
surtidos más valiosos. Esto se ha demostrado analizando la curvatura basal de los brotes, una
porción de mayor valor comercial, en montes bajos no aclareados, derivados de la reconversión
de castañares frutales, que representan la mayor parte de los montes bajos de nuestras
regiones (Tabla 1) .
2.3. Potencial de producción
El rápido crecimiento en la fase juvenil de los rebrotes está asociado a un fuerte potencial
productivo que se mantiene sostenido aún después de la culminación del actual aumento de
altura. Todo ello, junto con una marcada dominancia apical de los fustes y una eficaz reacción
biológica al aclareo, ha permitido desarrollar modelos de cultivo que representan formas de
gestión de gran interés para la valorización de los castaños (Tabla 2).
En el caso del monte bajo, el objetivo es lograr, mediante un raleo selectivo desde abajo, un
plantón definitivo de hijuelos "... presentes... en pequeño número... y distribuidos uniformemente
alrededor del tocón; deben confiar en crecer altos, grandes y bien formados para tener mayor
valor en el mercado…» (Piccioli, 1922). Pero tampoco se debe subestimar la posibilidad de
crear bosques altos con turnos de 80-100 años, como indica Piccioli (1922) “….por el excelente
comportamiento de esta especie en su crecimiento y por la propiedad de seguir siendo también
un bosque alto bastante espeso..."
Para monte bajo, la literatura reporta producciones promedio de 6-12 m3/ha/año para turnos
estándar (Tabla 3), pero, en condiciones de estado estable particularmente favorables, no son
raros valores de hasta 30 m3/ha/año (Piccioli, 1922). En cuanto a la producción de madera, los
datos del ISTAT indican aproximadamente 940.000 m3 divididos en los siguientes surtidos: 36%
postes, rollizos de aserradero y 18% cizallas; extractos tánicos 26%, duelas 8%, otros usos
12%.
Tabla 1 - Valores mínimos y máximos (%) de la frecuencia de hijuelos con defecto en la
curvatura basal en montes bajos de castaño sin aclarear derivados de reconversión de
castañares frutales (Bagnaresi y Giannini, 1979). (Turnos de 10-18 años. Grado de curvatura: A
= sin curvatura, B = curvatura hasta 1,5m, C = curvatura mayor a 1,5m).
Número de generaciones de monte bajo
después de la conversión
A B C
1.ª generación (BO, FI, CS, CZ) 30-70 11-43 5-46
2da generación (LU, FI, GR, AV) 23-53 52-47 0-44
3.ª generación (LU, CS) 58-90 7-20 3-16
4.ª generación (CS, BO) 87-95 5-13 0
Tabla 2 - Algunos modelos de cultivo para potenciar la producción maderera de los castaños.
Ubicación Modelo cultural Fuente
Vallombrosa
Postes de telégrafo y vigas hachas (madera de
alambre)
Turno: 36-44 años
Adelgazamiento: 9-10, 18-20, 27-30 años
Por Tella, 1919
Avellino y Cosenza
Postes finos, vigas, listones
Turno: 15-18 años
Adelgazamiento 3-4, 6-10, 9-13 (a horcajadas) años
Piccioli, 1922
Montes Cimini
Postes finos, duelas
Turno: 18 años
Adelgazamiento: 6, 12 años
Cantiani, 1965
Colinas albanas
Postes finos, duelas
Turno: 12 años
Adelgazamiento: 6, 10 años
Turno: 16 años
Adelgazamiento: 8, 12 años
Chiapperini, 1972
Monte Amiata
Finos postes, vigas, duelas
Turno: 30 años
Adelgazamiento: 10, 15, 22 años
Turno: 50 años
Adelgazamiento: 15, 22, 30, 37 años
Amorini et al.,
2002
2.4. Posibles usos de la madera.
El castaño es el árbol cuya madera tiene quizás el mayor número de usos. Este tiene una serie
de particularidades que lo hacen muy apreciado. Estéticamente se refleja en los gustos del
consumidor por “hacer moda” (construcción y mobiliario): tiene buenas características de
resistencia mecánica, buena eficiencia estática y estabilidad dimensional. Se caracteriza por
una mediana durabilidad natural que se da ya en etapas tempranas y se utiliza para la
producción de madera aserrada para uso estructural, productos laminares y recompuestos, es
decir, productos con diferentes niveles de tecnología y caracterizados por procesos de
fabricación muy diferenciados.
El uso muy amplio se documenta en el caso de la producción de monte bajo cuyos turnos y
ciclos productivos suelen definirse en función de cadenas productivas específicas (Cuadro 4)
vinculadas a las actividades relacionadas con el territorio. Para algunos objetos elaborados en
el pasado con madera de castaño, puede ser de interés restaurarlos en un contexto de puesta
en valor de nichos de producción en cadenas cortas de suministro vinculadas a la artesanía.
2.5. Tipos de valor
Con referencia a las características tecnológicas de la madera, se conocen valiosos tipos,
cultivares y variedades. En referencia a esto, el castaño podría entrar de lleno en la lista de
especies aptas para la arboricultura maderera, lo que ofrece perspectivas interesantes incluso
para la propiedad de pequeñas empresas.
Tabla 3 - Productividad de los montes bajos de castaños (los valores medios de incremento
anual (Im) se refieren a la clase de fertilidad intermedia).
Ubicación Años de edad Im (m3 /ha/año) Fuente
Cadibona
Montes Cimini
Valle de Caudina
Vallombrosa
Vallombrosa
Vallombrosa
Monte Amiata
Monte Amiata
Monte Amiata
Calabria
Calabria
Calabria
Calabria
Presila de Catanzaro
Mugello
Valle de Irno
Nuoro
Monte Tovo
Octaviano
Octaviano
Chianti
Chianti
16
15-16
12
24
36
42
15
38
23
21
13-15
20-30
43-45
15
14
20
24
50
10
15
20
30
9,6
11,0-21,1
26,0
6,2
5,6
5,1
17,6
12,8
10,9
11,6
16,3
14,2
12,0
14,6
6,4
13,5
19,6
8,3
16,5
23,3
6,7
4,7
Giordano, 1949
Angelini et al., 2013; Cantiani, 1965
Simone , 1929
Patrono, 1936
Patrono, 1936
Patrono, 1936
Cutini, 2001
Cutini, 2001
Amorini y Manetti, 2002
Castellani, 1963
Ciancio et al., 2004
Ciancio et al., 2004
Ciancio et al., 2004
Marziliano, 2013
Benassi, 1950
La Marca, 1981
Baragliu, 1978-79
Nosenzo et al., 2006
Piccioli, 1922
Piccioli, 1922
Travaglini et al., 2015
Travaglini et al., 2015
Entre los principales cultivares, de los cuales hay indicaciones de la literatura forestal sobre su
alta velocidad de crecimiento y buena calidad de la madera, se encuentran: Cardaccio,
Mondistollo, Mozza, Perticaccio y Politora. De los resultados de investigaciones experimentales
realizadas en parcelas comparativas, monitoreadas durante 12 años por la planta y realizadas
en diferentes ambientes en la zona centro-norte de los Apeninos, surgen diferencias
sustanciales entre estos cultivares (Emiliani et al., 2006; Tani et al. , 2010 ). Del estudio de
caracterización genética, realizado mediante el uso de diferentes marcadores moleculares, se
observó una descomposición de los 5 cultivares en dos grupos: Perticaccio, Politora y
Cardaccio por un lado, Mondistollo y Mozza por el otro. Esta división se confirma, sobre una
base estadística, por características representativas de injerto, adaptabilidad, crecimiento y
desarrollo arquitectónico.
Tabla 4 - Usos y variedades actuales y pasadas de la madera de castaño (fuente: Piccioli, 1922;
Cantiani, 1965; Federlegno, 1983; Tani et al., 2003; Ciancio y Nocentini, 2004; Ciancio et al.
2004; La Mantia et al . ., 2006; Marziliano et al., 2013).
Usos Surtido de uso actual Surtido del pasado
Energía usada
Cipatino
Astillas de madera
Pallets
Carbón
Fascine y paquetes
Leña
Trabajo dividido (Matteri)
Círculos para barriles, barriles y carro (r) atelli(para
recipientes para vino y salazones)
Círculos, verghelle, barras, zarconi(para
contenedores: cestas, cestas, cajas de embalaje -
para cítricos, para macarrones – objetos artículos
para el hogar - cestas de despensa)
Filagna y varillas para rallar y fascinar
Postes, postes, accesorios
Filagna e filagnoni (andamios y cerchas)
Polos finos, reginelle, lanciole (viticultura,
fruticultura, vivero)
Postes para líneas eléctricas y de
telecomunicaciones
Fila de cabeza de postes, bombas (viticultura,
vivero)
Postes de viñedo, passoni
Polos para cierres
Palombelli, postes de Palermo (tirantes para
horticultura, viveros)
Passoni para vallas y cerramientos
Postes de frutas (grandes y pequeños), cercas
Atrezzo, apuestaspara la bioingeniería
Tenedores de vid
Mangos de herramientas
Palilli
Postes de espátula
Puntales y yesos para la construcción.
puntales de mina
Vergoni(para soporte de invernadero
Vasos de vino
Duelas bordelesas (barriques)
Bobinas de listones (morconi)
Barriles
Barriles salados
bigonce, brente, tinas
Barriles y carros
pentagramas españoles
Listones para toneles y cubas (carratoni)
Usos estructurales
Moralidad
Llanos y corrientes
Testarini
viguetas
vigas
vigas
Cervoni (soporte para azulejos)
Solarini (techos y suelos)
Pezzotti
Testarini, medias vigas
Carpintería
Accesoriosinternos y externos
Muebles rústicos
Usi industriali
Barreras fonoabsorbentes
Extractos tánicos
Pulpa químico-mecánica
Paneles
Parquet
Rebanado
Los cultivares del primer grupo tienen los mejores resultados, lo que confirma lo que se les
atribuyó en base a las observaciones realizadas en las áreas originales de los Apeninos. Por lo
tanto, estos cultivares son interesantes para su uso en plantas especializadas para la
producción de madera de calidad. En particular, el cultivar Politora es el que además de
registrar un alto crecimiento también tiene una buena calidad de los tallos: rectos, cilíndricos y
con pequeñas ramas. Los cultivares Cardaccio y Perticaccio también muestran un excelente
crecimiento pero, en comparación con Politora, muestran, respectivamente, baja dominancia
apical y una ramificación más consistente y vigorosa; por lo tanto, para estos dos cultivares, su
uso en arboricultura maderera solo puede considerarse si se puede dedicar una alta intensidad
de cultivo a la planta con podas oportunas y frecuentes. Mozza y Mondistollo, tras los bajos
porcentajes de injerto de injertos y los modestos crecimientos registrados desde los primeros
años, no se muestran dignos de ser cultivados, al menos dentro de los límites del área
geográfica a la que se refiere la investigación. En cuanto a la calidad de la madera, las pruebas
destinadas a resaltar las diferencias anatómicas y densitométricas, realizadas en plantas
jóvenes, no mostraron diferencias apreciables entre todos los cultivares considerados
(Cappelletti, 2002). Sin embargo, estos análisis deben repetirse utilizando muestras de madera
más maduras.
3. Criticidad de las cadenas productivas
La reconocida necesidad de intervenciones en apoyo al sector de la castaña debe estar
respaldada por un análisis preciso del estado de cosas de este sector que no sólo atañe al tema
de las producciones primarias, sino también a las de conservación y protección de amplias
zonas de nuestro país. Cabe destacar que estos rodales cumplen una importante función
ecológico-ambiental, incluida la de defensa hidrogeológica.
De forma resumida, a continuación, se indican los principales temas críticos del sector.
a) Condiciones eco-orográficas y estacionarias. La mayor parte de los bosques de castaños se
localizan en estaciones de media y alta montaña (montañas bajas) de zonas del interior. Su
difusión estuvo determinada por la actividad antrópica en la creación de castañares frutales,
que, en ocasiones, por necesidad, también se plantaron fuera de las franjas vegetales más
apropiadas para la autoecología de la especie. Dado que el destino agrícola en sentido estricto
era prioritario, se reservaban las zonas “lo mejor de lo peor” para los castañares de frutos.
b) Empresa agroforestal. Casi todos los castañares son de propiedad privada, aunque en
algunas regiones (por ejemplo, Lazio) la propiedad pública de los montes bajos de castaños no
es despreciable. El tamaño de la propiedad forestal puede ser muy pequeño porque está ligado
a los hechos históricos generacionales (sucesiones) de los rodales. Esto representa un
obstáculo decisivo en la gestión de la producción bruta comercializable del sector forestal y en
las fases de las cadenas de suministro del mercado.
c) Accesibilidad. Los componentes morfológicos del territorio y la orografía (pendiente), junto
con los desniveles de las zonas, representan un obstáculo muy fuerte para la accesibilidad de
los bosques que, además, adolecen de una carencia crónica de caminos forestales que también
limita las posibilidades de cultivo, uso y recolección. Entre otras cosas, estas situaciones limitan
el uso de tecnologías y procesos de producción modernos.
d) Silvicultura y gestión. Se siente fuertemente la falta de una gestión selvícola activa que se
refiera a modelos de cultivo que consideren los aspectos de la cadena productiva en su
conjunto y que se enmarquen en una programación que tenga en cuenta tanto las
características estacionarias como estructurales de los rodales (castañales y bosques bosques),
tanto aspectos socioeconómicos como regímenes de protección de la tierra. En referencia a
este último aspecto, en efecto, hay que considerar que la superficie de caída de monte bajo de
castaños en espacios protegidos no es despreciable, incluidos los espacios de la red Natura
2000 donde los bosques de Castanea sativa representan un hábitat de interés comunitario
(Natura 2000 código: 9260) cuyo reconocimiento en los diversos contextos nacionales está
respaldado por algunos estudios que, de hecho, muestran que la castaña puede considerarse
una especie nativa en Italia (Conedera et al., 2004; Krebs et al., 2004). En estas situaciones,
donde la conservación de la biodiversidad es primordial, la aplicación de modelos de cultivo en
monte bajo basados en turnos largos (Amorini et al., 2002) permite por un lado la formación de
rodales con características estructurales y microhábitats que favorecen la presencia de
animales y especies vegetales propias de ambientes forestales más maduros y menos
perturbados (Vuidot et al., 2011; Matteucci et al., 2012) y, por otro lado, la potenciación de la
producción de madera de calidad. Además, como ya se mencionó, no se puede descartar la
posibilidad de crear rodales de alto crecimiento regidos por bosque alto (Piccioli, 1922).
e) Aspectos tecnológicos. Las principales limitaciones se identifican en la escasa disponibilidad
de material de gran porte, atribuible a la forma de gobierno más extendida (monte bajo) y a la
limitada duración de los turnos habitualmente utilizados, y a la incidencia del fenómeno de la
cebolla, que viene determinada por una serie de factores relacionados con las características
del castaño, la edad de los rodales y las prácticas de cultivo (Fonti et al., 2002; Spina y
Romagnoli, 2010). Para tratar de mitigar el fenómeno de la cebolla, se destacó la importancia
de anticipar la edad a la que se deben realizar los raleos (Becagli et al., 2006) y la necesidad de
aplicar sistemas de cultivo que tiendan a mantener constante el crecimiento radial anual (Tani et
al., 2003), aunque se ha observado que un aclareo demasiado fuerte puede determinar una
reducción de los valores de densidad de la madera de castaño y sus propiedades relacionadas
cuando el espesor de los anillos de madera es superior a 6 mm (Fioravanti, 1999) .
f) Adversidades bióticas. Entre las principales adversidades del castaño se mencionan el cáncer
cortical (Cryphonectria parasitica (Murr.) Barr.), la llaga de tinta (Phytophtora cambivora (Petri)
Buis.) y la avispa (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu). En la actualidad, el cáncer cortical es
menos preocupante que en años anteriores debido a la aparición y propagación de cepas
hipovirulentas del patógeno, mientras que los informes sobre la presencia de llagas de tinta son
cada vez mayores (Turchetti et al., 2000) . La avispa, introducida accidentalmente en el norte de
Italia en 2002, se propagó rápidamente por todo el territorio nacional y hoy representa una
grave amenaza para los castañares madereros y frutales (Graziosi y Santi, 2008; Maltoni et al.,
2012).
g) Mejora de los productos. A menudo es una deficiencia generalizada y es un aspecto que se
siente en la producción de madera, de la cual, entre otras cosas, se carece de información
sobre disponibilidad y calidad.
h) Falta de conocimiento. Las estadísticas ISTAT e INFC ofrecen una base de datos útil para la
planificación forestal en un sentido amplio. El conocimiento disponible permite derivar para todo
el territorio nacional los resultados recopilados y procesados con metodologías homogéneas,
independientemente de las fronteras administrativas, lo que permite realizar comparaciones y
proyecciones basadas en referencias uniformes. Sin embargo, existe un fuerte desconocimiento
sobre aspectos de gran interés para la puesta en valor del sector de la castaña a nivel local.
4. Aspectos de la propuesta y conclusiones
Es claro que el último punto del análisis anterior asume un valor prioritario en un contexto
propositivo vinculado a la puesta en valor de la producción maderera de los castaños. Un
relanzamiento de la multifuncionalidad del sector de la castaña requiere el conocimiento de una
serie de información actualizada y suficientemente detallada capaz de apoyar la identificación
de las mejores opciones de política forestal junto con las líneas de investigación más eficaces
cuyos resultados se esperan en un corto plazo para la solución de los problemas más
apremiantes.
Para la producción de madera, un mejor conocimiento permitiría obtener una serie de ventajas,
entre otras:
- identificar las zonas más favorables para el cultivo de la castaña reconociendo su potencial
productivo;
- definir de forma precisa y especializada una silvicultura de castaño, identificando las
poblaciones que pueden producir surtidos destinados a usos estructurales, con las mejores
características tecnológicas;
- fomentar las formas más eficaces de asociación entre propietarios para tener un mayor
impacto en la dinámica del mercado;
- dotar a las Administraciones Públicas de herramientas de evaluación para incentivar
específicamente las intervenciones de mejora del cultivo de las formaciones forestales;
- implementar conocimientos tanto sobre la estructura de las explotaciones de castaña y su
producción de frutos y madera, como sobre las empresas que utilizan productos de castaña en
todas las etapas de transformación;
- certificar la producción y las cadenas de suministro relacionadas a través de métodos
innovadores.
De manera más general, se propone trabajar para lograr el desarrollo de un Sistema de
Información Territorial (SIG) abierto y organizado de tal manera que permita la máxima
compartición informatizada de datos en la red, en aplicación de la reciente legislación nacional
(Decreto Legislativo 32/2010), con la superposición de otros temas útiles disponibles en otros
sistemas nacionales existentes. Además, el SIT podrá constituir el primer elemento para la
realización de un Sistema de Apoyo a la Decisión (SSD), que puede convertirse en primer lugar
en una mesa permanente de diálogo entre organismos públicos locales, propietarios y
empresarios privados destinada a elegir las innovaciones. a introducir en la gestión de los
castaños.
Gracias
Los Autores desean agradecer a los miembros del “IV Grupo - Valorización de la producción de
madera y su multifuncionalidad” (Coordinador Prof. Raffaello Giannini) que colaboraron en la
redacción del Plan Sectorial Castanicolo 2010/2013 del Ministerio de Agricultura, Alimentación y
Políticas Forestales. Además, gracias a dos revisores anónimos por sus valiosas sugerencias.
Este trabajo fue presentado al Seminario "El plan nacional del sector de la castaña y su
implementación en el territorio regional", realizado en Vittorio Veneto (TV) el 16 de marzo de
2012, y organizado por Veneto Agricoltura, Sector
Divulgación Técnica, Formación Profesional y Educación Naturalista, en el marco de la Acción
2, Medida 111, del Programa de Desarrollo Rural 2007-2013

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Claros cuadrado, josé luis

  • 1. UNIVERSIDAD NACIONAL DEL CENTRO DEL PERÚ CENTRO DE IDIOMAS TRABAJO DE TRADUCCIÓN ACREDITACIÓN DEL IDIOMA: ITALIANO ALUMNO: JOSÉ LUIS, CLAROS CUADRADO DOCENTE: DANNY DAVID, ANDIA CONISLLA HUANCAYO, ENERO 2022 MEJORA DE LA PRODUCCIÓN DE MADERA DE LOS BOSQUES DE CASTAÑOS. VALORIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE LEGNOSA DEI BOSCHI DI CASTAGNO.
  • 2.
  • 3. Contributo di ricerca / Research Paper RAFFAELLO GIANNINI (*) - ALBERTO MALTONI (**) - BARBARA MARIOTTI (**) DONATELLA PAFFETTI (***) - ANDREA TANI (**) - DAVIDE TRAVAGLINI (**) (°) VALORIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE LEGNOSADEI BOSCHI DI CASTAGNO (*) Accademia Italiana di Scienze Forestali. Piazza Edison, 11 - 50133 Firenze. (**) Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari, Alimentari e Forestali, Università degli Studi di Firenze. Via San Bonaventura, 13 - 50145 Firenze. (***) Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente, Università degli Studi di Firenze. Piazzale delle Cascine, 18 - 50144 Firenze. (°) Autore corrispondente; davide.travaglini@unifi.it Il percorso nel tempo dei boschi di castagno sfocia nella realtà odierna che si identifica in tre tipologie prevalenti: i castagneti da frutto coltivati, i castagneti abbandonati in fase di riconversione naturale per insediamento spontaneo delle specie legnose tipiche delle fasce di vegetazione in cui il castagneto era stato impiantato, i cedui destinati alla produzione legnosa. Questi ultimi, che occupano una superficie di 593.242 ettari, rivestono grande interesse sia per la capacità produttiva sia per la molteplicità di assortimenti legnosi che possono fornire. Modelli colturali appropriati e definiti da una gestione corretta ed ecosostenibile che può coinvolgere differenti turni di utilizzazione ed interventi intercalari appropriati, consentono di ottenere elevate quantità di legname in tempi relativamente brevi valorizzandone quantità e qualità. Parole chiave: castagno; ceduo; produzione legnosa; biomasse. Keywords: chestnut; coppice system; wood production; biomass. Citazione - Giannini R., Maltoni A., Mariotti B., Paffetti D., Tani A., Travaglini D., 2014 – Valorizzazione della produzione legnosa dei boschi di castagno. L’Italia Forestale e Montana, 69 (6): 307-317. http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2014.6.01
  • 4. 1. Introduzione I soprassuoli di castagno in Italia hanno svolto un ruolo essenziale per l’economia delle popolazioni dei territori interni e montani, così che la coltivazione di questo albero ha avuto un più o meno ampio spazio in tutte le regioni italiane. Il mondo agreste ha operato nel tempo integrando un’azione di diffusione ad una domesticazione tesa alla selezione e alla valorizzazione di un ampio gruppo di genotipi di pregio adatti ed efficaci anche in relazione a condizioni stazionali differenti. All’inizio del Novecento, il castagno presentava un areale imponente, sia come superficie (circa 800.000 ettari tra fustaie e cedui) sia come capacità produttive di biomassa legnosa e di frutti. Per questi ultimi veniva stimato come decine di milioni di alberi producessero un raccolto medio annuo di circa 6 milioni di quintali. Ciò nonostante si assisteva, con non poco rammarico, ad un progressivo decremento della superficie dei castagneti da frutto a causa di mutate esigenze economiche congiunte alla diffusione di alcune patologie. Corrispondeva in modo marcato, un incremento dei soprassuoli da legno favorito dalla ceduazione, quasi spontanea, ovvero dalla riconquista naturale della vegetazione forestale che era stata allontanata dall’uomo nella realizzazione dei castagneti da frutto. Più in generale, il percorso nel tempo dei boschi di castagno sfocia nella realtà odierna, ad identificarsi in tre grandi tipologie più o meno diversificate riferibili ai castagneti da frutto oggetto di cure colturali, ai castagneti abbandonati in fase di riconversione naturale verso soprassuoli puri e misti, ai soprassuoli, in netta prevalenza cedui (semplici e matricinati), specializzati nella produzione legnosa. In questo contesto socio-economico generale si deve osservare che ai grandi cambiamenti avvenuti a livello di tipologia, non sono corrisposte variazioni altrettanto intense nella struttura e nella proprietà aziendale. Questo fatto, che certamente mostra aspetti positivi soprattutto nei confronti dei rapporti tra uomo, foresta e tradizione, non è certo scevro di inconvenienti in una visione globale della gestione sostenibile del territorio. Con il presente lavoro vengono illustrate le motivazioni, supportandole con dati di indagini e ricerche di dettaglio, a favore della potenzialità della produzione legnosa dei boschi di castagno.
  • 5. Nello stesso tempo si è voluto evidenziare la necessità di individuare le più efficaci strategie per valorizzare la produzione legnosa che questi boschi possono fornire. 2. Perché è così vivace l’interesse per la produzione legnosa dei boschi di castagno? Cinque fattori depongono a favore e sono di supporto alla valorizzazione della massa legnosa dei boschi di castagno. Questi si identificano nell’estensione della superficie occupata, nella potenzialità produttiva, nella capacità pollonifera, nei numerosi possibili impieghi del legno, nella presenza di tipi riconosciuti di pregio. 2.1. Estensione della superficie Non facile risulta pervenire ad una valutazione della superficie attuale dei castagneti da legno e ancora più disporre di un’analisi della variazione temporale nell’ultimo cinquantennio. Attraverso una sintesi dei dati riportati dalle statistiche ISTAT (Adua et al., 2002) e di quelli indicati dall’Inventario Forestale Nazionale (IFNI, 1988; INFC, 2005, 2007a, 2007b) è stato elaborato il grafico riportato in Fig. 1, dal quale si evince che la superficie occupata dai boschi cedui di castagno nel 2000 è valutabile in 593.242 ettari, che corrispondono a circa il 4,8% della superficie bosco in Italia. L’ISTAT, nello stesso anno, indica in 209.000 ettari i castagneti da frutto, specificando però che le superfici realmente coltivate possono stimarsi a meno della metà [circa il 40% secondo Adua et al. (2002)], mentre l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC, 2005) specifica che i castagneti da frutto occupano, a livello nazionale, circa 66.000 ettari. Molte delle discordanze che emergono sono imputabili alla diversa definizione di bosco adottata da ISTAT e INFC e alla diversità di definizione del tipo colturale che, nel caso dei castagneti da frutto, resta spesso indeterminato essendo moltissime le effettive differenze legate alla intensità di coltivazione o modalità d’uso. Figura 1 – Superficie in ettari dei boschi cedui di castagno e dei castagneti da frutto (fonte: ADUA et al., 2002; IFNI, 1988; INFC, 2005, 2007a, 2007b)
  • 6. I maggiori comprensori dei boschi da legno si concentrano in alcune regioni. Infatti, Piemonte, Toscana e Liguria possiedono oltre il 50% del patrimonio nazionale; considerando poi le regioni che hanno un patrimonio superiore a 30.000 ettari (Lombardia, Calabria, Campania, Emilia- Romagna e Lazio), si giunge al 90% dell’intera superficie nazionale. Il bosco ceduo rappresenta il tipo di governo più diffuso ed i turni di utilizzazione di 15-24 (36) anni sono oggi i più frequenti. In generale il ceduo è caratterizzato da una gestione semplice, assicurando la rinnovazione naturale del soprassuolo in tempi brevi ed a costo zero. Nei casi di aree in abbandono colturale, il ceduo supera l’età dei turni consuetudinari di utilizzazione per cui spesso si fa riferimento al ceduo “invecchiato” che può rivestire interesse nei confronti della quantità e qualità del legname ritraibile, per cui la ceduazione è regolata dalla convenienza economica nella gestione degli assortimenti. Altre strutture diverse da quelle sopra indicate, ma ancora dominate dalla presenza del castagno, sono i soprassuoli originati dall’abbattimento a raso dei castagneti da frutto, che, in relazione alla loro storia evolutiva e/o di utilizzazione, possono sfociare in tipologie e strutture miste differenziate. Invero dobbiamo ricordare che non tutti questi soprassuoli sono “buoni cedui”. Le condizioni eco-stazionali e la loro storia nel tempo, ovvero la loro origine, possono determinare differenze anche marcate nella quantità della massa legnosa e nella qualità degli assortimenti ritra. 2.2. Elevata capacità pollonifera «Il castagno produce con facilità dal ceppo…polloni… robusti e di rapida crescenza dopo la ceduazione al piede, per 200 o 250 anni…»: è così che Lodovico Piccioli, nella sua Monografia del Castagno (1922), descrive l’elevata capacità pollonifera di questa specie. Questa caratteristica, che si mantiene alta nel tempo, ed il fatto che i nuovi getti sono caratterizzati da rapida crescita che consente in condizioni ambientali molto favorevoli di raggiungere i 3 metri all’età di 1 anno (dati non pubblicati osservati nei cedui in provincia di Avellino) e i 12 metri all’età di 15 anni (Piccioli, 1922), rappresentano componenti importanti che depongono a favore della valorizzazione di questi boschi. La storia del popolamento condiziona la densità dei polloni e le loro caratteristiche morfologiche. Ceppaie di grandi dimensioni che possono usufruire di piena e diffusa illuminazione, rigenerano molti polloni che in considerazione della densità e della loro localizzazione sulla ceppaia, possono assumere forme diverse a scapito dei requisiti di valore richiesti dagli assortimenti di maggior pregio. Ciò è stato dimostrato analizzando la curvatura basale dei polloni, porzione di
  • 7. più alto valore mercantile, in cedui non diradati, derivanti da conversione di castagneti da frutto, che rappresentano la maggior parte dei cedui nelle nostre regioni (Tab. 1). 2.3. Potenzialità produttiva Alla rapida crescita nella fase giovanile dei polloni, si associa una forte potenzialità produttiva che permane sostenuta anche dopo la culminazione dell’incremento corrente in altezza. Tutto ciò, congiuntamente ad una spiccata dominanza apicale dei fusti e ad una efficace reazione biologica al diradamento, ha consentito di mettere a punto modelli colturali che rappresentano forme gestionali di rilevante interesse per valorizzare i boschi di castagno (Tab. 2). Nel caso dei cedui l’obiettivo è quello di gestire, attraverso diradamenti selettivi dal basso, un soprassuolo definitivo di polloni «…presenti…in piccolo numero…e distribuiti a distanza uniforme intorno alla ceppaia; debbono dare affidamento di crescere alti, grossi e ben conformati per avere maggiore valore in commercio…» (Piccioli, 1922). Ma non è da sottovalutare anche la possibilità di realizzare fustaie con turni di 80-100 anni, così come indicato da Piccioli (1922) «….per l’eccellente comportamento di questa specie nella sua crescenza e per la proprietà di mantenersi anche a fustaia abbastanza folta…» Per i cedui la letteratura riporta produzioni medie di 6-12 m3 /ha/anno per turni standard (Tab. 3), ma, in condizioni stazionali particolarmente favorevoli, non sono rari valori fino a 30 m3/ha/anno (Piccioli, 1922). Per quanto riguarda la produzione legnosa, i dati ISTAT indicano circa 940.000 m3 ripartiti nei seguenti assortimenti: paleria 36%, tondame da segheria e trancia 18%; estratti tannici 26%, doghe 8%, altri impieghi 12%.
  • 8. 2.4. Possibili impieghi del legno Il castagno è l’albero il cui legno ha forse il massimo numero di impieghi. Questo presenta una serie di peculiarità che lo rendono apprezzato. Esteticamente trova riscontro nei gusti del consumatore “producendo moda” (edilizia ed arredo): possiede buone caratteristiche di resistenza meccanica, buona efficienza statica e stabilità dimensionale. É caratterizzato da una discreta durabilità naturale che si manifesta già in stadi precoci ed è impiegato per la produzione di segati per uso strutturale, di lamellari e prodotti ricomposti, ovvero prodotti a diverso grado di tecnologia e caratterizzati da processi di lavorazione molto differenziati. L’impiego vastissimo è documentato nel caso della produzione dei cedui i cui turni e cicli di produzione sono spesso definiti in funzione di specifiche filiere produttive (Tab. 4) legate alle attività connesse al territorio. Per alcuni oggetti realizzati in passato con legno di castagno potrebbe essere di interesse il ripristino in un contesto di valorizzazione di produzione di nicchia in filiere corte legate all’artigianato. 2.5. Tipi di pregio In riferimento alle caratteristiche tecnologiche del legno, sono noti tipi, cultivar, varietà di pregio. In riferimento a ciò, il castagno potrebbe a pieno titolo rientrare nell’elenco delle specie idonee
  • 9. per l’arboricoltura da legno, fornendo in questo modo interessanti prospettive anche per la piccola proprietà aziendale. Tra le principali cultivar, di cui si hanno indicazioni dalla letteratura forestale circa la loro elevata rapidità di crescita e buona qualità del legno, si segnalano: Cardaccio, Mondistollo, Mozza, Perticaccio e Politora. Dai risultati di indagini sperimentali condotte in parcelle comparative, monitorate per 12 anni dall’impianto e realizzate in ambienti diversi dell’area Appenninica centro-settentrionale, emergono sostanziali differenze tra queste cultivar (Emiliani et al., 2006; Tani et al., 2010). Dallo studio di caratterizzazione genetica, eseguita tramite l’utilizzo di diversi marcatori molecolari, è stata osservata una ripartizione delle 5 cultivar in due gruppi: Perticaccio, Politora e Cardaccio da un lato, Mondistollo e Mozza dall’altro. Tale ripartizione risulta confermata, su base statistica, per caratteristiche rappresentative di attecchimento, adattabilità, accrescimento e sviluppo architetturale.
  • 10. Alle cultivar del primo gruppo spettano i migliori risultati confermando quanto ad esse veniva attribuito sulla base di osservazioni condotte nelle zone appenniniche originarie. Tali cultivar pertanto risultano interessanti per l’impiego in impianti specializzati per la produzione di legname di qualità. In particolare la cultivar Politora è quella che oltre a fare registrare accrescimenti elevati presenta anche una buona qualità dei fusti: dritti, cilindrici e con rami di dimensioni contenute. Le cultivar Cardaccio e Perticaccio presentano anch’esse ottimi accrescimenti ma, se confrontate con la Politora, manifestano, rispettivamente, scarsa dominanza apicale e una più consistente e vigorosa ramosità; pertanto, per queste due cultivar, un loro impiego in arboricoltura da legno può essere preso in considerazione solo nel caso si possa dedicare
  • 11. all’impianto una elevata intensità di coltivazione con tempestivi e frequenti interventi di potatura. Mozza e Mondistollo, a seguito delle scarse percentuali di attecchimento degli innesti e dei modesti accrescimenti fatti registrare fin dai primi anni, non si dimostrano meritevoli di essere coltivate, almeno entro i limiti dell’aerea geografica a cui le ricerche si riferiscono. Per quanto riguarda la qualità del legno, test atti ad evidenziare differenze anatomiche e densitometriche, condotti su giovani piante, non hanno evidenziato apprezzabili differenze tra tutte le cultivar considerate (Cappelletti, 2002). Tali analisi necessitano comunque di essere ripetute ricorrendo a campioni di legno più maturo. 3. Criticità delle filiere produttive La riconosciuta necessità di interventi a sostegno del settore castanicolo deve trovare supporto da una accurata analisi dello stato di fatto di questo comparto che non riguarda solo il tema della produzione primaria, ma anche quelli di conservazione e presidio di vaste aree del nostro Paese. Si deve sottolineare che questi soprassuoli svolgono una importante funzione ecologico- ambientale tra cui quella di difesa idrogeologica. In forma di sintesi, si indicano qui di seguito la principali criticità del settore. a) Condizioni eco-orografiche e stazionali. La maggior parte dei boschi di castagno sono ubicati in stazioni di media ed alta collina (bassa montagna) di aree interne. Alla loro diffusione è stata determinante l’attività antropica nella realizzazione di castagneti da frutto, che, talvolta, per necessità, sono stati impiantati anche al di fuori delle fasce vegetazionali più appropriate all’autoecologia della specie. Essendo stata prioritaria la destinazione agricola in senso stretto, ai castagneti da frutto venivano riservate le “migliori delle peggiori” aree. b) Azienda agricolo-forestale. La quasi totalità dei soprassuoli di castagno è di proprietà privata, anche se in alcune regioni (es., in Lazio) la proprietà pubblica dei cedui castanili non è trascurabile. Le dimensioni della proprietà del bosco possono essere ridottissime perché legate alle vicende storiche generazionali (successioni) dei soprassuoli. Ciò rappresenta un ostacolo determinante nella gestione della produzione lorda vendibile del settore forestale e nelle fasi delle filiere di mercato. c) Accessibilità. Le componenti morfologiche del territorio e l’orografia (pendenza), congiuntamente all’accidentalità delle aree, rappresentano un fortissimo ostacolo alla accessibilità dei boschi che, oltretutto, soffrono di cronica carenza di viabilità forestale che limita
  • 12. anche le possibilità di coltivazione, di utilizzazione e di raccolta. Tra l’altro queste situazioni limitano l’impiego di tecnologie e di processi di produzione moderni. d) Selvicoltura e gestione. È fortemente sentita la mancanza di una gestione selvicolturale attiva che faccia riferimento a modelli colturali che considerino nella globalità gli aspetti di filiera e che ricadano in una programmazione che prenda in considerazione sia le caratteristiche stazionali e strutturali dei popolamenti (castagneti da frutto e boschi da legno), sia gli aspetti socio- economici e i regimi di tutela del territorio. Con riferimento a quest’ultimo aspetto, si deve infatti considerare che non è trascurabile la superficie dei cedui castanili che ricadono in aree protette, incluso i siti della Rete Natura 2000 dove le Foreste di Castanea sativa rappresentano un habitat di interesse comunitario (codice Natura 2000: 9260) il cui riconoscimento nei diversi contesti nazionali è avvalorato da alcuni studi che hanno di fatto dimostrano che il castagno può essere considerato una specie autoctona in Italia (Conedera et al., 2004; Krebs et al., 2004). In queste realtà, dove la conservazione della biodiversità è preminente, l’applicazione di modelli colturali del ceduo basati su turni lunghi (Amorini et al., 2002) consente da un lato la formazione di soprassuoli dotati di caratteri strutturali e micro-habitat che favoriscono la presenza di specie animali e vegetali tipiche degli ambienti forestali più maturi e meno disturbati (Vuidot et al., 2011; Matteucci et al., 2012) e, dall’altro, la valorizzazione della produzione di legname di qualità. Inoltre, come già menzionato, non è da escludere la possibilità di realizzare soprassuoli governati a fustaia (Piccioli, 1922). e) Aspetti tecnologici. Le principali limitazioni sono identificabili nella scarsa disponibilità di materiale di grosse dimensioni, imputabile alla forma di governo più diffusa (ceduo) e alla limitata lunghezza dei turni solitamente utilizzati, e all’incidenza del fenomeno della cipollatura, che è determinata da una serie di fattori connessi alle caratteristiche del legno di castagno, all’età dei soprassuoli e alle pratiche colturali (Fonti et al., 2002; Spina e Romagnoli, 2010). Per cercare di attenuare il fenomeno della cipollatura è stata evidenziata l’importanza di anticipare l’età a cui effettuare i diradamenti (Becagli et al., 2006) e la necessità di applicare sistemi colturali che tendono a mantenere costanti gli accrescimenti radiali annuali (Tani et al., 2003), anche se è stato osservato che dirada menti troppo forti possono determinare una riduzione dei valori di densità del legno di castagno e delle proprietà a questa collegate quando lo spessore degli anelli legnosi è superiore a 6 mm (Fioravanti, 1999). f) Avversità biotiche. Tra le principali avversità del castagno si ricordano il cancro corticale (Cryphonectria parasitica (Murr.) Barr.), il mal dell’inchiostro (Phytophtora cambivora (Petri)
  • 13. Buis.) e il cinipide (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu). Allo stato attuale, il cancro corticale desta minore preoccupazione rispetto agli anni passati per la comparsa e la diffusione di ceppi ipovirulenti dell’agente patogeno, mentre, le segnalazioni sulla presenza del mal dell’inchiostro sono in aumento (Turchetti et al., 2000). Il cinipide, introdotto accidentalmente in Italia settentrionale nel 2002, si è diffuso rapidamente sul territorio nazionale ed oggi rappresenta una seria minaccia per i soprassuoli di castagno da legno e da frutto (Graziosi e Santi, 2008; Maltoni et al., 2012). g) Valorizzazione dei prodotti. È spesso una carenza diffusa ed è un aspetto sentito nella produzione legnosa di cui tra l’altro lacunose sono le informazioni circa la disponibilità e la qualità. h)Carenza delle conoscenze. Le statistiche ISTAT e INFC offrono una base di dati utile per la programmazione forestale in senso lato. Le conoscenze disponibili permettono di derivare per l’intero territorio nazionale risultati raccolti ed elaborati utilizzando metodologie omogenee, indipendentemente dai confini amministrativi, consentendo quindi di operare confronti e proiezioni basati su riferimenti uniformi. Tuttavia si rileva una forte carenza di conoscenze su aspetti di rilevante interesse per la valorizzazione del settore castanicolo a livello locale. 4. Aspetti propositivi e conclusioni Appare evidente che l’ultimo punto dell’analisi sopra riportata assume valenza prioritaria in un contesto propositivo legato alla valorizzazione della produzione legnosa dei boschi di castagno. Un rilancio della multifunzionalità del settore castanicolo richiede la conoscenza di una serie di informazioni aggiornate e sufficientemente dettagliate capaci di supportare l’individuazioni delle migliori scelte di politica forestale congiuntamente alle più efficaci linee di ricerca i cui risultati sono attesi in tempi brevi per la soluzione dei problemi più urgenti. Per la produzione legnosa, una migliore conoscenza permetterebbe di ottenere una serie di vantaggi, tra gli altri: - individuare le aree più favorevoli per la coltivazione del castagno attraverso il riconoscimento della loro potenzialità produttiva; - definire in modo puntuale e specialistico una selvicoltura del castagno da legno, mediante l’individuazione dei popolamenti che possono produrre assortimenti destinati ad usi strutturali, dotati di migliori caratteristiche tecnologiche;
  • 14. - incentivare le forme più efficaci di associazionismo tra i proprietari al fine di incidere maggiormente sulle dinamiche di mercato; - fornire alle Pubbliche Amministrazioni strumenti di valutazione per incentivare in modo mirato interventi di miglioramento colturale delle formazioni forestali; - implementare le conoscenze sia sulla struttura delle aziende castanicole e sulle loro produzioni di frutto e di legno, sia sulle imprese che utilizzano i prodotti del castagno in tutte le fasi di trasformazione; - certificare attraverso metodi innovativi le produzioni e le filiere ad esse collegate. Più in generale viene proposto di operare per giungere alla messa a punto di un Sistema Informativo Territoriale (SIT) aperto ed organizzato in modo tale da consentire la massima condivisione informatizzata dei dati in rete, in attuazione della recente normativa nazionale (DLgs 32/2010), con la sovrapposizione di altri tematismi utili disponibili presso altri sistemi nazionali già esistenti. Peraltro, il SIT potrà costituire il primo elemento per la realizzazione di un Sistema di Supporto alle Decisioni (SSD), che può divenire in primo luogo un tavolo permanente di interlocuzione tra gli Enti pubblici territoriali, proprietari ed imprenditori privati finalizzato alla scelta delle innovazioni da introdurre nella gestione dei boschi di castagno. Ringraziamenti Gli Autori desiderano ringraziare i componenti del “IV Gruppo – Valorizzazione della produzione legnosa e sua multifunzionalità” (Coordinatore Prof. Raffaello Giannini) che hanno collaborato alla redazione del Piano del Settore Castanicolo 2010/2013 del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Inoltre, si ringraziano due revisori anonimi per i preziosi suggerimenti forniti. Il presente lavoro è stato presentato al Seminario “Il Piano nazionale del Settore castanicolo e la sua attuazione nel territorio regionale”, tenuto a Vittorio Veneto (TV) il 16 marzo 2012, ed organizzato da Veneto Agricoltura, Settore Divulgazione Tecnica, Formazione Professionale ed Educazione Naturalistica, nell’ambito dell’Azione 2, Misura 111, del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013
  • 15.
  • 16. Trabajo de investigación / Trabajo de investigación, RAFFAELLO GIANNINI (*) - ALBERTO MALTONI (**) - BARBARA MARIOTTI (**) DONATELLA PAFFETTI (***) - ANDREA TANI (**) - DAVIDE TRAVAGLINI (**) (°) MEJORADE LA PRODUCCIÓN DE MADERADE LOS BOSQUES DE CASTAÑOS (*) Academia Italiana de Ciencias Forestales. Plaza Edison, 11 - 50133 Florencia (**) Departamento de Gestión de Sistemas Agrícolas, Alimentarios y Forestales, Universidad de Florencia. Via San Bonaventura, 13 - 50145 Florencia (***) Departamento de Producción Agroalimentaria y Ciencias Ambientales, Universidad de Florencia. Piazzale delle Cascine, 18 - 50144 Florencia. (°) Autor de correspondencia; davide.travaglini@unifi.i El recorrido en el tiempo por los castaños conduce a la realidad actual que se identifica en tres tipologías predominantes: los castaños frutales cultivados, los castaños abandonados en reconversión natural para el asentamiento espontáneo de las especies leñosas propias de las franjas vegetales en las que se encuentra el castaño. se ha plantado, los montes bajos destinados a la producción leñosa. Estos últimos, que ocupan una superficie de 593.242 hectáreas, son de gran interés tanto por su capacidad de producción como por la multiplicidad de surtidos de madera que pueden suministrar. Modelos de cultivo adecuados, definidos por una gestión correcta y ecosostenible que puede implicar diferentes turnos de uso e intervenciones adecuadas entre capas, permiten obtener grandes cantidades de madera en un tiempo relativamente corto, mejorando su cantidad y calidad. Palabras clave: castaño; sistema de monte bajo; producción de madera; biomasa Palabras clave: castaño; matorral; producción de madera; biomasa Cita - Giannini R., Maltoni A., Mariotti B., Paffetti D., Tani A., Travaglini D., 2014 - Mejora de la producción de madera de castaño. Italia Forestal y Montana, 69 (6): 307-317. http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2014.6.01
  • 17. 1. Introducción Los castañares en Italia han jugado un papel fundamental en la economía de las poblaciones del interior y de las zonas montañosas, por lo que el cultivo de este árbol ha tenido un espacio más o menos amplio en todas las regiones italianas. El mundo rural ha operado a lo largo del tiempo integrando una acción de difusión con una domesticación dirigida a la selección y mejora de un gran grupo de genotipos valiosos adecuados y efectivos también en relación con diferentes condiciones estacionarias. A principios del siglo XX, el castaño tenía una variedad impresionante, tanto en términos de superficie (unas 800.000 hectáreas de bosques altos y montes bajos) como en términos de capacidad de producción de biomasa leñosa y fruta. Para este último se estimó que decenas de millones de árboles producían una cosecha anual promedio de unos 6 millones de quintales. No obstante, se produjo, con mucha pena, una disminución progresiva de la superficie de castañares debido al cambio de necesidades económicas unido a la propagación de algunas patologías. Se produjo un marcado aumento de los rodales favorecidos por el rebrote casi espontáneo, o mejor dicho, por la reconquista natural de la vegetación forestal que había sido eliminada por el hombre en la creación de castañares frutales. De manera más general, el recorrido temporal de los castaños conduce a la realidad actual, para identificarse en tres grandes tipos más o menos diversificados atribuibles a los castañares frutales sujetos a cuidados culturales, a los castaños abandonados en fase de conversión natural hacia rodales puros y mixtos, sobre los rodales, con un claro predominio de montes bajos (simples y matriculados), especializados en la producción de madera. En este contexto socioeconómico general, cabe señalar que los grandes cambios que se han producido en cuanto a tipología no se corresponden con cambios igualmente intensos en la estructura y propiedad de la empresa. Este hecho, que ciertamente muestra aspectos positivos especialmente en lo que respecta a las relaciones entre el hombre, el bosque y la tradición, ciertamente no está exento de inconvenientes en una visión global de la gestión sostenible de la tierra. Con este trabajo se ilustran las razones, apoyándolas con datos de encuestas e investigaciones detalladas, a favor del potencial de producción maderera de los castaños. Al mismo tiempo,
  • 18. queríamos resaltar la necesidad de identificar las estrategias más efectivas para mejorar la producción de madera que estas maderas pueden proporcionar. 2. ¿Por qué existe un interés tan vivo en la producción de madera de castaños? Cinco factores están a favor y apoyan la puesta en valor de la masa leñosa de los castaños. Estos se identifican en la extensión de la superficie ocupada, en el potencial de producción, en la capacidad polinífera, en los múltiples usos posibles de la madera, en presencia de tipos de valor reconocidos. 2.1. Extensión de superficie No es fácil llegar a una valoración de la superficie actual de los castaños y más aún a un análisis de la variación temporal en los últimos cincuenta años. Mediante una síntesis de los datos reportados por las estadísticas del ISTAT (Adua et al., 2002) y los señalados por el Inventario Nacional Forestal (IFNI, 1988; INFC, 2005, 2007a, 2007b) se elaboró el gráfico que se muestra en la Fig. 1 , de lo que se deduce que la superficie ocupada por bosques de castaños de monte bajo en el año 2000 puede estimarse en 593.242 hectáreas, lo que corresponde aproximadamente al 4,8% de la superficie forestal en Italia. El ISTAT, en el mismo año, señala los castañares para frutales en 209.000 hectáreas, especificando, sin embargo, que las superficies realmente cultivadas pueden estimarse en menos de la mitad [alrededor del 40% según Adua et al. (2002)], mientras que el Inventario Nacional de Bosques y Depósitos de Carbono Forestal (INFC, 2005) especifica que los castañares ocupan, a nivel nacional, unas 66.000 hectáreas. Muchas de las discrepancias que surgen son atribuibles a la diferente definición de bosque adoptada por ISTAT e INFC y a la diversidad de definición del tipo de cultivo que, en el caso de los castañares frutales, a menudo permanece indeterminado ya que hay muchas diferencias reales relacionadas con la intensidad del cultivo o los métodos de cultivo. Figura 1 - Superficie en hectáreas de monte bajo de castaños y castañares frutales (fuente: ADUA et al., 2002; IFNI, 1988; INFC, 2005, 2007a, 2007b)
  • 19. Las principales áreas de bosques madereros se concentran en algunas regiones. De hecho, Piamonte, Toscana y Liguria poseen más del 50% de los activos nacionales; luego, considerando las regiones que tienen un patrimonio de más de 30.000 hectáreas (Lombardía, Calabria, Campania, Emilia-Romagna y Lazio), llegamos al 90% de toda la superficie nacional. El monte bajo es el tipo de gobierno más extendido y los turnos de uso de 15-24 (36) años son los más frecuentes en la actualidad. En general, el monte bajo se caracteriza por un manejo sencillo, asegurando la renovación natural de la capa superior del suelo en poco tiempo y sin costo alguno. En los casos de zonas en cultivo descuidado, el monte bajo supera la edad de los turnos de uso habituales por lo que se suele hacer referencia al monte bajo "envejecido" que puede ser de interés en relación a la cantidad y calidad de madera retráctil, por lo que el monte bajo se regula desde la conveniencia económica en la gestión de los surtidos. Otras estructuras distintas a las indicadas anteriormente, pero aún dominadas por la presencia del castaño, son los rodales originados por la nivelación de los castañares de frutos, que, en relación con su historia evolutiva y/o uso, pueden dar lugar a tipologías y estructuras mixta diferenciada. De hecho, debemos recordar que no todos estos rodales son "buenos montes bajos". Las condiciones ambientales y su historia en el tiempo, o su origen, pueden determinar incluso marcadas diferencias en la cantidad de la masa leñosa y en la calidad de los surtidos retratados. 2.2. Alta capacidad de rebrote "El castaño produce fácilmente a partir del tocón... chupones... robustos y de rápido crecimiento después del rebrote al pie, durante 200 o 250 años...": así lo expresa Lodovico Piccioli, en su Monografia del Castagno (1922) , describe la alta capacidad de rebrote de esta especie. Esta característica, que se mantiene alta en el tiempo, y el hecho de que los nuevos brotes se caracterizan por un rápido crecimiento que les permite, en condiciones ambientales muy favorables, alcanzar los 3 metros a la edad de 1 año (datos no publicados observados en montes bajos de la provincia de Avellino) y 12 metros a los 15 años (Piccioli, 1922), representan componentes importantes que favorecen la valorización de estos bosques. La historia de la población condiciona la densidad de los hijuelos y sus características morfológicas. Tocones de gran tamaño que pueden aprovechar la iluminación plena y difusa, regeneran muchos retoños que, teniendo en cuenta su densidad y su ubicación en el tocón, pueden adoptar formas diferentes en detrimento de los requisitos de valor exigidos por los surtidos más valiosos. Esto se ha demostrado analizando la curvatura basal de los brotes, una
  • 20. porción de mayor valor comercial, en montes bajos no aclareados, derivados de la reconversión de castañares frutales, que representan la mayor parte de los montes bajos de nuestras regiones (Tabla 1) . 2.3. Potencial de producción El rápido crecimiento en la fase juvenil de los rebrotes está asociado a un fuerte potencial productivo que se mantiene sostenido aún después de la culminación del actual aumento de altura. Todo ello, junto con una marcada dominancia apical de los fustes y una eficaz reacción biológica al aclareo, ha permitido desarrollar modelos de cultivo que representan formas de gestión de gran interés para la valorización de los castaños (Tabla 2). En el caso del monte bajo, el objetivo es lograr, mediante un raleo selectivo desde abajo, un plantón definitivo de hijuelos "... presentes... en pequeño número... y distribuidos uniformemente alrededor del tocón; deben confiar en crecer altos, grandes y bien formados para tener mayor valor en el mercado…» (Piccioli, 1922). Pero tampoco se debe subestimar la posibilidad de crear bosques altos con turnos de 80-100 años, como indica Piccioli (1922) “….por el excelente comportamiento de esta especie en su crecimiento y por la propiedad de seguir siendo también un bosque alto bastante espeso..." Para monte bajo, la literatura reporta producciones promedio de 6-12 m3/ha/año para turnos estándar (Tabla 3), pero, en condiciones de estado estable particularmente favorables, no son raros valores de hasta 30 m3/ha/año (Piccioli, 1922). En cuanto a la producción de madera, los datos del ISTAT indican aproximadamente 940.000 m3 divididos en los siguientes surtidos: 36% postes, rollizos de aserradero y 18% cizallas; extractos tánicos 26%, duelas 8%, otros usos 12%. Tabla 1 - Valores mínimos y máximos (%) de la frecuencia de hijuelos con defecto en la curvatura basal en montes bajos de castaño sin aclarear derivados de reconversión de castañares frutales (Bagnaresi y Giannini, 1979). (Turnos de 10-18 años. Grado de curvatura: A = sin curvatura, B = curvatura hasta 1,5m, C = curvatura mayor a 1,5m). Número de generaciones de monte bajo después de la conversión A B C 1.ª generación (BO, FI, CS, CZ) 30-70 11-43 5-46 2da generación (LU, FI, GR, AV) 23-53 52-47 0-44 3.ª generación (LU, CS) 58-90 7-20 3-16 4.ª generación (CS, BO) 87-95 5-13 0
  • 21. Tabla 2 - Algunos modelos de cultivo para potenciar la producción maderera de los castaños. Ubicación Modelo cultural Fuente Vallombrosa Postes de telégrafo y vigas hachas (madera de alambre) Turno: 36-44 años Adelgazamiento: 9-10, 18-20, 27-30 años Por Tella, 1919 Avellino y Cosenza Postes finos, vigas, listones Turno: 15-18 años Adelgazamiento 3-4, 6-10, 9-13 (a horcajadas) años Piccioli, 1922 Montes Cimini Postes finos, duelas Turno: 18 años Adelgazamiento: 6, 12 años Cantiani, 1965 Colinas albanas Postes finos, duelas Turno: 12 años Adelgazamiento: 6, 10 años Turno: 16 años Adelgazamiento: 8, 12 años Chiapperini, 1972 Monte Amiata Finos postes, vigas, duelas Turno: 30 años Adelgazamiento: 10, 15, 22 años Turno: 50 años Adelgazamiento: 15, 22, 30, 37 años Amorini et al., 2002 2.4. Posibles usos de la madera. El castaño es el árbol cuya madera tiene quizás el mayor número de usos. Este tiene una serie de particularidades que lo hacen muy apreciado. Estéticamente se refleja en los gustos del consumidor por “hacer moda” (construcción y mobiliario): tiene buenas características de resistencia mecánica, buena eficiencia estática y estabilidad dimensional. Se caracteriza por una mediana durabilidad natural que se da ya en etapas tempranas y se utiliza para la producción de madera aserrada para uso estructural, productos laminares y recompuestos, es decir, productos con diferentes niveles de tecnología y caracterizados por procesos de fabricación muy diferenciados. El uso muy amplio se documenta en el caso de la producción de monte bajo cuyos turnos y ciclos productivos suelen definirse en función de cadenas productivas específicas (Cuadro 4) vinculadas a las actividades relacionadas con el territorio. Para algunos objetos elaborados en el pasado con madera de castaño, puede ser de interés restaurarlos en un contexto de puesta en valor de nichos de producción en cadenas cortas de suministro vinculadas a la artesanía.
  • 22. 2.5. Tipos de valor Con referencia a las características tecnológicas de la madera, se conocen valiosos tipos, cultivares y variedades. En referencia a esto, el castaño podría entrar de lleno en la lista de especies aptas para la arboricultura maderera, lo que ofrece perspectivas interesantes incluso para la propiedad de pequeñas empresas. Tabla 3 - Productividad de los montes bajos de castaños (los valores medios de incremento anual (Im) se refieren a la clase de fertilidad intermedia). Ubicación Años de edad Im (m3 /ha/año) Fuente Cadibona Montes Cimini Valle de Caudina Vallombrosa Vallombrosa Vallombrosa Monte Amiata Monte Amiata Monte Amiata Calabria Calabria Calabria Calabria Presila de Catanzaro Mugello Valle de Irno Nuoro Monte Tovo Octaviano Octaviano Chianti Chianti 16 15-16 12 24 36 42 15 38 23 21 13-15 20-30 43-45 15 14 20 24 50 10 15 20 30 9,6 11,0-21,1 26,0 6,2 5,6 5,1 17,6 12,8 10,9 11,6 16,3 14,2 12,0 14,6 6,4 13,5 19,6 8,3 16,5 23,3 6,7 4,7 Giordano, 1949 Angelini et al., 2013; Cantiani, 1965 Simone , 1929 Patrono, 1936 Patrono, 1936 Patrono, 1936 Cutini, 2001 Cutini, 2001 Amorini y Manetti, 2002 Castellani, 1963 Ciancio et al., 2004 Ciancio et al., 2004 Ciancio et al., 2004 Marziliano, 2013 Benassi, 1950 La Marca, 1981 Baragliu, 1978-79 Nosenzo et al., 2006 Piccioli, 1922 Piccioli, 1922 Travaglini et al., 2015 Travaglini et al., 2015 Entre los principales cultivares, de los cuales hay indicaciones de la literatura forestal sobre su alta velocidad de crecimiento y buena calidad de la madera, se encuentran: Cardaccio, Mondistollo, Mozza, Perticaccio y Politora. De los resultados de investigaciones experimentales realizadas en parcelas comparativas, monitoreadas durante 12 años por la planta y realizadas en diferentes ambientes en la zona centro-norte de los Apeninos, surgen diferencias sustanciales entre estos cultivares (Emiliani et al., 2006; Tani et al. , 2010 ). Del estudio de caracterización genética, realizado mediante el uso de diferentes marcadores moleculares, se observó una descomposición de los 5 cultivares en dos grupos: Perticaccio, Politora y
  • 23. Cardaccio por un lado, Mondistollo y Mozza por el otro. Esta división se confirma, sobre una base estadística, por características representativas de injerto, adaptabilidad, crecimiento y desarrollo arquitectónico. Tabla 4 - Usos y variedades actuales y pasadas de la madera de castaño (fuente: Piccioli, 1922; Cantiani, 1965; Federlegno, 1983; Tani et al., 2003; Ciancio y Nocentini, 2004; Ciancio et al. 2004; La Mantia et al . ., 2006; Marziliano et al., 2013). Usos Surtido de uso actual Surtido del pasado Energía usada Cipatino Astillas de madera Pallets Carbón Fascine y paquetes Leña Trabajo dividido (Matteri) Círculos para barriles, barriles y carro (r) atelli(para recipientes para vino y salazones) Círculos, verghelle, barras, zarconi(para contenedores: cestas, cestas, cajas de embalaje - para cítricos, para macarrones – objetos artículos para el hogar - cestas de despensa) Filagna y varillas para rallar y fascinar Postes, postes, accesorios Filagna e filagnoni (andamios y cerchas) Polos finos, reginelle, lanciole (viticultura, fruticultura, vivero) Postes para líneas eléctricas y de telecomunicaciones Fila de cabeza de postes, bombas (viticultura, vivero) Postes de viñedo, passoni Polos para cierres Palombelli, postes de Palermo (tirantes para horticultura, viveros) Passoni para vallas y cerramientos Postes de frutas (grandes y pequeños), cercas Atrezzo, apuestaspara la bioingeniería Tenedores de vid Mangos de herramientas Palilli Postes de espátula Puntales y yesos para la construcción. puntales de mina Vergoni(para soporte de invernadero Vasos de vino Duelas bordelesas (barriques) Bobinas de listones (morconi) Barriles Barriles salados bigonce, brente, tinas Barriles y carros pentagramas españoles Listones para toneles y cubas (carratoni) Usos estructurales Moralidad Llanos y corrientes Testarini viguetas vigas vigas Cervoni (soporte para azulejos) Solarini (techos y suelos) Pezzotti Testarini, medias vigas Carpintería Accesoriosinternos y externos Muebles rústicos Usi industriali Barreras fonoabsorbentes Extractos tánicos Pulpa químico-mecánica Paneles Parquet Rebanado
  • 24. Los cultivares del primer grupo tienen los mejores resultados, lo que confirma lo que se les atribuyó en base a las observaciones realizadas en las áreas originales de los Apeninos. Por lo tanto, estos cultivares son interesantes para su uso en plantas especializadas para la producción de madera de calidad. En particular, el cultivar Politora es el que además de registrar un alto crecimiento también tiene una buena calidad de los tallos: rectos, cilíndricos y con pequeñas ramas. Los cultivares Cardaccio y Perticaccio también muestran un excelente crecimiento pero, en comparación con Politora, muestran, respectivamente, baja dominancia apical y una ramificación más consistente y vigorosa; por lo tanto, para estos dos cultivares, su uso en arboricultura maderera solo puede considerarse si se puede dedicar una alta intensidad de cultivo a la planta con podas oportunas y frecuentes. Mozza y Mondistollo, tras los bajos porcentajes de injerto de injertos y los modestos crecimientos registrados desde los primeros años, no se muestran dignos de ser cultivados, al menos dentro de los límites del área geográfica a la que se refiere la investigación. En cuanto a la calidad de la madera, las pruebas destinadas a resaltar las diferencias anatómicas y densitométricas, realizadas en plantas jóvenes, no mostraron diferencias apreciables entre todos los cultivares considerados (Cappelletti, 2002). Sin embargo, estos análisis deben repetirse utilizando muestras de madera más maduras. 3. Criticidad de las cadenas productivas La reconocida necesidad de intervenciones en apoyo al sector de la castaña debe estar respaldada por un análisis preciso del estado de cosas de este sector que no sólo atañe al tema de las producciones primarias, sino también a las de conservación y protección de amplias zonas de nuestro país. Cabe destacar que estos rodales cumplen una importante función ecológico-ambiental, incluida la de defensa hidrogeológica. De forma resumida, a continuación, se indican los principales temas críticos del sector. a) Condiciones eco-orográficas y estacionarias. La mayor parte de los bosques de castaños se localizan en estaciones de media y alta montaña (montañas bajas) de zonas del interior. Su difusión estuvo determinada por la actividad antrópica en la creación de castañares frutales, que, en ocasiones, por necesidad, también se plantaron fuera de las franjas vegetales más apropiadas para la autoecología de la especie. Dado que el destino agrícola en sentido estricto era prioritario, se reservaban las zonas “lo mejor de lo peor” para los castañares de frutos.
  • 25. b) Empresa agroforestal. Casi todos los castañares son de propiedad privada, aunque en algunas regiones (por ejemplo, Lazio) la propiedad pública de los montes bajos de castaños no es despreciable. El tamaño de la propiedad forestal puede ser muy pequeño porque está ligado a los hechos históricos generacionales (sucesiones) de los rodales. Esto representa un obstáculo decisivo en la gestión de la producción bruta comercializable del sector forestal y en las fases de las cadenas de suministro del mercado. c) Accesibilidad. Los componentes morfológicos del territorio y la orografía (pendiente), junto con los desniveles de las zonas, representan un obstáculo muy fuerte para la accesibilidad de los bosques que, además, adolecen de una carencia crónica de caminos forestales que también limita las posibilidades de cultivo, uso y recolección. Entre otras cosas, estas situaciones limitan el uso de tecnologías y procesos de producción modernos. d) Silvicultura y gestión. Se siente fuertemente la falta de una gestión selvícola activa que se refiera a modelos de cultivo que consideren los aspectos de la cadena productiva en su conjunto y que se enmarquen en una programación que tenga en cuenta tanto las características estacionarias como estructurales de los rodales (castañales y bosques bosques), tanto aspectos socioeconómicos como regímenes de protección de la tierra. En referencia a este último aspecto, en efecto, hay que considerar que la superficie de caída de monte bajo de castaños en espacios protegidos no es despreciable, incluidos los espacios de la red Natura 2000 donde los bosques de Castanea sativa representan un hábitat de interés comunitario (Natura 2000 código: 9260) cuyo reconocimiento en los diversos contextos nacionales está respaldado por algunos estudios que, de hecho, muestran que la castaña puede considerarse una especie nativa en Italia (Conedera et al., 2004; Krebs et al., 2004). En estas situaciones, donde la conservación de la biodiversidad es primordial, la aplicación de modelos de cultivo en monte bajo basados en turnos largos (Amorini et al., 2002) permite por un lado la formación de rodales con características estructurales y microhábitats que favorecen la presencia de animales y especies vegetales propias de ambientes forestales más maduros y menos perturbados (Vuidot et al., 2011; Matteucci et al., 2012) y, por otro lado, la potenciación de la producción de madera de calidad. Además, como ya se mencionó, no se puede descartar la posibilidad de crear rodales de alto crecimiento regidos por bosque alto (Piccioli, 1922). e) Aspectos tecnológicos. Las principales limitaciones se identifican en la escasa disponibilidad de material de gran porte, atribuible a la forma de gobierno más extendida (monte bajo) y a la limitada duración de los turnos habitualmente utilizados, y a la incidencia del fenómeno de la
  • 26. cebolla, que viene determinada por una serie de factores relacionados con las características del castaño, la edad de los rodales y las prácticas de cultivo (Fonti et al., 2002; Spina y Romagnoli, 2010). Para tratar de mitigar el fenómeno de la cebolla, se destacó la importancia de anticipar la edad a la que se deben realizar los raleos (Becagli et al., 2006) y la necesidad de aplicar sistemas de cultivo que tiendan a mantener constante el crecimiento radial anual (Tani et al., 2003), aunque se ha observado que un aclareo demasiado fuerte puede determinar una reducción de los valores de densidad de la madera de castaño y sus propiedades relacionadas cuando el espesor de los anillos de madera es superior a 6 mm (Fioravanti, 1999) . f) Adversidades bióticas. Entre las principales adversidades del castaño se mencionan el cáncer cortical (Cryphonectria parasitica (Murr.) Barr.), la llaga de tinta (Phytophtora cambivora (Petri) Buis.) y la avispa (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu). En la actualidad, el cáncer cortical es menos preocupante que en años anteriores debido a la aparición y propagación de cepas hipovirulentas del patógeno, mientras que los informes sobre la presencia de llagas de tinta son cada vez mayores (Turchetti et al., 2000) . La avispa, introducida accidentalmente en el norte de Italia en 2002, se propagó rápidamente por todo el territorio nacional y hoy representa una grave amenaza para los castañares madereros y frutales (Graziosi y Santi, 2008; Maltoni et al., 2012). g) Mejora de los productos. A menudo es una deficiencia generalizada y es un aspecto que se siente en la producción de madera, de la cual, entre otras cosas, se carece de información sobre disponibilidad y calidad. h) Falta de conocimiento. Las estadísticas ISTAT e INFC ofrecen una base de datos útil para la planificación forestal en un sentido amplio. El conocimiento disponible permite derivar para todo el territorio nacional los resultados recopilados y procesados con metodologías homogéneas, independientemente de las fronteras administrativas, lo que permite realizar comparaciones y proyecciones basadas en referencias uniformes. Sin embargo, existe un fuerte desconocimiento sobre aspectos de gran interés para la puesta en valor del sector de la castaña a nivel local. 4. Aspectos de la propuesta y conclusiones Es claro que el último punto del análisis anterior asume un valor prioritario en un contexto propositivo vinculado a la puesta en valor de la producción maderera de los castaños. Un relanzamiento de la multifuncionalidad del sector de la castaña requiere el conocimiento de una serie de información actualizada y suficientemente detallada capaz de apoyar la identificación
  • 27. de las mejores opciones de política forestal junto con las líneas de investigación más eficaces cuyos resultados se esperan en un corto plazo para la solución de los problemas más apremiantes. Para la producción de madera, un mejor conocimiento permitiría obtener una serie de ventajas, entre otras: - identificar las zonas más favorables para el cultivo de la castaña reconociendo su potencial productivo; - definir de forma precisa y especializada una silvicultura de castaño, identificando las poblaciones que pueden producir surtidos destinados a usos estructurales, con las mejores características tecnológicas; - fomentar las formas más eficaces de asociación entre propietarios para tener un mayor impacto en la dinámica del mercado; - dotar a las Administraciones Públicas de herramientas de evaluación para incentivar específicamente las intervenciones de mejora del cultivo de las formaciones forestales; - implementar conocimientos tanto sobre la estructura de las explotaciones de castaña y su producción de frutos y madera, como sobre las empresas que utilizan productos de castaña en todas las etapas de transformación; - certificar la producción y las cadenas de suministro relacionadas a través de métodos innovadores. De manera más general, se propone trabajar para lograr el desarrollo de un Sistema de Información Territorial (SIG) abierto y organizado de tal manera que permita la máxima compartición informatizada de datos en la red, en aplicación de la reciente legislación nacional (Decreto Legislativo 32/2010), con la superposición de otros temas útiles disponibles en otros sistemas nacionales existentes. Además, el SIT podrá constituir el primer elemento para la realización de un Sistema de Apoyo a la Decisión (SSD), que puede convertirse en primer lugar en una mesa permanente de diálogo entre organismos públicos locales, propietarios y empresarios privados destinada a elegir las innovaciones. a introducir en la gestión de los castaños.
  • 28. Gracias Los Autores desean agradecer a los miembros del “IV Grupo - Valorización de la producción de madera y su multifuncionalidad” (Coordinador Prof. Raffaello Giannini) que colaboraron en la redacción del Plan Sectorial Castanicolo 2010/2013 del Ministerio de Agricultura, Alimentación y Políticas Forestales. Además, gracias a dos revisores anónimos por sus valiosas sugerencias. Este trabajo fue presentado al Seminario "El plan nacional del sector de la castaña y su implementación en el territorio regional", realizado en Vittorio Veneto (TV) el 16 de marzo de 2012, y organizado por Veneto Agricoltura, Sector Divulgación Técnica, Formación Profesional y Educación Naturalista, en el marco de la Acción 2, Medida 111, del Programa de Desarrollo Rural 2007-2013